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martedì 19 febbraio 2008

L'Arlecchino dei record a Pechino con il Piccolo Teatro.

(AdnKronos) ''Arlecchino'' e il Piccolo Teatro di Milano portano dal 6 all'8 marzo l'arte italiana a Pechino per la stagione inaugurale del National Center for the Performing Arts, la nuovissima struttura polifunzionale costruita in occasione delle Olimpiadi in prossimita' di piazza Tiananmen, destinata a diventare il principale centro culturale della Cina.

Un evento importante per due motivi: anzitutto perche' il Piccolo e' l'unico teatro italiano ospitato nella grande sala da oltre mille posti del National Center, una immensa conchiglia di vetro e titanio che emerge da uno specchio d'acqua. In secondo luogo il ritorno in Cina dello spettacolo ''Arlecchino'', grazie al sostegno di Italcementi, viene a rinsaldare con questa tourne'e i rapporti di collaborazione tra il Piccolo Teatro, le grandi imprese italiane e le principali istituzioni culturali e teatrali cinesi.

Ma l' ''Arlecchino'' in Cina e' un evento di portata internazionale anche per la presenza dell'interprete-recordman Ferruccio Soleri, recentemente nominato ''ambasciatore Unicef'': Soleri ha superato in 45 anni di rappresentazioni nello stesso ruolo la quota di duemila recite e ha contribuito a fare dello spettacolo-simbolo del Piccolo un caso da Guinness dei primati. Arlecchino infatti e' il piu' longevo e rappresentato spettacolo italiano nel mondo: dal 1947 oltre 2.600 rappresentazioni in 43 Paesi e in oltre 200 citta', con due milioni e mezzo di spettatori.

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Anglicani: Vescovi ugandesi contro gli americani: Ordinano pastori omosessuali.

(Toscana Oggi) I vescovi anglicani ugandesi boicotteranno la “Lambeth Conference”, l’incontro che raccoglie ogni dieci anni i 38 primati anglicani, per protestare contro la Chiesa episcopale americana che ordina pastori omosessuali e benedice unioni omosessuali. All’incontro che si terrà quest’anno a Canterbury dal 16 luglio al 4 agosto non parteciperanno, per lo stesso motivo, i vescovi della diocesi australiana di Sydney, della Nigeria e del Rwanda. Secondo la stampa britannica anche la diocesi del Kenya non verrà a Canterbury ma l’annuncio ufficiale è stato rimandato per la difficile situazione politica del Paese. Quasi un quarto degli 880 Vescovi anglicani saranno assenti alla Lambeth conference considerata uno dei quattro strumenti di unità. La maggior parte dei Vescovi dissidenti parteciperà a una conferenza alternativa la “Global Anglican Future conference”, ovvero “Conferenza Anglicana Globale del futuro” organizzata da evangelici conservatori in Israele a giugno. L’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, il leader teologico di settanta milioni di anglicani in tutto il mondo, non ha invitato alla “Lambeth Conference” il Vescovo gay del New Hampshire Gene Robinson, la cui ordinazione nel 2003 avviò le divisioni sul problema dell’omosessualità’ tra gli anglicani nel tentativo di calmare le diocesi più conservatrici.

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Roma. Incendio del "Coming Out". E' dolo? Le foto.

Stanotte è stato incendiato il Coming Out, locale gay in via San Giovanni in Laterano, nei pressi del Colosseo. Il danno è stato notato stamattina dai proprietari. Non tutto il locale è stato danneggiato, ma solamente una parte (da quello che ho capito, si tratta dell’area a ridosso delle serrande). Indagini sono in corso da parte delle forze dell’ordine. L’ArciGay ipotizza la matrice dolosa, e preannuncia per venerdì alle 22.30 un sit-in. “È un gesto orribile che ci sconvolge ma non ci spaventa - dice Arcigay Roma - colpire il Coming Out, che è tra i luoghi simbolo per la comunità gay romana e cuore della Gay Street di via di San Giovanni in Laterano, vuol dire ostacolare la visibilità delle persone lesbiche, gay e trans, costringendoci all’anonimato e al silenzio. Da tempo abbiamo denunciato azioni omofobe contro la gaystreet”.

Gli incendi ai locali sono sempre un bruttissimo segnale.
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(Agi) Incendio nella notte, probabilmente doloso, al locale 'Coming Out', storico punto di ritrovo della comunita' gay di Roma.

E' la denuncia dell'Arcigay romana, secondo cui l'episodio "e' un gesto orribile che ci sconvolge ma non ci spaventa.

Colpire il Coming Out, che e' tra i luoghi simbolo per la comunita' gay romana e cuore della Gay Street di via di San Giovanni in Laterano, vuol dire ostacolare la visibilita' delle persone lesbiche, gay e trans, costringendoci all'anonimato e al silenzio,da tempo abbiamo denunciato azioni omofobe contro la GayStreet, la strada in prossimita' del Colosseo dove da anni si radunano migliaia di Lesbiche Gay".

Non e' il primo segnale intimidatorio, ricorda Fabrizio Marrazzo, presidente Arcigay Roma: tuttavia, "la GayStreet di Roma e' diventata un simbolo di civilta' e contatto tra la citta' e la nostra comunita', non ci faremo impaurire da tali azioni e chiediamo il supporto della Polizia e delle autorita' locali per garantire la sicurezza dei nostri locali e dei cittadini lesbiche, gay e non solo che frequentano tale strada".

Venerdi' 22 alle 22.30 e' stata promosso da Arcigay un sit-in di protesta. Solidarieta' ad Arcigay viene espressa da Giulia Rodano, assessore regionale alla Cultura, secondo la quale "se le indagini confermeranno la matrice dolosa di quanto accaduto, l'incendio del locale coming-out rappresenta l'ennesimo campanello d'allarme di quell'attacco ai diritti individuali e al rispetto democratico delle diversita' che sta contrassegnando, purtroppo, il clima sociale e politico degli ultimi mesi", e dal consigliere regionale del Pd Enzo Foschi,che annuncia la sua adesione al sit in di venerdi'.

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A Sanremo con radio Kiss Kiss.

(Prima) Duplice impegno a Sanremo per Radio Kiss Kiss, la rete nazionale sarà presente nella città dei fiori con due postazioni dalle quali andranno in onda i programmi dedicati al Festival. La radio è sponsor ufficiale di Casa Sanremo Radio Kiss Kiss, lo spazio esclusivo allestito presso il Palafiori che dal 24 febbraio al 1° marzo ospiterà gli eventi mondani del 58° Festival della Canzone Italiana. Nato dall’accordo fra il network nazionale e le società Gruppo Eventi e Maestrodivino, nell’ambito di Sanremoff di Pepi Morgia e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale di Sanremo, Casa Sanremo Radio Kiss Kiss offre oltre a strutture logistiche di lavoro (10 videowall per seguire le esibizioni, rete wireless) anche spazi per momenti di riposo. All’interno di Casa Sanremo Radio Kiss Kiss l’emittente sarà presente con una postazione fissa dalla quale ogni giorno andrà in onda in diretta il doppio appuntamento (dalle 7,00 alle 10,00 e dalle 18,00 alle 20,00) con “Pelo e Contropelo Speciale Sanremo”. Nell’edizione delle 18,00 inoltre Radio Kiss Kiss trasmetterà in diretta i brani cantati in versione unplugged dai Big della Canzone Italiana e dagli artisti di Sanremo Lab che si esibiranno dal palco centrale della “casa”. Ogni sera, infine, terminata la competizione, dalle 24,00 alle 03,00 Pippo Pelo si collegherà dalla postazione con gli studi centrali di Radio Kiss Kiss per aggiornare gli ascoltatori in tempo reale sui commenti a caldo dei cantanti in gara. Per avere il polso in tempo reale del clima che si respira all’Ariston e in città, Radio Kiss Kiss avrà inoltre una seconda postazione fissa situata nel negozio Prénatal di Via Matteotti, nei pressi del Teatro. A condurre la diretta dalle 15,00 alle 18,00 saranno Mauro Marino e Sofia Santori nella trasmissione “Baciami a Sanremo”.

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GF8. La "strage" degli Orlando. Eliminata mamma Carmela. Silvia l'intellettuale del "cubo".

Alice in crisi: il fidanzato dà forfait.
(TGCom) Serata ricca di emozioni nella casa del Grande Fratello. Mamma Carmela è stata eliminata, savi Gian Filippo e Fabio Orlando l'ultimo rimasto della famiglia. Spazio alle emozioni forti per Alice, chiamta in confessionale a parlare del suo imminente matrimonio, messo in crisi dal rapporto sempre più intimo con Gian Filippo. E due nuovi concorrenti sono entrati nella casa. Nominati

Al centro della puntata la situazione di Alice, promessa sposa al fidanzato Nicola, ma in crisi perchè attratta da GIan FIlippo. In confessionale la ragazza, innervosita dalle reazioni polemiche del pubblico in studio che la fischia, si dice comunque e sempre convinta di volersi sposare, certa che il fidanzato la capisca.

Intanto i ragazzi parlano con Silvia che ha accusato l'intero gruppo di essere superficiale e di fare discorsi pettegoli e frivoli. I concorrenti vengono interrotti perchè è il momento dell'eliminazione e con il consueto rito Alessia annuncia che il concorrente che deve abbandonare la casa è la signora Carmela.

Arriva il momento delle nuove nomination, ma prima il Grande Fratello elegge il migliore della prova settimanale: Benedetta vince il titolo, ma è Raffaella la prima ad esibirsi, in Mambo italiano e Candyman, insieme a Thiago, Roberto, Francesco e Andrea. La seconda manche della prova vede in pista Gian Filippo, Nadia e Alice

Spazio anche al triangolo amoroso tra Francesco, Christine e Raffaella. Il ragazzo di Roma spiega che con Christine c'è stato solo qualche bacetto e che lui continua a mirare a Raffaella, anche se "per avere una carezza da lei si deve asoettare 15 o 16 mesi".

L'occhio del Grande Fratello viene poi puntato su Mario e la sua storia: una relazione difficile con i genitori, un carattere rustico addolcito dalla nascita del figlio Gabriele. In studio Elena, la ex compagna di Mario che lo descrive come un papà dolcissimo e molto presente, e una persona molto altruista che per gli amici farebbe di tutto.

Il Grande Fratello annuncia ai ragazzi che la prova non è stata superata: gli inquilini della Casa saranno quindi costretti a vivere con dieci euro a testa fino alla prossima settimana.

Le nomination
Lina nomina Nadia e Mario, Gian Filippo nomina Nadia e Silvia, Fabio nomina Alice e Lina, Silvia fa invece i nomi di Lina e Andrea che a sua volta nomina Christine e Roberto, Francesco nomina Lina e Fabio, Christine nomina Thiago e Nadia, Mario nomina Andrea e Lina, Thiago nomina Christine e Lina, Roberto nomina Nadia e Silvia, Raffaella fa i nomi di Nadia e Silvia. Teresa nomina Alice e Lina, Nadia nomina Christine e Lina, l'ultima nomination è di Alice che nomina Fabio e Teresa.

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Aborto, Scintille tra Giuliano Ferrara e Luciana Littizzetto.

Casini: «Commissione su legge 194». Il leader Udc: indagare sulla inattuazione di alcune parti della legge, ma il testo non va messo in discussione.
(Il Corriere della Sera) Non si vuole mettere in discussione la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, ma veder chiaro sulla sua effettiva applicazione. L'aborto è uno dei temi «caldi» della campagna elettorale appena cominciata ed è Casini a lanciare la palla dalla trasmissione «Porta a porta». Il leader dell'Udc annuncia che intende proporre una commissione d'inchiesta sulla legge 194 per indagare sulla inattuazione di alcune parti della legge. Quanto alla lista pro-life di Giuliano Ferrara, Casini commenta: «È una testimonianza bella quella di Ferrara sull'aborto, però non credo sia possibile amministrare un Paese parlando solo di aborto».

FINI SU FERRARA - Dubbi sull'iniziativa del direttore del Foglio arrivano anche dal leader di An, Gianfranco Fini, intervistato da Maurizio Belpietro a «Panorama del giorno». «Personalmente ho molti dubbi sull'opportunità di una lista collegata a una battaglia pur sacrosanta come è quella per la vita e contro l'aborto. Ma fatta questa premessa, quello che decide Ferrara non dipende da me». Fini ribadisce dunque il suo giudizio positivo sulla 194: «Sono convintamente antiabortista ma - sottolinea il leader di An -, sono convinto che l'aborto è un dramma che colpisce tutte le donne e la 194 è una legge equilibrata che va fatta rispettare, anche nella parte relativa alla prevenzione». In serata al Tg1 torna a bocciare la lista pro-life: «Mi auguro che Ferrara desista dal presentare una lista autonoma» impegnata nella battaglia contro l'aborto.

FAZIO-LITTIZZETTO - Ferrara dal canto suo affila le armi e se la prende con Luciana Littizzetto e Fabio Fazio. «Sono la regina e il re del buonumore serale televisivo, specie la domenica. Siccome hanno molta grazia, consiglio loro di informarsi meglio su quel che è successo a Napoli, al Nuovo Policlinico. Lì è stato abortito, cioè ucciso, un bambino di ventuno settimane, e solo perché malato di una sindrome comune e curabile, la sindrome di Klinefelter. Questa è l'unica notizia sicura» attacca Ferrara, prendendo di mira uno dei punti del dialogo tra Littizzetto e Fazio nel corso di «Che tempo che fa», la trasmissione di Raitre. Littizzetto parlando del film «Caos calmo» e dell'accusa da parte del Vaticano di «svilimento della figura femminile» in relazione alla scena di sesso tra Nanni Moretti e Isabella Ferrari, aveva detto che si tratta di un finto scandalo e che ciò che è davvero preoccupante è quanto accaduto al Policlinico di Napoli.

«VOLGARE» - «Hanno detto che la scena è volgare e distruttiva, che si fa male all'immagine della donna. Ma io non mi sento svilita, quello che mi fa stare male è sentire che la polizia fa irruzione in un ospedale a Napoli e interroga una donna ricoverata» aveva detto Littizzetto. «Per le modalità dell'accertamento ci sono diverse versioni - aggiunge Ferrara -. La prima, diffusa dai giornali e allarmistica per il diritto alla riservatezza di una paziente, si è rivelata una clamorosa montatura. Non credo che Fazio e la Littizzetto siano moralmente indifferenti di fronte al maltrattamento della vita umana. Allora perché cascare in questa trappola ideologica e sembrare moralmente indifferenti?. Quando vogliono, sono disposto a parlarne con loro. In privato o in pubblico».

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Le sfilate di Milano Moda Donna 2008 in diretta su Fashion Tv.

(Film.it) Milano Moda Donna sarà la prossima grande Star di Fashion Tv, che dedicherà alle collezioni autunno-inverno dei migliori stilisti due "Report" in onda tutti i giorni con le sfilate, i backstage e gli eventi più cool della settimana.
La più attesa novità dell’edizione 2008 di Milano Moda Donna sarà il debutto della giovane e promettente stilista scelta da Valentino, Alessandra Facchinetti, che presenterà proprio a Milano la sua prima collezione con il marchio Valentino. Le telecamere di Fashion Tv saranno in prima fila anche a questo emozionate evento per carpire segreti, gossip e tendenze da regalare in tempo reale ai suoi telespettatori.
Ogni giorno, dal 18 al 25 febbraio, Fashion Tv manderà in onda alle ore 21.00 e alle 23.00 il meglio delle sfilate di Milano Moda Donna 2008, le indiscrezioni dei ‘dietro le quinte’ dei più grandi stilisti e le emozioni degli arrivi sui più famosi red carpet milanesi. Protagonisti assoluti i capi più originali e preziosi, ma anche un ritratto delle ultime tendenze per la prossima stagione, le nuove proposte hair & make-up e i nuovi volti della moda che solcheranno le passerelle della metropoli milanese, capitale del fashion per eccellenza.
Dopo Milano, le telecamere di Fashion Tv voleranno a Parigi per non perdersi nemmeno un attimo della Fashion Week francese e per continuare a regalare ai suoi più di 300 milioni di telespettatori un pass per la prima fila agli eventi fashion più prestigiosi al mondo. Tutto i giorni dal 26 febbraio alle 21.00 e alle 23.00 Report quotidiani dalle passerelle francesi.
In Italia Fashion tv è visibile Fashion Tv è visibile sintonizzandosi sul canale 811 della piattaforma Sky.
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MODA, IN PASSERELLA LO "STILE MILANO".
Vintage e aria retrò nelle sfilate del pret a porter.
Servizio di Cinzia Malvini, La7.

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Fashion italiano nel mondo: Ma siamo ancora il top? La Settimana della Moda a Milano e le polemiche.

Garzoni: "Bisogna fare sistema, ma nella moda non e' mai stato facile".

(News Italiapress) La polemica è scoppiata. Mentre impera Milano Moda Donna, dal 16 al 23 febbraio, il sistema si pone interrogativi importanti. Dolce & Gabbana, nelle persone di Stefano e Domenico, dalle pagine del Corriere della Sera, hanno invitato i colleghi a tirarsi fuori dal Calendario delle Sfilate e fare “sistema contro il sistema”. Una diatriba di vecchia data, quella tra D&G e la Camera Nazionale della Moda, che però porta questa volta a importanti riflessioni sul made in Italy italiano e sul suo posizionamento all’estero.

Un circo senza senso dove i grandi vengono sacrificati, i giovani non crescono e basta pagare per sfilare”. Un sunto nelle parole di Domenico e Stefano, punta di diamante del Made in Italy all’estero. Accuse pesanti e precise. Una polemica che parla di provincialismo, proprio quello che l’Italia, come ogni altro paese, del resto, non può più permettersi, in un sistema, per giunta, e in un settore, quello della moda, che da anni ormai ci rappresenta nel mondo assai più di “pizza e mandolino”.

La settimana della Moda è al suo culmine. Definire intense queste giornate, per addetti del settore, giornalisti e buyer, è un eufemismo. I numeri del calendario? 221 collezioni. Per 103 sfilate. Di 95 marchi. 47 griffe sfilano al Milano Fashion Center, sotto la diretta organizzazione della Camera della Moda. Le altre 48 in contemporanea, fanno parte del calendario ufficiale ma sfilano in location esterne alla Fiera. Last but not least, 8 sfilate doppie.

Si corre da una parte all’altra”, dice a News ITALIA PRESS Marina Garzoni, Fondatrice dell'Associazione "Moda e Tecnologia" e consulente di famosi marchi della moda. Milano non può permettersi di perdere la sua posizione di leadership. Moda vuol dire identità italiana nel mondo, vuol dire sviluppo. Vento di crisi? Con quali ricadute a livello di economia internazionale?

Milano, Parigi, Londra, New York e il sistema Francoforte/Colonia/Düsseldorf/Monaco sono i luoghi che, con Firenze, fanno parte del grande circuito internazionale delle manifestazioni organizzate di moda. Diversamente da Firenze, sono grandi città, realtà metropolitane nelle quali alcune delle funzioni del gioco della moda hanno un peso predominante rispetto ad altre: in tutte queste città però la moda è qualcosa di più di un ricco business ma contribuisce a definire il loro dinamismo, la loro apertura al mondo e la loro identità contemporanea.

La concitazione e gli appuntamenti a non finire sono la realtà degli investitori internazionali in questi giorni a Milano. “Il calendario è molto congestionato e non sense. A discapito di quella che invece è la vera creatività. Una critica del sistema non si può non fare, e le critiche sono uno stimolo a migliorare. Bisogna capire cosa vuol dire essere in calendario. Se sfilare vuol dire avere la possibilità di mostrare la propria collezione ai propri clienti, italiani e internazionali, ha senso. Se si vuole dare un carattere forte alla Settimana della Moda, bisogna fare una scelta e dare spazio ai giovani. I giovani, nell’attuale calendario, sono previsti nell’ultimo giorno. Quando non c’è più nessuno e i buyer, soprattutto stranieri, sono già andati via”, è il racconto di Marina Garzoni.

I buyer avrebbero forse bisogno di date diverse. Arrivano, e magari gli ordini li hanno già fatti. La sfilata al massimo è una conferma di qualche trend che non si è magari visto nello showroom”. La polemica di fondo – continua Marina Garzoni - che non viene compresa dal grande pubblico, e che è insita nelle parole di Dolce & Gabbana, è che “se Milano vuole stare al passo con le altre grandi capitali della moda, deve fare delle scelte”. Non si possono mettere in calendario più sfilate per linee di prodotto della stessa casa. Ci sono gli show room.

La moda è cambiata, e i modi di acquisto anche. L’Italia – Milano come voce della moda – sembra non averlo capito. “Il buyer non capisce assolutamente più nulla, in questo calendario”. Una delle strategie per rivedere il Made in Italy nel fashion, sarebbe probabilmente rivedere alcune strutture di funzionamento del sistema. La Camera della Moda fa 50 anni, e lo stare al passo con tempi che cambiano così rapidamente è difficile.

Togliamoci dalla testa – prosegue la Garzoni – che un buyer oggi può fare tutte e quattro le città della moda. Deve fare delle scelte. E deve venire a Milano perché è la Capitale dell’industria della Moda. Solo che potrebbe non essere più la Capitale della creatività, e questo è quello che a me fa più paura. C’è il rischio che si indebolisca l’attrattiva da parte dei buyer esteri”.

Tra le magiche quattro, dunque, a volte è Milano la meta sacrificata?Ancora oggi no, per fortuna. A parte alcuni investitori statunitensi, ma questo a causa del dollaro a 1.400”. Molti marchi della moda italiana sono andati, in effetti, a sfilare a New York: Alberta Ferretti, Ermenegildo Zegna, Diesel. “Si sono detti: preferisco andare io dai miei compratori americani”.

Quindi l’abbandono dei buyer stranieri è vicino?Non credo. E’ una minaccia che spesso avanzano, ma che poi non mettono in atto. Milano è ancora la Capitale della Moda. Ha troppi showroom, ed è una grande macchina organizzativa di fronte al pubblico internazionale che difficilmente può saltare”.

Ma un monito si rende necessario: “Il futuro si costruisce sul presente. E la gente è stanca di essere trattata così quando viene a Milano. Manca un’attenzione ai veri bisogni sia dei buyer che della stampa”. “Bisogna fare sistema – conclude Marina Garzoni – e fare sistema nella moda non è mai stato facile. In un sistema, poi, che è globale.

La griffe Violanti il 25 febbraio prossimo sarà a Mosca, per la sfilata della nuova collezione Autunno-Inverno 08/09. Una scelta chiara e precisa nei confronti del pubblico russo, uno dei più ambiti dalle griffe della moda italiana, una scelta che dichiara apertamente la vocazione internazionale del marchio e soddisfa la crescente richiesta di prodotti luxury da parte dei grandi buyer dell’est europeo.

Lo slancio dell’azienda ne ha consolidato la presenza nelle grandi piazze del fashion come Parigi, New York, Barcellona e adesso Mosca. “Mosca si sta ormai consolidando come una delle piazze mondiali della moda, almeno a livello di consumo anche se e' ancora un po' indietro per cio' che concerne tendenze e nuove proposte. I Grandi Magazzini (TSUM , GUM e LOTTE, in primo luogo) sono vetrine affermate delle più prestigiose marche internazionali, tra cui emergono in quantità e diffusione le principali italiane. Ma Mosca è anche un susseguirsi quasi ininterrotto, almeno nelle zone centrali, di negozi monomarca , un settore in cui l'Italia ha una predominanza assoluta, anche con marchi e linee nuove ancora poco conosciute ma in rapida affermazione”. Una situazione in slancio dinamico, spiega a News ITALIA PRESS Roberto Pelo, Direttore dell’ICE di Mosca.

Nel 2008 abbiamo in laboratorio la realizzazione di una 'Italian Fashion Week', un'intera settimana di sfilate e presentazioni solo 'Made in Italy'”. Che, almeno per il momento, sui buyer dell’est europeo sembrerebbe non doversi preoccupare. Spiega Pelo: “Calzature , pellicceria, una sezione di nuovi e giovani stilisti : un'intera settimana di offerta italiana che organizzeremo a settembre a cavallo di due manifestazioni classiche , la CPM che si tiene ad Expocentr e Moscow Fashion Expo, che si svolge a Crocus. Italian Fashion Week si svolge nell'ambito di un piu' vasto progetto, che riguarda la moda-abbigliamento e che prevede anche altri eventi (campagne promo-pubblicitarie, seminari, presentazioni di tendenze, ecc)”.

News ITALIA PRESS ha raggiunto anche Michele Giglio, buyer del Gruppo Giglio, 15 monomarca all’attivo, naturalmente a Milano per Milano Moda Donna. Che ben conosce il mondo e il punto di vista del mercato dall’estero. “E’ impensabile che la Camera della Moda sia così debole, non avendo né Armani, né Dolce&Gabbana, né Prada. I nostri stilisti dovrebbero capire che insieme si può fare di più”.

Ma qual è lo stato degli investimenti e della presenza dei buyer esteri? “Milano, che piaccia o non piaccia, è la capitale della moda nel mondo. La manodopera migliore al mondo è quella italiana. Un buyer non si lascia influenzare dalle polemiche di questi giorni, assolutamente no”.

Il buyer che fa gli interessi della sua azienda, deve per forza venire a Milano. Un buyer internazionale non può permettersi il lusso di non venire in Italia”, spiega Giglio.”Il cambio dollaro euro può aver in effetti fatto comprare meno. Ma se il buyer straniero vuole del lusso importante deve venire in Italia, e non farà caso al cambio”.

La polemica – ci tiene a sottolineare Giglio – l’hanno cominciata gli americani, l’ha cominciata Anna Wintour (Direttore di Vogue America, ndr), che è convinta di poterci massacrare. In realtà non è vero: noi siamo i più forti. Loro non sono nessuno nel vero senso della parola. Un buyer intelligente, da qualunque parte del mondo venga, non può fare a meno dell’Italia. Milano è la Capitale della moda nel mondo. Affine a Parigi per l’haute couture, ma la prima per prét-à-porter e prodotto”.
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Milano Fashion Week, Emporio Armani, Coll. A/I 08/09.

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Prete condannato a 4 anni e 4 mesi per abusi sessuali. Dava ripetizioni a due ragazzi minorenni in cambio di sesso.

Protagonista della vicenda don Massimilano Crocetti, ex parroco di Oriolo Romano nel viterbese. Il sacerdote è stato incastrato da intercettazioni, pedinamenti e riprese: a due minorenni aveva offerto aiuto nello studio in cambio di sesso.

(Quotidiano.net) Offriva ripetizioni gratis e soldi in cambio di sesso a due ragazzi, che all'epoca dei fatti avevano 13 e 15 anni. Per queste accuse don Massimiliano Crocetti, fino all'agosto del 2006 parroco di Oriolo Romano, nel Viterbese, e' stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione dal gup del tribunale di Viterbo Silvia Mattei.

I fatti per i quali il sacerdote e' stato condannato sono due, distinti e lontani nel tempo. Il secondo in ordine di tempo sarebbe avvenuto ad Oriolo Romano ai danni di un ragazzo di 15 anni, mentre l'altro, che ha avuto per protagonista un bambino di 13 anni, era avvenuto in precedenza a Vetralla. Due paesi nei quali Crocetti era stato rispettivamente parroco e vice parroco.

Per il primo caso, il prete ha patteggiato un anno e sei mesi di reclusione, mentre per il secondo, con il rito abbreviato, gli sono stati inflitti due anni e dieci mesi. Le indagini, condotte della squadra mobile di Viterbo, erano iniziate circa due anni fa, a seguito della segnalazione dei servizi sociali di Oriolo Romano. Con l'ausilio di intercettazioni telefoniche, pedinamenti e riprese filmate, gli investigatori provarono che don Massimiliano offriva aiuti per gli studi e soldi in cambio di prestazioni sessuali.

Il blitz che porto' all'arresto di don Crocetti avvenne nell'agosto del 2006 proprio nel giorno in in cui il prete aveva preso appuntamento, in un luogo appartato, con il ragazzo di 15 anni, che viveva in una famiglia con problemi economici. Nel corso delle indagini, coordinate dal pm Fabrizio Tucci, tra l'altro, emerse che in precedenza il sacerdote aveva fatto piu' o meno le stesse avance a un ragazzino di 13 anni nel periodo in cui era vice parroco a Vetralla.

''Ci aspettavamo una sentenza dura - ha commentato l'avvocato Severo Bruno, uno dei difensori del sacerdote - adesso cercheremo di portare avanti delle nostre considerazioni per avere una sentenza piu' mite''. Don Crocetti, dai giorni immediatamente successivi all'arresto, e' rimasto ai domiciliari in un convento di Canale Monterano.

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Da Genova a Roma sulle orme dei Doria.

Palazzo Doria
(Maria Zuppello - Panorama) Roma, Genova, Testa di Lepre di Sotto, vicino a Civitavecchia. Un triangolo geografico e adesso anche turistico per ripercorrere la storia di una delle più importanti famiglie del XVI secolo, quella dei Doria, le cui vicende si intrecciano nei secoli con la storia dell’arte e della cultura del nostro paese.
Le origini dei Doria sono genovesi e risalgono ai tempi delle Repubbliche marinare. La famiglia fece fortuna con la finanza, la mercatura e l’acquisto di terre e si divise nel tempo in molti rami, imparentandosi con i Landi e i Pamphilj. Tra gli esponenti più famosi Andrea Doria, principe-ammiraglio e uno dei simboli di Genova. Fu lui a far costruire l’omonimo palazzo, non lontano dal mare. Ed è proprio da qui che è possibile partire per riscoprire la forza di un passato ricco e sontuoso utilizzando le informazioni che la famiglia Doria Pamphilj, al passo con i tempi, offre a profusione sul suo sito internet insieme con itinerari completi.

Così a Genova, a palazzo del Principe, ci si può perdere nelle sale e nelle logge con la testa sempre in su per ammirare gli affreschi del fiorentino Perin del Vaga, citato assieme all’edificio, perfino da Giorgio Vasari nelle sue “Vite”. Oppure si può scegliere semplicemente di passeggiare tra i giardini che un tempo, su due livelli, si estendevano dal mare fino alla sommità della vicina collina di Granarolo. In occasione dell’arrivo a Palazzo del Principe dell’arazzo raffigurante gli episodi della giovinezza di Alessandro Magno, dopo un lungo restauro, chi verrà in visita tra il 21 e il 22 febbraio potrà perfino seguire un interessante dibattito internazionale sul tema con i migliori studiosi del settore.

Basteranno poche ore di treno, poi, per spostarsi più a sud, a Roma per l’esattezza, dove l’apoteosi dei Doria Pamphilj continua, in pieno centro. Il ramo dei Pamphilj annovera papi e cardinali nel suo albero genealogico che i più curiosi potranno addirittura consultare online. Il risultato di tanti secoli di storia è racchiuso nelle magnifiche sale della Galleria omonima, in via del Corso che ospita capolavori di Guido Reni, Guercino, Tiziano, Raffaello, Velázquez, solo per fare qualche esempio.
Il giro sulle orme dei Doria non può non concludersi in campagna, non lontano da Roma e da Civitavecchia, nel seiecentesco casale della famiglia a Testa di Lepre. Qui nella quiete della natura si potrà pranzare con gusto e meditare sul tempo trascorso, che nel caso dei Doria è diventato uno scrigno prezioso da dividere adesso con tutti.

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Provocazioni. Franco Grillini promosso a "Sindaco d'Italia". Dopo Bologna si candida anche a Roma.

Anche alle comunali di Roma liste e simbolo socialista.
Grillini candidato sindaco per dar voce ai laici.

(Partito socialista) “Come per il Parlamento anche per Roma i socialisti non mancheranno all’appuntamento ellettorale presentando il loro simbolo e la loro lista”. È quanto afferma Rapisardo Antinucci, parlamentare romano del Partito socialista.
“Nello scontro per il sindaco della capitale, così come si sta profilando – aggiunge Antinucci – penso che sarebbe giusto dare ai i romani la possibilità di poter votare per un candidato che sia veramente in grado di rappresentare i valori del socialismo riformista, laico e libertario che altrimenti non troverebbero voce. Per questo, tra Rutelli e Ferrara, noi socialisti – conclude Antinucci – ci vedremmo bene come candidato a Sindaco, Franco Grillini”.
Da parte sua il deputato socialista Grillini commenta così la candidatura di Rutelli: “Ma perché un laico dovrebbe votare per Rutelli a Sindaco di Roma? Per il Rutelli che ha ritirato il patrocinio del Comune al World pride, per il Rutelli che ha candidato e fatto eleggere la signora del cilicio che ha votato contro il proprio governo negando al fiducia sull'antiomofobia e ha definito i gay come devianti, per il Rutelli della legge 40. Rutelli per un laico è invotabile”.
“E non ci si dica - ha proseguito Grillini - che è meglio Rutelli della destra perché onestamente non capiamo dove stia la differenza. Roma non deve e non può diventare una dittatura clericale. Occorre che nasca un polo laico, socialista, liberale, radicale, libertario che si opponga alle 'destre' romane che si confrontano per il Campidoglio. Occorre dimostrare che Roma non è papalina e baciapile. Occorre - ha concluso - far capire che Roma non può diventare come Riad o come Teheran dove domina la sharia. La riscossa laica deve partire anche da Roma”.

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Elezioni. Nell'urna ci trovi il Duce.

Viva il Duce anche dall’urna.
In un grazioso volume con antologia annessa sono intruppati i “nostalgici”. Cioè quelli che a Predappio fan la fila per scrivere un pensiero d’amore a Benito. Beati loro. Io non mi emoziono neppure di fronte a Shakespeare.

(Davide Brullo - Il Domenicale) Dio e democrazia sono inconciliabili. Semplicemente, appartengono a due mondi diversi. Non puoi pensare che ogni portiere d’albergo possegga nel proprio taschino le chiavi del Paradiso, benché costui possa avere un bel viso da San Pietro. La verità non è democratica, bensì assoluta, forse assurda al nostro sguardo mortale, ma poco importa. La verità non si conquista in Parlamento, non la decide la maggioranza, anzi, in ultima analisi si potrebbe perfino dire che la maggioranza ignori la verità, di cui perfino i santi non posseggono che qualche nebuloso indizio. La democrazia è un gioco con cui gli uomini si tengono occupati. È bello pensarla in spirito inglese, con quella truppa di elegantoni primonovecenteschi dal doppiopetto appena ritagliato dal sarto, baffi, orologio da tasca e tutto il resto. Uno sulla poltrona accavalla le gambe, ondeggia il calice colmo di brandy, dalla pasta spessa e paglierina, e chiede all’amico, in piedi, che incrocia e districa le braccia di fronte a un camino vasto, come stanno i nostri in India?, l’altro gli risponde che hanno dei problemi con i coltivatori di tè, il terzo interviene dicendo che a Suez si è accesa una rivolta e via così.

«È meglio che io sappia chi è il mio padrone, piuttosto che mi senta disperatamente, ma ugualmente schiavo in nome di un’astrazione che si chiama stato, democrazia o che so io. Il fatto è che l’uomo è nato con un duro destino dal quale può trovar scampo soltanto l’asceta o il poeta». Non l’ha scritto uno statista o un saggio della montagna con il cuore da spaccatibie, ma Giuseppe Tucci, studioso ed esploratore di lusso, uno dei massimi esperti di religioni orientali di ogni tempo. L’uomo ha bisogno di Dio, poche storie. In alternativa, perché di concetti e di fede il miserello muore, si accontenta di un Cesare. L’uomo ha bisogno di un padre, di un padrone, di un potente da amare alla follia oppure da odiare con la stessa frenetica forza. Dopo tutto, Stato è un concetto ancora più evanescente di Dio. L’uomo, per rispettare il suo Creatore, non dovrebbe agire, dovrebbe disinteressarsi del mondo, della storia e del tempo. Se proprio non può farne a meno, per orgoglio, per vanità o perché non sa starsene con le mani in mano a contemplare le cose, che l’azione abbia un volto, un viso, un idolo, senza cavilli e burocrazie di mezzo.

Vengo al bersaglio, Benito Mussolini. Tutti ricordate quel volto lì. Viso quadrato, maschio, mascella che sembra la prua di una nave, occhi accesi, spiritati. Uomo passionale e impulsivo, poco dotato nel maneggiare pensieri complessi, direbbe un Lombroso. Chissà. Ogni Cesare dev’essere un simbolo vivente di potenza. Eppure, Marco Aurelio negli accampamenti di Carnunto o sulle rive del Gran, ragionava sulla piccolezza dell’uomo, sulla vanità di ogni suo atto; Tiberio s’incupiva a Capri inorridito dall’azione imperiale e Adriano si era ritagliato un’isoletta, nella sua villa peraltro sobria, dove riflettere sulla vita, come fuori dal mondo. I tempi cambiano. Allora gli imperatori erano assediati da un ronzio di guitti, di matti e di filosofi (do you remember Seneca?), Benny, che si era fatto da sé, veniva dalla culla del giornalismo, dalla parola che ferisce e uccide sennò è sprecata. Benito è morto, evviva Benito.

Perlomeno, direbbe qualcuno, c’era qualcosa di cui parlare; o qualcosa per cui morire, direbbero altri. Il Cesare fa un favore a ogni opposizione della terra. È nello scontro viso a viso, difatti, che si acuiscono le differenze, e perciò la personalità. Se ti va bene il Cesare lo ammazzi e ti metti tu al posto suo, se ti va male, esilio, morte e torture. Infine, diventi un martire. C’è gente che muore molto peggio, state certi.
C’è gente che fa la coda, tutti in fila al mausoleo del Mussolini. Vanno lì, di fronte al viso plastico del Dux intagliato da Wildt, bianco, truce, acceso, e chissà cosa pensano. Non mi emoziono nemmeno di fronte alle reliquie dei santi, nemmeno di fronte al sepolcro del Cristo, nemmeno di fronte alla tomba di mio padre, figuriamoci cosa m’importa del Dux morto, sepolto e smangiato dai vermi.

Eppure il pellegrinaggio ha dello straordinario. Chissà cosa pensano costoro, vecchi fascisti ma anche giovani studenti, antiche amanti ma pure ragazzine che del Benny han letto solo sui libri di scuola. Cosa pensano non lo sappiamo, cosa scrivono sì. Il libro, coordinato da Roberto Zoli e da Pierluigi Moressa, Caro Mussolini. 1957-2007: cinquant’anni di missive al Duce nella cripta di Predappio (Raffaelli Editore, Rimini 2007, pp.216, e15,00), sul punto è documento insuperabile. Per la prima metà ripercorre la storia del Benny post mortem. La salma trafugata dal camerata Domenico Leccisi e da un suo compare nella notte tra il 22 e il 23 aprile del 1946 dal cimitero milanese di Musocco. Poi il recupero da parte della polizia, gli undici anni di silenzio, in «un luogo segreto dove il corpo del Duce potesse riposare in pace». Infine, cinquant’anni fa, la salma deposta a Predappio. L’ultima metà del libro è un’antologia di pensieri attorno alla tomba. Sono abituato ad ammirare (ma fino a una certa quota) i grandi che ci hanno plasmato dal fango, i Virgilio, i Dante, gli Shakespeare, i Dostoevskij.

Gli uomini d’azione vengono e vanno, il mondo si fa e si disfa a seconda delle nostre esigenze. Eppure, chessò, nella cripta del Bardo non saprei che scrivergli. Il dialogo che tesso sulle sue opere insuperabili mi è sufficiente. Qui in pura retorica fascista ce n’è per tutti gli stili. «Marciare per non marcire! Un Duce in ogni casa un Duce in ogni cuore», scrive un affezionato il 28 aprile 1997; «Se dopo tanti anni sei ancora così onorato, vuol dire che nulla è cambiato. Vincere e vinceremo!», guaisce un profeta il 16 agosto 2005; «Tu di questo millennio sei stato il più grande, la reincarnazione di Giulio Cesare», un fanatico, il 22 ottobre 1999; «Tu ci hai mostrato la vera Italia: tu solo sei stato nella nostra storia l’incarnazione dell’Italia. La tua strada sarà la nostra strada»; 1 agosto 2001, cristico. Non c’è solo l’ardore, ma pure l’effusione, lo struggimento. La debolezza dell’uomo. Oppure, onore, dignità, fiducia? Chissà. Le parole di per sé sono nulla, dipende a quale piastra si attanagliano, a quale volto. Pierluigi Moressa, nel lato A del volume, offre per chi ha voglia uno studio compiuto di questi che non sono soltanto “nostalgici”.

Ma non ci eravamo già visti? Già. Roberto Zoli ha curato un’antologia di «scritti nella cripta» quattro anni fa, per l’Editrice La Voce. La raccolta stampata da Raffaelli, con qualche aggiornamento, è pressoché la medesima. Cambia la prima parte del libro. Zoli e Moressa, entrambi presenti con più lievi scritture nel volume originario, han messo legna nel camino, e ne è venuta fuori una gran bella impresa. Fuori dai giochi son rimasti i giocatori di un lustro fa, Nicholas Farrell, Roberto Balzani e Giorgio Frassineti. In quel libro primo (con in copertina una pulzella d’oggidì in nero strizzata che adempie al saluto romano sulla tomba del Dux) Franco Fregni, in sede introduttiva, si poneva una domanda lacerante, «Da che parte sarei stato?». Per Witold Gombrowicz, il polemista, il satanasso, il grande scrittore polacco, «il fascismo è una rivoluzione pervertita», e c’è di che riflettere, c’è di che non dormire sonni sereni. Io da parte mia so bene dove sarei stato. Dalla mia parte. Quella degli inadempienti e dei reietti. Dei mercenari e dei santi. Per qualcuno dei vigliacchi, per altri dei geni solitari.

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