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martedì 9 ottobre 2007

Cesa, Udc: "Non equiparare reversibilità per conviventi gay.

(APCom) - "La famiglia fondata sul matrimonio costituisce il cardine della societa'. E' inammissibile pensare all'equiparazione della pensione di reversibilita' a conviventi dello stesso sesso e un'eventuale pronuncia favorevole della Corte di Lussemburgo sarebbe fortemente destabilizzante". Lo afferma il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, a proposito della richiesta inoltrata alla Corte di Giustizia della Comunita' europea, sull'equiparazione del regime di convivenze omosessuali a quello della famiglia tradizionale.
"E' molto preoccupante - aggiunge - che vengano poste in essere forzature legislative proprio da parte dell'Avvocatura generale della Corte di Giustizia europea che dovrebbe essere garante e imparziale nell'applicazione dei principi condivisi. L'Ue e' incompetente a disciplinare la materia nel diritto di famiglia ed e' interesse di tutti evitare fratture e contrasti tra le strutture comunitarie e gli Stati membri dell'Unione".

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Giorgio Panariello: Nel mio spettacolo non offendo i gay.

(La Repubblica) "Ma come? Proprio perche' amo fotografare la realta' credo di poter scherzare su una cosa che ritengo assolutamente normale". Replica cosi Giorgio Panariello raggiunto al telefono a pochi secondi dal debutto al Sistina a proposito della richiesta dell'Arcigay di togliere alcune battute dallo show. E aggiunge: "Cosi' come scherzo sul fatto che nel 2007, gli uomini - io per primo - si mettono le cremine, cosi' come scherzo su Briatore o sulla moda, cosi' come scherzo sulle donne fanatiche per la forma fisica, cosi' come scherzo sul mondo gay, sugli animali! Cosa c' e' di male? Amo tutti gli esseri umani, li amo per come sono. Belli e diversi uno dall'altro. E penso che sia proprio il vivere con i paraocchi che rende suscettibili quei signori che hanno scritto. Non ho nessun problema con i gay, ho tanti amici e partecipo con piacere alle battaglie per il riconoscimento dei loro diritti. Vorrei pero' suggerire a coloro che si lamentano, di imparare ad essere autoironici. I gay sono persone supersensibili, ricchi di ironia e di autoironia, e quelli che hanno visto lo spettacolo sanno che non offendo nessuno".

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Diamo un po' di numeri.


Notiziegay è entrato in funzione giovedì 27 settembre 2007.
A tutt'oggi sono 13 giorni che è online.

A tutto ieri, è stata visitata da 1.652 persone, una media di 138 visitatori al giorno.

Nela settimana compresa tra il 1° ed il 7 ottobre troviamo:

Visitatori.........................830
Pagine viste.................1.601

Durata media permanenza..........7 min. e 56 sec.
Media pagine viste a persona......2,2

Con un incremento del +288,8% tra il lunedì e il lunedì.

Nel periodo preso in considerazione, la giornata con le migliori performances è ieri, lunedì 8 ottobre 2007:

- 380 pagine viste
- 292 visite

Appuntamento al 1 novembre dove tracceremo un primo bilancio e trarremo le prime conclusioni sul nostro lavoro. Per il momento a tutti voi grazie.

P. la redazione
Federico Salviati

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Parigi: più di mille contro le discriminazioni transfobiche.

Al grido di "Liberté, Egalité, Transidentites", più di mille persone hanno manifestato a Parigi contro le discriminazioni verso i transessuali e hanno rivendicato una migliore assistenza medico, ha constatato un giornalista dell'AFP.
I dimostranti hanno risposto all'appello del coordinamento ExiTrans', che stima in 60.000 il numero dei transessuali in Francia. "Chiediamo la declassificazione immediata della transessualità delle malattie mentali, siamo ancora considerati malati mentali come gli omosessuali trenta anni fa", ha spiegato Rochelle Gregorie, vice presidente dell'Associazione della sindrome di Benjamin (Asb) che rivendica circa 200 membri. Ha inoltre denunciato il fatto che la carta di identità in Francia indichi il sesso.

I transessuali chiedono inoltre la libera scelta dei medici per le persone che desiderano cambiare sesso.



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"Le donne sono affascinate dai froci come le vittime da Dracula" (Oliviero Toscani).

(Pietrangelo Buttafuoco - Panorama) Un omone di un metro e 80, anzi 90. Ha un vocione con cui sposta questo e quello. «Sono una one man band» dice di sé. In quella scienza mistica e dadaista che è l'olivierotoscanologia, della quale lui è l'aitante e l'agile budda, il far da sé con talento è anche «kalyuga», ossia sovversione portata a termine con metodo.

È una disciplina attraverso la quale i passanti, i lettori, i telespettatori e tutti i consumatori bevono l'amaro calice dell'anoressia sotto forma di modella che però s'è mangiata la carne addosso, tanto era sazia lei (e con lei sazi noi che la guardiamo). Oliviero Toscani allora, il fotografo. «Soffriamo tutti di anoressia. Nell'anoressia, infatti, vediamo un autoritratto. La paura di non avere soldi è anoressia, il non avere merce da vendere è anoressia, così come non sapersi dare, il sentirsi mai all'altezza della realtà è anoressia».

Il vocione si fa tuono: «Tutti noi siamo anoressici di potere, di bellezza, di paternità, di maternità. Il governo stesso si sentirà anoressico così come, al contrario, Berlusconi, in mancanza di maggioranza parlamentare, risulterà anoressico a se stesso». L'anoressia è lo spirito del tempo amplificata dalla moda. L'anoressia, infatti, «fa vendere, la moda è la trappola più ovvia, ma non parlerei di responsabilità del glamour, piuttosto di collaborazionismo della moda anche se poi bisogna dirlo: siamo tutti dei collabò».
La religione dell'anoressia è il nuovo esistenzialismo? «L'anoressia è sicuramente la rappresentazione della nostra insicurezza, è uno stato di paura che ci sovrasta e che ci gratifica al contempo. È sufficiente leggere i richiami di copertina dei magazine femminili per averne prova. Sono sempre uguali e avranno per sempre gli stessi argomenti: orgasmo, come ottenerlo; poi chirurgia estetica, top model, vip e dieta».
La dittatura dell'anoressia si accompagna alla religione totalitaria della moda. Più feroce casta dei sarti d'alto bordo non ce n'è, infatti. Si può fare tutta l'informazione, dalla politica alla finanza, dalla mafia al business dello spettacolo, eccetto che sulla moda: il regno impassibile della marchetta.

«Ma questo succede a causa della nostra condizione piccina: l'Italia è solo una botteguccia di borse, scarpette e vestitini. Siamo il vero Terzo mondo, una volta si veniva in Italia per Giotto e Mantegna, adesso per fare shopping e trovare le scarpe, ovvio che domini il culto del vestitino, non a caso sono partito dalla Settimana della moda anche se la riflessione su questo tema la covo da tempo. Feci anche un film, "Chiara a sedici anni", una confessione sull'anoressia, perché c'è un po' di sovversione nell'anoressia... È un moto di resistenza contro quello che la moda decide di fare».
Il budda dal sorriso italiano è un modello riuscito di artista plurale, meticcio per davvero, perfettamente in grado di assolvere la preghiera quotidiana della lettura dei giornali attraverso le cinque lingue di cui è padrone. «Io sono ignorante, non compro settimanali, io leggo solo quotidiani. La "Frankfurter Allgemeine Zeitung" il "New York Times", "El Mundo", "La Repubblica", "le Monde". Se non li trovo in edicola me li leggo via web. Si può fare arte anche col giornalismo, sai?

Prendi "La Repubblica", il nostro Francesco Merlo fa sicuramente arte lì, ma Eugenio Scalfari proprio no. Dirà anche cose condivisibili Scalfari, ma non sa scrivere, faccio fatica a capirlo, affoga tutte le cose buone nella sua prosa. Il giornalismo è come la fotografia: hai voglia a comprare sempre nuove macchine fotografiche, se manca il talento è inutile, l'assenza di talento ammazza anche la notizia. È come nei reportage di guerra. Troppo facile il reportage, arrivi dove si scannano, trovi il sangue, i morti, scatti foto dappertutto e l'impaginato è bello che fatto. La vera difficoltà sta nel fare un reportage di guerra su un fondo bianco, anzi un film di guerra su un fondo bianco. Il racconto della guerra in Iugoslavia lo feci con una T-shirt».
L'occhio dell'omone di un metro e 80, anzi 90, frigge nella riflessione: «Io non guardo, immagino. E di conseguenza leggo. Sono un grande lettore di Emil Cioran, lo trovo perfino comico, la lettura ci porta alla realtà. Se vuoi sapere cosa succede in Togo, devi leggere i quotidiani, il telegiornale non ti dirà mai cosa succede in Togo. La televisione è buona per i ciechi all'incontrario, noi. Gli orbi s'aiutano col bastone, noi con la televisione. Ecco, la tv uccide l'immaginazione. L'immaginare delle immagini è, invece, una gioia attiva dell'intelligenza, il giornalismo di Giorgio Pecorini, il fiutare la grazia dell'improvvisamente, il cambiare, l'andare, il fare qualcos'altro. Come si fa a non amare Giorgio Bocca quando spiega agli amici il vero motivo che lo portò sull'altopiano?».
Ecco, qui l'omone tradisce tutto l'affetto e tutta la benedizione per quella vita che sa tenersi alla larga dalle truffe etiche: «Lo spiegava così, Bocca: "Sapete perché sono andato nella Resistenza?" diceva "perché c'era una ragazza che me la dava". Mi sta bene che ci sia andato per seguire una fanciulla, lo dico con convinzione perché bisogna stare sempre attenti agli eroi».

Oliviero Toscani non è precisamente il tipo alla Rosmini-Gioberti-Galluppi, la triade della pedagogia nazionale, ma più che pedagogo lui è: «Sono una one man band, è vero, ma ho tutta una serie di sensori sparsi ovunque. Mi attornio di collaboratori, tutti giovanissimi, tutti al primo lavoro, e se sono bravi li voglio subito alla prova. Devono fare i maestri. Li tratto male, gli voglio un bene dell'accidente, ma devono sudare per il loro stesso piacere e la loro gratificazione. Io sono un terribile domatore di talenti altrui: li fustigo, li ammazzo, e se ne trovo di bravi sono io che vado a scuola da loro».
Tra questi ragazzi che Toscani mette alla prova c'è anche il figlio Rocco: «Povero figlio mio, ha una pazienza con me... Ha fatto la mia stessa scuola, ma a Chicago, non a Zurigo. Quando la Bauhaus ha lasciato la Germania la Kunstgewerbeschule s'è divisa tra queste due sedi».
Padri e figli. La storia di Oliviero Toscani è quella di suo padre, Fedele Toscani, il primo fotoreporter del "Corriere della sera" (la famosa foto di Indro Montanelli con la Lettera 22 Olivetti è sua, la famosa foto della macelleria di piazzale Loreto è sua). E certamente c'è l'arte che gli è stata messa in mano già da bambino, nel suo apice ha rotto con la moda con l'aria di quello che non le manda a dire: «Non sono una dama di compagnia».

La storia di Toscani è stata anche quella dell'incontro con un geniale e abbastanza ignorante Luciano Benetton e il famoso bacio delle suore, ancora più indietro nel tempo il celebre «Chi mi ama mi segua», il motto incollato sulle più belle natiche di femmina, quelle di una delle sue mogli. Ha conosciuto tutto e tutti, da Mick Jagger ad Andy Warhol. È uno che non se la tira. Non potrebbe mai fotografare le donne di spettacolo, direbbe loro: «Sembri un puttanone, vatti a cambiare, togli il rossetto, scendi dai tacchi». Per lui Jennifer Lopez è solo una ballerina cubana, non una diva.
Smitizza i personaggi Toscani, a differenza degli icon maker, i fabbricatori di icone, i modelli delle sue campagne di comunicazione se li va a prendere per strada. Oppure nel braccio della morte, come con i condannati che si sono offerti al suo clic. Ne fece un crudele catalogo di moda. Ha messo in piedi un laboratorio di comunicazione, "La sterpaia", a San Rossore.
Non scatta solo foto Toscani, ovvio, non c'è un solo giorno in cui lui non sia da qualche parte a fare quello che sa: immaginare. Così a Berlino, in Giappone per la Toyota, o a Parigi, dove lavora per Libération, dove pure ha seguito e consigliato la molto avvenente Ségolène Royal. Ha fatto anche un numero di Colours, la sua rivista, tutto dedicato alla cacca. Ha studiato la campagna elettorale di Dario Fo candidato sindaco di Milano, ha inventato anche quella dell'Inter, candidata al campionato, si occupa del vino Bellavista, fa etichette, tra i suoi clienti ha la Miscela d'oro, un caffè di Messina.

La sua idea è creare più sterpaglie in Italia, un network, laboratori della comunicazione messi ovunque, su cui buttare un occhio che non guarda ma immagina, immagina di immaginare sempre nuove visioni. E per fortuna ha la moglie, Kisti, la sua terza, amministratore delegato del tutto. L'occhio che non guarda e immagina vive in una fattoria. Due ruderi che prese negli anni Settanta, a Casale Marittimo, una fattoria autonoma in Toscana dove con polli, mucche, cavalli e trattori (il contadino gli ha tirato via il cavo Telecom con l'erpice) Toscani sta per lanciare un suo vino. Ex capellone, ex ragazzo beat, non trascina le masse (tanto è vero che sia Ségolène sia Dario Fo lì sono rimasti) ma segna un'epoca.

Si compiace, certo, ma fa parte del mestiere. Ed è un provocatore, anche se non fa parte del mestiere. Dell'uso della fotografia d'arte fa strame. Helmut Newton per esempio, l'erotismo al livello del massimo artificio: «È come una grande scorreggia, solo una grande puzza e niente dentro. Richard Avedon piuttosto, l'unico che ha saputo fotografare la nostra nevrosi».
L'occhio che immagina cerca le donne: «Noi uomini normali e banali non abbiamo lo sguardo degli omosessuali, sempre troppo cattivi con le donne. Noi normali e banali cerchiamo la curva, io sono cresciuto viaggiando per il mondo palpando le donne, loro invece vestono degli stecchini, come gli architetti cattivi che fanno palazzi pieni di spigoli. Per gli omosessuali la donna è uno strano punto di riferimento, e le donne, a loro volta, sono affascinate dai froci come le vittime da Dracula. Ora non è perché uno è frocio debba avere ragione, il giorno in cui potremo dare dello stronzo a un negro avremo anche chiuso con il razzismo.

Diciamolo allora: esiste questa cattiveria degli omosessuali contro le donne, fanno a loro da dama di compagnia, da soprammobile, le vogliono tali e quali alle Barbie con cui avrebbero voluto giocare da piccoli. La donna, invece, è un incredibile racconto della qualità, è quella curva, il mistero, quello che noi uomini cerchiamo. Il corpo della donna è il futuro, cosa possono capirne i designer che hanno rinnegato la linea curva? Una macchina che è vera macchina è la Porsche 550 Rs, un meraviglioso uovo schiacciato, la Ferrari, in confronto, sembra un condizionatore d'aria».
Un omone tutto arte e libero discorrere il Toscani. «L'arte deve sorprendere. Lo capii da ragazzino. Mia sorella maggiore di 11 anni mi spedì una cartolina con dentro una piazza di De Chirico. Scioccato, capii che l'arte doveva fare solo questo: comunicazione, comunicazione, comunicazione. Come nella scrittura, così nell'espressione pittorica. Concetto e immaginazione del concetto. E così il grande lavoro è fatto. Sono molto pignolo io, nessun dettaglio è piccolo. Prendi questa ragazza della campagna sull'anoressia. C'è da cogliere l'attimo della seduzione, un ultimo sprazzo, una spavalderia che lei stessa suggerisce. Si gira di schiena, seguimi, sembra dire». Nolita è un richiamo a Nonita, la parodia di Lolita fatta da Umberto Eco? «Certo, c'è anche quel richiamo. No-li-ta».
Occhio che non guarda e immagina è padrone di felicità a casa sua. «Cosa c'è di più bello dello stare a casa? Solo gli sfigati hanno bisogno di trovarsi dei posti dove andare. Io le vacanze me le faccio a casa». Occhio che immagina è l'immagine dell'uomo che a un certo punto si rompe a far flanella tra le trappole del glamour e indossa gli stivali da consorzio agrario.
Tutti ne dicono un gran bene, dell'Oliviero: «Spero siano tutte donne» dice lui. E Toscani è proprio un gattone che sa arraffare la vita: «For-tu-na-to, io sono un fortunato. Ho 65 anni, mi tira ancora l'uccello, ho avuto un culo incredibile nella vita, sono nato al momento giusto, avevo 18 anni negli anni Sessanta, sono coetaneo di Bob Dylan. Ho avuto delle donne fantastiche, mai vittime della moda. Ho lavorato nel migliore dei modi facendo un mestiere dove sono in tanti quelli che si alzano la mattina e, zac, decidono di fare il fotografo. Un ignorante qui, in questo mestiere, senza cultura come me, diventa il testimone della memoria. Noi siamo quello che siamo perché restiamo appesi nella fotografia. Per questo i nonni sembrano sempre vecchi, per via della fotografia che ce li ricorda così».

L'occhio dell'omone immagina di stare davanti a due porte dove può scegliere di far uscire da una l'Onnipotente Iddio, dall'altra il Demonio. «Il diavolo, ah!, poterlo fermare in un'istantanea». L'occhio che immagina mette le mani avanti sulla dura materia utile e dilettevole dell'arte, della provocazione, della politica e, dunque, «della sovversione della quale mi piacerebbe tenere cattedra all'università, naturalmente a Milano che era una gran bella città prima che voi terroni, tristi, grondanti di sangue, ce la rovinaste». Il tono è sornione: «Però il nostro amico, il professore Tino Vittorio, lo vorrei proprio, lo togliamo da Catania e lo facciamo associato alla Cattedra di Sovversione».

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Il bello della Tv.


(Riverblog) Protagonista della puntata di ieri sera di Prendere o lasciare, era un ragazzo che secondo il mio umile parere aveva sbagliato programma: lo avrei visto bene a Uomini e donne (a proposito di tronisti…) oppure a Make me a supermodel.
Non è un caso che la regia regalava una serie di primissimi piani a raffica degli occhi del concorrente.
Il ragazzo si chiama Stefano, viene dal nord (aveva un accento fortissimo), è un grafico e alla domanda “sei fidanzato?” ha preferito non rispondere.

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Il testimone, la Iena Pif approda su Mtv.

Dopo anni da Iena Pierfrancesco Diliberto in arte Pif arriva su Mtv con un nuovo programma in cui girerà per l’Italia (e non solo) per raccogliere le testimonianze della gente comune svelando così storie e realtà nascoste del nostro paese.

L’ex Iena Pif si recherà con la sua telecamera laddove ci sarà gente che vuole dare la sua testimonianza su fatti e realtà diverse da quelle che sentiamo oggi giorno al telegiornale o leggiamo sui giornali, storie di vita quotidiana raccontate senza filtri da persone comuni. Tra le storie che verranno raccontate da Il Testimone ci sarà quella di un uomo palermitano vittima del pizzo e quella di un’esperienza di vita in un campo Rom ad esempio, storie che non fanno certo scalpore ma esistono ed è giusto si sappia. Pif si recherà anche all’estero, in Polonia per parlare del business del porno e in Kenya per raccontare la vita dei volontari Amref. Così di primo acchito sembrerebbe un pò un mix tra Lucignolo e Le Iene, vedremo che cosa ne verrà fuori sperando che in questo caso sia proprio Pif a fare la differenza.
Appuntamento con Il Testimone da venerdì 12 ottobre alle 22.35 su Mtv.



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Pierre adolescenti per le discoteche: a 15 anni ti ritrovi con 700 euro a weekend.

Sono minorenni, alcuni hanno addirittura dieci anni, altri undici. L'età di riferimento comunque resta quella dei quindici anni. A quell'età puoi già avere un nome nell'ambiente ed essere guardato con ammirazione dai coetanei.
Possono arrivare a guadagnare anche 700 euro a weekend. Il loro scopo è attirare amici in discoteca il sabato pomeriggio, guadagnando una percentuale ad ingresso grazie ad uno dei più antichi metodi di "reclutamento": quel malefico sistema del multilevel, che spesso colpisce anche i più adulti, nei più disparati ambiti. Come esempio eclatante ci viene in mente quello assicurativo.

"Compra una polizza assicurativa da noi per entrare nel "club", così diventerai un nostro agente e potrai vendere polizze ad amici e parenti. Poi passerai allo stadio successivo, reclutando a tua volta agenti che ti dovranno una percentuale: creerai una rete di collaboratori che ti faranno diventare miliardario in poco tempo". Più o meno è questo ciò che succede. In questo caso però si parla di adulti, nel caso dei pierre delle discoteche pomeridiane invece si parla di minorenni. O di sfruttamento del lavoro minorile, scegliete voi.

E' interessante la breve inchiesta sui baby pierre pubblicata oggi da Repubblica, visto che porta a galla un mondo che in pochi conoscono, forse nemmeno i genitori con i figli in età da scuola media.


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Anziani gay.

(Riverblog) I protagonisti di questa foto sono, a sinistra, Bruce Steiner, 76 anni, insieme al compagno, Jim Antohony, di 71 anni. Jim è malato di Alzheimer, ma ha la fortuna di poter essere seguito, giorno per giorno, dal suo fidanzato.

La foto è tratta da un articolo del New York Times che tratta un tema di cui credo di non aver mai sentito parlare: quello dei gay anziani e malati. Costretti, anche in America, a combattere il pregiudizio della gente. Negli ospizi. Negli ospedali.

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Il Consiglio d’Europa contro il Creazionismo.

(Aprile online) Scienza e Fede. Approvata una risoluzione che invita i 47 Stati membri a “opporsi fermamente” all’insegnamento delle teorie creazioniste nel Vecchio Continente, in cui esiste un “rischio reale di grande confusione” tra convinzione, fede e scienza

Scienza contro Fede, Darwin contro la Bibbia, Evoluzione contro Creazione. Al contrario degli Stati Uniti, dove i teorici del creazionismo hanno un peso rilevante nell’influenzare la vita politica e sociale, l’Europa non ha molti dubbi su quale teoria sia più adatta a spiegare, da un punto di vista scientifico, l’origine dell’Universo e dell’uomo. Così, i 47 Paesi membri del Consiglio d’Europa hanno approvato una risoluzione che invita i governi del Vecchio Continente a “opporsi fermamente” all’insegnamento - come disciplina scientifica equivalente all’evoluzionismo - della teoria in base alla quale l’Universo, la Terra, la vita e l’uomo sarebbero stati creati da un’entità soprannaturale, tipicamente chiamata Dio.Una decisione - approvata con 48 voti contro 25 durante la sessione plenaria di giovedì scorso a Strasburgo - che non vuole essere una dichiarazione di guerra nei confronti di fedeli e seguaci di qualsiasi religione, che possono e potranno sempre seguire il credo in cui si riconoscono. Ma, come ha spiegato la relatrice Anne Brasseur, ex Ministro dell’Educazione del Lussemburgo, “ci sono creazionisti che vogliono far passare le loro credenze, perché di questo si tratta, come scienza, e vorrebbero che si insegnassero nei corsi di biologia”. Ed è qui che sta il pericolo, da cui è necessario stare in guardia: “Non si tratta di opporre la fede alla scienza - ha proseguito la relatrice - bensì evitare che la fede si opponga alla scienza”.

Il rapporto fa riferimento ad alcuni casi rilevati in numerosi Paesi, in cui esiste un “rischio reale di una grande confusione” tra convinzione, fede e scienza nelle idee dei nostri bambini. Il primo obiettivo dei creazionisti odierni, affermano infatti i parlamentari, è infatti l’insegnamento: i teorici della creazione divina si battono al fine di integrare le loro tesi nei programmi scientifici scolastici. Ma “il creazionismo non può pretendere di essere una disciplina scientifica”. Al contrario, proseguono i membri del Consiglio d’Europa, “La teoria dell’evoluzione non ha niente a che fare con la rivelazione divina, ma è fondata sui fatti”.

A metà tra l’una e l’altra sponda, poi, si colloca la teoria del Disegno Intelligente, corrente di pensiero secondo la quale alcune caratteristiche dell’universo e delle cose viventi sarebbero spiegabili meglio attraverso il riferimento ad una “causa intelligente”, e non attraverso un processo sostanzialmente “casuale” come la selezione naturale. Una teoria che riscuote notevole successo al di là dell’Atlantico e che cerca, in maniera più sottile, di far passare il suo approccio come scientifico. “Ed è proprio qui il pericolo”, aggiungono i parlamentari.

Il Consiglio d’Europa - organizzazione internazionale che dal 1949 promuove la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa - sottolinea che il creazionismo è rimasto per tanto tempo un fenomeno quasi esclusivamente americano. Oggi, tuttavia, le tesi creazioniste si dirigono verso l’Europa e la loro diffusione interessa un numero non trascurabile degli Stati membri del Consiglio, tra cui anche l’Italia.

Nel nostro Paese, uno dei più strenui avversari del darwinismo fu proprio l’ex ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, che nel 2004 diffuse una circolare ministeriale (la n. 29 del 5 marzo), contenente le “Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola secondaria di primo grado”, che con un colpo di spugna fece scomparire dai programmi scolastici delle elementari e delle medie ogni cenno alla teoria dell’evoluzione di Darwin. Non fu una svista, né una dimenticanza. E neppure l’unica manovra in tal senso dell’attuale sindaco di Milano: basandosi sull’accordo del 23 ottobre 2003 tra il Ministro dell’Istruzione e la Conferenza Episcopale Italiana, si batté per inserire l’insegnamento (creazionista) dell’origine dell’uomo nell’ambito dell’ora di religione. Ma la mobilitazione di intellettuali e sindacati riuscì a bloccare entrambi i progetti.

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In Svezia ultimatum per le "nozze sessualmente neutre".

(Queerway) Di fronte alla lentezza del governo liberale svedese nel riconoscimento del matrimonio "sessualmente neutro" (aperto cioè anche a persone dello stesso sesso) i leaders del partito socialdemocratico, dei Verdi e del partito della sinistra hanno lanciato un ultimatum all'esecutivo depositando una mozione in parlamento.
Mona Sahlin, Peter Eriksson e Lars Ohly esigono che il governo presenti un emendamento alla legge sul matrimonio entro e non oltre il 18 marzo del 2008.

Tale emendamento permetterebbe alle coppie omosessuali di ottenere gli stessi diritti delle coppie eterosessuali. A supporto di tale emendamento la maggioranza dei deputati in parlamento compresi numerosi esponenti della destra. Solamente il partito cristiano-democratico si oppone ancora all'apertura alle coppie di persone dello stesso sesso al matrimonio. Dal 1995 le coppie omosessuali svedesi possono sottoscrivere una sorta di pacs che garantiscono loro diritti del tutto simili a quelli concessi dal matrimonio.

Perchè allora non andare fino in fondo e permettere alle coppie formate da persone dello stesso sesso di sposarsi? "Non riteniamo che ci siano giustificazioni per avere due leggi parallele che danno gli stessi diritti". Queste le motivazioni presentate dai leaders dell'opposizione nel presentare la mozione in parlamento.
La mozione, del resto, fa seguito ad un invito ignorato da parte del parlamento. Lo scorso 4 ottobre, infatti, un parlamentare verde aveva esortato l'intero parlamento ad agire in tale direzione ma i colleghi deputati hanno rifiutato in maggioranza preferendo esprimersi su un'iniziativa del governo che però tarda ad arrivare.

Chissà che i parlamentari nostrani non possano prendere esempio dai loro omologhi svedesi e fare altrettanto, almeno dopo la tanto annunciata manifestazione del 20 ottobre, archiviate anche le primarie del PD!



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Fascismo, nazismo e omosessualità.

«Meglio essere fascisti che froci». Parola
di Alessandra Mussolini. È un parere, ovviamente, opinabile. Ma cosa succede quando le due condizioni coincidono?
È quanto ha voluto indagare Marco Fraquelli (foto a fianco) in questo intrigante excursus storico alla scoperta di personalità omosessuali appartenenti al mondo della Destra, dall'epopea nazionalsocialista (con incursioni anche in epoche precedenti, dal Neoclassicismo alla Germania di Weimar) ai nostri giorni.

Non un libro sull'omosessualità o sugli omosessuali, come ha precisato l'autore ieri sera al Circolo della Stampa in occasione della presentazione milanese della sua ultima fatica.
Pubblico delle grandi occasioni particolarmente interessato al tema che raggruppa un insieme di ritratti di grande efficacia e il racconto di avvenimenti storici che mettono in rilievo le contraddizioni di una cultura e di una ideologia che i più credono poco incline all'omosessualità.
Al tavolo dei conferenzieri, oltre all'autore, Daniela Santanchè di Alleanza Nazionale e Franco Grillini, Presidente emerito dell'Arcigay.
Del tutto assenti esponenti che si richiamano al movimento dei gay liberali di centrodestra GayLib.
Secondo i meglio informati, assenti perchè carenti di argomenti da portare alla discussione.

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Il Principe gay ospite allo show di Oprah Winfrey.

Uno dei più importanti esponenti gay indiani sarà ospite del talk-show di Oprah Winfrey.
Il Principe Manvendra Singh Gohil, membro della famiglia reale di Gujarat nel nord ovest dell'India, è diventato famoso lo scorso anno dopo il suo coming-out.
Egli è stato ripudiato inizialmente dalla sua famiglia, ma ha continuato a lavorare per combattere il flagetllo dell'Aids e discuterà proprio di questo suo impegno con Oprah.

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Per i trans buone notizie dal messico,

Dopo che nei mesi scorsi gli stati di Città del Messico e Coahuila hanno approvato le unioni civili, sono in arrivo buone notizie anche per le persone transgender. In Messico esperti del settore dei diritti umani insieme all'associazione 'Frente Ciudadano Pro Derechos de Transexuales' stanno preparando una pdl federale per 'la non discriminazione dei diritti umani e civili dei Trans'. "Tutti gli individui devono essere trattati nel rispetto della loro identità e avere il diritto di avvicinarsi senza problemi al servizio sanitario nazionale" recita il testo, sostenuto anche dal deputato del Partido Alternativa, Delio Hernandez, e dall'atttivista Roshell Terranova, che ha parlato della carenza dei servizi sanitari e della discriminazione sul lavoro che tante trans subiscono.

A Cuba invece è già possibile il cambio d'identità grazie al Cenesex (Centro nazionale di educazione sessuale) e al lavoro della direttrice, la sessuologa e nipote del Rais Mariela Castro. Il Cenesex sostiene gratuitamente chi decide di sottoporsi alla riconversione chirurgica del sesso e promuove campagne di sensibilizzazione in modo che la popolazione si abitui a non discriminare.


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Qualcuno salvi il ministro da “fischi e pernacchi”.

(Napoligaypress) Jack Straw, ministro della giustizia britannico, ha annunciato un disegno di legge per tutelare gli omosessuali dall’incitamento all’odio. Ben Summerskill, responsabile dell’organizzazione Stonewall per la difesa dei diritti gay, ha apprezzato i propositi del governo. La legge non impedira’ di “criticare” gli omosessuali, ma solo gli atti che incitano all’odio contro gli omosessuali. In Italia, il ministro Mastella, nel periodo in cui si discuteva del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali si è fermamente opposto a tale riconoscimento, nel contempo affermava di non essere contro gli omosessuali e a dimostrazione di questo suo assunto sbandierava, nel salotto mediatico di Bruno Vespa, la proposta di legge antiviolenza analoga a quella inglese.
Posto il veto su i Dico, Mastella ha riposto nel cassetto ogni suo dichiarato impegno nel far approvare almeno la legge antiviolenza.
Non appaiono immotivati, quindi, i fischi ed i pernacchi all’indirizzo di Mastella, essi sono il sintomo di un diffuso dissenso ( e non solo della comunità omosessuale) nei confronti del ministro. Linguaggi “sonori” , che se pur motivati, vanno sempre biasimati con fermezza.
Ricordiamo tutti i fischi indirizzati al Ministro Mastella alla manifestazione sulle unioni civili a Roma lo scorso 10 Marzo, a quei manifestanti il Ministro “rispose con un pernacchio”. Ovvero ad una piazza che chiedeva diritti il politico rispondeva con un insulto.
Ora gli vengono contestati comportamenti “almeno disdicevoli per il ruolo da ministro” e lui, in risposta, manda a quel paese i contestatori: veramente non ha il senso del ridicolo e del ruolo istituzionale che ricopre?

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Reversibilità per i conviventi gay chiesta dall'avvocato generale della Corte europea di giustizia.

Effetto Domino Assicurato. Anche Nell'italia Sospesa Tra Dico E Cus.
Woody Allen fa giurisprudenza: Mitica battuta del regista tra gli atti della Corte di giustizia Ue.

(Italia Oggi) A parlare di sesso, è matematico, ci scappa la battuta. Se poi è di Woody Allen si va sul sicuro e si fa un figurone. Risata garantita. Lo sanno bene quattro amici al bar, i ragazzini sul muretto della scuola e anche l'avvocato generale della corte di giustizia della Comunità europea, lo spagnolo Dàmaso Ruiz Jarabo Colomer che del regista newyorkese è sicuramente un fan sfegatato. Al punto che ha piazzato una mitica battuta di Woody Allen, passata alla storia, tra citazioni, direttive, sentenze e articoli di legge allegati alla domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte di Lussemburgo sulla possibilità di una pensione di reversibilità al superstite di una coppia omosessuale. Insomma, si parla di sesso e di discriminazioni, di omosessuali e convivenze e per confutare la sua tesi («l'inserimento nel trattato del diritto al rispetto per l'orientamento sessuale assume un maggior rilievo in riferimento alla constatazione che non tutti gli stati membri ripudiano questo tipo di discriminazione») non trova nulla di più efficace che citare: «Ci sono persone omosessuali, persone eterosessuali e persone che non sono affatto interessate al sesso e diventano avvocati», battuta tratta dal film Amore e guerra (Love and death) del 1975. All'avvocato sicuramente non interessano le arringhe dei colleghi sotto le lenzuola, piuttosto sostenere che «sebbene il sarcasmo intenda palesare la difficoltà che il diritto incontra nel regolare l'effettività, il mondo giuridico può condizionarla con intensità variabile».

Insomma, anche Woody Allen è buono per la causa. E la causa è seria. I fatti partono da una domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla corte suprema amministrativa di Monaco di Baviera. Alla base c'è una controversia nata a seguito del mancato riconoscimento di una pensione al superstite di una coppia omosessuale. In pratica il 17 febbraio di due anni fa tale Tadao Maruko, dopo la morte del suo compagno avvenuta il 12 gennaio, chiede una pensione vedovile che però la corte suprema amministrativa di Monaco nega poiché «lo statuto non tutelava tali prestazioni di reversibilità per i contraenti di unioni civili registrate». In pratica, per la corte bavarese «l'interpretazione dei termini vedovo, vedova, marito e moglie non può essere estesa alle unioni civile registrate, riservate a coloro che non possono contrarre matrimonio». Di qui l'azione giudiziaria. Il caso finisce nelle mani dell'avvocato generale, lo spagnolo Colomer. Che dopo una valanga di citazioni, tra le quali anche la famosa battuta di Woody Allen, suggerisce alla Corte di giustizia di risolvere le questioni pregiudiziali giunte da Monaco dichiarando che «una pensione di reversibilità del tipo di quella richiesta, rientra nel campo di applicazione della direttiva 2000/78/Ce che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, senza costituire un pagamento effettuato da un regime statale di previdenza sociale o da un regime assimilabile». Non solo. Dice, infatti, l'avvocato generale che «rifiutare la pensione perché non è stato contratto matrimonio, riservato alle persone di sesso diverso, quando è stata formalizzata un'unione con effetti sostanzialmente identici fra persone dello stesso sesso, presuppone una discriminazione indiretta fondata sulle tendenze sessuali, contraria alla direttiva 200/78, e spetta al giudice nazionale verificare se la posizione giuridica dei coniugi sia simile a quella dei componenti delle unioni civili registrate».

Adesso non resta che attendere la decisione della corte di giustizia Ue che potrebbe avere effetti comunque sui quei paesi che hanno dato riconoscimento pubblico alle convivenze sessuali. Difficile, ma possibile l'effetto domino anche in altri paesi. Come l'Italia che perde la testa tra Pacs, Dico e Cus.

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L’ArciGay romana contro Panariello.

Scartabellando tra i sempre più arguti comunicati stampa dell’Arci Gay di Roma abbiamo trovato quello con cui se la prendono con Giorgio Panariello, che “discrimina gli omosessuali”.

Panariello, che di professione fa il comico, è accusato di prendere in giro i gay. “Lo spettacolo di Panariello - spiega Arci Gay - ha già fatto tappa in altre città italiane e in numerose occasioni sono arrivate alla Gay Help Line delle segnalazioni riguardanti battute omofobe contenute nello spettacolo, come dei riferimenti al film ‘I segreti di Brokeback Mountain’ (che per molti è diventato quasi un "Libro di preghiere"), che rafforzano gli stereotipi sull’omosessualità, rovesciando il senso stesso della pellicola”.

“Per questo - chiude l’associazione - gli chiediamo di eliminare tali battute dal suo spettacolo, sin da oggi”. E a quanti fanno notare che questa è censura, rispondono: ” La nostra organizzazione non vuole sostenere la censura né porre limiti all’arte e alla cultura, ma è nostra intenzione diffondere una cultura del rispetto delle differenze: troppe volte le vite e bisogni delle persone lesbiche e gay sono vittima di facili stereotipi che nessuno utilizzerebbe mai verso altre minoranze”.

Non c’è niente di peggio dei gay che non hanno nulla da fare e si prendono troppo sul serio.

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Perché ce l'hanno con gli omosessuali?

(Trotzky blog) La chiesa si serve dello strumento della religione per imporre i suoi valori a chi non crede alla sua missione salvifica.
Un tempo l'attegggiamento omofobico era giustificato dal timore che l'umanità si potesse estinguere. La persecuzione degli omosessuali continuò tuttavia anche dopo che questo pericolo era stato scongiurato, perché gli uomini di chiesa trovarono conveniente crearsi un'immagine di persone che additano ai loro seguaci la strada da seguire per essere accettati nella comunità, mentre inceneriscono con un semplice sguardo quelli che, a loro insindacabile giudizio, stanno precipitando negli abissi della perdizione.
Adesso che si comportano come quelli che definiscono peccatori e la minaccia delle fiamme eterne non atterrisce più nessuno, pretendono di condannare una buona percentuale dell'umanità, appellandosi alla prima lettera ai Corinzi in cui Paolo avverte i credenti che i fornicatori, gli adulteri, gli idolatri, gli effeminati e i sodomiti non erediteranno il regno dei cieli. (1 Corinzi 6:9).
Non è possibile negare diritti garantiti dalla Costituzione a una parte dei cittadini sulla base dell'interpretazione letterale di un versetto della bibbia estrapolato dal suo contesto, come non è possibile rinnegare le acquisizioni scientifiche che attribuiscono l'omosessualità a un difetto genetico del cromosoma che determina il sesso.

Gli omosessuali hanno il diritto, come tutti i cittadini, di essere se stessi e di seguire le proprie inclinazioni. La chiesa usi perciò nei loro confronti lo stesso rispetto che chiede venga usato nei suoi. La pretesa di emarginarli, perseguitarli, ghettizzarli non ha fondamento e non è supportata dalla stragrande maggioranza degli italiani, i quali, in quanto a tolleranza, democrazia e laicità, sono molto più avanti di lei.

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Bonazzi su carta...

Dopo Les diuex du stade, è il tempo dei panini al kebab e dei Mordu du Rugby.
Imperdibili. E boni.
Scarica il calendario, clicca qui


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I frati di Assisi e la fiction su Francesco, "Ben raccontata". "No, film approssimativo".

I conventuali del Sacro Convento giudicano la mini serie di Rai 1 sul Poverello.
Il giudizio non è unanime. Registrato comunque un picco di 7 milioni di telespettatori.

(Orazio La Rocca - La Repubblica) "Una fiction dignitosa, ben raccontata in alcuni tratti, aderente alla vicenda storica, umana e spirituale di San Francesco e Santa Chiara, ottimamente interpretati da Ettore Bassi e Mary Petruolo". "No, è un film approssimativo, privo di respiro ascetico e teologico, con una scenografia carente, una fotografia non all'altezza e una Chiara più credibile, nella recitazione, di Francesco. Quasi una brutta copia del Francesco di Zeffirelli".

Non è unanime il giudizio dei frati conventuali del Sacro Convento di Assisi su Chiara e Francesco, la mini serie sul Poverello trasmessa da RaiUno domenica e ieri sera. Un film tv che ha, comunque, fatto registrare nella prima parte un picco di circa 7 milioni di telespettatori, pari a uno share di circa il 30 per cento (il più alto della serata).

Padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento, parla di "film dignitoso, con buone sottolineature, come, ad esempio, il rapporto tra Chiara e Francesco, raccontato senza la retorica dei due fidanzatini, un episodio storicamente non provato. Anche se è vero che i due si stimavano e che, come si vede nel film, si volevano bene in Cristo". Padre Coli promuove pure i due attori protagonisti, anche se "la figura di Chiara mi sembra meglio impostata negli sguardi e nella profonda dolcezza del viso".


Per il custode un "altro aspetto positivo del film è l'aver messo al centro della storia il ruolo del Vangelo, che Francesco applicò alla lettera fin dal suo primo abbraccio al lebbroso". Ma secondo padre Coli "è difficile fare paragoni con altri film su San Francesco, anche se quello di Rossellini resta sempre un capolavoro e Fratello Sole, Sorella Luna di Zeffirelli è certamente il migliore in assoluto, per la recita, il racconto e la bellezza delle immagini".

Per un altro frate del Sacro Convento, padre Silvestro Bejan, "è un film molto reale, senza mistificazioni e sdolcinature, in grado di rispondere ad alcune domande del nostro tempo". Placet anche da frà Marcello Daga che loda "il rigore storico di una fiction che ha il merito di non essere caduta in aspetti retorici come il presunto fidanzamento di Chiara e Francesco, che come si vede anche nel film, non erano coetanei".

"A me è piaciuto un po' meno - confessa padre Andrea Zichichi - sia per le scene che per i costumi, storicamente non in sintonia col racconto". "E invece è una brutta copia di Zeffirelli sotto tutti i punti di vista", taglia corto padre Antonello Fanelli, responsabile delle vocazioni francescane. Giudizi, parzialmente condivisi da padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento, che pur ammettendo che "il film ha il merito di veicolare comunque il messaggio francescano", parla di "carenze tecniche nelle immagini e nella scenografia: un peccato perché la ricchezza delle immagini avrebbe potuto compensare meglio la profondità teologica ed umana del santo, che così poteva essere rappresentata con più rigore. Il film, però, è ugualmente piaciuto e come figli di Francesco attenti anche alla comunicazione siamo contenti e grati a chi l'ha fatto. Speriamo - conclude padre Fortunato - che la Rai continui su questa strada, magari presentando altri grandi cristiani di ieri e di oggi, senza dimenticare due grandi papi come Paolo VI e Pio XII".

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Omosessuali moderni ed altri appuntamenti.

Oggi dalle 14.30 alle 15.15, su L’Italia sul Due ( Rai Due) parteciperò a un dibattito su clero e sessualità.

Alle 18 presso la libreria Melbooks di via Rizzoli a Bologna ci sarà la presentazione della nuova edizione del libro Omosessuali moderni, di Marzio Barbagli e Asher Colombo, con Asher Colombo e Sergio Lo Giudice. Un a ricerca unica nel suo genere che mostra una realtà sociale completamente nuova per l’Italia: gay e lesbiche visibili e sereni che vogliono costruire la propria vita avendo di fronte tutte le opportunità, ma con una dose di creatività indispensabile per chi inventa ex novo nuovi modelli




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'Bruceploitation in Tokyo': foto di LaBruce in mostra.

(Queerblog) Una delle rare occasioni per vederlo con i suoi lavori sul suolo italiano è il festival Gender Bender di Bologna, che quest’anno si terrà dal 30 ottobre al 4 novembre. Genio riconosciuto del cinema underground queer, Bruce LaBruce è il papà di “Otto the zombie”, il non-morto gay protagonista della sua ultima pellicola di cui abbiamo avuto recentemente modo di parlarvi.

Il profeta del Raspberry Reich” è ora in mostra in Giappone con un’antologica di foto presso la Vanilla Gallery di Tokyo. Riuscirà a scandalizzare gli abitanti di Tokyo? Noi crediamo di no, consci come siamo dell’alto tasso di creatività dell’immaginari porno gay giapponese.



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Un parrucchiere per lesbiche a Roma.

(Queerblog) Lo stereotipo vuole che i negozi di parrucchieri siano gestiti da uomini gay o da donne prorompenti un po’ volgari. Ma a Roma ha appena aperto un hairdresser che rompe questi schemi. Facile quindi per noi parlarvene nella sezione Bigodinerie, mai categoria più appropriata.

Il nome è già un programma: Glitter. Il che farebbe ancora di più pensare al classico gruppetto di frocie che adorano Mariah Carey, oppure ad uno duo drag. Ma niente di tutto ciò. Si tratta di un negozio gestito solo da donne, lesbiche o gay friendly, e soprattutto frequentato da una clientela che sta facendo sempre più proseliti fra la comunità lesbica romana. Una delle proprietarie sembra uscita da una pagina di Diva (il mensile lesbico inglese) con le sue canotte, i capelli rasati e i tatuaggi sul braccio. La competenza è davvero ai massimi livelli. E un numero sempre crescente di lelle romane vengono a farsi i capelli qui.

Se cercate un posto del genere è nella vitalissima zona Garbatella a Roma, in Via Giacinto Pullino 6.




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Milano è molto mini.

La stampa americana fa quadrato e costringe a strizzare le sfilate in 4 giorni. Gli stilisti italiani non sanno far fronte comune. Firenze insidia il ruolo di capitale della moda. E la bravura dei designer non basta più.


(Valeria Palermi - L'Espresso) Il diavolo vestiva Prada, ma si è stufato. La moda italiana fa spazientire Anna Wintour, direttore di 'Vogue' Usa e frontwoman di tutta la potente stampa americana. Che a Milano, per le sfilate, vuole fermarsi il meno possibile. Altro che da bere, si fa proprio fatica a digerirla: così le giornate di Milano diventano quattro, massimo quattro e mezzo, in cui concentrare la maggior parte delle 233 collezioni in calendario. Una media esagerata anche per i più scatenati dei fashion victim. E fa quasi tenerezza l'affanno della Camera della Moda che ha tirato fuori dal cilindro il Progetto Enjoy-Milano. In sostanza, ai 2.500 giornalisti e 15 mila buyer arrivati si è offerto: aperture straordinarie di musei e boutique e possibilità di cenare fino a mezzanotte (però!) in alcuni ristoranti; divanetti in Galleria; panchine-relax e decorazioni temporanee. E poi la mostra su Vivienne Westwood a Palazzo Reale, che è curata dal Victoria & Albert Museum di Londra e gira il mondo da tre anni, quindi tutti questi stranieri magari l'hanno già vista. Enjoy Milano, come no.

In realtà gli americani, impegnatissimi a sostenere la moda di casa loro ai danni di quella italiana e francese, ci hanno provato anche con i transalpini a chiedere di fare un po' più alla svelta. Ma mentre da noi la risposta ufficiale è stata 'No', e quella effettiva che gli stilisti si sono ammassati nei pochi giorni in cui la Wintour era a Milano, da Parigi hanno detto 'Non', anzi siccome siamo francesi e un po' dispettosi, spalmiamo i big su tutto il calendario, da Christian Dior il 1 ottobre a Louis Vuitton il 7 sera. Se Madame non si ferma, tant pis. Del resto loro hanno Sarkoléon, noi no. Insomma, gli stilisti italiani sbracano, e forse se la meritano la perfida lettera di Anna che li ringrazia per essere stati così bravi, quest'anno, a strizzarsi in quattro giorni, ci avete fatto risparmiare tanti dollari di albergo, magari l'anno prossimo ce la farete in tre giorni?
Magari sì. Perché diversi nomi italiani hanno già lasciato Milano, e sfilano altrove. Le preferiscono Parigi Miu Miu e il golden boy Giambattista Valli; New York Miss Sixty, Diesel, Malo, Philosophy.
Fosse l'unico guaio di Milano. Invece no. Perché Firenze sta affilando le unghie, e l'ultima mossa di quei maledetti toscani di Pitti Immagine può farle altri danni: alla prossima edizione di Pitti Uomo (dal 9 al 12 gennaio 2008) alla Dogana debutterà un nuovo salone, 'Pitti W_Woman Precollection', dove 40 aziende internazionali presenteranno le loro precollezioni, quei 'trailer' delle collezioni vere e proprie su cui ormai i compratori decidono il 70-80 per cento dei loro acquisti. E questo, ovviamente, rischia col tempo di rendere sempre meno significative le sfilate milanesi.

E peccato, però, perché la moda vista a Milano era bella e piena di idee, dai grandi che tornano a disegnare una donna di fascino capace di sedurre senza necessariamente denudarsi, e una nuova generazione di talenti italiani che sta riuscendo quasi miracolosamente a non farsi soffocare dai vecchi leoni, fermamente intenzionati a non farsi da parte. Ha stupito per l'ennesima volta Prada, alle prese con le sue visioni perfino troppo profetiche sulla moda, e Raf Simons per la grazia trasparente in cui ha scaldato il marchio Jil Sander. Ha incantato la sensualità dolce delle donne di Armani, Marras, Cavalli, Missoni, l'ultimo Ferré; la classe assoluta di quelle viste da Bottega Veneta, Ferragamo, Fendi e Trussardi; la ieraticità delle vestali immaginate da Alberta Ferretti, il nuovo lusso arrogante di Burberry Prorsum e John Richmond, lo charme nervoso e contemporaneo di Max Mara, la freschezza irresistibile delle ragazze di Blumarine e Moschino Cheap & Chic. E la bellezza drammatica e imperiosa delle divine creature di Frida Giannini per Gucci, e di Donatella Versace. Milano non valorizza abbastanza la sua moda? Ci penserà il red carpet.

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Tom Ford nudo su "Out".

Tom Ford scopre il suo carattere e il suo pensiero ed il suo sedere nel numero di novembre di Out.

Ha accettato di posare in qualità di modello per un servizio fotografico. Un servizio che lo vede arbitrare un combattimento di boxe.

A termine del servizio tutti sotto la doccia come colleggiali a scherzare e a ridere e, naturalmente a misurasi reciprocamente con gli occhi le dimensioni del sesso.



Ha scherzato con i due modelli complimentandosi per le dimensioni del loro sesso affermando inoltre che solitamente il suo era più grosso ma che sotto l'acqua si restringeva...




Sul suo essere gay ha poi detto di avere molti amici gay ma che i suoi migliori amici sono eterosessuali, Out sarà in edicola dal 14 novembre.



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