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lunedì 29 ottobre 2007

E bravo il governatore, ora difende la marijuana.

sch(Pino Scaccia-La torre di Babele) Arnold Schwarzenegger, governatore della California: «La marijuana non è una droga», ha detto in un'intervista al magazine britannico «GQ». Schwarzenegger ha dichiarato di non aver mai assunto droghe nella sua vita. Nello stesso tempo, tuttavia, l'ex Terminator del cinema ha ammesso di aver fumato della marijuana negli Anni Settanta. La riprova è stata addirittura filmata nel documentario sul bodybuilding «Pumping Iron» del 1977 (guarda il video). «Non si tratta di droga, ma solo di una foglia», ha spiegato Schwarzenegger. «La mia droga, invece, era il sollevamento pesi, mi creda», ha aggiunto il sessantenne governatore, padre di quattro bambini. Schwarzenegger ha raccontato poi di non voler condannare l'atteggiamento di quei politici che assumono droghe: «Il compito di un politico è quello di fare del suo meglio per i cittadini e il paese», ha detto. «Perché mi dovrebbe interessare, se un politico prima di andare a letto ingoia dei sonniferi, fintantoché riesce a svolgere il suo lavoro?».

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Il Festival della creatività raddoppia le presenze.

Il presidente Martini fa il punto sui quattro giorni della manifestazione. «Una partecipazione civile e composta come al Social Forum».

(NewsFood.com) Oltre 350 mila visitatori, il doppio dell’edizione dello scorso anno, hanno gremito la Fortezza da Basso di Firenze, partecipando alla quattro giorni del Festival della Creatività.

Una partecipazione attiva, che si è tradotta in quasi 2 milioni e 500 mila contatti in rete con i siti del Festival e negli oltre 10 mila accessi alla diretta on line effettuata dal portale Intoscana.it.

A fare il punto sui risultati della manifestazione, quest’anno alla quarta edizione, sono stati il presidente della Regione Claudio Martini, insieme al presidente della Fondazione sistema toscana Mauro Tanzi e al direttore Paolo Chiappini. Con loro anche Alessandra Sensini, la campionessa toscana di windsurf vincitrice di ben quattro medaglie che si appresta a partecipare alle Olimpiadi di Pechino del 2008 e che era presente come testimonial del festival.

«Sono molto soddisfatto per come è andata – ha detto il presidente Martini – perché la grande partecipazione ha fatto emergere una domanda di creatività, di cultura, di contenuti e valori che, così come è stato in occasione del Social Forum, nel novembre 2002, rappresenta l’altra faccia del Grande Fratello, dell’Isola dei famosi e di Miss Italia». Una voglia di impegno, ha sottolineato ancora il presidente, che si è espressa a tutti i livelli disperde! ndosi ne lla vasta offerta (Martini l’ha definita «Babelica») che ha declinato la creatività in tutti i settori, dalla cultura all’arte, dall’ingegneria alla comunicazione, dalla buona lettura alla buona cucina.

Martini ha ricordato che, come per il Social Forum, una folla colorata e allegra, fatta di giovani e anziani, famiglie con i passeggini e alunni delle scuole, ha accompagnato con attenzione e curiosità ogni evento della quattro giorni fiorentina, dalla mattina fino a tarda notte, Una folla che, a dispetto dei numeri, si è espressa «in modo ordinato e civile, in un clima di serenità e sicurezza. E non è un caso - ha aggiunto Martini - che anche altre realtà stiano studiando questa formula, pensando anche a costituirsi, per la prossima edizione, come partner dell’evento. Fra queste la città di Parma, presente al Festival con il suo sindaco Pietro Vignali».
Il presidente della Fondazione sistema toscana Mauro Tanzi, ringraziando il «popolo del festival» ne ha sottolineato, in particolare, la formula volutamente aperta e interattiva, che ha contribuito a consolidare l’evento.
Il direttore delle Fondazione Paolo Chiappini ha annunciato gli ultimi appuntamenti: fra questi il concerto per violoncello di Giovanni Sollima, alla Galleria degli Uffizi che, domani sera, a manifestazione conclusa, costituisce la chiusura ideale, con una rivisitazione creativa di musiche di Beatles e Rolling Stones. Il direttore della Fondazione ha inoltre annunciato che alcune delle produzioni presentate per la prima volta nel corso del Festival sono già richiestissime. Ricorda Martini che proprio a una di queste – Alfabeto Birmano di Stefano Massini - è stata affidata, non a caso, l’apertura del festival. «L’attenzione ai diritti umani, ai valori della democrazia è la chiave d! elle nostre scelte. Per questo invece della solita prolusione ! del pres idente, abbiamo voluto far parlare il testo teatrale di Massini».

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Chi ha ucciso, torturato e sfruttato non può essere beato.

Dal sito del CUA-TO: “La protesta organizzata oggi a Roma da “Facciamo Breccia” e alcuni centri sociali romani davanti alla Chiesa di S. Eugenio frequentata da fedeli dell’Opus Dei si è conclusa con momenti di tafferuglio.

Alle 11,45 compagn* dell collettivo ‘Militant” e del collettivo “Facciamo breccia”, appartenenti alla rete dei centri sociali romani, hanno esposto uno striscione davanti alla chiesa Sant’Eugenio in piazza delle Belle Arti con scritto: “Chi ha ucciso, torturato e sfruttato non puo’ essere beato”.

Insieme allo striscione e’ stata esposta una riproduzione su un pannello di due metri per cinque della Guernica di Picasso.
La protesta nasce perche’ stamani il Papa ha beatificato 498 “martiri” uccisi in Spagna negli anni Trenta del secolo scorso.”[…]

Comunicato del collettivo Militant

Facciamo Breccia rivendica il sostegno all’azione compiuta ieri da un gruppo di attivisti/e di “Militant” che, sulla chiesa di S. Eugenio a Roma, gestita dall’Opus Dei e dove furono celebrati i funerali del fondatore Echevarria, hanno affisso una gigantografia della Guernica di Picasso e la scritta “Chi ha ucciso, torturato e sfruttato non può essere beato”. Parimenti sostiene il volantinaggio di un nostro comunicato compiuto – in territorio italiano – da parte di simpatizzanti del nostro coordinamento, a cui la Digos ha poi sequestrato i volantini dopo aver condotto i due ragazzi in questura. Atti simbolici che hanno raggiunto il cuore e la testa di tutte e tutti coloro che lottano in Italia in nome dei valori della laicità e dell’antifascismo.La beatificazione di 498 franchisti (“casualmente” nell’anniversario della marcia su Roma) voluta dal Vaticano è un fatto politico, che va ad inserirsi in un progetto ad ampio spettro della gerarchia d’oltre Tevere.[…]

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XXV Edizione delle olimpiadi dei ragazzi diversamente abili.

Special Olympics, dal 4 al 10 luglio a Roma.

(NewsFood.com) Ottocento atleti, 200 tecnici e 9 discipline sportive, questi i numeri della XXV Edizione dei Giochi nazionali estivi “Special Olympics”, che sarà ospitata quest’anno a Roma dal 4 al 10 luglio 2008.

L’Associazione Special Olympics, fondata 38 anni fa e presente in 165 paesi, utilizza lo sport come mezzo per una piena integrazione nella società delle persone con disabilità intellettive. A presentare l'evento, presso la sede della Regione Lazio, erano presenti, oltre agli esponenti istituzionali di Regione e Provincia di Roma, tutti gli atleti laziali della squadra che ha partecipato ai Giochi Mondiali di Shangai. Dopo aver declinato il Giuramento dell’atleta Special Olympics, la squadra è stata premiata dall’assessore regionale alle Politiche sociali Anna Salomè Coppotelli.

“Siamo orgogliosi di ospitare nel nostro territorio la XXV Edizione di Special Olympics – ha detto l’assessore Coppotelli – perché credo che lo sport sia un modo efficace per abbattere le barriere che ancora esistono per determinate disabilità. Siamo a fianco di questa associazione e ci impegneremo come Regione perché di barriere ce ne siano sempre meno”.

Oltre alle gare sportive ci saranno le Cerimonie di apertura e chiusura e il programma “Host Town”: le città del Lazio adotteranno una delegazione Special Olympics per far scoprire tradizione e prodotti locali. La torcia olimpica, partirà da Biella e attraverserà le cinque province laziali, per poi giungere alla Cerimonia di apertura il 5 luglio 2008.

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Indignazione per la campagna omofila della Regione Toscana.

(noipress.it) In una nota il Movimento Giovanile Udc di Verona manifesta totale indignazione per la campagna della Regione Toscana contro la discriminazione sessuale.

“Se in una moderna e libera democrazia è lecito che non vi siano discriminazioni di alcun genere, men che meno di natura sessuale” spiega Riccardo Dal Molin, Consigliere Comunale di Tregnago e membro più giovane del Comitato Provinciale dell’Udc “troviamo che sia strumentale, di cattivo gusto e persino controproducente, usare una tesi infondata, cioè la natura innata dell’omosessualità, per far fronte alla discriminazione. Inaccettabile poi lo sperpero di denaro pubblico per tale campagna faziosa, fuorviante e vergognosa sotto il profilo scientifico, politico e sociale”.

“A fronte di tante dichiarazioni di molti esponenti del centrosinistra a tutela della famiglia, dell'infanzia e dei valori del nostro Paese, come sempre in politica, ciò che fa la differenza sono i fatti. I tanti interventi concreti realizzati dall’Assessorato al sociale della Regione Veneto, guidato da Stefano Valdegamberi (UDC), per tutelare le famiglie, i bambini e gli anziani sono un fatto” sottolinea Stefano Costanzo, Consigliere Nazionale dell’Udc e membro del Movimento Giovanile Udc di Verona “i soldi spesi dalla Regione Toscana per questa campagna che strumentalizza un neonato per una propaganda omofila frutto di collusioni fra la lobby gay e chi governa la Toscana è altresì un fatto. Il primo è un fatto positivo, il secondo è un fatto negativo. Gli elettori cattolici del centrosinistra ne traggano le dovute conclusioni”.

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Sarà Cristina l'Evita dei gay argentini?

(Village blog) Per la prima volta nella storia dell’Argentina una donna è eletta presidente o presidenta, in castigliano. Dove non è riuscita Ségolène Royal - conquistare un’elezione diretta - ce l’ha fatta Cristina Kirchner, sulla scia di un’altra donna, Michelle Bachelet presidente del vicino Cile.

Moglie del presidente uscente, Nestor, first lady, avvocato e senatrice da molti anni, Cristina Fernandez Kirchner ce l’ha fatta, nonostante le critiche e le polemiche che - guarda caso - hanno preso di mira i presunti interventi di chirurgia estetica cui si sarebbe sottoposta. Avete mai visto qualcosa del genere per un candidato uomo?

Comunque Cristina ha vinto e lei è più a sinistra del marito, il quale ha già portato a sua volta una ventata di progresso nel paese, cancellando le leggi di impunità per i responsabili delle torture sotto la dittatura militare. Quanto ai diritti lgbt Cristina ha dichiarato che crede nella libertà di scelta sessuale per uomini e donne di Argentina.

Arriveranno i matrimoni dello stesso sesso? Nonè certo, ma è molto probabile che si estendano a tutto il paese le unioni civili che adesso sono in vigore a Buenos Aires.

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Victoria Cabello si candida madrina del Gay Pride.

(Queerblog) Ieri sera è andato in onda un “Very Victoria” collection, ovvero un pout pouri delle interviste più interessanti e significative della stagione di uno dei programmi più camp della televisione terrestre.

Del talk show di Victoria Cabello su Mtv ne abbiamo infatti parlato diverse volte per argomenti di nostro interesse. Evidentemente l’intervista con Paola e Chiara (di cui è uscito in questi giorni il nuovo singolo) ce l’eravamo persa. La cosa da segnalare non è, come starete pensando, solo che le ospiti erano appunto due icone gay adorate da gran parte della comunità glbt (questa è ormai storia vecchia e in taluni casi anche controversa, dato che la parte intelletuale della comunità invece non le ama molto) ma la conversazione che tra le cantanti e la conduttrice c’è stata a proposito del gay pride.

Victoria ha infatti sottolineato che Paola e Chiara sono due indiscusse icone gay e che sono state anche madrine di vari Gay Pride (Roma e Milano). Con l’occasione Vicky ha chiesto consiglio alle due sorelle Iezzi per riuscire ad ottenere anche lei questa onoreficenza alla quale aspira da tempo senza successo. Il duo ha risposto che per diventare madrina del Pride bisogna innanzitutto aderire agli obiettivi della manifestazione.

Nel ringraziare Paola e Chiara per la militanza, bisognerà ricordarsi di Victoria Cabello alla prossima manifestazione in cui si richiederà una madrina d’eccezione. In effetti lei è assolutamente appropriata. Non credete anche voi? Con l’occasione ecco il nuovo video di Paola e Chiara girato in Island: “Cambiare pagina”.

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Teatro: Pasolini a Pordenone e la "Papessa Giovanna" a Roma.

TEATRO: PORDENONE, AL VERDI 'VOLEVOESSEREPASOLINI.COM'

(Adnkronos/Adnkronos Cultura) - ''Piu' di trent'anni fa, per aver descritto l'Italia contemporanea, Pier Paolo Pasolini venne infilato in una busta di cellophane quasi fosse il reperto di un delitto ed etichettato come decadente''. Cosi' il giornalista Oliviero Beha ha riassunto il senso dello spettacolo da lui scritto e intitolato ''volevoesserepasolini.com''. La rappresentazione, prodotta da Promomusic e diretta da Beppe Arena, debuttera' giovedi' 1 novembre al Teatro Verdi di Pordenone, nell'ambito del festival ''Le voci dell'Inchiesta''.

Beha, che sara' in scena con gli attori Matteo Ali' e Tiziana Di Masi, ripercorrera', sulle musiche originali di Valentino Corvino, l'Italia di oggi. ''Sono un giornalista -ha detto Beha- ma se saliro' sul palcoscenico in questo spettacolo non accadra' in questa veste, sara' solo perche' mi interessano la drammaturgia e il potere evocativo della parola teatrale''.

Il festival ''Le voci dell'inchiesta'' e' un'iniziativa di Cinemazero, organizzata in collaborazione con l'Universita' degli Studi di Udine, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, della Provincia e del Comune di Pordenone, in sinergia inoltre con l'Associazione Teatro Comunale Giuseppe Verdi e pordenonelegge.it.

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ROMA: AL TEATRO DEI DOCUMENTI LA LEGGENDA DELLA PAPESSA GIOVANNA.

(Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Il Teatro dei Documenti a Roma propone, dal 6 al 18 novembre prossimi, ''La papessa Giovanna''. Lo spettacolo, con regia di Terry D'Alfonso e musiche originali di Marco Podda, e' stato scritto da Claudio Pallottini e Massimiliano Giovanetti e sara' interpretato da Sandra Collodel e Andrea Pirolli. La rappresentazione si avvarra' anche di contributi video in cui compariranno Giorgio Albertazzi, Gigi Proietti e Giorgio Lupano.

Attorno all'anno 855, secondo una leggenda ampiamente diffusa e viva ancora oggi, una donna sarebbe salita al soglio di Pietro da sempre retto da uomini. Per piu' di due anni la Papessa avrebbe governato la Chiesa, emanando leggi e ordinando ministri, finche' un evento improvviso, durante una processione solenne, non ne avrebbe rivelato pubblicamente e drammaticamente l'identita' femminile.

Questa messinscena tiene in considerazione le diverse ipotesi, fondendole attraverso la chiave dell'ironia e del grottesco. Il gioco, il divertimento, la fantasia ma anche il dramma sono alla base della narrazione dell'evento, accettato e poi rifiutato dalla Chiesa attraverso gli undici secoli che ci separano dall'accadimento.

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Effetto Pd: Unione in rosso al Senato.

(ww.noipress.it) L'entusiasmo generato dalla kermesse inaugurale del Partito democratico e del suo nuovo leader Walter Veltroni, tenutasi sabato a Milano, era stato in parte mitigato già nel corso della stessa giornata dalle polemiche sorte immediatamente in seno alla nuova formazione, sulla nomina degli organi dirigenti.
Ma un altro risultato, al Senato, non è proprio di quelli di cui andare fieri, poiché alla voce "variazioni dei gruppi parlamentari", dall'inizio della legislatura e al netto degli avvicendamenti per dimissioni o elezione a magistrature più alte (come quella del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), il bilancio per l'Unione è in "rosso" di 26 senatori, che virtualmente salgono a 31, visto l'annunciato e imminente abbandono dei Liberaldemocratici Dini, Scalera e D'Amico e dei senatori di Ud Willer Bordon e Roberto Manzione.

All'apertura della legislatura, infatti, quando ancora i dubbi sulla reale prospettiva del Partito democratico erano superiori alle certezze, il gruppo ulivista di Palazzo Madama contava 114 componenti, risultando la componente più numerosa. Ora, il dato statistico informa che i componenti si sono ridotti a 88 ufficiali (83 virtuali), mentre quello politico spiega che, a parte un "prestito" iniziale alla componente delle Autonomie di sei senatori, necessari per costituire un nuovo gruppo da far partecipare alla ripartizione dei seggi nelle commissioni in virtù degli equilibratissimi rapporti di forza tra i due schieramenti, il resto delle defezioni sono state un effetto direttamente legato alla costituzione del Pd.

La "transumanza" vera e propria ha inizio infatti nel maggio di quest'anno, dopo il congresso della Quercia che sancisce lo scioglimento del partito: ad abbandonare il gruppo ulivista per non avallare il nuovo progetto sono prima Roberto Barbieri, e poi 12 senatori diessini che andranno a formare il gruppo Sinistra democratica, dal quale a loro volta si distaccheranno Gavino Angius e Accursio Montalbano per dare vita, assieme a Barbieri, alla componente di Costituente socialista all'interno del gruppo.
Sempre nello stesso mese, Bartolo Fazio abbandona l'Ulivo per andare a fare compagnia agli altri ex-ulivisti del gruppo Autonomie, mentre all'inizio di giugno c'è spazio per un'iniziativa in controtendenza, e cioè l'adesione del leader dell'Italia di Mezzo Marco Follini.
Ma si tratta di un episodio isolato, perchè dopo la pausa estiva, con l'avvicinarsi delle primarie per il leader e per la Costituente del partito democratico, arrivano gli annunci di abbandono (ancora non formalmente registrati a livello parlamentare) di Lamberto Dini, Giuseppe Scalera, Natale D'Amico, Willer Bordon e Roberto Manzione, cui fa seguito per ultimo quello di Domenico Fisichella, che ha atteso il giorno delle primarie per "sganciarsi" dal Pd e contestualmente dal gruppo ulivista.

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Corso di formazione organizzato dal Movimento d'Identità Transessuale.

Intervista a Stefano Bonora il responsabile del progetto.

(Marco Murat - Bandiera Gialla, la rete solidale) Inizierà lunedì 29 ottobre il corso di formazione e aggiornamento per operatori nei servizi o nelle unità di strada esistenti intitolato "lo stigma e il pregiudizio", organizzato dal MIT, Movimento d'Identità Transessuale, di Bologna. Questo corso rientra nell'iniziativa formativa di Trans-iti, un progetto a cofinanziamento dell'Unione Europea, approvato nell'ambito dell'Iniziativa Comunitaria Equal.

"Questo progetto - afferma Stefano Bonora, Project Manager per il MIT di Bologna - prevede una serie di operazioni volte a favorire l'inclusione socio-lavorativa delle persone transessuali. Al contrario di altre attività che avevamo fatto fino ad alcuni anni fa, in cui in genere i progetti seguivano la persona e comprendevano l'orientamento e la facilitazione all'acceso al lavoro; abbiamo pensato, con questa nuova iniziativa, di dedicare più risorse sul contesto; ovvero sulla necessità di innescare dei mutamenti nella rappresentazione sociale che la gente ha dei transessuali".

Dietro questo progetto, di cui il MIT è referente insieme ad altri partner locali tra cui l'ASL e il consorzio dei servizi sociali di Ravenna, ECIPAR, l'ASL di Bologna, l'associazione Cooming Out di Piacenza e l'Università di Parma, ci sono cinque anni di lavori di ricerca: "Abbiamo fatto con l'università di Parma una ricerca su tutta la stampa di tre anni rispetto alla figura del transessuale, e una serie d'interviste in profondità a soggetti rappresentativi di categorie sociali, un campione testato di circa cinquecento persone. Dallo studio abbiamo notato da un lato la scarsissima informazione, e dall'altro la sovrapposizione della figura del transessuale con quella dell'omosessuale".

Nel descrivere gli obiettivi del corso, Bonora sostiene che spesso "E' difficile delineare i meccanismi attraverso cui si può cominciare ad intravedere derive di carattere pregiudiziale e stigmatizzante; se non quando siano estremamente visibili. Noi vorremmo, attraverso questo corso, cercare di evidenziarli ed esplicitarli, soprattutto chiarire come si formano nelle singole persone". Poi aggiunge che questa opportunità "E' rivolta al personale della pubblica amministrazione, al personale del sindacato, al personale degli sportelli, cioè a tutte quelle persone che in qualche modo sono in contatto con categorie stigmatizzate, perchè spesso, inconsapevolmente, a causa del ruolo e della loro posizione, comunicano ai diretti interessati stigma e pregiudizio pur essendo isituzionalmente una situazione non ostile". Questo è dovuto, prosegue Bonora, al fatto che "La persona, all'interno di una istituzione, a contatto con l'utenza è l'immagine completa, in realtà, che l'utente si fa dell'istituzione con cui si relaziona nel quotidiano".

Questo è quello che il MIT, con l'aiuto del professor Merlo ed altri collaboratori, vorrebbero far passare all'interno del corso che ha ricevuto l'accreditamento E.C.M. dal Ministero della Salute.
Riguardo al futuro, conclude Bonora,"con il MIT abbiamo intenzione di continuare su questa strada, non solo rispetto a questa iniziativa Equal, ma pensiamo di lavorare ad un progetto a livello nazionale su questo problema; in modo da poter uniformare determinate situazioni di diversità, ed offrire una serie di metodologie, strumenti e sperimentazione normativa che qui a Bologna ormai è diventata routine, ma che non è tale in larghe aree del paese".

Per informazioni
Riferimenti Segreteria
Anna Lisa Stagni - MIT 051/27.16.66
mit-bo@iperbole.bologna.it
Cristina Rizzinelli - MIT 051/27.16.66
mit-bo@iperbole.bologna.it
Paola Pedrini - ECIPAR 051/39.67.05 Fax 051/39.67.10
pedrini@ecipar.it

www.transiti.net

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Teologo svizzero apre alle nuove unioni. Famiglia addio al pensiero unico.

Matrimonio e famiglia? Non costituiscono più un modello unitario di vita: ormai esiste una molteplicità di forme di legami affettivi e familiari. Ma questo fenomeno va considerato, storicamente, più un ritorno al pluralismo originario che una drammatica frattura, ed è pertanto necessario che la Chiesa si inventi nuove forme di accompagnamento e di sostegno.
Lo ha affermato il teologo svizzero di Lucerna Christoph Gellner (nella foto), direttore dell’Istituto di perfezionamento ecclesiale (Ifok) e del Corso serale di teologia per studenti lavoratori presso la Facoltà teologica dell’Università di Lucerna. È autore del libro “Paar - und Familienwelten im Wandel. Neue Herausforderungen für Kirche und Pastoral” (Il mondo della coppia e della famiglia in trasformazione. Nuove sfide per la Chiesa e la pastorale”, ndr), che intende dare impulso ad una pastorale adatta ai tempi. “L’ideale moderno e borghese di (piccola) famiglia, con ruoli maschili e femminili fortemente polarizzati, la scoperta dell’infanzia e l’immagine romantica dell’amore sono stati vissuti come fenomeni di massa soprattutto negli anni ’50 e ’60”, afferma Gellner in un’intervista all’agenzia svizzera Kipa (20/9). ”Di fronte a questa normalità, l’attuale situazione appare a molti come una grave crisi”. In realtà, così come l’epoca medievale conobbe un grande numero di modelli relazionali che coesistevano l’uno accanto all’altro, o che almeno erano tollerati, oggi esistono molti “variegati” universi di coppie e di famiglie: “Ad esempio - afferma Gellner - conviventi senza certificato di matrimonio con o senza figli, matrimoni senza figli, famiglie monogenitoriali in seguito a divorzio, separazioni senza divorzio, famiglie allargate in seguito a nuovi matrimoni, vite condotte tra due case o tra diverse città e relazioni omosessuali”.

Inoltre, oggi si registra, a livello di società globalmente intesa, “una nuova polarizzazione tra stili di vita orientati ai figli o alla famiglia e stili di vita senza figli e individualisti o, per meglio dire, orientati più fortemente alla realizzazione professionale”. Certo, monogamia e forme familiari tradizionali sono ancora oggi il modello sociale dominante, ma è venuto meno il carattere dell’esclusività di un rapporto: durerà davvero tutta la vita? Peraltro, a fronte dell’aumento del numero dei divorzi, un dato non viene mai preso in considerazione: la durata di un matrimonio oggi, rispetto a un secolo fa, è raddoppiata quando non triplicata: “Nel 1900 un matrimonio medio durava 17-18 anni: oggi ne dura anche 40”. Nell’universo non più monolitico delle relazioni affettive e familiari, dunque, in che modo la Chiesa può intervenire? “La pastorale di un tempo - spiega il teologo svizzero - era specializzata nell’annuncio di ideali. Oggi si chiede alla Chiesa soprattutto aiuto alla vita e un accompagnamento in termini di appoggio e prevenzione, e da questo punto di vista è significativa la collaborazione con i consultori prima che si renda necessario un intervento”. “Una pastorale sensibile al contesto temporale e sociale - prosegue - si sforzerà, senza pregiudizi e senza paraocchi, di comprendere positivamente la realtà multiforme, a volte contraddittoria, vissuta da molte coppie e famiglie, per riconsiderare la prassi ecclesiale a partire dalle loro esigenze”. Ci si può solo prefiggere, conclude Gellner, “di accettare gli altri senza riserve. La sacralità della vita ha molte forme. Nessuno ha il diritto di fare il giudice dall’esterno, in fretta e furia”. (ludovica eugenio - www.adista.it)

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Spavento per i Take That: Howard Donald in ospedale per un problema polmonare.

Uno dei membri della band britannica, Howard Donald, è stato ricoverato in ospedale in seguito a un problema polmonare.

Fortunatamente si è trattato soltanto di un brutto spavento e Howard, dal suo letto di ospedale, avrebbe scherzato dicendo "tanto i Take That sono meglio come trio".

Il gruppo, infatti, ha dovuto esibirsi senza Donald a Vienna, dato che tutto è accaduto durante la tappa austriaca del "Beautiful World Tour".

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Una volta si chiamavano ritardati: Martini: «tanti auguri a Benigni, ragazzo di 55 anni».

Caloroso messaggio all’attore dal presidente della Regione Toscana. "Ha capito da un pezzo che l’unico modo per uscirne è una risata".

"Capita, nella vita, di compiere 55 anni e di essere rimasti ancora ragazzi, sono certo che Benigni continuerà a restarlo, ragazzo, ancora per altri 55 anni".

E' il commento di Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, alla notizia del compleanno del suo 'concittadino e quasi coetaneo Roberto' che proprio oggi compie 'i suoi primi 55 anni'.
Espressi 'auguri davvero sinceri', Martini si dice 'comunque certo che uno come Roberto Benigni, il compleanno se lo festeggia alla grande tutti i giorni. Ha capito da un pezzo che l'unico modo per uscirne, in un mondo così triste, resta sempre una risata'.

Fonte: Mauro Bianchini, Regione Toscana.
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Ndr. Eppure alla Regione Toscana han cose più serie da fare che scrivere queste stupidaggini. Con questa dichiarazione insulsa fanno passare Benigni per un povero mentecatto.

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Grandi affari alla Sacra Rota.

Toghe e tonache - I matrimoni annullati.
Le parcelle gonfiate in giudizio.
Fino a 30 mila euro per causa: e così speculano gli avvocati.


(Filippo Di Giacomo - La Stampa) Oscilla da quindicimila a quarantacinquemila euro con una media ormai attestata intorno ai trentamila euro, sessanta milioni delle vecchie lire. E' il costo delle circa 8000 nullità di matrimonio richieste ogni anno, con un processo non particolarmente complesso, davanti ad uno dei diciannove Tribunali ecclesiastici, uno per regione della Chiesa italiana, abilitati alla tratta-zione delle cause matrimoniali.

Una collaudata macchina mangiasoldi che, grazie al boom di richiesta di nullità che si verifica da anni (le richieste sono raddoppiate nell'ultimo decennio e continuano a crescere, al ritmo del 20% all'anno) sta allarmando le curie di tutta Italia le cui lamentele, e segnalazioni, intasano da anni l'ufficio del decano della Rota Romana, il tribunale che forma ed abilita gli avvocati del foro ecclesiastico, ora retto dall'arcivescovo polacco Antoni Stankiewicz. Retaggio di un passato lontano, quando in Italia le nullità ecclesiastiche erano l'unica possibilità di risolvere un matrimonio finito male, la rete di informazioni e di assistenza alla quale si rivolgono i richiedenti di oggi, continua ad essere molto ingarbugliata.

E chiama in causa un fitto intreccio di complicità tra monsignori più o meno importanti, avvocati civilisti e colleghi rotali dove, ad ogni passaggio, il fedele cattolico perde più di qualche penna. La prima truffata dal non rispetto delle vantaggiose tariffe economiche stabilite dalla Conferenza Episcopale è proprio la Chiesa che, dal 1998, sostiene il funzionamento dei Tribunali ecclesiastici con 8,5 milioni di euro all'anno, proprio per permettere, coprendo le spese del personale e quelle cosiddette «vive», di facilitare l'accesso alle cause di nullità anche ai meno abbienti.

Dallo stesso anno, in ogni Tribunale, la Cei stipendia un numero di «avvocati stabili», così come si vedono nei telefilm americani, i quali assistono i fedeli come patroni di fiducia. In questo caso, le tariffe diventano ancora meno importanti poiché, con la sentenza, l'attore nella causa riceve anche il rendiconto delle spese affrontate dal Tribunale ed un bollettino di conto corrente postale da usare, se vuole, per contribuire solo con quanto ritiene alla portata delle sue tasche. Inoltre, è ancora possibile chiedere il gratuito patrocinio: è sufficiente in questo caso certificare il reddito con una segnalazione da parte del proprio parroco. Al momento di incardinare la causa presso un Tribunale Ecclesiastico, il battezzato cattolico in vena di nullità firma, insieme al «libello» (l'atto di denuncia del sospetto vizio giuridico del proprio vincolo) ed alla procura per il proprio avvocato una «dichiarazione della parte attrice» con la quale si impegna a «saldare il dovuto al Tribunale ed all'Avvocato nella seguente misura».

E cioè: «al tribunale, per spese processuali, stampa degli atti, eventuali perizie, rogatorie, 500 euro». Gli avvocati, invece, si devono contenere entro «un minimo di 1500 euro ed un massimo di 2850». Questo per i due gradi di giudizio necessari, così che con la cosiddetta «doppia conforme», la vertenza ecclesiastica possa ritenersi passata in giudicato. Precisa infatti la «dichiarazione»: «tale onorario copre l'attività di consulenza preliminare, le eventuali perizie, l'assistenza durante l'istruttoria e la redazione della memoria difensiva». Se poi l'avvocato delega questo ruolo ad un suo procuratore, la «dichiarazione» precisa: «300 euro».

Tutto ciò in teoria, quanto alla pratica le statistiche parlano chiaro: l'80% delle cause trattate dai Tribunali Ecclesiastici sono fuori tariffa. Spesso, anche in modo fraudolento. E' di questi giorni la notizia che un religioso in servizio presso il Tribunale Ecclesiastico Marchigiano, con sede a Fermo, è stato allontanato dal suo incarico perché vendeva le cause. A smascherarlo, dopo innumerevoli ed inutili segnalazioni, un gruppo di fedeli incappati nella rete. Per ottenere giustizia, hanno dovuto fornire anche prove raccolte con l'aiuto di un investigatore privato sostenendo così spese aggiuntive. Ai tanti spennati dunque, per il momento, non resta che la fiduciosa attesa. Oltretutto, come può un poveraccio combattere contro un avvocato, spesso attivo anche nel foro civile, al quale ha avuto il torto di rivolgersi spesso solo per questioni di coscienza?

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A Singapore legalizzati i rapporti anali eterosessuali.

(Queerway) Il parlamento di Singapore ha appena deciso di "legalizzare" i rapporti anali e orali. Leggendo la notizia c'è da chiedersi perchè mai uno stato dovrebbe entrare con tanta prepotenza nelle camere da letto dei propri cittadini.

La cosa, invece, è tutt'altro che banale: a Singapore erano fino ad ora considerati reato tutti quei rapporti detti "contro natura" cioè non finalizzati alla propcreazione. Ovviamente tali divieti riguardano in maniera diretta le persone omosessuali del paese del Sud-Est Asiatico che dopo aver sperato nella depenalizzazione dell'omosessualità si erano visti infrangere i propri sogni con le dichiarazioni del premier Lee Hsien Loong che aveva dichiarato che l'omosessualità sarebbe stata ancora considerata reato perchè "questo è ciò che pensa la stragrande maggioranza dei cittadini di Singapore".
Il parlamento ha ora deciso di aumentare le discriminazioni per la popolazione omosessuale della città-stato depenalizzando la sodomia ma solo per le persone eterosessuali, rifiutando ancora una volta l'abrogazione dell'articolo 377 che penalizza proprio le persone GLBT che praticano sodomia.

Eredità della colonizzazione britannica la legge prevede pene detentive fino a due anni per gli omosessuali. Di fatto la legge in questione non viene applicata, come aveva già "garantito" il Premier, ma è comunque uno strumento forte di pressione sulla comunità gay.
Anche per questo a ottobre è stata lanciata una campagna per la raccolta di firme che mira a far depenalizzare l'omosessualità e che ha già raccolto migliaia di adesioni.
Durante il dibattito parlamentare Siew Kum Hong ha proposto, proprio grazie alla petizione, una legge che depenalizzi le relazioni gay argomentando che di fatto è una grave discriminazione autorizzare delle pratiche per una sola parte della popolazione.

La pressione del Governo ha però fatto in modo che la proposta venisse rigettata e il primo ministro ha dichiarato ancora una volta che la legge che penalizza l'omosessualità non verrà applicata. In ogni caso ha rifiutato l'abrogazione dell'articolo 377 adducendo ancora una volta come motivazione che una legge deve riflettere "norme e attitudini sociali".
Ancora una volta per gli omosessuali di Singapore viene sancita per legge una forte discriminazione e vengo, oltretutto, invitati ad infrangere il codice con il benestare del Governo!

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Odifreddi: lettera al "Foglio"

Da qualche mese il suo giornale mi onora regolarmente di attacchi ad personam: oltre all’”Odifreddi non ce l’ha solo con i cristiani, il suo digrignar di denti dilaga” di sabato scorso, anche (in ordine temporale inverso) “Un’opera musicale come ultima prova dell’esistenza di Odifreddi” (27 settembre), “Odifreddi, lo scienziato illuminato prêt à porter che vuol zittire tutti i din don dan” (21 settembre), “Una domanda a W: che ci fa il matematico impertinente capolista per lei in Piemonte?” (21 settembre), “Big Bang: per Odifreddi è una teoria che ‘puzza’ di Genesi, cioè di creazione. E’ vero” (31 agosto), “Perché non possiamo non dirci cretini leggendo Odifreddi” (28 marzo), e “Per Odifreddi il compito della scienza è sfottere cristiani ed ebrei” (13 marzo). Spero che mi permetterà, per una volta, di rispondere personalmente e in blocco a tutti questi attacchi, anche per correggere gli errori (colposi o dolosi) in essi contenuti.

Incominciamo dal più recente, la lettera di Giorgio Israel: un “collega” (tra virgolette, perché lui è uno storico e io un matematico, e dunque facciamo mestieri diversi) che sembra essere vittima di una vera e propria ossessione nei miei confronti, visto il numero e il tono degli interventi che mi dedica non solo sulla carta stampata, ma anche in rete.
Non sto a indagare i suoi motivi, che sono più di pertinenza di uno psicologo che di un matematico, ma temo di doverlo deludere per quanto riguarda un mio simmetrico interesse nei suoi confronti. La supposta recensione a un suo libro su von Neumann, da lui citata, era infatti in realtà un indipendente saggio su quell’ottimo matematico e pessimo uomo, che La Rivista dei Libri decise di pubblicare (nel gennaio 1996!) con un riferimento editoriale al suo libro, che io non avevo letto allora, né ho letto in seguito. E il mio articolo su Repubblica (16 ottobre) che l’ha fatto infuriare non era affatto, come ha scritto sul suo blog, scritto “essenzialmente allo scopo di sparare una serie di insulti diffamatori” su di lui: come mostrava chiaramente il richiamo editoriale, era invece un inquadramento storico dell’argomento dello spettacolo di Lucia Poli
al prossimo Festival della Scienza di Genova. Le notizie le ho tratte (non “saccheggiate”, visto che ho doverosamente citato la fonte) da un libro di Israel e Nastasi, e tutto il can can si riferisce a due (!) righe finali, che riporto integralmente: “uno degli autori (Israel), oggi [è] purtroppo passato, in un tragico contrappasso, Corretta”.
Non contento di aver pubblicato la sua lettera non solo su Repubblica (finalmente!), ma anche sul Foglio, Israel rincara la dose sul suo blog, dicendo che io avrei “fatto il finto tonto, rispondendo sul giornale al seguente incredibile modo”: “E’ singolare che Israel mi accusi di pura e semplice aggressione al nemico per un articolo basato su un libro (non solo suo, anche di Pietro Nastasi) di qualche anno fa, sul quale sono completamente d’accordo”.
In realtà, la mia risposta continuava con la seguente frase, che Repubblica ha ritenuto per motivi suoi di dover tagliare: “E’ sulle sue idee di oggi che ho espresso un ‘purtroppo’ nella riga finale, per niente aggressivo: invito comunque i lettori a visitare il sito Informazione Corretta nel quale ziose e violente’, oltre che a valutare i nostri rispettivi stili”.
Passo ora alle varie critiche che Israel mi rivolge in altri due degli articoli citati agli inizi. La prima è che “picchio duro soltanto su due religioni: ebraismo e cristianesimo”, il che dimostrerebbe che “non sono un cuor di leone, ma l’espressione del più comune conformismo”. Ora, in un libro intitolato “Perché non possiamo essere Cristiani (e meno che mai Cattolici)” di cos’altro avrei dovuto parlare, secondo lui, senza andare fuori tema? Il fatto è che Israel teme che la mia avversione per quelle due religioni non si estenda a un’altra delle sue ossessioni: l’islam.
Mi dispiace deluderlo di nuovo, ma se oltre a criticarmi avesse anche letto ciò che scrivo, si sarebbe accorto che già nel mio primo libro, “Il Vangelo secondo la Scienza” (Einaudi, 1999), avevo trattato della religione in generale, e dell’islam in particolare, nello stesso modo in cui ho trattato ora dell’ebraismo e del cristianesimo: a differenza di Israel e altri, io sono contro tutte le religioni, e non solo contro quelle diverse dalla mia. Dubito comunque che, in Italia, essere laici e anticlericali sia espressione di conformismo! Non sarà che il nostro storico, per quanto esimio, non abbia mai sentito parlare di Patti Lateranensi, articolo 7 della Costituzione, ora di religione, otto per mille, finanziamenti alle scuole cattoliche, esenzioni dall’Ici, culti a san Gennaro e Padre Pio, serial televisivi su papi e santi, e via dicendo? Il sospetto è legittimo, visto che nel suo sito egli confessa di “non saper nemmeno cosa voglia dire contrappasso”, rivelando di non aver mai sentito parlare nemmeno della Divina Commedia. Quanto al “cuor di leone”, non so quali meriti abbia Israel per poterne assegnare o rifiutare patenti, ma mi limito a fargli notare che, durante una mia permanenza di studio in Unione Sovietica negli anni Ottanta (per evitare illazioni o fraintendimenti, dico tra parentesi che ho passato molti più anni negli Stati Uniti), sono incappato nel famigerato Articolo 4 contro la “attività antisovietica” e mi sono guadagnato una condanna a 14 anni: in quello stesso periodo lui, come molti altri che oggi fanno mostra del loro anticomunismo (da Bondi a lei, signor direttore) erano invece ancora comunisti o, peggio ancora, socialisti. E qualcosa tutto ciò vorrà pur dire. Un’altra delle critiche di Israel, così come di altri degli articoli citati all’inizio, ha a che fare con la mia attività di divulgatore scientifico. Ora, è naturalmente sempre facile criticare e affermare che si potrebbe fare qualcosa di diverso o di meglio: soprattutto quando non si fa niente al proposito, com’è il caso di tutti questi critici, anonimi e non. Ma è patetico prendersela con una manifestazione come il Festival della Matematica che si è tenuto all’Auditorium di Roma a marzo, chiamandolo “una sagra della porchetta” o “uno spettacolo circense”, solo perché vi hanno partecipato umanisti come Dario Fo o Nicola Piovani. Naturalmente, non sono cosí ingenuo da non capire che ciò che dà fastidio in quei nomi è la loro appartenenza politica. Se comunque Israel o altri collaboratori del Foglio hanno da proporre premi Nobel o premi Oscar italiani di destra che mi sono sfuggiti, me li segnalino: il prossimo anno inviteremo anche loro. Ma non dimentichino nel frattempo che al Festival c’erano altri due premi Nobel scientifici, uno dei quali il famoso John Nash del film “A beautiful mind”, due medaglie Fields e altri matematici del calibro di Andrew Wiles: cioè, il meglio che si può trovare sulla piazza. E infatti, a parte Israel e compari, l’hanno capito tutti: dalle 53.000 persone che hanno affollato l’Auditorium in quei giorni, ai giornali che hanno pubblicato non solo servizi di ogni genere, ma persino le lezioni magistrali di matematici come Alain Connes, Michael Atiyah e Douglas Hofstadter, con un’attenzione per la matematica mai vista prima. A proposito di divulgazione, due degli articoli citati sbandierano una frase (la stessa, in entrambi i casi) tratta da una mia rubrica su Le Scienze dello scorso marzo, come supposto esempio della mia incompetenza matematica o letteraria (o entrambe), chiamando i lettori a testimoni della sua incomprensibilità. Ma se anche tutti dicessero che “non ci hanno capito nulla”, come l’articolista afferma essere stato il caso di un fisico sperimentale un po’ tonto e di qualche suo collega, evidentemente della stessa risma, che cosa dimostrebbe l’esperimento? La frase è tratta da una rubrica specialistica (di matematica) che tengo su una rivista specialistica (di scienze): la maggior parte delle citazioni della rubrica e della rivista farebbero lo stesso effetto su un pubblico non specialistico come quello di un quotidiano, e l’unica conclusione che si può trarre è la prevenuta malafede di certi attacchi, che non potendosi appigliare a niente, si appigliano appunto al nulla.
Non sto a commentare un ultimo problema che sembra assillare i suoi collaboratori, e cioè come sia mai possibile che il sindaco Veltroni mi abbia affidato l’incarico di organizzare il Festival di Matematica, e mi abbia voluto come candidato nelle liste del nuovo Partito democratico: mi limito a ringraziarlo della fiducia accordatami, e ad assicurare a lui, che probabilmente non se ne preoccupa, ma anche a lei e ai suoi collaboratori, che invece ve ne crucciate, che non appena questa fiducia venisse meno, mi ritirerei in buon ordine.
Spero comunque di averle dimostrato che la definizione da lei data ieri della mia attività, come di un “digrignar di denti” e uno “scomporso condursi, e incivile, di un polemista che cerca gloria nell’impiccagione in effigie dei suoi contradditori [?]”, sia stata dettata dalla sua ignoranza dei miei argomenti e dei miei modi. Ma se cosí non fosse, me ne dispiaccio, e la ringrazio cordialmente in ogni caso.

Piergiorgio Odifreddi

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Video sexy, Sun esclude principini.

Rivelato contenuto "spinto" del filmato.

(TgCom) La stampa britannica è scatenata nel tentare di scovare l'identità della personalità della Familia Reale ricattata per il video sexy. Ma, nonostante uno dei due ricattatori, il 30enne socialista ma dallo stile di vita miliardario Ian Strachan, sostenga di avere incontrato i principini William ed Harry, il Sun afferma categoricamente che non si tratta di loro. Intanto è stato rivelato il contenuto "spinto" del filmato.

L'ennesimo scandalo sessuale si è abbattuto su Buckingham Palace. Un membro della famiglia reale britannica, di cui non è stata resa nota l'identità, è stato oggetto di un tentativo di ricatto da parte di due uomini d'affari che sono stati arrestati da Scotland Yard. Secondo il Sunday Times, i due ricattatori avevano chiesto l'equivalente di 75mila euro per non divulgare un video nel quale la vittima era ripresa in un atto sessuale. Il fatto era stato denunciato alla polizia ad agosto.

Uno dei due uomini arrestati sostiene di aver incontrato i principi William ed Harry. Ian Strachan, trent'anni, in attesa del processo al tribunale di Westminster, ha raccontato ai suoi legali di aver conosciuto i due fratelli, rampolli del principe del Galles e Lady Diana, la cugina, Zara Phillips, figlia della principessa Anna e Lord Frederick Windsor. Secondo queste sue affermazioni (tutte peraltro da dimostrare), visto che il Sun esclude che si tratti dei principini, e che si scartano automaticamente persone di sesso femminile, la lista si restringe notevolmente. E la fantasia della stampa scandalistica si scatena.

Strachan, che è conosciuto nei locali trendy di Londra, fa una vita da mondano miliardario, ha un appartamento da nababbo nel quartiere vip di Chelsey e ha come vicini di casa calciatori della Premier League e i maggiori investitori della City.

Secondo alcune indiscrezioni del "Sun", il filmato sarebbe stato registrato da un telefono cellulare e le copie della registrazione sarebbero ben nascoste in una casa della zona di lusso vicino a Buckingham Palace. Le immagini ritrarrebbero dapprima un membro della famiglia reale in un rapporto omosessuale poi lo mostrano porgere alla stessa persona una busta con della cocaina che l'altro avrebbe poi tagliato con una carta di credito di Harrods per poi sniffare entrambi.

Per ora il nome della personalità Reale coinvolta è off limits, assolutamente bandito dalla polizia del Regno. Ma c'è chi teme che venga rivelato a breve da una testata straniera all'estero, dove non è sottoposta allo stesso vincolo di segretezza.

Uno degli avvocati di Strachan, l'italiano Giovanni di Stefano con studio a Roma, nega al "Daily Mail" che il suo assistito abbia telefonato a un membro della Famiglia Reale e che abbia offerto denaro. Invece afferma che Strachan ha chiamato una persona dell'ufficio privato del Reale coinvolto e, al loro primo incontro, questi gli abbia offerto del denaro per primo. Il legale, che ha assistito personalità del calibro di Saddam Hussein, aggiunge che non c'è nessun filmato di un atto sessuale in corso. Ma "ci sono registrazioni sia video che audio di un assistente di un membro della Famiglia Reale che si vantava di aver avuto un rapporto omosessuale con il suo datore di lavoro, ma non so dove questo atto sia stato compiuto".

Secondo il "Mirror", l'uomo d'affari scozzese fu arrestato insieme al 40enne Sean McGuigan, all'Hotel Hilton di Park Lane, a Londra. I due compariranno davanti al giudice il 20 dicembre. Se risulteranno colpevoli, rischiano fino a 14 anni di carcere. Era da oltre 100 anni che un componente della Famiglia Reale britannica non veniva ricattato. L'ultimo caso risale al duca di Clarence, figlio del futuro Edward VII, nel 1981.

Una bevuta da 2.200 euro per Harry
Forse per annegare nell'alcool anche questa brutta avventura, il principe Harry ha trascorso un week end ad alto tasso alcolico. Secondo il domenicale "News Of the world", il terzo in linea di successione al trono in compagnia della fidanzata Chelsy David si sarebbe bevuto 1.567 sterline (2.200 euro) di champagne e vodka di gran marca (Krug e Grey Goose) al night club Amika nell'esclusivo west end londinese. Al turbolento rampollo è stato tuttavia dimezzato il conto (pagato dalle guardie del corpo di Harry) dal proprietario del locale alla moda di Kensington, consapevole della pubblicità involontariamente ottenuta.

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Chi ha rubato il sesso a Tutankhamon?

Sul Sun la rivelazione di una ricercatrice egiziana. Scomparso l'organo genitale maschile dal cadavere mummificato del re-bambino.

(Simona Marchetti - Il Corriere della Sera) Chi ha rubato i "gioielli" di Tutankhamon? La domanda campeggia maliziosa sul Sune i "gioielli" di cui si parla non sarebbero (solo) quelli in oro e pietre preziose. Stando all’articolo del tabloid, infatti, anche l’organo genitale maschile sarebbe misteriosamente scomparso dal cadavere mummificato del famoso faraone. Non solo. I tombaroli avrebbero pure tagliato lo sterno del re per prelevare una preziosa collana che era appiccicata alla cassa toracica.

RAGGI X - La sconvolgente scoperta sarebbe opera della professoressa Salima Ikram dell’Università del Cairo, la stessa che ha rivelato le vere circostanze della morte di Tutankhamon, che non venne ammazzato, come si credeva, bensì rimase vittima di un banale incidente con il cocchio reale, lanciato a tutta velocità nel deserto, durante una battuta di caccia. Nella caduta, il re si sarebbe fratturato una gamba e la setticemia sopravvenuta gli sarebbe stata fatale. Come già fatto per accertare le cause della morte del faraone, anche per scoprire la scomparsa del suo organo maschile la studiosa si è affidata alle analisi ai raggi X. Analizzando, infatti, i referti degli esami compiuti sul corpo di Tutankhamon nel 1926 e confrontandoli con quelli eseguiti nel 1968, la professoressa Ikram si è accorta della scomparsa del "faraonico pene".

TRA STORIA E MITO - «Tutankhamon è stato mummificato con il suo membro – ha raccontato – e questo si vedeva. È stato davvero un furto di pessimo gusto e credo si sia verificato durante la Seconda Guerra Mondiale». In quel periodo, la tomba del re-bambino era mal vigilata ed è, quindi, probabile che la gente del posto ne abbia approfittato per rubare i "gioielli" del faraone. Ma le teorie in proposito si sprecano. Secondo altri esperti, infatti, il pene di Tutankhamon potrebbe essere stato ridotto in polvere per fare una pozione magica che favorisse la fertilità, mentre un’altra possibile ricostruzione del furto indicherebbe nei soldati inglesi i responsabili del raid criminale, compiuto durante i combattimenti contro le truppe naziste in quella zona del Nord Africa. La bara d’oro pesante quasi 110 chilogrammi nel quale era contenuto il corpo mummificato di Tutankhamon venne scoperta dall’archeologo inglese Howard Carter nel 1922, all’interno di un sarcofago di pietra. I risultati delle scoperte della Ikram verranno resi noti nella trasmissione televisiva «Tutankhamon: Secrets of the Boy King», in onda il 30 ottobre su Five Tv.

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Intervista a Paolo Poli / “Il matrimonio omosessuale è una cosa da burocrati”.

Paolo Poli, con la commedia da lui scritta e diretta “Sei brillanti” porta in scena un quadro satirico del secolo scorso tramite la “cronistoria” di sei celebri giornaliste della stampa nazionale.

(Dimitri Buffa - L'Opinione) I matrimoni degli omosessuali? "Roba da burocrati, se mi dovevo sposare non valeva la pena di essere gay". Viva la faccia della sincerità, e viva un maestro di arte e vita come Paolo Poli che si confessa un po' a ruota libera con il nostro giornale. Un consiglio: non perdetevi il suo spettacolo romano alla Sala Umberto. Ancora fino al 4 novembre fate a tempo per comprarvi i biglietti.


Negli ultimi tuoi due spettacoli fai meno satira e più letteratura. Come mai? E' la politica italiana ad averti nauseato?
Beh quella ormai ha nauseato tutti da un pezzo. Però voglio farti notare che io nei miei spettacoli ho sempre prediletto il lato letterario, perchè la poesia, come anche la prosa, fanno parte della mia vita e della mia cultura. D'altronde la letteratura contiene già la politica."

Vedi mai la televisione? Che te ne pare dei suoi programmi?
A dire il vero io a casa il televisore non ce l'ho. Sono gli altri che me la raccontano. E spesso mi dicono: beato te che non ce l'hai la televisione perchè non se ne può più di questi politici che blaterano tra di loro. Quello che ti posso dire è che invece della falce e il martello si vede ricicciare il binomio libro e moschetto. Almeno questa è la mia impressione.Anche perchè si producono le armi perchè i negri si sparino tra di loro.

Sei uno di quelli che crede che l'arte debba essere rivoluzionaria a tutti costi?
Quando mai, con il teatro e con il cinema la rivoluzione non si è mai fatta. Io sono convinto che Brecht fece benissimo ad andarsene in America, contro la forza la ragion non vale. Per fare finire una guerra spesso ce ne vuole un'altra.

Perchè raccontare lo scorso secolo proprio attraverso sei giornaliste come nel tuo ultimo spettacolo?
Perchè no? Forse ne volevi sette come i nani? A me ne andavano bene sei. Perchè l'ora è di sessanta minuti e io ho fatto sei brevi interventi di dieci minuti l'uno. E io sono molto amante del metro perchè fu inventato e deciso durante la rivoluzione francese, che io bacio la terra dove essa avvenne.

Perchè?
Perchè a noi in Italia ci avrebbe fatto tanto bene averne avuta una ma finora non è mai successo .. non ci siamo mai arrivati e mai ci arriveremo perchè essendo l'Italia il regno del Papa, rimaniamo bene così…

E cosa raffigurano queste sei giornaliste? La storia dell'ultimo secolo appena trascorso?
In realtà non di storia trattasi ma di realtà, di cronaca. Descrivono le disperazioni. La prima parla delle truculenze dell'inizio del secolo. L'amante di Carducci ha scritto un libro sulla droga, che è una signora come un serpente… vieni cara quanti anni hai, dodici e la mia sorellina otto, benissimo venite a trovarmi a Londra… uhh che strana polverina… si chiama cocaina, poi arriva il gatto che volle la puntura di morfina, allora non c'era il Minculpop e si poteva dire ciò che si voleva…e poi l'altra giornalista, la signora Mura, che è lo pseudonimo di una che si chiamava con un nome molto più banale, ha scritto un libro che si chiamava "Perfidie", raccontando degli amori lesbici. Mette una specie di punizione già nel titolo. Non lo chiama meraviglie o allegrie. Come i personaggi di Carolina Invernizio che raccontano sì il peccato, ma con travaglio e pentimento.. con le prostitute che dicono: "Ah quello sciagurato mestiere che facciamo", senza invitare il lettore ai piaceri della prostituzione… dopo ho preso la cronista Paola Masino, una giornalista che fece nel 1929 un gran rumore sulla rivista di Zavattini, "Omnibus", pubblicando un quadretto dialogato sulla fame in cui c'è un padre che sgozza i suoi figlioli perchè non ha nulla da dar loro da mangiare, e fu proibito dal regime di Mussolini nel 1938 quando fu pubblicato sul giornale "Le grandi firme". E già all'epoca lettere di insulti.. a quei tempi si andava in galera per accattonaggio perchè ufficialmente i mendicanti non esistevano…

Gli antesignani del sindaco di Firenze?
Si e di quelli leghisti del Nord Italia. E poi in Italia non si parlava di pederastia, l'omosessualità non esisteva…

Come nell'Iran di Ahmadinejad?
Sì appunto, si diceva, ma no, queste sono robe degli inglesi.

A proposito di omosessualità, ho letto tue interviste a riviste gay come "Babilonia" in cui ti dichiari contrario ai pacs e poco entusiasta dei gay pride. Sarai mica un conservatore?
Per forza, appartengo alla prima metà del secolo passato, anche Balzac e Tolstoj erano conservatori. Te, ti piace il matrimonio? Sei sposato? No? E allora? Il matrimonio è orrendo per me. Uno diventa omosessuale per trasgredire mica per sposarsi. Sì ci sono le convivenze, le amicizie, i modus vivendi, ma vaffanculo a tutta questa burocrazia. Se mi volevo sposare, mi trovavo anche io una brava ragazza, che certo non mi mancavano. Non adoro la politicizzazione del movimento gay, è troppo ideologica.

Insomma non bisogna prendersi troppo sul serio?
Ma sì anche io nelle interviste parlo spesso a vanvera e i giornalisti ci mettono del loro per farmi dire le cose che vogliono. Ma a me sta bene così. Mi ci vedi a fare l'opinionista a "Porta a porta"? Il mio lavoro è quello che fò nel teatro. Basta. E' che oggi chiedono a Cicciolina un parere serio sulla politica, mentre da Andreotti pretendono la barzelletta."

E tu che sei una memoria storica del teatro italiano, come ricordi i tempi di Paolo Stoppa, Rina Morelli e Enzo Ricci?
Come un'epoca di professionisti veri, gente che provava continuamente le parti, che aveva una memoria prodigiosa, come la mia d'altronde.. le compagnie erano capocomicali, due, tre bravi attori, e tanti giovani che crescevano dietro di loro, poi c'erano i caratteristi...che sostenevano anche il cinema di regime…

E i registi?
I nostri cineasti avevano capito che la forza del cinema americano non era solo nel creare il divismo ma anche nei caratteristi. La forza di Biancaneve erano i sette nani.

Tu cinema non ne hai fatto molto?
In gioventù, per sopravvivere negli anni '50. Era della robetta, ho fatto i fumetti…ho fatto di tutto… anche delle cose che non posso dire alle famiglie. Ho persino insegnato a scuola per un paio di anni.Questo adesso lo posso dire, tanto oggi la figura dell'insegnante ha perso la sua sacralità da libro Cuore.

Perchè il cinema americano aveva tutto quel successo?
Perchè vendeva alla gente i miti. E infatti Chaplin e la Garbo hanno venduto al pubblico americano la propria aristocrazia. Lascia stare che interpretavano ruoli popolari, la Garbo veniva da Ibsen, Chaplin quando mangiava la scarpa lo faceva su quattro punti come se si fosse

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La rivoluzione del digitale terrestre.

(al.fa - La Nuova Sardegna) Dalle antenne sul promontorio di Sa Sea verranno presto irradiate le trasmissioni in digitale terrestre e per fine anno potrebbe anche arrivare una svolta nei collegamenti veloci con internet. Sembra infatti che gli ultimi mesi del 2007 regaleranno anche agli abitanti della antica vallata del Temo le tecnologie del terzo millennio. Bosa infatti è stata spesso dimenticata sul fronte della cosiddetta rivoluzione digitale, malgrado le migliaia di residenti nei mesi invernali, le decine di migliaia in quelli estivi ed il crescente numero di imprese economiche e turistiche. Si inizia quindi con lo sbarco del sistema digitale terrestre. Dal 15 novembre infatti il segnale analogico dovrebbe iniziare a cedere definitivamente il passo al più moderno sistema numerico binario. Dai televisori non dotati di decoder terrestre dovrebbero quindi scomparire definitivamente Rai 2 e Rete 4, che non viaggeranno più nell’etere con l’obsoleto analogico. Novità in arrivo, per il momento annunciate a mezza voce, anche sul fronte della banda larga di Internet. L’Adsl via terra potrebbe fare capolino prima della fine dell’anno. L’ampiezza della banda sarà di 2 mega, con centraline riciclate da altre cittadine in cui invece il potenziamento degli impianti si avvia verso i più moderni sette mega. Comunque un passo avanti rispetto al lentissimo doppino della linea terrestre ancora oggi imposto agli utenti. La speranza è che questo sistema possa raggiungere a breve anche gli altri paesi della Planargia e del Montiferru.(28 ottobre 2007)Torna indietro

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Parla Owen Wilson.

L'attore concede la sua prima intervista dopo il tentato suicidio

(Mtv) Owen Wilson è tornato davanti a una cinepresa per concedere un'intervista. Si tratta di un evento particolare, essenzialmente per due ragioni: intanto è la prima volta che parla in pubblico dopo il tentato suicidio; inoltre l'intervistatore è un suo amico di lunga data, il regista Wes Anderson.

I fatti sono noti: qualche tempo fa, per ragioni poco chiare Owen Wilson ha tentato il suicidio. L'ipotesi più accreditata è che dietro al gesto ci fosse una delusione d'amore. Sia come sia, in questo momento l'attore si sta godendo una vacanza ristoratrice.

In occasione del Festival di Venezia 2007 (dove ha presentato "The Darjeeling Limited"), Wes Anderson ha dovuto affrontare l'argomento. È stato però molto discreto: ha rassicurato tutti sulle condizioni di salute dell'amico e ha aggiunto che "quando sarà pronto per parlarne lo farà, e saprà farlo meglio di chiunque altro: con le parole è sempre stato molto bravo".

Finalmente è arrivato il momento: settimana scorsa era girata la notizia che la chiacchierata Anderson/Wilson sarebbe stata messa online (la trovate cliccando sotto). Ebbene: in realtà Owen Wilson ha abilmente glissato sull'argomento e l'amico non ha certo forzato la mano. Sostanzialmente è finita che hanno parlato di cinema.
Però Wilson è apparso molto rilassato e a suo agio. È un buon segno.

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Presentazione "49 goal spettacolari" a Torino.

Anche attraverso le rappresentazioni culturali passa la possibilità di superare pregiudizi e stereotipi nei confronti dei diversi modelli di riferimento. Agli/alle adolescenti manca quasi completamente la possibilità di conoscere la condizione dei/delle coetanei/e gay e lesbiche e a quell* che sentono dentro di sé un orientamento omosessuale è negata spesso la possibilità di riconoscersi in personaggi letterari.
Questo romanzo, facente parte di una collana della Playground di racconti ambientati all’interno delle scuole, è però il primo che non traduce testi statunitensi ma è scritto da un giovane autore italiano ed è contestualizzato nel nostro paese.
Proprio per questo può essere considerato in qualche modo anche un utile strumento didattico.
Chi volesse saperne di più è invitat* alla presentazione che si terrà alla Fnac Torino Centro – via Roma 56; martedì 30 ottobre, alle ore 18 Il circolo culturale glbt Maurice, in collaborazione con la Fnac, organizza un incontro di presentazione dello spazio “La stanza viola”.
“49 goal spettacolari”, di Davide Martini, Edizioni Playground Lorenzo, diciassettenne, fa i conti con la difficoltà di crescere e di riconoscere i propri desideri, attraverso relazioni che lo aiutano a capire se stesso, gli altri, la difficoltà ed il piacere di praticare una “educazione sentimentale” senza regole prefissate. Ne discuteranno insieme all’autore Andrea De Marchi e Gigi Malaroda.

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La missione impossibile della tv. Cercare la qualità senza rischiare.

Italo Moscati è tra i relatori dell’incontro di domani organizzato dal Corecom.

(Paolo di Vincenzo - Il centro) Italo Moscati è un grande esperto di televisione e di cinema, insegna Storia dei media all’università di Teramo ed è autore di programmi tv, oltre ad aver sceneggiato alcuni importanti film come «Portiere di notte» di Liliana Cavani.
Moscati è tra i relatori del convegno «Tv locali e territorio - Un feedback per lo sviluppo», organizzato dal Comitato regionale per le comunicazioni d’Abruzzo, che si aprirà domani, martedì 30 ottobre alle 10, nell’auditorium Petruzzi di Pescara (si veda la scheda dettagliata con il programma in basso).
L’autore e docente universitario ha rilasciato al Centro l’intervista che segue.
Il suo intervento al convegno organizzato dal Corecom Abruzzo si intitola «Qualità tv, un tema astratto?», e quel punto di domanda è tutto un programma. Ma si può fare la tv di qualità?
«Non c’è dubbio che c’è poca voglia di rischiare. La tv corre il rischio che il cinema ha corso e perduto negli anni scorsi. Quando si trovava un filone di successo e lo si faceva arrivare all’esaurimento per sfinimento (anche la commedia all’italiana ha subito questo processo). La tv, per esempio, usa molto la fiction, come fossero i vecchi sceneggiati. Va benissimo allora realizzare “Guerra e pace”, ma forse servirebbe qualcosa di più vicino ai tempi. All’opposto, ormai, nel ron ron che ci prende quando siamo davanti alla tv sono finiti i diverbi, gli scontri, i conduttori che vogliono scandalizzare a ogni costo, i personaggi che vengono affittati per aprire degli inutili diverbi su elementi inconsistenti. Anche nel cinema c’erano film con temi semplici, ma dietro di loro non c’era questo sbadiglio, c’era qualcosa che, a distanza di anni, li rende curiosi, interessanti. Adesso noi guardiamo la tv in bianco e nero come fosse pedagogica, ma all’epoca prendeva critiche feroci, da Pasolini in poi. Mi ricordo, tra gli altri, spettacoli che ora sono di culto, Studio 1, i programmi del Quartetto Cetra, che all’epoca venivano considerate delle sciocchezze».
Cosa accadrà nella tv del futuro?
«Non lo sappiamo. Ma oggi scontenta sempre di più. Nella moltiplicazione dei canali non sappiamo se è il mezzo nel suo complesso a perdere colpi o sono i singoli canali né quali di questi. La guerra degli ascolti premia una volta la Rai, quasi sempre, e una volta Mediaset».
Ma cos’è la qualità in tv?
«Nessuno lo sa più e lo vorrei sapere anch’io. Io potrei dire la qualità è uno spettacolo di Strehler, di Ronconi, un concerto di Karajan. Ma in tv la qualità non è garantita dalla trasmissione che è sgarbata, brutale, sbrigativa. Quella qualità viene sciupata. La qualità del cinema appartiene al singolo film, ma la tv sta tra l’informazione e il commento. La Bbc, anni fa, decise di fare un intervento di fiction storica e inventò la situazione in cui un cronista, con strumenti di oggi (microfono e telecamera), entrava in una battaglia tra scozzesi e inglesi. Si potrebbe riportare in Italia? La qualità è come usiamo la tv. C’è bisogno di formule innovative e lasciar cadere quelle che sono troppo ripetitive. Prendiamo il reality: io non ho pregiudizi, in fondo è un’idea che si rifà un po’ a quello che diceva Zavattini: “Prendete una persona, fatela camminare, mettetele una cinepresa dietro e vedrete che lì c’è una storia”. Il problema è che una volta trovato un filone buono poi lo si ripete all’infinito e si rischia di sfinire il telespettatore».
A cosa sta lavorando in questi giorni?
«Ho appena finito “Tv posto di polizia”, è un progamma sul racconto di tutti gli investigatori che sono apparsi nella fiction con il commento degli investigatori veri. Si comincia all’inizio della tv, da Maigret, e si arriva a “Distretto di polizia”. Inoltre, ne sto preparando un altro sulle donne».
Lei ha sceneggiato un film che è entrato nella storia del cinema: «Il portiere di notte» di Liliana Cavani. Che esperienza è stata?
«Sbalorditiva. Il soggetto che aveva scritto Liliana era interessante, dirompente, portava delle problematiche molto nuove, forse ardite per i primi anni Settanta. Man mano che lavoravamo a questa cosa eravamo convinti di aver realizzato un progetto che poteva sollevare discussioni anche pesanti. Che poi ci sono state. E’, come si dice oggi, diventato un cult, ma noi non ce lo aspettavamo».
Gli autori delle sceneggiature sono alquanto bistrattati in Italia, non trova?
«Il nostro sistema è fondato sul regista. Nei film degli anni Cinquanta e Sessanta, per esempio, si trovano molti sceneggiatori. Era un cinema basato sulla collaborazione tra autori, poi il regista girava cosa decideva lui. A poco a poco, dalla Francia è arrivata la politica degli autori ed è arrivata la dicitura film scritto e diretto da... In questo sistema un grande autore come il pescarese Ennio Flaiano ha patito moltissimo. Fellini senza Flaiano probabilmente non avrebbe fatto i film meravigliosi che ha firmato, ma il sistema italiano è quello che è. Pensi che di molti sceneggiatori non esiste alcun tipo di registrazioni, perché nessun giornalista li andava a intervistare. Non abbiamo più le loro voci. Io ricordo proprio a Pescara, durante un premio Flaiano, una invettiva di Tonino Guerra a proposito del fatto che gli sceneggiatori non parlano e non vengono ascoltati. “Io non voglio prendere il posto del regista”, diceva Tonino Guerra, “ma ascoltateci”. Il nostro cinema, oggi, ha pochi sceneggiatori, pochissimi soggettisti e una quantità incredibile di registi. A differenza di ciò che accade negli Stati Uniti. Penso che il regista abbia il diritto di intervenire sulla sceneggiatura ma è questa che sta alla base del film».
Lei ha conosciuto Flaiano, che ricordo ne ha?
«Di una persona unica nel suo genere. La cultura di quei personaggi era tale che ogni uscita non era la rissa, come oggi, ma la battuta, la frase scanzonata. Erano personaggi che non ci sono più, che erano meditativi ma stringenti, guizzanti di pensiero. Mancano molto, oggi, queste menti, queste penne».

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Roma Jazz Festival, all'Auditorium.

Roma Jazz Festival(06 blog) Dal 4 al 14 novembre presso il Auditorium Parco della Musica avrà luogo la 31esima edizione del Roma Jazz Festival che quest’anno avrà come protagonista il sassofono, quell’affascinante e duttile strumento a fiato che ha reso sempre più popolare, anche tra i non addetti ai lavori, la musica jazz.

Le giornate del festival saranno dedicate ai grandi maestri e ai giovani talenti la cui arte è sempre stata legata al sax. Avremo modo di ascoltare i migliori musicicisti della scena jazz internazionale di questi ultimi cinquant’anni. Ecco il calendario del festival.

Su Listicket potete comprare i biglietti online che costano dai 10 ai 20 euro a seconda dell’artista. Per le informazioni cliccate qui.

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Il Papa sull'aborto: "Anche i farmacisti hanno diritto all'obiezione di coscienza".

(La Repubblica) L'obiezione di coscienza dei farmacisti è un "diritto riconosciuto" quando si tratti di fornire medicine "che abbiano scopi chiaramente immorali, come per esempio l'aborto e l'eutanasia". Benedetto XVI nel discorso rivolto oggi alla Federazione internazionale dei farmacisti cattolici, non pronuncia il nome della pillola abortiva, ma il riferimento sembra esplicito.

"L'obiezione di coscienza - ha detto il pontefice - è un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione permettendovi di non collaborare direttamente o indirettamente alla fornitura di prodotti che hanno per scopo le scelte chiaramente immorali, come per esempio l'aborto e l'eutanasia".

All'inzio dell'anno, era stato l'udienza concessa ai vertici delle amministrazioni locali del Lazio, a dare l'occasione a Benedetto XVI di ribadire il proprio veto verso la pillola RU486. Alla vigilia di due manifestazionipromosse per difendere la legge sull'aborto e i Pacs, il pontefice ammonì che bisogna "evitare di introdurre farmaci che nascondano in qualche modo la gravità dell'aborto come scelta contro la vita".

Ai farmacisti cattolici, Benedetto XVI ha ribadito che "non è possibile anestetizzare le coscienze sugli effetti di molecole che hanno lo scopo di evitare l'annidamento di un embrione o di cancellare la vita di una persona. Il farmacista, importante intermediario tra i medici e i pazienti, deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, perchè ogni essere sia protetto dalla concepimento fino alla morte naturale".

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Il profumo Tom Ford For Men.

(Menchic) Il profumo Tom Ford For Men è la prima fragranza lanciata dallo stilista. Tom Ford interpreta la virilità e miscela gli ingredienti con effetti lussuosi. Tom Ford For Men è originale e distintivo nella sua combinazione di ingredienti. Inaspettati ingredienti floreali, fiori d’arancio della Tunisia che dona al profumo una fragranza decisamente sensuale. Poi l’infuso di pepe nero e foglie di tabacco invocano un’intensità distintiva. Unicamente per Tom Ford For Men, dove è presente il fiore di pompelmo del Marocco che fiorisce solo 3 settimane all’anno ed è raccolto a mano e distillato subito. Profumo ricco di note esotiche in un giusto accordo tra ambra, legno di cedro, patchouli della Virginia, brumato vetiver e muschio di quercia. Infine il cuoio e una resina Orientale producono un caldo sentore sulla pelle. Infine cypriol è una radice dell’India che emette pura sensualità animalesca e fa di Tom Ford For men una fragranza sexy. Il profumo sarà in vendita da novembre. Costo: 74 euro.

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Albertazzi inaugura la stagione del Teatro Sanzio.

Albertazzi inaugura la stagione del Teatro Sanzio Domani, martedì 30 e mercoledì 31 ottobre sarà un incontro inedito tra Giorgio Albertazzi e Antonio Latella, che mette in scena uno dei più famosi romanzi d’avventura della letteratura americana, Moby Dick di Herman Melville, ad inaugurare la stagione di prosa del Teatro Sanzio di Urbino.

Domani, martedì 30 e mercoledì 31 ottobre sarà un incontro inedito tra Giorgio Albertazzi e Antonio Latella che mette in scena una riduzione teatrale di uno dei più famosi romanzi d’avventura della letteratura americana, Moby Dick di Herman Melville, ad inaugurare la stagione di prosa del Teatro Samzio di Urbino, realizzata dalla Città di Urbino / Assessorato Cultura e Turismo, dall’Amat, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Marche e dedicata a Giancarlo De Carlo, architetto che curò il recupero del teatro di cui ricorre nel 2007 il 25° anniversario.

Lo spettacolo – uno dei più attesi di questa stagione – propone una versione corale dell’opera che vede insieme il grande mattatore e la numerosa e affiatata compagnia d’attori del regista campano, divenuto in pochi anni tra i più apprezzati della scena italiana ed europea. A rendere ancora più esclusiva l’inaugurazione della stagione, sarà la presenza di Piero Dorfles, giornalista, critico letterario, co-direttore insieme a Neri Marcorè del programma televisivo “Per un pugno di libri” e responsabile dei servizi culturali del Giornale Radio Rai, che prima dell’inizio della rappresentazione del 30 ottobre curerà – nel foyer del teatro - un’introduzione letteraria al testo.

Scrive Antonio Latella nelle note di regia: “Un canto, una danza con la morte, un vertiginoso giro di valzer, tra la vita e la morte… Non si possono affrontare le filosofiche parole di Melville senza la partecipazione al viaggio di un grande attore che da tempo naviga nei porti del mondo,sui palchi di tutti i teatri, un uomo che non ha più bisogno di recitare le parole, poiché è nel suo essere che c'è la parola ,nel biancore dei suoi capelli c'è il bianco accecante di qualcosa che forse non è mai esistito, come la Balena Bianca. "Era la bianchezza della balena che sopra ogni cosa mi attirava. Ma come posso sperare di spiegarmi qui? Eppure in qualche modo oscuro e approssimativo devo spiegarmi altrimenti tutti questi capitoli potrebbe riuscire in nulla." dice Ismaele. "Perchè quel viaggio era qualcosa di più”.
Quel viaggio, quel qualcosa di più lo si può forse percepire nella voce di un capitano come Giorgio Albertazzi, più che in una vana concettualizzazione di una idea registica: è tempo per i miei marinai e per me di avere una nuova voce da ascoltare, per poter proseguire il viaggio che da tempo abbiamo cominciato, alla ricerca di una via da seguire, o di una risposta al perchè tutte le sere continuare ad issare l'ancora del teatro.”

Per informazioni, prenotazioni e vendita biglietti (da 10,00 a 20,00 euro):
biglietteria Teatro Sanzio tel. 0722 2281, aperta sabato 27 ottobre dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 18 alle ore 20 e lunedì 29 ottobre dalle dalle roe 17 alle ore 21.
La vendita proseguigrà nei giorni di rappresentazione dalle ore 17 ad inizio spettacolo (ore 21).

Dopo Urbino, Moby Dick con Giorgio Albertazzi saràin scena al Teatro dell’Aquila di Fermo il 2 e 3 novembre (informazioni al n. 071 2072439 ).

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La Chiesa sfratta: "Danno i palazzi solo ai ricchi".

Un comitato di inquilini si appella a Bagnasco: «Perchè privilegiate i mercanti del tempio?».

(Giacomo Galeazzi e Filippo Di Giacomo - La Stampa) Un tempo, erano case per poveri, per preti e per suore dedite ad opere di bene ed al servizio della Chiesa. Poi, complice il boom del mattone, il virus della speculazione è penetrato anche dentro corpi che ne dovrebbero essere immuni. Si tratta dei circa 2000 enti ecclesiastici che, nel centro di Roma, posseggono un quarto dell'intero patrimonio immobiliare cittadino. Un orizzonte entro il quale il Vaticano, con lo Ior e l'Apsa, non è certamente in primo piano. La maggioranza degli enti ecclesiastici infatti è riconducibile a confraternite, nelle quali la presenza della Chiesa è quasi sempre limitata ad una generica «assistenza spirituale» da parte di un sacerdote, e ad istituti religiosi. Enti ecclesiastici ai quali, spesso, i beni sono stati donati con il vincolo dell'uso caritatevole: un fine che, con il trascorrere del tempo, la Chiesa non riesce più a verificare. Un ruolo di cui nell'attuale situazione sociale, farebbe bene invece a riappropriarsi per almeno due buoni motivi. Il qualificativo «ecclesiastico» comporta la riduzione del 50% dell'imposta sul reddito fondiario derivante dall'affitto di immobili, e la massimizzazione dei profitti a Roma, si tradurrà in una raffica di sfratti esecutivi, a partire dal prossimo 31 ottobre.

I più colpiti sono gli inquilini più poveri. A Monsignor Bagnasco, che «come presidente della Cei esercita un controllo diretto sugli enti ecclesiastici ed ha sicuro ascolto ai vertici del Vaticano», il comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico chiede un intervento o almeno una risposta a questa domanda: «Dietro questa frenesia speculativa ci sono persone più bisognose a cui dare le nostre case, oppure i mercanti sono di nuovo nel tempio?». Una domanda impegnativa, meritevole di risposta, visto che nella sola Roma gli enti ecclesiastici nel loro insieme costituiscono un player determinante per qualsiasi politica abitativa, oltre che per l'evoluzione del mercato stesso. Una risposta dovuta e coerente con l'invito che il leader dei vescovi ha indirizzato ai cattolici del nostro Paese esortandoli ad uno «slancio collettivo per risolvere l'emergenza abitativa». Nel 2006 a Roma sono stati emessi 5.869 sfratti, di cui 3.528 per morosità. Vale a dire uno sfratto ogni 60 abitazioni in affitto, una crescita annua del 10%. Nel resto d'Italia le cose non sono diverse 3.072 a Napoli, 2.510 a Milano, 1.885 a Torino.

Finora, le autorità politiche sono ricorse a decreti blocca sfratti, talmente reiterati da provocare un richiamo dall'Unione Europea. Il 15 ottobre è scaduta l'ultima sospensione delle esecuzioni e la situazione è diventata esplosiva. Solo nella capitale sono duemila le famiglie a rischio immediato, quattromila in tutta Italia. Per legge l'esecuzione degli sfratti è stata sospesa fino al 14 ottobre 2007 nei capoluoghi di provincia. A beneficiarne sono stati i nuclei familiari non morosi, con un reddito annuo non superiore a 27 mila euro ed in cui siano presenti figli a carico, o "over 65", o malati terminali, o disabili oltre il 66%. Il blocco degli sfratti ha una durata diversa secondo il proprietario dell'appartamento: per tutti vale la data del 14 ottobre 2007, ma se si vive in una casa pubblica o di proprietà di casse professionali e previdenziali, compagnie di assicurazione o istituti bancari, allora la sospensione dura sino ad agosto 2008.

In realtà, il decreto legge iniziale, il 261 del 2006, fa rientrare tra i grandi proprietari anche i «soggetti fisici o giuridici detentori di oltre 100 unità immobiliari ad uso abitativo». In pratica, a Roma, tutti i «palazzinari», il Vaticano e gli enti ecclesiastici. Arrivato in aula, il decreto non è stato convertito, con la maggioranza sconfitta con 147 voti contro 151, per una questione pregiudiziale di costituzionalità posta dall'opposizione. Nella legge poi approvata è scomparsa ogni limitazione riferibile agli enti ecclesiastici. L'ennesimo decreto blocca sfratti redatto dall'ultimo Consiglio dei ministri è solo un disegno di legge che non verrà approvato prima di marzo. Quindi adesso sono proprio gli inquilini di questi enti, i più esposti al rischio sfratto di questi giorni.

Tra i colpiti, spiega il consigliere comunale Mario Staderini, ci sono persino dipendenti in pensione, figli e vedove di cittadini vaticani: «Nello Stato del Papa, la cittadinanza non segue il diritto di famiglia, lo "jus coniugii" e lo "jus filii", ma è concessa a discrezione del pontefice». «Dal 1990 ad oggi, mentre scomparivano gli investimenti pubblici in edilizia popolare, lo Stato ha dato alla Cei, tramite l’8 per mille, 1272 milioni di euro da destinare alla costruzione di nuove chiese - aggiunge l'esponente radicale -. Serve un censimento immobiliare. Tutti i partiti, anche a sinistra, appaiono su questo distratti. Accade lo stesso quando si tratta di votare l’eliminazione di ingiuste agevolazioni fiscali, come quella sull’Ici o l’esclusione del Vaticano dal decreto blocca-sfratti».

Scrivono, nella loro lettera a monsignor Bagnasco, gli aderenti al comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico: «Le chiediamo una speranza nell'incubo di finire in mezzo alla strada, espulsi dai contesti sociali in cui abbiamo vissuto per decenni. Al di là delle questioni legali, ci chiediamo il perché di questo calvario. Siamo stati dei bravi inquilini: abbiamo sempre pagato l'affitto e avuto cura dell'appartamento, nessuno sfratto è per morosità bensì per finita locazione. Se, come spesso accadeva, non avevamo bagno né riscaldamento, i lavori erano a nostre spese. Eppure veniamo sbattuti fuori».

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Una dichiarazione del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato del Vaticano, giovedì scorso:

«Le difficoltà delle famiglie di arrivare alla fine del mese sono reali. Mi auguro che le promesse del Governo vengano mantenute. Il problema è quello delle risorse limitate, noi chiediamo che siano impiegate a favore della famiglia, dei figli, della solidarietà».

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