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martedì 27 novembre 2007

Afghanistan: com’è brutto il mondo visto da dietro un burka.

Panorama) “Si conosce il valore della libertà solo quando si è rimasti in prigione per almeno un minuto”. Parola di Jamila Mujahed, una delle più note e impegnate giornaliste afghane, in Italia in questi giorni per la presentazione di “Burka!” (Donzelli), volume ironico e tagliente sulla vita quotidiana a Kabul, frutto del lavoro a quattro mani con l’illustratrice Simona Bassano di Tufillo.

Jamila è stata la prima giornalista ad annunciare da Radio Kabul la caduta del regime dei Talebani. E per l’occasione è stata anche la prima donna ad apparire pubblicamente senza burka. Cresciuta in una famiglia aperta, non era mai stata costretta a coprirsi con quell’ “orrendo abito-prigione”, fino a quando non sono arrivati i Talebani, appunto: “Non l’avevo mai indossato - spiega a Panorama.it - Così, ne presi in prestito uno dalla mia vicina di casa, chiedendole anche il favore di aiutarmi ad indossarlo. Subito mi sembrò come se il mondo intero a un tratto si facesse buio. La rete davanti agli occhi mi faceva vedere tutto sfocato. Mi sentivo piccola e perdevo il senso della mia persona”. E così per cinque lunghi anni.

“Quando i talebani sono stati scacciati da Kabul, mi sono sentita subito libera e ho pensato che finalmente il mondo mi sorrideva di nuovo”. Un’illusione durata poco, però. Nonostante le prime elezioni democratiche e l’adozione di una costituzione per molti versi avanzata, nel paese il clima è rimasto pesante: “In Parlamento siedono molti comandanti che in questi anni hanno fomentato la guerra. In quanto a libertà e rispetto dei diritti umani, molti di loro non sono per niente diversi dai Talebani”. Jamila Mujahed parla anche di Daniele Paladini, il maresciallo capo del secondo reggimento pontieri di Piacenza ucciso sabato scorso in Afghanistan: “ha rappresentato l’Italia in Afghanistan e la sua morte ha rafforzato l’amicizia fra i nostri paesi. Noi saremo sempre orgogliosi anche di lui per il sangue che ha versato e per ciò che gli italiani stanno facendo”.

Mujahed racconta una nazione ancora lacerata, dove è più che mai difficile perseguire la libertà di informazione. “Spesso non posso scrivere un briciolo di quello che penso. Almeno fino quando non ci sarà sicurezza non potrò farlo”.

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In tutta questa instabilità, le donne continuano ad essere vittime di violenza e profonde disparità: “In molte regioni dell’Afghanistan e nella stessa Kabul non c’è stato nessun miglioramento. Di recente una quattordicenne è stata ’scambiata’ con il cane di un comandante. Molte altre si bruciano o si gettano nei fiumi perché non riescono a sopportare tutte queste pressioni. Spesso non sono neanche a conoscenza dei diritti garantiti dalla Costituzione”. Ecco perché Jamila Mujahed è ora più che mai impegnata nella sua battaglia di sensibilizzazione: “Dirigo l’unico settimanale femminile del paese e dedico molto del mio tempo a The Voice of Afghan Women’s Association and Radio. Proviamo a smuovere la coscienza delle donne afghane, attraverso una radio, corsi, conferenze. Ma per vincere questa battaglia c’è bisogno di non essere lasciate sole dal mondo occidentale”, dice Jamila ricordando un proverbio tradizionale afghano: “Quando vuoi andare da qualche parte, se il tuo cuore lo vuole davvero, il tuo piede è più veloce”.

LA GALLERY TRATTA DA BURKA!

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Padova, il Pd con le destre nega diritti ai conviventi.

(Queerblog) Ma la sinistra che fine ha fatto? A Padova il Partito democratico di Veltroni ha gettato la maschera e ha dismostrato quanto ha a cuore i diritti delle persone conviventi e soprattutto di gay e lesbiche, che conviventi sono costretti a rimanere anche se vorrebbero sposarsi (mentre gli etero hanno sempre la possibilità di andare davanti al sindaco e dire Sì).

Il consiglio comunale di Padova, grazie proprio al Pd che ha votato insieme alle destre, ha respinto una proposta che prendeva in considerazione anche i conviventi nelle graduatorie per le case del Comune. Attenzione: non è che i conviventi passassero avanti rispetto agli altri, ma ottenevano un punteggio aggiuntivo (5 punti in più) come giovani coppie, ma solo nel caso in cui la convivenza risultasse in Comune da almeno un anno.

Invece niente: contro l’emendamento, presentato da Alessandro Zan e Giuliana Beltrame, ha votato il partito democratico, che a questo punto potrebbe aggiungere al suo nome l’aggettivo “cristiano”, visto che quanto a laicità è peggio della vecchia Dc. Benvenuti in Italia.

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Registro delle Unioni civili nel Comune di Roma: dubbi di costituzionalità.

La denuncia dell'assessore Lucio D'Ubaldo,

(Zenit.org).- La voce di un assessore ha sollevato seri dubbi di costituzionalità sul tentativo di introdurre nel Comune di Roma il Registro delle Unioni civili.

“L'istituzione di un apposito Registro delle Unioni civili, come ipotizzato dalla delibera d'iniziativa popolare e da analoga proposta consiliare, mette in rilievo difficoltà tecnicamente insuperabili per il Comune e dubbi di costituzionalità sulla sua competenza ad intervenire”, ha rivelato all’agenzia “Adnkronos” l'assessore al personale con delega all'anagrafe del Comune di Roma, Lucio D'Ubaldo.

La delibera per l'istituzione del Registro delle unioni civili nella città capitolina dovrebbe approdare nell'aula del consiglio comunale il 28 novembre, secondo quanto ha annunciato Massimiliano Iervolino, membro del Comitato promotore e Segretario dei Radicali di Roma.

“Poco importa se in Parlamento si arriverà ai Dico ai Pacs o a qualche altro acronimo, pensano i promotori, quello che serve è che ci sia un registro che certifichi il momento in cui due persone hanno deciso di stare insieme 'more uxorio', che siano gay che vogliono uscire allo scoperto o coppie eterosessuali, così saranno pronti per usufruire dei futuri diritti”, ha spiegato Babiloniamagazine.it dando voce all’iniciativa promossa dai radicali.

“Da un lato, infatti – denuncia D'Ubaldo – occorre considerare che l'ordinamento e la gestione dell'Anagrafe rimandano a precise disposizioni legislative, regolamentari e disciplinari dello Stato, essendo un servizio istituzionale semplicemente delegato, non attibuito o trasferito, agli enti locali”.

“Dall'altro – continua – qualsiasi manipolazione o aggiramento delle procedure d'iscrizione anagrafica porterebbe ad allestire elenchi d'improbabile legittimità o efficacia per l'assenza di una precisa legge d'inquadramento delle cosiddette unioni civili”.

“Non spetta al Comune, del resto, produrre nuovi profili giuridici in sostituzione o a completamento delle norme del codice civile – aggiunge –. Il Comune può invece adottare misure che traducano, mediante delibera, la volontà morale e politica indispensabile a fornire ai diritti individuali o familiari tutto il sostegno possibile”.

“Ma si tratta di atti, come le graduatorie di accesso ai servizi sociali o per l'assegnazione delle case popolari, che poggiano sul rispetto e la valorizzazione delle vigenti norme giuridiche, non sulla loro invenzione attraverso l'attività di regolamentazione riservata al potere locale”, sottolinea poi.

“Per questi motivi, fondati sui puntuali rilievi espressi dagli uffici dell'Amministrazione, formulo le mie riserve sulla correttezza e sulla utilità di una siffata deliberazione”, osserva quindi.

“A nessuno deve sfuggire il peso delle inevitabili ripercussioni politiche di un provvedimento destinato ad attirare, quale che sia la plausibilità dell'operazione, la curiosità e la fantasia pubblica”, conclude D'Ubaldo.

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L’America’s Cup cambia faccia: tra Alinghi e Oracle spuntano i trimarani.

(Panorama) Nei meandri dell’America’s Cup, combattuta a suon di cause più che di virate, l’infinita disputa fra Oracle e Alinghi sembra essere a una svolta davvero epocale. Come confermato a Panorama.it dallo stesso team Oracle, infatti, se gli americani vinceranno la causa legale e Alinghi rifiuterà una negoziazione, allora la 33° America’s Cup si svolgerà nel 2009 (o, dicono a San Francisco, addirittura l’anno prossimo) sui trimarani, i velocissimi e spettacolari multiscafo. Una soluzione che taglierebbe le gambe a tutti i team, incapaci di preparare una sfida del genere in pochi mesi, lasciando la questione Coppa ai soli Oracle e Alinghi. Con gli americani sicuri vincitori, avendo, come sembra, praticamente già pronto il proprio 90×90 piedi. Oracle rassicura che questa soluzione sarebbe soltanto la più estrema delle ipotesi, causata da una mancata negoziazione di Alinghi. Ma se Bertarelli perderà la causa, diventa sempre più difficile pensare che lo svizzero possa in qualche modo abbassarsi alle pretese di Oracle.

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Nozze gay in Marocco, pesanti sviluppi. Picchiato e arrestato uno dei due sposi.

Venerdì rivolta in città dopo prediche infuocate nelle moschee.

(Apcom) - Al danno s'aggiunge la beffa. Ci sono ulteriori pesanti sviluppi per la vicenda del matrimonio gay di una decina di giorni fa in Marocco, nella città di Kasr el Kebir, nel nord del paese. Fuad, la persona identificata come la "sposa" dai quotidiani arabi, è stato pestato da una folla inferocita e, secondo la stampa locale, si sarebbe rivolto alla polizia. La quale, per tutta risposta, l'avrebbe arrestato. Lo racconta oggi il sito internet della Tv satellitare al Arabiya.

Il quotidiano marocchino Attajdid non va troppo per il sottile nel raccontare gli ultimi sviluppi della vicenda. "Grazie a Dio, in Marocco ci sono ancora degli uomini!" titola, senza farsi troppo scrupolo nel rendere esplicito il proprio atteggiamento omofobico. Nell'articolo, poi, i teppisti sono trattati da eroi. "La manifestazione di Kasr el Kebir, così spontanea e senza alcun segnale convenuto, porta in grembo un enorme significato: bisogna fortificare la natura religiosa della società islamica", scrive il quotidiano.

La vicenda, raccontata ieri, risale a 10 giorni fa, quando Fuad e un altro uomo avrebbero tenuto una cerimonia di nozze, in puro stile maghrebino, con annesso un banchetto al quale avrebbero preso parte anche i poliziotti chiamati a garantire la sicurezza dei convenuti. Per non aver impedito la cerimonia, il capo della polizia cittadina è stato rimosso dal suo incarico.

Le immagini della cerimonia, con Fuad vestito da sposa, hanno fatto il giro del mondo perché pubblicate su YouTube, il sito internet di condivisione di file video. E, sullo stesso sito, è possibile anche visionare le immagini dell'assalto alla casa degli "sposi", avvenuto venerdì scorso, dopo incendiarie prediche nelle moschee cittadine. Secondo i media arabi, una massa di 10mila fedeli avrebbe messo a soqquadro la città.

A peggiorare la situazione, anche ladescrizione assai denigratoria fatta dai media locali della personalità di Fuad. Per i giornali, a partire da Attajdid, Fuad sarebbe un "venditore di alcol", un "omosessuale conclamato", un "corruttore", un "noto depravato".

La Procura cittadina ha aperto un'inchiesta contro ignoti per aver turbato l'ordine pubblico. E non è detto che l'arresto di Fuad, non sia da collegare proprio a quest'inchiesta: cioè la causa dei disordini sarebbe stato il matrimonio gay e non le prediche infuocate degli imam.

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A Roma, triplicate le infezioni da Hiv tra gli uomini gay.

Aumento costante nel Lazio anche dei casi di sifilide. Il dato allarmante è emerso oggi nella capitale alla presentazione di un'iniziativa di prevenzione della malattia a trasmissione sessuale.

(Adnkronos/Adnkronos Salute) - Dal 2000 a oggi, sono triplicati i nuovi casi di infezione da Hiv fra la popolazione omosessuale maschile romana. A lanciare l'allarme è Massimo Farinella, responsabile Salute del circolo di cultura omosessuale 'Mario Mieli', precisando che se dal 1985 al 2000 si è assistito a un aumento del 4%, con un andamento dell'epidemia altalenante ma senza picchi che potessero preoccupare, i dati aggiornati al 2007 parlano di una crescita totale del 12%.

Farinella è intervenuto oggi a Roma alla presentazione della nuova iniziativa 'Progetto Coroh', studiata in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, l'istituto dermatologico San Gallicano e l'ospedale San Giovanni Addolorata per estendere a sempre più individui le informazioni sulla prevenzione dell'Hiv e gli strumenti per la diagnosi precoce della malattia. Secondo il responsabile Salute del Circolo 'Mario Mieli', questi dati dimostrano "che negli ultimi sette anni la guardia si è abbassata all'interno della coorte di uomini gay sotto osservazione: 2000 persone seguite da oltre 20 anni - afferma - che hanno evidentemente smesso di prendere precauzioni durante i rapporti sessuali, nonostante abbiano visto tanti amici morire di Aids".

E se l'Aids, 'capostipite' delle patologie a trasmissione sessuale, ricomincia a preoccupare soprattutto all'interno della comunità gay, che per alcuni anni era rimasta 'spettatrice' dell'aumento dell'epidemia di fronte alle migliaia di nuovi casi registrati fra gli eterosessuali, anche i numeri sull'incidenza della sifilide fanno riflettere: il Lazio è l'unica regione italiana a mostrare ancora un costante aumento delle diagnosi. "Si è passati dai 10 casi di sifilide infettiva diagnosticati al San Gallicano nel 2000 - ha detto il dermatologo Massimo Giuliani, che lavora al centro specializzato romano - ai 140 rilevati nel 2006. E la proporzione di pazienti omosessuali o bisessuali fra i malati di sifilide è ugualmente cresciuta dal 55% nel 2000 al 75% fra il 2001 e il 2004. E' noto come la sifilide sia una 'porta d'ingresso' per l'Hiv e per questo è importante mettere in moto una serie di interventi mirati a educare alla prevenzione".

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Calcio, Coco dall'Isola dei famosi al Queen's park rangers di Briatore.

(Prima) Dall'Isola dei famosi come naufrago al ritorno su un campo di calcio con la maglia del Queen's Park Rangers, la societa' inglese che milita nel campionato cadetto acquistata da Flavio Briatore e Bernie Ecclestone. Lo rivela Claudio Vigorelli, agente dell'ex giocatore dell'Inter, al settimanale "Diva e Donna". Coco reduce dalla partecipazione al reality show "L'isola dei famosi", in onda su Raidue, si era ritirato proprio perchè aveva deciso di tornare a giocare.

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Scrivono “gay” sulla schiena del compagno:denunciati.

(Il secolo XIX) I carabinieri hanno denunciato alla Procura presso il Tribunale dei Minori di Genova tre studenti di 14 anni che frequentano l’istituto alberghiero Migliorini di Finale Ligure.

Devono rispondere di un atto di bullismo nei confronti di un loro compagno. Ieri, durante l’ora di ginnastica i tre, che frequentano la prima classe della scuola, avrebbero scritto con un pennarello sulla schiena del compagno la parola “Gay”.

E’ stata la direzione scolastica ad avvertire i carabinieri che hanno avviato un’indagine segnalando la situazione alla magistratura genovese. Per la delicatezza del caso i militari non hanno voluto fornire altri elementi sulla vicenda che ha destato molta preoccupazione anche tra gli altri studenti della scuola e tra gli insegnanti.

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Making of, il video di Roberto França.

Qui le foto del servizio fotografico.
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E' Natale. Benedizione della casa...

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Mina, la sua voce in un libro.

E' uscita una biografia firmata da due giornalisti cremonesi sulla loro illustre cittadina.
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Ancona istituisce il registro delle unioni civili.

(L'Avvenire) La giunta comunale di Ancona, guidata dal sindaco ds Fabio Sturani, ha istituito il Registro delle unioni civili, come prevedeva una mozione approvata dal consiglio comunale l'8 gennaio scorso. Il registro - che sarà tenuto dall'Ufficio di Stato civile e al quale potranno iscriversi persone conviventi perchè legate da vincoli affettivi o per reciproca assistenza morale e/o materiale - avrà natura esclusivamente dichiarativa. Non avrà cioè alcuna relazione con i registri anagrafici o di stato civile, nè con l'ordinamento anagrafico o di stato civile. Iscriversi non significherà ottenere status ulteriori o poteri e doveri giuridici diversi da quelli già riconosciuti dall'ordinamento agli stessi soggetti. Possono chiedere l'iscrizione al registro "due persone maggiorenni non legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, ma da vincoli affettivi, coabitanti da almeno un anno ed aventi dimora abituale nel Comune di Ancona". Oppure "due persone maggiorenni coabitanti da almeno un anno per motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale ed aventi dimora abituale nel Comune di Ancona". Le iscrizioni avverranno solo se gli interessati presenteranno una domanda congiunta all'ufficio di Stato civile, corredata dalla documentazione sui requisiti richiesti. "Il venir meno della situazione di coabitazione e di dimora abituale e della reciproca assistenza produrrà la cancellazione dal registro, dietro richiesta di una o entrambe le persone previa verifica da parte dell'ufficio competente".

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Nuove famiglie. Mamma più mamma.

Si può crescere felici e sereni con due genitori dello stesso sesso? Le ricerche dicono di sì. E le storie di armoniosa normalità che abbiamo raccolto lo confermano.

(Vanna Assumma - La Repubblica delle donne) Una bambina racconta al nuovo amico: "Io ho due mamme e tre cani". E il piccolo, di 4 anni, esclama allibito: "Tre cani?". Sembra una battuta, eppure la dice lunga su come i bambini vivono oggi le loro famiglie: con assoluta normalità, anche se composte da genitori dello stesso sesso. Molti obietteranno che i bimbi in età prescolare non si fanno molte domande, ed è vero, perché hanno una facilità di accettazione e una propensione alla scoperta senza alcun pregiudizio: tutto va bene purché sia positivo e armonioso. Diventando grandi invece ci si scontra con "gli altri" e cioè con una realtà sociale che fa fatica ad accettare le variazioni dalla norma, le cosiddette "diversità". Ma, paradossalmente, più ci si avvicina al diverso più ci si accorge che è uguale.

Entriamo in casa di Giuseppina e Raphaelle, due donne che si amano. Giuseppina dà un bacio a Lise Marie, di 4 anni. Si coccola la sua bambina e questa, contenta, si allontana e si mette a canticchiare, gira su se stessa un po' di volte, e poi si butta nelle braccia di Raphaelle. È allegra, solare, assorbe e vive quotidianamente l'amore che unisce i suoi genitori. Ancora non sa di quello che si chiede la gente: "Ma la piccola non fa confusione? Come le chiama? Mamma e co-mamma? Mamma-1 e mamma-2?". Verrebbe da rispondere: perché, i bimbi non hanno normalmente due nonne e non sono perfettamente in grado di distinguerle? "Nostra figlia", racconta Giuseppina, "è un vero miracolo. L'amiamo tantissimo, l'abbiamo desiderata sopra ogni cosa. È stata una gravidanza "preziosa", anche perché non è stato facile concepirla. E adesso le diamo la solidità di una famiglia che l'ha cercata, e mai l'avrebbe voluta diversa da com'è". Giuseppina è una donna agguerrita, presidente dell'associazione Famiglie Arcobaleno che vuole dare visibilità e dignità ai nuclei omogenitoriali. "L'importante", continua, "per far crescere serenamente un figlio in una famiglia di sole donne è che i genitori abbiano accettato la propria omosessualità, cioè che non vivano una sorta di omofobia interiorizzata. Gli omosessuali sono sempre stati oggetto di luoghi comuni: si parla di loro come di persone solo dedite all'edonismo, senza alcun senso di responsabilità. Ed è fuorviante perché in realtà facciamo una vita assolutamente normale".

Parlando con Giuseppina e Raphaelle, così come con altre coppie, ci si rende conto che non hanno voluto un bambino per "puro egoismo", come a volte si sente dire, ma che anzi si sono poste il problema del "bene dei figli", si sono chieste come possa crescere un individuo senza la figura paterna, se sia o meno necessaria, e in che termini.

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Al capolinea il primo pacs franco-italiano. De Giorgi e Panicucci divorziano.

Cinque anni dopo l’unione avrebbero confidato la decisione agli amici

(Il Tirreno) La coppia scoppia, si sa. E quella gay non è da meno. Anche se regolarmente sposata con tutti i simboli del sogno più duro a morire: la torta, gli abiti eleganti, la capitale a fare da cornice, il calesse in attesa davanti al Consolato francese di piazza Farnese. Era il 21 ottobre 2002 fa quando Alessio de Giorgi, allora presidente di Arci gay Toscana, e il pisano d’adozione Christian Panicucci ufficializzarono un’unione decennale firmando un Patto di convivenza e solidarietà. All’epoca impensabile in Italia, ma possibile in Francia e per la coppia in questione grazie alle origini transalpine di Panicucci. «Siamo in pausa di riflessione», dichiara oggi De Giorgi che con Christian divide anche il lavoro. In realtà agli amici hanno confermato la decisione di divorziare.
La “militanza” gay li aveva portati a rendere noto il loro amore davanti a tutti, protagonisti del primo matrimonio omosex d’Italia. Ma ad unirli era anche il lavoro: il locale “Mama mia” A Torre del Lago, la spiaggia prospiciente, l’esperienza del consorzio “Friendly Versilia”, l’appuntamento estivo ormai collaudato con il “Mardì gras”.
Tutto il giro di affari del turismo gay, formula che ha trasformato la Marina di Torre del Lago, creando il luogo per eccellenza in Italia dove poter essere quello che altrove non si può.
Christian e Alessio. Difficile non pensarli insieme. Quarantadue anni il primo, più schivo ma altrettanto impegnato nel difendere la Marina dagli attacchi omofobi (il cuoco del locale picchiato, la giovane donna violentata nella pineta sul retro). Trentotto anni il secondo, volto noto della coppia ma nelle situazioni ufficiali molto attento a non oscurare il proprio compagno e il ruolo di quest’ultimo.
Come in tutte le unioni, e quelle omosessuali non sono da meno, al momento di sciogliere i vincoli restano sospese nell’aria le domande di sempre: chissà cosa, chi e perché. E le risposte le conoscono solo i diretti interessati.
La “pausa”, ammessa a fatica da De Giorgi che non vorrebbe commentare, fa pensare che la parola fine non sia stata ancora detta ufficialmente.
E che al consolato francese di Roma non abbiano ancora aperto il registro dei Pacs per scrivere “annullato” su quello dei due italiani che tanto rumore hanno fatto, circondati dai rispettivi parenti al fianco di nomi noti della moda, della cultura, del cinema.
Ma le parole, nel linguaggio degli amori, non sempre dicono ciò che da vocabolario dovrebbero.

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Empori, taverne, lupanari nuovi tesori dall´Appia antica.

Ritrovati all´ottavo miglio della strada, all´altezza di via degli Armentieri. Un complesso dalla lunga vita, dall´età repubblicana a quella imperiale. Sulla Regina viarum trovato un antico "autogrill". "Una miniera da proteggere con più fondi".

(Carlo Alberto Bucci - La Repubblica, edizione di Roma) Cercavano tracce di fuochi, un altare, echi di antichi riti in favore del divino Ercole. E invece hanno riportato alla luce pezzi di grosse giare, dodici stanze intonacate che si affacciano su un quadriportico, canalette per l´acqua, ricordi di viandanti che si fermarono a riposare e a fare qualche acquisto nel più antico "centro commerciale" dell´Appia antica: un emporio all´ottavo miglio della Regina Viarum. Trovato allontanando, con garbo, le prostitute che stazionano accanto e dentro i sepolcreti. E mettendo mano allo scavo che va di pari passo con il restauro di un nuovo tratto della consolare salvata da Antonio Cederna.
Non solo di aulici, mitici lupercali è fatta la cronaca delle scoperte archeologiche. Ma anche di lupanari, taverne, stazioni di posta: architetture semplici, potenti. Romane. Come i frammenti di colonne di peperino adagiate da secoli davanti all´ingresso di villa Fiorano, tra via degli Armentieri e via di Fioranello. A cavallo di quei rocchi, i fotografi di Alinari avevano immortalato pastori con i loro cani scrivendo nella didascalia "Tempio di Ercole" poiché Marziale lo ricorda all´ottavo miglio. Invece si tratta di un luogo di sosta con accesso diretto sull´Appia, come dimostra la deviazione del manto di basole che conduce alle mazzette dove si impostava il portone di questo "autogrill" del primo secolo avanti Cristo: una delle architetture più antiche dell´Appia.
«Sì, l´impianto principale è di tarda età repubblicana, come dimostrano i bolli rettangolari impressi nelle tegole. Ma, accanto ai bei muri in opera reticolata venuti fuori scavando, abbiamo evidenziato testimonianze di età imperiale. Segno che l´emporio ebbe una vita molto lunga. A un certo punto, le porte che s´affacciavano sul cortile colonnato vennero chiuse poiché, probabilmente, furono create nuove aperture all´esterno. Ma questo lo scopriremo solo mettendo mano alla collinetta che ha ricoperto l´edificio» racconta Giorgio Gatta che, per conto della Soprintendenza, sta eseguendo gli scavi con Antonella Rotondi e secondo il progetto di Massimo De Vico e Rita Paris.
Dopo sette-otto miglia, i romani costruivano luoghi di sosta perché questo erano i "chilometri" che il viaggiatore percorreva a piedi. La conferma che si tratti di uno spazio commerciale viene dalla pianta dell´edificio, dai molti frammenti dei doli (i grandi vasi per le derrate alimentari), dalle stanze dagli alti muri (si sono conservati alzati fino a tre metri: una rarità) e dal perfetto impianto di smaltimento dell´acqua. Ma da dove prendevano tutta quell´acqua?
Gli archeologi sono ora a caccia di una fonte. E guardano con "cupidigia" allo spiazzo di terreno lì accanto, tra le colonne in peperino i e i resti di una gigantesca tomba. Anche questa area è stata salvaguardata dalla linea delle "macere", i muretti alzati nell´Ottocento da Luigi Canina per delimitare le zone di pregio dell´Appia antica. Lo scavo dell´emporio è stato finanziato risparmiando 300mila euro dal restauro del tratto di consolare che si sta contemporaneamente portando avanti, dal civico 200 al 400. Ma ora si spera in nuovi fondi per finire l´indagine, proteggere le rovine, innalzare le colonne cadute a terra. E andare a vedere se lì accanto sgorga una fonte con, annesso, un tempio. Magari proprio quello dedicato a Ercole. Dio bello, forte e protettore dei traffici e dei mercati.

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Robbie Williams torna a lavorare con Guy Chambers per il nuovo disco.

(Mtv) Il nuovo album di Robbie Williams conterà sulla collaborazione di Guy Chambers.

L'ex Take That è tornato a lavorare con Mr Chambers, il suo songwriter di fiducia, insieme al quale ha scritto in passato diversi brani quali "Angels", "Millennium" e "Rock DJ".

La notizia era già nell'aria da tempo ed è stata confermata dallo stesso Chambers, che lo ha dichiarato al settimanale inglese Music Week e ha annunciato anche la firma di due nuovi contratti di edizione musicale con B-Unique per l'Europa e Liberal Arts per il resto del mondo. La EMI, con cui l'autore inglese ha chiuso i rapporti lo scorso febbraio, conserverà i diritti sul suo catalogo preesistente.
Chambers ha recentemente lavorato anche al "Best Of" di Eros Ramazzotti e al nuovo album di Kylie Minogue, "X".
Il nuovo lavoro di Robbie Williams è ancora in fase iniziale. Speriamo di non dover aspettare troppo per poter ascoltarlo.

Nella foto vedete Robbie Williams con il suo nuovo look "bear".

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Brescia, arrestato vicedirettore seminario per violenza su minori.

Per Marco Baresi, sacerdote di 38 anni, le accuse sono di violenza sessuale aggravata ai danni di un 14enne e detenzione di materiale pedopornografico.

(Adnkronos) - A quanto apprende l'ADNKRONOS, il vicedirettore del seminario della diocesi di Brescia, Marco Baresi, 38 anni, è stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile che hanno eseguito un ordine di custodia cautelare emesso dal gip del Tribunale di Brescia. Le accuse per il sacerdote sono di violenza sessuale aggravata ai danni di un minore di 14 anni e detenzione di materiale pedopornografico.

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Teheran. ragazzo picchiato perchè indossava abiti femminili.

(River-blog) Questo ragazzo è stato sorpreso per le strade di Teheran, mentre indossava un abito da donna, con tanto di seno finto. E’ stato picchiato e ripreso con i telefonini. Il suo sguardo parla più di ogni altra cosa.

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La Cosa rossa si toglie falce e martello? Al Manifesto cade la parola comunista.

Da sin. Armando Cossutta, Fausto Bertinotti ed Oliviero Diliberto in una foto del '98 | Ansa
(Panorama) Due vere e proprie istituzioni della sinistra, Fausto Bertinotti e il Manifesto, sono pronti a rinunciare alla falce e al martello e alla parola comunista.

Il quotidiano, uno dei fogli storici della sinistra, va male. Le vendite calano e i redattori sono senza stipendio da mesi. E sottoscrizioni e abbonamenti non bastano più. E allora scende in campo uno degli storici fondatori, Valentino Parlato, che in un editoriale ha lanciato due segnali: uno contro lo spegnimento del giornale. Nel secondo, invece, si guarda ad una sorta di palingenesi dell’intera sinistra che potrebbe aprire il quotidiano ad un nuovo lettorato. E se la “Cosa Rossa” è pronta a rinunciare al simbolo della falce e martello, il Manifesto potrebbe cominciare col rinunciare alla dizione “quotidiano comunista” sopra la testata.
E così “Fausto il rosso”, che in questi anni ha vestito piuttosto i panni di “Bertinotti il presidente”, in queste settimane ha più volte invitato a lla sintesi e all’unità: “Fuori dalla prospettiva unitaria” ha spiegato nei giorni scorsi “non c’è vita possibile per la sinistra”. Un Bertinotti che, citando un celebre fatto storico, è pronto ad un cambiamento simbolico, non indifferente, pur di unire tutta la sinistra: “Togliatti era comunista, ma è andato alle elezioni del 1948 con il simbolo di Garibaldi. Ognuno il suo simbolo lo tiene per sé, ma per mettere insieme la sinistra serve un simbolo che vada bene a tutti”.
E così a furia di indiscrezioni, smentite, accuse, bozzetti lasciati filtrare alla stampa dall’uno e dall’altro partito della sinistra estrema, cresce l’attesa su nome e simbolo della futura federazione unitaria della sinistra.
I problemi, quelli del teatrino della politica direbbe il Cavaliere, ruotano attorno a Verdi e al Pdci, che si scambiano accuse sempre meno unitarie. E se fino alla settimana scorsa la Fed di sinistra sembrava realtà, o quantomeno vicina al varo, in queste ore le tensioni sono aumentate proprio a causa della falce e del martello. Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera dei Verdi era stato categorico: “No”. E ha pure rilanciato la parola ecologista nel nome della futura Fed di sinistra. Tra i Comunisti Italiani c’è chi borbotta che “in realtà i Verdi, intesi come Pecoraro e Bonelli, pensano ancora al Pd, e che solo Paolo Cento vuole l’unità a sinistra”. Gli stati generali della Cosa Rossa sono previsti per la prima settimana di dicembre. E da giovedì prossimo gli “sherpa” dei vari partiti torneranno a incontrarsi. Proprio martedì 27 è prevista una riunione più politica con le delegazioni al completo. Al momento Prc e Sinistra Democratica scelgono di non intervenire, perché spiegano che “l’obiettivo è una sinistra che guardi anche a chi non è iscritto ai partiti, come le associazioni e i movimenti che saranno protagonisti all’assemblea generale della sinistra”.
E al com’eravamo prima del muro di Berlino e alla mummia di Lenin rimane solo il Pdci di Diliberto.

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Belgrado Fashion week. I nuovi talenti Made in Serbia.

BELGRADO FASHION WEEK – I nuovi talenti Made in Serbia
(Menchic) Il Belgrado Fashion Week apre le sue porte richiamando verso di sé gli occhi del mondo della moda: ecco le nuove tendenze che arrivano dall’Est Europa. Si apre questo universo glamour che parla una lingua molto lontano dalla nostra e Belgrado, per un’intera settimana, diventa una delle capitali europee più trafficate da chi del fashion ha fatto la sua vita e il suo mestiere. L’attrattiva del Belgrado Fashion Week si fa così epicentro di gran numero di tendenze nella sua regione. Due le agenzie che stanno dietro all’organizzazione di questo evento: la FASHION WEEK e la FASHION SELECTION che, questa volta, si sono unite per impedire che la manifestazione venga sfruttata – come fu scoperto nel 2004 - da chi inganna i ragazzi offrendo loro falsi lavori da modelli nell’Europa occidentale, per poi trasformarli in schiavi del sesso.

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Per l’undicesimo anno, si è pensato bene di aprire con la collezione di una famosa pittrice Olja Ivanjicki che, ispirandosi al XIX secolo, ha aperto i libri di poesia e filosofia del Montenegro portando alla luce un circo di re, regine, spose, clowns, galantuomini e acrobati, il tutto misto al suo talento visionario ed edificante. Ma la Serbia non aveva solo questa sorpresa per noi. Ottima, a detta della critica, la collezione di Slobodan Mihajlovic che richiama la lirica dei Balcani, ispirandosi fortemente anche ad alcune delle sue creazioni di costumista per spettacoli teatrali, quando collaborava con il BITEF di Belgrado., lavoro che gli ha donato la fama internazionale. A lui si aggiungono, Bata Spasojevic, Aleksandar Nikolic e Ana Ljubinkovic.

Una kermesse importante. Un evento internazionale che ha colmato gli anni duri in cui la Serbia ha dovuto rinunciare ai suoi talenti creativi, nella moda come in qualsiasi altro campo, per via della guerra civile. Lo stile è tornato e la pace si respira anche sfogliando le riviste di moda.

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Coroh: la lotta all'Aids ha un'arma in piùSanità. L'obiettivo? Migliorare la prevenzione tra omosessuali, bisessuali e trans.

Al via il progetto dell'Istituto Superiore di Sanità coordinato dagli ospedali San Gallicano e San Giovanni e dal Circolo Mario Mieli.

(RomaOne) "Non esistono categorie a rischio, bensì comportamenti a rischio". E' con questo 'slogan' che viene presentato il Progetto Coroh, promosso e finanziato dall'Istituto Superiore di Sanità, nonché nato dall'inedita collaborazione tra gli ospedali San Gallicano e San Giovanni e il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di Roma.

CONTRO L'HIV - In occasione della Giornata Mondiale di lotta all'Aids (1 dicembre) e in seguito all'incremento di diffusione del virus Hiv e di altre malattie sessualmente trasmissibili osservato specialmente nella popolazione omosessuale che sembra abbia abbassato il livello di guardia, nasce un piano di difesa che vuole essere un vero e proprio attacco alla malattia.
L'accordo fra le tre strutture, da sperimentare in ambito romano ma con tutte le carte in regola per essere esteso a tutto il territorio nazionale, permetterà di monitorare l'incidenza dell'infezione tra persone omosessuali, bisessuali e trans e di migliorare, così, le attività di informazione e di prevenzione.

L'UNIONE- Per la prima volta le forze della sanità pubblica e di un'associazione di volontariato in ambito sociale con una grande esperienza sul campo, si uniscono per mettere a servizio della gente un sistema di sorveglianza avanzato sui virus letali come quello responsabile della sifilide, che negli ultimi anni a Roma ha visto un notevole aumento di persone contagiate.
La formazione di una coorte congiunta di omosessuali che si sottoporranno a ripetuti esami permetterà di tenere sotto controllo la diffusione delle infezioni e di contribuire così al benessere collettivo perché, come ribadiscono i referenti del progetto, "prendersi cura di sé migliora la salute di tutti".

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Destra cristiana e Nra, Giuliani rischia in casa. Non gli perdona le sue posizioni aperte sui diritti degli omosessuali.

La campagna elettorale di Rudolph Giuliani per conquistare la nomina repubblicana per le Presidenziali americane del 2008 stenta a spiccare il volo. L’ex-sindaco di New York sembra aver esaurito i meriti guadagnati attraverso la brillante prestazione esibita alla guida della Grande Mela nelle ore e nei giorni che hanno seguito l’infame attacco terrorista dell’11 settembre 2001.

(Anthony M. Quattrone - L'Avanti) Il più recente sondaggio, condotto per la Reuters/Zogby durante il periodo dal 14 al 17 Novembre, pone Giuliani al 29 per cento fra gli elettori repubblicani, contro il quindici dell’attore ed ex senatore del Tennessee, Fred Thompson, l’undici per cento per l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, e il nove per cento per il senatore del Nevada, John McCain, e per l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney. Altri recenti sondaggi, attestano Giuliani fra il 25 e il 33 per cento. I sondaggi sono sfavorevoli a Giuliani anche nel confronto diretto con i più accreditati candidati democratici. Nel sondaggio condotto a inizio novembre per la NBC News/Wall Street Journal, Giuliani è perdente contro la senatrice di New York, Hillary Clinton, con 45 contro 46 per cento, contro il senatore dell’Illinois, Barack Obama, con 42 contro 44, e anche contro il terzo fra i democratici, l’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards, con 44 contro 45 per cento. In casa repubblicana, Giuliani ha difficoltà a conquistare consensi fra alcuni gruppi collocati alla destra del partito. In particolare, la destra religiosa non perdona Giuliani per le sue posizioni aperte sui diritti degli omosessuali e sull’aborto. Circa un mese fa, il 20 ottobre 2007, a Washington, durante un convegno indetto dalla “Family Research Council” - un’organizzazione dei conservatori cristiani - intitolato “Values Voter Summit” (summit degli elettori per i valori), Giuliani ha provato più volte a trovare qualche punto d’accordo con la platea, dichiarando che “le persone di buona fede arrivano a differenti conclusioni sulla necessità di considerare l’aborto legale per alcune circostanze, ma voi ed io, e penso quasi tutti gli americani, condividiamo lo stesso obiettivo: una nazione senza l’aborto; questo è un obiettivo che si può raggiungere attraverso una trasformazione delle menti e dei cuori delle persone”. Il pubblico non ha gradito molto il messaggio di Giuliani, preferendo invece chiari appelli per la totale messa al bando dell’aborto. Forse, però, per Giuliani non è ancora troppo tardi per tentare di guadagnare appoggi all’interno della destra religiosa. Mentre la “Council for National Policy”, un’organizzazione “ombra” di potenti conservatori cristiani, avrebbe decretato a fine settembre, alla presenza del vice presidente Dick Cheney, durante una riunione chiusa al pubblico, a Salt Lake City, che se il Partito repubblicano nominerà un candidato pro-aborto, alludendo a Rudi Giuliani, si prenderà in considerazione la creazione di un terzo partito per le presidenziali del novembre 2008, Giuliani ha ottenuto il 18 novembre il sostegno ufficiale da parte del fondatore della “Christian Coalition” (una potente organizzazione cristiana), Pat Robertson. Robertson è un famoso predicatore televisivo, affiliato al Partito repubblicano, che ha anche gareggiato per la nomina a candidato del partito per le Presidenziali del 1988. Giuliani trova grosse opposizioni anche fra gli oltre quattro milioni di americani che aderiscono alla National Rifle Association (Nra), l’associazione dei possessori d’armi. La Nra difende il diritto dei cittadini di possedere armi, come garantito dal secondo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, e ha più volte rinfacciato a Giuliani che, quando era sindaco di New York aveva proposto la limitazione di tale diritto. Durante una visita ad un negozio d’armi nel New Hampshire il 24 novembre, Fred Thompson ha ricordato che Giuliani “ha sempre appoggiato tutte le iniziative legislative miranti al controllo della vendita delle armi e ha anche partecipato alle cerimonie per la firma di tali leggi assieme al presidente Bill Clinton”. Gli associati della Nra stanno facendo girare in Internet le dichiarazioni di Giuliani, fatte il 6 marzo 1997, qualche giorno dopo una sparatoria all’Empire State Building, in cui aveva affermato che, “come cittadino privato, come procuratore distrettuale, come candidato a sindaco, e come sindaco, ho sempre sostenuto la necessità di emettere regolamenti più uniformi e più rigidi nella concessione di permessi per il porto d’armi, simili a quelli per ottenere la patente di guida”. Oggi, contrariamente a quanto dichiarato nel 1997, Giuliani si dichiara a favore della piena attuazione del secondo emendamento, a favore del diritto di possedere armi. Le difficoltà incontrate da Giuliani nel tentare di ottenere l’appoggio della destra religiosa e della potente lobby dei possessori d’armi, sono state in parte mitigate dalla sua reputazione d’uomo forte e di grande leader, capace di rendere l’America più sicura. Fra gli elettori moderati di entrambi i partiti, Giuliani avrebbe potuto rappresentare l’unione ideale della necessità di difendere i diritti civili e quella di difendere il Paese dall’aggressione dei terroristi islamici. Tuttavia, negli ultimi giorni, la sua reputazione di politico integerrimo ed efficiente ha cominciato a vacillare. Il “New York Times” del 23 novembre ha pubblicato un articolo intitolato “Il vero Rudi”, in cui si ricorda che quando Giuliani era sindaco di New York, la sua politica nei confronti dei lavoratori “senza documenti”, come vengono chiamati gli immigrati clandestini, era guidata da alti principi morali, mentre oggi, per motivi di puro calcolo politico, l’ex sindaco ha abbracciato tesi più restrittive nei confronti degli immigrati. Il giornale ricorda un appassionato discorso di Giuliani, tenuto il 10 ottobre 1996, presso la Kennedy School of Government, in cui dichiarò che “il movimento contro gli immigrati mette in pericolo il motivo primario che ha reso grande l’America, vale a dire, il rinnovo, la riformazione e il risveglio che sono creati dal continuo flusso d’immigrati”. Il 19 settembre 1995, alle Nazioni unite, Giuliani affermava che, “alle volte, leadership significa assumere posizioni non molto popolari, rigettando delle pericolose mode politiche”. Il giornale ricorda anche un discorso dell’ex sindaco, in cui, appellandosi ai clandestini che vivevano e lavoravano a New York, disse, “se venite qua e lavorate in modo duro e per caso siete dei clandestini, siete proprio una di quelle persone che vogliamo nella nostra città”. Il comportamento da voltagabbana di Giuliani sui temi sociali dell’aborto, i diritti dei gay, il controllo delle armi, e, infine, sui diritti degli immigrati clandestini, sono rilevati da parte degli osservatori democratici per mettere in risalto l’opportunismo politico di Rudi, e, da parte degli osservatori della destra repubblicana, per dimostrare la sua inaffidabilità sui temi cari ai conservatori. Gli attacchi contro Giuliani si sono intensificati proprio nelle ultime settimane anche contro le sue decantate capacità di manager. Il “Washington Post” del 24 novembre ha pubblicato un dettagliato articolo del giornalista Alec MacGillis in cui si analizza come Giuliani abbia scelto i suoi collaboratori quando era sindaco di New York. Nell’articolo, MacGillis nota che mentre nel libro scritto da Giuliani, “Leadership”, c’è un capitolo intitolato “Circondarsi con grandi persone”, nella pratica, i maggiori assistenti di Giuliani non erano stati scelti in base alle loro qualifiche, bensì in base alla loro fedeltà nei suoi confronti. Alcuni degli assistenti di Giuliani sono oggi incriminati per attività illegali, come nel caso dell’ex capo della polizia, Bernard B. Kerik, indiziato per corruzione, frode postale, ostruzione della giustizia e altro ancora. Kerik era stato nominato capo della polizia anche se non aveva i minimi requisiti per quella posizione in quanto non era laureato. Inoltre, la normale procedura investigativa per rilasciargli il nulla osta di sicurezza fu disatteso. Giuliani lo scelse, secondo il giornalista, solo perché gli era molto fedele. Giuliani aveva anche proposto al presidente George W. Bush di nominare Kerik per la posizione di ministro per la sicurezza nazionale, ma, Kerik, dopo essere stato ufficialmente nominato da Bush, ritirò la sua candidatura perché i media vennero a sapere che lo stesso Kerik aveva assunto un’immigrata clandestina per un lavoro domestico. Secondo Jerome Hauer, un noto esperto di terrorismo biologico in America, che ha lavorato per Giuliani dal 1996 al 2000, “le persone competenti nell’amministrazione scappavano via perché si stancavano di lavorare con quelle ai limiti dell’incompetenza“ che Giuliani imponeva. Hauer nota che “Giuliani faceva fuggire via i professionisti perché trovava difficile collaborare con loro. Se non facevano tutto come voleva lui, o se l’interesse si focalizzava più su di loro che su di lui, diventava furioso”. A poche settimane dalle primarie dell’Iowa e del New Hampshire, Giuliani dovrà tentare di neutralizzare le critiche che oggi mettono in dubbio la principale risorsa su cui ha costruito la sua immagine presidenziale, vale a dire, la leadership. I conservatori lo osteggiano sui temi sociali, la stampa mette in risalto il suo trasformismo politico, e i critici puntualizzano la sua condotta poco attenta nella scelta dei collaboratori. Se Giuliani vorrà avere ancora qualche chance per la nomina repubblicana e per vincere contro i democratici, non sarà sufficiente continuare a trasformarsi a secondo della preferenza politica della platea. Serve “il vero Rudi” come scrive il “New York Times”, prima che sia troppo tardi.

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Brit vuole adottare due cinesini. Pratiche per i due gemellini già pronte.

(TGCom) Chiodo scaccia chiodo. Britney Spears non si dà per vinta e, persa la custodia dei due figli, affidati temporaneamente al padre, starebbe ora tentando di adottare due gemellini cinesi di 6 anni. Secondo quanto riporta il News of the World, Brit avrebbe confidato ad alcuni amici di essere nelle fasi finali della pratica. Un atto d'amore o solo la volontà di colmare il vuoto dell'assenza di Sean Preston e Jayden James?

Il sospetto che si tratti di soltanto un capriccio per soddisafre la sua voglia di fare la mamma si è già insinuato in molti. D'altronde si tratterebbe dell'ennesimo colpo di testa della cantante.

Dopo il divorzio dal marito Kevin Federline, la Spears è stata protagonista di una serie di imbarazzanti episodi e vicessitudini legali, culminati con l'affidamento al padre dei figli Sean Presto, 2 anni, e Jayden James, 1 anno.

La Spears ha ancora la possibilità di vedere i bambini, e infatti appena può passa le sue ore con i suoi figli. Chi conosce bene la cantante sostiene che abbia un grande senso di maternità e che quindi il suo sia un atto d'amore un modo, specie ora che ha ritrovato l'amore, per rifarsi una famiglia. Anche se il dubbio nasce spontaneo: se le sono stati tolti i figli naturali per quale ragione le dovrebbero affidare ora due gemellini?

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La situazione di Celentano è stabile: provocazioni, musica e pubblico diviso.


(Panorama) Minimalista. Senza pubblico. Con spalle d’eccezione (Fabio Fazio e Laura Chiatti). Una sola puntata. E 9,2 milioni di telespettatori (pari al 32,9% di share, contro il 46% del precedente Rockpolitik) catturati da La situazione di mia sorella non è buona, il nuovo show di Celentano. Che forse non soddisfa le aspettative della Rai, ma come al solito fa discutere.

Poco più di un’ora e mezza di canzoni e provocazioni, un appello agli ultrà perché depongano le armi e divengano motore della “rivoluzione” e l’invito a Berlusconi a “voltare pagina, a fare una rivoluzione dentro di te, a dare un segnale che non sei più quello di ieri”. Fino a fermare gli architetti kamikaze e i progetti della Moratti e tutto ciò che è contro la natura. “Se non lo farai non sarai un ‘ultra’ e il tuo partito” conclude Celentano “invecchierà quando meno te lo aspetti”.
Il ritorno in video del Molleggiato è insomma un clichè che piace: il quarto piano della Rai come una sala d’incisione, lui al centro, il crocefisso al collo, un camicione a righe, gli stivaletti storici e tutt’intorno, come discepoli, i suoi musicisti. Nessun terremoto, ma Adriano Celentano cambia ancora registro: uno scenario anni ‘60, con Bella e Mogol e tante chiacchiere. Tra un silenzio e l’altro, a far saltare la noia, lui butta lì le sue bombe: sulla guerra, sul nucleare, sui piani del comune di Milano, sugli architetti kamikaze, sugli ultrà.
Il mistero è svelato (e anche un po’ scontato). La sorella Maria non c’entra niente. È la situazione del pianeta, della politica, dell’economia a non essere buona. Si salva solo Prodi, che forse: “è sulla strada giusta, fa promesse che si possono attuare ma il popolo non gradisce”.

Va un po’ meglio alla musica. Almeno qui: fanno la loro comparsa, a fianco del “predicantante”, Carmen Consoli, Francesco Tricarico, Ludovico Einaudi, Stefano Di Battista, tutto come era stato annunciato, ma tutto un po’ diverso: un trionfo dell’arte italiana.
Già, la musica. Come suonava Baccini: Adriano, è meglio che canti. O sono meglio le sue prediche? Il dilemma rimane. Insomma, Il re degli ignoranti in video fa sempre un certo effetto…

Il FORUM

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Partita la raccolta di firme per la pornoprof.

Intanto, nel Sanvitese, la scuola a cui la docente era stata assegnata teme un calo d’iscrizioni nonostante la serietà della didattica. Nel mirino la sospensione dal servizio. Lei risponde: «Grazie per la vostra solidarietà».

(Chiara Benotti - Il Messaggero Veneto) Il sito a luci rosse nella hit del web italiano ha lanciato, ieri, la prima petizione per "salvare" la pornoprof di Pordenone: raccoglie firme di solidarietà.
«A Madameweb - è la dedica provocatoria della petizione comparsa nel portale -, la pornoprof "trombata" dal ministero in violazione del diritto alla vita privata di qualsiasi cittadino italiano». Istruzioni in allegato per chi volesse aderire e, magari, si arriva pure al referendum popolare all'italiana.
Il popolo della divina dell'eros nordestino si dà da fare, per risolvere il procedimento disciplinare che l'Ufficio scolastico regionale del Friuli-Venezia Giulia ha avviato, con la sospensione cautelativa dal servizio in cattedra nel Centro territoriale per adulti di Ligugnana. Lei, dal suo forum, imposta l'ultima mail che suona come un addio: «Buonasera a tutti - ha scritto Madameweb il 25 novembre - e grazie per la vostra solidarietà».

GOSSIP TELEVISIVO. «Una proposta per partecipare al relity televisivo "L'Isola dei Famosi" è nell'oroscopo di Madameweb - girano voci sulla prossima star dell'etere, nelle scuole e nei bar -. Un viaggio in Honduras è stato preparatorio all'evento: sarà famosa e, soprattutto, alzerà gli indici di ascolto della tivù». Sull'effetto audience non ci sono dubbi. «L'ondata di fama suscitata dal video sulla partecipazione al festival erotico di Berlino, insieme ai guai professionali a scuola - fa i conti il gossip -, è mondiale. Proposte arrivano dal Costanzo show, dalle Iene, dalla Bbc, da registi maestri dell'erotismo e si moltiplicano per Madameweb: a chi dirà di sì?».

«NON SONO UN PORNOPROF». Era pura ironia quella frase inserita nel blog di Fabioletterario, che ha chiuso l'intervento sul tema “Al lavoro con la pornoprof”. Quella pagina ha fatto da traino a 265 e-mail, postate dal 19 al 22 novembre, dal popolo di amici in rete e dalla stessa Madameweb. Nel post si prendevano, altresì, le distanze da certi atteggiamenti e comportamenti dell’insegnante.

PREOCCUPAZIONI. Genitori e insegnanti del Sanvitese sono preoccupati, per l'effetto Madameweb sulle iscrizioni 2008-2009. «Proponiamo, in tutte le scuole di San Vito al Tagliamento, piani dell'offerta formativa seri e garantiti da sicure professionalità docenti - puntualizzano -. Faremo di tutto per evitare la fuga dalle aule nel periodo delicato delle iscrizioni, in gennaio. Non vorremmo sopportare l'impoverimento di classi a causa di un caso di esibizionismo isolato e avvenuto nella vita privata di una docente».

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Suicidi tra i giovanissimi: la Lombardia in testa alle regioni a rischio.

(Milano 2.0) A volte ci stanno intorno chiedendo silenziosamente aiuto e nemmeno ce ne accorgiamo. La vita scorre, veloce, troppo per qualcuno, e noi prestiamo troppa poca importanza. Essere giovane non è facile, ancora meno stare nella fascia d'età tra i 11 e 25 anni. All'inizio si è troppo piccoli e sperduti, poi le cose cambiano rapidamente e persi è fin troppo facile.

E' allora che succede qualcosa di inspiegabile, è li che si insidia l'emergenza del suicidio giovanile, che ha il suo picco di tragedia intorno ai 16 anni, quando invece di morire si dovrebbe pensare a tutta la vita che ancora si ha davanti a sè, quando si dovrebbe essere spensierati, ma non tutti ci riescono.

L'ospedale Fatebenefratelli e l'associazione Amico Charly hanno studiato da vicino l'allarmanante fenomeno sociale, di cui la Lombardia detiene purtroppo il primato più alto in Italia e anche a livello europeo. In particolare tra Milano e provincia sono circa 20 mila i ragazzi a rischio, tra chi ha in mente un ipotetico suicidio e chi già ci ha provato sul serio a togliersi la vita.

Per questo, circa un anno fa è stato avviato un progetto di prevenzione, indispensabile a offrire le giuste cure mediche e psicologiche ai ragazzi, ma anche il supporto necessario alle loro famiglie, che nellla maggioranza dei casi non sanno come comportarsi in una situazione così drammatica. I parenti vengono affidati al Centro Crisis dell'associazione Amico Charly, attivo in questo senso già da qualche anno e i risultati si vedono, sono 170, infatti, tra giovani a rischio e famiglie, le persone che fanno riferimento al centro. La Regione ha stanziato a favore del progetto 450 mila euro per tre anni e ad oggi sono già stati assistiti 16 ragazzi, la maggior parte dei quali minorenni e troppo spesso al secondo tentativo di suicidio.

Ma cosa spinge ragazzi così giovani a un gesto così estremo? Alla base della stragrande maggioranza dedi casi c'è un chiaro disturbo psichico, depressione o disturbo della personalità, ma anche la droga ha il suo peso, nel 20% dei casi l'uso o abuso di cannabis e cocaina aumenta la propensione al suicidio. Problemi che si accumulano e spesso la via che si segue per risolverli porta a risvolti spiacevoli. Gli esperti che seguono il recupero di questi giovanissimi lo sanno bene e per fortuna non sono dimenticati, ma anzi aiutati a tornare nella società cosiddetta "normale".

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Lerner intervista Niki Vendola. Vendola: «Per fare la Sinistra ribaltare le categorie del '900».

Il governatore della Puglia "ospite d'onore" all'Infedele di Lerner non cade in trappola «lo leader? Il leaderismo sarebbe un brutto inizio per la casa rossa».

(Angela Mauro - Liberazione) Questa puntata sarà incentrata su Nichi Vendola, che in molti vedono come futuro leader della sinistra unita...». Gad Lerner fa il suo mestiere, cerca la notizia, ma da uno come Vendola non l'avrà. 0 meglio non avrà le notizie che seguono i codici della spettacolarizzazione della politica. Ospite all'Infedele su La7, in un salotto tv che vedea ccomodati anche personaggi come Armando Cossutta e Imma Battaglia di Gay Project, tra le gigantografie di falci e martelli e scritte "La Sinistra", il governatore della Puglia non cade nella trappola. Leader? «Se il cammino della "cosa rossa" o "casa rossa", come la chiamo io, cominciasse dal leader comincerebbe con il passo sbagliato». Fuori dagli studi, la scena politica si muove, Berlusconi fonde Forza Italia in un altro partito, si siede al tavolo delle riforme con Veltroni, ma tutto questo per Vendola rende semplicemente più stringente il tema del "fare la sinistra"". In tutti i sensi.
«Scegliere un leader ortodosso come me, sarebbe una scorciatoia: sono vecchio, vado verso i 50 anni, ho 35 anni di militanza politica alle spalle, sono intriso delle categorie del'900... », non si stanca di ripetere, esattamente come ha fatto un mese fa, anche tra la gente che lo salutava quasi fosse la Madonna alla manifestazione del 20 ottobre a Roma. Le categorie del '900, invece, la sinistra dovrebbe guardarle con «spirito critico»: ricordarne i meriti, perché comunismo e socialismo hanno portato «battaglie di libertà e risultati straordinari», ma anche le catastrofi, «perché - dice Vendola - non si può dimenticare Polpot e il genocidio in Cambogia...». Fare «battaglia culturale» contro vecchi e nuovi miti. Si accalora il governatore dopo un servizio mandato in onda quasi a fine puntata sui reportage da Cuba che hanno scaraventato Liberazione nel calderone delle polemiche anche con il Prc. «E' grottesco passare dal mito dell'ex Unione Sovietica a miti miniaturizzati». E le proteste dei filocubani davanti alla sede del quotidiano? Vendola le comprende: «Esprimono un bisogno di identità, in chiave nostalgica». Va trovata la chiave dell'innovazione perché c'è una cosa sulla quale non è possibile soprassedere: «La sacralità della vita umana, di ogni essere umano, anche dell'avversario». E c'è anche da imparare dalla «civiltà liberale» che ha prodotto «valori di libertà: la libertà personale». Battaglia annuisce, ma lo fa anche uno di pesante storia comunista come l'81enne Cossutta. «Giordano è di sinistra, Pecoraro è di sinistra, Diliberto a modo suo è pure di sinistra, lo è Mussi, ma non sono "la sinistra" - dice l'ex Pdci - bisogna fare la sinistra unita, rinnovata, che includa, dobbiamo farla, anzi dovete: io sono vecchio, ma senza la falce e martello la mia identità non si sente mortificata». Le categorie del'900 Vendola le rovescia. Sentite questa: «Berlusconi è l'ultimo tra i leninisti in Italia, un bolscevico, nel senso di minoranza, capace di trasformare una cocente sconfitta», come quella subita dopo il fallimento dei tentativi di spallata al governo Prodi in Senato,«in un "ricominciamo"». Che dire? «Un geniaccio». Altro colpo di teatro: «Lo trovo anche persona intelligente e gradevole», dice Vendola dell'ex premier. E continua a "rovesciare", facendo le pulci a sinistra: «Il vero veleno è il berlusconismo che è penetrato anche nelle case della sinistra ed è molto più vasto del popolo delle Libertà».
Si parli di sinistra, si parli di noi. E basta con la dicotomia tra il «chiacchiericcio governista e quello dell'opposizione a tutti i
costi». Il governo «non è né totem da venerare, né tabù». Con la solita cortesia, il governatore Vendola zittisce Lerner sul tema. «Mi piace stare al governo nella misura in cui sono costretto a conoscere, che è pasolinianamente doloroso ma è il principio fondante per il cambiamento». Ma attenzione: ci sono «due nemici del governare bene: il radicalismo senza politica, il riformismo senza progetto». Le parole denudano i significati, ne ridirigonó il senso. Vendola rovescia ancora. «Il riformismo senza progetto è esibire una bandierina astratta, senza contenuti». Il Pd, si potrebbe pensare. «Il radicalismo senza politica riguarda noi: si verifica quando prevale il riposizionamento ideologico sulla ricerca di soluzione ai problemi».
Di fronte abbiamo la «decadenza», parola che davvero ' mette d'accordo tutti in studio, persino Geminello Alvi, il più cattivo con l'ospite d'onore pugliese, senza però trovare argini negli altri presenti sopratttutto quando accusa la sinistra di «occuparsi poco di redistribuzione del reddito». Sarà. Vendola evita la polemica, vola alto rispetto a chi spinge il dibattito sugli orizzonti della cronaca politica più stretta. Parla di «crisi della politica» che è «crisi della società», ammaccata dai «mutamenti nel mondo del lavoro, della famiglia, della condizione urbana». Per tutto il '900 il lavoro ha lottato per «emanciparsi da condizione di merce», approdando ad una condizione «sociale, collettiva, ora frantumata». La famiglia ha espunto da sé «i nonni, manca del dialogo tra le generazioni, manca della memoria». Una volta, la periferia era «il contorno della comunità, oggi è il grosso dell'abitare, è alienazione, non c'è la comunità, è difficile farvi politica». Vendola individua una «deriva corporativa» nella società. Disgregazione, acuita da quellepolitiche securitarie che fanno parlare il «basso ventre» della gente, che legittimano il «giusuzialismo spietato verso il "povero cristo", il rom», a fronte del garantismo tipico italiano verso il «potente». Va detta la verità che rende «liberi dal peccato», dice il cattolico, comunista Vendola. Va costruito un «argine contro la deriva, anche a rischio di perdere voti». Va costruito un processo, con una massima apertura che metta nel conto la rotta in mare aperto. Va proseguito il processo avviato da Rifondazione e «quando il processo è autentico, non si può predefinirne l'esito», risponde Vendola a Lerner che insiste nella legittima ricerca di notizie chiedendogli, negli ultimissimi minuti di trasmissione, se il Prc vada sciolto. «Non posso dire: "salverò l'identità del mio partito". Il processo è importante per far vivere il fascino della parola sinistra tra le giovani generazioni...».

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Telenovela Ruggin. Nuovo giro mediatico per il chierichetto di Este. Dopo la tv tocca ai giornali.

Arcigay pretende le scuse Zan vuol querelare la Goisis.

(Beatrice Andreose - Il Mattino di Padova) La nuova settimana, dopo quella appena trascorsa caratterizzata dalla visibilità mediatica, inizia all’insegna dell’impegno sul fronte della difesa dei diritti degli omosessuali. Già ieri l’ufficio legale di Arcigay ha contattato Alberto Ruggin, il giovane omosessuale escluso dal coro della parrocchia delle Grazie per la sua presenza nella trasmissione di Bonolis e Laurenti «Ciao Darwin». L’associazione chiederà a Manuela Soattin di ritirare pubblicamente (tramite giornali) quanto affermato venerdì sera, nel corso dell’incontro al Farinelli tra le parlamentari Paola Goisis e Vladimir Luxuria ossia che Ruggin avrebbe importunato uno o più dei suoi quattro figli. L’accusa è di pedofilia. Nel caso la signora Soattin non avesse però alcuna intenzione di retrocedere dalle sua affermazioni, Arcigay procederà con una querela. Non solo. Alessandro Zan, responsabile veneto di Arcigay, ha anche manifestato l’intenzione di denunciare la parlamentare leghista estense che nel corso della stessa serata ha definito il suo ospite Vladimir Luxuria e gli omosessuali «errori della natura». Da giudiziaria, in questo ultimo caso, la battaglia potrebbe diventare politica poiché Paola Goisis gode di immunità parlamentare. Alberto Ruggin si porta comunque a casa una importante soddisfazione. L’altro pomeriggio, durante la sua intervista a «Buona Domenica», la trasmissione condotta da Paola Perego ha battuto la concorrenza di Pippo Baudo che conduceva in contemporanea «Domenica in» su Rai1. «E’ un dato che si può verificare su Internet - spiega Alberto - si è trattato di una trasmissione dove comunque non era tutto prestabilito. E’ evidente che il mio caso e le problematiche ad esso connesse interessano molte persone». Stamattina Alberto farà un servizio fotografico in piazza Maggiore con la rivista Vanity Fair. In settimana, si dovrebbe recare a Milano assieme alla responsabile del Circolo delle libertà di Este Marta Roin per partecipare ad una trasmissione sulla Tv delle Libertà con Michela Brambilla. Ieri sera ha incontrato don Francesco parroco di Prà, che ha chiesto di parlare con lui.

--- Ndr. Ma perchè querela Arcigay e non il Ruggin? Oppure Arcigay querela per conto di Ruggin e a questo punto querela tutta l'Italia già che c'è? E GayLib che fa invece di difendere concretamente un suo "presidente"? (Un presidente attentissimo ai dati auditel a quanto pare) Al solito, come le stelle, sta a guardare. Lo sa fare così bene. Non c'è che dire una situazione paradossale totalmente priva di credibilità. Un bel movimento, non c'è che dire...

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Taranto: Uomini e motori alla finale di Mr. Motors 2007.

(Prima) Il conto alla rovescia per la prima finale nazionale di Mister Motors indica che manca meno di un mese all’attesissimo appuntamento. Il 22 Dicembre, infatti, sarà assegnato a Martina Franca il titolo di vincitore assoluto della versione al maschile di Miss Motors, l’altro concorso di bellezza nazionale, ormai già diventato fenomeno mediatico, ideato ed organizzato dalla Royal Communication di Bruno Dalto con l’Associazione Culturale Working Up. Per il pubblico del Facola Fun, una delle discoteche più trendy del Sud Italia che ospiterà la finale, sarà una serata arricchita anche dalla presentazione del calendario ufficiale Miss Motors 2008 le cui splendide modelle faranno anche parte della giuria. I Concessionari regionali hanno già quasi del tutto completato le fasi di selezione che porteranno nella capitale della Valle d’Itria gli aspiranti al titolo, venerdì 21, presso il prestigioso Park Hotel San Michele dove, in serata, si svolgerà la prefinale. Lo stesso albergo ospiterà, oltre ai concorrenti, lo staff della Royal Communication e i giornalisti delle innumerevoli testate invitate per l’occasione. “I finalisti di Mister Motors – afferma Giuseppe Borrillo, responsabile delle pubbliche relazioni della Royal Communication – saranno investiti di un ruolo importante. Grazie all’ausilio delle Autoscuole Indiveri abbiamo organizzato uno speciale corso di formazione, denominato ‘Katedromos’ e finalizzato alla sensibilizzazione nel rispetto delle norme del codice della strada, durante il quale ai concorrenti sarà ufficialmente assegnato il ruolo di ambasciatori della sicurezza stradale per le località che essi rappresentano”. Bruno Dalto, patron del concorso, aggiunge: “Due giorni prima della finale il nostro Raffaele Merico, testimonial ufficiale di Mister Motors, raggiungerà la Malesia, dove rappresenterà l’Italia a Mister International, un concorso mondiale la cui organizzazione è curata da nostri partner di Singapore”. Working Up e Royal Communication continuano così a collaborare per portare a compimento i progetti in cui gli assessorati al turismo ed allo spettacolo della Regione Puglia e della Provincia di Taranto credono, patrocinando le iniziative e contribuendo alla loro realizzazione.

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Omicidio di Perugia. Ossessione Amanda.

È sospettata di aver ucciso Meredith. Eppure ha scatenato la fantasia e la morbosità mediatica. Con schiere di fan. Il parere di uno psichiatra. Colloquio con Giorgio Abraham.

(Enrico Arosio - L'Espresso) L'Angelo Demone e l'Uomo Nero. Il truce feuilleton multimediale di Perugia si semplifica e si complica al tempo stesso. L'Uomo Nero ora è il secondo, il Rudy Hermann Guede, 21 anni, ivoriano, arrestato in Germania; mentre il primo, Diya 'Patrick' Lumumba, nelle stesse ore ha ottenuto la scarcerazione dal magistrato. Ma l'omicidio di Perugia, il crudo omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, è ancora tutto da chiarire. E Amanda Knox (ma il cognome pochi lo ricordano), la sospettata principale (finora) non ha finito di stupire, turbare, emozionare tanti giovani italiani. Addirittura di affascinarli. Lo testimoniano i messaggi di simpatia e ammirazione per lei, l'americanina bionda dal viso angelico, ma anche bugiarda ed esibizionista, che girano da giorni nell'immenso frullatore di Internet. E pensiamo allo strano delitto di Parigi compiuto pochi giorni dopo da una ragazza inglese di buona famiglia, che ravviserebbe elementi di emulazione della vicenda di Perugia. È normale o abnorme il fascino di Amanda presso quella parte di pubblico che ne segue la vicenda giorno dopo giorno, come ipnotizzato? Lo abbiamo chiesto a uno psicoanalista e psichiatra molto navigato, Giorgio Abraham, che vive ed esercita a Ginevra.

Dottor Abraham, da dove scaturisce questo fascino ambiguo di Amanda?
"Per rispondere vorrei partire dal concetto di dipendenza. Emotional addiction, dipendenza dalle emozioni. O anche: le emozioni come droga. Questa è una chiave per provare a capire".

Le emozioni come droga?
"Di droga classica a Perugia ne è circolata parecchia, tra i protagonisti della vicenda. La droga viene assunta per provare sensazioni. Ma qui entra in campo qualcos'altro, la droga da emozioni: è una ricerca sempre più diffusa, nel sesso, nel gioco d'azzardo, negli sport estremi. Ho avuto in terapia non solo soggetti con varie forme di dipendenza sessuale, ma anche patiti del bungee-jumping che mi dicevano che la botta di adrenalina del salto nel vuoto è molto più forte della miglior pratica sessuale. Ecco, anche a Perugia è in gioco la droga da emozioni. Emozioni negative: paura, violenza. Ma anche la colpevolezza è una droga potente. Molto più dell'euforia".

La colpevolezza una droga? Per i protagonisti o per il pubblico che segue?
"Buona domanda. Intanto dico questo: Amanda che dà la colpa al Lumumba, che mente alla polizia, che cambia versione, confonde le acque, non è così distante dall'infanticida che si mette alla ricerca del cadavere insieme ai soccorritori. Amanda sembra giocare con la colpevolezza: vera o presunta, o solo complicità. È qualcosa che ricorda il delitto di Cogne, o la scomparsa della bambina inglese in Portogallo. E il pubblico italiano, in parte, partecipa a questo gioco eccitante. C'è forte ambiguità, in Amanda, in come si contraddice. E poi i vent'anni, la droga, gli amici, le notti. Il tutto tiene viva l'attenzione".

Il fascino del male? È questo che ci turba?
"Il fascino del male, o la sua banalità".

Perché Amanda ha ammiratori? Viene in mente Pietro Maso, il ragazzo veronese che aveva ucciso i genitori e sin da subito ricevette lettere d'amore in carcere.
"I messaggi che le arrivano credo siano di due tipi. I primi dicono: povera Amanda, ti credo, sei un angelo, non puoi essere stata tu, sei vittima dell'errore giudiziario. I secondi: sei eroica, sei figlia del nostro tempo, hai la forza di sopportare la colpa, il male che hai inflitto. L'idea di colpevolezza è la droga emozionale che eccita chi le invia la sua solidarietà".

Non è aberrante?
"Forse. Ma meno raro di quanto si pensi, quando c'entra la sessualità".

Cioè?
"Se guardo alla mia pratica clinica, un quadro sessuologico frequente è la donna che si lamenta della propria scarsa reattività sessuale. E che a volte racconta che solo fantasie violente, come l'essere presa con forza da uno sconosciuto di notte e costretta a pratiche estreme, la portino a vera eccitazione. Al tempo stesso vive queste fantasie con disagio, ecco perché ricorre al terapeuta. La forte dose di paura, insieme alla rabbia di non poter reagire, è moneta corrente per un sessuologo. Questo per dire come fantasie e paure non siano rarità, né aberrazioni".

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Niente fidi per L’Unità alla famiglia Angelucci.

Giampaolo Angelucci, 35 anni, presidente della Tosinvest sanità e anima delle operazioni editoriali
(Marco Cobianchi - Panorama) Alessandro Profumo perde un cliente, dopo aver perso un azionista. Si tratta della famiglia Angelucci, storicamente legata alla Capitalia gestione Cesare Geronzi. La banca romana è stata, infatti, quella che ha finanziato il gruppo, attivo nel settore della sanità e dell’immobiliare, quando ha acquistato due giornali: Libero e Il Riformista. Ma dopo la fusione con l’Unicredito guidata da Profumo, Giampaolo Angelucci, il 35enne presidente della Tosinvest sanità e anima delle operazioni editoriali (esponente della seconda generazione industriale insieme con i fratelli Alessandro e Andrea), si è visto negare la possibilità di accedere a nuovi crediti per finanziare l’acquisto del terzo quotidiano, L’Unità. Come mai?
Certo non a causa della solidità patrimoniale, ma per via di una politica del credito che vieta all’istituto milanese di fornire mezzi finanziari destinati all’acquisizione di aziende editoriali, se non dopo un’autorizzazione speciale a livello di direzione generale. Si tratta di una regola che all’Unicredito è sempre esistita ma che Profumo ha reso ancora più stringente, stabilendo che questi prestiti dovessero essere autorizzati addirittura del consiglio d’amministrazione.
Questa regola è scattata anche nei confronti degli Angelucci, che presso la Capitalia avevano una linea di credito specificamente destinata a questo scopo. Linea di credito che, però, l’Unicredito, diventato nel frattempo proprietario della Capitalia, non ha più autorizzato.
Perciò, al momento della richiesta di nuovi finanziamenti da investire nell’Unità, gli Angelucci si sono trovati davanti a una procedura molto complicata che prevedeva l’ok del consiglio d’amministrazione. Ma fonti interne negano che il dossier sull’Unità sia mai passato al vaglio del cda e non risulta nemmeno che sia all’ordine del giorno delle prossime riunioni.
Pare che gli Angelucci abbiano vissuto il no a nuovi finanziamenti (a loro che con 2.500 dipendenti fatturano ogni anno oltre 170 milioni di euro) come un affronto. Un affronto arrivato più o meno nello stesso periodo in cui la famiglia ha deciso di varare un’importante operazione borsistica proprio sui titoli Unicredito.
All’inizio di ottobre gli Angelucci hanno ceduto in borsa la partecipazione dello 0,4 per cento del gruppo Unicredito che avevano in portafoglio in quanto «non rientrava più in una logica di ottica finanziaria». Dalla cessione la famiglia ha incassato 431 milioni di euro, che verranno incamerati dalla finanziaria lussemburghese Tosinvest, la cassaforte del gruppo, che adesso si trova con una liquidità di circa 500 milioni.
Le attività editoriali fanno invece capo alla controllata Tosinvest editoria srl, la stessa che nel 2001 ha comprato Libero garantendogli 30 milioni di investimenti, serviti a trasformare il quotidiano guidato da Vittorio Feltri in un giornale nazionale. Nel 2006 Libero ha chiuso il bilancio con profitti per 187 mila euro.
Il Riformista, comprato l’anno scorso per 18 milioni di euro, nel 2006 ha perso 457 mila euro. Per quanto riguarda L’Unità, la valutazione dell’80 per cento, quota che gli Angelucci intendono acquistare, è di 20 milioni di euro.

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Tinto Brass: "Le natiche non sanno mentire".

La provocazione del regista: "Più etici i sederi delle facce".

(Giancarlo Dotto - La Stampa) Conviene frequentarlo Giovanni Brass detto Tinto, veneziano di sangue russo. Dove c'è lui le donne vanno e vengono, belle, adoranti e complici. Abbottonato nel pastrano nero e la cravatta fucsia, la voluttà fatta uomo addenta l'enorme wurstel di tabacco, lo mastica e poi lo accende, celebrando ogni volta a cerchi di fumo la pace con se stesso. Erotizza qualunque cosa, Tinto, i sigari, le donne, i ricordi, le parole. A 74 anni, un epicureo irrecuperabile. Molto bella, molto complice, discretamente adorante al suo fianco Caterina Varzi, psicoanalista junghiana. Stanno lavorando insieme sulla sceneggiatura di «Vertigini», il suo prossimo film. Reduci da Segovia, in partenza per Torino. «Mi ha invitato Nanni Moretti. Cercava una chicca per il suo Festival e ha scelto un mio vecchio film, «Chi lavora è perduto».

Lo stesso Moretti il cui cinema lei ha definito un lassativo?
«Quando mi ha telefonato gli ho chiesto: sei Moretti o Fiorello?».

Resta il concetto di lassativo?
«Il “Caimano” non mi è dispiaciuto, merito anche di quello strepitoso attore che è Silvio Orlando, uno credibile qualsiasi cosa faccia».

Un segnale forte. L'élite del cinema italiano riscopre Tinto Brass.
«Solo in Italia mi snobbano come autore. In Francia i critici mi amano da sempre. Ma anche in Spagna. Al festival di Segovia hanno proiettato il mio “Monamour” in una chiesa sconsacrata a mezzanotte. Ho esaltato Zapatero nelle interviste. Un uomo che mi piace. Ha il sorriso sornione degli umani sessualmente soddisfatti. Mi ricorda la Gioconda».

L'analogo italiano?
«Antonio Di Pietro lo immaginavo nella parte di Mellors, un ruspante stallone, per un mio rifacimento di Lady Chatterley. Mi piace molto la Melandri. La vedrei bene sul set insieme alla Mussolini. Siamo stati a un passo dal lavorare insieme con Alessandra, in “Paprika”».

Si è dato anche alla letteratura.
«Sto promozionando il mio ultimo libro su un tema a me caro».

Tiro a indovinare. Ha a che fare con il culo?
«Si chiama “L'elogio del culo”. Si vende come il pane. Sulle aste di internet è arrivato a 15 euro dai 3 e 90 di partenza. Tullio Pironti, l'editore, voleva un autore colto, trasgressivo e popolare, il mio ritratto».

Le è venuto facile scriverlo.
«Si è scritto da solo. E' una vita che perlustro gli emisferi gemellari».

Non ha bisogno di alibi culturali lei per esaltare gli emisferi gemellari.
«Mi sono proposto come culologo alla televisione, invece della mano avrei letto i culi. Hanno rifiutato. Eppure stiamo parlando della sintesi conica del linguaggio del desiderio. I bei culi sono ipnotici. Una volta ne ho seguito uno da Milano fino a Mosca».

Gli italiani sono più per le tette.
«Sono gli americani i maniaci delle tette. Lo era Federico Fellini, certamente. Io sono più un Ass Man. D'altronde era già tutto scritto nel mio cognome».

Lei certo disapprova questo malcostume per cui, nel set come nella vita, la faccia ha più dignità del culo.
«Sul piano etico il culo è più onesto della faccia, non inganna, non è maschera ipocrita. Il mio libro comincia con un sillogismo aristotelico. Tesi, il culo è lo specchio dell'anima, antitesi ognuno è il culo che ha, sintesi, mostrami il culo e ti dirò chi sei».

Sillogismo che pratica nei suoi provini?
«Poverette. Si presentano con i curriculum. Nei culi c'è il destino delle persone. Il culo della Claudia Koll aveva, per esempio, delle implicazioni mistiche. Si capiva dove sarebbe andata a parare. C'era un'ombra di malinconia».

Nel viso?
«Ma no, nel culo. C'è anche la tua cartella clinica stampata nel culo, basta saperlo leggere».

Per restare in tema, un quiz: «La gente dice cuore e vorrebbe dire culo», chi l'ha detto: Edmondo De Amicis, Carmelo Bene, Riccardo Schicchi o Arrigo Sacchi?
«Schicchi?».

No, Bene. Le preferisce vergognose o disinibite le sue attrici?
«Vergognose, senza dubbio. Quelle dell'est sono più disponibili, disinibite, ma fanno ginnastica più che sesso. Il pudore delle italiane diventa interessante quando lo si infrange».

L'attrice più pudica.
«Anna Galiena. Fu lei a proporsi per “Senso '45”, mia fedelissima versione dal romanzo di Boito. Molto spregiudicata nei provini, poi sul set le venivano i crampi. Troppo cerebrale o forse troppo borghese».

Meglio con Stefania Sandrelli?
«Donna come poche, generosa nel darsi e nel mostrasi. Quando uscì “La chiave”, ai critici che la biasimavano rispose “Sono orgogliosa di saper recitare anche con il culo”».

Generosa anche Serena Grandi.
«E' la Padania. La dea Tellus. Solare Nel suo culo c'era scritto disordine e carnalità».

Vergognosa la Caprioglio?
«No, per carità. Con lei nel set era un'erezione e dunque una festa permanente. Era stata l'amante di Kinski. Tra noi veneziani ci si capiva con gli sguardi».

Francesca Dellera piaceva anche a Marco Ferreri.
«Brava ma molto pigra. Più che un'attrice, una cocotte, e si badi che io adoro le cocotte. Sa di avere una sua grazia, questo le basta. Che fa ora? Non so. La immagino fidanzata con qualche signore facoltoso».

Oggi vanno le veline, meglio se anoressiche.
«Non cerco le barbie, odio le anoressiche. Detesto quelle che si depilano. Una mostruosità. Ricorda la foto vecchia della Loren con il ciuffetto di peli sotto il braccio? Una delizia».

Sofia e Tinto, un incontro mancato?
«Le proposi la parte da protagonista nel mio primo film erotico, “La chiave”. Carlo Ponti non la prese bene: “Ma cos'hai lo sperma nel cervello?”. Coinvolsi Silvana Mangano in un mio progetto sulla vicenda di un masturbatore compulsivo. Mi voleva molto bene Silvana. Mi mise in contatto con Rudolf Nureyev. Uno iperdotato, l'ideale per quella parte. Era tentato ma poi prevalse il timore di essere identificato con quel personaggio».

Carla Cipriani, la compagna di una vita. Moglie, complice, amante. Quanto le manca?
«La chiamavano Tinta. Era la mia anima gemella, il motore del mio lavoro, il parafulmine della mia esistenza, mi proteggeva da tanti casini, era il crogiolo delle mie certezze, il cancellino dei miei dubbi, il fiammifero della mia lussuria. Per 50 anni mi sono addormentato felice, con le mani nelle sue chiappe. Sogni d'oro e potenti erezioni. Mai avuto bisogno di Viagra con lei. Un culo da vertigine».

«Vertigini» è il titolo del suo prossimo film.
«Un omaggio a Hitchcock ambientato a Venezia. Alvise è un anziano professore che s'innamora perdutamente della moglie del figlio, uno stronzetto. La lussuria è il suo unico sollievo. Lei lo chiama nonno, lo provoca, lo tenta, forse anche lo ama. Lui si costruisce attraverso la passione una metarealtà. Saranno i giapponesi a produrlo. Dalle loro parti sono molto popolare».

La protagonista?
«Mi sa che dovrò cercarla all'estero. Le italiane leggono il copione e si spaventano. Non c'è più Tinta e ora sarà Caterina a sceglierla».

La lussuria negli anni della peste.
«Il preservativo non mi piace, ma se è la donna che te lo infila diventa un bel preliminare. Frequentavo i club scambisti in Italia, ma sul più bello venivano a chiedermi l'autografo. Meglio a Parigi, anche se lì proteggersi è d'obbligo».

Gli emisferi gemellari mai perlustrati.
«Sharon Stone. Più invecchia più diventa bella. Proverò in futuro a coinvolgerla per un mio film che esalterà la donna in menopausa. Femmina all'ennesima potenza senza le trappole e l'ambiguità della fecondazione».

Il suo è un mondo perfetto, oltre che sferico.
«Un mondo sereno. Ora m'interessa l'erotismo delle donne. Il femminile è la dirompente novità, anche in politica, purché non si camuffino come Condoleezza Rice».

A chi l'accusa di essere monomaniaco.
«Sono prima di tutto un cineasta molto attento all'estetica. Per il resto, tutti pensano a cambiare il mondo, a me basta renderlo più abitabile. Guardi Cuba, la mistica rivoluzionaria ha ceduto alla mistica del sesso».

Le femministe hanno una passione per lei.
«Una volta a Napoli, in una manifestazione a favore della riapertura dei bordelli, Elvira Banotti mi rovesciò in testa un cesto di ghiande».

Pesante allusione.
«E' il cibo dei maiali... Mi piacciono i maiali, sanno fare bene l'amore».
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VENERDI' AL FESTIVAL DI TORINO
«La censura non solo è bigotta, è anche stupida»
Tinto Brass, venerdì, sarà al Torino Film Festival, per incontrare e raccontarsi con Nanni Moretti. Parleranno insieme del suo primo film, «Chi lavora è perduto» girato nel 1960, con Pascale Audret, Tino Buazzelli, Piero Vida, Sady Rebbot, Franco Arcalli, Nando Angelini, Gino Cavalieri. Il film è la storia di un trentenne che gira per le strade assolate di Venezia in un giorno d’estate, abbandonandosi ai ricordi e immaginandosi altre possibili esistenze. «Ho avuto problemi con la censura fin da quel film - dice Brass -. Mi sono imbattuto in un magistrato severo che trovava il film contrario alla Costituzione, alla religione, alla morale, alla famiglia e non ricordo più a cos’altro. Ha visionato il film e poi mi ha detto: “Lo rifaccia, Brass, lo rifaccia”. L’ho lasciato uguale e l’ho ripresentato con un altro titolo. E il film è passato. Perché la censura non solo è bigotta, ma anche stupida». Dai francesi, Tinto Brass è stato classificato il «più erotomane dei cineasti, il più cineasta degli erotomani». E lui ne va orgoglioso: «Hanno definito i miei film eretici non erotici. Detesto quando l'eros è combinato a thanatos, vedi il cinema di Kubrick. Macabro, colpevolizzante. Non è più proibito mangiare la mela, la mela è marcia. E quando sento parlare di sublimazione, farei come Goebbels, metterei la mano alla pistola».

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