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venerdì 14 dicembre 2007

Sinistra poco laica.

(L'Espresso - Daniela Minerva) Nel momento in cui la senatrice Paola Binetti, il 6 dicembre scorso, dopo aver invocato lo Spirito Santo, vota contro il governo so­stenuto dal suo partito, si consuma lo strappo. Lei afferma che la sua coscienza le impedisce di voler punire la violenza in­dotta da omofobia. E squaderna il con­flitto che sia Romano Prodi sia Walter Veltroni hanno accuratamente evitato nascondendolo sotto l'oscura etichetta di "temi eticamente sensibili", e affidando­lo, in buona sostanza, alla coscienza dei singoli. Così, all'indomani del voto della Binetti sulla discriminazione degli omo­sessuali, nella settimana in cui il comune governato da Veltroni deve decidere sulle unioni civili, i temi eticamente sensibili acquistano concretezza, e si rivelano per quello che sono: carne viva del popolo del Pd. Che, a questo punto, si chiede, che razza di partito sta nascendo. E quali compromessi debba trovare con la Con­ferenza Episcopale per conquistare il di­ritto di esistere. Noi lo abbiamo chiesto a Eugenio Scalfari.

Il Pd nasce evitando accuratamente i temi co­siddetti etici. Vettroni ha parlato di tutto tran­ne che di unioni civili, di testamento biologi­co, di fecondazione assistita. Le pare un buon inizio? O solo un inizio inevitabile?
«È un inizio inevitabile. In quel partito convivono vari nuclei di pensiero tra i quali c'è quello dei cattolici, degli ex popolari, che non vogliono essere stranieri in patria. E vogliono che i propri valori si affermino, insieme a quelli degli altri. Quindi occorre trovare una sintesi. Non solo: questo Pd, a vocazione maggiorita­ria come ripete il suo leader, vorrebbe espandersi sia verso la propria sinistra sia verso il centro. Ma al centro si imbatte in­nanzitutto in una formazione moderata cattolica, l'Udc. Pertanto, se si presenta con un volto accesamente laicista, avrà sicuramente molta difficoltà a espandersi verso destra. E verso sinistra, non è su questi temi che trova consensi». Perché?
«Perché la sinistra radicale non ha una propensione spiccata verso il laicismo. Non è quello il suo terreno: preferisce il terreno sociale. Quindi io penso che LI Pd coltivi chiaramente in sé lo spirito di lai­cità forre. Ma, specie nel muovere i suoi primi passi, lo risolve sul piano definito dal documento che rappresenta la base del Partito democratico su questi temi: quello che fu firmato dai 40 deputati del­la Margherita guidati da Enrico Letta e Rosy Bindi. In quel testo i 40 dicono che loro, in quanto cattolici, sono molto ri­spettosi del magistero della Chiesa. Ma aggiungono che non è bene che questo magistero morale entri nella politica, o addirittura nelle normative della politica. Perché a quel punto si pone un confine: l'autonomia dei cattolici entrati in politi­ca e, in particolare, l'autonomia dei par­lamentari eletti. Questa è la linea di demarcazione».
Il problema che sembra insormontabile è pro­prio quello di definire un crinale certo tra le competenze della Chiesa e quelle dello Stato. La Chiesa non può non avere diritto di parola su quelli che sono, da sempre, gli ambiti del suo magistero (la famiglia, la vita, la morte). Non può, insomma, rinunciare al suo manda­to di formare le coscienze. Quando questo di­ritto diventa intromissione inaccettabile?

«Faccio un esempio preso dall'attualità, che mi serve per definire concretamente il limite. Si dice che il segretario della Conferenza Episcopale, monsignor Giu­seppe Betori, abbia telefonato a Paola Bi­netti raccomandandole di votare come poi ha votato. Alcuni però dicono che il monsignore ha telefonato dopo il voto per congratularsi della scelta. Domenica scorsa, scrivendo su "la Repubblica", ho chiesto alla senatrice di dire chiaramente com'è andata, ovvero se questa telefona­ta è avvenuta e, eventualmente, quando è avvenuta. La senatrice Binetti è liberissima di non rispondere a me, ma dovreb­be certamente rispondere se a farle la do­manda fosse il suo segretario. O se fosse un'interrogazione presentata al Senato. E questa è una questione centrale se par­liamo del confine: è necessario che si sap­pia come è andata e può dircelo solo lei. Allora, se la senatrice dichiarasse che monsignor Betori le ha telefonato prima del voto: questo sarebbe stato un tentati­vo di condizionare il voto di un parla­mentare dichiaratamente cattolico. E quindi sarebbe una lesione macroscopi­ca delle norme concordatarie che do­vrebbe indurre, se accertata, un governo serio a inviare alla Santa Sede, tramite il suo ambasciatore in Italia, una nota di­plomatica del ministero degli Esteri. E il leader del Partito democratico dovrebbe sollecitare il governo a imboccare la stra­da di questa procedura».

Tuttavia la Chiesa non può essere ridotta al­le opinioni di alcuni grandi prelati. Insomma, sembra legittimo il dubbio che Bertone o persino Angelo Bagnasco non rappresentino la Chiesa nel suo complesso. Lei ritiene che l'interlocutore del Pd sia la Chiesa di Roma o la Chiesa dei credenti?
«Il Pd non ha interlocutori nella gerarchia ecclesiastica. Che può essere interlocutore ufficiale del governo, della presidenza della Repubblica. Delle istituzioni, in­somma».
Quindi quando il Pd dice che deve guardare al mondo cattolico, a chi si riferisce: alle gerar­chie o alle coscienze?
«Chiaramente alle coscienze. Le gerarchie sono delle istituzioni, le quali collo­quiano con la loro gente e con le istituzio­ni civili del paese di cui fanno parte. Per­ché, non dimentichiamolo, i vescovi sono cittadini italiani, con tutti i diritti e i do­veri dei cittadini italiani».
Sembra, però, che Veltroni e il Pd abbiano molto a cuore il dialogo con monsignor Bagnasco...
«Veltroni può incontrare chi vuole, ed è bene che incontri Bagnasco. Il problema nasce non nel dialogo con le istituzioni ec-clesiastiche, ma quando esse dicono cose che violano i patti. Se la Conferenza Epi­scopale insiste su una linea che viola la so­stanza, e talvolta addirittura la lettera, del Concordato, allora le istituzioni italiane devono opporre resistenza ».
Giuliano Amato, nel commentare su "L'espres­so" come il Pd deve affrontare i nervi scoper­ti del rapporto con la Chiesa, ha detto che do­vrà essere «la classica formazione collettiva di un'area di consenso comune», come fosse una trasformazione «di elementi chimici di­versi», la tradizione cattolica e laica. Il che non mi pare diverso da quanto lei scriveva su "la Repubblica" nel riferirsi ai valori della senatrice Binetti che sono «giustamente conta­minanti» e che devono venir «contaminati» dai valori della laicità. Ora, oggi pare che l'ala teodem del Pd non abbia molta voglia di farsi contaminare. Che ne pensa?

«Non la metterei così. Alfredo Reichlin, che è il presidente della Commissione incaricata di stendere il Manifesto dei valo­ri del Pd e di cui Paola Binetti fa parte, mi ha raccontato che nell'ultima seduta del­la commissione, avvenuta dopo il voto del 6 dicembre, c'è stato uno scambio di battute vivace che però si è concluso con un abbraccio».
Come hanno trovato la sintesi sui gay i saggi della Commissione?
«Cominciamo a dire che la non discrimi­nazione nei confronti degli omosessuali, come di chiunque altro, è sancita da un principio della Costituzione. E a dire che essa è, peraltro, un principio cristiano, parte del patrimonio della predicazione evangelica: ama il prossimo tuo come te stesso. La senatrice Binetti in commissio­ne ha detto che, ovviamente, lei non discrimina nessuno, e neppure gli omoses­suali. Ma che ritiene gli omosessuali sia­no devianti rispetto alla Natura, e che si riserva il diritto di dire che, in quanto ta­li, non possono accedere a certe istituzio­ni, fatte per l'uomo e la donna insieme, come il matrimonio o l'adozione. Allora il problema nasce davanti a una legge in cui il diritto sancito dalla Costituzione è detto molto male, tanto male che un giu­dice, nell'interpretarla, potrebbe con­dannare un religioso o un laico che so­stenga la devianza degli omosessuali e neghi loro matrimonio e adozione. Quin­di, secondo la senatrice Binetti questa legge non va bene, e lei non la vota. E que­sto è un suo diritto. Ma è anche un pun­to di vista che il Pd deve considerare per­ché questo articolo è malscritto, e così co­me è configura un reato d'opinione. Noi democratici, possiamo accettare un arti­colo che configura un reato d'opinione? Certamente no».

Come le pare questo paese senza morale che, però, si esalta a parlare di etica? E, conseguentemente, cosa pensa di questa epidemia di de­vozioni? Oggi sono davvero in molti a sentire il "fascino della fede". Le pare genuino?
«La maggior parte degli italiani è creden­te. 1 non credenti sono una minoranza in­fima. I credenti veri sono un'altra mino­ranza. I credenti fai da te sono una mag­gioranza larghissima. Questa è la situazio­ne del paese, quindi anche la situazione del Pd. I credenti fai da te sono dei laici, non dei laicisti, vagamente credenti. E certa­mente non sono molto interessati a chie­dersi se monsignor Bagnasco possa o non possa intervenire nel dibattito politico. E a dire il vero non sono nemmeno molto in­teressati a cosa monsignor Bagnasco ab­bia da dire. È come se dicessero: "se parla lasciatelo parlare", tanto noi ci compor­tiamo secondo la nostra coscienza».

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Gay, quel matrimonio s'ha da fare.

(L'Unità - Clara Comelli*) C’è qualcuno in Italia che vuole il riconoscimento del matrimonio civile per gli omosessuali? La risposta è affermativa. Con buona pace di chi crede, o vuole credere il contra­rio. Documento questa afferma­zione con più dati. Proposte di legge depositate in questa legislatura: una a firma di Daniele Capezzone e altri cinque deputati della Rosa nel Pugno dal titolo «Modifi­che al codice civile e altre disposi­zioni in materia di diritto a con­trarre matrimonio e di uguaglian­za giuridica tra i coniugi». Altra iniziativa parlamentare è quella di Franco Grillini: «Modifiche al codice civile per l'attuazione del principio costituzionale di ugua­glianza in materia matrimoniale». Poi, e vado a memoria, altra proposta di legge è dell'onorevole Russo Spena, sempre rivolta al ri­conoscimento del matrimonio gay. Denominatore comune di tutte queste proposte (se ne di­mentico qualcuna avrei piacere me lo si facesse notare) la rimozio­ne di qualsiasi discriminazione at­tualmente esistente in Italia che impedisce alle persone omosessuali di contrarre matrimonio e, di conseguenza, di godere degli stessi diritti, nonché doveri, delle persone eterosessuali. I Radicali hanno all'attivo, negli ultimi con­gressi, mozioni generali che riba­discono l'impegno degli stessi a sostenere l'istituto del matrimo­nio omosessuale. Sempre su di un piano politico, ma non stretta­mente parlamentare, c'è un «Manifesto per l'eguaglianza dei dirit­ti» (al quale si può aderire dal sito www.matrimoniodirittogay.it) fir­mato al momento da quasi 5 mila persone, tra cui associazioni Glbt, deputati e altri politici, personalità di spicco nel panorama cultura­le italiano, professionisti (come avvocati, professori universitari e medici) e "comuni mortali". An­che la piattaforma dell'ultimo Gay Pride svoltosi a Roma nel­l'estate scorsa ha previsto il diritto al matrimonio, all'adozione e all'omogenitorialità. Da ultimo, last but not least, un ricorso alla Corte d'Appello di Firenze voluto da una coppia gay (Matteo Pegoraro e Francesco Piomboni) la quale si è vista rifiutare dal Comune fio­rentino la domanda di pubblica­zione del loro matrimonio. Sem­pre nell'ambito strettamente giuri­dico, altri casi sono all'attenzione dei giudici che dovranno stabilire, per esempio, la conformità ai principi costituzionali e alle altre norme vigenti, di richieste come quella di una coppia di lesbiche che, dopo la rottura della loro unione, chiedono ora provvedi­menti per regolare il diritto di visita ai figli nati durante la conviven­za. Ed è proprio da questo approc­cio, squisitamente tecnico, che prende spunto anche l'Associazio­ne di cui sono Segretario, che si propone di sostenere quelle cop­pie, formate da persone dello stes­so sesso, che vogliono vedersi rico­nosciuto da un Tribunale il diritto ad unirsi in matrimonio. Ci sareb­be ora da fare delle considerazioni riguardo ai cosiddetti movimenti di liberazione che, mi sembra, tra strategie gradualistiche e fascinazioni partitiche, non vogliono prendere seriamente in considera­zione altri livelli di battaglia, co­me quello appunto del ricorso al­la legge. Ma questioni di brevità e nessuna voglia di polemica mi im­pongono di tacerle. Mi premeva solo garantire l'obiettività dell'in­formazione e dimostrare che, in Italia, c'è chi vuole il matrimonio tra omosessuali.

* Clara Comelli è segretario Associazione Radicali per il Friuli Venezia Giulia.

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"Una lobby interna alla Chiesa che contesta apertamente e critica sia l’autorità, sia il magistero del Pontefice". Lo dice il Monsignore sospeso.

Le fatiche della Chiesa.

(Monsignor Tommaso Stenico - Umanesimo cristiano) Ho sempre dovuto pagare un doppio scotto alla vita:
- intuire con un certo anticipo cambiamenti socio/culturali e quant’altro e non trovare condivisione;
- non essere ricordato come colui che l’aveva anticipato, quando altri arrivano al medesimo traguardo!
Pertanto sono, da una parte, felice per il comune sentire di alcuni fenomeni da me anticipati qualche anno fa; mentre non posso non patire per l’oggetto da me anticipato e ora condiviso.

Il riferimento è il duro e severo attacco alla Chiesa cattolica che ho denunziato almeno a partire da sei sette anni fa, a cui si aggiunge – oggi – l’amata Persona del Pontefice Benedetto XVI.

Mentre qualcuno parlava nel passato di “macchia rossa”, ora si parla di “macchia verde”, laddove il “verde” sta per l’imperante laicismo, la dittatura del relativismo, il riduttivismo etico e morale, il soggettivismo esacerbato, il secolarismo aggressivo e a tratti persino intollerante, un radicalismo intellettuale che attacca, senza sfumature, il cristianesimo, con la conseguente eclissi del sacro.

Se ne era parlato già sul finire degli anni 70 di eclissi del sacro; ma mentre allora – a mio modo di vedere - il fenomeno fu più di protesta, ora la cifra è di marcata elaborazione culturale.
Le fonti - sempre difficili da individuare - sembrano rintracciabili in autentiche lobby di un potere forte culturale, economico e politico, mosse prevalentemente dal pregiudizio verso tutto quello che è cristiano, cui la mass-medialità ne amplifica la risonanza.

Vi è un binomio che veicola questo severo e frontale attacco alla Chiesa che potrebbe essere raccolto nei termini laicità e non discriminazione.

Nel nome della laicità, che di fatto è laicismo integralista, la Chiesa dovrebbe essere ricondotta in una sorta di intimismo catacombale, per cui il magistero ecclesiale e pontificio dovrebbe trovare eco solo ed esclusivamente tra gli addetti ai lavori, il cui numero – tra l’altro – si fa sempre più esiguo.

Analogamente in nome della non discriminazione, il magistero della Chiesa non dovrebbe permettersi di esprimere pareri sull’ individuale e sovrano esercizio della libertà umana a cui è rinviata ogni scelta personale. Si pensi ancora solo per un momento ai grandi e non negoziabili temi relativi all’esistenza umana: l’inizio della vita, la naturalità della morte, la manipolazione genetica, il matrimonio e la famiglia …

Ed è Benedetto XVI che sostiene il dovere della Chiesa a dire la sua al riguardo: "Se ci si dice che la Chiesa non dovrebbe ingerirsi in questi affari, allora noi possiamo solo rispondere: forse che l'uomo non c'interessa? I credenti, in virtù della grande cultura della loro fede, non hanno forse il diritto di pronunciarsi in tutto questo? Non è piuttosto il loro - il nostro - dovere alzare la voce per difendere l'uomo, quella creatura che, proprio nell'unità inseparabile di corpo e anima, è immagine di Dio?" (Benedetto XVI - Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2006)

Non è difficile avere chiara questa pagina soprattutto se si seguono certi dibattiti televisivi, se si leggono certe pubblicazioni, o se, scorrendo le pagine dei quotidiani, si da un’occhiata ai fondi, o alle opinioni, o a qualche illuminato editoriale!

E che dire degli illuminati scrittori di libri recenti, senza la cui produzione la storia sarebbe rimasta orfana di …. corbellerie quanto mai assurde?
O di mostre recenti che ricorrono alla immagine stessa di Cristo nell’illazione evidente a situazioni del tutto morbose?

Ovviamente tutto ha una finalità spiccata e precisa: colpire al cuore la comunità dei credenti e relegare la Chiesa in sacrestia e costringendola a rivolgere il suo magistero a coloro che intimisticamente fanno professione di fede cattolica.
L’attacco più evidente è al Papa Benedetto, che con la sua parola chiara, penetrante, acuta, dotta e, per questo, semplice nella comunicazione e nella intelligibilità è la Persona prima da colpire e da ridurre al silenzio. Lo si beffeggia, lo si umilia con illazioni aberranti per scalfire il suo carisma e il suo ministero petrino.

Ovviamente molti non sono stato affatto contenti per la sua nomina a Successore di Pietro e Vicario di Cristo. Lo si ricordava – assai erroneamente – come l’antico difensore della ortodossia quale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, senza conoscere l’uomo della carità e della misericordia, che non rinuncia a farsi anche correzione fraterna.

E qui vedo un’altra lobby di potere proprio all’interno della Chiesa!
Ho sempre diffidato e temuto, come il morso dell’aspide, chi della Chiesa SI serve piuttosto che servirla!
Ho sempre diffidato di chi condanna e preferisce fare l’esame di coscienza agli altri piuttosto che fare il proprio.
Di norma sono quelli che – fatta salva la facciata – si limitano all’osservanza esterna della norma, mentre la sostanza è tutta da verificare.
Ho amato da sempre chi, per fare il bene, non ha paura di sporcarsi le mani.
E mi pare che oggi sono molti i farisei che – fata salva la facciata – dietro le spalle attaccano, borbottano, seminano zizzania, non condividono, o condividono formalmente, distinguono, interpretano.
C’è poi, una parte di questa lobby interna alla Chiesa che contesta apertamente e critica sia l’autorità, sia il magistero del Pontefice.

Quante volte ho nutrito una infinita tristezza per la solitudine di papa Benedetto! Lo diceva Paolo VI, il quale autodefinendosi, parlava della doverosa solitudine del Papa. Ma la solitudine di Papa Benedetto mi procura dolore.
La contestazione del suo magistero e della sua autorità mi ferisce.
L’attacco dei media, la calunnia, la satira che rasenta la blasfemia, mi sono ormai insopportabili, anche perché manifestamente di parte. La critica è evidente che sia qualunquista, senza fondamento alcuno, mai costruttiva.
Molte volte ho l’impressione che vi sia qualcuno che gridi: “sparare nel mucchio”!
E certi organi di informazione colpiscono e ammazzano molto di più dei proiettili!

E’ vero che Gesù aveva detto: “un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. (Gv 15,20),
Ma ha anche assicurato: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Mt 28,20)

Non voglio piangermi addosso per questo gioco strano del destino umano, anche perché ho imparato comunque a godere allorquando le mie anticipazioni guadagnano condivisione.
---

Ndr. Monsignor Stenico lo seguiremo da vicino, perchè tramite il suo blog sta inviando messaggi poco chiari a noi poveri terrestri ma certamente chiarissimi per qualche componente della "curiona" romana. Messaggi da far circolare quelli del Monsignore probabilmente hanno anhe una valenza intimidatoria... chissà. Staremo a vedere, certo è che noi non lo perdiamo di vista, perlomeno il suo blog. (Aspis)

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La mitica compagnia marionettistica per la gioia di grandi e piccini. La Compagnia Carlo Colla e Figli con Aida per la Stagione della Filarmonico.

Al Teatro Olimpico dal 12 al 16 dicembre per sei recite.

(La Voce d'Italia) Ogni volta che torna la Compagnia Carlo Colla e Figli con le sue deliziose marionette è sempre gran festa sia per i bambini che per gli adulti che hanno sempre trovato in questa forma di spettacolo una fonte inesauribile di divertimento ed anche. Soprattutto per i più piccoli, costituisce una sorta di iniziazione al teatro ed all’opera lirica. Stavolta, visto che le recite saranno a ridosso del periodo natalizio, questa festa avrà un peso specifico decisamente più grande.

La storia della celebre Compagnia Marionettistica si perde molto in la nel tempo, poichè vanta una storia di circa trecento anni per cui riassumerne le tappe è veramente difficile. Vogliamo però porre attenzione sul fatto che la fama della Compagnia parte da Milano la sua sede storica, e si propaga sia a livello nazionale che internazionale. Non c’è parte del mondo che non abbia goduto delle realizzazioni dei Colla, con quelle marionette deliziose ed eleganti, dalle movenze quasi umane che interpretano storie teatrali soprattutto tratte dall’immenso repertorio che l’opera lirica di tutti i tempi offre.

Solitamente le realizzazioni dei Colla abbinano alla splendida recitazione anche una parte visiva ispirata dal più gran sfarzo teatrale proponendo nel loro spazio scenico adattato alle dimensioni delle stesse marionette, scene e costumi sempre di fascino e classe indiscutibilmente teatrale.

Il loro repertorio è vastissimo, complicato elencarlo con precisione ma, come abbiamo già detto ispirato principalmente all’Opera Lirica ma con puntate anche nel campo del Balletto e nel mondo delle Fiabe. Le realizzazioni sono comunque adattate per quel tipo di spettacolo, nelle opere soprattutto la trama è semplificata, a volte anche con aggiunta del lieto fine, con integrazioni di parlati o spiegazioni in luogo dei recitativi. L’effetto però non scalfisce minimamente l’essenza dell’opera che rappresentano mantenendone inalterato tutto il fascino e la teatralità.

La loro attività comprende anche la conservazione ed il restauro di materiale antico che ha bisono di cure ed attenzioni particolari. Le marionette hanno bisogno di continui interventi che vanno, ad esempio, dalla ricucitura di un orlo alla risuolatura di una scarpa perché le marionette, camminando sul palcoscenico, consumano tacchi e suole, proprio come gli attori veri. Le parrucche, poi, vanno acconciate ogni volta e gli abiti vanno ripuliti, aggiustati e riposti. Le scene, tutte in carta, vanno continuamente controllate e rinforzate là dove le piegature hanno indebolito la struttura e le macchine di scena vanno verificate ad ogni spettacolo. Da ciò si può facilmente immaginare il grado di preparazione e di specializzazione necessario per mantenere in vita e ad alto livello una fronda di spettacolo come questo.

Qui a Roma avremo il classico dei classici del loro repertorio: Aida ispirata al grande capolavoro di Giuseppe Verdi. Uno degli spettacolo prodotti dalla Compagnia Carlo Colla e Figli più famosi fra il pubblico che ama questo genere di forma teatrale. Spettacolo di grande fascino e di raro sfarzo scenico con cura meticolosa di tutti gli elementi visivi che prevede, per il personaggio di Aida, il costume di Lila de Nobili.

Aida
riduzione per marionette del dramma lirico di Antonio Ghislanzoni
a cura di Eugenio Monti Colla
Musica di Giuseppe Verdi
Compagnia Marionettistica: Carlo Colla e Figli
Scene di Franco Citterio, Pierluigi Bottazzi e Maurizio Dotti
Assistenti alla scenografia Daniela Capelloni e Cecilia Di Marco
Costumi su figurini di Eugenio Monti Colla realizzati dalla sartoria dell’Associazione Grupporiani
Il costume di Aida è di Lila De Nobili
Parrucche di Carla Colla

Voci recitanti
Carolina Baggi, Marco Balbi, Maurizio Dotti, Ombretta Franzini
Fabio Mazzari, Gianni Quillico, Franco Sangermano

Registrazione musicale del 1949:
Herva Nelli: Aida; Eva Gustavson: Amneris
Richard Tucker: Radames; Giuseppe Valdengo: Amonasro
NBC Symphony Orchestra
Direttore: Arturo Toscanini

Direzione dell’allestimento di Carlo III Colla
Luci di Franco Citterio
Direzione tecnica di Tiziano Marcolegio
Regia di Eugenio Monti Colla

Accademia Filarmonica Romana
Teatro Olimpico
Piazza Gentile da Fabriano, 17 - Roma
Orario spettacoli:
- mercoledì 12 dicembre ore 21
- giovedì 13 dicembre ore 10 e ore 21;
- venerdì 14 dicembre ore 21
- sabato 15 dicembre ore 21
- domenica 16 dicembre ore 16
Prezzo biglietti:
- I settore € 20,00
- II settore € 15,00
- III settore € 10,00
- Tessera Club giovani € 8,00
Per informazioni:
- Tel. 063265991
- www.filarmonicaromana.org

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Gay italiani. Proclami da destra e da sinistra. Un movimento trasformista e senza identità allo sbando.

GayLib con Berlusconi (forse) e Arcigay preannuncia la nascita del partito arcobaleno.

(Babilonia) «GayLib ha dato la disponibilità ad aprire un dialogo diretto con l’obiettivo di portare l’associazione ad aderire al Popolo della Libertà». Lo rende noto una comunicato dell’associazione glbt liberale e di centrodestra.
«Il voto espresso dal consiglio direttivo nazionale dell’associazione – prosegue la nota - è originato dopo i numerosi contatti che la dirigenza di GayLib ha avuto negli ultimi mesi in particolar modo con il presidente dei Circoli della Libertà, Michela Vittoria Brambilla.
La decisione ultima mirata a una adesione organica che sia, però, ragionata e successiva a un confronto tra i vertici di GayLib e quelli della nuova formazione politica, è stata presa dopo l’annuncio, da parte di Berlusconi, di voler costituire il Popolo della Libertà come una rete di associazioni che, all’interno del Popolo della Libertà, possano mantenere intatta la propria identità».


Intanto Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, ha dichiarato di voler «costruire uno strumento politico e sociale di cui sia la sinistra e sia la destra dovranno tenere conto». Un partito gay? Forse. Per il momento, ha fatto sapere Mancuso, Arcigay, insieme ad altre associazioni del movimento, promuoverà a febbraio una grande manifestazione nazionale.

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Luxuria: «Non calpestate i diritti civili». Parla Vladimir, protagonista a Correggio dell'omaggio a Tondelli.

L'artista e onorevole racconta il suo ruolo nella Sinistra Arcobaleno e anticipa il suo nuovo spettacolo "Si sdrai per favore".

(Eleonora Bagarotti - Libertà online) Tornano oggi e domani a Correggio le Giornate Tondelli, durante le quali amici, scrittori e familiari del grande scrittore, malato di Aids e scomparso nel 1991, si ritrovano nel suo paese d'origine per ricordarne l'opera e la figura. Organizzatore dell'evento è l'instancabile Viller Masoni.
Quest'anno, però, c'è un omaggio particolare: quello di Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione comunista e artista di vasta esperienze in campo culturale e teatrale: la ricordiamo in My name is Silvia, applaudito spettacolo che portava in scena la storia e la vita della Baraldini, e autrice dell'autobiografia Chi ha paura della Muccassassina? (Bompiani editore).
E Luxuria porterà in scena domani alle 21 al Teatro Asioli di Correggio il suo Omaggio a Tondelli, per la regia di Emiliano Roya. Di scrittura, di teatro e di vita abbiamo parlato con lei, una delle persone più garbate e intelligenti con cui ci è capitato di parlare nell'arco dell'ultimo anno.
«Tengo a dire che per me è un'emozione enorme portare Omaggio a Tondelli nella sua cittadina natale - ci ha confidato -. Sono stata a Correggio, nel Centro di documentazione, e ho toccato il personal computer con cui Pier Vittorio lavorava e ho visto le sue opere, tradotte in tantissime lingue. Ho percorso le strade che anche lui percorreva, con la sua bicicletta, quando usciva da scuola per vedere i colori del paesaggio. La Correggio di Tondelli è un po' come la Dublino di James Joyce, entrambi hanno descritto le loro città e le loro opere vivono in esse».
Com'è nato l'Omaggio a Tondelli?
«Io, in verità, ho accolto una proposta di Giorgio Albertazzi, che mi ha chiesto di pensare a una messa in scena in omaggio a Pier Vittorio al Teatro Argentina di Roma, dandomi carta bianca. Così ho inserito letture, brani recitati e canzoni poiché la musica è stata importantissima per Tondelli, oltre ad essere l'argomento di molti suoi articoli. Canterò brani di Fabrizio De André, Lucio Battisti e Culture Club».
Dalla lettura della sua autobiografia e dai suoi trascorsi nel mondo dello spettacolo, deduco che la musica sia importante anche per lei.
«La musica... Io credo che, fin quando esisteranno possibili combinazioni di note, ci sarà sempre un motivo per svegliarsi la mattina con ottimismo. La musica è stata anche per me una compagna di vita, consigliera nei momenti più tristi. Non solo io amo la musica ma anche chi scrive sulla musica, come Tondelli».
Dopo Tondelli, in Italia sono emersi nuovi scrittori ma, a mio avviso, nessuno "rivoluzionario" quanto lui.
«Io credo che la differenza tra un grande scrittore e un genio sia dettata dalla sua atemporalità. Vicky era un genio, le sue opere sono un po' come quelle di Michelangelo. C'è un senso di non finito, un segno che anticipa ciò che avverrà più tardi nel tempo. Nei suoi scritti, Tondelli ha anticipato il genere Pulp. Nello spettacolo, leggo il primo brano da Altri libertini, in cui il protagonista è un tossicodipendente nel bagno di una stazione ferroviaria. Come non pensare a Trainspotting? Non ultimo - non per fare il politico a tutti i costi - in Camere separate, nel raccontare la storia d'amore tra Leo e Thomas, Tondelli affrontava con grande anticipo l'argomento delle Unioni civili e l'esclusione del compagno di chi muore da qualunque diritto».
Parafrasando il titolo della sua autobiografia: omosessuali, lesbiche, mamme single, transgender, coppie di fatto, rom, romeni... In Italia, tutte "muccassassine" di cui aver paura?
«Credo che in Italia ci sia un virus potentissimo e che si chiami deresponsabilizzazione. A volte si esce di casa la mattina nervosi, arrabbiati, si cercano capri espiatori. Si cerca di vedere la colpa all'esterno. Uno se la prende con la povera gente, con chi ti chiede se può lavarti i vetri dell'automobile al semaforo. Si è aperta una polemica, ultimamente alla Camera, sul testo relativo al reato di omofobia. Vorrei ricordare che l'omofobia è un reato. E vorrei anche ricordare che il Trattato di Amsterdam e la Carta dei diritti umani dicono che non bisogna discriminare le persone in base all'etnia, al colore della pelle. Sentenze della Corte di Cassazione hanno condannato chi ha dato dello "sporco negro" a qualcuno. E poi non bisogna discriminare le persone in base alla religione, che professano o che non professano - e cito l'art. 8 della Costituzione -, ma anche in base all'età, che è una condizione naturale. E infine anche in base all'orientamento sessuale. E' un reato perseguibile penalmente dare del "frocio" a un omosessuale, un atto che incita alla violenza, come ha fatto il Sindaco di Treviso Gentilini, che in un libro ha scritto che "ci vorrebbe la pulizia etnica per i culattoni". Chi insulta, chi picchia, chi incita alla violenza va condannato. La questione dei diritti è una delle priorità della Sinistra ed è anche la mia».
Cosa ne pensa della Sinistra Arcobaleno? Dove sta andando la "cosa rossa"?
«La cosa rossa è Michela Vittoria Brambilla, per fortuna noi siamo la Sinistra Arcobaleno. La Sinistra che si batte per i diritti civili. Il Partito Democratico infatti ancora non ha preso questa strada a causa dell'atteggiamento della Binetti al Governo».
Un'anticipazione: il 26 gennaio 2008 a Sesto Fiorentino, alle 16 alla libreria Rinascita, presenterai con Bruno Casini la tua autobiografia e alle 21, al Teatro della Limonaia, il tuo nuovo spettacolo "Si sdrai per favore". Di cosa si tratta?
«Si sdrai per favore è un modo ironico di parlare ai sessuofobi e ai sessuomani, che sono a mio avviso collegati fra loro. Chi pensa meno al sesso è chi il sesso lo fa, chi non lo fa ci pensa continuamente. In Si sdrai per favore affronto le questioni sessuali, le paure sessuali e le ossessioni sessuali, per sdrammatizzare».
Scriverà un nuovo libro?
«La mia autobiografia è già in ristampa per cui credo di sì. Il tema sarà una ricerca approfondita e puntuale sui transgender».
I transgender, solo per il fatto di esserlo,in Italia faticano a trovare lavoro. Perché?
«Perché la gente dà molta più importanza a ciò che si trova in mezzo alle gambe che non a ciò che si trova dentro la testa».
Tornando a Tondelli, ed in particolare alla sua ultima produzione letteraria: emerge, in lui, una forte spiritualità. Non solo essa è legata al suo vivere la malattia e al suo essere cattolico, ma aleggia tra le righe come respiri nell'aria. Leggera, ma fondamentale. Avendola vista nello spettacolo, direi che anche lei è una persona spirituale. Sbaglio, forse?
«Il mio desiderio non è quello di una distruzione della Chiesa cattolica ma di un'apertura da parte della Chiesa cattolica nei confronti di quegli omosessuali e di quelle persone di fede cattolica che soffrono per questa chiusura, per questa condanna nei loro confronti. Io, ad esempio, sono buddista della Soka Gakkai e quindi la mia sessualità l'ho incanalata all'interno di una fede che non la condanna. Ma c'è chi vive una fede e viene discriminato. Tutti noi siamo un corpo ma siamo anche anima».

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Mike Bongiorno oltre la tv. Ora conduce le riforme.


(Panorama) Nel 1994 si era lasciato andare ad una previsione che neanche il più immaginifico dei maghi avrebbe vaticinato: “Silvio Berlusconi governerà per dieci anni e poi toccherà all’unico bravo del centrosinistra: Walter Veltroni”. Di chi era la previsione? Di Mike Bongiorno.

Il suo attivismo pubblico nelle ultime settimane, dopo l’accordo Berlusconi-Veltroni, non è certamente passato inosservato tra gli analisti politici: in una puntata di Porta a Porta ha cantato le lodi del Caw (neologismo di Giuliano Ferrara per nominare l’alleanza Berlusconi-Veltroni). E nei due schieramenti c’è chi ha ribattezzato il signore del telequiz come il “conduttore delle riforme”.
Mike, una vita passata davanti alla telecamera, è buon amico, ma soprattutto ottimo conoscitore dei due animali televisivi, Walter e Silvio. Le prime trasmissioni di Bongiorni in Rai, lui lo ricorda spesso, le ha condotte perché chiamato da Vittorio Veltroni, il papà di Walter. Poi, negli anni Settanta, il colpo di fulmine con Berlusconi: “Dopo 30 minuti insieme al ristorante avevo già capito che avrebbe fatto molta strada, anzi se fosse stato in America sarebbe diventato presidente Usa”.
Ieri l’università Iulm di Milano gli ha conferito una laurea honoris causa in televisione. E lui si è cimentato in un tentativo di pax televisiva: a rendergli onore c’erano Fedele Confalonieri e Paolo Gentiloni. Mike ha chiesto una stretta di mano fra i due: “Mi fate il piacere, volete stringervi la mano?”. Un tentativo che in molti spiegano essere simbolico, ma che potrebbe essere l’inizio verso la strada del dialogo e dell’accordo. Non solo sulle riforme istituzionali, ma anche sulla tv.
Alla cerimonia per conferire a Mike il titolo di dottore non poteva mancare il sodale, il compagno di spot, Fiorello. Che non si è fatto sfuggire l’occasione di fare un po’ di battute: oltre a dire a Mike di non commuoversi ha proposto a Confalonieri di chiamare Berlusconi al telefono: “non mi dica che non ha il suo cellulare: come avrebbero fatto a intercettarvi?”.

Proprio quelle intercettazioni sembrano mettere a rischio le riforme tanto sponsorizzate da Mike, visto che Berlusconi ha detto che si tratta di una manovra per sabotare il dialogo. Un dialogo che proseguirà e su cui, in molti nei palazzi della politica sono pronti a scommettere anche senza essere a Rischiatutto, Mike metterà lo zampino. E se il figlio Nicolò, che intraprende ora la carriera di regista, vorrebbe “raccontare con le immagini, con un film, l’incredibile carriera di papà”, Mike non lascia. Ma, ça va sans dire, raddoppia: “Non crederete che la mia carriera finisce qui - ha esclamato agli universitari l’instancabile showman – a 83 anni”.

No, dottor Bongiorno – alla faccia del New York Times - non ci crede nessuno. Tanto che già si mormora che ci sia un laticlavio ad aspettarla: senatore a vita. Da quiz all’eternità…

LEGGI ANCHE: Ottant’anni di Allegria! L’intervista a Mike Bongiorno (in .pdf)

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"Sborra Boy" era il nickname del prete pedofilo di Como.

(Vivereacomo.com) Non scandalizzatevi via, e’ il nickname usato da Don Mauro Stefanoni nelle chatroom omosex e se lo usa un prete… voglio dire non sara’ mica una brutta parola.

Volevo, pero’, con questo post fare un’analisi serena del dibattimento occorso nei giorni scorsi. Per prima cosa e’ palese che la richiesta del processo a porte aperte, fatta dalla parte civile, ha dato i suoi frutti: tutti i giornali, perfino i due più vicini alla curia, e TV Espansione hanno finalmente dato notizie di prima mano e sostanzialmente esatte.

Non solo: hanno evidenziato per prima cosa il fatto che l’ imputazione di detenzione di immagini pedopornografiche è totalmente indipendente dalla accusa più grave di violenza sul minore. In tal modo hanno dato ben poco spazio all’imputato di gridare all’assoluzione.

Proscioglimento che peraltro è dovuto al fatto che è stata rinvenuta una sola fotografia riproducente un’apparente bambina in atti pornografici con un uomo per cui non si è potuta raggiungere la prova dell’elemento soggettivo del reato contestato ossia della volontà di detenere tale immondo materiale.

Vorrei sottolineare inoltre che:

1) il perito ha confermato la navigazione internet su siti pornografici quasi tutti omosessuali maschili su ben quattro computer in casa parrocchiale e di proprietà di Stefanoni, e che il Collegio ha acquisito le riproduzioni agli atti
del processo. Inoltre è stato confermato l’utilizzo di chat su siti porno omosessuali maschili con nike name a tema e molto chiari come detto dal perito in aula : " sborra boy","cazzone", " caxone"ed altre amenità del genere.

2) E’ stato poi confermato dallo stesso imputato al Collegio che la Curia lo ha avvisato delle indagini in corso e che è stata fatta riserva da parte dei giudici di indagare per il reato di favoreggiamento.

La testimonianza del prete polacco ha poi confermato le dichiarazioni avute dal ragazzo ed ha saputo con autorevolezza rendere la propria importantissima testimonianza nonostante i tentativi, tutti falliti, della difesa di farlo confondere.

Concludendo ora il processo continua e sta procedendo sembrerebbe nel verso giusto visto anche anche le testimonianze precise e calzanti dei testi di Pontetresa….e per averne conferma dobbiamo partecipare numerosial processo: prossime udienze 7 e 9 gennaio

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Westlife,Mark presenta il suo Kevin. "Non parlatemi di matrimonio".

(TGCom)Nel 2005 aveva infranto il cuore di migliaia di fan con il suo comin' out. A due anni di distanza con orgoglio Mark Feehily dei Westlife posa con il suo compagno Kevin McDaid, ex componente della boyband V, sul magazine "Attitude". I due stanno insieme da tre anni ed è stata proprio la musica a farli conoscere, durante una manifestazione benefica a Dublino. Ma non parlate a Mark di Pacs: "E' una specie di matrimonio, non mi piace l'idea".

Il 27enne Mark Feehily (il cui vero nome è Markus Michael Patrick Feehily) ha raccontanto al magazine di stare molto bene con il suo compagno Kevin, più giovane di lui di quattro anni. Ma entrambi non sentono la necessità di ufficializzare la loro relazione dal punto di vista civile nonostante stiano assieme da tre anni. Kevin ha raccontato di quando si sono conosciuti, durante una manifestazione benefica musicale a Dublino. E' stato Mark a rivolgere la parola al compagno e dopo una chiacchierata, durante un aperitivo, si sono scambiati i numeri di telefono. Il primo a mandare un sms chi è stato? Mark, rivela Kevin.

Mark ha dichiarato al tabloid inglese The Sun la sua omosessualità nel 2005. "La mia vita è migliorata tantissimo adesso che ho rivelato tutto. - aveva dichiarato il cantante - La mia sessualità non mi definisce come persona ma è una parte intima di me che ho voluto condividere con tutti. Tutto questo mi ha cambiato la vita totalmente e mi sento molto meglio e felice. E' la miglior cosa che abbia mai fatto". I Westlife sono una boyband irlandese che si è formata nel luglio del 1998. I componenti sono: Nicky Byrne, Kian Egan, Mark Feehily e Shane Filan. Popolarissimi in Patria e in Inghilterra, i ragazzi hanno messo a segno nella hit parade UK ben quattordici singoli al top tra il 1999 e il 2006. Il loro ultimo disco si intitola "Back Home", pubblicato lo scorso novembre. A gennaio sarà lanciato "Us Against The World", il secondo singolo tratto dall'album.

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Golden Globe 2007 - Nomination.

(Ladies, gentleman and undecided) Perchi di voi non lo sapesse ogni anno il gotha dell'intrattenimento cine-televisivo si celebra premiando le eccellenze prodotte nell'anno passato...e no, non mi riferisco ai Telegatti.


Aperta ufficialmente dagli Spirit e dai Sag Awards, la stagione delle premiazioni è ufficialmente entrata nel vivo con le nominations per i Golden Globe 2007 che saranno assegnati a Los Angeles il 13 gennaio prossimo e da sempre considerati un preludio ai verdetti della notte più importante per il cinema americano, quella degli Academy Awards (o più comunemente Oscar... che si tiene a fine febbraio).

A differenza dei più nobili cugini dell'Academy, il Golden Globe non si limitano a premiare la produzione cinematografica ,ma anche quella televisiva (un pò come gli Emmy, ma meno accurati...); il periodo di eliggibilità parte dal 1 ottobre dell'anno precedente e il giudizio è riservato ai membri dell'Hollywood Foreign Press Association (ben 86 contro i 5830 dell'Academy...)

Visti le dempistiche di cinema e televisione alcuni dei film/serie/miniserie nominati non sono ancora arrivati sull'italiche sponde, ovviamente per approffondire vi consiglio sempre una capatina su Internet Movie Database.

Eccovi, di seguito, tutte le categorie e relative nomination, i titoli non sono tradotti, in ROSSO i miei personalissimi vincitori

N.B Ci tengo a precisare che non sono previsioni...solo chi farei vincere io se stesse a me giudicare

Miglior Film Drammatico
American Gangster (2007)
Atonement (2007)
Eastern Promises (2007)
The Great Debaters (2007)
Michael Clayton (2007)
No Country for Old Men (2007)
There Will Be Blood (2007)


Miglior Film Commedia o Musical
Across the Universe (2007)
Charlie Wilson's War (2007)
Hairspray (2007)
Juno (2007)
Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street (2007)

Miglior Attore Protagonista in un film Drammatico

George Clooney for Michael Clayton (2007)
Daniel Day-Lewis for There Will Be Blood (2007)
James McAvoy for Atonement (2007)
Viggo Mortensen for Eastern Promises (2007)
Denzel Washington for American Gangster (2007)

Miglior Attrice Protagonista in un film Drammatico

anchett for Elizabeth: The Golden Age (2007)
Julie Christie for Away from Her (2006)
Jodie Foster for The Brave One (2007)
Angelina Jolie for A Mighty Heart (2007)
Keira Knightley for Atonement (2007)

Miglior Attore Protagonista in una Commedia o Musical
Johnny Depp for Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street (2007)
Ryan Gosling for Lars and the Real Girl (2007)
Tom Hanks for Charlie Wilson's War (2007)
Philip Seymour Hoffman for The Savages (2007)
John C. Reilly for Walk Hard: The Dewey Cox Story (2007)

Miglior Attrice Protagonista in una Commedia o Musical

Amy Adams for Enchanted (2007)
Nikki Blonsky for Hairspray (2007)
Helena Bonham Carter for Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street (2007)
Marion Cotillard for Môme, La (2007)
Ellen Page for Juno (2007)

Miglior Attore non Progonista per il Cinema
Casey Affleck for The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford (2007)
Javier Bardem for No Country for Old Men (2007)
Philip Seymour Hoffman for Charlie Wilson's War (2007)
John Travolta for Hairspray (2007)
Tom Wilkinson for Michael Clayton (2007)

Miglior Attrice non Protagonista per il cinema
Cate Blanchett for I'm Not There (2007)
Julia Roberts for Charlie Wilson's War (2007)
Saoirse Ronan for Atonement (2007)
Amy Ryan for Gone Baby Gone (2007)
Tilda Swinton for Michael Clayton (2007)

Miglior Regista - Cinema
Tim Burton for Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street (2007)
Ethan Coen, Joel Coen for No Country for Old Men (2007)
Julian Schnabel for Scaphandre et le papillon, Le (2007)
Ridley Scott for American Gangster (2007)
Joe Wright for Atonement (2007)

Miglior Sceneggiatura - Cinema
Atonement (2007): Christopher Hampton
Charlie Wilson's War (2007): Aaron Sorkin
Scaphandre et le papillon, Le (2007): Ronald Harwood
Juno (2007): Diablo Cody
No Country for Old Men (2007): Joel Coen, Ethan Coen

Miglior Canzone Originale - Cinema
Enchanted (2007)("That's How You Know")
Grace Is Gone (2007)("Grace Is Gone")
Into the Wild (2007)("Guaranteed")
Love in the Time of Cholera (2007)("Despedida" )
Walk Hard: The Dewey Cox Story (2007)("Walk Hard")

Miglior Colonna Sonora - Cinema
Atonement (2007): Dario Marianelli
Eastern Promises (2007): Howard Shore
Grace Is Gone (2007): Clint Eastwood
Into the Wild (2007): Michael Brook
The Kite Runner (2007): Alberto Iglesias

Miglior Film D'Animazione
Bee Movie (2007)
Ratatouille (2007)
The Simpsons Movie (2007)

Miglior Film in Lingua Straniera
4 luni, 3 saptamani si 2 zile (2007)
Scaphandre et le papillon, Le (2007)
The Kite Runner (2007)
Se, jie (2007)
Persepolis (2007)

Miglior Serie televisiva Drammatica
"Big Love" (2006)
"Damages" (2007)
"Grey's Anatomy" (2005)
"House M.D." (2004)
"Mad Men" (2007)
"The Tudors" (2007)

Miglior Serie Televisiva Commedia
"Californication" (2007)
"Entourage" (2004)
"Extras" (2005)
"Pushing Daisies" (2007)
"30 Rock" (2006)

Miglior Mini Serie o Film per la Televisione
Bury My Heart at Wounded Knee (2007) (TV)
"The Company" (2007) (mini)
Longford (2006) (TV)
"The State Within" (2006)
"Five Days" (2007) (mini)

Miglior Attore Protagonista in Mini Serie o Film per la Televisione
Adam Beach for Bury My Heart at Wounded Knee (2007) (TV)
Jim Broadbent for Longford (2006) (TV)
Ernest Borgnine for A Grandpa for Christmas (2007) (TV)
Jason Isaacs for "The State Within" (2006)
James Nesbitt for "Jekyll" (2007)

Miglior Attrice Protagonista in Mini Serie o Film per la Televisione
Bryce Dallas Howard for As You Like It (2006)
Queen Latifah for Life Support (2007)
Debra Messing for "The Starter Wife" (2007) (mini)
Sissy Spacek for Pictures of Hollis Woods (2007) (TV)
Ruth Wilson for "Jane Eyre" (2006) (mini)

Miglior Attore di Serie Tv - Commedia
Alec Baldwin for "30 Rock" (2006)
Steve Carell for "The Office" (2005)
David Duchovny for "Californication" (2007)
Ricky Gervais for "Extras" (2005)
Lee Pace for "Pushing Daisies" (2007)

Miglior Attrice di Serie Tv - Commedia
Christina Applegate for "Samantha Who?" (2007)
America Ferrera for "Ugly Betty" (2006)
Tina Fey for "30 Rock" (2006)
Anna Friel for "Pushing Daisies" (2007)
Mary-Louise Parker for "Weeds" (2005)

Miglior Attore di Serie Tv - Dramma
Michael C. Hall for "Dexter" (2006)
Hugh Laurie for "House M.D." (2004)
Bill Paxton for "Big Love" (2006)
Jon Hamm for "Mad Men" (2007)
Jonathan Rhys Meyers for "The Tudors" (2007)

Miglior Attrice di Serie Tv - Dramma
Patricia Arquette for "Medium" (2005)
Glenn Close for "Damages" (2007)
Minnie Driver for "The Riches" (2007)
Edie Falco for "The Sopranos" (1999)
Sally Field for "Brothers & Sisters" (2006)
Holly Hunter for "Saving Grace" (2007)
Kyra Sedgwick for "The Closer" (2005)

n.d.b... se questa categoria non è la rivincita delle over40... tranne la Driver (37) e la Arquette
(39) direi che mi sembra chiaro che le MILF sono un must della stagione....

Miglior Attore Non Protagonista in una serie Tv, Miniserie o Film per la Televisione
Ted Danson for "Damages" (2007)
Kevin Dillon for "Entourage" (2004)
Jeremy Piven for "Entourage" (2004)
Andy Serkis for Longford (2006) (TV)
William Shatner for "Boston Legal" (2004)
Donald Sutherland for "Dirty Sexy Money" (2007)

Miglior Attrice Non Protagonista in una serie Tv, Miniserie o Film per la Televisione
Rose Byrne for "Damages" (2007)
Katherine Heigl for "Grey's Anatomy" (2005)
Rachel Griffiths for "Brothers & Sisters" (2006)
Samantha Morton for Longford (2006) (TV)
Anna Paquin for Bury My Heart at Wounded Knee (2007) (TV)
Jaime Pressly for "My Name Is Earl" (2005)

Ci rivediamo il 12 gennaio con le previsioni sui possibili vincitori...

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Svizzera, lo xenofobo Blocher escluso a sorpresa dal Governo.

C. Blocher

Udc senza Consiglieri

[Fonte Peacereporter]
articolo correlato sul Blog:
Il lato umano della Svizzera

Cristoph Blocher non entra nel Governo Svizzero. Il leader xenofobo che incita alla cacciata degli immigrati non è riuscito infatti a farsi eleggere dai parlamentari federali in Berna come settimo consigliere. Al suo posto eletta una rappresentante grigionese del partito della destra agraria. Evelina Widner Schlumpf inizialmente sembrava dovesse rifiutare per far posto al suo presidente, autore del maggiore exploit elettorale nella storia Udc lo scorso ottobre, con il 29 percento degli svizzeri che ha votato per la sua formazione anti-immigrati.

Adesso invece si profila anche una rottura nel partito. Evelina Widmer Schlumpf, la Udc dei Grigioni che ha battuto Blocher alla votazione per 125 voti a 115 (122 maggioranza richiesta), ha infatti deciso di accettare l'incarico dichiarando: “Non faccio parte dello stesso partito di Blocher. Io sono della sezione liberale”. Il partito la ha immediatamente espulsa dal gruppo parlamentare. Evidentemente le posizioni troppo apertamente razziste dell'industriale zurighese cominciano a generare rigetto nella classe politica elvetica, e nel suo stesso partito. Così come gia JeanMarie LePen in Francia e Jeorg Haider in Austria, l'ultradestra xenofoba non riesce a sfondare al centro. La neo ministra ha alle spalle una solida tradizione politica, essendo figlia di un ex ministro dei Trasporti, Leon Schlumpf.

Blocher era stato uno dei sette Consiglieri (ministri) svizzeri nel passato esecutivo, ed aveva polemizzato coi colleghi di governo per non essere stato incluso nella rotazione dei maggiori partiti, che porta uno dei membri a essere Primo ministro per un anno. Questo nonostante l'Udc sia il primo partito elvetico in percentuale. Ma i toni bellicosi del discorso con il quale Blocher ha presentato la sua candidatura devono aver dissuaso i parlamentari rossocrociati. “Io so cercare compromessi quando necessario” ha dichiarato invece Widner-Schlumpf, facendo capire che il suo approccio ai suoi nuovi incarichi di governo sarà per una “politica pragmatica”.

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Sanremo 2008, Jovanotti superospite con Miguel Bosè e (forse) Lenny Kravitz.

(Televisionando) Impazza il toto-Sanremo, tra autocandidature di big e primi superospiti (quasi) sicuri. Si sa che la lista degli ospiti internazionali non sarà completata se non, con affanno, nei giorni del Festival. Data oramai per certa la presenza di Jovanotti, sembrano papabili Lenny Kravitz, Miguel Bosè e Sheryl Crow, mentre sempre più forti si fanno le voci della partecipazione, in gara, di Anna Tatangelo che potrebbe duettare con Gigi D’Alessio.

Per il settore “attori” sembre frequentato dalle ultime edizioni del festival, circolano i nomi di Micheal Douglas e Catherine Zeta-Jones, anche se il loro cachet potrebbe risultare un po’ troppo esoso per la tv di Stato.

Tra i big in gara si vocifera anche di Patty Pravo, Matia Bazar, Mietta, Irene Grandi, Simone Cristicchi e Manuela Villa, fresca del trionfo dell’Isola dei Famosi. Si sono autocandidati, invece, Anna Oxa e i Tazenda, privi ormai dello storico leader Andrea Parodi, separatosi dal gruppo nel 1998 e scomparso un anno fa. La Oxa ha addirittura annunciato la sua partecipazione con un comunicato della sua casa discografica.
A questi va però aggiunta Loredana Bertè, che ha messo a ferro e fuoco un albergo della Capitale - e secondo la sorella minacciato il suicidio - per far sentire il proprio brano a Pippo Baudo.
In lizza anche Gerardina Trovato, Paola Turci, Eugenio Finardi, Max Gazzè, mentre il capitolo “grandi glorie” si sarebbe fatto il nome anche di Little Tony. Sul versante coppie celebri “suggestive” le ipotesi di partecipazione di Anna Tatangelo e Teddy Reno che potrebbero portare con sè sul palco nella serata dedicata ai duetti (giovedì) rispettivamente Gigi D’Alessio e Rita Pavone, in una rentrée eccezionale dopo il suo addio alle scene di tre anni fa.

Come ogni anno poi si sfila la lista dei desiderata sul piano degli artisti nazionali: a parte che già il nome di Irene Grandi tra i big sembra stonare un po’ - dopo il grande successo di questa estate con Bruci la città la Grandi potrebbe essere poco interessata ad una partecipazione sanremese in gara -, come ogni anno si citano Zucchero, Giorgia ed Eros Ramazzotti come probabili superospiti “di casa”.

Mancano ancora due mesi e per ora sono certi solo i conduttori (Pippo Baudo e Piero Chiambretti, accompagnati da Bianca Guaccero e Andrea Osvart, mentre Elio e le Storie Tese ravvveranno il Dopofestival) e i tre giovani che parteciperanno all’omonima sezione provenienti da Sanremo Lab, l’Accademia della Canzone di Sanremo. Si tratta di Ariel (Alessandra Piacenti), con il brano Ribelle, Giua (Maria Pierantoni Giua), con Tanto non vengo e Valeria Vaglio, con Ore e Ore. Per gli altri nove nomi della categoria giovani e per le conferme dei big bisognerà aspettare gennaio (il 6 o 13) quando Pippo leggerà la lista degli ammessi durante Domenica In.

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Scenari di teatro indipendente al Teatro Palladium.

(Giornalisti.it - Binario loco) Nell'ambito delle cartellone del rinnovato Teatro Palladium dell'Università Roma Tre, comincia oggi 13 Dicembre e si conclude giovedì 20 il percorso Scenari Indipendenti - Un progetto di promozione del teatro del presente. L'evento, che si svolgerà fra il Teatro Palladium (dal 12 al 15 Dicembre), il rialtosantambrogio, le Officine Marconi e Il Teatro Furio Camillo, intende promuovere la scena contemporanea del teatro indipendente.

Da segnalare in particolare la giornata di venerdì 14 che, dalle 15 alle 24 presenterà performance, improvvisazioni, concerti e conferenze.
Il programma completo della manifestazione è consultabile qui.

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Le ragioni del moscerino gay.

Il comportamento di corteggiamento da parte dei maschi di drosofila verso esemplari dello stesso genere ha una base biologica, ma non è “cablato” nei circuiti neuronali

(Le Scienze) Se le cause dell’omosessualità nell’uomo continuano, e continueranno a a far discutere a lungo, come dimostrano le recenti affermazioni di Desmond Morris, nel caso - ovviamente ben più semplice - del moscerino della frutta, la situazione appare almeno in parte chiarita.

Un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Illinois a Chicago diretti da David Featherstone ha infatti scoperto che nel moscerino della frutta (Drosophila melanogaster) l’orientamento sessuale è mediato da una proteina, finora ignota, che regola la forza delle connessioni sinaptiche. Grazie a questa scoperta i ricercatori sono riusciti a ri-orientare le preferenze dei moscerini nell’arco di poche ore.

Come riferiscono sulla rivista Nature Neuroscience, Featherstone e colleghi hanno in particolare scoperto che nel moscerino della frutta quando un gene, chiamato GB o “genderblind“, subisce una mutazione, l’insetto diventa bisessuale. Lo studio di questo gene era in realtà partito dall’interesse dei ricercatori per il coinvolgimento della proteina che esso esprime nel trasporto del neurotrasmettitore glutammato al di fuori delle cellule gliali. Studi precedenti avevano mostrato che variazioni nella quantità di glutammato presente all’esterno delle cellule modificano la forza fra le giunzioni sinaptiche, che a sua volta influisce sul comportamento.

Nel corso di questi studi i ricercatori si sono accorti che tutti i moscerini maschi GB mutanti corteggiavano altri maschi. “Abbiamo così ipotizzato che i mutanti GB potessero mostrare un comportamento omosessuale a causa di una qualche alterazione delle loro sinapsi glutammatergiche”, ha detto Featherstone. In particolare, le sinapsi dei GB mutanti potrebbero essere più forti.

“Il corteggiamento omosessuale potrebbe cioè essere una sovra-reazione allo stimolo sessuale”. Per testare l’ipotesi i ricercatori hanno così iniziato ad alterare nei loro esemplari mutanti la forza di quelle sinapsi agendo, attraverso una serie di sostanze farmacologiche, su un meccanismo indipendente da GB. In tal modo sono riusciti ad accendere e spegnere a piacere il comportamento omosessuale dei moscerino nel giro di poche ore.

“E’ stato sorprendente - ha osservato Featherstone - non avrei mai pensato di poter fare una cosa del genere, dato che si suppone che l’orientamento sessuale sia ‘cablato’ nel cervello. Questo cambia drasticamente il modo in cui pensiamo questo comportamento”.

Featherstone e colleghi hanno ipotizzato che nel cervello del moscerino adulto siano presenti circuiti sensoriali a “doppia traccia”, uno che innesca il comportamento eterosessuale, l’altro quello omosessuale. Quando GB sopprime le sinapsi glutammatergiche, quest’ultimo verrebbe bloccato. Nel corso dello studio i ricercatori hanno poi studiato come ciò avvenga: in assenza dell’azione di soppressione di GB, i moscerini non interpretano più i segnali dei ferormoni allo stesso modo. “In particolare, i maschi GB mutanti non riconoscono più come stimolo di repulsione i feromoni maschili.”

Secondo Featherstone questa scoperta potrebbe prestarsi in futuro a una manipolazione di insetti nocivi in modo che, al posto di mettere in atto un comportamento distruttivo per l’agricoltura, fungano da impollinatori.

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Reato di omofobia: sì in commissione E la sinistra esulta. Il caso Decreto sicurezza «alleggerito». Luxuria: un'emozione.

Ma Colombo: la mia fiducia è in dubbio.
A Roma le unioni civili dividono la maggioranza di Veltroni. Due le delibere: una del Pd e una della sinistra radicale.

(Alessandro Capponi - Corriere della Sera) Passa in Commissione Giustizia alla Camera il reato di omofobia, nonostante qualche assenza e l'Udeur schierata con l'opposizione. L'articolo contro l'omofobia, vero cuore del provvedimento, è stato approvato con due soli voti di scarto: 21 sì contro 19 no. Esulta la sinistra radicale e si fa più tranquilla la strada per il decreto sicurezza. Per l'ostruzionismo di FI non si è completata la votazione di tutti gli emendamenti (ne mancano due). «Comunque — ha spiegato Franco Grillini — la battaglia politica è stata vinta e la commissione ha riconosciuto il principio per cui è un reato discriminare anche per motivi di orientamento sessuale e di identità di genere». Il provvedimento avrà il via libera solo domenica notte. «Sono molto emozionata — ha confessato Vladimir Luxuria (Prc) —, perché per la prima volta è stato dato un riconoscimento all'identità di genere e per di più con voto nominale. Si è stabilito per la prima volta cioè che le vittime di una violenza sono tutte uguali. Siamo riusciti a vincere questa battaglia nonostante il ministro della Giustizia Mastella che ci abbia ripensato ». Parla di «grande battaglia di civiltà» il ministro Barbara Pollastrini. Chiede invece modifiche e urgenti il senatore a vita Emilio Colombo: «In occasione del voto di fiducia posto dal governo, ho votato sì per assolvere ad un criterio di lealtà. Con tale voto non ho però inteso mettere tra parentesi la norma sull'omofobia introdotta con un emendamento al decreto, contestato peraltro anche dalla senatrice Binetti. Giudico urgente e necessaria l'esigenza di un approfondimento e di modifiche. Ho fiducia per questo che il governo voglia farsene subito carico, perché il mancato mantenimento dei suoi impegni non condizioni il mio comportamento in aula».
Nella Capitale intanto le unioni civili dividono la maggioranza di Walter Veltroni. Fallito l'ultimo tentativo di mediazione, lunedì, quando l'Aula voterà, Prc ha convocato sulla piazza del Campidoglio «una manifestazione di tutta la Roma laica per un nuovo "Contro-Family day"». Il consiglio comunale si troverà a votare due delibere (una del Pd e una della sinistra radicale) e una proposta di iniziativa popolare: nel testo del Pd si chiede al Parlamento di accelerare sui Dico, in quello di Prc, Pdci, Verdi, Sd e Rosa nel pugno si prevede la creazione del registro per le coppie di fatto, mentre nella proposta di iniziativa popolare è anche prevista una sorta di simulazione di matrimonio, con una dichiarazione della coppia, sia etero sia gay, di fronte a un dirigente capitolino. Il centrosinistra romano — una volta «laboratorio» per alleanze e procedure da utilizzare poi a livello nazionale— rischia adesso di importare le difficoltà della maggioranza governativa.

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Meglio Opus Dei che gay E arrestatemi pure.

(Gianluigi Paragone - Libero) Meglio gay che Opus Dei. C'è una foto - credo scattata durante una gaudente manifestazione pro Dico - che ritrae alcuni di questi ragazzotti con una finta mitra cartonata in testa, con la scritta "Meglio gay che Opus Dei".
Ognuno ride per le battute che preferisce. A loro evidentemente piace molto visto che è uno sfottò parecchio di moda tra una certa sinistra anticlericale. E noi difendiamo il diritto di sfottere e ironizzare anche sulle cose più serie: siamo un Paese libero e con le spalle robuste. Mica come in certi Stati islamici dove se sfotti Maometto con una vignetta si scatena l'inferno e dove l'omosessualità costa la vita sul serio.
"Meglio gay che Opus Dei": se ne sono convinti, beati loro. Accade però che con quell'articoletto di legge che passa sotto il nome di norma anti-omofobia (termine che non c'entra un fico secco con il dibattito in corso) un rovesciamento dello slogan sarebbe punito.
Cosa voglio dire? Questo: "Meglio gay che Opus Dei" si può dire, "Meglio Opus Dei che gay" no. Diventerebbe un'offesa, un pregiudizio, un atto di razzismo. Da condannare fino a tre anni di arresto. Perché il gay verrebbe preso come confronto dispregiativo.

Una potente lobby di cui non si parla
Ecco gli effetti del "pacchetto sicurezza" così come rischia di uscire dal Parlamento qualora passasse la linea della sinistra radicale e laicista. Capite bene che sarebbe delirante.
Già oggi il potere discrezionale dei magistrati è infinitamente elastico, ci manca pure una norma del genere e poi possiamo metterci il bavaglio (prima che ce lo mettano gli altri). Non potremmo più criticare quelle politiche che spingono per i matrimoni gay o per le adozioni di figli da parte di coppie omosessuali. Non potremmo più criticare certe manifestazioni goliardiche, per non dire carnevalesche. Né potremmo spingerci a dire che oggi i gay sono una delle lobby più influenti in Europa.

Certo, qualcuno potrebbe non condividere il mio pensiero: ne parliamo. Ma ad armi pari.
Non che ai gay può essere permesso di annientare valori e principi sacri per la Chiesa, mentre per i cattolici che sostengono le loro idee scatta l'avviso di garanzia. Abbiamo derubricato la bestemmia, le offese al sentimento religioso e altro, ci manca solo che ora ripristiniamo i reati d'opinione. Perché? Un sospetto ce l'ho: perché più è arbitrario un potere (in questo caso quello giudiziario) e più si può colpire il nemico. La Chiesa e i cattolici ostacolano i Dico? Bene, montiamo una bella museruola e gliela mettiamo.

C'è chi obietta: è l'Europa che ce lo impone. E chi se ne frega.
L'Europa ha tante di quelle rogne da smazzarsi (a cominciare dal fatto che non riescono a far approvare uno straccio di Costituzione dai cittadini) e ci vengono a imporre trattati e decisioni calate dall'alto di chissà quali pensatoi? Ci facciano il piacere. L'Europa ha già rovinato le famiglie con l'euro, evitiamo di fargliele sfasciare del tutto con i matrimoni gay. Caspita, mi sto accorgendo che un articolo del genere rischierebbe di incorrere in sanzioni perché qualcuno ci potrebbe vedere pregiudizio discriminatorio contro gli omosessuali. Certo che no. La mia è un'opinione, pari a quella di chi si calza il cappello dei vescovi con la scritta "Meglio gay che Opus Dei". Perché lui dovrebbe avere più tutele di me?
Le lezioncine morali e le solite bugie
Quello della tutela dei gay sta diventando un tema di dibattito sbagliato nella prospettiva. Mi spiego. Dopo il voto della senatrice cattolica Paola Binetti (voto per il quale ha dovuto subire un processo imbarazzante) e dopo le minacce di Mastella di non approvare un testo definitivo contenente ancora quella norma, qualcuno a sinistra ha cominciato a spacciare per vera una fandonia: i cattolici sono contro la tutela delle minoranze discriminate e quindi anche dei gay. Poveri calimeri!

Scusate, ma allora la Costituzione italiana che ci sta a fare? Per anni mi sono sorbito le lezioncine morali di chi considera la Costituzione una bibbia laica, una legge intoccabile in quanto perfetta e, soprattutto nella sua prima parte, sublime e ora dobbiamo tutelare le minoranze perché non ci sono norme adatte? Qui qualcuno sta raccontando qualche bugia. O la Costituzione ha le rughe oppure è ancora a tenuta stagna. Non può essere buona quando il governo Berlusconi decide di cambiarla, mentre è da rottamare se governano le ideologie della sinistra. E comunque, non sta scritto da nessuna parte che ci dobbiamo bere tutte le fesserie partorite dai geni di Bruxelles. Nel giro di breve tempo vedremo quale sarà la decisione di Prodi: se asseconderà la sinistra perseverando con la norma anti-omofobia oppure se prevarranno le ragioni riconosciute dalla maggioranza della gente. Qualora passassero le idee della sinistra, a rischiare non sarà solo il governo; sarà la libertà di opinione e la tenuta di valori largamente condivisi. Certe idee finora non sono passate perché la politica ha detto no; non vorremmo che ad aprire la breccia fosse come sempre la magistratura.

LEGGE CONTESTATA
L'Udeur minaccia A gennaio diremo no alla anti-omofobia

«Nonostante il nostro voto contrario, alla fine il testo del ddl dove è contenuta la norma che punisce chi discrimina o commette violenza o istiga alla discriminazione sulla base di orientamenti sessuali, approderà in aula a gennaio». Il capogruppo udeur in Commissione Giustizia Gino Capotosti promette battaglia. «Riproporremo la nostra battaglia in aula per evitare l'approvazio ne definitiva del ddl. Come Udeur siamo e saremo sempre contrari a che nel nostro ordinamento giuridico venga recepito un genere diverso rispetto a quelli naturali»

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Gay: torna il reato d'opinione. Se passa l'emendamento antiomofobia nel DDL sicurezza a rischio la libertà di espressione.

(Costantino Belluscio - L'Avanti) Una democrazia è veramente compiuta soltanto se elimina del tutto dai propri ordinamenti qualsiasi reato di opinione. Quella italiana, da questo punto di vista, non lo è completamente. Sopravvivono sotto varie forme stimmate totalitaristiche presenti nella cultura del regime fascista, per quanto, la prima sua parte, la Costituzione repubblicana del 1947 riconosca a tutti i cittadini la più completa libertà senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, e condizioni personali e sociali. Oggi stiamo facendo come il gambero. Invece di avanzare si è tentati di guardare al passato, con la introduzione di allarmanti norme che disegnano reati di opinione, come quelli inseriti nel provvedimento sulla sicurezza solo per dare un contentino all’estrema sinistra dello schieramento governativo.

Poniamo che un cittadino in una pubblica piazza consideri quanto mai opportuna la prima lettera di San Paolo ai Corinzi, là dove si dice che gli effeminati e i sodomiti non erediteranno mai il regno dei cieli; poniamo che Benigni, in una delle sue peregrinazioni dantesche, esalti il terzo girone, settimo cerchio dell’Inferno, là dove sono puniti i violenti contro Dio, la natura e l’arte; o, ancora che si esalti in una assemblea il Catechismo che definisce peccato gravemente contrario alla castità la pratica dell’omosessualità; o, infine, citi, sempre in una pubblica piazza, il documento dell’allora cardinale Joseph Ratzinger “Homosexualitatis problema”, che respinge ogni pressione ad accettare la condizione omosessuale come se non fosse disordinata. Se la norma alla fine avrà l’approvazione definitiva da parte del Parlamento, potrebbe passare di lì un qualsiasi sostituto procuratore della Repubblica, di quelli che si sentono eternamente protagonisti, e consideri la lettera di San Paolo ai Corinzi, la lettura di Dante, la citazione del Catechismo e del documento del cardinale Ratzinger “diffusione di idee fondate sulla superiorità di alcuni nei confronti di altri” e un “invito a commettere atti di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale” ed ecco che potrebbero scattare via via l’avviso di garanzia, il processo e la condanna fino a tre anni di reclusione dei predicatori cattolici con l’aggiunta di Benigni. Ma la stessa condanna si abbatterebbe sugli ebrei e sugli islamici che diffondono in ogni occasione (gli ebrei un po’ meno ora) la loro condanna all’omosessualità partendo dalla dottrina delle loro credenze religiose. È fantascienza? In Italia ci sono precedenti illustri di ogni genere che basano pesanti condanne su sillogismi, su convincimenti macchiati da ideologie e su opinioni liberamente espresso a mezzo stampa. La senatrice Paola Binetti, cattolica praticante del partito di Walter Veltroni, ha ritenuto che fosse lesivo della sua fede introdurre - peraltro in modo improprio - la figura di un nuovo reato di opinione. Chi cattolico militante non lo è, sente, anche lui, che si tenta di restringere il regime di libertà dei cittadini. Nessuno, ovviamente, contesta a ognuno il diritto di praticare tendenze sessuali particolari, ma, sia pure nel clima di conformismo ideologico che stiamo vivendo, non si può fissare per legge l’amore per i gay senza ledere la libertà di chi non la pensa allo stesso modo. Libertà, quindi, per il mondo dei gay, ma anche per chi non se ne sente parte. c.belluscio@tiscalinet.it

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Tanto per cambiare la solita figuraccia: Ibs e l'omofobia che non c'è.

Ne avevamo il sentore già da ieri che qualcosa non quadrava nella "querelle" nata tra il portale Ibs.it e la casa editrice "Il dito e la luna". Avevamo chiesto cautela ed infatti, oggi è giunta una risposta precisa, del tutto tecnica e circostanziata da parte di Ibs all'amministratore della casa editrice "Il dito e la luna" Francesca Polo.

Possibile che in Italia ci siano così tanti nemici dei gay? E addirittura anche tra chi lavora in un settore culturale come quello librario notoriamente così liberale e con tanti nostri "parrocchiani"? Il dubbio comunque, legittimamente c'era. Ma si sa tra noi gay, ultimamente, il primo comandamento è urlare, sputtanare... mettere alla gogna, segnare con il dito, poi il resto, si vedrà al massimo si chiede scusa cosa che ultimamente accade spesso nei grandi portali gay del nostro paese. Un filo di moderazione in questo caso andava mantenuto.

Crediamo che il minimo che dovrà fare l'editore de "Il dito e la luna", alla luce della risposta da parte di Ibs è fare un comunicato dove si chieda scusa.
Non crediamo che questo giornalismo sensazionalista, tipico dei "pischelli" in cerca di veloci e facili notorietà porterà molto lontano. Si rischia di non essere più ascoltati e continuare a fare passi indietro. (Aspis)
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Gentile Francesca Polo,
fin dal 1998 IBS si è sempre distinto per avere reso disponibili i lbri di ogni editore, piccolo o grande, purchè disponibili in commercio. Così come le nostre pagine da quasi 10 anni ospitano interventi e brevi recensioni su ogni prodotto, con pareri spesso anche negativi. Non ci siamo mai preoccupati che tali commenti pregiudicassero la vendibilità di alcuni prodotti. Oggi abbiamo in linea quasi 400.000 recensioni di clienti o semplici visitatori di IBS.

Parlare di noi come fossimo dei "censori", o peggio definirci "ignoranti" e "ipocriti", di fronte alla nostra storia e a questi numeri, è ridicolo oltreché semplicemente falso.

La vs. casa editrice ha chiesto di utilizzare, anzichè tradizionali banner pubblicitari, dei piccoli box di testo (una sorta di mini-editoriali) che devono sottostare ad alcune regole: 1) devono segnalare singoli libri, al massimo gruppi di volumi con una loro sostanziale unitarietà 2) non devono contenere slogan, ma richiami molto piani al contenuto dei libri.

IBS non ha negato lo spazio a Il Dito e la Luna , ha semplicemente fatto presente che in quello spazio andava usato un tono diverso, altrimenti sono a disposizione altre soluzioni pubblicitarie. Lo slogan "Libri lesbici gay e transgender. Butta via i pregiudizi! Vieni a conoscere la cultura LGbT" era fuori dalle ns. politiche editoriali per i box di testo.

Tanto per fare un esempio, se lo slogan fosse stato:" Libri lesbici, gay e transgender. Li trovi sul catalogo Il Dito e la Luna" non avremmo avuto nulla da eccepire.

Noi abbiamo eccepito (ed è nel nostro pieno diritto) sullo slogan perché al di fuori dei toni previsti in quel particolare contesto. Non siamo nemici di lesbiche e gay!

Noi allo stesso modo rifiutiamo slogan di questo tipo anche a editori di guide turistiche: non per questo siamo contrari ai viaggi!

In sostanza, siete stati trattati come avremmo trattato chiunque altro in quella situazione e vi invito quindi non volervi considerare, a tutti i costi, "diversi", perchè per noi non lo siete e non lo diventerete neanche dopo questa vostra sproporzionata reazione.

Cordiali saluti.
Mauro Zerbini
(Amministratore delegato di Internet Bookshop Italia)

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Le inesattezze di Rutelli riguardo l’omosessualità a Cuba.

Le cazzate di Rutelli.

(Gianni Minà - Latino-america)Se dovessimo fare una rubrica giornaliera sulle "cazzate" che i politici italiani dicono ogni giorno a beneficio del teatrino mediatico della politica, dovremmo stare al computer 24 ore su 24. Ma ci sono alcune di queste esternazioni che proprio ti obbligano a rispondere per un elementare senso di giustizia.
Oggetto di questi interventi solitamente di ex comunisti o radicali pentiti, sono sempre più spesso nazioni come Cuba, il Venezuela e ora anche la Bolivia e l'Ecuador, colpevoli solo di aver scelto, ultimamente, un destino e un futuro diverso da quello loro concesso dagli Stati Uniti o dalle multinazionali occidentali. Una linea uguale a quella adottata anche dal Brasile, dall'Argentina, dall'Uruguay, ma messa in atto in modo più drastico e definitivo.
L'ultima di queste "cazzate" l'ha sparata il ministro dei Beni culturali del nostro paese, Francesco Rutelli che, in maturità, dopo una scapigliata gioventù con il radicale Pannella, si è scoperto in linea con la parte più intransigente della Chiesa, accanto alla radicale cattolica Binetti.
Lunedì 10 dicembre, in una intervista a "Repubblica", Rutelli, difendendo la decisione della Binetti stessa di sfiduciare il governo della coalizione di cui fa parte, non approvando un articolo del pacchetto sicurezza che stigmatizzava l'omofobia, ha dichiarato con supponenza: "Mobilitiamoci invece contro le condanne a morte di omosessuali nel mondo, da Cuba all'Iran".
Ora, per quanto riguarda l'Iran, la notizia è drammaticamente vera, ma per quanto riguarda Cuba, assolutamente falsa. E l'aver associato Cuba all'Iran fa solo capire quanto il desiderio di essere proni verso le politiche degli Stati Uniti, sconfini nel ridicolo per molti dei nostri disinvolti politici. Come nell'Italia degli anni '70 dove il professor Braibanti veniva condannato per plagio (un reato che non esiste) da un tribunale italiano perché aveva un rapporto omosessuale con un suo allievo, anche Cuba ha vissuto in quella stagione contraddittoria della sua storia un periodo di pregiudizio verso il problema. Ma se Rutelli avesse l'abitudine di informarsi quando pontifica, saprebbe che non solo quell'epoca è superata da tempo (come dieci anni fa dimostrò il film "Fragola e cioccolato" vincitore anche del festival dell'Avana) ma che addirittura, rispetto all'omosessualità e alla libertà di praticarla, a Cuba c'è un approccio molto più liberale rispetto alla società italiana.
Il Parlamento cubano ha recentemente varato una legge che consentirà ai transessuali di cambiare sesso. E come tutta la sanità, anche l'operazione chirurgica e l'assistenza psicologica sono gratuite. Si sta inoltre cominciando a discutere sull'opportunità di legalizzare i matrimoni gay, ma soprattutto le unioni consensuali che, anche fra le coppie eterosessuali, considerate le tradizioni e le abitudini della gente, sono molto più frequenti. Il cambio d'identità sui documenti, inoltre, è da tempo possibile.
Infine, sempre perchè il nostro ministro della Cultura non ne "spari" un'altra a breve, gli ricordiamo che Cuba, per anni, ha rispettato la moratoria sulla pena di morte, mentre il boia, negli Stati Uniti, non si fermava. Purtroppo la Rivoluzione ha interrotto questa meritoria scelta una volta, quando nel 2003, tre dirottamenti aerei e l'assalto ai turisti di un ferry boat della baia dell'Avana da parte di un gruppo che voleva sequestrare l'imbarcazione per andare a Miami, fece intendere al governo che era in atto l'ennesimo tentativo degli Stati Uniti di farla finita con la Rivoluzione. Tre del gruppo dei sequestratori furono fucilati. Da allora, però, la moratoria sulla pena di morte è stata nuovamente rispettata fino ai giorni nostri.
E' sufficiente che Rutelli, prima di parlare su questi argomenti, chieda informazioni a Amnesty International che nell'ultimo rapporto sui diritti umani, dedica nove pagine agli Stati Uniti e tre a Cuba.

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