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sabato 15 dicembre 2007

Apre con un balletto di Francesco Ventriglia la Stagione lirica e di balletto della Fondazione Arena di Verona.

Sarà lo spettacolo Sogno di una notte di mezza estate, ultima creazione di Francesco Ventriglia, ad inaugurare giovedì 13 dicembre 2007 la Stagione lirica e di balletto della Fondazione Arena di Verona. Il giovane coreografo e ballerino scaligero, ha accettato una nuova sfida e, dopo il successo riscontrato con la creazione: il Mare in catene, alla Biennale danza di Venezia, ha voluto confrontarsi con un balletto come il Sogno di una notte di mezza estate, che aveva già affrontato come interprete, nel 2005 per la coreografia di Balanchine. All’interno di un’unica serata verranno presentate due coreografie firmate da Ventriglia: Sogno e Jago, l’onesta poesia di un inganno, un’occasione unica di vedere due coreografie completamente diverse che rivelano le due nature dell’uomo e del coreografo.

Nel primo balletto, il coreografo ha voluto dare un impianto quasi cinematografico con una coreografia di grande forza ed un’intensità, che ci riporta ad un mondo onirico e positivo, tipico del pensiero dei bimbi. Ed è proprio alla sua infanzia, ai sogni che faceva da bambino che Francesco Ventriglia ha attinto per creare il Sogno. Ripensando alla leggerezza e al tempo stesso alla concretezza dalla visione del mondo dei bambini, ha riletto la magica storia di Titania, Oberon, Puck, con ironia e intelligenza. Il ritmo narrativo è rapido e continuo, ad una scena principale, infatti, fa spesso da cornice un’altra scena che si svolge in secondo piano, ma che aumenta il valore drammaturgico della storia. La sua regia è dinamica e concreta con un ritmo scandito e perfettamente in sintonia con la musica. Anche nella scelta musicale emerge l’unicità di questa composizione coreografica, perché Ventriglia ha voluto insertare alla composizione di Mendelssohn, troppo breve per supportare tutto l’impianto scenico, un pezzo di Purcell, autore di una musica barocca leggera, che ben si addice alle forme e alle figure create. La coreografia è ricca di dettagli, come sempre accade per i lavori di Francesco, attento all’utilizzo di tutto il corpo in ogni sua minima parte e muscolo, sostenuta da un ritmo sostenuto. “Il corpo del ballerino, dice Ventriglia, è una macchina pensante io voglio che ogni interprete sia conscio del movimento che sta compiendo e che lo governi con la propria mente e il proprio pensiero”. Altra particolarità di questo lavoro, l’uso della voce dei ballerini, che giocano con questo insolito strumento modulandolo per accentuare i momenti gaudenti della storia.

In Jago, l’onesta poesia di un inganno, balletto che precede Sogno, Ventriglia ha voluto portare in scena la natura umana. Due personalità, due facce della stessa medaglia/uomo, che si rapporta ogni giorno con il dolore e la gioia. Ed è proprio nel titolo che si scopre la volontà del coreografo, il quale ha pensato alla figura di Jago con indulgenza ed introspezione. L’onestà dell’inganno, perché è così che si è sempre professato il protagonista del malefico progetto: onesto e sincero.

Francesco Ventriglia per questa nuova produzione della Fondazione Arena di Verona, ha lavorato oltre al Corpo di Ballo dell'Arena, con Eleonora Abbagnato, nel ruolo di Titania, Alessandro Riga interprete di Puck. L' orchestra e il Coro dell'Arena sono diretti dal Maestro Nicolae Moldoveanu, solisti di canto sono Laura Cherici e Debora Veronesi.
I costumi di Eleonora Abbagnato sono gentilmente concessi da Dolce & Gabbana.
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13- 16 e 18 dicembre 2007- Teatro Filarmonico Fondazione Arena di Verona ( nuova Commissione)
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Balletto su musica di Mendelssohn – Purcell
Direttore Nicolae Moldoveanu
Coreografie Francesco Ventriglia
Scene Filippo Tonon
Ballerini solisti Eleonora Abbagnato (Titania), Alessandro Riga ( Puck)
Primo ballerino Giovanni Patti (Jago)
Solista di canto Laura Cherici, Debora Veronesi
Maestro del coro Marco Faelli
Orchestra e Coro dell'Arena di Verona
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JAGO, L'ONESTA POESIA DI UN INGANNO
Balletto sulla musica di Demand me nothing
di Francesco Antonioni
Coreografia di Francesco Ventriglia
Jago Giovanni Patti
Assistente alla coreografia Maria Pia Di Mauro
Direttore del Corpo di ballo Maria Grazia Garofoli
Dir. Allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia

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Pagamenti sicuri? Parlano quelli di Paypal e Moneybookers.

http://www.flickr.com/photos/23905174@N00/1594411528/
(Panorama) Pratici ma insicuri. Così venivano considerati fino a qualche anno fa i pagamenti sul web, un’etichetta che appariva quasi come una mezza bocciatura per quello che doveva essere il motore dell’e-commerce. Eppure, se si guardano le attuali cifre di crescita dello shopping on line, tutto sembra fuorché l’utente internettiano medio si sia scoraggiato. Solo nell’ultimo anno - rileva ComScore - i volumi di vendite sul web registrati dai retailer europei è aumentato in media del 5%, con punte (in Germania e nel Regno Unito) dell’11%. Cos’è cambiato? Sono cresciuti gli standard di sicurezza, certo, è aumentata la consapevolezza degli utenti che è sempre meglio effettuare i propri acquisti su siti affidabili, ma soprattutto sono arrivati loro, i sistemi di micropagamento on line. Sono molti infatti a ritenere che l’avvento di realtà come Paypal, Moneybookers, o Neteller abbia contribuito non poco a far dormire sonni più tranquilli a tutti quegli acquirenti che scelgono Internet per le proprie spese. Il principio è quasi sempre lo stesso: si affida la transazione a una sorta di intermediario, che fa in sostanza da garante fra cliente e commerciante. Per l’utente si tratta semplicemente di accendere in modo gratuito un conto online e di associarlo a quello della propria banca, della carta di credito o della carta prepagata; al momento dell’acquisto, verrà reindirizzato sul sito dell’intermediario che una volta verificati i suoi dati provvederà ad avviare la transazione in modo immediato.

“Il vantaggio è evidente”, ci spiega Giulio Montemagno, Country Manager di Paypal, società di proprietà di eBay con 164 milioni di conti attivi nel mondo: “anziché digitare un numero di carta di credito, il cliente viene dirottato sul nostro conto online; a quel punto non deve far altro che inserire l’indirizzo di posta elettronica e la password, rivedere i dettagli e completare l’acquisto. Il tutto in un paio di clic e nella massima sicurezza”. Gli fa eco Lorenzo Pellegrino, head of Sales & Account management di Moneybookers, società che in soli sei anni di vita si è già conquistata la fiducia di 4 milioni di clienti: “Con i sistemi di pagamento online è stato risolto il problema più grande per il mondo dell’online, quello dell’inserimento dei dati confidenziali. Il cliente può pagare in tutta tranquillità senza essere costretto a inserire ogni volta i dati della propria carta di credito sui siti dei commercianti. Questi ultimi - puntualizza il responsabile - ricevono solo il pagamento ma nessun tipo di informazione riguardante carta di credito o conto bancario dell’acquirente”.
E gli utenti sembrano gradire, senza curarsi troppo di percentuali o spese di commissione. Moneybookers apre circa 5.000 conti al giorno, Paypal tre ogni minuto.

Naturalmente, è bene precisarlo, i problemi di sicurezza non sono stati totalmente spazzati via. Il pericolo numero uno si chiama phishing, un nemico subdolo che anche gli utenti italiani hanno imparato a conoscere. “Tre anni fa”, spiega Montemagno, “Paypal ed eBay erano oggetto del 70% delle frodi sul furto di identità a livello mondiale; per questo motivo abbiamo cercato di affrontare il problema in modo molto proattivo, lavorando sia a livello di educazione con i consumatori, sia con gli Internet Service Provider, come Yahoo o Microsoft, per identificare le e-mail fraudolente ed evitare che queste arrivino alle caselle di posta dei clienti. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna stiamo inoltre lanciando una chiavetta di sicurezza che permette all’utente di avere un ulteriore elemento di sicurezza a suo favore“. Sottolinea Lorenzo Pellegrino: “Il phishing è un problema che ormai colpisce tutte le attività online e soprattutto quelle che sono connesse ai pagamenti. Per questo motivo, a tutela dei nostri consumatori, abbiamo creato un Risk Team che monitora il web 24 ore su 24 e interviene immediatamente quando si verifica un tentativo di furto di identità. Se il pagamento viene effettuato da una carta di credito rubata, inoltre, il commerciante riceve comunque i soldi da Moneybooker”.
Ci attendono dunque anni di fiorente e sereno commercio online? Può essere, rispondono i nostri interlocutori, ma molto dipenderà anche dalla capacità dei commercianti di recepire la domanda di servizi on line. “La lista delle 100 compagnie più importanti in Italia non coincide con quella delle prime 100 realtà sull’online”, rivela Montemagno che aggiunge: “Spesso i grossi nomi non ci sono, o ci sono in modo molto limitato magari puntando al classico sito vetrina. Chi fa commercio elettronico deve comprendere che non può fare un mero “copia e incolla” del proprio modello di business nel web”. Un concetto ripreso anche da Lorenzo Pellegrino che ammette: “All’estero, meglio che in Italia, chi vende online adotta strategie differenti e più complementari rispetto a quelle utilizzate nei corrispettivi canali fisici”. Come dire, diamoci da fare, prima che oltre alla fuga dei cervelli dal nostro Paese ci sia anche quella dei pagamenti.

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Ridere con i gay? A Padova si può. Al cinema la prima rassegna italiana sulla commedia gay. Per ospiti le vecchie muffe.

(Agi) E' stata presentata oggi presso la sede municipale di Padova la rassegna "Comedy Gay Festival" primo festival cinematografico in Italia totalmente dedicato alla commedia in ambito omosessuale.
Patrocinato dal comune e promosso da Arcigay Padova, il "Comedy Gay Festival" e' organizzato da CinemArte, l'associazione gia' attiva sul territorio veneto per la creazione del Queer Lion, il premio della Mostra del Cinema di Venezia dedicato al miglior film a tematica Glbt, e per le Giornate di Cinema Omosessuale di Mestre. E stavolta tocca a Padova, dove dal 18 al 22 dicembre si moltiplicheranno i luoghi della festa, tra il cinema Porto Astra, il club Flexo, dove si svolgera' il party d'apertura dedicato a Raffaella Carra' e che vedra' la partecipazione di Fabio Canino, il Teatro delle Maddalene e la discoteca The Block.
Grande attesa il giorno 20 per l'anteprima italiana del musical "Naked Boys Singing", in cui i dieci protagonisti si esibiscono per tutto il film in costume adamitico, che verra' proiettato alla presenza di una delle sue star, il ballerino Kevin Stea, gia' a fianco di Madonna nel film scandalo di Alek Keshishian "A letto con Madonna".

Per maggiori informazioni, programmazione completa e modalita' d'ingresso: www.cinemarte.net
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Naked boys singing. Il trailer.

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Due preview.

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Proposta. Il giorno delle elezioni facciamo il Gay Pride.

(Quattro e gli alberi in lontananza) Schiacciati tra un Pd imbarazzato e una sinistra che di noi vuole fare una bandierina, rischiamo di fare il terzo attore di questo giochino politico perverso.

Se il PD vuole spostare l’asse del suo equlibrio verso destra, calcolando che chi ha a cuore il tema della laicità dello Stato comunque voterà a sinistra, sbaglia i conti.

Se la Sinistra radicale, massimilista o sinistra e basta, crede che basti alzare la voce nei momenti di voto delle questioni delicate, sbaglia i conti. Li sbaglia perchè è stato proprio Russo Spena (RC) a inserire il riferimento al Trattato di Amsterdam sulla questione dell’omofobia, sapendo che era un’imprecisione. Un errore. Adesso cosa fa, la sinistra?Accetta la promessa che di omofobia si parlerà poi. Come dei Dico, dei Cus, o di qualsiasi altra cosa ci riguardi. Accetta che ogni cosa che ci riguarda venga procrastinata. Quando avrebbe tutta la forza politica per ottenere almeno uno duro scontro politico.

Sbagliate tutti.

Perchè noi, il giorno delle elezioni, noi potremmo organizzare il Pride e fare mancare qualche centinaio di migliaia di voti e chi perderebbe le elezioni sarebbe proprio il centro sinistra.

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Capello è il nuovo coach dell'Inghilterra ma c'è già chi si lamenta per l'ingaggio.

La nomina ufficiale di Fabio Capello a c.t. dell’Inghilterra (la conferenza stampa di presentazione sarà lunedì), ma soprattutto il faraonico contratto (4,8 milioni di sterline l’anno, pari a 6,7 milioni di euro, con un ulteriore bonus in caso di vittoria del Mondiali) siglato dal tecnico italiano, occupano le pagine sportive dei giornali inglesi, al pari della doppia sfida di domani in Premier League (Liverpool-Manchester United e Arsenal-Chelsea). Il titolo più incisivo è del Daily Mirror che, con il provocatorio “CAPE££O” (con il simbolo della sterlina al posto della “L”), racchiude il pensiero di un’intera nazione “ti abbiamo pagato un occhio della testa, ora facci vincere i Mondiali”. Dal canto suo lui ai microfoni Rai comunica che: “La panchina dell’Inghilterra sarà l’ultima della mia carriera. sarebbe davvero carino finire in questo modo. Quello che mi aspetta sarà comunque un lavoro complicato perché dovrò studiare molto di più che se allenassi una squadra di club. So che c’è grande attesa, ma penso che io e il mio team raggiungeremo grandi traguardi”.

E magari anche i successivi Europei, visto che l’accordo scade ufficialmente nel 2012, anche se, come ha sottolineato L’Independent, nell’estate del 2010 Capello e la Football Association si rivedranno per negoziare il successivo biennio: un escamotage voluto da entrambi, per evitare al tecnico di restare vincolato all’Inghilterra in caso di insuccesso e alla FA di svenarsi per pagarlo fino alla fine dell’accordo (o magari garantirgli una sontuosa buonuscita, modello Eriksson). Nel caso in cui, però, gli dovesse riuscire la doppietta Mondiali-Europei, l’allenatore di Pieris e il suo staff si porterebbero a casa oltre 30 milioni di sterline (più di 42 milioni di euro). Una cifra record, che lo trasformerebbe nel commissario tecnico più pagato di tutti i tempi.

Anche il Times punta dritto sull’entità del salasso pagato dalla Federazione a Capello e al suo staff. E proprio la squadra dell’italiano sarebbe l’oggetto del contendere per molti commentatori, perché, al di là del costo esorbitante, l’idea che non vi sia nemmeno un inglese al suo interno non piace proprio a nessuno. Per la verità, sempre il Times ipotizza che, insieme a Galbiati, Neri, Baldini e Tancredi ci possa essere anche uno fra Stuart Pierce (allenatore dell’Under 21) e Alan Shearer, e lo stesso sostiene il Telegraph, che, dopo aver dato ampio risalto anche ai nemici italiani di Capello in un lungo elenco che spazia da Roberto Mancini a Roby Baggio, aggiunge alla lista dei papabili alla corte di Don Fabio anche i nomi di Tony Adams e David Platt. Altri giornali, fra cui il Sun, sono, però, assai meno convinti di questa eventualità. Non a caso, il tabloid titola “Fab 1 – FA 0”, spiegando senza tanti giri di parole che il tecnico ha vinto su tutta la linea, riuscendo ad imporre non solo la sua richiesta economica, ma anche quella tecnica.

Di conseguenza, per una faccia “made in England” non ci sarebbero né spazio né, tantomeno, soldi. Lo stesso Sun è andato poi a spulciare nella vita del nuovo ct: nell’articolo, pieno zeppo di foto d’epoca del giovane Fabio, si racconta che il padre Guerrino (morto 15 anni fa) era tifoso dell’Inghilterra e che è sopravvissuto agli orrori di un campo di concentramento nazista. Tornando alla diatriba legata allo staff, il Daily Express parla esplicitamente di una “guerra civile” all’interno della FA, mentre il Daily Mail usa toni più morbidi, ma che lasciano comunque intendere l’esistenza di una frattura dentro Soho Square. A detta dei due giornali, infatti, le imposizioni del tecnico e il comportamento eccessivamente conciliante tenuto dalla stessa FA avrebbero fatto andare su tutte le furie il vice-presidente Sir Dave Richards, che si sarebbe rifiutato di appoggiare la nomina dell’italiano e della sua squadra e di prendere parte alla conferenza stampa. “Non è questo il modo di fare”, avrebbe commentato Richards.

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Intervista a Franco Zeffirelli. “L’immagine sacra va tutelata. Aiuto il Vaticano a farlo”. “Io, genio consulente del Papa”.

(Giacomo Galeazzi - La Stampa) Franco Zeffirelli, lei ha da poco inaugurato l’anno accademico della Pontificia Università Lateranense. E’ vero che, dietro le quinte, è lei il «regista», il consigliere del Papa per l’immagine?
«Il Santo Padre mi onora della sua stima ed è consapevole che oggi la comunicazione cinematografica della Chiesa è alla rovina. Ratzinger ha riportato l’ordine in dottrina e in liturgia, non tollererà l’anarchia vergognosa nella rappresentazione del sacro. Basta vedere il presepe di quest’anno a piazza San Pietro: niente grotta, mangiatoia, bue e asinello e tratti devozionali. Gesù nasce in casa di Giuseppe, in famiglia. Poi saranno le Beatitudini, il discorso della Montagna a rivelare il valore universale del suo messaggio».
E’ vero, maestro, che ha ispirato lei il presepe a San Pietro?
«Non sono così importante, ma è vero che quest’anno si vuole cogliere l’essenziale della Natività, depurandola di fantasie e leggende. Zero scena, tutta sostanza teologica. Con Ratzinger funziona così. Ho continui contatti con i più stretti collaboratori del Papa, come il cardinale vicario Camillo Ruini e il vescovo ausiliare di Roma Rino Fisichella, miei grandi e fedeli amici. Con loro affrontiamo molto spesso la questione. Non siamo ancora alla pianificazione degli interventi necessari, ma alla fase della proposte. Insomma, un direttorio vaticano per la difesa della fede nel cinema, per l’immagine del sacro. La Santa Sede intende curarla con molta più attenzione».
Consulente d’immagine o cine-censore vaticano?
«Sono a disposizione del Papa. Devo avere l’autorità piena (che il Santo Padre non mi negherebbe) di fulminare le continue bestemmie che si fanno con l’intenzione di rendere popolare il messaggio cristiano. In Vaticano lo sento ripetere spesso: gli attuali film sui santi sono un orrore che la Santa Sede non sa come fermare. Se mi ufficializzano un compito di supervisione, mi dedico a tempo pieno: ce n’è molto bisogno. Conosco personalmente Ratzinger: è molto attento all’importanza della raffigurazione del sacro».

Com’è l’immagine del Papa?
«Non è un’immagine fortunata. Venire dopo un papa mediatico come Wojtyla è un’impresa gravosa, ma già dal Giubileo si intuiva che sarebbe stato eletto lui. Benedetto XVI ha ancora una comunicazione fredda, poco adatta a quello che gli accade intorno. E’ un problema di cui discuto con ecclesiastici che hanno ruoli chiave in Vaticano. Anche il suo guardaroba va rivisto: non sono tempi da alta sartoria ecclesiastica. Servono l’asciuttezza e la sobrietà osservata dagli altri gradi della Chiesa. Le vesti papali sono state rifatte in modo troppo sfarzoso e appariscente».

Che cosa gli consiglia?
«E’ un Papa che non sorride molto, ma è un intellettuale. Ha una rigidissima struttura di bavarese, che mi ricorda molto nelle pieghe del carattere il suo conterraneo Carlos Kleiber, il più grande direttore d’orchestra del dopoguerra. Stesso carattere e stesso amore per la musica».

Perché invoca l’Inquisizione per i film religiosi?
«Perché sono orrendi e finora l’autorità ecclesiastica non è corsa ai ripari. Anzi, l’ordine dei frati si è persino compiaciuto per il terribile tv-movie “Chiara e Francesco”. E le fiction sulle vite dei santi sono scandali da condannare al rogo come bestemmie. Il Papa non intende assecondare questa deriva. Bisogna stare attenti, come dimostra il male che ha fatto Mel Gibson con la sua “Passione di Cristo”: ha ferito in maniera irreversibile la memoria di milioni di persone».

Una minaccia per la fede?
«Sì. L’immagine invade e lacera campi e valori che un tempo appartenevano alla predicazione e alla parola scritta, mentre adesso è l’immagine che corrompe e rimane come una ferita. Ratzinger conosce l’importanza dell’immagine almeno quanto Montini, che a me regista ripeteva: “Un tempo ti avrebbero impedito di essere seppellito in terra consacrata, ma la Chiesa è cambiata, anzi ti accogliamo come uno strumento di diffusione di idee e speranza”».
Quali rimedi propone?
«I musulmani e gli ebrei hanno il divieto, per loro fortuna, di rappresentare il divino, noi cattolici invece dalla raffigurazione del sacro di Leonardo e Michelangelo siamo sprofondati nell’abisso degli odierni film religiosi. Il linguaggio pubblicitario degli spot ha invaso i campi e i soggetti religiosi. Sono cristiano fino alle profonde viscere dello spirito, non posso assistere al disastro. La Chiesa ha la mia disponibilità a un impegno al suo servizio. Paolo VI dopo aver visto il mio “Gesù di Nazareth”, mi chiese che cosa la Chiesa potesse fare per me. Gli risposi: “Vorrei che quest’opera arrivasse anche in Russia”. Lui mi disse profeticamente: “Abbia fede, presto sul Cremlino sventoleranno le bandiere della Madonna al posto di quelle rosse”. L’8 dicembre 1991, Festa dell’Immacolata, la bandiera con la falce e il martello venne rimpiazzata da quella della Federazione Russa».

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È "padre Marzo" su calendario Vaticano. Ma nella vita fa l'agente immobiliare.

Siviglia, la foto scattata durante una processione della Confraternita de la Sed.
Il 21enne David Ruiz finito sul calendario romano 2008: «Avrei preferito che mi chiedessero il permesso».

(Il Corriere della Sera) Per essere bello, è bello. Per essere devoto, è devoto. Per essere fotogenico, è fotogenico. Peccato che non sia un prete. Ma un agente immobiliare. E siccome in Spagna il calendario romano 2008 del fotografo Piero Pazzi è stato accolto come una carrellata di "curas guapos", i top model maschili del Vaticano, la notizia che padre Marzo si dedichi alla compravendita di appartamenti, a Siviglia, ha fatto un certo scalpore.

SCATTATA IN PROCESSIONE A SIVIGLIA - Il più sorpreso è lui, il ventunenne David Ruiz Suaréz che, rispetto all’immagine in cui lo si vede in tonaca e crocifisso sul petto, ora indossa giacca e cravatta e sfoggia un pizzetto sul mento: «Non capisco come sia potuto accadere – spiega, più divertito che indignato -, sono stato confuso per un sacerdote forse per via della tonaca, che è quella della Confraternita de la Sed, e perché la foto è stata scattata in processione. Non me n’ero accorto e avrei preferito che mi fosse stato chiesto il permesso prima di inserirla in un calendario». Però riconosce i vantaggi, poco ecclesiastici, della diffusione della sua immagine in 40 mila esemplari, alla pagina di marzo, tra i volti più attraenti della Chiesa: «Per ora non ho una fidanzata. Speriamo che ora la mia popolarità tra le ragazze aumenti».

«NON È IL PITTORE CHE FA SACRA L'ICONA» - Non era esattamente questo lo scopo del fotografo veneziano, che rimpiange di non avergli potuto chiedere il permesso prima di stamparlo nel calendario: «Ma non si può interrompere una processione per chiedere nome e cognome ai partecipanti e io ho colto l’attimo durante la processione della Settimana Santa, due anni fa a Siviglia: la bella luce, i capelli con la brillantina, la torcera, la gelosia sullo sfondo. Sapevo anche che il ragazzo della foto non è un prete, ma un laico, un accolito della Confraternita de la Sed – garantisce Pazzi -. Il punto è che questo non è il calendario del Vaticano, ma una guida per i turisti a Roma. E non è nemmeno una rassegna di sacerdoti belli. Come recita un detto spagnolo: non è il pittore che fa sacra l’icona, ma chi la venera».
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Pirateria audiovisiva: A Udine la Guardia di Finanza sequestra 16mila files.

(L'Avvenire) Pirateria audiovisiva: 600 mila files sequestrati perchè illecitamente prodotti e 18 persone indagate. È la conclusione di una complessa operazione condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Udine coordinata dal sostituto Procuratore della Procura di Udine Lorenzo Del Giudice nell'ambito delle attività di contrasto alle violazioni alla normativa sul diritto d'autore. Si tratta di attività di commercializzazione di prodotti (video, audio, software) messa in atto dalle 18 persone - tutti residenti nella provincia friulana - attraverso una nota società di aste telematiche operante in internet a livello mondiale, estranea agli illeciti. Sfruttando la possibilità dell'anonimato correlato alla facilità di registrazione con cui viene assegnato un "username" e la relativa password, i 18 soggetti cedevano merce contraffatta oppure oggetto di duplicazione illecite nel mercato mondiale del web, confondendosi tra le decine di migliaia di vendite che giornalmente avvengono tramite la rete. In una prima fase delle indagini, sono state eseguite numerose perquisizioni, oltre che in Friuli Venezia Giulia anche in Veneto e Sicilia, presso le abitazioni private dei soggetti indagati dalle Fiamme Gialle ed è stato posto sotto sequestro un ingente quantitativo di materiale hardware e software (elaboratori elettronici, masterizzatori, stampanti xerografiche, nonchè decine di migliaia di supporti magnetici, programmi e files). Nel corso di ulteriori riscontri, condotti anche con l'ausilio di periti appartenenti alla Federazione contro la Pirateria Musicale (Fpm) ed alla Federazione AntiPirateria AudioVisiva (Fapav) sono stati rinvenuti complessivamente circa 600.000 files contenenti opere cinematografiche, musicali nonchè programmi software tutti illecitamente commercializzati. Gran parte di queste opere risultavano ottenute con procedure di download illecite dalla rete internet con programmi di condivisione (così detti "filesharing") ed è stato inoltre riscontrato l'impiego di specifici programmi per il cosidetto "crackaggio" e masterizzazione dei software originali. Un solo indagato deteneva, nel disco fisso di un proprio elaboratore, oltre 130mila files musicali, che costituivano gran parte della discografia mondiale dell'ultimo trentennio e che, se riprodotti ininterrottamente, avrebbero coperto ben 271 giorni di ascolto . Altri avevano duplicato o scaricato note serie televisive e opere cinematografiche, alcune delle quali ancora in programmazione e ancora software ludici professionali, tra i quali sofisticati programmi di grafica, dal prezzo di vendita di oltre sedicimila euro cadauno. Nei confronti dei 18 soggetti indagati sono state verbalizzate sanzioni amministrative per un importo massimo complessivo di decine di milioni di euro. Verranno inoltre effettuati gli accertamenti fiscali conseguenti trattandosi di evasori totali . A tale proposito la Guardia di Finanza di Udine ha reso noto che l'attuale assetto normativo in materia prevede sanzioni penali e amministrative a carico di chi utilizza collegamenti "in condivisione" per scaricare dalla rete opere tutelate. Ricorrere a tale procedura comporta sempre una sanzione amministrativa che va un minimo di 103 euro ed un massimo di 1.032 euro per ogni opera illecitamente duplicata, nonchè l'applicazione di diverse pene in riferimento alle finalità del reato, prevedendo, in caso di lucro, una multa e la reclusione sino a tre anni.

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Rupert Everett: Se non fossi gay sarei un maniaco sessuale.

L'attore: Da eterosessuale sarei stato un mostro affamato di sesso.

(Agi) L'attore Rupert Everett ringrazia di essere nato omosessuale. La star ha infatti ammesso che se non fosse stato gay, avrebbe corso il pericolo di diventare un maniaco sessuale. Everett non hai mai nascosto di essere un vizioso e di perdere facilmente il controllo delle sue azioni soprattutto quando fa uso di droghe. "Sono felice della mia omosessualita' - ha dichiarato l'attore - almeno evito di desiderare di avere rapporti sessuali con tutto cio' che si muove. Vi confesso che mi sarei sposato tutte le attrici con cui ho lavorato fino a ora e dopo averci fatto sesso avrei divorziato da tutte". Ma non finisce qui: "Come eterosessuale - ha aggiunto Everett come riferito dal sito 'Contactmusic' - sarei stato un patito di orge: tre ragazze contemporaneamente accompagnate da una buona Coca-cola su uno yacht. Insomma: un mostro".

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Bologna, "rambismo al Cassero". Ragazzo minorenne accusa la sicurezza del locale.

Anche un amico all´ospedale, col naso rotto dalla gomitata di un vigilante "Ho avuto paura, mi hanno stretto un braccio al collo e trascinato fuori".

(Alessandro Cori - GayNews) Un ragazzino di 17 anni con l´orbita dell´occhio destro fratturata e un suo amico appena diciottenne con il setto nasale rotto. Il più piccolo è ricoverato al Bellaria, e oggi, molto probabilmente sarà operato. Sono le uniche certezze del giallo che sabato notte è andato in scena al Cassero, il circolo Arcigay di via Don Minzoni. Tutto il resto sembra un mistero. I due amici, uno studente e un cameriere, che erano nel locale con altri coetanei, raccontano una versione ben precisa, parlano di un litigio con un altro avventore del locale, e poi lanciano un´accusa pesante contro gli addetti alla sicurezza del circolo, per un intervento a loro dire molto "pesante". Per il presidente del Cassaro, Emiliano Zaino, e per il capo della sicurezza, le ferite riportate dai ragazzi sono invece le conseguenze di una scazzottata tra due gruppetti di giovani, almeno una quindicina di "scalmanati". La security li ha solo divisi.

I giovani bolognesi, che per andare a sporgere denuncia ai carabinieri, già chiamati quella sera stessa, aspettano l´esito del referto dell´ospedale in cui è ricoverato il minorenne, dicono che l´origine di tutto è stata un litigio a due. Il diciottenne avrebbe iniziato a spintonarsi con un ragazzo straniero di 25 anni dentro il locale, al piano terra, e poi, quando l´amico minorenne s´è messo in mezzo per placare la situazione, alcuni addetti alla sicurezza li avrebbero picchiati. «Ho avuto una paura tremenda - dice il diciassettenne - mi hanno ridotto davvero male. Con altri quattro amici sono arrivato nel locale poco dopo mezzanotte, ma tutto è successo verso le 4. Io volevo solo dividere il mio amico che litigava con quel tipo. Ho visto che si stavano spintonando e ho cercato di fare qualcosa, ma appena sono intervenuto uno della security mi ha messo il braccio intorno al collo e portato fuori, davanti alla sala». Poi, secondo il ragazzo, le cose sono degenerate. «Mi teneva il collo, ero senz´aria, tanto che sono caduto a terra. A quel punto, mi è arrivato un calcio nell´occhio, senza motivo, perché ero già bloccato. Per un po´ non ho più visto nulla. Sono certo che è stato un buttafuori a colpirmi, perché era vestito come quello che mi ha preso. E poi, prima li avevo visti parlottare».

Anche il diciottenne, che aveva litigato con il ragazzo straniero, è sicuro che chi gli ha rotto il naso è un "agente" della sicurezza. «Aveva l´auricolare, sono convinto di quello che dico. Stavo ballando con altri amici, quando un ragazzo mi spinge da dietro e io gli dico ‘passa´. Lui allora mi tira una manata sul naso e allora reagisco con un cazzotto allo zigomo. Poi, ad un tratto - continua il 18enne - un tipo della security mi ha letteralmente sollevato e mi ha dato una gomitata sul setto nasale. Si è rotto così, non con il colpo del ragazzo con cui avevo litigato. E´ incredibile».

Molto spaventati, i ragazzi dicono di aver chiamato subito il 113, che ha girato la chiamata ai carabinieri che già si trovavano al Cassero, al primo piano, per un altro intervento. Uno dei "Soft Angel", i membri del circolo che svolgono la funzione di mediatori nel locale, per evitare che si creino situazione spiacevoli tra i clienti, aveva infatti già contattato il 112 perché alcuni ragazzi erano entrati senza pagare, scavalcando il cancello. Gli uomini dell´Arma, nel loro rapporto non fanno alcun cenno alle accuse lanciate dai due giovani contro il comportamento dei buttafuori, ma hanno identificato 13 persone, tra addetti alla sicurezza e presenti sul posto. I feriti poi, sono stati portati con l´ambulanza del 118 al Maggiore. «Quando sono arrivata all´ospedale, verso le 5 - racconta Franca, mamma del 17enne, mio figlio stava vomitando sangue - Lo so che non è un santo, magari ha fatto qualcosa di sbagliato, ma gli agenti della sicurezza dovevano solo fermarlo e chiamare i carabinieri, non ridurmelo così. I buttafuori devono fare ordine, non disordine. Appena uscirà dall´ospedale andremo a fare denuncia».
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Bologna Il presidente del circolo Arci gay difende i collaboratori "Da sempre in prima linea contro Rambo e violenza" il personaggio.
Sabato notte non era presente, ma l´eco dei fatti che sono accaduti al Cassero, seppur un po´ a fatica, ieri è arrivato anche all´orecchio del presidente del circolo Arci gay, Emiliano Zaino. Lui è sicuro della correttezza dei collaboratori per la security.

«E´ assurda la versione che hanno raccontato i due giovani. Alcuni ragazzi che erano presenti mentre i due gruppetti si fronteggiavano mi hanno riferito come sono andate davvero le cose - dice Zaino - Mi hanno parlato di giovani che letteralmente ‘volavano´ per come si stavano picchiando. Una zuffa impressionante». L´accusa dei due giovani, che parlano di un vero e proprio accanimento dei buttafuori nei loro confronti, scuote davvero il presidente del Cassero, considerando soprattutto che il locale è da sempre in prima linea per promuovere iniziative di sensibilizzazione contro gli atteggiamenti violenti e razzisti. «Una ragazza che lavora al bar, ed era fuori, ha assistito a tutto. Lei per prima ha cercato di mettersi in mezzo per fare qualcosa e per cercare di dividerli - racconta Zaino - ma è stata subito apostrofata con insulti omofobici e parolacce». Poi, aggiunge il presidente del circolo di via Don Minzoni, «è alquanto inverosimile quello che dichiara il diciassettenne. Non esiste che addirittura due buttafuori si siano precipitati a fermare solo lui. Impossibile. Abbiamo scelto la Marte Service perché sappiamo come lavora».

Zaino, poi, pone l´accento su quello che considera un problema di fondo. «Siamo un circolo gay-lesbo, un locale particolare, non tutti lo capiscono, certe persone vengono qui solo per provocare e pensano di poter fare tutto quello che vogliono. A Bologna negli ultimi anni sono stati chiusi diversi locali e centri sociali, non ci sono più luoghi di ritrovo e qui si è creata una situazione limite. Come mi è stato detto, questi ragazzi lanciavano contro i nostri operatori insulti pesantissimi. Una cosa che succede spesso».

Per Zaino quindi, è fuori discussione che una vicenda del genere si sia verificata, «un comportamento come quello descritto dai due ragazzi, da parte della security, andrebbe contro tutte le ragioni per cui il Cassero è stato fondato. Basti pensare che solo tra pochi giorni, ripartirà proprio da qui la campagna dedicata alla non violenza delle Sexy Shock. Ripeto, ci siamo rivolti a questo gruppo di addetti alla sicurezza perché ci fidiamo di loro. E poi c´erano i nostri occhi a vigilare».

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A Napoli Prima di “Artù. Una famiglia di due donne e un figlio”.

(Napoligaypress) Solo sabato 15 e domenica 16 dicembre ci sarà al cinema Mondernissimo la proiezione del lungometraggio “ARTU’ . Una famiglia di due donne e un figlio, la loro storia“. Il film è stato diretto da Raffaele Piscitelli con il soggetto originale e la sceneggiatura di Barbara Risi.

Alla Prima, che si svolgerà il 15 dicembre alle ore 19,30 saranno presenti Barbara Risi, gli attori ed il regista.

Barbara Risi parla del film, in parte ispirato alla sua storia personale (la sorella, Antonella, è stata attivista lesbica a Napoli negli anni ‘90) in una intervista che sarà pubblicata domani su napoligaypress.it

Orari di proiezione: sabato 15: 19.30-21.00 | domenica 16: 18.00-19.30-21.00

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A Roma per i diritti civili, per la laicità dello stato e per avere risposte dai nostri rappresentanti.

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Centosessanta caratteri per raccontare una vita.

http://www.flickr.com/photos/creativelychallenged/370361014/

(Panorama) Un romanzo in forma di sms. Un anno di vita di un ragazzo raccontato attraverso i messaggini del cellulare. La novità arriva dall’Ungheria: il primo romanzo a mezzo sms è appena uscito con il titolo 160, che rappresenta appunto il numero massimo di caratteri per un messaggio sul cellulare. L’autore si firma con uno pseudonimo, Danke.

Il libro di 300 pagine - si vede che di sms Danke ne scrive e riceve parecchi - racconta le vicende amorose di un giovane e dei suoi coetanei.
Si parla della ragazza, di un fratello drogato, di un amante maniaco sessuale, di amici e di nemici, come ha spiegato l’agente che sta lanciando il libro: “Il telefono cellulare e gli sms hanno creato un nuovo linguaggio, nuovi rapporti sociali, e rappresentano momenti caratteristici della vita dei giovani di oggi”. Sarà ma da qui a tirarne fuori un libro ce ne passa. In tutti i casi, il romanzo sul cellulare non è una invenzione magiara: in Giappone sono già uscite opere di questo nuovo genere letterario.

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Gli omosessuali minacciano la pace, secondo Papa Ratzinger.

L'ultima follia di Papa Ratzinger: gli omosessuali minacciano la pace.

(Luciano Pecorelli - Notizie Radicali) Sua Santità Benedetto XVI, questa volta si è superato. Con uno scatto degno del migliore centometrista, ha lasciato alle sue spalle i migliori ayatollah, imam e mullah, arrivando a paragonare, indirettamente, gli omosessuali, e di fatto anche noi Radicali che ne sosteniamo i diritti, ai terroristi ed alle armi atomiche.
Quest'uomo è un grande, non c'è che dire, prima promulga un'enciclica alla Pio IX il giorno della presa di Roma, che è riuscita in un sol colpo al offendere scienza, politica, filosofia e religioni (capolavoro difficilmente raggiungibile anche dal suo estimatore, il "gaffeur" Berlusconi).

Adesso tanto per non farsi mancar nulla, dopo aver mollato in suo nome i politici baciapile contro lo stato laico, attacca gli omosessuali ed anche noi Radicali in maniera omofoba, pesante e volgare.
Il pontefice, ha infatti dichiarato in occasione del Suo messaggio per la "Giornata mondiale per la Pace 2008", che "chi osteggia la famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna, rende "fragile" la pace nel mondo".
Non posso tacere, sarebbe vile ed errato, quindi dico la mia: Santità, con tutto il rispetto, si dia una calmata e prima di parlare si accerti di aver tutto connesso.
Noi Radicali non ostacoliamo nel modo più assoluto la famiglia tradizionale, sosteniamo invece con forza che anche chi appartiene allo stesso sesso, ha diritto a creare una famiglia, l'unico che non lo ha capito, oltre Lei, è il povero Angius. E' tutt'altra cosa, mi pare.
Le vere minacce alla pace nel mondo arrivano dai terroristi, dal proliferare delle armi atomiche, dalle ingiustizie, dalla fame, e dalla diffusa violenza, oltre si intende da qualche incauto discorso che anche lei ha pronunciato.
Santità, lasci in pace gli omosessuali, molti di loro sono, o forse erano, devoti credenti, più di quelle migliaia di sacerdoti che si sono macchiati dell'ignobile reato di pedofilia, che Ella tende a fingere di non vedere, tenga poi presente che nella Gerarchia, come nel basso clero, sono tanti gli omosessuali.
Li lasci in pace, e dica ai Suoi amici baciapile, Binetti, Mastella, ecc.di fare altrettanto.
Lei e quella chiesa che rappresenta, nulla possono come costruttori di pace, semplicemente perché, per banali motivi di denaro, fate sempre accordi con i "cattivi", in nome di Cristo per carità, ma sempre con i cattivi. .

I costruttori di pace siamo noi Radicali, non siamo i soli chiaramente, perché pur se laicamente, di solito non rubiamo, non uccidiamo, non nominiamo il nome di Dio invano ed onoriamo il padre e la madre, non adoriamo idoli di sorta, non facciamo falsa testimonianza e non desideriamo i beni altrui. Inoltre siamo non violenti.
A proposito Santità, i Radicali, amiamo solitamente il prossimo come noi stessi, e gli omosessuali sono anch'essi prossimo, come lo è Lei.
Quindi nonostante qualche mal di pancia, amiamo anche Lei. Solo non andiamo a strombazzarlo tutti i giorni, visto che amare e difendere il prossimo indifeso e la società laica è una delle nostre ragioni d'esistere; capito Angius o ti debbo fare un disegno?
La saluto Santità, certamente con maggiore rispetto di quanto ella ne usi nei nostri confronti ed in quelli delle nostre sorelle e dei nostri fratelli omosessuali, preti compresi.
Perché non prova anche Lei a comprendere ed amare. magari Cristo penserebbe di non essersi fatto crocifiggere per niente, come gli deve succedere ogni volta che La sente parlare.

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"Amici di Maria": Marco supera anche lo scoglio Paolo. Il cantante batte anche la raucedine.

(TGCom) Dopo la sfida "fratricida" tra Marco e Simonetta, vinta da quest'ultima, Marco deve scendere in pista per difendere il suo banco da cantante titolare. Il cantante sardo entrà in studio accolto da un boato di applauso. Bordate di fischi invece per Paolo, lo sfidante. A giudicarli c'è il cristico musicale Marco Mangiarotti. Si parte con un brano inedito di Federico Angelucci: Amore e mistero.

Nonostante la raucedine, riscontrata anche dai medici, Marco sfodera una prova di personalità, dopo le indecisioni degli ultimi giorni. La prova di Paolo è altrettanto buona.
Si passa al secondo brano: I don't want miss a thing degli Aerosmith. Marco commette qualche errore, mascherato dalla sua splendida voce. Per Paolo un inizio stentato, ma poi si riprende alla grande e chiude in crescendo.
La sfida è equilibrata. Mangiarotti ha bisogno di ascoltare i rispettivi cavalli di battaglia per prendere una decisione.
Parte Marco con It Ain't Easy di Ricky Fantè. Il cantante sardo dà prova del suo talento. Beppe Vessicchio appare soddisfatto e sorride sotto la folta barba. Paolo porta Ancora, brano storico di Luciano De Crescenzo. La sua esibizione è tecnicamente valida, ma nulla di entusiasmante.

Marco Mangiarotti premette che il suo giudizio è legato strettamente al gusto personale ed alle sensazioni che gli sono state trasmesse. Paolo canta bene, ma non gli trasmette nulla di nuovo, di già ascoltato. La sua esibizione è per lunghi tratti banale. Marco, invece, è molto più intrigante, nonostante i numerosi errori commessi.
Il giornalista opta dunque per il talento sardo, al quale però consiglia di seguire maggiormente i consigli ed i rimproveri degli insegnanti, che hanno ragione a pretendere maggior impegno durante le lezioni e le prove.
Un boato di gioia scoppia tra il pubblico. Paolo ci resta male. Accetta il verdetto, ma ammette di non condividerlo. Mangiarotti allora gli spiega che in passato ha stroncato album di cantanti molto più bravi ed esperti di lui. "A me non piace come canti. Sei bravo, ma banale", taglia corto il critico. Paolo accusa il colpo. Quindi Mangiarotti torna sui suoi passi e si scusa per i toni usati nei confronti del ragazzo.

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Hugh Grant, triangolo a luci rosse. Bacia una donna, un amico la palpeggia.

(TGCom) Hugh Grant non ce la fa a stare lontano dai pettegolezzi, ma soprattutto dalle donne. Dopo essere stato fotografato in un locale spagnolo circondato da prostitute, l'attore è stato immortalato mentre bacia e si scambia effusioni con una ragazza in un ristorante londinese. La cenetta a luci rosse documentata dai fotografi vede la presenza di una terza persona. Un amico di Grant che palpa la donna sulla gamba scoperta... in alto.

Le testimonianze degli avventori del locale, il Roko, un ristorante giapponese chic nel West End, non giocano certo a favore di Grant.
Infatti secondo i racconti raccolti dal Daily Mirror, che pubblica in esclusiva le Immagini a luci rosse dell’attore, Hugh era completamente ubriaco. Le effusioni del terzetto, piuttosto spinte, sono andate avanti per una ventina di minuti, nonostante il ristorante fosse affollato di gente.

Non si sa l'identità della donna, dall'aspetto asiatico, e dell'amico di Grant, ma entrambi non si sono preoccupati dello spettacolino hard. Hannah Crow, una testimone della scena, ha detto scioccata: ''A un certo punto Hugh le ha messo le dita in bocca, e lei le succhiava''. Poi verso la una e mezza il terzetto se ne è andato mettendo fine al siparietto piccante.

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Binetti: Mai più fiducia su temi eticamente sensibili da parte del governo.

Quello delle materie non negoziabili "è un panorama amplissimo".

(Apcom) Per la senatrice del Pd Paola Binetti, da giorni al centro dell'attenzione per essere andata a un passo dal mandare in crisi il governo con il suo voto contro l'inserimento di una normativa anti-omofobia nel pacchetto sicurezza, chiede che Prodi non ponga "mai più" la fiducia su provvedimenti eticamente sensibili. "Quando un tema si pone sulla frontiera che può essere la coscienza delle persone - ha detto a margine della presentazione del libro-intervista 'Le frontiere della vita' alla Università Cattolica - non ci si può mettere la fiducia sopra, non si può blindarla, ma bisogna lasciarla libera per rispetto delle persone. Il rispetto del Parlamento è anche rispetto della coscienza dei parlamentari".

Tracciare un confine tra i temi eticamente sensibili e quelli che non lo sono, per la senatrice è però un'impresa molto difficile: "C'è una zona di chiaro-scuro che le sfide della tecnica oggi, per esempio, ci propongono in un modo che mai era stato preso in considerazione prima e quindi richiedono una grande elaborazione, riflessione, condivisione e approfondimento. Per questo non si possono mettere sì e no. C'è una complessità in questi temi in cui la modernità della tecnologia ci sfida".

L'unico perimetro possibile, ha ribadito, è quello tracciato dalla nota dottrinale di Papa Ratzinger nella quale "lui da un lato pone la vita, la famiglia e l'educazione. Dall'altro le lotte di contrasto alla povertà, la solidarietà e la pace. Quello che emerge - continua Binetti - è un panorama amplissimo perché ciò che è eticamente sensibile è anche il modo con cui lo si affronta. Dobbiamo stare molto attenti, c'è tanto margine su cui la nostra ragione può trovare la spazio di condivisioni, poi c'è il valore soglia. Dobbiamo cercare di restare lontani da quel valore soglia, tanto quanto ce lo permettono le comuni posizioni". Per questo "mai più" la fiducia sui temi etici e "il meno possibile" su tutti gli altri "per rispetto al lavoro dei parlamentari".

Quanto alle critiche dei movimenti omosessuali su alcune sue recenti dichiarazioni, la senatrice riconosce che nei loro confronti "ci sono dei problemi e delle sensibilità. Capisco anche che molti omosessuali hanno subito sulla loro pelle discriminazioni e addirittura, in qualche caso, violenza. Io naturalmente le respingo in modo totale e assoluto. Capisco anche che su certi aspetti le nostre posizioni siano un po' diverse perché sono diverse le sensibilità. Sono amica di molte persone omosessuali - conclude - con cui condividiamo il senso e il valore di tante battaglie per i diritti umani. Se noi tra le battaglie inseriamo il no alla discriminazione e alla violenza io sono totalmente d'accordo".

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Soldatesse con il velo, prossimo obiettivo dell’integralismo islamico.

I Partiti islamici definiscono la proposta, avanzata da alcuni organi di stampa musulmani, come “grandiosa”. Timori nella popolazione, che vede nell’esercito il garante della laicità dello Stato ed il pilastro della multi-etnicità indonesiana.

( Benteng Reges - AsiaNews) Soldatesse con il velo: è quanto si potrebbe presto vedere in Indonesia, dove infuria il dibattito sull’influenza dei Partiti islamici nella vita sociale del Paese e, soprattutto, cresce la preoccupazione per l’avanzata dell’integralismo islamico verso l’esercito, considerato il garante della laicità dello Stato.

Le forze militari nazionali indonesiane – conosciute come Tni – sono considerate dalla popolazione la struttura politica più solida del Paese, immune da ogni questione settaria e pilastro della multi-etnicità della nazione. Tuttavia, nel 1995 un rapporto pubblicato dalla stampa nazionale ha dimostrato la “vicinanza ideologica” di alcuni generali alle forze integraliste musulmane. Da allora, la questione dell’islamizzazione militare è rimasta all’ordine del giorno.
L’idea di far indossare il velo – lo jilbab – alle soldatesse è stata avanzata da alcuni organi di informazione musulmani, ed ha trovato l’appoggio incondizionato di diversi leader politici. Secondo Hidayat Nurwahid, presidente dell’Assemblea consultiva del Popolo, “dato che il velo non influenza il lavoro militare, non dovrebbe essere proibito. Inoltre, la legge non si esprime in materia, e quindi lascia il campo libero”. Ali Mochtar Ngabalin, deputato del Partito “Luna e stelle”, è più chiaro: “Questa è una grande idea”.
I vertici del Tni non si sono ancora espressi in materia. Secondo il generale Ricardo Siagian, portavoce dell’esercito, “la questione è ancora da discutere. Vi saranno molti, e seri, confronti prima di esprime un’opinione in materia”.

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"Adotta un prete", parte la campagna spirituale per salvare il clero.

(Paolo Rodari - Il Riformista) Una campagna che dal cuore della cattolicità, il Vaticano, vuole arrivare in ogni remoto angolo della terra. Una campagna urgente e per certi versi drammatica a cui oltre Tevere si spera aderiscano, con discrezione e dedizione, il maggior numero di fedeli possibile.
Una campagna i cui contenuti sono esposti in una breve lettera datata 8 dicembre 2007, festa dell’Immacolata Concezione, alla quale è stato allegato un pamphlet di trentaquattro pagine ricco di immagini, approfondimenti, testimonianze.
La lettera è firmata direttamente dal responsabile del “ministero” vaticano che si occupa del clero, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, e dal suo vice, l’arcivescovo Mauro Piacenza, ed è visionabile sul portale della stessa congregazione retta da Hummes: www.clerus.org.
Il suo scopo è nel primo capoverso: si chiede a tutte le diocesi del mondo di creare «veri e propri cenacoli» in cui i fedeli si dedichino anima e corpo, spirito ed energie, all’«adorazione eucaristica continuata, nell’arco delle ventiquattro ore» al fine di riparare «alle mancanze dei preti» e, insieme, per sostenerli nella strada verso la santità.
L’iniziativa è proposta a tutti ma in particolare alle «anime femminili consacrate» affinché, seguendo l’esempio di Maria, adottino «spiritualmente sacerdoti per aiutarli con l’offerta di sé, l’orazione e la penitenza».
Si tratta, dunque, di una vera e propria chiamata a una mobilitazione generale. Perché attraverso la preghiera le colpe dei sacerdoti vengano espiate. La loro vita si diriga verso ciò a cui deve tendere, e cioè la santità. Affinché i preti «sempre meglio servano a Lui e ai fratelli, come coloro che, a un tempo, stanno “nella” Chiesa ma, anche, “di fronte” alla Chiesa tenendo le veci di Cristo e, rappresentandoLo, come capo, pastore e sposo della Chiesa».
Sono passati poco più di dodici mesi da quando, neo responsabile della congregazione per il clero, Hummes spiazzò le gerarchie vaticane offrendo nel corso di un’intervista al quotidiano brasiliano Estado do Sao Paulo una sua soluzione al problema - da sempre presente nella Chiesa - di quei sacerdoti che non riescono a vivere la castità come dovrebbero. Hummes parlò esplicitamente di abolire il celibato sacerdotale, salvo poi tornare sui suoi passi attraverso una dichiarazione ufficiale rilasciata tramite la sala stampa vaticana: «La questione del celibato sacerdotale - disse - non è attualmente all’ordine del giorno delle autorità ecclesiastiche».
Sono passati poco più dodici mesi da quell’intervista che fece sobbalzare il cuore di chi tanto aveva fatto per suggerire al Papa il nome del porporato brasiliano per sostituire al clero il colombiano Darìo Castrillòn Hoyos. Ma oggi, la lettera di Hummes, rivela la convinzione che, per supplire alle mancanze dei preti, non serva tanto “liberalizzare” il matrimonio, ma occorrano casomai suppliche e sacrifici da consumarsi preferibilmente in modo silenzioso attraverso preghiere nascoste all’interno dei templi di Dio.
Evidentemente non sono poche le vocazioni dei sacerdoti nel mondo che attraversano periodi che si potrebbero definire difficili. E, evidentemente, queste situazioni non sono sconosciute alla congregazione per il clero. Di qui, la richiesta di mettere in atto una rivoluzione silenziosa la quale, a onor del vero, già fu abbracciata nel corso della bimillenaria storia della Chiesa da tanti fedeli.
Il pamphlet allegato alla lettera di Hummes rende testimonianza della vita di tante persone che, come disse Benedetto XVI il 14 settembre 2006 incontrando i sacerdoti e i diaconi di Freising, «scuotono il cuore di Dio» e in cambio ricevono dal «padrone della messe santi operai».
Si tratta di semplici fedeli, tra questi parecchie donne, che tramite la preghiera continuata hanno deciso di assumere su di sé l’intera esistenza dei sacerdoti, peccati inclusi.
Lo disse anche san Pio X (1835-1914), al secolo Giuseppe Sarto, quando rivelò come un giorno sua madre, baciandogli l’anello vescovile, gli disse: «Sì, Peppo, però tu adesso non lo porteresti, se io prima non avessi portato questo anello nuziale».
Lo disse anche il cardinale Nicola Cusano (1401-1464), filosofo e matematico tedesco, poi vescovo di Bressanone che spesso i sacerdoti, nonostante i loro peccati, vivono grazie al potere dell’abbandono, della preghiera e del sacrificio delle madri spirituali nel segreto dei conventi.
Lo disse anche il barone Wilhelm Emmanuel von Ketteler (1811-1877), vescovo di Magonza, quando raccontò che un giorno vide in sogno Gesù e innanzi a lui una suora che alzava le mani in posizione d’implorazione: «Ella prega ininterrottamente per te», gli disse Gesù in sogno. Ketteler, svegliatosi, decise di farsi prete e, anni dopo, quando già era divenuto vescovo, per caso incontrò, in visita a un convento, «l’ultima e la più povera conversa» intenta a pulire una stalla. La suora lo guardò e lui riconobbe il volto di colei che anni addietro aveva sognato. Capì che era diventato ciò che era grazie a quella suora. Era stata lei, per per tutta la sua vita, a pregare per lui, per le sue colpe, per la sua santificazione.

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"Rialto Sant'Ambrogio" e i centri sociali a Roma.

(06 blog) Questo post è in risposta alle numerose segnalazioni che criticano su più fronti il centro sociale Rialto Sant’Ambrogio, nato nel 1999 dall’occupazione dell’ex cinema Rialto a due passi dalla sinagoga di Roma. Segnaliamo qui le testimonianze raccolte, non tanto per denunciare (non ne abbiamo le prove concrete), ma per approfondire la situazione di un centro sociale che risulta essere spesso al centro di discussioni e critiche.

Il nostro lettore ci aveva in particolare segnalato un episodio che si è verificato qualche tempo fa e che ha visto vittima di violenza, apparentemente nemmeno giustificata dalle circostanze, un suo amico. La testimonianza di questo nostro lettore riporta che i buttafuori si sono accaniti senza motivo sul ragazzo, picchiandolo e facendolo finire nel vicino ospedale.

Una volta chiamate le forze dell’ordine per sporgere denuncia, i responsabili del centro sembra abbiano fatto sparire i buttafuori responsabili dell’accaduto, negando i fatti, la presenza stessa di buttafuori nel locale e il fatto che venisse fatto pagare l’ingresso alla serata, sottolineando che il centro non è una discoteca, anche se poi la serata sembrava dire tutto il contrario. Risultato: sembra che le forze dell’ordine non abbiano quasi nessun potere in merito.

A questo punto è bene interrogarsi sul fatto che ci siano numerosi centri sociali sul suolo capitolino, regolamentati nel 95 dalla delibera 26, molti dei quali offrono un servizio culturale, ricreativo e sociale importante e che, grazie alla delibera di cui sopra, sono spazi concessi a sanatoria a chi però, almeno inizialmente, li occupa illegalmente e abusivamente.

C’è da chiedersi quindi se questa libertà, questa “autogestione” di spazi, a volte non sia abusata e se ci sia un controllo sui profitti che girano intorno a queste associazioni, che dovrebbero essere regolarmente registrati e dovrebbero servire all’autofinanziamento delle attività e del centro, ma che spesso sembrano scomparire nelle tasche di qualcuno.

L’episodio del Rialto è insomma il sintomo di qualcosa di più grande, di una oligarchia di spazi autogestiti che non sempre si riesce a controllare come si dovrebbe. Da cittadina romana, non sono contro questi centri sociali, promuovo spesso anche in questo blog le loro iniziative, alle quali ho inoltre spesso partecipato personalmente. Sono convinta del loro valore sociale (almeno in alcuni casi), ma mi piacerebbe fare un po’ più di chiarezza su poteri e adempimenti di tali spazi e di come vengano tutelati i diritti comunali e si vigili sulle attività delle associazioni.

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Pregando per Makwan e per i suoi carnefici.

(Refo) Una serata fredda, molto fredda. Un’occasione triste. Una preghiera, però che ci ha riscaldato i cuori.
In silenzio, davanti a una miriade di candele che si univano per formare una croce tremolante, al centro del cerchio formato dai partecipanti, abbiamo pregato, ci siamo commossi, abbiamo ascoltato i pastori valdese e battista.

Abbiamo meditato sulla Scrittura, sull’amore di Dio verso gli uomini e su come “uccidere nel nome di Dio sia la peggiore bestemmia verso il Signore” come ha detto il pastore valdese Pawel Gajewski commentando un passo della Genesi.

Makwan era al centro dei nostri pensieri, assieme agli altri diecimila vittime del genocidio degli omosessuali in Iran, molte delle quali senza nome e senza volto.
Una strage degli innocenti verso la quale ci sentiamo impotenti, forse anche colpevoli. Una strage per cui non dobbiamo chiedere vendetta ma giustizia e perdono. E chiedendo giustizia e perdono al Signore abbiamo pregato anche e soprattutto per i carnefici, per i responsabili di tanta empietà e ingiustizia. Perché lo Spirito possa illuminarli e condurli verso l’amore di Dio che è l’unico che permette di amare il prossimo. (Andrea Panerini)

Clicca sul link per scaricare il testo della preghiera

RINGRAZIAMENTI
Per la bella serata di ieri sera vogliamo ringraziare tutti i presenti, i pastori Pawel Gajewski e Raffaele Volpe, le comunità valdese e battista, gli amici della Mailing List “Amarecolcuoredidio” che hanno pregato con noi a distanza, Marco Ricca, Giuliano Boffardi, Mirella Mannocchio e Paolo Gianardi che ci hanno arricchito mandandoci le loro impressioni, gli amici di Villa Guicciardini che, anche se nella maggior parte dei casi non sono potuti stare con noi per vari impegni, si sono prodigati per dare risalto all’iniziativa. Vogliamo ringraziare il portale www.gionata.org per il suo contributo, essenziale all’organizzazione della veglia. Vogliamo infine ringraziare tutti coloro che ci hanno mandato messaggi per ricordare Makwan e per dire basta all’olocausto degli omosessuali in Iran. Grazie!

Gli uomini e le donne della REFO di Firenze

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Palapartenope: Vendola battezza il "laboratorio Napoli". Tremila persone per la nascita del nuovo partito della "Sinistra".

(La Repubblica, edizione di Napoli) La tromba di Roy Paci e il sorriso di Nichi Vendola una accanto all´altro per battezzare la Sinistra, sotto il tendone del Palapartenope, un dibattito e un concerto per 3 mila persone. Qui, dove i partiti della "Cosa Rossa" andranno uniti con liste uniche alle prossime amministrative, prima di chiunque altro in Italia: a Pozzuoli, a Giugliano, ad Afragola. Napoli come laboratorio, dice Vendola, reduce dall´abbraccio degli Stati generali di Roma con Ingrao, leader naturale del nuovo soggetto politico, governatore della Puglia più volte in contrasto con le scelte della Campania sulla questione rifiuti. «Napoli è un punto fondamentale del nostro Paese. Stenta a emergere come grande questione nazionale. Ed è una città stretta a un bivio: o palla al piede dell´intero Paese, o fattore decisivo per invertire la tendenza al declino». I temi cari: sicurezza e precariato. «Non solo quello del lavoro, ma anche quello esistenziale. Su questo si deve investire». Con il Pd per alleato. «Resta l´alleato fondamentale della Sinistra - dice Vendola - la sua natura neocentrista ha un orizzonte di società che non è il nostro, e la sua nascita rende urgente una interlocuzione con tutte le forze del nostro mondo».
Un lavoro che a Napoli è avviato. Andrea Di Martino, segretario provinciale del Prc, sollecita incontri per preparare le elezioni di primavera. «Chiediamo al Pd un tavolo del centrosinistra. La selezione dei sindaci va fatta con le primarie. Anzi: nei Comuni in cui veniamo dal commissariamento per scioglimento antimafia, chiediamo un forte rinnovamento. Per essere chiari, nessuno che sia stato in giunta o in uno dei Consigli sciolti potrà candidarsi a sindaco. Una proposta forte, ma c´è bisogno di una inversione netta». La stessa che predica Sinistra democratica col suo coordinatore napoletano, Francesco Barra. «Discontinuità con l´esperienza attuale di governo di centrosinistra. Nuova classe dirigente, nuove idee e progetti». Peppe De Cristofaro, il parlamentare che in Campania coordina Prc, dice che «è importante proseguire qui l´impegno di Roma». Gennaro Migliore, capogruppo Prc alla Camera, ha uno slogan: «La Sinistra ha l´immagine di questo concerto: impegnata, militante e gratuita». Corrado Gabriele è l´anima organizzatrice della serata: «È importante - dice - che le forze e i parti della sinistra in Campania si uniscano per dare una risposta chiara a emergenze come la sicurezza sul lavoro, la disoccupazione e l´antimafia sociale».
La Sinistra avrà anche un suo settimanale in Campania, diretto da Francesco Basile. Sarà in edicola l´11 gennaio. Ieri distribuito il numero zero. Titolo: "Colpa loro". In copertina la foto di due chiavi inglesi

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Tf1 chiede 100 milioni di danni a Youtube.

(Tiscali notizie) Contraffazione e concorrenza sleale. Il gruppo televisivo francese Tf1 ha deciso di portare in tribunale Youtube France e Dailymotion, altro sito web dove si scambiano video, chiedendo danni rispettivamente per 100 e 38,97 milioni di euro. Si tratta della prima causa del genere intentata da un grande gruppo mediatico europeo.
Negli Usa, a marzo, lo ha fatto Viacom Mtv e Paramount hanno reclamato da Youtube un milione di dollari. La denuncia dovrebbe essere depositata nelle prossime settimane e si basa sui mancati introiti pubblicitari (calcolati in 66.000 euro a episodio) derivanti dalla visione 'pirata' delle puntate di Heroes, la serie di punta di Tf1 che è disponibile sia su Youtube che su Dailymotion.

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Bellezze: Adam Rickitt.


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Turismo sessuale. Nelle parole del Papa la contrarietà della chiesa.

(Agi) Un "importante messaggio" quello di Benedetto XVI contro il turismo sessuale espresso a margine dell'incontro avuto con il nuovo ambasciatore della Thailandia, Chaiyong Satjipanon. E' stato il commento di Marco Scarpati, presidente di Ecpat-Italia Onlus, che da piu' di dieci anni combatte lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali: turismo, prostituzione, tratta, edopornografia. "E proprio la battaglia contro il turismo sessuale a danno di minori, che ha portato alla nascita di un'organizzazione come la nostra", ha spiegato Scarpati. O Ecpat, una rete internazionale che dagli inizi degli anni 90 e' in Thailandia e che qui ha la propria casa madre, ha confermato che ci sono circa 300mila bambini vittime di sfruttamento sessuale. I piccoli coinvolti nel mercato del sesso provengono, oltre che da Thailandia, Birmania, Cambogia, Vietnam, Laos e Cina. Storie di prostituzione minorile nei bordelli e nei mercati centrali delle citta', di traffici e corruzioni, di estrema poverta' in cui accade spesso che una madre non possa sostenere la propria figlia e sia costretta a venderla. "Ma tutto questo non e' storia solo della Thailandia", ha continuato Scarpati, "e sono molti i Paesi interessati da questa nuova forma di colonialismo".
Il presidente di Ecpat-Italia, che ha raccontato l'orrore dello sfruttamento sessuale nel libro "Il rumore dell'erba che cresce", ha delineato un identikit del turista sessuale. "Negli ultimi anni", ha spiegato, "l'italiano ha scalato pesantemente i primi posti di questa terribile 'classifica': se fino a qualche tempo fa eravamo tra le prime 4-5 nazionalita', oggi siamo i piu' presenti in Paesi come Kenya (il 24% dei clienti di minorenni e' italiano, contro il 38% dei 'locali'), Repubblica Dominicana, Colombia". L'eta' del turista sessuale si e' abbassata e "non corrisponde piu' al cliche' del vecchio ricco e bavoso: la media oggi e' intorno ai 27 anni. I giovani pirati del sesso usano voli i low cost per spostarsi di piu' e il web per gestire il tutto in completa autonomia".
Sono oltre 80.000 i viaggiatori che ogni anno lasciano l'Italia per andare a caccia di sesso proibito, con adolescenti o bambini piccolissimi; non solo pedofili (che rappresenterebbero il 3% del totale), ma anche, secondo Ecpat, uomini e donne "normali".

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L’industria del falso fa più utili del traffico di droga.


(Panorama) Un programma per computer falsificato costa al produttore 20 centesimi e viene venduto sul mercato anche a 45 euro. Il guadagno è otto volte superiore a quello che deriva dallo spaccio di un grammo di cannabis, il cui costo di produzione è intorno all’1,52 euro e quello al dettaglio è di circa 12 euro. C’è di più: per un’organizzazione criminale i rischi, a livello giudiziario, legati all’importazione di 100 chili di droga non sono neppure paragonabili a quelli per il traffico di dieci scatoloni pieni di jeans con un falso marchio.

Le organizzazioni criminali più impegnate nel mercato della contraffazione sono le Triadi cinesi, la Yakuza giapponese, la mafia russa e la camorra napoletana. In Italia la camorra e i trafficanti cinesi sono spesso alleati in questo settore, che rappresenta una delle fonti di guadagno insieme al commercio di droga, di armi e di immigrati clandestini. Ma il mercato del falso offre a volte proventi anche superiori a quello degli stupefacenti, da reinvestire poi nelle altre attività criminali. E, come spiega il Rapporto Onu sulla contraffazione presentato oggi, le pene sono notevolmente più basse così come le risorse impiegate dagli Stati per il contrasto.

“Gli strumenti a nostra disposizione per prevenire e reprimere questo fenomeno sono carenti”, spiega Fausto Zuccarelli, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. “I cosiddetti ‘reati di falso’ sono considerati ‘contro la fede pubblica’ e prevedono pene non superiori ai tre anni. Questo, tra l’altro, non ci permette di utilizzare metodi di indagine impiegati ad esempio nel caso del traffico di droga. Parlo di intercettazioni telefoniche, consegne controllate, operazioni sotto copertura. Inoltre spesso ci si limita ad arrestare il singolo venditore abusivo o a chiudere il laboratorio clandestino, senza risalire all’origine dell’attività illecita”.

Ma secondo il procuratore Zuccarelli il nodo non è solo l’inasprimento delle pene. “Per il cittadino comprare una borsa con una griffe falsa non è certo grave come acquistare una dose di droga”, dice, “e la contraffazione non è avvertita dall’opinione pubblica come un’emergenza sociale. Questo comporta una scarsa volontà politica nel contrastarla e il fatto che le forze dell’ordine e la magistratura si concentrino su reati considerati più gravi”. Non solo si tratta di un reato comunemente giustificato, ma è dallo stesso cittadino che spesso parte la domanda di merce “taroccata”. Occorre un passo avanti prima di tutto culturale, quindi. “Se il commercio di oggetti falsificati sarà definito come reato ‘contro l’economia’, in questo senso si sta muovendo il legislatore, la gente comincerà a pensare almeno ai posti di lavoro legali che vengono persi”. Senza contare che nel caso della falsificazione di medicinali, cibi, giocattoli, pezzi di ricambio di automobili e di aerei sono la salute e la sicurezza delle persone a essere in pericolo.

C’è moltissimo da fare anche secondo Sandro Calvani, direttore dell’Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (Unicri), che ha elaborato il rapporto. “Da noi l’Agenzia delle dogane è molto attiva, basti pensare al volume dei sequestri, con 18 milioni di oggetti confiscati nel 2006″, sottolinea, “tuttavia i controlli non sono ancora sufficienti. E la lista degli interventi urgenti è lunga. Prima di tutto proponiamo un osservatorio permanente sulla contraffazione che aumenti la capacità d’intervento attraverso la cooperazione legislativa e giudiziaria tra i diversi Paesi coinvolti. Compresi quegli Stati in cui il controllo del mercato e la legislazione contro il mercato del falso praticamente non esistono. Occorre inoltre concentrare l’attenzione su Internet, che è il canale utilizzato per vendere gran parte dei prodotti falsificati”. Anche le aziende e le società di trasporto merci dovrebbero autoregolamentarsi e impegnarsi per trovare l’anello debole della catena cui si appigliano le organizzazioni criminali, suggerisce Calvani.

L’Europa e l’Italia in particolare non sono solo il crocevia di questo mercato. Spesso i prodotti contraffatti sono fabbricati o assemblati da noi, magari negli stessi stabilimenti da cui esce la merce legale. Nel nostro Paese al primo posto c’è la produzione di capi di abbigliamento e di ricambi di auto e la camorra detiene il monopolio per quanto riguarda la giacche di pelle con finti marchi e i trapani elettrici simil-Bosch. Le organizzazioni di stampo mafioso costringono poi i negozianti a fornirsi da loro con metodi violenti simili a quelli usati per il pizzo. In questo modo gli oggetti riprodotti entrano nel circuito di vendita lecito, arrivando anche a clienti inconsapevoli.

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Roma. Debutta il 18 dicembre al Teatro dell'Opera la prima opera gay.

(Il capoluogo) E' aquilano l'autore della prima opera lirica dichiaratamente gay. Si tratta de 'La maschera di Punkitititi': a scriverla Marco Taralli. Prodotta dal Teatro dell'Opera di Roma, va in scena, novità assoluta, martedì 18 dicembre al Teatro Nazionale. Ne sono autori il compositore Marco Taralli (nella foto), al suo esordio, e lo scenografo Quirino Conti che debutta nella regia, e firma inoltre il libretto in tandem con Marco Ravasini.
Si tratta di un' opera piena di rimandi mozartiani e proustiani, fonte di esplicita ispirazione, ambientata negli anno '20 del secolo scorso in un laboratorio delle Cere di un Musèe de l'Homme di una città nordeuropea.
In questa cornice, densa di richiami ambigui, i personaggi si muovono un un dedalo di passioni, segreti e meschinità: il tutto all'ombra della maschera funebre di Punkitititi, soprannome usato da Mozart da giovane, e che in questo caso é stato adottato per il titolo. Il libretto argomenta il rapporto tra veri uomini, virili, nell'atmosfera incandescente della Recherche proustiana, in una appassionante esaltazione del corpo, vero e proprio motore dell'intera azione.
Maestro e direttore musicale sarà Vittorio Parisi alla guida dell'orchestra e del coro dell'Opera di Roma. Fra gli interpreti, Paolo Coni, Donata D'Annunzio Lombardi, Marta Calcaterra, Rosa Ricciotti, Danilo Formaggia. Un allestimento che soprattutto per il contributo di Conti, noto esteta anche nel campo dell'alta moda, si annuncia di raffinata eleganza.
Marco Taralli in una conferenza stampa ha espresso la sua soddisfazione per il suo primo lavoro nel teatro musicale. "Un'opera - ha spiegato - che dipinge anime diverse, le quali, calate nella cornice di un prestigioso museo delle Cere, reagiscono differentemente agli eventi della storia comportandosi a seconda di ciò che la loro sensibilità crede di evocare ". Secondo Conti, già squisito scenografo e costumista di opere mozartiane, 'Don Giovanni', 'Nozze di Figaro', 'Flauto magico', la maschera è il simbolo per guardare indietro, I personaggi si aggirano tra le ombre, estraggono una personalità che il tempo ha in larga parte neutralizzato".
"Facciamo un lavoro di scavo - ha aggiunto - non voyerismo, come accade sulle spiagge, bensì il rapporto con i corpi che restano protagonisti della Storia. La musica è chiamata ad esprimere la sessualità senza frustrazioni d'obbligo. Certi argomenti in passato sono stati appena lambiti dall'opera lirica. Ora ne parliamo più liberamente, senza condizionamenti, e con tutte le carte in regola".

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Ravenna, in classe con tacchi a spillo. Prof travestito, chiesta radiazione.

(TgCom) E' stata chiesta la destituzione (cioè niente più insegnamento) per il professore che, per cinque giorni consecutivi, nella scorsa primavera, si presentò in classe in abiti femminili. Il fatto, accaduto all'istituto alberghiero di Cervia, era stato documentato da immagini circolate poi su internet. Ora, l'ispettore provinciale scolastico del Ravennate ha chiesto che il docente non eserciti più.

L'insegnante, Vincenzo Di Grazia, era stato sospeso in via cautelare solo dopo il clamore mediatico suscitato a dicembre dalla pubblicazione della notizia.

La discussione del procedimento disciplinare che lo riguarda si è svolta a Roma dove la decisione finale è tuttavia slittata per le eccezioni (preliminari e pregiudiziali) sollevate dall'avvocato della difesa, Nicola Montefiori.

Le accuse: abiti femminili, carattere irascibile, molestie, ingiuria a una collega
La richiesta di sospensione dall'insegnamento del docente da parte dell'ispettore è avvenuta dopo averlo interrogato per circa un'ora. La commissione disciplinare ha valutato non solo il travestimento definito destabilizzante per gli studenti, ma anche il materiale raccolto durante un'ispezione fatta tra fine dicembre e inizio gennaio. Secondo le testimonianze raccolte in quell'occasione tra insegnanti, alunni e bidelli, il professore sarebbe risultato incompatibile con l'insegnamento in quanto persona molto irascibile. Per questo era stato trasferito in regime di sospensione in un istituto tecnico di Rimini con il 50% dello stipendio. Il materiale raccolto è stato anche inviato alla procura di Ravenna che ha aperto un fascicolo per molestie e l'ha condannato per decreto a cinque mesi e 10 giorni, pena convertita in 6.080 euro di ammenda. Il difensore di Di Grazia si è opposto al decreto e ora si attende o l'archiviazione o il giudizio. A carico del docente c'è anche una denuncia per ingiuria da parte di una collega, fascicolo che sarà esaminato dal giudice di pace.

Il professore: "una provocazione" e "aggredito da studenti"
Di fronte a queste accuse, l'insegnante ha fornito una propria versione dei fatti. L'abbigliamento, a suo avviso, non sarebbe strettamente femminile: jeans attillati, maglia da donna, cerchietto e stivaletti. E sarebbe stato scelto come provocazione per la poca considerazione rivolta alle materie letterarie nella scuola. Di Grazia ha anche affermato di essere stato aggredito da due studenti a schiaffi e colpi in testa solo per averli richiamati.

L'avvocato difensore Montefiori ha annunciato un esposto contro il preside della scuola per abuso di atti d'ufficio e ha contestato due aspetti: che il procedimento disciplinare non sia stato affidato alla magistratura in sede penale come prevede la legge; e che la sospensione inflitta al suo assistito sia stata troppo lunga (un anno quando la normativa stabilisce al massimo 40 giorni). Il Video.

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