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venerdì 19 ottobre 2007

"Desperate Housewives", i segreti della coppia gay.

(Televisionando) Come avevamo anticipato, a Wisteria Lane arriverà una coppia di gay, che farà inorridire i vicini non tanto per i loro gusti sessuali, quanto per il loro cattivo gusto in fatto di arte. La nuova coppia, tali Bob e Lee interpretati da Tuc Watkins e Kevin Rahm, verrà presentata (in America, sulla ABC) domenica prossima, e pare che già dalla loro prima apparizione avranno qualche ‘problemino’ con Susan.

“Susan tenterà disperatamente di essere carina, ma come al solito dirà qualcosa di ’sconveniente’ che li farà arrabbiare”, ha spiegato il creatore della serie, Marc Cherry “Lei e Lee diventeranno nemici all’istante”. Ma i veri problemi comincieranno quando i due piazzeranno una orrenda scultura a forma di fontana sul giardino di casa: “Tutti concordano nel dire che la fontana sia la cosa peggiore che abbiano mai visto, ma metà dei residenti di Wisteria Lane daranno voce ai loro pensieri, l’altra metà sarà concorde nell’affermare che i due hanno tutto il diritto di metterla dove gli pare. Da qui nascerà la lotta di potere tra Lynette [Felicity Huffman] e Kather­ine [Dana Delany], che concorreranno alla presidenza dell’associazione dei proprietari di case“. Bob e Lee abiteranno tra Susan e Gaby, nella casa che fu degli Applewhite: “Sono scappati dalla grande città su insistenza di Bob che ama le zone residenziali e la periferia. Lee invece odia tutto questo”, spiega Watkins. Per coltivare rapporti di buon vicinato, Bob aprirà la nuova casa ad un party di Halloween, invitando non solo Wisteria Lane ma anche i vecchi amici, ma la mescolanza tra le due realtà si rivelerà “tossica”. Ovviamente, Bob e Lee avranno i loro segreti (pare che uno dei due in passato sia stato coinvolto in un giro di pornografia, ndr): “E’ Desperate Housewives, spiega Rahm, non puoi far parte dello show se non hai qualcosa da nascondere! Ma Bob e Lee si faranno i fatti degli altri, e per proteggere la loro fontana scopriranno addirittura il grande segreto di Katherine e lo useranno per ricattarla!”

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Le 50 date chiave della storia dell'umanità secondo il Times.

(Peace reporter) Lo storico britannico Richard Overy ha selezionato per la nuova edizione della "Complete history of the world" del Times le 50 date più significative della storia dell'umanità, a partire dall'invenzione di ruota e aratro (3500 a.C. circa) fino alla caduta dei regimi comunisti (1989-90). La scelta ha ovviamente subito suscitato critiche dagli altri storici, principalmente per la prevalenza degli eventi avvenuti nel XX secolo, che sono ben nove, tra cui la teoria della relatività di Einstein (1905), le due guerre mondiali (1917 e 1945) e la fondazione della Cina comunista (1949), mentre ad esempio per l'intero periodo prima della nascita di Cristo ne sono state indicate solo tredici, dall'invenzione della scrittura (3000 circa) alla fondazione dell'Impero romano (27) passando per l'arrivo di Alessandro Magno in India (327) e la battaglia di Maratona vinta dai greci contro i persiani (490). Tra le mancanze più curiose sottolineate da altri storici, la nascita dl primo fast food (1912) e la scoperta del the ad opera dell'imperatore cinese Shen Nung (2737 a.C.).

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Arcigay non sa dove andare e allora va a Roma.

(Marco Mazzei - Panorama) Premetto che ho molto rispetto per chi fa volontariato.

E che conosco persone che lavorano come volontari nei circoli Arcigay, che si meritano stima e ammirazione per il tempo che dedicano agli altri.
Detto questo, nel corso degli anni ho maturato un certo fastidio verso l’istituzione Arcigay, e sono sempre più d’accordo con Ivan Scalfarotto che imputa ai dirigenti della più grande organizzazione gay italiana la situazione disastrosa dei nostri diritti.

Da giugno, cioè dal pride, siamo di fatto spariti dall’agenda politica, dai giornali, dalle discussioni sui grandi temi della democrazia. Le unioni civili, i Dico, i Cus e tutte le varie altre sigle sono sepolti da qualche parte al Senato e non ne usciranno. In questa situazione che cosa fa Arcigay? Aderisce alla manifestazione di domani. O - meglio - non aderisce, ma sentite un po’ che cosa dice il presidente nazionale Aurelio Mancuso in un’intervista:

Domanda: Legalità, ambiente e pace, ma soprattutto precarietà e diritti civili: qualcuno ha definito la manifestazione di sabato 20 ottobre il Family Day della sinistra. Perché Aurelio Mancuso ha aderito?
Risposta: Non ho aderito alla manifestazione, ma l’ho promossa insieme ad altre quattordici persone appartenenti ad aree diverse e anche lontane della sinistra sociale.

Datemi un pizzicotto: si può promuovere qualcosa alla quale poi non si aderisce? E lo si può fare a livello personale mentre si è però il rappresentante di un’organizzazione come Arcigay? Significa andare schiantarsi in una manifestazione tutta politica - tutta di una sola parte politica, dove reciteremo il ruolo dell’amico gay che un po’ tutti sono contenti di avere per poter far finta di essere davvero interessati al tema dei diritti.

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Omo sacer.

(FinOcchio Blog) In una pagina del suo Diario, Etty Hillesum commenta l'ennesimo provvedimento antiebraico dicendo a se stessa qualcosa come "va bene, vogliono annientarci, ne prendo atto definitivamente e non darò più fastidio" (non ho qui il libro). Si avverte persino una forma di paradossale sollievo in questo atroce congedo dalla timida speranza che i nazisti si sarebbero accontentati di segregare e discriminare. Io, a proposito di Chiesa cattolica e gay, non ci ero ancora arrivato a questo punto. Cioè, pensavo di sì, ma quando ieri sera ho letto della visita programmata dal vescovo Agostinelli all'Arcigay di Grosseto mi sono commosso. Sarà stata la stanchezza, o il fatto che i ragazzi di quella città mi provocano sempre un certo languore motivato dal cumulo di vacanze fatte lì vicino. Terminato l'articolo ho farfugliato, scoprendomi la voce roca, "magari basta parlarsi", piano, temendo che F. mi facesse a fettine, esattamente come avrei fatto io se ad emozionarsi fosse stato lui. Dopo tanti anni, le idee e i sentimenti transitano dall'uno all'altro, e facciamo fatica a ricordare chi ha sostenuto o provato una certa cosa.
Poi oggi i quotidiani hanno ristabilito al giusto posto il mio sdilinquimento: Agostinelli non ci andrà all'Arcigay. Sarebbe una forma di riconoscimento, come per lo stato trattare con le Brigate Rosse (è il post degli accostamenti arditi, ma succede così quando non me li cucino per mesi).

La Chiesa può incontrarci solo singolarmente come peccatori, non cittadini che si associano a difesa dei propri diritti ma nuda vita senza qualificazioni, "vita insacrificabile e uccidibile" come l'homo sacer, la figura del diritto romano nella quale il filosofo Giorgio Agamben ha esemplificato la relazione originale che ogni forma di sovranità cerca di stabilire con gli uomini per sottometterli.
Stangl,
il boia di Treblinka, che poteva passare la giornata a sorvegliare le file verso i forni, non sopportava invece di assistere al momento in cui si denudavano. L'implicita richiesta della Chiesa di poterci incontrare solo se rinunciamo a ciò che invece ci definisce come cittadini, mi ricorda questa sera, sulle ceneri ancora calde delle speranze che nemmeno credevo di avere, la spoliazione di ogni residuo di umanità prima dello sterminio nei campi. Esagero di sicuro, sono sempre un po' troppo sentimentale alla sera.

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Sesso Hi-Thech.

(Queerblog) Sesso virtuale? No, è molto di più: sesso fra umani e androidi, sesso reale e consumato. Anzi, fra qualche anno - sostiene David Levy, ricercatore sull’intelligenza artificiale all’Università di Maastricht, in Olanda - si celebreranno anche matrimoni fra uomini e robot. Secondo lo scienziato avverrà entro il 2050 negli Stati Uniti o meglio nel Massachusetts, dove le leggi sono più liberali e si celebrano già nozze fra persone dello stesso sesso.

Sì, perché a sostegno della sua tesi, Levy propone un paragone con i matrimoni interrazziali e, appunto, con quelli fra omosessuali: situazioni che fino a pochi anni fa erano inaccettabili e che adesso sono diventate realtà, pur dovendo affrontare ancora molte obiezioni.
Matrimonio o no, quel che è certo è il sesso fra uomini e macchine.
Anzi per quello basterà aspettare qualche anno, quando le aziende cominceranno ad aggiungere il movimento a qualche bambola sessuale. La tecnologia c’è già, basta usarla. E poi ognuno potrà scegliere il partner sessuale che preferisce: uomo, donna, giovane, vecchio, etero o gay.
E poi si risolverà, forse, l’antico problema delle coppie: “Caro, stasera ho mal di testa. Scopa con il robot”.

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Rieccolo: E' tornato Volontè e con lui le sue dichiarazioni ridicolmente omofobe.

(Gaywave) Era un bel po' che mancava dalle scene del "ridicolo" ma eccolo qui, più in forma che mai il paladino delle assurdità contro gli omosessuali: Luca Volontè prende spunto dall'incontro tra Prodi e i promotori della manifestazione di sabato 20 tra i quali c'era anche Aurelio Mancuso.
Ovviamente per tirare acqua al suo mulino, o quello del Vaticano che tanto è la stessa acqua santa, "dimentica" che la delegazione era appunto in rappresentanza delle forze politiche che hanno indetto la manifestazione per il rispetto del programma di governo e che comprende tutte le azioni di "evoluzione" sociale comprese quelle di aiuti alle famiglie e riconoscimento delle convivenze omosessuali: "L'attenzione esclusiva riservata dal Presidente del Consiglio alle rappresentanze omosessuali e non alle famiglie, dimenticate in chissà quale anticamera della sua agenda, è inaccettabile. Invece di pensare ad aiutare i nuclei fondamentali della società italiana, Prodi dimostra di privilegiare ben altre realtà, mentre nel Paese c'è chi, padre di famiglia, giunge addirittura a compiere gesti estremi per il terrore di non arrivare a pagare il mutuo. Mi chiedo come i cattolici adulti del Pd, intervenuti oggi all'apertura della Settimana sociale, possano ancora sedere insieme a un Capo del Governo che ha disatteso tutti gli impegni assunti a parole nella Conferenza di Firenze a favore della famiglia alla presenza del Presidente della Repubblica".

Forse Volontè avrebbe preferito che il Presidente del Consiglio dei Ministri avesse riservato anche alle famiglie a lui tanto care parole di rammarico per non avere fatto nulla per aiutarle e riconoscerle e che non c'è nemmeno in vista nulla per farlo?
Chissà se secondo il capogruppo UDC potrebbe bastare dimostrarsi rammaricati di non avere una magioranza in grado di riconoscere alcun tipo di politica per la Famiglia come è successo per la comunità GLBT!
Se basta questo per farlo contento che ci vuole? Basta dirgli che si è dispiaciuti e lui sta zitto e dichiara che è stato fatto tutto il necessario per "aiutare i nuclei fondamentali della società italiana" e che il governo ha dimostrato di avere una "attenzione esclusiva riservata" alle politiche familiari...
Basta accontentarsi!!!

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Festa del Cinema di Roma: 2° giornata!

(Spetteguless Blog) 2° giornata alla Festa del Cinema di Roma e seconda enorme delusione, dopo Le deuxieme Souffle di ieri. Parlo dell’attesissimo Elizabeth:The Golden Age.

Ma prima di occuparmi della splendida Blanchett torniamo indietro di qualche ora, al primo deludente film italiano in concorso,

La giusta Distanza
, e al secondo ottimo film appartenente alla categoria Alice per la città, il francese My very best Friend.
Su Mazzacurati che dire.
Film lungo, noiosetto, banale nello script, con la solita val padana mazzacuratiana circondata dalla nebbia, con questa sottotraccia sul mancato e riuscito integramento islamico nel nostro paese, per non parlare del pessimo e macchiettistico richiamo giornalistico, messo li solo per compiacere i critici.
Il finale poi tende al poliziesco-thriller, strizzando l’occhio ad un genere rilanciato dall’ottimo La ragazza del Lago, distante però anni luce da questo film, per una lontananza che più che giusta risulta necessaria! Tanto per mettere i puntini sulle i…
Bellissima Valentina Lodovini, bravino l’esordiente Giovanni Capovilla, divertente lo zelighiano Natalino Balasso, sempre sugli scudi Battiston e Bentivoglio, peccato che una volta usciti dalla sala si pensi già ad altro, e solo al peggior nemico si potrebbe consigliare di spendere 7 euro e 50 per andare a vedere questo film in sala, suggerendogli invece di mantenersi ad una giusta distanza dalla cassa d’ingresso! Più di 5 non glielo si dà, ed un po dispiace…

Prima di Mazzacurati la sezione Alice nella città ci ha regalato la seconda gemma di giornata, dopo l’ottimo
Have Dreams, Will Travel, My very Best Friend!
Diretto dalla francese Isabelle Doval, con due piccoli fenomenali attori come protagonisti, affiancati da Angela Molina, Anne Brochet e Lluis Homar, la pellicola è un divertente affresco sull’amicizia, sulle difficoltà che nascono quando questa è costretta ad interrompersi.
Film solare, fresco, allegro, capace di emozionare con un inatteso finale, supportato da una buona sceneggiatura e da due bambini in stato di grazia, Martin Jobert su tutti, giustamente applaudito a fine proiezione, per un 7 pieno assolutamente meritato.

E arriviamo cosi alla proiezione mattutina di Elizabeth:The Golden Age.

Lontano anni luce dallo splendido primo capitolo, del 1998, questo sequel è un puro e semplice prodotto commerciale, fatto per cavalcare il vento di critiche positive che ultimamente travolgono Cate per qualsiasi cosa faccia.
Peccato che proprio la Blanchett, fenomenale come al solito (consiglio vivamente la visione con l’audio originale) sia una delle pochissime cose da salvare.
Accompagnato da una roboante, snervante, barocca, teatrale e quasi mistica colonna sonora, con cori e controcori come se piovessero, presente in ogni singolo secondo di pellicola, il film si perde nella spettacolarizzazione di alcune scene, soprattutto in quelle conclusive della battaglia navale tra i perfidi e maligni spagnoli, dipinti in modo macchiettistico è dire poco, e le truppe inglesi di sua maestà la regina.
Scene rappresentate quasi come fossero una parodia di 300 di Snyder, con navi al digitale sconquassate dalla tempesta, con la Regina in vestaglia sulla scogliera a godersi lo spettacolo, dopo aver combattuto in sella ad un cavallo bianco con tanto di criniera ricca di boccoli!
Splendide le scenografie e i costumi, con una Blanchett che cambia abiti come nemmeno nelle migliori sfilate d’alta moda parigina, deludente Clive Owen, praticamente monoespressivo, il film sposa la deriva commerciale del genere, finendo per essere una via di mezzo tra Giovanna d’Arco, 300 e il primo Elizabeth, con una serie di finti finali infiniti, stile Signore degli Anelli: il ritorno del Re per intenderci.
Il regista e la stessa Blanchett, incalzati dai giornalisti, hanno ammesso come la possibilità di un terzo capitolo sia più che probabile.

Se dovrà però essere come questo sequel che lascino perdere tutto!Lasciateci la memoria del primo splendido episodio, incoronato da una pazzesca Judi Dench… vi giustifichiamo questo The Golden Age, che per il sottoscritto non supera il 5, ma anche una terza parte no, fermatevi finchè siete in tempo!

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La divina Vanessa Paradis torna alla musica.

(Panorama) Spiegare il perché è troppo difficile: Vanessa Paradis piace e basta. Anche a noi di First, che l’abbiamo incoronata regina della sezione People di ottobre.
Bella, ha fatto sognare la Francia, e non solo, imponendosi come la nuova BB: sensuale, ironica ed estremamente femminile.
Un successo arrivato prestissimo (a 15 anni con Joe le Taxi), poi Chanel, il cinema, la famiglia (con Johnny Deep e i loro due figli).
Ora l’eclettica Vanessa torna sulle scene con un album di inediti, che si chiama “Divinidyle”. E con un tour che, purtroppo, non prevede tappe italiane. Solo 30 date, tutte in Francia.

Sotto: il video della sua ultima canzone e una clip assieme a Johnny Depp:





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Il Comune di Vecchiano dice "no" all'omofobia.

(Gaywave) In occasione dell'ultimo Carnevale il Comune di Vecchiano era salito agli onori della cronaca per il discusso carro allegorico che per alcuni, compresi cittadini vecchianesi, manifestava oltre al cattivo gusto anche uno spirito discriminatorio contro le persone omosessuali.

A febbraio la querelle s'era risolta con uno scambio di comunicati tra arcigay, comune e regione ma il dialogo è continuato fino a sfociare in un'iniziativa "globale" degna di nota.

Per le stade del comune pisano appariranno nei prossimi giorni "grandi manifesti, di sicuro impatto visivo, (che) saranno affissi nelle vie vecchianesi per cercare di sconfiggere i pregiudizi nei confronti di donne e uomini gay e lesbiche". L'iniziativa è in linea con la "politica di tutela dei diritti della persona il Comune di Vecchiano".

Inoltre il comune ha deliberato "l'adesione dell'amministrazione comunale a "Ready", la rete nazionale degli enti locali contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, deliberata a maggioranza proprio dal consiglio comunale vecchianese, rappresentante della sensibilità e dell'attenzione per i diritti civili della grandissima parte dei residenti" anche su sollecitazione della Regione Toscana, dell'assessore regionale al rapporto con gli enti locali Agostino Fragai e del responsabile della task force che in Regione è impegnata contro le discriminazioni sessuali De Giorgi.

Tali adesioni e iniziative raccolgono il consenso della popolazione ed il plauso delle associazioni GLBT oltre a rappresentare, secondo il sindaco Rodolfo Pardini, lo spirito stesso di Vecchiano:

"La comunità vecchianese è da sempre sensibile al tema dei diritti civili. Sappiamo però che la grande stagione dei diritti civili, gli anni Settanta, sembra oggi lontana. Si assiste ad una recrudescenza di atteggiamenti bacchettoni e punitivi per le donne, gli omosessuali o comunque tutti coloro i quali scelgono stili di vita non conformisti. Per questo aderiamo con convinzione alla campagna dell'Arcigay per sostenere una nuova stagione di libertà individuali, di diritti e di laicità che possa trovare il proprio baricentro anche nelle comunità locali, forse più vicine e attente ai bisogni reali dei cittadini che chiedono pienezza di diritti e tutele delle loro scelte familiari, qualsiasi esse siano, etero o gay".

A proposito delle iniziative Fragai si dice soddisfatto: "L'adesione del Comune di Vecchiano a Ready! è un importante passo sul cammino che stiamo percorrendo, e cioè quello di sviluppare e mettere in rete buone pratiche amministrative che combattano pregiudizi, discriminazione ed omofobia".

Gli fa eco De giorgi: "Siamo lieti di apprendere che il Comune di Vecchiano ha aderito al progetto ed ha deciso di sostenere la campagna di affissioni di Arcigay: è una buona pratica, tanto più significativa quanto fatta non da una grande città ma da un piccolo comune, da portare ad esempio".

A quanto pare la Toscana sta facendo passi da gigante in politica e nel rapporto con la società civile dando dimostrazione che impegno e convergenza di obbiettivi possono portare a risultati che potrebbero essere d'esempio anche per la politica nazionale.

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Il partito delle donne polacche.

Domenica prossima i polacchi saranno chiamati al voto per le elezioni anticipate, resesi necessarie dopo la crisi del governo di Jaroslaw Kaczynski.

Alla coalizione della destra conservatrice del premier uscente, si opporranno i liberali di Donald Tusk: secondo gli ultimi sondaggi si profila un tiratissimo testa a testa. La coalizione di centrosinistra guidata dal socialdemocratico Aleksander Kwasniewski mira a riacquistare consensi dopo i disastri degli ultimi anni ed è accreditata del 15% delle intenzioni di voto.

Quelle polacche sono elezioni importanti anche per l'Europa, poiché una sconfitta del partito di Jaroslaw Kaczynski, potrebbe riavvicinare la Polonia al processo di costruzione europea, ponendo finalmente fine alle politiche retrograde degli ultimi due anni.
Sono elezioni che susciteranno una certa curiosità anche per la presenza del Partito delle donne.

Il Partito delle donne, guidato dalla scrittrice Manuela Gretkowska, ha lanciato una campagna elettorale all'insegna del concetto "Tutto per il futuro e nulla da nascondere", esemplificato provocatoriamente anche attraverso manifesti in cui sette candidate si mostrano senza veli.
Il Partito delle donne ha cosi' risposto alla campagna della Lega delle famiglie polacche dell'ultradestra, sui cui manifesti le donne compaiono incinte, tenute per mano dai mariti e circondate da figli.
Per il Partito delle donne polacche è una questione di emancipazione, e la loro campagna ricorda un po' le battaglie dei movimenti femministi dell'Europa occidentale di qualche annetto addietro.
Secondo i sondaggi, le donne polacche potrebbero raccogliere almeno il 2-3% dei voti.

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Napoli: in aumento la prostituzione maschile.

(Napoligaypress) Leggendo il primo rapporto dell’Osservatorio sulla Prostituzione (relativo al primo semestre di quest’anno) istituito dal Ministero dell’Interno, esce fuori un dato che un po’ sorprende e allo stesso tempo un po’ conferma vecchi schemi.

Il dato riguarda Napoli dove la complessita del fenomeno è più evidente. Se da un lato c’è un aumento della comprensione del fenomeno dall’altro risulta un presenza sempre meno marginale della prostituzione maschile (non solo omosessuale), di quella minorile (maschile e femminile) e della prostituzione “al chiuso” in appartamenti privati.

Non solo più, quindi, donne sfruttate, emarginate, che usano il proprio corpo cercando di sfuggire ad un destino, o perchè costrette a farlo dalle organizzazioni criminali.

Per quanto riguarda la lotta del fenomeno l’Osservatorio propone una “politica integrata”.
“La proibizione tout court della prostituzione spingerebbe il fenomeno verso la clandestinità rendendo il lavoro delle istituzioni e delle associazioni ed enti di tutela più difficile a favore delle vittime di sfruttamento. Il ‘riflusso al chiuso’ coinvolgerebbe anche tante persone deboli, svantaggiate, pertanto, più isolate, ricattabili, insicure”.

Il ministro dell’Interno, Giuiliano Amato propone così di multare i clienti delle prostitute e di inviare i verbali a casa. E per combattere lo sfruttamento delle minorenni, pensa di punire più severamente i clienti, che non potranno più giustificarsi con l’ignoranza della minore età della vittima.

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Internet e censura: Si prevedono tempi duri per la blogosfera italiana?

(Il blog di Beppe Grillo) Ricardo Franco Levi (nella foto), braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”.
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.

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Kylie Minogue tra Dolce & Gabbana e i gay inglesi.

Kylie Minogue in occasione della Premiere del film “White Diamond” al VUE Cinema Leciester Square (Londra, 16 ottobre), ha indossato un abito lungo trasparente, ornato di cristalli Swarovski e diamanti e una sottoveste in seta color crema. Si tratta di uno special piece Dolce&Gabbana.
Curiosità: White Diamond è il film/documentario sulla vita privata e pubblica di Kylie Minogue.
Il film ripercorrerà le tappe dell’intensa e dolorosa battaglia contro il cancro della “venere in miniatura”; sullo sfondo, i suoi successi musicali, il ritorno sulle scene dopo la sconfitta della malattia, la storia d’amore con Olivier Martinez. Diretto dall’amico regista William Baker.

La comunita' gay inglese ha chiesto l'autorizzazione per costruire una statua di bronzo in onore di Kylie Minogue. Lo rivela il 'Daily Star', spiegando che, una volta ottenuto il permesso, "la cantante vivra' in eterno su un arco di Old Compton Street, in piena Londra". La scelta di non erigere la statua in una zona piu' centrale, come ad esempio Piccadilly Circus, e' stata presa sia per tenere il 'monumento' lontano da possibili vandali, sia perche' Old Compton Street, nel quartiere di Soho, e' da sempre una delle vie piu' frequentate dalla comunita' omosessuale londinese. E Kylie Minogue non restera' sola a lungo: a farle compagnia saranno le altre icone della 'gay culture', visto che i promotori dell'iniziativa sono intenzionati ad occupare tutta la strada londinese con gli altri loro idoli.

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Un Partito degli immigrati alle Provinciali 2009. A quantdo un partito dei gay?

(Giacomo Susca - Il Giornale Nuovo) I «nuovi» italiani non credono nei «vecchi» partiti. E così ne hanno fondato un altro: «Nuovi Italiani Partito Immigrati». Con un traguardo immediato. Prendere parte alla corsa per le Provinciali 2009, subito dopo per le Europee. Ieri è stato presentato a Milano nome e simbolo del movimento, cinque mesi dopo lo sbarco nella Capitale. La neonata formazione si definisce «progressista, riformista, democratica». Al centro dell’azione «la vita e le condizioni della persona». Anzi degli immigrati, arrivati in Italia con l’anelito della rappresentatività e presto delusi dai partiti italiani e dai suoi esponenti «occupati a difendere soltanto i propri interessi».
La parola magica spunta dopo una manciata di minuti. Parla il vicepresidente Marco Angelelli: «Tre milioni di stranieri regolarmente residenti in Italia e, tra loro, i circa 400mila della Provincia di Milano, sono stufi della casta». Per questo, «intendiamo dare risposte sincere alla popolazione di nuovi italiani che, pagando le tasse e rispettando le leggi, hanno tutto il diritto di concorrere attivamente alla vita politica del Paese». L’ennesimo partito, allora. «Certo, anche se a entrare nei ranghi tradizionali ci avevamo provato alle scorse elezioni nazionali - ammette Angelelli (che come riportato giovedì dal «Giornale» è un ex dell’Italia dei Valori «tradito» dalla dirigenza, ndr) -. Eravamo riusciti a candidare nelle liste dell’Idv due cittadini italiani di origine marocchina, oltre al rappresentante dei musulmani in Italia. Il risultato, invece, fu che coi voti della seconda generazione d’immigrati a Torino in Senato c’è andata Franca Rame. Li avevano messi in fondo alle liste». Eppoi, altro che Pd: «Alle Primarie hanno ammesso il voto degli immigrati senza alcuna garanzia sui brogli. Siamo stati usati».
Il desiderio di far sedere nelle assemblee legislative eletti provenienti da tutto il mondo non è però passato. L’ambizione è di far confluire nel Nipi il maggior numero di nazionalità ed etnie possibili. Nell’organigramma figurano già rappresentanti di Egitto, Sierra Leone, Brasile, Tunisia, Marocco e Romania. Aggiunge il coordinatore milanese Fabio De Lumè: «Una delle prime mosse che faremo è stringere rapporti con la comunità cinese di via Sarpi; del resto, il dialogo è stato intrapreso con Stati Uniti, Australia e Pakistan». Giurano che è possibile mettere attorno a un tavolo candidati così eterogenei per area geografica e obiettivi d’integrazione. Il portavoce romeno, ad esempio, vorrebbe poter trovare un partner nella comunità rom «per far uscire finalmente quel popolo dalla discriminazione e dall’emarginazione». Tranquilli, «basta far riferimento a un corpus di valori comuni, che nel nostro caso è la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea», promettono. «E la Costituzione italiana, ovvio».
Qualcuno pensa sin d’ora alle possibili alleanze in vista delle urne. «Ma gli immigrati sono di destra o di sinistra?». Domanda ingenua, semplicemente evasa: «Di sicuro siamo moderati, staremo alla larga dagli estremismi. Stando così le regole della competizione elettorale, è chiaro che dovremo accordarci con chi di volta in volta sarà compatibile con il nostro programma». A proposito di programma, sul sito del partito risulta «in allestimento». Eppure, ecco le priorità dichiarate alla prima uscita milanese: «Cittadinanza italiana agli immigrati subito, lotta alla criminalità, una legge per risolvere la questione dei clandestini e...la pace tra i popoli».

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Bangkok, arrestato il pedofilo «Vico».

In manette Christopher Paul Neil, 32enne canadese.
Era ricercato dall'Interpol per aver messo online le foto che lo riprendevano mentre abusava di bambini.

È stato arrestato in Thailandia il pedofilo canadese di 32 anni soprannominato «Vico». L'uomo era ricercato dall'Interpol dopo aver messo su Internet fotografie che lo riprendevano mentre abusava di bambini. Christopher Paul Neil, 32 anni, originario di Maple Ridge, nei sobborghi di Vancouver, nell'ovest del Canada, e accusato dall'Interpol di aver sessualmente aggredito 12 bambini, è stato arrestato dopo che anche la magistratura thailandese aveva emesso govedì un mandato d'arresto nei suoi confronti.
FACEVA L'INSEGNANTE - Neil, 32 anni, faceva l'insegnante di inglese nella Corea del Sud ed era stato visto l'ultima volta al suo arrivo all'aeroporto di Bangkok l'11 ottobre scorso. L'Interpol aveva diffuso dieci giorni fa in tutto il mondo la fotografia del pedofilo. Tre giorni fa le autorità thailandesi avevano diffuso il nome dell'uomo, la cui identità è stata confermata anche dall'ufficio dell'Interpol in Cambogia. A facilitare l'identificazione è stata la testimonianza di un ragazzo thailandese, oggi 17enne, che ha riferito di essere stato vittima di Neil, diversi anni fa.

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Cinema: Il padrino Francis.

Dal nonno appassionato di musica a tre generazioni di artisti. Un documentario ripercorre la saga dei Coppola. E il regista racconta i progetti italiani.

(Marisa Ranieri Panetta - L'Espresso) Qual è il fischio della tua famiglia?, chiede Francis Ford Coppola avvicinando gli abitanti di Bernalda (Matera). Lui conosce sin da bambino il suono con cui il nonno chiamava a raccolta figli e nipoti, ma è stata una sorpresa scoprire che nel paese lucano anche altre famiglie continuano a riconoscersi con questo richiamo. È il luogo d'origine, diventato un mito nella sua memoria: un flusso di emozioni che il regista del 'Padrino' custodisce come un tesoro fin dal primo pellegrinaggio a Bernalda, nel 1962, alla ricerca delle radici. "Mi sono sentito come Michael Corleone quando va in Sicilia e ripercorre le strade dei suoi nonni", racconta nel documentario dedicato a un'altra saga familiare italo-americana: la sua. Il filmato, titolo provvisorio 'Ritorno di luce', sarà proiettato a Roma durante la Festa del cinema. È un viaggio nella memoria, che ripercorre tre generazioni di Coppola, lungo una storia di emigrazione e musica.

È da tre anni che Michele Russo, attore-regista che ha studiato alla scuola di Giorgio Strehler al Piccolo di Milano, segue le tracce di questa storia familiare unica. A cominciare da Agostino Coppola, nonno paterno del regista, sulla cui figura ruota il documentario. Era appassionato di chitarra Agostino: "Seguite la vostra strada, ma non perdete mai la musica", ripeteva ai sette figli. Un genio versatile: a lui si deve la realizzazione, a New York, del 'vitaphone', il primo ingranaggio di sincronizzazione tra suono e immagini che influirà nella nascita del sonoro cinematografico.

Poi, uno dei figli di Agostino, Carmine, il padre di Francis, è diventato primo flauto nell'orchestra sinfonica di Arturo Toscanini e ha scritto la colonna sonora del 'Padrino' parte seconda conquistando l'Oscar; altri due, ancora viventi, Michele e Antonio (intervistati nel documentario), sono rispettivamente un famoso realizzatore di modelli meccanici esposti nei musei americani e un apprezzato autore di opere liriche: l'ultima, dedicata a 'Sacco e Vanzetti', è stata messa in scena in Florida due anni fa con gran successo. Poi i figli di Carmine e le loro vite intrecciate con il cinema: Francis, il regista; Agostino, scrittore e filosofo, padre di Nicolas Cage; Talia Shire, l'attrice che è stata la moglie di Stallone in 'Rocky' e Connie nella serie del 'Padrino'. E gli stessi figli di Francis Ford: Roman, regista e produttore; Sophia, vincitrice dell'Oscar per la sceneggiatura con 'Lost in Translation' e regista del recente 'Marie Antoinette'.

Tra i parenti rimasti a Bernalda c'è proprio Michele Russo con i suoi fratelli Gaetano e Riccardo (uno scultore, l'altro musicista): gli unici ad aver seguito la strada artistica. In attesa di trasformare il documentario in un progetto più ampio di docu-fiction, nella Masseria Culturale Fortificata a Metaponto stanno dando vita a una Scuola di arti visive e musicali. Francis Ford Coppola ha abbracciato l'iniziativa e ha promesso di sostenerla con la sua American Zoetrope.

Perché ora, sul corso che il nonno Agostino Coppola ha attraversato l'ultima volta nel 1904 con la licenza elementare in tasca e in procinto di imbarcarsi per gli Stati Uniti, il regista ha acquistato palazzo Margherita, che sta trasformando in un resort, concepito come casa e albergo. Quando torna in Basilicata, dice di "respirare l'aria della Magna Grecia. Qui mi sento nella mia vera casa". Descrive le persone anziane sedute lungo le vie che parlano il dialetto stretto e non nasconde la passione per i lampascioni, gli agri bulbi selvatici che paiono cipolline. Del resto, la sua residenza abituale è nell'unico angolo di California che gli ricorda il sud Italia: Napa Valley, a nord di San Francisco, dove produce vino e altri doni della terra, come pomodori e melanzane. Tutti contrassegnati dalla spiga di grano delle antiche monete ellenistiche di Metaponto. Perché, come diceva don Vito Corleone, "un uomo che dimentica la famiglia non sarà mai un vero uomo".

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Ugly Betty, la guest star Kirstie Alley porterà sul set anche John Travolta?

(Televisionando) E’ già diventato “ugly” in Hairspray (vedi foto), ma John Travolta potrebbe apparire anche nella celebre serie della ABC: l’attrice Kirstie Alley, già partner di Travolta in “Senti chi parla” e prossima guest star in Ugly Betty, starebbe infatti cercando di convincere la star di “Hairspray” e del “La febbre del sabato sera” a prendere parte ad una puntata della serie.

Nella serie la Halley sarà un’agente di modelle non proprio ortodossa che ‘truffa’ tutte le sue giovani clienti, ma sembra che l’attrice non voglia apparire da sola, e (secondo quanto riporta Variety) avrebbe anche in mente il partner ideale: si tratta appunto di Travolta, che però non ha dato ancora conferme (né, in ogni caso, smentite), e per cui non esiste ancora un ‘ruolo’ definito. Pare comunque che la Alley e Travolta siano in buoni rapporti…e quindi mai dire mai! Oltre alla Alley, in questa seconda stagione di Ugly Betty appariranno e/o sono apparsi Marlo Thomas, Victoria Beckham, Freddy Rodriguez (come guest star ricorrente), James Van der Beek, Rick Fox e Kenneth Cole.

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Estati romane e notti milanesi, quanto costa ai Comuni far festa-

(Panorama) Sempre più concerti, mostre, spettacoli teatrali. In Italia l’industria degli eventi non subisce rallentamenti e anzi incrementa il suo fatturato complessivo, offre sempre maggiori possibilità d’intrattenimento e rende le città più vivibili. Città che ogni anno spendono molte decine di milioni di euro per offrire a residenti e turisti un’ampia scelta di svago.
Ma quali sono quelle che più di tutte hanno investito in eventi? A svelarlo è una ricerca elaborata dalla Camera di commercio di Milano sulla base dei dati forniti dalla Siae e dall’Istat. Secondo lo studio è proprio il capoluogo lombardo quello nei dodici mesi passati si è impegnato di più negli eventi: con una spesa complessiva che supera i 102 milioni di euro, Milano si piazza al primo posto per l’esborso pro-capite, che raggiunge i 79 euro per abitante. Un costo che è servito a organizzare sul territorio comunale 47.286 eventi - tra cui il concerto di Ennio Morricone in piazza Duomo il 16 dicembre scorso - in tutto il 2006. Anno in cui è stata Roma la città che più a speso a livello complessivo e che più ha offerto appuntamenti a turisti e abitanti. Nella Capitale sono stati impegnati 114,500 milioni di euro per 100.238 spettacoli, ma la spesa pro-capite in questo caso è stata quasi la metà di quella del capoluogo lombardo: 45 euro a persona. Un impegno che fa scivolare Roma (che pure ha organizzato decine di concerti solo nell’ambito dell’estate romana) dietro Firenze, Bologna e Torino, che hanno pagato rispettivamente 74, 67 e 66 euro per residente nell’organizzazione degli avvenimenti.
Ma se i primi posti della classifica stilata dalla Camera di commercio sono occupati dai capoluoghi del nord e del centro, c’è anche una buona notizia per il sud: è infatti Napoli la quarta città che ha organizzato più concerti, spettacoli e manifestazioni di tipo sportivo in tutta l’area meridionale. Nel capoluogo partenopeo, dove la notte di capodanno, in piazza del Plebiscito, si è esibito Massimo Ranieri, sono stati investiti oltre 27 milioni di euro per dar vita a 22.819 eventi, che sono stati organizzati - oltre che dall’amministrazione cittadina - da 1.491 imprese di settore e che hanno fatto registrare una crescita del 43,2 per cento rispetto a sei anni prima

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