(Il capoluogo) E' aquilano l'autore della prima opera lirica dichiaratamente gay. Si tratta de 'La maschera di Punkitititi': a scriverla Marco Taralli. Prodotta dal Teatro dell'Opera di Roma, va in scena, novità assoluta, martedì 18 dicembre al Teatro Nazionale. Ne sono autori il compositore Marco Taralli (nella foto), al suo esordio, e lo scenografo Quirino Conti che debutta nella regia, e firma inoltre il libretto in tandem con Marco Ravasini.
Si tratta di un' opera piena di rimandi mozartiani e proustiani, fonte di esplicita ispirazione, ambientata negli anno '20 del secolo scorso in un laboratorio delle Cere di un Musèe de l'Homme di una città nordeuropea.
In questa cornice, densa di richiami ambigui, i personaggi si muovono un un dedalo di passioni, segreti e meschinità: il tutto all'ombra della maschera funebre di Punkitititi, soprannome usato da Mozart da giovane, e che in questo caso é stato adottato per il titolo. Il libretto argomenta il rapporto tra veri uomini, virili, nell'atmosfera incandescente della Recherche proustiana, in una appassionante esaltazione del corpo, vero e proprio motore dell'intera azione.
Maestro e direttore musicale sarà Vittorio Parisi alla guida dell'orchestra e del coro dell'Opera di Roma. Fra gli interpreti, Paolo Coni, Donata D'Annunzio Lombardi, Marta Calcaterra, Rosa Ricciotti, Danilo Formaggia. Un allestimento che soprattutto per il contributo di Conti, noto esteta anche nel campo dell'alta moda, si annuncia di raffinata eleganza.
Marco Taralli in una conferenza stampa ha espresso la sua soddisfazione per il suo primo lavoro nel teatro musicale. "Un'opera - ha spiegato - che dipinge anime diverse, le quali, calate nella cornice di un prestigioso museo delle Cere, reagiscono differentemente agli eventi della storia comportandosi a seconda di ciò che la loro sensibilità crede di evocare ". Secondo Conti, già squisito scenografo e costumista di opere mozartiane, 'Don Giovanni', 'Nozze di Figaro', 'Flauto magico', la maschera è il simbolo per guardare indietro, I personaggi si aggirano tra le ombre, estraggono una personalità che il tempo ha in larga parte neutralizzato".
"Facciamo un lavoro di scavo - ha aggiunto - non voyerismo, come accade sulle spiagge, bensì il rapporto con i corpi che restano protagonisti della Storia. La musica è chiamata ad esprimere la sessualità senza frustrazioni d'obbligo. Certi argomenti in passato sono stati appena lambiti dall'opera lirica. Ora ne parliamo più liberamente, senza condizionamenti, e con tutte le carte in regola".
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