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domenica 13 gennaio 2008

Artefiera 2008, Bologna si prepara.

(Artsblog) >E’ di 203 il numero di gallerie d’arte moderna e contemporanea coinvolte nella trentaduesima edizione di Artefiera, che si svolgerà dal 24 al 28 gennaio a Bologna.

Sono tante le iniziative previste, da “Mercante in fiera”, un dialogo sul mercato dell’arte curato da Achille Bonito Oliva, a “Esprit noveau” che mette a confronto 26 gallerie con meno di cinque anni alle spalle. E poi “Words on art”, rassegna di incontri con critici, artisti e galleristi, passando per “Open art” dedicato ad approfondimenti tematici.

In contemporanea, nel cuore della città, dal 24 al 29 gennaio, si svolge Artfirst, viaggio guidato attraverso installazioni di vario genere che regaleranno a luoghi storici del centro una veste insolita.

E se non ne avete abbastanza, al Mambo, sempre dal 24, apriranno i battenti le mostre di Luigi Ontani e altri artisti, mentre a Palazzo Re Enzo si svolge l’ottava edizione di “Netmage”, dedicato alle arti elettroniche. Al Museo civico archeologico, invece, la mostra “Arte povera 1966-1980 - Libri e documenti”.

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Sanremo 2008: Il dopofestival torna a teatro del Casinò con Elio e le storie tese.

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La Rai su richiesta del Presidente della Spa del Casinò, Donato Di Ponziano sposterà il ‘Dopo Festival’, dalla sala stampa dell’Ariston Roof al Teatro dell’Opera del Casinò. La conduzione verrà affidata ad ‘Elio’ del gruppo ‘Elio e le storie tese’ .

Si tratta di un ottimo veicolo promozionale per il Casinò e, probabilmente, anche la possibilità di tirare un sospiro di sollievo per i giornalisti, che non avranno più la sala stampa ‘invasa’ da Piero Chiambretti, il ‘Pierino la Peste’ che, quest’anno, affiancherà Baudo sul palco dell’Ariston. (fonte Sanremonews.it )

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Speciale Milano moda e modelli. Sfilate, ieri il primo giorno.

COSTUME NATIONAL
Shaun

Tyler

Trent

Tyler

Augusto


JIL SANDER
Tyler


MISSONI
Shaun

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Speciale Milano moda e modelli. David Gandy nudo per Dolce e Gabbana. Berlusconi alla festa D&G.

Il modello inglese ha posato per il calendario 2008.
(Ansa) Il modello inglese David Gandy sfilera' stasera (ieri, ndr)in esclusiva sulla passerella di Dolce e Gabbana, per i quali ha fatto il calendario 2008. Gandy domani pomeriggio sara' alla Rinascente di Milano a disposizione di fans e curiosi, per lanciare la nuova linea di intimo sempre di Dolce & Gabbana, ma il corpo statuario e' gia' rivelato dal calendario che sta diventando un oggetto di culto tra appassionati di bellezza maschile, con fotografie di Mariano Vivanco.
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Ex premier a sorpresa si presenta a serata milanese.
Berlusconi si e' presentato a sorpresa, ieri sera, alla festa che Dolce e Gabbana hanno tenuto presso il loro locale milanese, il Gold. La festa era stata organizzata per festeggiare la sfilata del loro marchio. L'ex premier, che gia' in passato era stato ospite del duo della moda, si e' seduto a un tavolo riservato, prestandosi pero' a foto e scambi di battute con molti invitati.

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Speciale Milano moda e modelli. Ferrè, esordio pacato e chic con lo svedese Lars Nilsson.

(Ansa) Oggi Lars Nilsson (nella foto) ha debuttato da Ferré con la collezione maschile: un esordio soft ma deciso, apparentemente freddo, ma in realtà calibrato con estrema cura in tre mesi di approccio, certo non facile, a quel complesso e monumentale mondo architettonico che è stata la moda del grande Gianfranco.

Lo svedese è un quarantunenne che non fa fatica a essere rigoroso e razionale ma che non ha neppure il problema di nascondere tensione ed emozione. Ha scelto, supportato da un importante nuovo team che il gruppo gli ha messo intorno (dal neo-amministratore delegato Michela Piva alla pierre Noona Smith-Petersen, dal set designer Michael Howells alle due figure creative, ovvero Fabien Baron e Karl Templer), di evitare la formula classica della sfilata e di ambientare la sua prima collezione in un allestimento che richiama l'abitazione di un uomo moderno e colto (tanta libreria e bei mobili decò) più interessato allo stile che al trend. In questo studiato contesto, che evita la spettacolarità ma mantiene alto il tono, Lars Nilsson ha dimostrato di muoversi con decisione e misura: nato a Stoccolma, a 18 anni è andato a Parigi dove ha continuato a studiare moda e ha iniziato a lavorare con Christian Lacroix. Dopo 9 anni è passato con John Galliano da Dior quindi è approdato a New York, prima da Ralph Lauren e poi soprattutto da Bill Blass. Infine, di nuovo a Parigi, alla direzione della maison Nina Ricci. Nel raccontarlo, lo stilista non si sofferma troppo sul proprio curriculum, consapevole che gli esami non finiscono mai. Non ha conosciuto personalmente Ferré, ma lo ha osservato e studiato - racconta - avendo tra l'altro lavorato in un ambiente, quello di Dior, dove l'architetto di Legnano aveva lasciato il suo segno. Lars appare tranquillo: a chi glielo fa notare sorride e spiega, pacatamente, che da tre mesi lavora accanitamente, che riesce a dormire poche ore per notte, che tra un mese avrà la grande prova della collezione femminile... Intanto, già questa presentazione maschile fa capire che il gruppo Ferré è concentrato sulla valorizzazione del brand, convinto che, ormai, nella moda conti più dello stilista stesso. Inutile quindi insistere troppo chiedendo a Lars quale sia il suo sogno o almeno il suo personaggio di riferimento (pressato, si lascia scappare che gli piace il biondissimo attore inglese Paul Bettany).

Lo stilista preferisce parlare degli abiti, con spalle decostruite e pantaloni asciutti oppure strutturate e geometriche ma accostate a calzoni morbidi. C'é naturalmente un'aria Ferré ma è meno sontuosa, anche i modelli e i manichini sembrano più esili. Inizia una nuova era che non vuole cancellare la prima, ma deve imporsi comunque: più che sull'archivio, Lars ha lavorato sulla percezione del marchio. "Ho sempre usato abito e giacca, mi ci sento a mio agio senza sforzo. Vorrei mostrare questo stile in modo moderno". Nilsson e Michela Piva, in duetto, descrivono i dettagli, parlano del lusso discreto, del vero calzolaio e dell'abile sarto sempre a disposizione dei clienti per il 'su misura'. Indicano la giacca di camoscio a taglio vivo e quella in lana che pesa solo 350 grammi, completamente fatta a mano, un vero lusso discreto. Nell'uso dei materiali, soprattutto del principe di galles, si vede che lo stilista ha cercato con cura di legarsi alla tradizione della maison: il completo in tre pezzi con gilet, completato da dolce vita in cashmere, ha però qualcosa di soffice e di disinvolto, una naturalità più nordica, così come il soprabito Mackintosh e perfino i blazer a doppiopetto. Lo stilista svedese sta imparando l'italiano e già lo capisce un po'. Vivrà a Milano - garantisce - e della città apprezza educatamente molte cose, sottolineando il suo grande valore come centro di una importante realtà produttiva e creativa.

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Oscar del porno a Las Vegas. Premiato anche Rocco Siffredi per la miglior produzione straniera.

(TGCom) Gli Avn Awards (Adult Video News), gli Oscar del porno, compiono 25 anni. Tra i tanti vincitori, spicca un campione di casa nostra: Rocco Siffredi, che si aggiudica un premio per la miglior produzione straniera. La cerimonia, con conseguente after party ricco di star è avvenuta sabato 12 gennaio a Las Vegas, al Mandalay Bay Events Center. Premiata la miglior attrice, il miglior attore, la miglior scena hard o gay. E molto altro.

I riconoscimenti, paralleli agli Oscar, premiano le migliori pellicole del cinema per soli adulti poichè, inutile negarlo, il porno è una fetta sostanziosa del cinema mondiale che nel 2006 ha raccolto proventi per circa 13 milioni di dollari.

Le categorie in lizza erano tantissime: si va dal classico Miglior Film, Attrice, Attore fino a Miglior Scena Anale, Miglior Transessuale, Miglior scena in tre, Miglior Scena Orale e, naturalmente miglior film dell'anno in termine di vendite. Tra i best porno, Tom Byron, Brad Armstrong, Eva Angelina.

Nel 2006, alla 24esima edizione degli Oscar, a vincere il titolo di miglior attrice protagonista è stata Jessica Drake, attrice che debuttò nel porno nel 1999, dopo aver lavorato per diversi anni in uno strip club del Texas.

Ed ora appuntamento a San Francisco il 16 febbraio 2008 con i Gay VNAwards.
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Ecco la lista completa dei vincitori nelle singole categorie:

Best Actor, Film- Tom Byron, Layout, Vivid Entertainment Group

Best Actor, Video- Brad Armstrong, Coming Home, Wicked Pictures

Best Actress, Film- Penny Flame, Layout, Vivid Entertainment Group

Best Actress, Video- Eva Angelina, Upload, SexZ Pictures

Best All-Girl Release- Girlvana 3, Zero Tolerance Entertainment

Best All-Girl Series- Women Seeking Women, Girlfriends Films

Best All-Girl Sex Scene, Film- Sex & Violins, Vivid Entertainment Group, Faith Leon, Monique Alexander & Stefani Morgan

Best All-Girl Sex Scene, Video- Babysitters, Digital Playground, Sophia Santi, Alektra Blue, Sammie Rhodes, Angie Savage & Lexxi Tyler

Best All-Sex Release- G for Gianna, Jonni Darkko/Evil Angel

Best Alternative Release- Buttman at Nudes a Poppin' 20, Evil Angel Productions

Best Amateur Release- Cherries 56, Homegrown Select/Pure Play Media

Best Amateur Series- Abbywinters.com Intimate Moments, Abbywinters.com

Best Anal Sex Scene, Film- The Craving, Wicked Pictures, Chelsie Rae & Tyler Knight

Best Anal Sex Scene, Video- Big Wet Asses 10, Elegant Angel Productions, Bree Olson & Brandon Iron

Best Anal-Themed Release- Ass Worship 10, Jules Jordan Video

Best Anal-Themed Series- Big Wet Asses, Elegant Angel Productions

Best Animated Release- Night Shift Nurses: Experiment 1 & 2, Adult Source Media

Best Art Direction, Film- The Craving, Wicked Pictures

Best Art Direction, Video- Fashionistas Safado: Berlin, Evil Angel

Best BDSM Release- Bondage Thoughts, Daring Media Group

Best Big Bust Release- Gina Lynn's DD's and Derrieres 2, Gina Lynn Distribution

Best Big Bust Series- Big Natural Breasts, New Sensations

Best Cinematography- Fashion Underground, Teravision/Vivid,

Best Classic DVD- Debbie Does Dallas, Definitive Collector's Edition, VCX

Best Continuing Video Series- Belladonna: Manhandled, Belladonna/Evil Angel

Best Couples Sex Scene, Film- Layout, Vivid Entertainment Group, Penny Flame & Tom Byron

Best Couples Sex Scene, Video- Evil Anal 2, Manuel Ferrara/Evil Angel, Jenna Haze & Manuel Ferrara

Best Director, Film- Paul Thomas, Layout, Vivid Entertainment Group

Best Director, Foreign Release- Alessandro Del Mar, Dangerous Sex, Private U.S.A./Pure Play Media

Best Director, Non-Feature-Belladonna, Belladonna: Manhandled 2, Belladonna/Evil Angel

Best Director, Video- John Stagliano, Fashionistas Safado: Berlin, Evil Angel

Best DVD Extras- Upload, SexZ Pictures

Best DVD Menus- Not the Bradys XXX, X-Play/Hustler

Best Editing, Film- X, Studio A Entertainment, Andrew Blake

Best Editing, Video- Fashionistas Safado: Berlin, Evil Angel, John Stagliano

Best Ethnic-Themed Release, Asian- Anabolic Asians 5, Anabolic Video

Best Ethnic-Themed Release, Black- Big Black Wet Butts 7, Evasive Angles Entertainment

Best Ethnic-Themed Release, Latin- Big Latin Wet Butts 5, Evasive Angles Entertainment

Best Ethnic-Themed Series, Asian- Asian 1 on 1, Naughty America/Pure Play Media

Best Ethnic-Themed Series, Black- Black Reign, Mercenary Pictures

Best Ethnic-Themed Series, Latin- Chicks & Salsa, Third Degree Films

Best Fem-Dom Strap-On Release- Babes Ballin' Boys 17, Pleasure Productions

Best Film- Layout, Vivid Entertainment Group

Best Foot Fetish Release- Stiletto, Penthouse Digital Media/Pulse

Best Foreign All-Sex Release- Angel Perverse 8, Clark Euro Angel/Evil Angel

Best Foreign All-Sex Series- Ass Jazz, Buttman Magazine Choice/Evil Angel

Best Foreign Feature- Furious Fuckers: Final Race, Evil Angel/Rocco Siffredi

Best Gonzo Release- Brianna Love Is Buttwoman, Elegant Angel Productions

Best Gonzo Series- Bang Bus, Bang Productions

Best Group Sex Scene, Film- Debbie Does Dallas ... Again, Vivid Entertainment Group, Stefani Morgan, Savanna Samson, Monique Alexander, Evan Stone, Christian & Jay Huntington

Best Group Sex Scene, Video- Fashionistas Safado: Berlin, Evil Angel, Annette Schwartz, Sintia Stone, Judith Fox, Vanessa Hill & Rocco Siffredi

Best High-Definition Production- Fashionistas Safado: Berlin, Evil Angel

Best High End All-Sex Release- Broken, Teravision/Vivid

Best Internal Release- All Internal 5, Cruel Media/ Jules Jordan Video

Best Internal Series- 5 Guy Cream Pie, Kick Ass Pictures

Best Interactive DVD- (tie) InTERActive, Teravision/Hustler Video & Interactive Sex with Jenna Haze, Zero Tolerance Entertainment

Best Interracial Release- Black Owned 2, Jules Jordan Video

Best Interracial Series- My Daughter's Fucking Blackzilla, Hush Hush Entertainment

Best Male Newcomer- Alan Stafford

Best MILF Release- It's a Mommy Thing, Elegant Angel Productions

Best MILF Series- Momma Knows Best, Red Light District

Best Music- Afrodite Superstar, Femme Chocolat/Adam & Eve Pictures

Best New Starlet- Bree Olson

Best New Video Production Company- Silver Sinema

Best Non-Sex Performance- Bryn Pryor, Upload, SexZ Pictures

Best On-Line Marketing Campaign, Individual Project- Debbie Does Dallas...Again, World of Wonder/Vivid Entertainment Group

Best On-Line Marketing Campaign, Company Image- ClubJennamovies.com, Club Jenna

Best Oral Sex Scene, Film- Layout, Vivid Entertainment Group, Kylie Ireland

Best Oral Sex Scene, Video- Babysitters, Digital Playground, Sasha Grey

Best Oral-Themed Release- Face Full of Diesel, Digital Sin

Best Oral-Themed Series- Feeding Frenzy, Jules Jordan Video

Best Overall Marketing Campaign, Company Image- Vivid Entertainment Group

Best Overall Marketing Campaign, Individual Project- Coming Home, Wicked Pictures

Best Packaging- Janine Loves Jenna, Club Jenna/Vivid

Best Packaging Innovation- The Exquisite Multimedia Lighted Boxes, Exquisite Multimedia

Best POV Release- Fucked on Sight 2, Manuel Ferrara/Evil Angel

Best POV Series- Fucked on Sight, Manuel Ferrara/Evil Angel

Best POV Sex Scene- Goo Girls 26, Rodnievision/Exquisite, Sunny Lane

Best Pro-Am Release- Breakin' 'em In 11, Vouyer Media

Best Pro-Am Series- Filthy's First Taste, Club Jenna/Vivid

Best Retail Website, Rentals- Sugar DVD

Best Retail Website, Sales- Adult DVD Empire

Best Screenplay, Film- Layout, Vivid Entertainment Group, Phil Noir

Best Screenplay, Video- Upload, SexZ Pictures, Alvin Edwards & Eli Cross

Best Sex Comedy- Operation: Desert Stormy, Wicked Pictures

Best Sex Scene in a Foreign-Shot Production- Furious Fuckers Final Race, Rocco Siffredi/Evil Angel, Gianna, Vanessa Hill, Sarah James, Marsha Lord, Poppy Morgan, Kelly Stafford, Jazz Duro, Omar Galanti, Kid Jamaica & Joachim Kessef

Best Solo Sex Scene- Upload, SexZ Pictures, Eva Angelina

Best Solo Release- Extreme Holly Goes Solo, Pink Visual Productions

Best Spanking Release- Baltimore Brat 2, Kelly Payne Productions

Best Special Effects- Upload, SexZ Pictures

Best Specialty Release, Other Genre- Cum on My Tattoo 3, Burning Angel Entertainment/Pulse

Best Specialty Series, Other Genre- Jack's Leg Show, Digital Playground

+Best Squirting Release- Flower's Squirt Shower 4, Elegant Angel Productions

Best Squirting Series- Jada Fire Is Squirtwoman, Elegant Angel Productions

Best Supporting Actor, Film- Randy Spears, Flasher, Vivid Entertainment Group

Best Supporting Actor, Video- Barrett Blade, Coming Home, Wicked Pictures

Best Supporting Actress, Film- Kylie Ireland, Layout, Vivid Entertainment Group

Best Supporting Actress, Video- Hillary Scott, Upload, SexZ Pictures

Best Tease Performance- Brianna Love: Her Fine Sexy Self, John Leslie/Evil Angel, Brianna Love

Best Three-way Sex Scene- Fashionistas Safado: Berlin, Evil Angel, Katsuni, Melissa Lauren & Rocco Siffredi

Best Transsexual Release- Transsexual Babysitters 2, Devil's Film

Best Transsexual Series- Transsexual Prostitutes, Devil's Film

Best Video Feature- Upload, SexZ Pictures

Best Videography- Black Worm, Pulpo, Mandril

Best Vignette Release- Babysitters, Digital Playground

Best Vignette Series- Barely Legal School Girls, Hustler Video

The Jenna Jameson Crossover Star of the Year- Stormy Daniels

Director of the Year (Body of Work)- Jules Jordan

Female Foreign Performer of the Year- Monica Mattos

Female Performer of the Year- Sasha Grey



Hall of Fame:
Brittany Andrews
Jay Ashley
Skye Blue
Jake Jacobs
Angel Kelly
Dyanna Lauren
Michael Raven
Raylene
Ruby
Alexandra Silk
Angela Summers
Tasha Voux

Hall of Fame - Founders Branch:
Martin Rothstein, Model Distributors
Teddy Rothstein, Star Distributors
Kenneth Guarino, Metro Home Video

Male Foreign Performer of the Year- David Perry

Male Performer of the Year- Evan Stone

Most Outrageous Sex Scene- Ass Blasting Felching Anal Whores, Powersville/JM, "There are Some Things Even an Asshole Shouldn't Attempt" w/ Cindy Crawford, Rick Masters & Audrey Hollander

Reuben Sturman Awards- Jeff Steward, JM Productions, Rondee Kamins, General Video of America

Top Renting Title of the Year – 2007 - Debbie Does Dallas...Again, Vivid Entertainment Group

Top Selling Title of the Year – 2007 - Pirates, Digital Playground/Adam & Eve

Transsexual Performer of the Year- Allanah Starr

Unsung Starlet of the Year- Gianna

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Esenzione dal canone Rai per gli over 75, chi l’ha vista?

(Panorama) Cari over 75 che state sguinzagliando figli e nipoti per presentare la domanda di esonero del canone Rai, fermatevi. Mettete pure il cuore in pace perché al momento per avere l’esenzione tanto decantata, pattuita in Finanziaria, non c’è nulla da fare. Perché per ora non c’è. Entro il 31 gennaio tutti devono pagare i 106 euro per l’abbonamento alla tv di Stato, come al solito, poi si vedrà, probabilmente in futuro sarà rimborsato (ma solo ad alcuni). Bisogna aspettare il decreto ministeriale di attuazione che stabilirà tempi e modalità. E quando uscirà il decreto? Come spiega benissimo il sito della Rai “non è possibile al momento fare alcuna previsione”. “Inviare la domanda non è vietato, […] ma c’è il rischio che la domanda presentata prima del decreto, anche se inviata con posta raccomandata, non possa venire presa in considerazione”.

E comunque, cari over 75, purtroppo pochi (anzi, pochissimi) di voi potranno usufruire, anche a posteriori, dell’esonero. La normativa (art. 1, comma 132, legge finanziaria 2008) parla di una misura “nel limite massimo di 500.000 euro annui”. Significa che l’esonero può essere concesso a poco meno di cinquemila persone, e questo a fronte di una popolazione over 75, secondo dati Istat, di cinque milioni: giusto l’1%,” dice Vincenzo Donvito, presidente nazionale dell’Aduc, associazione di consumatori e utenti che da tempo si batte per la totale abolizione del canone “e, visto che entro gennaio il canone va comunque pagato, si tratta di una vera e propria beffa, solo un’occasione per i proponenti per farsi belli”. E come saranno selezionate i quasi cinquemila aventi diritto? magari tramite un “chi arriva prima” come già visto per i permessi di soggiorno agli immigrati?
Il testo della legge, inoltre, restringe ancor di più la cerchia dei fortunati, precisando che il canone è abolito “per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità, senza conviventi”, ed “esclusivamente per l’apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza”.
In altre parole gli anziani non devono percepire nulla di più di una sola pensione minima, di quel minimo vitale. Né possono vivere con figli o badanti. “E se sono domiciliati in luogo diverso dalla residenza, o se hanno un computer o un cellulare di nuova generazione (apparecchi non televisivi, ma soggetti comunque alla tassa perché “atti o adattabili’ alla ricezione dei programmi TV) o semplicemente un videocitofono, dovranno continuare a pagare il canone” spiega Donvito.
Chi rientra in questi stringenti parametri alzi la mano…

E allora, tanto vale guardare gli spot Rai, con i giornalisti Bruno Vespa e Maria Luisi Busi, che ricordano di pagare il canone.
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Una Chiesa che scambia il sacro col profano.

(Eugenio Scalfari - La Repubblica) E' durato ventiquattr'ore il gelo tra Vaticano e Campidoglio, tra il Papa e il sindaco di Roma. Poi c'è stata la marcia indietro guidata dal cardinal Bertone, Segretario di Stato, e Roma da città in "gravissimo degrado" come aveva affermato Benedetto XVI di fronte a Veltroni, Marrazzo e Gasbarra allibiti di tanta inattesa severità, è diventata di colpo una "città godibile e accogliente" e le istituzioni locali "alacremente impegnate a migliorare la socievolezza e il benessere diffuso".

Le due diplomazie parallele hanno lavorato sotto traccia senza risparmiarsi, ottenendo infine il risultato desiderato da entrambe (quella di Veltroni e quella di Bertone): correggere la "gaffe" di papa Ratzinger, ristabilire rapporti amichevolmente corretti tra le due sponde del Tevere, mettere allo scoperto l'ultimo colpo di coda di Ruini, autore del dossier cui si era ispirato il Papa per la sua improvvida sortita. Ruini sta facendo i bagagli, tra poco lascerà il Vicariato (per limiti d'età).
Al suo posto andrà il prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, candidato del Segretario di Stato.

Quanto all'assalto antiveltroniano scaturito dopo l'intervento papale dell'altro giorno, la correzione effettuata dal cardinale Segretario di Stato ha avuto l'effetto di un "boomerang": per l'ennesima volta gli statisti del centrodestra - con la sola eccezione di Casini - si sono esposti con strepiti e sceneggiate clericaloidi per poi trovarsi spiazzati e beffati.
Una vittoria non trascurabile per Veltroni, derivante da un appuntamento che in condizioni diverse avrebbe avuto dai "media" l'attenzione di poche righe e che si è invece trasformato in una prova di forza del sindaco di Roma e leader del Partito democratico.
Tutto è bene quel che finisce bene, ma è proprio così?

Dipende dai punti di vista. Per i laici-laici (adesso si usa definirli così) restano molti punti interrogativi dopo questa vicenda, ma problemi ancora maggiori si pongono al laicato cattolico.

Non che siano nati dalla "gaffe" di Benedetto XVI; esistono da molto tempo e precedono di anni l'incoronazione dell'attuale pontefice. Ma quest'ultima sua sortita ha avuto l'effetto di riproporli tutti, insoluti e sempre più urticanti.

Al di là della palese inconsistenza politica e culturale di papa Ratzinger, che da Ratisbona in qua si comporta come un allievo di questo o quel dignitario della sua corte spostando la barra del timone secondo i suggerimenti che gli vengono da chi di volta in volta lo consiglia, esiste più che mai un disagio profondo nella Chiesa e nel laicato cattolico. La Chiesa di Benedetto XVI, ma anche quella di Giovanni Paolo II, non riesce ad entrare in sintonia con la cultura moderna e con la moderna società. Questo è il vero tema che dovrebbero porsi tutti coloro che si occupano dei rapporti tra la società ecclesiale e la società civile all'inizio del XXI secolo.

La gerarchia ecclesiastica e quello che pomposamente viene definito il Magistero si sono da tempo e sempre più trasformati in una "lobby" che chiede e promette favori e benefici, quanto di più lontano e disdicevole dall'attività pastorale e dall'approfondimento culturale. Il "popolo di Dio" soffre di questa trasformazione; i laici non trovano terreno adatto al dialogo se non sul piano miserevole di comportarsi anch'essi come una confraternita pronta a compromessi e patteggiamenti.
Quando un Papa arriva al punto di bacchettare un sindaco di Roma e un presidente di Regione e reclama maggiori aiuti finanziari per il Gemelli e il Gesù Bambino e per le scuole cattoliche; quando il Vicariato di Roma e il vertice della Conferenza episcopale intervengono direttamente sui membri del Parlamento e del Consiglio comunale romano per bloccare una legge o mandarne avanti un'altra; quando questa prassi va avanti da anni di fronte a problemi mondiali che chiamano in causa civiltà e culture, bisogna pur dire che siamo in presenza di spettacoli desolanti.

Aggiungo che si tratta di responsabilità condivise. La gerarchia cattolica baratta da anni (o da secoli?) il sacro con il profano; le istituzioni politiche l'accompagnano su questa strada di compromessi al ribasso per cavarne improbabili tornaconti elettorali; lo stuolo sempre più vociante degli atei devoti affianca o precede il corteo.
Verrebbe spontaneo di voltar la faccia dall'altra parte per non vedere.

* * *

Veltroni ha fatto bene a protestare sottotraccia e portare a casa la vistosa correzione di rotta vaticana.
Zapatero, in una situazione per molti versi analoga, ha scelto una strada diversa. L'Episcopato spagnolo guidato dal primate vescovo di Madrid aveva pochi giorni fa portato in piazza un milione di fedeli per protestare contro la legge sul matrimonio dei "gay"; la vicepresidente del governo, signora Fernandez de la Vega, ha ufficialmente commentato quella manifestazione con queste parole: "La società spagnola non è disposta a tornare ai tempi in cui una morale unica era imposta a tutto il Paese né ha bisogno di tutele morali. Tanto meno ne ha bisogno il governo che non le accetta".

Capisco che Madrid non è Roma e il vescovo di Madrid non è il Papa. Ma la Chiesa è la stessa in Spagna come in Italia. I laici-laici italiani avrebbero probabilmente preferito che la protesta del leader del partito democratico fosse stata simile a quella del suo collega spagnolo, ma in Italia non si può. L'Italia è una provincia papalina, Porta Pia è una data caduta in disuso, il Concordato fu voluto e firmato da un altro ateo devoto come Benito Mussolini e inserito nella Costituzione con il voto determinante di un altro ateo come Togliatti per ragioni esclusivamente politiche.
In Italia ci sono oggi due minoranze, quelle dei cattolici autentici e quella degli autentici laici. In mezzo c'è un corpaccione di laici e di cattolici "dimezzati", che ostentano virtù civiche e religiose che non praticano affatto. Quella è la maggioranza del paese. Il resto viene da sé.

Il guaio è che la gerarchia ecclesiastica e il Magistero non sono affatto turbati da questa situazione paganeggiante. La loro preoccupazione è l'otto per mille, i contributi pubblici agli oratori, la costruzione di nuove chiese e parrocchie, l'esenzione dall'Ici, l'insegnamento del catechismo nella scuola pubblica, il finanziamento di quella privata. E naturalmente la crociata antiabortista, la moratoria.

A loro interessa non già di usare lo spazio pubblico per propagandare la dottrina e il Vangelo ma entrare nelle istituzioni politiche per guidare il voto dei parlamentari e condizionare i partiti. L'attuale Segretario di Stato, che rimpiange il Togliatti dell'articolo 7 della Costituzione, è comunque un progresso rispetto al suo predecessore, cardinal Sodano che, alla vigilia di ogni elezione, esaminava i leader dei vari partiti per vedere chi offriva maggiori garanzie alla Santa Sede. E quelli si facevano esaminare, felici quando il "master" toccava ad uno di loro invece che all'altro.
Serve a qualche cosa una Chiesa così? Fa barriera contro le invasioni barbariche del terzo millennio o invece apre loro la porta?

* * *

Risponderò con una citazione quanto mai attuale: "La Chiesa sembra porsi di fronte allo Stato e alle forze politiche italiane come un altro Stato e un'altra forza politica; l'immagine stessa della Chiesa risulta appiattita sulle logiche dello scambio, impoverita di ogni slancio profetico, lontana dal compito di offrire ad una società inquieta e per tanti aspetti lacerata motivi di fiducia, di speranza, di coesione. Le responsabilità del laicato cattolico sono del tutto ignorate. La sorpresa e il disorientamento sono forti per tutti i cattolici che hanno assorbito la lezione del Concilio Vaticano II su una Chiesa popolo di Dio nella quale il ruolo della gerarchia non cancella ma anzi è al servizio di un laicato che ha proprie e specifiche responsabilità. Tra queste vi è proprio quella di tradurre nel concreto della vita politica e della legislazione di uno Stato democratico esigenze e valori di cui la coscienza cattolica è portatrice. E' legittimo e doveroso per tutti i cittadini, e perciò anche per i cattolici, contribuire a far sì che le leggi dello Stato siano ispirate ai propri convincimenti ma questo diritto dovere non è la stessa cosa che esigere una piena identità tra i propri valori e la legge. E' in questa complessa dinamica che si esprime la responsabilità dei cattolici nella vita politica. Urgente si è fatta l'esigenza della formazione del laicato cattolico alle responsabilità della democrazia. Perché mai l'Italia e i cattolici italiani debbono sempre esser trattati come "il giardino della Chiesa"?".

L'autore di questa pagina è Pietro Scoppola e la data è del febbraio 2001, nel pieno d'una campagna elettorale che si concluse con la vittoria di Berlusconi e del suo cattolicesimo ateo e paganeggiante. Ma potrebbe essere stata scritta anche oggi con la stessa attualità. Purtroppo l'autore è scomparso, la sua voce non parla più e la perdita è stata grave per i laici ma soprattutto per i cattolici.

Scoppola si rendeva conto che solo il dialogo tra la minoranza dei veri laici e la minoranza dei cattolici autentici avrebbe ridotto il peso di quell'indifferenziato corpaccione di finti devoti e di finti laici "appiattiti sullo scambio dei benefici e dei favori, impoveriti di slancio profetico e pastorale, dominati dalla gerarchia e dalle oligarchie".

Questo era il problema di allora ed è ancora quello di oggi. Di esso il Partito democratico, la sinistra radicale, i cattolici moderati, gli uomini e le donne di buona volontà, dovrebbero discutere; su di esso dovrebbero dialogare. La gerarchia occupi tutto lo spazio pubblico che vuole ma non interferisca nell'autonomia dei laici e delle istituzioni civili. I rappresentanti di queste ultime impediscano le interferenze anziché assecondarle o nel caso migliore tollerarle fingendo che non vi siano state. Queste finzioni non fanno bene né alla Chiesa popolo di Dio né alla democrazia.

Post scriptum. Molti lettori mi chiedono di intervenire a proposito della campagna per una moratoria sull'aborto.

L'ho già fatto nei miei due ultimi articoli domenicali e non mi sembra di dover aggiungere altro. Mi chiedono anche un'opinione sulla disponibilità di Veltroni a dialogare su questi temi con Giuliano Ferrara, l'ateo devoto che ha promosso quella moratoria. Non ho opinioni in proposito.

Anche a me capita talvolta di dialogare con il conduttore di "Otto e mezzo" in qualcuna delle sue trasmissioni. Certo Veltroni è un capo partito, ma questo non cambia molto le cose. Mi permetto semmai di incitare Veltroni a discuterne con le donne che sono le vere protagoniste, anzi le vere vittime di questa campagna di stampa regressiva. Il corpo delle donne, dal momento in cui è stato fecondato dal seme maschile e quali che siano le circostanze di quella fecondazione, dovrebbe diventare di proprietà della legge, cioè dello Stato? Questo sarebbe l'illuminismo cristiano di cui si scrive sul "Foglio"? Se questo è il tema, credo e spero che Veltroni avrà usi più utili per impiegare il suo tempo.

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Elezioni Spagna, sondaggi annunciano un testa a testa Zapatero-Rajoy.

(Sfera pubblica) Domani saranno sciolte le Cortes, ponendo fine al ciclo della legislatura che ha visto Zapatero al governo. In attesa del giorno delle elezioni, fissate il 9 marzo, la campagna elettorale spagnola entra nel vivo. A poco meno di due mesi dalla competizione elettorale, i sondaggi indicano un lieve calo per il Psoe del premier, infondendo fiducia nelle fila del Pp di Rajoy.


Parità. Gli ultimi rilevamenti segnalano un vantaggio del 2% di Zapatero sull'opposizione: un margine che peraltro su base nazionale non offre garanzie di vittoria, dato che il sistema elettorale spagnolo assegna i seggi su base circoscrizionale. Pertanto occorrerà conoscere le dinamiche di consenso in ogni provincia iberica per avere un panorama chiaro. In ogni caso, secondo le indicazioni fornite dai sondaggisti, il distacco del partito guidato da Rajoy sta diminuendo.

Promozione. Zapatero ha fiutato il pericolo e ha prontamente lanciato una campagna elettorale dedita alla promozione del suo lavoro. In primo luogo, il premier espone le sue misure progressiste e laiche in materia etica, senza temere lo scontro frontale con le gerarchie ecclesiastiche, facendo leva sull'elettorato liberale che in Spagna è molto radicato, nonostante la diffusione del cattolicesimo. Attraverso la sua intransigenza il leader del Psoe veicola un'immagine coerente che non teme attacchi, con l'intento di confermare la sua azione decisionista. Inoltre, Zapatero ha diffuso dati economici molto positivi, sino a far circolare le voci sul “sorpasso all'Italia”: un messaggio lanciato per sottolineare la bontà delle sue iniziative economiche.

Fede. Nonostante la campagne elettorale all'insegna della promozione del suo operato, Zapatero deve fare i conti con il recupero del Partido Popular, rinvigorito dall’appoggio dei vescovi. Le manifestazioni, a tutela dell'istituto familiare, hanno rinserrato i ranghi dell’antizapaterismo, spingendo Mariano Rajoy più in alto nei sondaggi. Le questioni etiche, perciò, si candidano ad essere il tema principale delle elezioni in Spagna.

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Mediaset. Milingo "censurato" a Buona Domenica? La replica di Cesare Lanza.

(Tvblog) Ci sono due modi per far parlare della domenica televisiva: o seguendo la strada del trash di bassa lega o facendo scalpore con temi altrettanto scottanti. Buona Domenica inizia a optare per la seconda soluzione, da quando il paternalismo impegnato di Giletti le dà filo da torcere nella prima parte. Non bastano più le Bettarine per controbattere la concorrenza sul piano degli istinti primordiali. Non ce n’è neanche per l’ospite di punta Bonolis, che nulla può contro i sermoni a sfondo sociale dell’Arena più puritana della tv.

Per risalire la china dei media, e attirarne nuovamente l’attenzione, è stato cavalcato un nuovo filone: quello della Chiesa che fa scandalo. Roba che scotta, a tal punto da essere giudicata scomoda ancor prima della messa in onda. Notizia calda del giorno, infatti, è quella che vede Emmanuel Milingo, ex vescovo scomunicato dal Vaticano per aver ordinato 4 preti sposati, escluso dalla prevista apparizione televisiva fissata domani su Canale 5. Così riferisce un suo stretto collaboratore:

“Avevamo concordato l’esclusiva con Mediaset fin dall’arrivo di Milingo a Roma ma giovedì sera la partecipazione a Mediaset di monsignor è stata bloccata. Dicono sia arrivato un ordine dall’alto da Milano. Anche gli stessi autori sono rimasti sorpresi. Dietro la decisione di Mediaset potrebbe esserci anche un intervento del Vaticano che ha deciso di bloccare l’apparizione pubblica del vescovo ribelle”.

Come rilevato da un collega di Blogosfere, nella vicenda è intervenuto sul suo sito anche Cesare Lanza, autore di Buona Domenica, manifestando un netto disappunto verso il quotidiano Repubblica per aver travisato le sue parole:

“Le parole ‘censura violenta e inaudita’, che appaiono tra virgolette non appartengono nè al mio linguaggio nè a ciò che penso. Mi sono limitato a confermare quanto già risultava a Repubblica: è esatto che l’intervento di Milingo è stato annullato in conseguenza di una disposizione arrivata da Milano. Non ho affatto chiamato in causa Massimo Donelli. E’ esatto che vorrei conoscere le motivazioni della decisione. Di argomenti importanti come censura, contenuti dei programmi televisivi, ecc., sono disponibile a parlare, come ho già fatto in varie occasioni senza mai tirarmi indietro, a condizione che sia riportato con precisione ciò che penso. Ad esempio, penso che il malessere esistente nella Chiesa a proposito di vecchie e nuove esigenze, espresse da alcuni suoi sacerdoti e rappresentanti, è un argomento nobile, importante, di alto profilo: sarebbe stato trattato con oggettività, con rispetto assoluto della Chiesa e dei suoi fedeli, senza compiacenze nè ostilità pregiudiziali verso il discusso monsignore. Milingo, innegabilmente, è un personaggio su cui è incentrata da anni l’attenzione dei mass media internazionali, già ospite in passato di Canale 5 e di Buona Domenica: la sua complessa vicenda è ritornata di attualità, discuterla nel nostro pomeriggio sarebbe stato (a mio ovviamente opinabile, come tutto peraltro in televisione, giudizio) un arricchimento per la trasmissione e per un’alta percentuale di pubblico, sicuramente interessato. Mi sembra dunque opportuno ricordare che, per la scelta di ciò che si manda in scena a Buona Domenica, di cui sono responsabile, o in altri programmi, di cui io sia stato o sia autore, rispondo per quanto mi riguarda solo a quattro riferimenti: l’editore, che mi ha dato l’incarico; il pubblico, che può bocciare o approvare le scelte; la mia coscienza; e, last but not least, le leggi - che pur esistono in questo Paese, anche se spesso non sembra. In questo caso, a proposito della partecipazione di Milingo, pur essendo di opinione diversa, mi sono responsabilmente adeguato a ciò che ha chiesto l’editore”.

Dal canto suo l’ex-vescovo riferisce di non essere rimasto sorpreso per la cancellazione della diretta. E, proprio quest’oggi, è avvenuto un incontro che fa pensare a una strana ironia della sorte: quello tra lo stesso Milingo e Don Sante Sguotti, habitué del salotto di Paola Perego nonché al centro di un’analoga eco giornalistica (è sospeso ‘a divinis’ dopo aver rivelato di avere avuto un bambino, che ora ha 18 mesi, con una parrocchiana). E’ proprio vero che Dio li fa e la tv li “accoppa”…

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Pd: il partito non c’è, le correnti sì. E potrebbero affondare Veltroni.

Il leader del Partito democratico Walter Veltroni, davanti al logo del Pd, durante la conferenza stampa di presentazione della organizzazione dei Giovani del Partito Democratico | Ansa
(Panorama) Ufficialmente tutti negano contrasti. Ma nel loft del Partito Democratico è muro contro muro. Dietro al quale stanno venendo alla luce vecchie correnti, tutt’altro che scomparse, del nuovo partito. Proprio quelle anime che il segretario Veltroni aveva invocato, fin dall’inizio del suo mandato, non ci fossero. E che invece sono sempre più forti. Almeno darsi battaglia sui temi costitutivi del Pd: l’organizzazione interna (statuto,congressi, tessere, elezioni); la laicità; la legge elettorale.

Sul primo tema, lo scontro è previsto nell’incontro tra i 100 componenti della commissione statuto, ma solo a inizio febbraio ci sarà la battaglia finale, quando verrà licenziato il testo definitivo da sottoporre al voto dell’assemblea costituente (prevista per i primi di marzo). L’ultima bozza, messa a punto dal presidente della commissione Salvatore Vassallo prevede l’elezione del segretario del Pd “entro e non oltre l’ottobre del 2009″. Ma a far arrabbiare le varie correnti, appunto, sono le regole che porteranno al nuovo appuntamento con gli elettori. Quattro sono le questioni principali ancora da sciogliere (la modalità di registrazione dei “sostenitori”, le candidature per le primarie, la composizione dell’Assemblea Nazionale e la selezione dei candidati al Parlamento), come ha spiegato lo stesso Vassallo in una lettera che ha per allegato anche gli emendamenti alternativi proposti dalla corrente Ds-Popolari, da quella di Enrico Letta, da quella di Rosy Bindi e dalla Sinistra per Veltroni. Innanzitutto, la modalità di registrazione dei “sostenitori”, ovvero gli elettori delle primarie: i veltroniani chiedono un albo “aperto”, al quale ci si possa iscrivere anche il giorno delle primarie; ex Ppi e Ds chiedono di chiudere le iscrizioni al massimo 7 giorni prima delle elezioni (come avviene negli Usa).
Ma sono i dalemiani lo spauracchio dei veltroniani (e viceversa). In realtà lo sono da più di un decennio: dalla battaglia dei fax del ‘98 per la segreteria del Pds. Solo che adesso gli uomini vicini al ministro degli Esteri hanno deciso di venire allo scoperto. Il 26 gennaio, un sabato, D’Alema riunisce a Roma una convention sul Partito democratico. L’iniziativa ha una cornice autorevole, è organizzata dalla Fondazione Italianieuropei che quest’anno festeggia il suo decennale. Verranno invitati senza dubbio il segretario Veltroni e il premier Romano Prodi. Ma a suo modo quell’appuntamento vuole trasformarsi in una prova di forza e avrà ben poco di seminariale. Lo staff del titolare della Farnesina sta infatti cercando una sala che possa contenere quasi un migliaio di persone. Tra i quali spiccheranno tutti i dirigenti dalemiani di stretta osservanza: Finocchiaro, Latorre, Violante, Fassino, Bersani. Potrebbe addirittura essere un “processo” al segretario che dal sito www.leftwing.it (indipendente legato però a esponenti dell’area dalemiana con un articolo anonimo e severissimo viene invitato a convocare finalmente il congresso “per sottoporre la sua piattaforma al voto dei delegati”.
Fosse solo per spirito di emulazione, anche i liberal e gli ulivisti di Rosy Bindi e Arturo Parisi chiamano a raduno le truppe per far sentire la loro voce nel Pd. I primi a tenere un’assemblea nazionale sono i “Democratici per davvero”, ossia l’area di Bindi e Parisi nata per sostenere la candidatura del ministro della Famiglia alle primarie del Pd. La data scelta è il 19 gennaio, cioè probabilmente all’indomani del pronunciamento della Corte costituzionale sull’ammissibilità dei referendum elettorali. Non è un caso, perché per gli ulivisti del Pd la legge elettorale preferita da un partito è la cartina al tornasole di come esso si concepisce. Bindi e Parisi rimproverano a Veltroni di intendere la vocazione maggioritaria del Pd come sua autosufficienza; mentre la loro preferenza è per una legge elettorale di tipo maggioritario e non proporzionale.
E anche i Liberal hanno deciso di far sentire la loro voce; il 26 gennaio l’area promossa da Enzo Bianco, Enrico Morando, Franco Bassanini e Valerio Zanone si radunerà a Roma, in un convegno a cui interverrà anche Walter Veltroni. Infatti, uno degli obiettivi è ribadire il sostegno al segretario del Pd proprio in un momento in cui l’organizzazione delle correnti interne sembra indebolirlo. I Liberal poi vogliono dire la loro anche sul tema della laicità, su cui, ha commentato Zanone, i vertici del Pd finora hanno “peccato di un eccesso di afasia”, lasciando troppo campo libero ai teo dem (altra corrente) Binetti, Bobba e Carra.
Per tutta risposta (istintiva e soprattutto difensiva), di fronte ai segnali che arrivano chiarissimi dalle antiche aree di riferimento della Quercia e della Margherita si stanno organizzando gli uomini vicini al segretario Veltroni (Dario Franceschini, Goffredo Bettini), che terranno una manifestazione a fine febbraio, quando inaugureranno anche la loro sede in via Goito, a Roma. L’annuncio è stato dato dopo una riunione tra Dario Franceschini e Beppe Fioroni (uomo in realtà vicino a Franco Marini). Il segnale è duplice: ribadire, a scanso di equivoci, l’appoggio alla segreteria Veltroni-Franceschini e chiarire che l’area popolare del presidente del Senato è tuttora unita e non ci sono divisioni tra Franceschini e Fioroni.
Il 16 febbraio, poi, anniversario del Protocollo di Kyoto esordirà anche, in un Convegno a Roma, l’Associazione degli eco-dem di Realacci, Vigni, Ronchi e Scalia. L’Associazione è già partita alla chetichella a novembre, mentre a febbraio verranno formalizzate le strutture anche a livello locale.

Calendario alla mano, da qui a fine febbraio sarà un un tourbillon di iniziative di aree politiche ognuna delle quali nega di non voler fare una corrente. Con il paradosso che queste esistono e fanno parte della struttura di un partito, ancora tutto da costruire.

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Speciale Milano moda e modelli. Il maschio all’ultima moda? Si veste da pastore siciliano.

(Daniela Fedi - Il Giornale) Nella galleria dei nuovi ritratti maschili ci sono soggetti d’ogni tipo: il pastore delle Madonie con tanta voglia di tenerezza (Dolce & Gabbana), l’uomo tutto d’un pezzo dai modi decisi ma cavallereschi (Versace), lo struggente «stecchino» dei paesaggi post industriali di Manchester (Burberry), il giovane che non ha nulla del bamboccione tranne l’età (Costume National) e la versione animata di una statua in marmo (Jil Sander). Comunque dalle sfilate per l’inverno 2009 in passerella ieri a Milano moda uomo, emerge che gli stilisti rappresentano in modo diverso la stessa cosa: un’attitudine romantica e virile, finalmente priva d’ambiguità.

«Penso sia compito degli uomini rassicurare le donne che in questo momento sono davvero prese di mira» dice Donatella Versace poco prima di far sfilare una collezione ispirata da due dipinti di Tamara de Lempicka: il ritratto del suo primo marito, Tadeus de Lempicki, e quello del dottor Boucard, amico di famiglia. «La vera forza non arriva mai alla violenza - prosegue - parte dall’anima e poi arriva al corpo senza concedere spazio a gesti, comportamenti e pensieri volgari». Tradotto in moda significa una normalità molto speciale, niente di lezioso nonostante l’estremo lusso dei modelli che prevedono materiali preziosissimi come il cashmere intessuto di visone, la seta stampata con disegni a metà strada tra paesaggi futuristi e circuiti meccanici, pelle lucidata a mano e pellicce in castoro. Il capo-simbolo della stagione è sua maestà il paltò con le linee squadrate e razionali dell’art decò, lungo e avvolgente. «È difficile rendere l’uomo lussuoso senza cadere nell’ambiguità, ma si può e si deve» conclude la bionda signora del made in Italy annunciando che il testimonial sarà Patrick Dempsey, l’irresistibile dottor Stranamore di Grey’s Anathomy, mentre quello della nuova fragranza maschile è Michael Gstoettner, splendido ragazzo austriaco di professione pompiere fino al debutto in passerella ieri sera.

Sull’uomo forte dal cuore tenero Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno scritto una superba pagina di stile tornando alle origini che per loro sono la Sicilia con quella sapienza sartoriale di cui sono maestri indiscussi. Perciò il rustico montone del pastore delle Madonie diventa una sofisticata pellicciona gigantesca e morbidissima. Sotto i mitici pantaloni infilati negli stivali, un pullover dalle grandi coste ingabbiate nell’organza, la sciarpa avvolta più volte e l’inevitabile coppola in testa. L’uso del marrone e di una sinfonia di grigi profumava di nuovo grazie alla sapiente alchimia con accessori fenomenali come le scarpe e i borsoni in coccodrillo.

Christopher Baily, talentuoso stilista di Burberry si è invece ispirato ai quadri di L.S. Lowry, l’artista di Manchester che dipingeva i matchstick man: uomini magri come stecchini nei paesaggi industriali del nord Inghilterra. Le tinte autunnali e l’uso di piume dipinte a mano per cappotti, trench e pullover, rendeva tutto al tempo stesso sobrio e preziosissimo. Raf Simons che con mano felice disegna Jil Sander si è ispirato alle venature del marmo per stampare modelli tipici degli anni Settanta. Ennio Capasa per Costume National ha lavorato in equilibrio perfetto sui grandi classici del guardaroba maschile colpiti da quel vento di libertà che ha sempre il profumo della giovinezza. Esemplari gli smoking presentati da Malo. Tutti blu come voleva l’impeccabile duca di Windsor, ma solo in maglia e quindi comodi come un cardigan da casa.
(nella foto Chad White sfila per Dolce e Gabbana nella presentazione di ieri)
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Modelli a Milano: Peter Mironovos.
(Il Giornale) Ha 20 e viene dalla Lituania. Peter Mironovos, 1,89, biondo, occhi azzurri, è uno degli indossatori più ricercati, già scelto da marchi famosi per le prossime sfilate. È un po’ teso perché sta aspettando la risposta per il defilé di Gucci ma soddisfatto per i successi negli altri casting (Krizia, Les Homme, Byblos). Ha iniziato il mestiere d’indossatore un anno fa, lavoro che gli piace al punto d’aver lasciato gli studi (università di chimica e biologia) e pure lo sport (faceva parte della prima squadra di nuoto in Lituania). «Mi piace viaggiare e questo lavoro me lo permette. Mia madre, ex olimpionica della squadra di pallavolo, è molto arrabbiata con me perché ho lasciato l’università ma le ho detto che ricomincerò a studiare».

Perché l’indossatore?
«Per caso. In una settimana mi fermarono sei agenti di agenzie diverse. Forse era il destino».

Crede ci vogliano caratteristiche particolari?
«Sono per un quarto russo, un quarto ucraino, un quarto lettone, un quarto francese. Parlo correttamente sette lingue».

In alcune sue foto lei appare con un fisico bestiale. Ora è molto più magro e meno muscoloso...
«Certe foto le scattai che ero ancora in piena attività sportiva. Ora che ho smesso il mio corpo è cambiato. L'unico sport che faccio è la corsa. Per la moda mi accorgo che vado meglio con queste misure».

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Speciale Milano moda e modelli. Il cashmere, le lane, il velluto liscio e il fustagno di Romeo Gigli.

Quando la logica personale assume il valore di un classico.
Fedele all'idea di autentico progetto di moda maschile, Gentucca Bini per Romeo Gigli ha immaginato una collezione intima e giocosa, che si fonda su due principi apparentemente opposti: sabilità e cambiamento.
Il senso di libertà è dato dall'ampiezza dei volumi, dal senso di comodità e dalla ricchezza dei dettagli che raccontano di spontaneità e divertimento nella costruzione del proprio guardaroba, prendendo però le distanze da qualsiasi manierismo o leziosità.
L'elemento più rappresentativo dell'autunno inverno 2008/09 è il kimono: lungo e sensuale come una veste da camera è in tessuto prezioso doppiato. In lana, cotone e seta crea un contrasto tattile e cromatico: sono sottili le righe grigie e bordeaux all'esterno ed è verde indiano l'interno.
Le caratteristiche principali.
I colori: si alternano in un rincorrersi di nuance, il beige e i marroni, i verdi dalle diverse intensità, i bordeaux e i rossi misti ai grigi e al nero.
I materiali: il cashmere, le lane, il panno, il velluto liscio, il fustagno, gli scozzesi, il cotone e il lino.
Le forme: sono sartoriali e costruite le giacche doppiopetto, quelle classiche, o a tre pezzi, un'po anni 20, ma ogni cosa è morbida e confortevole nelle proporzioni.
I pantaloni: hanno in prevalenza le pince e sono estremi. O molto larghi o smilzi, arrotondati e corti.
La maglieria: golfoni, piccoli pull e cardigan di diverse consistenze e lavorazioni. Il cashmere anche misto seta e la lana grezza si alternano con grande disinvoltura fino a diventare perfino insoliti pantaloni dall'eco esotica.
I dettagli: il gros grain, la fettuccia, il piping, tutto tono su tono o in colori dichiaratamente contrastanti, grafici e quasi fumettistici, disegnano il perimetro delle giacche e dei cappotti creando effetti percettivi singolari.
La martingala, il rever plissettato la frangia sulla scarpa: segni distanti tra loro, ma che finiscono con il costruire un universo familiare e molto Romeo Gigli.
Gi accessori: canovacci scozzesi in cotone e lino diventano turbanti o sono annodati in vita e sostituiscono le cinture.
Le sciarpe sono in lana grezza bianca lavorata a mano.
Le borse sono grandi e hanno forme che corrispondono sempre a un'idea di funzione originaria.
Sono in velluto o in pelle e non rinunciano all'idea di essere degli autentici contenitori.
Le ballerine da uomo in velluto o in cuoio colorato sono ormai un segno distintivo della Maison.



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Intervista: Stefano sogna “il trono di Uomini e donne”.

(River-blog) Stefano Lisi è stata una piacevole scoperta di River, che una sera l’ha visto mentre stava partecipando, in qualità di concorrente, alla trasmissione di Enrico Papi. Ovviamente non sono stato l’unico a notarlo: poche settimane dopo è stato “preso” a Uomini e Donne, in qualità di corteggiatore di una ragazza. Dopo parecchio tempo – non ama stare al pc – si è accorto di questo blog e si è fatto vivo. Quindi la proposta di intervistarlo. Stefano ha 24 anni (li compie il 9 gennaio), vive a Padova (parla con un forte accento) e attualmente è testimonial per l’intimo di Lotto, oltre che della Frau. Ha iniziato a lavorare come modello per puro caso, visto che il padre è un fotografo di moda. Nel frattempo ha lavorato (nel 2007) in un negozio di telefonia e adesso ha iniziato a seguire le orme del padre. Il suo sogno più contigente, per ora, è salire sul trono di Uomini e Donne e, anzi, prega le donne di votarlo sul forum della trasmissione. Ama le moto, i cani, e le donne: “Spesso ho l’impressione che la loro mente sia superiore alla nostra”.

Ti hanno aiutato a rimorchiare più i servizi fotografici di intimo che hai fatto o partecipare a Uomini e donne?
A dire il vero i servizi fotografici non mi hanno mai aiutato a “rimorchiare”. Uomini e donne, a dispetto di quello che pensavo, mi ha dato parecchia notorietà: e pensare che mi si è visto solo 4 volte! Le ragazze si fanno avanti con la scusa del programma e quindi è tutto più facile. Io però sono una persona difficile e finora non si è ancora fatta avanti la ragazza “giusta”.

Sei entrato come corteggiatore di una ragazza. Quanto ti piaceva davvero?
Esteticamente la trovavo bella. Poi l’ho conosciuta e mi è calata.

Molte persone dicono che il programma è tutto “costruito”. Tu che ne pensi?
Avendolo vissuto da protagonista, posso dirti che è un reality “vero”. Pensa che in esterna ci vediamo solo a telecamere accese, e se devono cambiare il nastro, ad esempio, si mettono in mezzo tra noi e ci proibiscono di scambiare anche solo mezza parola. Nessuno ti dice quello che devi fare o dire, è tutto a tua discrezione e se sei un “pirla” fai la figura del “pirla”! L’avrò fatta ?

Nella vita hai fatto e stai facendo altri lavori, oltre a quello del modello. Ma che vuoi fare da grande?
Lavoro come fotoritoccatore, fotografo di still life e qualche composite o book. Il mio sogno nel cassetto, però, è quello di fare l’attore.

Hai partecipato da concorrente anche alla trasmissione di Papi. Differenze tra Papi e la De Filippi?
Da Papi ero un concorrente a tutti gli effetti, e venivo trattato come tale. Papi a telecamere spente ai miei occhi risultava diverso, mentre Maria è proprio come la si vede, è come se la sua vita fosse la tv…è una donna in gamba.

Se ti chiedessero di posare nudo in cambio del trono di Uomini e donne?
Non sono un uomo pudico, e non mi farei troppi problemi a farlo. Lo farei anche solo per un servizio fotografico: vendo la mia immagine, non ci vedo niente di male e non do troppo peso a chi critica queste cose. Sottolineo però che parlo di nudi artistici, non foto volgari.

Una donna che non corteggeresti mai.
La domanda successiva?

Che effetto ti fa ricevere complimenti dai gay?
Sono super etero, ma ho moltissimi amici gay (non solo in Italia) e trovo che i loro siano i complimenti più belli: non sono mai scontati…del tipo “che begli occhi che hai”. Da quello che ho visto, i gay riescono a vedere cose che magari noi non notiamo facilmente.
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"Amici di Maria". Farsi Amici i professori "fa scuola" in tv.

Commissione canto amici: palma, di michele, jurman e vessicchio(Tvblog) Chi di noi non si è imbattuto, tra i banchi di scuola, in professori egocentrici, ingiusti e con la brutta abitudine di fare preferenze? C’è chi ha penato per non essere mai entrato nelle grazie del docente influente, chi invece si è potuto permettere di cullarsi essendo giudicato positivamente a prescindere. Certi comportamenti diseducativi non dovrebbero far testo, mentre ad Amici, ormai, fanno scuola.

Anche a Tvblog arrivano sempre più segnalazioni di telespettatori scontenti dall’atteggiamento dei professori, in un’edizione in cui i ragazzi sono sempre più condannati al ruolo di vittime sacrificali. La puntata di oggi ne è stata ancora una volta la conferma lampante: ripicche, sfide metodologiche, competizioni infantili hanno visto protagonisti i docenti, pronti a sfogare le proprie frustrazioni professionali sulla pelle degli allievi. Ai consueti battibecchi tra gli insegnanti di ballo, alimentati dal vizio della Celentano di fare la bastian contrario, si è aggiunta la maretta tra i maestri di canto.

I veterani Grazia Di Michele e Fabrizio Palma, infatti, sembrano non vedere di buon occhio la promozione a pieno titolo di Luca Jurman, che da stagista defilato si è imposto prepotentemente nella commissione didattica. I ragazzi lo trattano come un vero e proprio guru, perché sanno quanto faccia comodo avere dalla propria parte uno come lui, in grado di aprir loro le porte giuste alla fine del programma. Jurman sa il fatto suo e ha saputo sfruttare il caso Marco Carta per legittimare il proprio valore aggiunto nella cattedra di canto. Non a caso, la scelta di coinvolgere Beppe Vessicchio nelle lezioni di teoria musicale sa tanto di contropartita per arginare il nuovo, minaccioso elemento.

In tutto questo, non c’è più partita: ogni sfida di squadra è legata al bello e il cattivo tempo dei favoritismi personali. I cantanti Marta Rossi e Pasqualino Maione arrivano in puntata con piglio antipatico e rancoroso, il primo perché consapevole di non andare a genio a Jurman e la seconda perché malvoluta da tutti i professori, che quasi ci prendono gusto a vederla sbagliare per favorire i componenti dell’altra squadra. In particolare, finisce nel mirino Francesco Palma, reo di non aiutarla a superare i suoi difetti tecnici e di limitarsi a rimproverarla quando continua inevitabilmente a commetterli. Ogni votazione finisce per tramutarsi in una faccenda personale, in balia di facili entusiasmi e rivalse impossibili da estirpare.

Per non parlare del surrogato degli esami di sbarramento, che vede ogni settimana i primi tre di ogni categoria, appartenenti alla squadra vincente nella sfida settimanale, giocarsi la carta della promozione meritocratica al serale. Ora non devono più prepararsi in tutte le materie - motivo in più per non studiare - ma affrontare delle interrogazioni all’impronta nella loro disciplina, con cui aggiudicarsi la possibilità di arrivare direttamente in prima serata senza passare prima dalla classifica. Consapevoli di non essere cacciati dalla scuola se vanno male e di non guadagnare l’ambita maglia se non sono i cocchi dei professori, la loro preoccupazione di fare bella figura è pressocché nulla.

Si sa che l’unica in grado di meritarsi l’approvazione collettiva è la superfavorita della classe (comunque a buon diritto), l’attrice Marina Marchione, mentre intoccabili e dalla presenza al serale altrettanto garantita paiono i due ballerini-gioiello, Francesco Mariottini e Giulia Piana, a loro volta funzionali all’immagine del programma.

Il telespettatore in età da scuola dell’obbligo, di fronte a questi copioni spesso prevedibili, si chiede che senso abbia studiare, impegnarsi e appassionarsi alla materia, se l’unica cosa che conta, a fini del successo scolastico, è accallappiarsi la simpatia del prof. Inizialmente, l’aumento di spazio a loro dato era funzionale a compensare il volere del pubblico, spesso acritico e privo dei mezzi tecnici per distinguere il più raffinato talento dall’idolo incapace. Ora, invece, il loro ruolo di guida si è trasformato in un vero e proprio abuso di potere, che fa del registro un modo per togliersi soddisfazioni personali ai danni di un collega altrettanto arrivista.

Difficile stabilire se questo andazzo sia istigato dagli autori o sorga spontaneo, ma una cosa è certa: un professore degno di questo nome non dovrebbe mai abdicare al suo mandato etico, anche o forse a maggior ragione se si mette in vetrina in televisione, dove rappresenta un esempio per milioni di aspiranti talenti. Gli Amici professori farebbero bene a guardarsi una puntata di Forum, il tribunale a sfondo verace della tv i cui giudici non hanno mai rinunciato alla loro dignità, di professionisti e persone.

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Bassolino. Anzichè cacciato, premiato. Candidato alle europee 2009. Così il Pd libererà la Campania dal governatore.

(Massimo Ciccarello - è costiera) “Se n'adda i'”. Le urla dei napoletani contro Antonio Bassolino sembrano siano arrivate ai piani alti della politica romana.

La dirigenza nazionale del Partito democratico avrebbe chiesto al presidente della Campania di restare in carica giusto il tempo necessario a salvare la faccia ed uscire dall'emergenza rifiuti. In cambio di una sua rinuncia alla presidenza della Regione gli sarebbe stata offerta per il prossimo anno una candidatura al Parlamento europeo. Ne ha dato notizia Europa, il quotidiano dell'ex Margherita, in un articolo apparso il 10 gennaio e titolato significativamente "Bassolino, il tempo di andare a Strasburgo".

"Immagine troppo logora: per il Pd il governatore deve passare la mano" recita il sommario del pezzo, firmato da Gianni Del Vecchio, nel quale si parla di una decisione che "sembra ormai essere stata presa al loft". "Il governatore ormai non è più difendibile - scrive l'articolista - troppo evidenti le sue colpe, troppo logora l'immagine sua e dei suoi uomini. Non più adatta insomma per interpretare la carica di novità che si addice ad un partito appena nato".

Ovviamente non ci sono nè resoconti nè dichiarazioni ufficiali su questo "processo" a colui che l'elettorato campano, e non solo, considera artefice principale del disastro spazzatura. E' quindi sempre possibile che, una volta superata la buriana, faccia comodo a tutti mantenere in vita l'amministrazione Bassolino. Anche perchè potrebbe non solo aprirsi una guerra intestina per la sua successione in Campania, ma pure sorgere il problema di fronteggiare le sue pretese di visibilità nazionale.

Però è significativo che ne abbia parlato il giornale la cui testata porta la dicitura "nel Partito Democratico". E' la prova evidente che persino per i suoi referenti romani l'ex "compagno" del Pci è diventato una compagnia scottante, politicamente giunto al capolinea.

I leader del Pd cominciano a guardare oltre. Si discetta sulle chance del ministro Luigi Nicolais, ci si pone la questione delle aspirazioni del sindaco salernitano Vincenzo De Luca, si affronta il problema del patto di alternanza siglato con Ciriaco De Mita. E se nella discussione occorre riferirsi a Bassolino, i verbi vengono tutti declinati al passato.

Tuttavia se quella del governatore diventa un'agonia politica troppo lunga, può risultare molto dannosa a una regione già in grande difficoltà. Senza nemmeno poter contare su una solidarietà di facciata dai vertici del partito e dal governo, il presidente della Campania è isolato tanto a Roma quanto in Campania. Il che significa che quanto prima cominceranno a chiudersi i rubinetti dei finanziamenti, a cominciare da quelli europei.

L'amministrazione Bassolino riusciva a drenare fondi pubblici perchè questi venivano pompati all'interno di un meccanismo rodato, nel quale ogni sotto-apparato aveva accesso agli stanziamenti in maniera più o meno proporzionale al potere esercitato nel territorio. Il flusso di denaro pubblico distribuito in mille rivoli secondo un metodo scientifico, "ritornava" sotto forma di consenso verso il vertice del sistema. Ma se questo vertice adesso avanza verso la sua inevitabile scomparsa dalla scena, finquando non ce ne sarà uno nuovo che faccia da riferimento i grandi finanziamenti saranno giocoforza orientati verso destinazioni politicamente più affidabili, ed elettoralmente "remunerative".
Solo un rapido crepuscolo di Bassolino può evitare alla Campania una lunga nottata.

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Domenica prossima alla commemorazione di Alfredo Ormando non ci sarò.

Ndr. Pubblichiamo questo areticolo in quanto sottoscriviamo parola per parola ed anche noi come Andreas, domenica non ci saremo.

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(Il blog di Andreas Martini) Domenica prossima alla commemorazione di Alfredo Ormando non ci sarò.

Chi mi consoce può immaginare che questo gesto per me non sia dovuto a problemi contingenti, impegni improrogabili o al morettiano dilemma. Non ci sarò per scelta.
È il decimo anniversario del suo suicidio in Piazza San Pietro e per questo, lo so, sarebbe ancora più importante partecipare, ma non lo farò.
La commemorazione di Alfredo Ormando non è mai stata centrale per il movimento GLBT, ma negli ultimi anni ho sempre cercato di esserci: perché da quando ho scoperto la sua figura e il suo gesto, l’ho sentito molto vicino a me, giovane studente ancora alle prese con il difficile percorso d’accettazione, complicato proprio da una ancora fervente fede cattolica.
Una vicinanza, dicevo, che ho sempre voluto dimostrare con la partecipazione alla commemorazione nella piazza antistante il Colonnato di San Pietro. Per me era simbolico esserci, aldilà dei numeri, aldilà della visibilità della manifestazione stessa.
Ora sono stanco. Stanco di partecipare a manifestazioni deprimenti e per pochi intimi (per usare un eufemismo). Stanco perché quest’anno, che ricordo di nuovo è il decimo anniversario della morte, un sit in, che a conti fatti è il solito pro forma non è più, per me, tollerabile. Si pensa già e solo alla manifestazione del 15 marzo, l’ennesima – per quanto possiamo vedere noi semplici membri della comunità – organizzata per l’idea di qualcuno, lanciata prima ancora che altri potessero proporre altre idee. Arcigay (e pochi altri) propone, se gli altri vogliono sostengono.
L’importanza della ricorrenza, la delicatezza del momento storico, la necessità di essere continuamente visibili, di entrare nel dibattito pubblico e di farci conoscere e far conoscere la storia del nostro movimento e dei singoli personaggi, avrebbe dovuto prevedere una manifestazione più forte, organizzata, partecipata.
Molti, anzi la stragrande maggioranza, non sanno nemmeno chi sia Alfredo Ormando. A loro per primi va fatta conoscere la nostra storia.
La colpa di questa diffusa lacuna non è di nessun’altro se non di chi la sua memoria ed il suo ricordo non li hanno saputi mantenere vivi, eccezion fatta per il preziosissimo, ormai scomparso, Massimo Consoli. Mi auguro, a questo punto, che non tocchi a lui lo stesso oblio!
Per altre manifestazioni, più politiche e quindi contingenti, a cui si teneva di più, si è partiti con molto anticipo, sapendo che per muovere più gente è necessaria un’organizzazione pianificata e preventiva. Per fare due soli esempi: Diritto Ora e il Roma Pride.
Quest’anno come tutti gli altri anni Arcigay Roma si sta arrabattando per ricordare Ormando con qualcosa all’ultimo minuto. A poco servirà il dibattito collaterale su omosessualità e religioni, che prevedibilmente sarà desertico. A poco serve il richiamo formale di Fabrizio Marrazzo: “L'iniziativa per il decennale della sua morte sarà una grande occasione di confronto e di crescita culturale”. Parlare di grande occasione è pura ipocrisia quando si è fatto poco per fare in modo che fosse tale.
La memoria di Alfredo richiedeva e meritava, già negli altri anni, qualcosa di più. Si può non condividere il suo gesto, ma non si può nascondere che è stato un precursore dei tempi: chissà cosa avrebbe fatto in questo periodo di recrudescente omofobia cattolica; chissà cosa sta pensando ora che ci guarda incapaci di contrastarla.
Proprio su queste pagine con i primi editoriali del 2008 si discute e ci si interroga sulla definizione di movimento, sulla sua reale e concreta presenza. E di conseguenza su queste stesse pagine si è trasposto il dibattito asfittico tipico delle associazioni GLBT, con l’unica differenza che qui a farlo sono singoli militanti o cittadini: ci si accusa reciprocamente di mancata coerenza, si denigra chi si affaccia con timidezza all’impegno per la comunità, si millanta una presunta, e non meglio specificata, superiorità di chi ha partecipato a tutte le manifestazioni o di chi usa il proprio nome o la propria faccia.
Ci si dovrebbe impegnare a far conoscere e ad unire per convincere anche chi, per varie ragioni, percorre lentamente sia il percorso sia di accettazione di sé, sia quello verso un impegno concreto e visibile all’interno del movimento e invece, ancora una volta, si sta sprecando tempo in un confronto, forse stimolante, ma tutt’altro che produttivo.
Chi andrà, farà la solita magra conta e sarà pronto a sentenziare la “vigliaccheria” di chi non c’era. Chi non andrà, vedrà come al solito, un movimento allo sbaraglio, un gruppetto sparuto di attivisti – che visti da fuori possono sembrare anche un po’ patetici. Percepirà un qualcosa che non lo attraeva prima e che continuerà a non attrarlo. Qualcosa che non lo spingerà a fare lo scatto in più: nulla spingerà il dubbioso a provare a sentirsi parte di un soggetto sociale più grande, unito, visibile. Forse perché questo soggetto sociale non esiste?
Esiste, invece. Ne sono convinto: basta riuscire finalmente e definitivamente a mettere da parte i propri interessi particolari e cominciare a lavorare per qualcosa che interessi tutta la nostra comunità.
Continuerò a lavorare per un movimento organizzato e unito, senza porgere il fianco a coloro che, stretti nella loro superbia e nel loro protagonismo, preferiscono andare in piazza e ergersi a giudici tra buoni e cattivi.
Contatemi tra coloro che non saranno in piazza, io sarò a onorare la memoria di Alfredo cercando di conoscerlo e cercando di farlo conoscere al numero maggiore possibile di persone. A partire da quelle che mi hanno appena letto e che, spero, incuriosite cercheranno qualcosa su di lui.

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