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mercoledì 5 dicembre 2007

Bellezze: Terry "TJ" Wilk.


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Usa: ambasciatore gay si dimette per protesta contro Rice.

(Ticino news) Se un diplomatico Usa assegnato all'estero si porta dietro il cane o il gatto, il ministero paga tutte le spese. Se si fa accompagnare dal partner dello stesso sesso non riceve un dollaro di rimborso. L'ambasciatore Michael Guest si è dimesso dal Dipartimento di Stato dopo avere combattuto invano una battaglia per convincere la ministra Condoleezza Rice a cambiare questo stato di cose.

I partner dei diplomatici, se sono dello stesso sesso, sono considerati estranei: devono procurarsi da soli il visto, devono pagarsi le spese di viaggio, non hanno copertura sanitaria. In caso di evacuazione di emergenza da una sede diplomatica i partners gay, a differenza delle mogli o dei mariti riconosciuti, sono ignorati dalle forze militari americane. Devono arrangiarsi.

Michael Guest, 43 anni, ex-ambasciatore Usa in Romania, ha cercato invano di cambiare le cose. Dopo l'ennesima sconfitta ha deciso di lasciare la carriera diplomatica. Ma nella cerimonia di saluto al Dipartimento di Stato, alla presenza di numerosi colleghi, ha spiegato senza mezzi termini le ragioni della sua protesta: "E' ingiusto che i partner dello stesso sesso abbiano meno benefici del cane di famiglia - ha affermato - Sono stato messo davanti alla scelta tra assolvere ai miei doveri familiari e portare avanti il servizio per il mio paese. E' una disonore per il ministero che qualcuno sia messo in questa posizione".

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Capi di Stato. Ministri. Sindaci. Alla Scala Tristano corteggia l'expò.

In arrivo da mezzo mondo per la serata del 7 dicembre. Perché Prodi e la Moratti puntano sul fascino della prima per sostenere la candidatura di Milano all'evento del 2015.

(Enrico Arosio - L'Espresso) Paura e diplomazia. Doppio binario ad alta tensione per la prima del 7 dicembre. Paura alla Scala, sì, e non per colpa dei Morzi, il movimento eversivo che minacciava Milano nell'omonimo racconto di Dino Buzzati. Ma per la dura vertenza sul contratto nazionale dei dipendenti degli enti lirici. E diplomazia alla Scala, tanta diplomazia e di buon livello, perché il 'Tristano e Isotta' diretto da Barenboim si è caricato di significati extramusicali. Nella lista molto internazionale degli invitati non è difficile leggere un capitolo dell'offensiva diplomatica di Letizia Moratti, Roberto Formigoni e Romano Prodi per portare a Milano l'Expo 2015 (erano insieme a Parigi il 26, il giorno prima che il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli a Roma incontrasse i sindacati dello spettacolo e i rappresentanti degli enti lirici). Molti i ministri stranieri attesi, a cominciare da Bernard Kouchner, responsabile degli Esteri francese. Ben quattro capi di Stato, di Germania, Austria, Grecia e Qatar, oltre al presidente Giorgio Napolitano. I ministri italiani potrebbero essere tre: con Rutelli, Massimo D'Alema e Barbara Pollastrini. Prodi e Berlusconi non sono annunciati, Veltroni nemmeno.

Così, dopo la mediazione di Rutelli tra i lavoratori scaligeri e il sovrintendente Stéphane Lissner, la prima dovrebbe essere salva. "Ma Lissner è rimasto solo per mesi, a lungo la Moratti non ha preso posizione", critica Marilena Adamo capogruppo dell'Ulivo in Comune. Malgrado la rigidità del sovrintendente ("Non è Sarkozy", così i più dispettosi, "e nemmeno Platini"), che non ha provato a negoziare in anticipo, all'italiana, una forma di accordo economico a livello aziendale anche prima della chiusura del contratto nazionale, si è ottenuto l'impegno del ministro a rivedere la legge 43 (decreto Asciutti) e sbloccare così la discussione sugli integrativi. È un fatto che dopo appena due anni di Lissner, una direzione brillante per scelte musicali e livello degli artisti, la pax scaligera si è interrotta. Anche se l'ex sovrintendente Carlo Fontana, che subì l'ostracismo di Riccardo Muti nella fosca battaglia di potere del 2005, distingue: "Parlare di pax scaligera è improprio. La Scala è questa: turbolenta. I teatri d'opera sono fisiologicamente luoghi turbolenti". Fontana, oggi senatore dell'Ulivo, aggiunge un po' evasivo: "Vorrei che l'interesse si concentrasse su un capolavoro che manca alla Scala da quasi trent'anni. Barenboim è tra i massimi interpreti wagneriani, Chéreau un regista magnifico. Evitiamo che le tensioni impoveriscano il fatto culturale".

Difficile. Per l'ennesima volta si prepara un evento di prestigio internazionale (torna dopo vent'anni la diretta tv, su Sky, canale 728 Classica, dalle 17) sotto una minaccia di sciopero dall'effetto ricattatorio, stile assistenti di volo. È una vera croce italiana. Peccato, perché i lavoratori hanno buone ragioni: il diritto al rinnovo contrattuale in tempi certi, il riconoscimento del maggior impegno derivato dal numero delle recite, salite a 273 contro le 163 del 2001. Quanto agli stipendi, è vero che un professore d'orchestra con trent'anni di anzianità prende poco più di 3 mila euro al mese, un corista con nove scatti non va oltre i 2.200, un ballerino è sui 1.700. Ma si dimentica volentieri, anche a sinistra, che tutti i dipendenti, operai compresi, ricevono 16 mensilità (la 16 è il premio di efficienza previsto dal contratto Scala). Un privilegio da superbancari.

Il presidente della Filarmonica della Scala, Cesare Rimini, difende i professori: "Privilegiati? Tutti si aspettano da loro l'eccellenza. È molto aumentato il numero delle recite. Oggi lavorano tanto, e sia nella tournée americana sia ora con Barenboim non ho rilevato tensioni". E Renato Caccamo, il magistrato melomane amico dei grandi direttori, in questi giorni a Lipsia con Riccardo Chailly, difende il sovrintendente: "Lavora molto bene, gode di consenso interno. Per correttezza, ampiezza di idee, esperienza internazionale oggi in Italia non c'è alternativa a Lissner. I concorrenti sarebbero o troppo vecchi o troppo inesperti".
Nulla di Cgil e Fials saprà il presidente della Repubblica di Germania Horst Köhler, in arrivo da Berlino per un 'Tristano' di classe, incantato dai gorgheggi di Waltraud Meier, la più grande Isotta vivente. La presenza tedesca avrebbe potuto estendersi, così i rumours, al cancelliere Angela Merkel. Mentre ècerta la presenza del presidente della Repubblica austriaca Heinz Fischer. Così come del banchiere tedesco Dieter Rampl, presidente del gruppo UniCredit; del sindaco di Francoforte Petra Roth, stesso partito del cancelliere, la Cdu; del prossimo sovrintendente della Bayerische Staatsoper di Monaco Klaus Bachler. A conferma che la Germania conta, rientra per la prima anche il nostro ambasciatore a Berlino Antonio Puri Purini.

Sono dieci i sindaci che hanno già detto sì all'invito di Letizia Moratti: Atene, Betlemme, Bratislava, Chicago, Dakar, Francoforte, Lugano, Reykjavik, Sofia e Zagabria. Non c'è Smirne, i protocolli non prevedono. Ma la diplomazia pro Expo è ben leggibile. Dalla Francia (sono molti i Paesi francofoni) arrivano tre ministri: oltre a Kouchner, Christine Albanel (Cultura) e Michel Barnier (Agricoltura). E non è un caso che vengano a Milano i ministri degli Esteri di Malta, Slovacchia, Perù e Nicaragua, che non ricordavamo ai passati concerti di Muti. Il tema Expo 2015 è 'Feeding the planet. Energy for Life'. Graditi, dunque, lo svizzero Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum che riunisce a Davos i grandi della Terra; il macedone Srgjan Kerim, presidente dell'Assemblea delle Nazioni Unite a New York; il diplomatico svedese Lennart Bage, chairman dell'Ifad, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, che gli Stati africani ben conoscono.

Attesi Elaine Padmore, direttore del Covent Garden di Londra, Dominique Meyer prossimo sovrintendente della Staatsoper di Vienna, Nicolas Joel futuro direttore dell'Opéra di Parigi. Passa in secondo piano il presenzialismo da gossip, che spesso ci ha afflitti negli anni scorsi, con i cronisti a mendicare frasi di superlativa ignoranza alle Valeria Marini del momento. Non tira aria di nani e ballerine. Presenti, tra le star italiane del grande capitale, Alessandro Profumo, Paolo Scaroni, Fedele Confalonieri, i Moratti. Cesare Geronzi pensava di sì, ma forse no. Franco Bernabé non si sa, Sergio Marchionne pare di no. Miuccia Prada non ha deciso, Giorgio Armani non va. Nemmeno Beppe Modenese, il principe dei pi-erre fashion ("Vado al turno A", quello della Milano più discreta), altre figure del pianeta moda preferiscono il weekend. Marta Brivio Sforza, una habituée, dichiara: "Ho visto Bruno Ermolli (l'uomo di Berlusconi alla Fondazione Scala, ndr) preoccupato, ma ottimista. A Milano la prima è ancora la cosa più importante, gli stranieri ne sono affascinati. Io non mancherò, e dopo il concerto tutti a cena a Palazzo Marino. Come dice Vittorio Sgarbi: avrò tempo di riposarmi da morto". Già, Sgarbi, l'assessore alla Cultura. Saputo dello sciopero, prima ha tuonato che faranno suonare alla Scala i musicisti dell'Orchestra Verdi; subito dopo si è schierato platealmente con i lavoratori Scala. Al sindaco Moratti, che aveva dichiarato in tv di sentirsi "un po' sua sorella maggiore, un po' sua psicoterapeuta", quasi è venuto un colpo. Ma tranquilli, il fratellino alla prima ci sarà. E con gli altri 800 alla cena di gala a Palazzo Marino. Sotto una tettoia speciale nel cortile. Contro l'umidità. E le invidie degli esclusi.

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La capitale danese è la città europea che meglio rappresenta l'economia creativa del nuovo Millennio. Atelier Copenhagen.

Ecologista. Tecnologica. Innovativa. E accogliente. Dove il lavoro si coniuga a uno stile di vita a dimensione umana. E l'alta tassazione garantisce servizi e assistenza di alta qualità da Copenhagen.

(Federica Bianchi - L'Espresso) Una distesa di casette pudicamente basse, con i tetti rossi e grigi sopra larghe vetrate che riflettono le chiome giallo limone dell'autunno, disegna una mezzaluna urbana degradante verso l'oceano. Dalle acque cerulee, una girandola di pale al vento, scintillanti nel loro candore, la saluta senza sosta.

È la Copenhagen dei nostri anni. Una capitale-bomboniera ecologista, tecnologica, creativa e accogliente che mal si concilia con lo stereotipo di città triste e buia incline al suicidio, o nell'ipotesi migliore, alla noia. Al contrario, questa cittadina di un milione e mezzo di abitanti si è trasformata nella capitale europea dell''economia creativa', come l'ha definita lo studioso americano Richard Florida. Combinando tecnologia, talento e diversità i suoi abitanti sono diventati il faro dell'economia del nuovo Millennio. Record del Vecchio Continente, oltre un terzo dei suoi residenti ha conseguito una laurea. E due terzi lavorano nei settori del terziario avanzato.

"Le pale eoliche lungo il litorale sono il simbolo di ciò in cui crediamo", spiega Lise Lyck, boss del Centro per la gestione del turismo e della cultura alla Copenhagen Business School. La Danimarca produce il 45 per cento delle turbine a vento mondiali e il 90 per cento di quelle off shore. La sua capitale ospita uno dei più prestigiosi istituti di ricerca sulle nuove tecnologie ambientali. Le sue aziende high tech che, da algido Calimero rurale d'Europa, l'hanno catapultata in mezzo secolo nell'arena dell'élite tecnologica del pianeta, hanno dato vita, poco fuori il centro cittadino, all'Oresund, uno dei più famosi distretti tecnologici del Continente. Qui, nel freddo scandinavo, si allenano alcune tra le migliori menti della nostra generazione: ricercatori e scienziati delle tecnologie informatiche, farmaceutiche, biotecnologiche e delle telecomunicazioni. Avere testa è l'unico requisito per trovarvi un lavoro. La

Danimarca infatti non ha praticamente disoccupazione, gode di un abbondante surplus di bilancio e vanta un tasso d'inflazione bassissimo. Secondo le stime della Banca centrale danese il reddito medio dei cittadini della capitale si aggira sui 34 mila euro netti l'anno.

"La nostra produttività oraria è tra le più alte al mondo", spiega Steen Donner, responsabile di Copenhagen Capacity, una sorta di agenzia di pubbliche relazioni designata ad attrarre investitori esteri nella capitale: "E la struttura gerarchica è piatta perché il personale è molto qualificato e questo consente di delegare". Non esistono mostri sacri. "Tutta la società è a gerarchia piatta, non ci sono grandi miti da abbattere e a volte per un artista può diventare addirittura frustrante", confessa dal suo studio di periferia Tal R, quarant'anni, uno dei pilastri della scena artistica cittadina. La mancanza di grandi scaloni sociali si riflette nei salari. In un'economia che si regge quasi interamente sullo sfruttamento saggio del petrolio e sull'industria avanzata, la differenza di reddito tra un top manager e un operaio non supera le dieci volte. Peculiarità che si abbina, nota Donner, ad uno stile di vita rilassato, che coniuga carriera e famiglia, aspirazioni individuali e bisogni collettivi. A madri e padri con prole le aziende per legge assegnano una settimana supplementare di vacanza l'anno. L'educazione scolastica, dalle elementari in poi, è gratuita, così come l'assistenza sanitaria e quella agli anziani.

"A mia nonna lo Stato ha dato una bicicletta con una terza ruota perché, a quasi ottant'anni, non ce la faceva più a stare in equilibrio su due", racconta Catharina, giovane ricercatrice, mentre nel sushi bar sotto casa, tra libri, pesce e divanetti, improvvisa una cenetta da single. A chi vuole conseguire un'educazione post laurea in patria o all'estero lo Stato paga gli studi dopo avere parzialmente sovvenzionato quelli universitari. Risultato: l'80 per cento della popolazione parla inglese e il tasso di occupazione femminile è pari al 72 per cento di quella maschile rispetto al 33 per cento dell'Italia. Un aiuto lo danno anche le convenzioni lavorative: dopo le cinque e mezza gli uffici sono deserti perché i genitori corrono a recuperare i figli negli asili per trascorrere l'ultima parte della giornata insieme.

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Un mezzo flop la manifestazione romana pro registro. Roma: "Dateci il Registro delle Unioni Civili":


Ieri sera la fiaccolata organizzata da Radicali e movimenti glbt. La delibera dovrà essere votata per legge entro oggi.
(Il Manifesto)
Hanno manifestato in piazza del Campidoglio a Roma per chiedere al sindaco-leader del Pd, Walter Veltroni, soprattutto di non violare la legge. Sì, perché l'articolo 8 dello statuto capitolino prevede che entro oggi il Consiglio comunale debba votare la delibera di iniziativa popolare presentata sei mesi fa, il 5 giugno, con circa 10.200 firme, il doppio di quelle richieste, che chiede di istituire un registro comunale delle unioni civili. Esattamente come è stato già fatto in oltre trenta città italiane. La fiaccolata di ieri sera, indetta venerdì scorso dal Partito radicale e dal movimento lgbt, in pochi giorni era riuscita ad ottenere tre pagine fitte fitte di adesioni. Eppure il piazzale non era certo illuminato dalla luce delle torce esibite dalle poche centinaia di persone presenti. «Le adesioni sono state tante ma poi quando si è trattato di scendere in piazza sono diventati tutti fantasmi», ha commentato deluso Marco Pannella. Per l'Arcigay e le altre associazioni del movimento omosessuale, invece, la risposta della città ad un appello lanciato solo poche ore prima è stata più che soddisfacente.

In piazza c'è anche il consigliere comunale socialista Gianluca Quadrana, firmatario insieme a Roberto Giulioli (Sd) di una seconda delibera sul registro delle unioni civili che, secondo Veltroni, dovrebbe essere accantonata per fare posto ad un Odg vago quanto innocuo. Quadrana dibatte a distanza anche con l'assessore al Personale, Lucio D'Ubaldo, che ha proposto una «terza via» per uscire dall'impasse. Un cambio di nome, un gioco di prestigio: scompare la parola «unioni» e si ottiene il «registro delle solidarietà civili». «All'assessore dico che invece di parlare di anagrafe si occupi dell'anagrafe valorizzando i lavoratori - attacca Quadrana - Le delibere, quella consiliare e quella popolare, andranno in Aula». Altrimenti, promette Rita Bernardini, «faremo ricorso contro questa ennesima violazione di uno strumento di democrazia diretta come la delibera popolare». D'altra parte, aggiunge laconica la segretaria nazionale dei Radicali illuminata dalla fioca luce della fiaccola che porta in mano, «nulla di nuovo in una città dove, a fronte di un migliaio di parrocchie, sono a disposizione solo tre luoghi per celebrare i matrimoni civili che ormai superano il 30% e sono in continua crescita».

Tra i tanti politici locali e nazionali spicca sicuramente la presenza della sottosegretaria alla Famiglia, Chiara Acciarini. È venuta perché la proposta contenuta nelle due delibere «è molto ragionevole e peraltro in linea con la storia del nostro paese, visto che Pisa ha da poco celebrato il decennale del registro comunale. Un provvedimento amministrativo - continua Acciarini - che diventa ancora più importante perché tiene viva la discussione sui Cus, sollecitando il Parlamento a velocizzare l'iter di approvazione».

Eppure a Roma un registro delle unioni civili già esiste, sia pure in un solo quartiere: l'ha istituito il presidente del X municipio, Sandro Medici, che è «avvilito perché questa città ha riesumato il suo vecchio volto sagrestale». Con lui c'è Pino Galeota, consigliere comunale del Prc che punta il dito contro l'Odg di Veltroni: «Gli Odg esprimono grandi sentimenti di cui è depositario il nostro caro sindaco - dice con un certo sarcasmo - noi siamo qui per dare corpo e concretezza a quei sentimenti. Ci farebbe piacere che Veltroni sollecitasse il Parlamento non solo con un Odg ma anche con una manifestazione. Allora saremmo sicuramente con lui».
Foto di Psyko
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Ndr. E' più lungo l'elenco di chi non c'era (Fabrizio Marrazzo, Imma Battaglia, Paola Concia, insomma quelli di sinistra per intenderci) di chi c'era.
Forse eravamo in duecento... forse meno. Meglio non contarsi.
Quattro gatti dell'Arcigay ed altrettanto di GayLib imbandierati e con in testa il loro vice-presidente Daniele Priori. Noi c'eravamo...

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Iran, il sindaco di Ghazvin boccia l'Italia: ''E' un Paese moralmente corrotto''.

Dopo un viaggio per studiare i sistemi di trasporto pubblico. Il primo cittadino si scaglia contro la Chiesa: "Il suo umanesimo e la sua debolezza l'ha messa in mano a prostitute, drogati e gay''. Nella città governata da Mahmoud Kamali un uomo è stato lapidato per aver convissuto con una donna senza sposarla.

(Adnkronos/Aki) - Rientrato da una visita in Italia e Spagna, per studiare i sistemi di trasporto pubblico, il sindaco di Ghazvin, città iraniana a nord della capitale, si è scagliato contro i due paesi europei definendoli "moralmente corrotti". Mahmoud Kamali, che aveva riunito il Consiglio comunale di Ghazvin per parlare del suo viaggio, ha dedicato solo 340 secondi ai sistemi di trasporto in questi due paesi, mentre per il resto delle due ore di sessione si è dilungato su come "l'umanesimo, il liberismo e la debolezza della Chiesa hanno trasformato i paesi europei in luoghi di corruzione morale".

Il sindaco di Ghazvin, città dove qualche mese fa un uomo è stato lapidato nella pubblica piazza per aver convissuto per 14 anni con una donna senza sposarla, è stato particolarmente duro con l'Italia, che nelle sue parole è diventato "un paese in mano a prostitute, drogati, gay e persone prive di moralità''. 'Akhbar', un quotidiano di Ghazvin, parla del ''grande sconcerto dei consiglieri comunali, che riuniti per ascoltare i risultati della missione del loro sindaco sulle esperienze di comuni europei nel settore del trasporto pubblico, hanno dovuto sopportare le sue valutazioni morali sull'Occidente''.

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Il chierichetto gay e le nostalgie repubblichine. Vanity-osità/ Con la foto del duce in camera.

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(River-blog) Vanity Fair ha il potere di tirare fuori il meglio e il peggio delle persone. Accade in questo numero con Alberto Ruggin. Di lui si è ormai scritto di tutto. Nessuno, però, era andato a casa sua, a curiosare per una giornata nella sua vita. Ne esce fuori il racconto di un ragazzo che conosce poco la politica italiana, parla per frasi fatte, e dice che da cattolico non sposerebbe mai un uomo. E, soprattutto, vota Forza Italia. La sorpresa più grande, però, arriva dalla sua cameretta. Mentre la sorella si accontenta dei poster di Brad Pitt, lui ha scelto un manifesto con Mussolini e la scritta “Salutate nel duce il fondatore dell’impero”, e una sciarpa con lo slogan “Boia chi molla”. Il ragazzo, confessa, faceva parte di un gruppo di estrema destra. Ora è referente dell’associazione dei gay di destra, Gaylib.
Tra i gay, spesso, domina la sindrome del tafazzismo.
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Ndr. Ma faceva parte o fà parte?. E se ne faceva parte perchè non se nè liberato di tutta la paccottiglia cara all'estrema destra ed ai naziskin. Forse le sue preferenze sessuali gay vanno verso i naziskin? Masochista? Il chierichetto sorprende sempre, chissà cosa ci riserverà ancora. (Aspis)

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Argentina, per la prima volta un minorenne cambia sesso. I medici: "L'operazione è andata bene".

Un giovane di 17 anni, che ora si fa chiamare 'Nati', si è potuto sottoporre a un intervento chirurgico di 'adeguamento sessuale' dopo una battaglia giuridica intrapresa da diversi anni da sua madre: "Si è sempre sentito una donna".

(Adnkronos/Dpa) - Per la prima volta, in Argentina un minorenne si è potuto sottoporre a un intervento chirurgico per cambiare sesso, dopo una battaglia giuridica intrapresa da diversi anni da sua madre. "Si è sempre sentito una donna", ha spiegato la madre Alicia parlando di "Nati", come viene ora chiamata la 17enne che presto otterrà un documento di identità con i due nomi femminili scelti per il suo futuro.

In passato per la giovane - ha raccontato sua madre - " è stato molto duro sopportare le pressioni di una società immatura" che l'ha discriminata ed emarginata. "Per arrivare fino ad oggi ha superato molte barriere", ha continuato mamma Alicia, accanto al letto della figlia nella clinica di La Plata dove è stata operata per cinque ore. I medici argentini hanno assicurato che l'intervento di "adeguamento sessuale" è andato bene e che il ricovero della paziente durerà fino alla fine del mese.

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Bdsm. Le tariffe tra i 300 e i 1000 euro. Roma: chiuso bordello sadomaso per vip,

(Tiscali notizie) Sembrava un normale appartamento, ma quella che i poliziotti del Commissariato Esquilino di Roma hanno scoperto varcando la porta d'ingresso di uno stabile in Via Cavour è stata una vera e propria casa del piacere clandestina: materiale sadomaso, attrezzi per particolari pratiche sessuali, un enorme quantità di profilattici.
Il locale era diretto da una 'maitresse' brasiliana che in passato aveva già diretto locali simili a Milano.

La casa frequentata da Vip - Le investigazioni erano iniziate dopo le segnalazioni giunte alla Polizia da parte di commercianti e residenti: l`appartamento era frequentato da numerosi clienti di elevata estrazione sociale, imprenditori, facoltosi professionisti, personaggi del mondo dello spettacolo. Tutti 'selezionati' personalmente dalla brasiliana dopo aver risposto ad alcuni annunci pubblicati su vari quotidiani.

Per ogni rapporto si spendeva dai 300 ai 1.000 euro - A secondo del tipo di prestazione, delle modalità del rapporto e delle ragazze scelte. Nell'appartamento sono stati rinvenuti anche falli in gomma, maschere, vari completi intimi, manette, cinte e fruste. L'operazione ha portato alla denuncia di C.M., nato a Pico (Fr) il 1964, che le forze dell'ordine hanno individuato come "soggetto attuatore e realizzatore" della 'casa del piacere'.

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S/S ‘08 – Per John Galliano è iniziata la guerra e la fine del mondo.

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(Menchic) Juan Carlos Antonio Galliano, in arte semplicemente John Galliano, propone a Parigi la sua collezione di moda maschile, ma c’è da stare attenti che qualche mina antiuomo non esploda nel cat-walk. Lo stilista inglese, noto soprattutto per la sua collaborazione con due marchi del fashion che hanno fatto la storia della moda – Christian Dior e Givenchy –, anche questa volta ha ricevuto critiche positive per le sue creazioni, nonché nuovi finanziamenti e un ingrossamento nelle file della sua già forte clientela di base. Tralasciando, in parte, quello che è il suo motto – “Il mio ruolo è quello di sedurre” – lo stilista delle dive produce una collezione for men ispirata alla guerra e al terrorismo, in particolare quello islamico e che si vede ogni giorno nei telegiornali.

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Largo quindi al verde militare, alle sciarpe che ricoprono interamente il viso, alle stampe di pistole sui pantaloni – alcuni rigorosamente al ginocchio –, alle maglie con le effigi di un teschio, a tute mimetiche, reti, caschi – anche blu - e veri e propri armamentari da combattimento. Ma esagera vuole anche maschere antigas, anfibi militari, giubbotti di salvataggio, palme, bandane e il kefiah, ovvero, il tradizionale copricapo palestinese a scacchi – o neri o rossi – che è di fatto una sorta di emblema arabo. E dopo tanta guerra, la fine del mondo. Modelli che sembrano usciti dai frame dell’anime giapponese “Ken il guerriero” o dalla saga australiana di “Mad Max”: lo stile punk impera fra creste, borchie, catene ed elmi originalissimi. È finita la battaglia per la pace, inizia quella per la sopravvivenza.

Una parabola sulla più grande catastrofe umana che prosegue alla ricerca del soldato o del punk - con addominali e pettorali in bella vista - che salverà la vita ai più indifesi, perché - come ha scritto già qualcuno - per una volta Galliano cambia massima: “Facciamo l’amore mentre facciamo la guerra”. Quindi se proprio dobbiamo combattere… meglio portare la sua firma!

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Islam e omosessualità. L’Aja censura i gay musulmani, Teheran condanna a morte.

(Stefano Magni - L'Opinione) E’ in atto una vera e propria “jihad della parola”, come nella definizione coniata dal giornalista Magdi Allam per descrivere la minaccia di violenza da parte degli imam radicali contro la libertà di espressione in Europa. Il caso che ha fatto più parlare di sé è quello di Sooreh Hera, fotografa di origini iraniane e residente da 7 anni in Olanda. Per motivi di sicurezza, ma ufficialmente per "ragioni di opportunità" è stata ritirata una sua opera composta da video e foto dal titolo "Allah o gay-bar" (distorsione dell'invocazione "Allah'hu akbar" ovvero Allah è grande). Il motivo è che l'opera rappresenta, attraverso Ghosro e Farhad, due modelli iraniani mascherati, il profeta Maometto e il genero Ali come una coppia omosessuale. "Volevo denunciare l'ipocrisia dei Paesi musulmani dove si perseguitano i gay e dove poi molti uomini anche sposati sono gay mascherati” - si era giustificata la fotografa, dopo aver subito la censura da parte degli organizzatori della mostra. Intanto i servizi di sicurezza olandesi sono ancora in stato di allerta. Mentre si discute sull’opportunità o meno di permettere una piena libertà di espressione sui temi religiosi, la provocazione di Sooreh Hera non è stata raccolta, non ha sollevato un minimo di attenzione sulla persecuzione che gli omosessuali subiscono sotto i regimi islamici, nonostante uno di questi casi sia scoppiato proprio ieri nel suo paese di origine.

Il gruppo EveryOne ha lanciato un appello per salvare Makwan Moloudzadeh, ventenne iraniano accusato di “sodomia” che ora rischia la pena capitale. L’accusa risale a sette anni fa, quando Makwan aveva solo 13 anni ed era stato sospettato di aver intrattenuto rapporti sessuali con un altro ragazzo. Il caso di Makwan è stato riesaminato dall'Autorità Giudiziaria di Teheran e domenica 2 dicembre è arrivata la drammatica convalida della sentenza. Il Gruppo EveryOne - che si è battuto, nei mesi scorsi, per impedire la deportazione dal Regno Unito della lesbica iraniana Pegah Emambakhsh - chiede a tutti di inviare cartoline, lettere ed e-mail al ministro della Giustizia e al Presidente dell'Iran Mahmoud Ahmadinejad. Su ogni cartolina va disegnato un cuore e scritto "Noi amiamo Makwan. Makwan è innocente e deve vivere".

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Il tormento e l'estasi: Guido Reni e San Sebastiano.

Guido Reni - San Sebastiano(Artsblog) Guido Reni e le sue declinazioni del San Sebastiano sono in mostra a Genova fino al 20 gennaio prossimo. In pratica la piccola mostra riunisce cinque versioni diverse di questo particolare soggetto iconografico realizzate dal pittore bolognese e provenienti da vari musei nel mondo, manca solo la “versione” del Louvre che non è stato possibile spostare per problemi di conservazione.

Il dipinto genovese del San Sebastiano, il santo suppliziato tramite dardeggiamento, è un’opera affascinante in cui la bellezza fisica e la bellezza morale del protagonista sono fuse insieme in un corpo armonioso. Il titolo della mostra, riassume in modo molto efficace i sentimenti contrantanti presenti nell’opera: il tormento del supplizio e l’estasi di un fisico che, con grazia studiata, emana una sensualità non comune, così come anche le altre rappresentazioni del santo, secondo criteri estetici molto diffusi nel ‘600.

La mostra è un’ottima occasione per visitare il museo di Palazzo Rosso e gli altri musei di Strada Nuova a Genova: meno conosciuti rispetto a tanti altri, ma estremamente interessanti e ricchi di opere importanti: Caravaggio, Van Dyck, Rubens, Bernardo Strozzi, Guido Reni, tanto per citarne qualcuno.

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Gay, "omofobia" e il Papa. Chi lo cita andrà in galera?

Allarme di "Alleanza Cattolica" per un disegno di legge in discussione in Parlamento.
(Marco Tosatti - La Stampa) Massimo Introvigne, direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, lancia un allarme sul sito di “Alleanza Cattolica” (www.alleanzacattolica.org) a proposito del disegno di legge "Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia, per l'orientamento sessuale, l'identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione", presentato il 25 gennaio 2007. Secondo Introvigne, c’è il pericolo, se la legge viene approvata, di ricevere una condanna di tre anni di galera se si diffonde l’insegnamento della Chiesa per quel che riguarda l’omosessualità. IL DDL, approvato in Commissione Giustizia della camera, e firmato dal ministro per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, prevede all’articolo 3 la reclusione fino a tre anni per chi “diffonde in qualsiasi modo” “idee fondate sulla superiorità” ovvero “incita a commettere e commette atti di discriminazione” per motivi “fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. Sono termini piuttosto vaghi e generici, nota Introvigne, ma aprirebbero la strada alla persecuzione dei cattolici che, per esempio, diffondessero un testo come quello seguente: “La ‘tendenza sessuale’ non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica, ecc. rispetto alla non-discriminazione. Diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo”. E ancora:“Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare”. E infine: “Le persone omosessuali, in quanto persone umane, hanno gli stessi diritti di tutte le altre persone, incluso il diritto di non essere trattate in una maniera che offende la loro dignità personale…Nondimeno questi diritti non sono assoluti. Essi possono essere legittimamente limitati a motivo di un comportamento esterno obiettivamente disordinato”. Il testo da cui provengono è firmato da Joseph Ratzinger, (era allora Prefetto per la Congregazione della Fede) e si intitola: Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali emanato il 23 luglio 1992. Si chiede Introvigne: vescovi, sacerdoti e fedeli che – coerentemente con il loro status di cristiani –volessero pubblicizzarlo, se la legge fosse approvata, potrebbero andare in galera? Il documento comunque già vedeva questo pericolo incombere: “Includere la ‘tendenza omosessuale’ fra le considerazioni sulla base delle quali è illegale discriminare può facilmente portare a ritenere l’omosessualità quale fonte positiva di diritti umani, ad esempio, in riferimento alla cosiddetta ‘affirmative action’ o trattamento preferenziale nelle pratiche di assunzione. Ciò è tanto più deleterio dal momento che non vi è un diritto all’omosessualità che pertanto non dovrebbe costituire la base per rivendicazioni giudiziali. Il passaggio dal riconoscimento dell’omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare può portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa e alla promozione dell’omosessualità”.

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Grillini: Cofferati attento, mi candido a governare Bologna.


(Panorama) Bologna alle urne per le comunali nel 2008? Se il suo sindaco, Sergio Cofferati, non le esclude, il deputato Franco Grillini (presidente onorario Arcigay, ex Ds, ora approdato ai Socialisti per la Costituente), fa di più. Si candida.

Scatenando una gragnola di dichiarazioni, a partire proprio dal primo cittadino bolognese, che ha commentato lapidario: “Grillini candidato per il centrosinistra? Non ci credo neanche se lo vedo”.
Dal canto suo, lui, intercettato da Panorama.it risponde secco: “Voglio ripetere l’esperienza di Bertrand Delanoe, il politico francese che prima di diventare sindaco di Parigi è stato per 25 anni in consiglio comunale e che non si è mai candidato alla Presidenza della Repubblica, come invece hanno fatto diversi politici d’oltralpe, perché voleva migliorare le condizioni dei cittadini. Io dico la stessa cosa per rendere Bologna più bella”.

Ma non è un po’ presto per le candidature? Fino a prova contraria, le elezioni saranno fissate nel 2009.
Non sono stato io, ma il sindaco a dire che vuole andare a lezioni anticipate. A tutti coloro che hanno parlato di candidatura prematura, rispondo quindi che la loro eventuale proposta rischia di essere ritardataria. E poi io sono un candidato naturale di questa città. Sono bolognese, parlo con un accento bolognese, sono stato presidente di commissione provinciale e due volte deputato. Sono una persona che conosce benissimo la sua città e i suoi problemi. Nessuno me lo può contestare.

È però vero che il fuoco di dichiarazioni è stato incrociato. Gian Guido Naldi, di Sinistra Democratica, ha detto ad esempio che, considerati i voti che ha la possibilità di prendere, lei potrebbe fare al massimo il sindaco di Pianoro, la sua città natale.
Intanto fare il primo cittadino di Pianoro non è affatto una cosa indegna. È tra l’altro anche la città di residenza di Luca Cordero di Montezemolo. E poi queste dichiarazioni sono tutte funzionali a giochi di tattica per rientrare nel Partito Democratico.

Qualcuno le ha però pure ricordato che non molto tempo fa lei era stato ospite di Matrix, ed era proprio uno dei difensori più attivi della linea dura di Cofferati.
Francamente non capisco come facciano a parlare questi esponenti. Insieme a me, c’erano anche loro. Se dobbiamo fare autocritica, la dobbiamo fare tutti. La mia è una candidatura fuori dalle logiche partitiche così come da quelle dei poteri forti. L’unico obiettivo è rendere Bologna ancora più bella, e non utilizzare la poltrona di sindaco per avere una vetrina nazionale, come fanno invece certi altri.

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AFA contrariata dalla pubblicità


(Fireman) Good As You ci riporta la notizia che AFA (American Family Association - un pò l'equivalente americano de il Forum delle Famiglie nostrano) è contrariato dalla pubblicità che la Ford ha pubblicato sul magazine Out nel suo numero di Dicembre per la Volvo e prova cosi a ripetere la sua fallimentare comapagna di pressione contro la compagnia.

Personalmente non comprendiamo la reazione dell'AFA in quanto vediamo solo un prodotto gradevole che sicuramente attirerà le attenzioni di molti gay, adattabile, "a smooth ride", con colori accattivanti, con buona apertura posteriore.

Ah, anche la macchina è carina.

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New York: «Turisti gay cercasi» Spot, inserzioni e 30 milioni di dollari già stanziati dal sindaco Bloomberg. «Sono ricchi e spendaccioni».

Obiettivo: Portare 50 milioni di visitatori entro il 2015.

(Alessandro Farkas - Il Corriere della Sera) «Turisti gay cercasi». Non è una battuta: per la prima volta nella storia, la città di New York ha deciso di corteggiare attivamente i gay e le lesbiche, per convincerli a trascorrere una vacanza nella Grande Mela. Lo rivela alla stampa Usa un portavoce dell’amministrazione Bloomberg, secondo cui il comune di New York prevede di spendere 30 milioni di dollari per attrarre i gay di oltre 20 nazioni sulle rive dell’Hudson. «Contiamo di portare 50 milioni di visitatori nella Big Apple entro il 2015», spiega il portavoce, «i gay sono uno dei gruppi più importanti».

LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA - E infatti la NYC & Company, l’agenzia turistica della città, ha già pubblicato un’inserzione di tre pagine sul prossimo numero della rivista gay «Out». Spot pubblicitari appariranno presto su «Logo», il network nazionale via cavo che trasmette programmi per lesbiche e gay 24 ore su 24. E se non bastasse i siti web gay, bisessuali e transgender presto saranno inondati di pubblicità che invitano ad approfittare degli speciali sconti offerti ai gay a San Valentino dai più leggendari ristoranti e alberghi di New York. Come mai questo improvviso interesse per i gay? «Oltre ad essere un segmento demografico in enorme espansione, i gay sono statisticamente più ricchi, sofisticati e spendaccioni», replica un funzionario del comune. «In altre parole: sono i clienti ideali per la nostra industria del turismo. In ripresa dopo la crisi dell’11 settembre».

L'INIZIATIVA - In una città dove persino l’ex sindaco conservatore e repubblicano Rudy Giuliani vantava politiche pro-gay, esistono centinaia di locali, spettacoli teatrali, gallerie d’arte, ristoranti e boutique disegnati per attrarre soprattutto un pubblico gay. Come dimostra il sito http://nycvisit.com/content/index.cfm?pagePkey=168. «Il nostro messaggio è chiaro - spiega Christine Quinn, la prima portavoce del Comune apertamente gay -. Questa è New York ed è una città per tutti, dalle famiglie, ai singoli, alle coppie gay». L’unico neo dell’iniziativa? «Essere arrivata tardi - replica la Quinn - Un’omissione che ha ovviamente danneggiato la nostra città. Perché il turismo porta soldi, idee e cultura. Quindi lavoreremo molto sodo per correggere questa lacuna».

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Buffon sull’impalcatura a rischio: polemiche per il nuovo spot Fiat.

Il portiere Gianluigi Buffon in una locandina pubblicitaria della Fiat. (credits: Fiat)
(Panorama) “I migliori arrivano dove gli altri non arrivano”: è lo slogan della pubblicità di un veicolo commerciale Fiat trasmessa dalle reti televisive. Nella locandina si vede il portiere Gigi Buffon che si sporge dall’impalcatura di un edificio, senza parapetti né imbracature: indossa soltanto un elmetto giallo. “Sono rimasto allibito” dice Claudio Gandolfi, operaio edile “perché so cosa significa lavorare in quelle condizioni: sono stato vittima di un infortunio cadendo da un ponteggio. Ho rischiato la vita”. Gandolfi ha promosso una petizione in rete per chiedere all’azienda automobilistica di sospendere il messaggio promozionale. “Ho trovato sgradevole abbinare la pubblicità di un prodotto sicuro, tranquillo, agile a una situazione così rischiosa” sottolinea l’operaio. In questi giorni il suo appello si sta diffondendo nei siti e nelle mailing list dei responsabili per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Da parte della Fiat nessun commento.Secondo l’Eurispes dal 2003 al 2006 sono morte sul lavoro più di 1300 persone l’anno: circa il 70% dei decessi è dovuto alla caduta da un’impalcatura, il ribaltamento di un trattore o incidenti durante il trasporto merci. L’anno scorso all’Inail sono stati denunciati dai lavoratori regolari 836mila infortuni nell’industria e nei servizi: in particolare, i morti nell’edilizia sono 318, la metà dell’intero settore industriale. Per il sito internet Articolo 21 quest’anno i decessi sul lavoro sono arrivati a 97

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COMUNICAZIONE A TUTTI I LETTORI.

A causa di una serie di lavori di aggiornamento del nostro server, la pubblicazione degli articoli è sospesa.

Notiziegay, riprenderà il suo normale servizio in serata.

Ce ne scusiamo con i nostri lettori.

Grazie per l'attenzione.

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Unioni civili/Pollastrini: Il voto al Senato sui Cus saggio e responsabile.

"Governo, con la proposta dei Dico, ha fatto da apripista".

(Apcom) - "Oggi, in commissione Giustizia al Senato, è stato espresso un voto davvero confortante, un voto di responsabilità e saggezza": così la ministra per i Diritti e le Pari opportunità Barbara Pollastrini commenta il via libera al testo base sui Cus che, a questo punto, potrebbe approdare nell'aula di Palazzo Madama entro gennaio.

"Il testo base proposto dal presidente Salvi - prosegue la ministra in un comunicato - è passato con una maggioranza che va oltre l'Unione. Questo è un bene. Infatti, ho sempre sostenuto che il Governo, con la proposta dei Dico, ha fatto da apripista, ma ho anche sempre sostenuto il tentativo del Presidente Salvi e della Commissione di lavorare a una piattaforma capace di allargare il consenso".

"Quello che mi sta a cuore - afferma ancora Pollastrini - è che si raggiunga il traguardo di dare all'Italia, alle tante persone che condividono un progetto affettivo, omosessuali e non, una mappa dei diritti e dei doveri, riconoscibile anche con un atto pubblico. Dal mio osservatorio - conclude - vedo aumentare il numero di incontri e iniziative, come quella che si svolge oggi a Roma, nelle quali in tanti, credenti e non credenti, praticanti e non praticanti, manifestano stupore e insofferenza davanti a un ritardo che è di insensibilità e di mancanza di umanità, prima che ritardo politico. Le proposte avanzate, Dico e Cus, rispettano in pieno la Costituzione e nulla tolgono alla famiglia. E d'altronde la nostra carta fondamentale invita proprio la politica ad essere autonoma, laica e solidale".

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James Blunt in concerto. Annunciata una data in Italia: il 2 aprile a Milano.

(Mtv) E' il paladino del pop melodico e romantico e, nella vita reale (pare) un'inarrestabile party boy. Stiamo parlando di James Blunt, reduce dal successo planetario del suo secondo album, "All The Lost Souls".

Il cantante inglese ha annunciato oggi l'unica data italiana che lo vedrà protagonista nel 2008: il 2 aprile all'Alcatraz di Milano.
Dal vivo, presenterà i brani dell'ultimo disco e le hit del precedente, "Back To Bedlam", campione di incassi in tutto il mondo con 11 milioni di copie vendute dal 2003, anno della sua uscita, a oggi.
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