(06 blog) Questo post è in risposta alle numerose segnalazioni che criticano su più fronti il centro sociale Rialto Sant’Ambrogio, nato nel 1999 dall’occupazione dell’ex cinema Rialto a due passi dalla sinagoga di Roma. Segnaliamo qui le testimonianze raccolte, non tanto per denunciare (non ne abbiamo le prove concrete), ma per approfondire la situazione di un centro sociale che risulta essere spesso al centro di discussioni e critiche.
Il nostro lettore ci aveva in particolare segnalato un episodio che si è verificato qualche tempo fa e che ha visto vittima di violenza, apparentemente nemmeno giustificata dalle circostanze, un suo amico. La testimonianza di questo nostro lettore riporta che i buttafuori si sono accaniti senza motivo sul ragazzo, picchiandolo e facendolo finire nel vicino ospedale.
Una volta chiamate le forze dell’ordine per sporgere denuncia, i responsabili del centro sembra abbiano fatto sparire i buttafuori responsabili dell’accaduto, negando i fatti, la presenza stessa di buttafuori nel locale e il fatto che venisse fatto pagare l’ingresso alla serata, sottolineando che il centro non è una discoteca, anche se poi la serata sembrava dire tutto il contrario. Risultato: sembra che le forze dell’ordine non abbiano quasi nessun potere in merito.
A questo punto è bene interrogarsi sul fatto che ci siano numerosi centri sociali sul suolo capitolino, regolamentati nel 95 dalla delibera 26, molti dei quali offrono un servizio culturale, ricreativo e sociale importante e che, grazie alla delibera di cui sopra, sono spazi concessi a sanatoria a chi però, almeno inizialmente, li occupa illegalmente e abusivamente.
C’è da chiedersi quindi se questa libertà, questa “autogestione” di spazi, a volte non sia abusata e se ci sia un controllo sui profitti che girano intorno a queste associazioni, che dovrebbero essere regolarmente registrati e dovrebbero servire all’autofinanziamento delle attività e del centro, ma che spesso sembrano scomparire nelle tasche di qualcuno.
L’episodio del Rialto è insomma il sintomo di qualcosa di più grande, di una oligarchia di spazi autogestiti che non sempre si riesce a controllare come si dovrebbe. Da cittadina romana, non sono contro questi centri sociali, promuovo spesso anche in questo blog le loro iniziative, alle quali ho inoltre spesso partecipato personalmente. Sono convinta del loro valore sociale (almeno in alcuni casi), ma mi piacerebbe fare un po’ più di chiarezza su poteri e adempimenti di tali spazi e di come vengano tutelati i diritti comunali e si vigili sulle attività delle associazioni.
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