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venerdì 5 ottobre 2007

Bertinotti si dà al teatro e interpreta Calamandrei.

Il titolo dello spettacolo è "Vietato digiunare in spiaggia".
Il presidente della Camera reciterà l'arringa che Calamandrei fece nel '56, qualche mese prima di morire, in difesa di Dolci: "Una delle figure di riferimento nella mia formazione della non violenza"
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(@quotidiano.net) Il 16 ottobre al Teatro Valle di Roma, esordio con tutti i crismi, anche ideologici del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che reciterà nel ruolo di Piero Calamandrei, padre della patria, tra le più carismatiche personalità della sinistra italiana. Uno spettacolo importante per il suo valore civile, riferisce «La Repubblica», prima ancora che per quello estetico.

"È vietato digiunare in spiaggia», questo il titolo dello spettacolo, infatti parla, a dieci anni dalla morte, di Danilo Dolci, sociologo, sloveno che fece molto per il Sud, pacifista, figura quasi gandhiana che si spese contro la miseria e la mafia.

"Ho accettato questa prova perchè considero Danilo Dolci una delle figure di riferimento nella mia formazione della non violenza -spiega il presidente della Camera-. Dolci fu un punto d'eccellenza del pacifismo italiano e incarnò la speranza di rinascita del Mezzogiorno». Fiero, dunque, di rendergli omaggio, Bertinotti reciterà l'arringa che Calamandrei fece nel '56, qualche mese prima di morire, in difesa di Dolci accusato di aver messo in piedi in Sicilia uno sciopero «all'incontrario», coi lavoratori disoccupati che invece di incrociare le braccia costruirono una strada in campagna.

Dodici minuti tesi e suggestivi, con riferimenti all'articolo 4 della Costituzione e all'Antigone. «Le parole di Calamandrei -dice Bertinotti- sono per me sempre una grande emozione».






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Famiglia Cristiana contro La Repubblica: "Vuol ridurre la chiesa al silenzio".

Attacchi a cattolici sempre più frequenti e grevi.

(Apcom) - Dura risposta di Famiglia Cristiana agli "attacchi alla Chiesa in Italia" che sono "sempre più frequenti e grevi". "Chi vuole ridurre al silenzio i cattolici italiani?": questo il titolo scelto dal settimanale Paolino per respingere le critiche. "Adesso, finalmente, sappiamo qual è il vero problema che affligge l'Italia - scrive il settimanale cattolico - è la 'questione cattolica'".

L'accusa va dritta al "padre fondatore della 'Repubblica di carta', Eugenio Scalfari" che "ha schiacciato il pulsante dell'allarme generale e i suoi scudieri sono corsi solerti a rivoltare come un calzino la Chiesa cattolica, multinazionale del denaro ramificata nel Paese, setacciando bilanci e lanciando, per interposto articolo, messaggi radicali al limite dell'intimidazione. È la 'questione cattolica' - prosegue 'Famiglia Cristiana' - che segna la 'diversità italiana', ha detto Scalfari; che poi ci spiega come 'noi non saremo mai un Paese normale'".

"Ci ricorda Scalfari - dice ancora il settimanale - che in altre parti d'Europa non c'è nulla di simile. Eppure capita che nella laicissima Francia (che al tempo della Rivoluzione aveva addirittura intronizzato la dea Ragione sull'altare di Notre-Dame), il cardinale Lustiger, scomparso di recente, era stato annoverato tra gli 'Immortali', i membri dell'Accademia di Francia, seppure non avesse mai fatto sconti allo Stato francese e al relativismo etico. Da noi i cardinali più in vista, per impegno pubblico e culturale, non hanno mai ricevuto nemmeno uno straccio di medaglia. I preti vengono visti e raccontati come libertini pedofili e molestatori sessuali, veri figli di Sodoma e Gomorra, mentre la Chiesa è rappresentata come un carrozzone fallimentare, simile alla Cassa del Mezzogiorno dei tempi passati, destinataria di aiuti di Stato, che violano la legge sulla libera concorrenza. Non c'è nulla di meglio di storie di sesso e soldi (che, comunque, riguardano singoli individui verso i quali la giustizia farà il suo corso) per stuzzicare istinti morbosi e per gettare discredito su tante benemerite istituzioni religiose e su uomini e donne di questo Paese che, in assenza dello Stato, operano per sanare le 'ferite' di una società contraddistinta da una massa sempre più ampia di nuovi poveri ed emarginati".

"Il 'Paese normale' - ammonisce 'Famiglia Cristiana' - è senz'altro migliore della rappresentazione che ne fa la 'Repubblica della demagogia'. La presenza cattolica nel pensiero, nella cultura, nell'esperienza sociale e politica ha costituito nella storia italiana un fattore fondamentale. La stagione costituente ha visto i cattolici in prima fila nella costruzione dello Stato democratico e nella definizione delle linee di politica economica, che hanno permesso all'Italia di entrare nel consesso dei Grandi. Ed è il mondo cattolico che ha pagato il prezzo più alto del terrorismo e della violenza mafiosa. In nessun Paese occidentale - chiosa - la criminalità ha sparato a due preti, don Puglisi e don Diana, e bruciato le cooperative sociali sulle terre confiscate alle mafie".

Dunque, "perché oggi si vuole ridurre al silenzio i cattolici? Perché si pretende di bandire l'intelligenza cattolica dallo spazio pubblico? Chi ha interesse ad allargare nuovamente le rive del Tevere, contribuendo a lacerare un Paese già stremato da instabilità e risse quotidiane?", conclude 'Famiglia Cristiana'.






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Omofobia: Terrore in Germania.

(Queerway) La polizia di Menden, nell'ovest della Germania, è stata mobilitata per identificare un gruppo che sta terrorizzando le persone omosessuali.
Il gruppo sta inviando lettere minatorie a numerosi omosessuali.
La settimana scorsa i due primi destinatari si sono visti recapitare lettere ingiuriose a casa. Un uomo e una donna, entrambi omosessuali e appena trasferitisi nel distretto di Schwitten, avrebbero ricevuto una lettera che gli segnalava che loro non "collimano affatto con l'immagine della città" e li invitava a "lasciare il campo".
"Devono andarsene dalla nostra città prima che una comunità gay e lesbica si possa stabilirvisi". Queste le motivazioni addotte sulle lettere dal gruppo omofobo. La firma in calce cita il Superiore della confraternita di San Sebastiano, organizzazione religiosa di ispirazione cristiana.Il citato superiore però avrebbe smentito ogni suo coinvolgimento negando fermamente di essere l'autore delle lettere.Sono seguite ancora delle lettere ma stavolta aninime. La polizia segue le indagini e ha aperto un'inchiesta per calunnia mentre continua a ricercare gli autori delle lettere minatorie.Ancora una volta, anche in Germania, l'omofobia e la paura delle diversità si nasconde dietro il fervore religioso salvo poi negarsi come autore delle minacce...






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Il no di Benedetto XVI all' oscuramento della legge naturale.

(Maurizio Di Giacomo - Agenzia Radicale) Benedetto XVI ha lanciato, oggi, un forte appello alla mobilitazione contro l'oscuramento della legge naturale e contro il rischio di ferire alle fondamento lo stesso ''ordinamento democratico''. Il Papa ha preso lo spunto del discorso alla Commissione Teologica Internazionale che sta da tempo elaborando un suo documento sulla legge naturale.
Egli è partito dal peso crescente nelle decisioni istituzionali civili del ''relativismo etico'' in cui ''alcuni vedono addirittura una delle condizioni principali della democrazia perché il relativismo garantirebbe la tolleranza e il rispetto reciproco delle persone''.
Ma ''se così fosse - sono ancora le parole del Papa - la maggioranza di un momento diventerebbe l'ultima fonte dell diritrto. La storia dimostra con grande chiarezza che le maggioranze possono sbagliare. La vera responsabilità non è garantita dal consenso di un gran numero, ma solo dalla trasparenza della ragione umana, alla Ragione creatrice e dall'ascolto comune di questa Fonte della nostra razionalità''.
In tale contesto il Papa ha invitato a una mobilitazione che coinvolga non solo i cattolici, ma anche i cristiani in genere e i laici di buona volontà. ''Se per un tragico oscuramento della coscienza collettiva - ha sottolineato il Pontefice - lo scetticismo e il relativismo etico giungessero a cancellare i principi fondamentali della legge naturale, lo stesso ordinamento democratico sarebbe ferito radicalmente nelle sue fondamenta''.
''Contro questo oscuramento, che è crisi della civiltà umana ancora prima che cristiana - ha proseguito - occorre mobilitare tutte le coscienze degli uomini di buona volontà, laici, o anche appartenenti a religioni diverse dal Cristianesimo perché insieme e in modo attivo si impegnino, a creare, nella cultura e nella società civile e politica , le condizioni necessarie per una piena consapevolezza del valore inalienabile della legge morale naturale''. ''Dal rispetto di essa dipende - ha concluso - infatti l'avanzamento dei singoli e della società sulla strada dell'autentico progresso in conformita' con la retta ragione che e' partecipazione alla Ragione eterna di Dio''.

Fin qui il Papa. Nei prossimi giorni bisognerà monitorare con attenzione chi nell'area cattolica e quella cristiana in generale (e anche fra i laici ) sarà disposto a seguirlo a livello concreto.




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Prete pedofilo condannato.

Otto anni di reclusione a don Giuseppe Giacomoni.

(Il Resto del Carlino) Appresa la notizia della condanna in primo grado a otto anni di reclusione di don Giuseppe Giacomoni, accusato di pedofilia, la curia diocesana guidata dal vescovo monsignor Antonio Lanfranchi ha emesso un comunicato. Vi si legge fra l’altro: «La diocesi di Cesena-Sarsina prende atto della sentenza emessa, peraltro non definitiva e per la quale lo stesso don Giacomoni, attraverso i suoi legali, intende presentare ricorso in Corte d’appello. Si devono ancora leggere le motivazioni delle sentenza, pertanto si rimanda a una valutazione più precisa al momento della sentenza definitiva.
Si riapre con questa ultima fase della vicenda una grande ferita per tutta la comunità cristiana che vive in questa chiesa. L’invito ai fedeli è quello proseguire nel proprio cammino di fede, a pregare e di non lasciarsi scoraggiare da questi avvenimenti dolorosi, che vedono coinvolto un sacerdote diocesano, peraltro non impegnato come parroco.
In ogni caso, la diocesi esprime profonda sofferenza per l’intera vicenda e anche una umana vicinanza alle persone coinvolte. Conferma il provvedimento nei confronti di don Giacomoni, in vigore fin dal momento dell’arresto, che impedisce al sacerdote di celebrare la liturgia in pubblico e gli vieta l’amministrazione dei sacramenti e ogni attività di carattere pastorale, non lasciandogli comunque mancare il sostegno umano e cristiano».






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La visita del Papa a Napoli.

Per il Papa via Partenope chiude a metà
Iervolino: «Sì ai controlli, no alla blindatura».
In arrivo centomila pellegrini


(Anna Paola Merone - Il Corriere del Mezzogiorno) Una città blindata, ma a metà. Napoli si prepara alla visita del Papa (prevista per il prossimo 21 ottobre) e al XXI incontro interreligioso di preghiera per la Pace adottando sistemi di sicurezza che ricalcano quelli utilizzati di norma nella capitale. Ieri mattina in Prefettura si è svolta la riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che ha definito le linee guida dell'apparato di sicurezza che sarà istituito in città a partire dalle ore 18 del giorno 19 ottobre, fino alle 12 del 24 ottobre. Cinque giorni di strade chiuse e di percorsi protetti che non penalizzeranno, però, troppo i napoletani. Ha prevalso, dunque, la linea morbida, quella portata avanti dal sindaco Iervolino e dall'assessore alla Mobilità, Mola. «Abbiamo trovato il sistema per assicurare la tutela non solo del Papa ma anche degli altri ospiti — ha spiegato il sindaco — considerano l'esperienza di Roma dove personalità di questo genere ci sono di continuo. Arriveremo ad una non chiusura di via Partenope, anche perchè chiudere per cinque giorni paralizzerebbe la città. Ci sarà l'accesso agli accreditati con una forma di controllo forte nella zona degli alberghi del Lungomare ». La non chiusura significa chiusura parziale e, cioé, la possibilità di transitare — attraverso un'unica corsia — sul Lungomare. Garantite, dunque, le attività commerciali e la viabilità. Dall'incrocio con piazza Vittoria fino all'incrocio successivo all'hotel Excelsior si camminerà, a piedi e in auto, solo nella corsia e sul marciapiede limitrofo al mare. Un semaforo mobile bloccherà le auto quando si muoveranno gli ospiti dagli alberghi considerati bersagli a rischio. Inoltre una serie di tiratori scelti garantiranno ulteriormente la sicurezza dei delegati che rappresentano le diverse religioni a livello internazionale.
Chiusura integrale, con transenne, a partire dalla sera del giorno 20 invece per difendere la sicurezza del Papa che si muoverà su una serie di percorsi protetti che vanno dal Porto al Plebiscito, di qui fino ai Colli Aminei, poi verso via Duomo e infine di nuovo verso il Porto, primo appuntamento napoletano per il Papa la messa in piazza Plebiscito, cui assisteranno patriarchi dell'Oriente ortodosso e pastori dell'Occidente protestante. L'evento aprirà anche l'incontro internazionale delle religioni per la pace, organizzato dalla comunità di Sant'Egidio. Subito dopo la celebrazione, Benedetto XVI incontrerà circa 200 leader religiosi di tutto il mondo, cristiani, musulmani, ebrei, buddhisti e induisti, nel seminario di Capodimonte. Tra i nomi di spicco il patriarca ortodosso ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, il rabbino capo di Israele Yona Metzger, il primate anglicano Rowan D. Williams, il metropolita russo Kirill, ed una serie di dignitari musulmani. Con una ristretta delegazione, il pontefice si tratterrà poi a pranzo, secondo quanto annunciato oggi da Mario Marazziti, portavoce di Sant'Egidio.In serata, dopo una visita privata alle reliquie di San Gennaro, il ritorno a Roma. Il convegno delle religioni proseguirà fino al 23 ottobre, con incontri, conferenze, manifestazioni che si svolgeranno in luoghi simboli della città, da Castel dell'Ovo alla Stazione marittima, ma anche nei paesini del napoletano, fino ad Amalfi, dove il patriarca ortodosso Bartolomeo riceverà la cittadinanza onoraria e una reliquia di Sant'Andrea.
Tra gli ospiti d'onore del meeting figura anche il ministro degli Esteri Massimo D'Alema che, nel pomeriggio del 22, interverrà ad un dibattito sul futuro del Medio Oriente con il Custode francescano di Terrasanta, padre Pizzaballa.
Il 22 ottobre le diverse religioni del mondo pregheranno per la pace in vari luoghi di Napoli, poi confluiranno in una processione e in una cerimonia conclusiva durante la quale - alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - verrà letto un appello contro tutte le violenze, sia quelle internazionali perpetrate in nome di Dio, sia quelle che segnano la vita delle metropoli.
La Curia arcivescovile di Napoli ha già ricevuto 52.000 richieste per la messa e fino al prossimo 19 ottobre gli organizzatori stimano che saranno richiesti altri 53.000 biglietti per un totale di 105.000 presenze.
La piazza verrà suddivisa in 16 settori per 7.800 posti a sedere e 10 settori per 13.000 posti in piedi e quindi potrà contenere un massimo di circa 21.000 persone. Verranno posti vari maxischermi lungo il percorso del corteo papale.







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Negato matrimonio a due donne: sono solelle.

(Giorgio Lazzarini - Gay tv) Una storia che nemmeno Almodovar poteva immaginare quella di due donne che si incontrano, si innamorano e decidono di sposarsi.

Una delle due è nato uomo e ha subito una operazione di cambio di sesso, quindi in realtà il matrimonio era tra una donna e una transessuale.
E fin qui nulla di male perchè la legge spagnola lo consente. Ma quando vanno a registrare l'atto, l'ufficiale di stato civile indaga e scopre che la ragazza trans è in realtà stata adottato. E la madre biologica è la stessa della sposa. Sono così consanguinei e la legge non consente il matrimonio tra consanguinei.
Il matrimonio è stato annullato.






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A Vienna sono i democristiani che vogliono i Pacs.

Qualche critica arriva da sinistra, ma la legge si farà.

(Il Riformista)Per il momento non se ne fa nulla, ma non è lontano il giorno in cui in Austria le coppie omosessuali avranno il riconoscimento ufficiale dello stato. In favore della nuova disciplina, infatti, non sono soltanto i socialdemocratici della Spö e i Verdi, ma anche i democratici cristiani della Övp, legati ai socialdemocratici in una grosse Koalition. È proprio la posizione assunta dai dc che rende praticamente certa l'adozione della cosiddetta «partnership certificata per gli omosessuali», la quale dovrebbe presto approdare in parlamento, dove può contare su una maggioranza schiacciante: contrari potrebbero essere solo una parte dei liberali della Fpö e, probabilmente, qualche isolato deputato popolare in vena di obiezione di coscienza.

In realtà, un intoppo c'è stato. Il Consiglio dei ministri che mercoledì avrebbe dovuto affidare alla ministra della Giustizia Maria Berger (Spö) il mandato di preparare il progetto di legge si è concluso senza che ciò avvenisse, nonostante che il testo proposto dalla ministra fosse tale e quale a quello adottato nel Perspektivenpapier, cioè il programma, della Övp e che la posizione di piena apertura dei dc fosse stata confermata appena lunedì scorso. Proprio questa conferma aveva fatto cadere gli ultimi timori che i dirigenti popolari, o almeno una loro parte, si rimangiassero una posizione che era stata presa dopo un duro braccio di ferro con gli ambienti del partito più moderati e più legati alle gerarchie cattoliche. La proposta infatti è stata fatta oggetto di pesanti contestazioni, arrivate non solo dall'episcopato dominato dagli orientamenti conservatori dell'arcivescovato di Vienna, ma anche - almeno così si dice - direttamente dal Vaticano, dove il Papa bavarese non manca di prestare una speciale attenzione a quanto matura nell'inquieta comunità cattolica austriaca. Ancora domenica scorsa, in molte chiese si è pregato perché «la legge che sconvolge le nostre tradizioni e mette in pericolo la famiglia» non venga mai approvata. La chiesa cattolica austriaca, d'altronde, in fatto di giudizio sulla omosessualità non è mai stata particolarmente aperta o caritatevole. Nel 1787 si ribellò persino all'imperatore Giuseppe II che eliminò dal codice la pena di morte per la sodomia e anche la precedente riforma, quella del codice theresiano, era stata criticata dalle gerarchie come troppo "permissiva" rispetto alla precedente Constitutio criminalis carolina che puniva in modo draconiano ogni comportamento sessuale «deviante».

È certo possibile che questi mal di pancia, espressi da una parte (comunque minoritaria) della comunità cattolica abbiano frenato la Övp inducendola a un provvisorio dietro-front. Il capogruppo parlamentare Wolfgang Schüssel ha dichiarato che non era stato espresso alcun impegno, da parte del suo partito, ad affidare il mandato alla ministra Berger già mercoledì scorso e che i dirigenti dc si riservano il diritto di leggere bene il testo prima di dare il loro assenso. L'impressione comunque è che si tratti più di una manovra d'immagine che di un reale contrasto. Tutti sanno che la proposta che sta per approdare alla Camera ricalca in tutto e per tutto la posizione espressa nel Perspektivenpapier: le coppie omosessuali potranno certificare la loro partnership davanti agli ufficiali dello Stato civile e verranno inserite in un apposito registro. Non avranno il diritto di adottare minori e la loro unione in alcun modo configurerà un matrimonio, neppure in versione "light". Critiche e perplessità, semmai, sono arrivate da sinistra, da ambienti della stessa Spö e soprattutto dai Verdi, che giudicano troppo timida e poco coraggiosa la normativa proposta.

Poiché lo stesso Schüssel, che è la massima autorità nel suo partito, ha fatto sapere che la posizione della Övp non è cambiata e poiché lo stesso cancelliere Alfred Gusenbauer (Spö) ha preso con i cinque ministri socialdemocratici l'impegno di non tornare indietro, appare molto probabile che il mandato a Maria Berger sarà affidato in tempi relativamente brevi. La richiesta che i popolari potrebbero rivolgere a Gusenbauer sarebbe di affiancare nella stesura del testo alla ministra della Giustizia i due ministri cattolici che possono rivendicare una qualche competenza sulla materia: la titolare del dicastero della Sanità, dei Giovani e della Famiglia Andrea Kdolsky e quello dell'Interno Günter Platter.

Ci sono pochi dubbi, comunque, sul fatto che fra qualche settimana l'Austria raggiungerà il novero dei paesi europei in cui alle coppie gay si garantiscono per legge diritti e pari dignità.






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Calciatore inglese nudo col cellulare.

(Segnalato da River blog) David Nugent è un calciatore inglese che gioca col Portsmouth.
Il 22enne è finito sullo scandalistico The Sun (vedi l'articolo originale sotto), perché una sua foto, scattata col cellulare, lo mostra nudo.
La foto sarebbe stata spedita ad una ragazza 19enne, che il giocatore stava cercando di “impressionare”.
Peccato che la ragazza non abbia gradito, e abbia forwardato il messaggio a molte persone.

Alla fine è arrivata fino alla redazione del giornale.

Qui la foto senza censura


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Now it's David Nude-gent

By GUY PATRICK and JAMIE PYATT
September 29, 2007

PREMIER League star David Nugent tried to score with a pretty teenager — by sending her a mobile phone photo of his TACKLE.

The desperate Portsmouth and England striker stripped off and took the snap after she failed to return his calls.

But the girl, 19, showed 22-year-old Nugent the red card, and forwarded the naked picture to all her pals in Preston, Lancs — where he used to play.

Last night one of them said: “I couldn’t believe it when I saw a picture of Nugent’s k**b, I nearly collapsed laughing.

“There are a lot of Preston fans who are still cheesed off about him leaving — so this is payback.

“He must be nuts to send a picture like that to someone he’s just met.

“Before long this picture is bound to appear on some celebrity website.

“He’s totally starkers in a bathroom and he’s obviously very proud of the way he looks.”

It is believed Nugent met the shop worker in a bar during a recent night out in Preston.

Another pal said: “They kissed and went off together but she had only just come out of a relationship and was a bit raw.

“She didn’t really want to know but he kept texting her — then the full-frontal arrived on her mobile. She couldn’t believe it. She was horrified.

“I was a bit shocked when I saw it myself, to be honest.

“He’s not exactly massive in that department, so God only knows what he thought he was going to achieve

Nugent made his England debut against Andorra last March.

In 94 matches at Championship club Preston he scored 33 times. He left at the end of last season in a £6million transfer.

He most recently scored on Tuesday, getting Portsmouth a 1-0 win over Burnley in the Carling Cup.

Preston were in the play-offs last season and are currently third from bottom.

Nugent refused to comment last night.






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Mostra gay: Gozzini non dà il patrocinio Sgarbi lo attacca.

(Marzio Fatucchi - La Repubblica, edizione di Firenze)
Anche l´Arci gay critica assessore e sindaco.

Si farà, ma senza il patrocinio del Comune, la mostra delle polemiche organizzata da Vittorio Sgarbi. «Vade retro, arte e omosessualità» partirà il 23 ottobre alla palazzina Liberty della Stazione, offerta da Grandi stazioni. Ma l´installazione che a Milano ha creato scandalo (e se non si è tenuta) per la presenza di alcune opere «forti», tra le quali anche «Miss Kitty», con Papa Benedetto XVI in versione gay, non piace al Comune. «Nessun intento censorio - giura l´assessore alla cultura Giovanni Gozzini - siamo lieti che uno spazio della città accolga la mostra. Ma sul patrocinio, anche dopo esserci consultati con Francesco Bonami, già direttore della Biennale di Venezia, riteniamo che la qualità delle opere non sia adeguata. Mi auguro che non ci siano polemiche, perché il tema merita migliori battaglie». Vana speranza.
«Spero che l´assessore ignorante non venga alla mostra - ribatte l´assessore milanese e critico d´arte - uno può anche avere dubbi morali, non di merito. Da Milano a Napoli a Firenze, continua una tradizione di oscurantismo e miseria mentale. Per fortuna Grandi Stazioni ci consente di fare la mostra» dice Sgarbi, secondo cui il giudizio di Bonami «è quello di un uomo ignorante, della mafia dell´arte contemporanea, che stabilisce chi deve esporre e dove. E´ una capra che non conosce né periodo storico né autori». Oltre a nomi conosciuti come Testori o Warhol, nella mostra ci sono opere di Impellizzeri, Tom of Finland, Mapplethorpe, Andres Serrano e una ricostruzione storica «con testi unici» dice Sgarbi. E le opere scandalo come «Miss Kitty»? «Comprendo i profili di inopportunità politica, ero pronto a escluderla: ma se la natura delle critiche è contenutistica, adesso la potrei anche mettere. Non mi aspettavo da Firenze questo comportamento. Una forma di ottusità politica e culturale». Parole simili a quelle del presidente toscano di Arcigay, Bert D´Arragon: «Non è solo vigliaccheria, Firenze va così contro la sua tradizione di madre protettrice dell´arte. Il sindaco di Firenze riesce a rompere contro una tradizione secolare di apertura e rispetto dell´arte, qualunque sia.» dice il presidente toscano di Arci Gay Bert D´Arragon. Contro la mostra An, che per bocca di Giovanni Donzelli dice che «si potrebbe tenere solo se non ci saranno le opere inaccettabili, offensive della cultura cattolica, in alcuni casi pedopornografiche». D´altro parere i gruppi consiliari di PdCI, Sinistra Democratica, Prc e Unaltracità: «Negare il patrocinio alla mostra è un atto oggettivamente censorio. Una amministrazione non può valutare il valore artistico delle iniziative, ma incoraggiare il dibattito ed il pluralismo culturale. Non si vede perché non dare il patrocinio ad una mostra di cui Gozzini "è lieto che la città accolga"».





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Milano, il primo BDSM party.

(02 blog) Lo fate strano? Bondage, latex e spanking sono termini che stuzzicano la vostra fantasia erotica? Ebbene c’è pane per i vostri denti, pardon frusta per le vostre nocche.
Stasera Milano diventa la capitale europea del fetish grazie a “Secret”, il party fetish organizzato da due titolati esperti del settore, Ayzad (autore del best seller "BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo" e vincitore, con il racconto Bricolage, del concorso letterario su Softblog) e Shakner (musicista e organizzatore di feste a tema). Il party VSP (Very Strange People) si svolge nei sotterranei di via Pagano 19 e anticipa di pochi giorni la festa Sadistique.

Dentro varia umanità composta da artisti e stilisti del latex, personaggi eccentrici, master e mistress. E poi gli spettacoli delle stelle del fetish e del burlesque, ce ne sono quaranta di esperti del settore provenienti da ogni angolo del globo tra mistress (padrone), slave (schiavi), performer e pin up. E naturalmente tanti “insospettabili” amanti del genere (si stima che in Italia i praticanti siano 4 milioni). Per entrare alla bolgia, pardon alla festa, bisogna indossare il look giusto (tacchi a spillo, abiti in latex, corsetti, frustini e abiti in pelle, look fetish, bdsm, leather, uniform, goth, zentai, dark, sexy, cyber, bizzarre), essere ovviamente maggiorenni e scucire 30 euro.
Attenzione, gli organizzatori ci tengono a far sapere che non è una festa hardcore e tutto si svolge “entro i limiti”.






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Attacco Forleo-De Magistris. Mastella furioso.

Ad “Annozero”, nel salotto televisivo di Santoro, va in scena l’appello del Gip Forleo e del pm De Magistris: «Pressati e isolati». La durissima replica di Mastella.

(Momento Sera)
Si riaccende lo scontro tra magistratura e politica. Nell’arena televisiva di Michele Santoro, ad “Annozero”, il Gip Clementina Forleo e il pm Luigi De Magistris, vengono fuori allo scoperto e accusano platealmente di subire pressioni e di essere isolati – anche da alcuni colleghi – per colpa delle loro iniziative. Un j’accuse che manda su tutte le furie Mastella.

«Al di là delle ispezioni del ministero, di cui io rispetto l’esito», afferma il Gip di Milano Forleo parlando del trasferimento del pm di Catanzaro, De Magistris, voluto dal ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella, «sta subendo intimidazioni e pressioni per aver scoperchiato pentole che non andavano scoperchiate e per aver finalmente lumeggiato sulle cosiddette “toghe lucane”. Sento il dovere di intervenire come magistrato che, come il collega De Magistris e tanti altri colleghi che operano su quel territorio difficile, ha avuto la sventura di imbattersi più di una volta nei cosiddetti poteri forti o meglio negli interessi collegati a questi poteri forti. Sono qui anche come cittadino e come donna del Sud perché ben conosco realtà simili in cui De Magistris e colleghi si stanno imbattendo nel meridione». «Dopo aver assunto scelte scomode – continua imperterrita la Forleo - io e altri colleghi ci siamo ritrovati a non avere più inviti a pranzo o a poter andare anche al cinema. Poi, i consigli sono tanti; anche oggi qualcuno mi ha telefonato raccomandando: sii prudente. Ma spesso il giudice è lasciato solo anche dai suoi stessi colleghi».

Nel corso della puntata va poi in onda un’intervista allo stesso pm Luigi De Magistris, il quale si dice convinto «di aver subito uno stillicidio di intimidazioni e pressioni proprio dagli ambienti istituzionali da quando ho cominciato a occuparmi di determinate inchieste. E l’ho segnalato alle sedi competenti. A me non piace il magistrato etico che cerca il consenso dell’opinione pubblica. Le polemiche fanno un pò parte del lavoro. Può anche essere pesante, ma è una cosa assolutamente naturale». «Da circa tre anni e alcuna senza soluzione di continuità – dice De Magistris - sono sottoposto ad ispezione. Ciò da un lato conferma la bontà del lavoro investigativo e processuale che uno sta facendo, dall’altro che ormai da un paio d’anni trascorro un paio di giorni alla settimana a dovermi difendere, soprattutto il sabato e la domenica». Allo stesso tempo però il magistrato segnala di aver ricevuto minacce di tipo classico - «pochine» -: lettere o proiettili. Il pm conferma di avere una vettura blindata «che mi viene fornita senza benzina: devo metterla io».

Solo il giorno dopo arriva la replica del ministro di Grazia e Giustizia, il quale indice un’apposita conferenza stampa a Roma, nella sede del suo partito, l’Udeur. «Premetto che non ho visto la trasmissione di Santoro - attacca Mastella - ma la verità è che da quando ho lasciato “Annozero” per le mie convinzioni (episodio avvenuto nella scorsa stagione durante una puntata sui Pacs, ndr), sono stato oggetto di un vero e proprio linciaggio, ricevendo anche minacce molte serie alla mia persone. Vi invito a considerare queste cose». «Non ho mai chiesto censure - aggiunge il Guardasigilli -, vengo dalla scuola cattolica per cui il dubbio è permanente. Dico ai consiglieri Rai, e non è una minaccia ma una valutazione, che gli italiani avranno anche le scatole piene se ogni sera si parla di me piuttosto che dei problemi reali del Paese. O il Consiglio di amministrazione Rai dà una regola di comportamento, o attiveremo strumenti parlamentari sfiduciando questo Cda. A questo punto non abbiamo alternative».

Nel corso della mattinata arrivano poi diversi commenti all’accaduto. Claudio Cappon, direttore generale della Rai, dice di aver «seguito con molta attenzione la puntata di “annozero”. Le valutazioni in merito al programma, anche dal punto di vista editoriale, le faremo successivamente in Consiglio. Immagino che farà parte dei temi del prossimo Cda».
Interviene anche il presidente del Consiglio Romano Prodi: «Nella puntata di “Annozero” mi sembra che non vi si possa riscontrare nulla di serio, professionale e appropriato per una trasmissione che riguarda la giustizia».






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Usa: maxi- multa per musica da web.

220 mila dollari a 32/enne per "file sharing" illegale.

(Ansa) Una donna americana dovra' pagare oltre 220 mila dollari per aver scaricato musica illegalmente dal web. E' la prima maxi-multa del genere. La decisione e' stata presa da una corte di giustizia. Jammie Thomas, 32 anni, del Minnesota, e' stata condannata al pagamento di 9.250 dollari per ognuno dei 24 brani scaricati illegalmente. Si tratta di una vittoria senza precedenti per l'industria discografica negli Stati Uniti nella difesa del copyright sulla musica scaricata da Internet.






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Amo, ergo sum: L'eros e il suo mistero.

Passione, abbandono, paure, abnegazione.
E poi ancora percorsi deviati, errori, ricordi, follie.
In una parola, l'eros. Perchè non ne possiamo fare a meno? E quando amiamo siamo veramente felici? Un mistero che ci accompagna dalla nascita cosmica. Un dono e uno stato di grazia, o una condanna e una dipendenza?

Presso gli eleganti spazi dell’Art Studio Cafè di via dei Gracchi a Roma si terrà il primo Convegno sull’Eros. Presenti anche numerosi spazi espositivi editoriali e grafici. Sette relatori interverranno dell'eros, partendo dalla loro professione e, perchè no, dalla loro esperienza. Info






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La vera storia di Veltroni: era comunista ed espelleva i dissidenti.

(Luca Telese - Il Giornale) "Nel 1995 gli chiesero per la prima volta: è mai stato comunista? Walter Veltroni rispose con veemenza, spiegando che no, non lo era stato: «Non ho mai partecipato a un corso alle Frattocchie, non sono mai stato in una scuola di partito, non sono neanche andato all'estero nei Paesi socialisti». Però questo è un ricordo «sbagliato», anzi, in un avventuroso viaggio con una delegazione ufficiale della Fgci nella Germania dell'Est nell'estate del 1973, al Festival mondiale della gioventù comunista, scoccò proprio la prima scintilla dell'amore con la sua futura moglie Flavia Prisco.

Fra gli elementi più interessanti che emergono da Il piccolo principe, la biografia di Marco Damilano, Maria Grazia Gerina e Fabio Martini che esce per la Sperling & Kupfer martedì prossimo, c'è uno scavo nel passato del futuro leader dell'Ulivo. Ed è molto interessante rileggere le citazioni di quando Veltroni era un militante a tutto tondo che i tre autori hanno pescato negli archivi e nella pubblicistica degli anni '70.

Ed è singolare quella piccola «amnesia» sulla Germania dell'Est. Ci vollero quattro anni perché, nell'ottobre del 1999, in un'intervista rilasciata ad Antonio Padellaro, Veltroni ritrovasse quella memoria smarrita: «È vero, avevo 18 anni e una compagnia molto variopinta. C'erano Marco Magnani, Ferdinando Adornato, Fabrizio Barca. Ma da allora in poi non ho più messo piede in un Paese socialista». Mai? «La prima volta che sono andato a Mosca è stato nel 1990, ma era su invito di Gorbaciov, per parlare di democrazia».

Che cosa disse in seguito Veltroni, una volta diventato leader dei Ds, è noto. Ad esempio quando alla Stampa, intervistato da Gianni Riotta, nel 1999, dichiarò: «Comunismo e libertà sono stati incompatibili. Questa è la grande tragedia dopo Auschwitz». E poi la frase che sarebbe diventata famosa: «Si poteva stare nel Pci senza essere comunisti. Era possibile, è stato così». Gli autori del libro ricordano l'irriverente risposta del Manifesto, una prima pagina con una foto giovanile di Veltroni e D'Alema accompagnata dal titolo scorticapelle: «Facevamo schifo». Ma Veltroni non molla: «Io ero un ragazzo, allora, ma consideravo Breznev un avversario, la sua dittatura un nemico da abbattere».

Però il libro va a cercare le prove e i palinsesti di questa rielaborazione autobiografica, e trova qualche citazione interessante: ad esempio quella del 1974, quando il giovane Walter non dimenticava mai di inserire la parola socialismo anche se parlava di droga: «I giovani sognano una società più giusta e umana, quella società per noi è il socialismo». Oppure rintracciano un episodio agitato dei tempi in cui Veltroni era leader della Fgci romana, l'espulsione di un gruppo di giovani troppo «radical», Piero Galletti, Maurizio Fabretti e - niente meno - che due futuri giornalisti come Paolo Zaccagnini e Augusto Minzolini (il primo volto noto al Messaggero, il secondo retroscenista della Stampa). Galletti, nel suo ricordo, è feroce: «Veltroni arrivava con la sua borsa di pelle piena di ciclostilati, vuota di idee. Vestito da funzionario di partito, capelli pettinati, pantaloni con la riga» (è il rancore di un ex). E il ricordo di quella riunione che portò all'espulsione, non è meno agitato. I dissidenti nel loro intervento urlarono: «Il Pci vuole solo andare al potere, ha dimenticato i bisogni dei più deboli». E Minzolini aggiunse: «Non sono d'accordo con l'antifascismo, la politica estera e via disdicendo». Le conclusioni di Veltroni? «Voglio chiudere questa discussione ricordandovi che se siamo il più grande partito comunista d'Occidente non è grazie alle vostre balle, ma alla nostra capacità di fare politica».

I dissidenti furono buttati fuori dal Pci (il buonismo era ancora di là da venire...). Quello era un Veltroni che citava Lenin, Stokely Carmichael (il leader del Black Power) e poi naturalmente Marcuse. Quel Walter era simpaticamente «ribelle» e usava una prosa che ovviamente oggi in bocca a lui sembra aliena: «Compito nostro è strappare l'educazione all'influenza delle classi dominanti, emancipare culturalmente la forza lavoro». Oppure ruggiva di orgoglio, rivendicando i suoi risultati: «Non c'è nessuno che faccia più giornaletti, più ciclostilati e che scriva sui muri più dei comunisti!».

Oggi, dopo trent'anni, sarebbe ingeneroso chiedere conto di ognuna di queste frasi. Nel passaggio dal leninismo al kennedismo c'è un romanzo di formazione che queste scarne parole lasciano intuire. Forse, a partire da questo libro, anche Veltroni potrà aggiungere qualche parola per colmare la distanza fra il suo presente e il suo passato, magari proprio a partire da quella gita nella Germania di Honecker, in Coppi Strasse, dove nacque l'amore della sua vita."






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Burlando: Non e' gay, "anche se -dice- non ci sarebbe nulla di male.

(Adnkronos) - "Sono in crisi ma non sono nemmeno separato formalmente. E non ho, come hanno scritto, una fidanzata trentacinquenne". Non e' gay, "anche se -dice- non ci sarebbe nulla di male" e quella mattina "stavo lavorando per Genova". Il presidente della Liguria, Claudio Burlando, respinge cosi' accuse e illazioni sulla sua vita, in un colloquio con "La Repubblica" realizzato dopo le polemiche sollevate dal suo errore in strada quando, una domenica mattina di alcune settimane fa, ha sbagliato uscita ed ha guidato contromano in autostrada.

Burlando ai poliziotti che l'avevano fermato aveva esibito un tesserino scaduto da parlamentare perche' non aveva la patente. Il governatore e' finito su tutti i giornali, ma ha anche pagato la sua multa salata. Da quell'evento, ricorda il quotidiano romano, ne e' scaturito un dibattito approdato all'aula del Consiglio regionale ligure.

Nella riunione si e' discusso oltre che dell'incidente, anche dello stato di salute del matrimonio del governatore, di eventuali sue relazioni extraconiugali, di farmaci assunti per dormire, di inclinazioni omosessuali. Ed oggi Burlando con il giornale romano ripercorre la sua vita e le sue scelte, a partire da quella 'maledetta' domenica. Respingendo al mittente le accuse: "Non sono ne' un affarista ne' un gay, basta massacri".






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Libri: Banditi, briscola e campioni storie da un'Italia perduta.

Il romanzo sul brigante anarchico Sante Pollastro, la vita di Modigliani
e un delitto di paese risolto da un gruppo di pensionati senza più illusioni.

(Dario Olivero - La Repubblica) IL BANDITO E IL CAMPIONE
Già De Gregori ne aveva cantato le gesta. Sante Pollastro (o Pollastri) del fu Vincenzo, un grande avvenire dietro le spalle, che correva per rabbia e non per amore e per questo divenne bandito e non campione. Naturalmente dotato di grande pedalata e al tempo stesso di grande mira con la pistola, scelse il secondo dei suoi talenti diventando una di quelle figure di bandito un po' gentiluomo, un po' romantico, un po' leggendario per le sue fughe dai carabinieri in bicicletta sulle strade di quel pezzo di Piemonte che è quasi Liguria ed è anche un po' già Lombardia tra Tortona e la riviera.

Con una spericolata operazione linguistica Luigi Balocchi butta giù la storia di questo antieroe azzeccando anche il titolo: Il diavolo custode (Meridiano Zero, 14 euro). Ricostruisce un pezzo d'Italia che la storia ufficiale ha ridotto a nulla stipandolo tra quella che tutti chiamano Belle époque e l'inizio della Grande guerra. Ma che Belle époque non era per niente soprattutto in quelle terre grame. La storia di Sante è emblematica tra la miseria da fame e il desiderio di libertà che riecheggiava nei fogli degli anarchici della non lontana Magra. Libertà, dice a Sante il suo maestro di vita, "l'è 'na parola granda".


MODI'
Povero Modì. Chissà se era poi vera quella leggenda familiare che li voleva discendenti da parte di madre di Baruch Spinoza. Di certo l'amore per la filosofia fu di quelli che lo accompagnarono per tutta la vita. Insieme ad altri compagni altrettanto invasivi come la capacità ridotta dei suoi polmoni, la passione per l'alcol e, il più fedele, la consapevolezza di che cosa era l'arte. Provate voi a trasferirvi a Parigi alla ricerca della vostra strada e imbattervi in Picasso che sta facendo la stessa cosa. Provate a disegnare decine di tele per l'arte e decine di insegne di negozi per il pane, ritrarre bellissime donne nude per l'arte e portarne in camera altrettante per la carne, consumare hashish per abbattere le barriere dell'arte e restarne assuefatto. Benvenuti nella vita di Amedeo Modigliani (nella foto) , il meno provinciale degli italiani. Si intitola Amedeo Modigliani, principe di Montparnasse di Herbert Lottman (tr. it. G. Carbonelli, Jaca Book, 24 euro).

DUE SOLDI DI CORAGGIO
Vita agra quella di Gipo Farassino, chansonnier, attore, poeta del popolo con incursioni nella politica, uomo che ha avuto e perso tanto. C'è una frase nel suo romanzo dal titolo Viaggiatori paganti (Piemme, 16,50 euro): "La vita è un viaggio obbligato. C'è chi il viaggio lo paga per intero, chi lo paga a tariffa ridotta, chi non lo paga affatto e chi lo paga anche per gli altri". Mezzo secolo fa la strada da Torino a Milano poteva essere lunga, infinita. Bisognava percorrere tutti i chilometri che c'erano tra una vita senza sbocchi e la speranza. Così Matteo Monti, detto Teo, quella strada la percorre prima in andata da giovane pieno di energia e di rabbia con una sola vocazione, guadagnarsi da vivere con la musica. Poi la ripercorre a ritroso e racconta in flashback quel primo viaggio. Passano le case di ringhiera, la morte del padre assassinato perché sospettato di essere fascista, le poche lire, i lavori spacca schiena ai mercati generali, la vita randagia di un "tirar mattina", il senso di ingiustizia, uomini, bestie e ragionieri.

QUATTRO AMICI AL BAR
Gioco ambiguo la briscola in cinque. Si gioca scommettendo su un numero di punti. Si vince grazie a un socio che resta nascosto fino a quasi tutta la partita. Si gioca tre contro due, ma nessuno dei cinque sa di chi si deve fidare. Fino alla fine. Gioco da bar di provincia, probabilmente in via d'estinzione. Prova evidente che anche il popolo conosce l'arte sottile delle alleanze, della diplomazia nascosta, dell'inganno. Si intitola proprio La briscola in cinque (Sellerio, 10 euro) il romanzo di Marco Malvaldi. Bisogna esserci nati in un piccolo paese per conoscere certe cose. Il bar, i vecchi avventori che fanno parte dell'arredamento, i due sport nazionali: le carte e la chiacchiera, la noia, quello che ordinano da bere e che ha nomi diversi in ogni angolo d'Italia ma che serve sempre allo stesso scopo, fermare il tempo che passa e che travolge tutto, a volte anche il bar. In un microcosmo come questo, un fatto di cronaca nera, il ritrovamento del cadavere di una ragazza trovata in un cassonetto poco lontano. L'argomento del giorno diventa presto qualcosa di coinvolgente, al punto da far finire la comitiva del bar nel cuore delle indagini. Con tutte le insidie, furbizie e sbruffonate che si usano per vincere una mano di briscola in cinque.






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