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giovedì 15 novembre 2007

Arabia Saudita: Sei mesi di prigione e 200 frustrate a donna stuprata.

(Ansa - Afp) Sei mesi di carcere e 200 colpi di frusta: questa la condanna inflitta in appello da un tribunale saudita a una ragazza vittima di una violenza di gruppo. Lo ha denunciato il suo ex avvocato, Abdelrahmane al-Lahem, militante di una organizzazione per i diritti dell'uomo, al quale il tribunale di Al-Qatif, citta' dell'est dell'Arabia Saudita, ha ritirato la licenza. La ragazza, che all'epoca dei fatti aveva 19 anni, era stata stuprata da sei uomini ai quali e' stata comminata una pena variante da 2 a 9 anni di reclusione. La sua colpa, agli occhi del tribunale, e' stata quella di essersi fatta trovare dagli stupratori appartata con un uomo, reato grave in Arabia. L'avvocato aveva contestato un primo verdetto emesso lo scorso anno con riferimento agli stessi fatti. La ragazza era stata condannata a 90 frustate. In appello la condanna per la vittima dello stupro di gruppo e' stata aggravata.

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Calcio: Roma-Richarlyson, il brasiliano vuole rinnovare col San Paolo.

(Calciomercato.com) Il centrocampista brasiliano del San Paolo, Richarlyson, ha rivelato oggi a Rádio Bandeirantes di voler restare nel club paulista fino al termine del 2008.
Il suo attuale contratto scade a luglio 2008 e la Roma, secondo quanto aveva riferito poche settimane fa il quotidiano brasiliano Globo esporte, avrebbe già fatto la sua offerta.
Il giocatore oggi ha detto di voler restare altri 6 mesi in Brasile e che la trattativa per il prolungamento con il San Paolo è in dirittura d'arrivo: "Voglio restare qui fino al temrine del 2008 e cercare di vincere la Libertadores e il mondiale per club".

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Victoria Beckham in Ugly Betty: il video.

(Tvblog) “Ugly Betty”attira sempre di più star internazionali. Se nella prima stagione tra le guest star spiccavano nomi del calibro di Lucy Liu e Salma Hayek, la seconda stagione, partita da poco più di un mese in America, alza il tiro. Ultima tra le star a fare la loro apparizione nella redazione di “Mode”, infatti, è stata Victoria Beckham, di recente tornata a far parlare di sé per la reunion con le colleghe Spice Girls.

Nell’episodio, Victoria non dovrà darsi da fare particolarmente con la recitazione, dal momento che dovrà essere sé stessa. Infatti, il suo ruolo sarà quello di damigella d’onore al matrimonio di uno dei protagonisti della serie (visibile nel video, quindi, chi non vuole rovinarsi la sorpresa è avvertito). La puntata è andata in onda lo scorso 8 novembre sulla Abc e porta il titolo “It’s A Nice Day For A Posh Wedding”, riprendendo il nick con cui Victoria era definita nel gruppo pop inglese, “posh spice”.

La Beckham, per questo ruolo, ha ricevuto la “modica” cifra di 70 mila sterline (quasi 100 mila euro), e, ovviamente, la possibilità di avere un gran rilancio negli States, dopo la deludente esperienza del reality della Nbc in cui era protagonista assieme al marito David ed ai loro figli.

Ma la cantante non è la prima né l’ultima ad essere apparsa nella seconda stagione della serie: oltre alla sua presenza, sono infatti comparsi o lo faranno a breve Kenneth Cole, designer anch’esso nella parte di sé stesso, l’ex giocatore di basket Rick Fox, che dopo essere apparso in “Dirt” interpreterà la guardia del corpo di Wilhelmina (Vanessa Williams), e la stilista Vera Wang (proprio nell’episodio preso in questione sopra e anche lei presente nel video).

Oltre a loro, vedremo anche l’ex Dawson James Van Der Beek nel ruolo di un proprietario di una casa di moda, la futura protagonista di “Dollhouse” Eliza Dushku nella parte di una modella in riabilitazione e Kirstie Alley (che, secondo i rumors, potrebbe convincere anche l’amico John Travolta a partecipare ad un episodio), la quale dovrebbe essere un’agente truffatrice . Inoltre, come è stato anticipato da Lord Lucas qualche giorno fa, potrebbe esserci anche uno spazio per la discussa Lindsay Lohan. Insomma, le porte di Mode sembrano essere tutt’altro che chiuse…
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Le bellezze di Santorini e dell'antica Atlantide.

(Travelblog) Sono tornata pochi giorni fa da quell’isola meravigliosa che è Santorini, in Grecia, che, secondo la leggenda, altro non sarebbe che la mitica Atlantide, inabissatasi in mare intorno al 1630 a.C. in seguito a una violenta eruzione del vulcano i cui resti giacciono oggi al centro della caldera. L’evento ebbe ripercussioni a grande distanza e fu, con ogni probabilità, anche la causa del declino dela civiltà minoica di Creta.

Ai viaggiatori di oggi l’isola, oltre a un panorama mozzafiato e a una vista davvero tra le più spettacolari al mondo, con le case bianche e azzurre delle città di Oia e Thira che si affacciano sul blu intenso della caldera, offre la possibilità di fare escursioni in barca o caicco con tanto di bagno nelle acque calde e solforose del vulcano a Palea Kameni, di raggiungere spiagge meravigliose come la famosa Red Beach, e di visitare le zone archeologiche tra cui i resti dell’antica Thira o il vecchio monastero ortodosso di Pyrgos. Per quanto riguarda invece il più famoso sito archeologico di Akrotiri, noto nel mondo per i celebri affreschi dei delfini o del pescatore (oggi conservati al Museo Nazionale di Atene), dal 2005 purtroppo non è possibile visitarlo perché in fase di ristrutturazione in seguito a un incidente in cui ha perso la vita un turista. Mi auguro che comunque almeno per l’anno prossimo sia di nuovo possibile recarvisi.

Un paio di consigli per soggiornare nell’isola: le camere del Delfini hotel a Oia non saranno forse paragonabili a un cinque stelle, ma la vista è quanto di più bello si possa immaginare. Se invece volete rilassarvi in spiaggia potete scegliere una delle tante opzioni tra Monolithos, Kamari e Perissa. Foto|viaggiatoreimmaginario

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Mielinumbria, decima edizione per conoscere il miele.

(Gustoblog) Mielinumbria, la kermesse dedicata al miele e ai prodotti dell’apicoltura, che aprirà i battenti della decima edizione il 23 Novembre a Foligno.

Due gli appuntamenti di spicco di quest’anno sotto il profilo più prettamente culturale: il 3° Forum internazionale dedicato a “L’Apicoltura del Mediterraneo”, in cui esperti ed operatori del settore provenienti dai vari Paesi del Mediterraneo si confronteranno sulle problematiche e le esigenze dell’apicoltura e il Convegno nazionale dedicato ai delicati rapporti tra “Apicoltura e ambiente”, una tematica sempre attuale e dibattuta in quanto le problematiche dell’ambiente influiscono sulla qualità e la resa dei prodotti apistici.

E ancora il concorso per il miglior produttore di miele umbro e, per la prima volta, Mielinbio, un concorso nazionale dei migliori mieli di produzione biologica. Passando per la Mostra del Miele allestita a Palazzo Trinci; I fiori del miele, che propone degustazioni guidate ed abbinamenti mirati; Miele in tavola, perché non si può mai dimenticare il momento più ambito, quello del gustare.

Per chi ama i gadget e gli omaggi, Piovono Gocce di Miele: 10.000 vasetti di miele saranno distribuiti per le vie e le piazze del centro storico.

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Morte di Consoli: All'estero se ne sono accorti.

Finalmente all'estero si sono accorti della morte di Massimo Consoli e dell'importanza che ha avuto per gli omosessuali italiani.
Ne parla il sito americano di Direland.
Passato troppo sotto silenzio all'estero, quasi certamente, aldilà delle rievocazioni di maniera in ordine sparso del nostro fantasmatico movimento, presto verrà dimenticato.
Un'altro articolo sempre di Direland che vi vogliamo segnalare è quello intitolato "Nuova sinistra vecchie divisioni". Una corrispondenza acuta e senza troppi peli sulla lingua da Roma di Judy Harrys.

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Ipotesi rosa o pasionarie, ma in Italia le donne non comandano mai.


(Panorama) Il prossimo presidente degli Stati Uniti, nel 2008, potrebbe essere una presidentessa. Sempre che Hillary Clinton batta Rudy Giuliani, il suo più probabile avversario repubblicano. Da due anni Angela Merkel guida la Germania, ed un anno fa Ségolène Royal si era candidata, con qualche chance di successo, alle presidenziali francesi. Margaret Thatcher ha governato l’Inghilterra addirittura vent’anni fa, dando il proprio nome, thatcherismo, non solo ad un paese ma ad un’era politico-sociale.

Gli inglesi non sono nuovi alle donne di ferro: chi in questi giorni ha visto al cinema Elizabeth con Cate Blanchett nei panni della regina che sconfisse l’Invencible Armada spagnola, se ne può fare un’idea. Che cosa hanno in comune queste storie? Che mai si è dibattuto se fosse opportuno affidare il bastone del comando a una donna in quanto tale. Si parla di meriti o demeriti, non del fatto che indossi la gonna (magari un tailleur pantalone nel caso di Hillary).

La questione femminile divide molto anche l’Italia. Anche quando le donne avanzano nelle poltrone di potere. Daniela Santanchè, Anna Finocchiaro, Rosi Mauro, Alessandra Mussolini, Giulia Bongiorno, e via ancora con le Bonino, le Prestigiacomo e le Melandri: ben che vada vengono etichettate come “pasionarie”. Mai sentito che si parli di un ministro “pasionario”? Se Emma Marcegaglia si candida alla guida di Confindustria, si nota che è tempo di una “presidenza in rosa”: quelle precedenti sono state in azzurro?

La realtà è che le donne guadagnano sì posizioni, ma non come accade nei paesi con cui ci misuriamo, e soprattutto non come dovrebbero. Non esiste ancora in Italia l’ipotesi di una donna alla guida del governo, di un grande quotidiano, di una grande industria. Silvio Berlusconi, al quale le donne certamente piacciono, e forse proprio per questo, a proposito della Finocchiaro ha detto: “È una donna, ma è brava”. Maschilismo di destra? Mica tanto: può testimoniarlo chi ha seguito le battute a sinistra durante la campagna di Rosy Bindi contro Walter Veltroni, battute (la più benevola, appunto, “pasionaria”) tutte mascherate dal politically correct.

Le donne sono notoriamente maggioranza nella società ma non nei luoghi di lavoro. Soprattutto, non nei luoghi che contano: dunque alla quantità (ammettiamo che sia un fatto fisiologico legato alle incombenze familiari) non si sopperisce con la qualità. Insomma, siamo molto indietro. Le quote rosa, dicono tutti, non costituiscono una soluzione, perché sono offensive. Giusto. Ma allora la soluzione qual è?

Vedrete che alle prossime elezioni, o al prossimo rimpasto di governo, si parlerà di nuovo, e molto, del problema donne. Gestito però dagli uomini.

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Jimmy compie 10 anni e si prepara per "Californication".


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(Tvblog) Compie oggi 10 anni il canale satellitare Jimmy (Canale 140 di Sky) e annuncia le novità per il prossimo gennaio. Il più anticonformista e vintage canale dell’offerta di Sky Italia, sopravvissuto alle trasformazioni del mercato dalla Pay Tv satellitare italiana, fece il suo esordio il 15 Novembre 1997 come dote del passaggio da DStv (partecipata da Murdoch e dal tedesco Kirch, nota al pubblico come D+) e Telepiù Satellite (proprietà di Canal Plus, pay tv francese).

Nella “lieta occasione” del decennale vengono annunciate altre grande novità ed esclusive per il prossimo gennaio, a partire dalla Serie Tv più chiacchierata del momento negli Stati Uniti, Californication interpretata da un inedito David Duchovny e di cui vi parlammo già qualche tempo fa. (Qui la Galleria di foto tratte del Pilot) Californication si è rivelata un autentico “caso” in tutti i paesi in cui è stata già trasmessa e il successo della prima stagione su Showtime (tv via cavo), appena conclusasi dopo 12 episodi, ha indotto il network a rinnovarla per un’altra stagione.

Quella della Serie di Tom Kapinos, un passato da autore di Dawson’s Creek per lui, sarà solo l’ultima delle chicche del panorama televisivo mondiale offerte da Jimmy negli ultimi 10 anni. Riproposizione di spettacoli teatrali satirici, eventi musicali, ma soprattutto tante, tantissime Serie Tv del presente e del passato snobbate dai canali generalisti. Tanto per citarne alcune Jimmy Father Ted, Rude Awakening, Spazio 1999, Attenti a quei due, Sex and the City, Il prigioniero, La Famiglia Addams, Seinfeld, That ’70s Show, The Muppets Show, The L World.

Grazie all’allora “Canal Jimmy” (denominazione persa da quando l’azienda che la produce è divenuta Digicast dall’originale francese Multithematiques Italia) tanti appassionati hanno potuto vedere le ultime stagioni di Star Trek DS9 e Voyager che la Rai aveva accantonato e mandava in onda spesso senza preavviso in piena notte. In particolare con Star Trek Jimmy ha reso familiare per il pubblico italiano l’uso della trasmissione in lingua originale con sottotitoli.

Una consuetudine che oggi è piuttosto affermata fra i tanti che guardano le Serie Tv grazie al P2P e al lavoro dei tanti team che su Internet ne sottotitolano gli episodi praticamente in tempo reale rispetto alla programmazione americana.

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Pizzica e gusto salentino a Milano

Pizzica_Salento(Travelblog) Da selentino doc quale io sono non posso certo esimermi dal segnalarvi delle belle notizie che mi riguardano da vicino. Così, se volete incontrare un pezzo di Salento senza travelling (sciocco no in un blog di travel!?) vi segnalo l’evento Salento e Pizzica per venerdì 16 novembre alle ore 22 - Maison Espana, via L. Montegani, 68, in quel di Milano.

Se non avete già assaggiato il Salento durante le vostre vacanze qui potrete assaggiare i taralli classici al peperoncino, alla cipolla o all’olio di oliva. E, ciliegina sulla torta, un pò di pizzica non guasta. Il gruppo etnico si chiama Sciacuddhruzzi, ensemble di strumenti acustici di estrazione prevalentemente popolare. “Specializzato in un repertorio il cui reperimento è il frutto di stravaganti ed appassionanti indagini di carattere etnomusicologico, vive attualmente delle esperienze compiute a diretto contatto con un determinato entourage folklorico, quello appunto salentino”. Non ho notizie riguardo la presenza o meno del vino, ma credo non debba mancare assolutamente. Foto | Alberto Gottardo

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Vicenza: Due uomini stavano facendo sesso in un parcheggio. Denunciati per atti osceni.

(Il Giornale di Vicenza) Fioccano le denunce per atti osceni a Villa Tacchi, l’area di sosta lungo l’autostrada A31 Valdastico nel territorio comunale di Quinto.

Ieri mattina due attempati veronesi sono stati pizzicati, invitati a rivestirsi e a darsi un contegno dai poliziotti della stradale, impegnati ogni giorno a porre un freno a comportamenti indecenti che infastidiscono non pocho gli altri automobilisti.

I due uomini - A. D., di 57 anni, di Montecchia di Crosara, e G. S., 67, di S. Martino Buon Albergo - verso le 11 di ieri, senza porsi troppi problemi, stavano facendo l’amore nel parcheggio, neanche troppo nascosti dalle macchine.
Gli agenti della sezione di polizia giudiziaria della stradale li hanno sorpresi durante uno dei controlli che vengono ripetuti in zona, visto l’alto numero di segnalazioni che arrivano sulla presenza di omosessuali in atteggiamenti amorosi all’interno del parcheggio. Pare che gli esibizionisti si siano spostati dal posteggio Pasubio di Thiene a quello di Villa Tacchi, creando imbarazzo e disagi a coloro che passano e fermano, magari con bambini e ragazzini.

I due veronesi non hanno dato giustificazioni alla loro passione amorosa; sono stati identificati, accompagnati al comando e denunciati per atti osceni in luogo pubblico.
Domenica un mantovano era stato segnalato analogamente in procura perché si esibiva nel medesimo piazzale a metà pomeriggio.

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Musica: Adesso anche i Boyzone tornano insieme.

(Soundsblog) Era da sette anni e ovviamente non potevano mancare in questo periodo in cui le reunion ormai non si contano più. Ve li ricordate i Boyzone, uno dei tanti gruppi dell’epoca Take That che facevano impazzire le ragazzine?

Tra i loro grandi successi “No Matter what“, “Love me for a reason” (vedi sotto) e tanti altri, proprio loro dopo una serie di voci che si rincorrevano tornano insieme per un tour composto da 10 date in Gran Bretagna per dar vita ad uno show nuovo al quale prenderà parte anche il leader Ronan Keating aveva abbandonato la band per intraprendere una dignitosa carriera da solista. Proprio lui si dice entusiasta di questa nuova esperienza e promette che tutto il loro show sarà ancora più bello di prima.

Il tour prenderà il via il 30 maggio alla O2 Arena di Londra per concludersi a Glasgow il 23 giugno ma non dovremo aspettare così tanto per vederli insieme perchè hanno annunciato una loro performance ad uno show di beneficenza della BBC per i bambini bisognosi proprio questo venerdì 16 novembre. Non ci resta che chiederci, quanto dureranno tutte queste reunion?
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European beer festival a Copenhagen

(Gustoblog) Il Danish Beer Enthusiasts (DBE) è un’associazione danese nata per diffondere la conoscenza della birra, ma soprattutto fare conoscere le realtà dei microbirrifici danesi.

L’associazione nasce nel settembre del 1998 nella città di Odense, per la precisione all’interno del pub Carlsens Kvarter, famoso per la quantità e qualità di birre che può offrire. Per festeggiare il 10° anniversario, hanno organizzato per il 12-14 settembre 2008 la più grande festa della birra mai realizzata in quel paese, la European Beer Festival.

I locali che ospiteranno i visitatori saranno i vecchi edifici del birrificio Carlsberg e per soli € 13,5 si potrà accedere alla fiera, riceverà il bicchiere ufficiale dell’evento, la guida del festival e due buoni per assaggiare della buonissima birra. Se dovete organizzare un viaggetto nel nord europa per il prossimo anno, consiglio caldamente Copenhagen, una città stupenda, e poi quale occasione migliore per partecipare anche a questo evento.

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L'inquinamento riduce le dimensioni del pene

Orsi polari tristi, l'inquinamento causa la riduzione del pene
(Ecoblog) Cari maschietti, pare proprio che l’inquinamento abbia effetti sulle dimensioni degli organi genitali maschili. O perlomeno è provato che l’abbia su quelle degli orsi polari. Una ricerca fatta in Danimarca ha rivelato infatti che i maschi delle popolazioni di orsi bianchi della Groenlandia orientale abbiano dimensioni del pene sempre più piccole, rispetto invece a quelli che vivono dall’altra parte, verso il Canada.

Il fatto sembra essere dovuto a delle alte concentrazioni di sostanze chimiche inquinanti (idrocarburi poliaromatici come PCBs, HCB, DDT e compagnia bella) che interferiscono con il funzionamento delle ghiandole che producono gli ormoni sessuali. Queste sostanze ovviamente sono prodotte dalle nostre parti, dalla inquinata Europa, e trascinati lassù dalle correnti atmosferiche.

In natura, i maschi di specie animali carnivore che vivono in ambienti freddi e nevosi, e soprattutto ai poli, sono dotati di organi più grandi per assicurare il successo riproduttivo anche alle basse temperature. Una riduzione del pene ovviamente preoccupa perché può determinare, ehm, prestazioni deludenti e quindi portare alla diminuzione della natalità, e insomma si mette in pericolo la sopravvivenza della specie.

Da notare che gli orsi polari già se la passano male perché a causa dei cambiamenti climatici, la Groenlandia si sta “scaldando e sciogliendo” e trovare cibo diventa sempre più difficile.
Niente cibo e niente sesso, peggio di così… infatti a me sembra che questi orsi (vedi gallery) siano un pochino depressi…

Via | NewScientistEnvironmentBlog.com

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Milano: Profumo di nuovo e di pulito al Cig?

COMUNICATO STAMPA
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Sabato e Domenica prossimi (17 e 18 Novembre) si svolgeranno le elezioni per la presidenza di Arcigay Milano (Cig-Comitato Provinciale Arcigay).
Se sei titolare di una tessera Arcigay o Uno, hai diritto di voto (se e8 scaduta puoi rinnovarla entro venerdec): fai sentire la tua voce!!!

Se anche tu desideri più informazione, cultura, presenza politica e tutela sociale in Città e Provincia, vota Stefano Aresi (presidente) e Alessandro Carboni (vicepresidente); Borserio, Romani, Tesini e Tamiso come delegati alla consulta.

Per info e programma elettorale visita il sito www.nuovocig.org

ORARIO VOTAZIONI: dalle 18.00 alle 22.00 di sabato e dalle 10.00 alle 18.00 di domenica

SEGGIO: Sede Arcigay di via Bezzecca 3 (tra P.zza Cinque Giornate e Largo Marinai d'Italia).

PER VOTARE: sono necessarie la tessera e un documento d'identità valido.

VOTANO: i tesserati residenti in provincia di Milano, Como, Lecco, Sondrio, Varese, Monza, Pavia nonchè i residenti in altre province che abbiano fatto richiesta di essere iscritti al comitato di Milano entro il 29 Ottobre 2007. E’ necessario essersi tesserati per la prima volta
prima del 14 Ottobre 2007.

DELEGHE: è possibile portare con sè una delega (che contempli nome, cognome, numero di tessera del delegante e del delegato e che faccia esplicito riferimento alle date del congresso in questione).

Aiutaci a costruire una Arcigay di TUTTI per i diritti di TUTTI.

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ScAtti di Teatro Lesbico. Drammaturgie di teatranti lesbiche.

(Deltanews) Domenica 18 novembre alle ore 16.30 alla Libreria Babele, in ViaSan Nicolao 10 - 20123 ( MM Cadorna - tel 02 36.56.11.49), Diego Passoni intervista Eleonora Dall'Ovo e Luisa Sax autrici di ScAtti di Teatro Lesbico. Drammaturgie di teatranti lesbiche (Casa editrice: Il Dito e la Luna), a cura di Eleonora Dall'Ovo.

Il volume, presentato da Francesca Polo e Elena Rossi, è un’antologia di teatro lesbico che raccoglie le drammaturgie di quattro autrici italiane (Eleonora Dall’Ovo, Francesca Polo, Elena Rossi e Luisa Sax), che da anni replicano i loro spettacoli su tutto il territorio nostrano. Commedie, poesie e un poema epico che forniscono alla comunità lesbica, e non solo, immaginari positivi e dissacranti in netto contrasto con la visione discriminatoria che per lungo tempo ha segnato la rappresentazione delle lesbiche. ScAtti di teatro lesbico intende contribuire a testimoniare l’esistenza del teatro lesbico in Italia, evidenziandone la capacità di critica sociale e politica e promuovendone la diffusione.

L’introduzione della teatrante Eleonora Dall’Ovo e la conclusione della sociologa Sveva Magaraggia, mettendo in luce aspetti socio-economici, politici e teorici legati alla produzione e fruizione del teatro lesbico in Italia, danno spessore a questa raccolta. Eleonora Dall’Ovo vive a Milano, regista, attrice e drammaturga fa il suo ingresso nel teatro nel 1988, appena ventenne, formandosi al Teatro del Buratto Milano, conduce la trasmissione radiofonica di informazione e cultura omosessuale L’Altro Martedì su Radio Popolare di Milano. Da sempre ha dedicato un occhio di riguardo al teatro scritto e diretto dalle donne occupandosi spesso di teatro lesbico e femminista, constatandone la fatica ad emergere nel panorama teatrale italiano connotato troppo solo al maschile

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Milano: G.Spot Zona Tortona: giovani designer under 33.

(Designerblog) Se volete scovare ed apprezzare qualche giovane talento nel campo della progettazione, non perdetevi l’esposizione che si terrà dal 29 novembre al 24 dicembre al temporary shop G.Spot di via Tortona a Milano.
Design Under 33 è un progetto che ha dato vita alla prima collezione G.Spot fortemente voluta e sviluppata da Giovanardi S.p.a. in collaborazione con POLI.design (consorzio del Politecnico di Milano).
Per l’occasione sono stati selezionati 13 progetti di 6 giovani designer italiani, oggetti unici ed originali che ben interpretano il fermento creativo che aleggia tra le nuove leve del design.
Tra i vari oggetti ci sarà anche l’ironica gabbia porta-cioccolatini intitolata “Posso ma non voglio” che vedete in foto.

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Calcio: Chivu dice no al razzismo.

(Calcioblog) In seguito all’omicidio da parte di un rom della signora Reggiani in Italia si è scatenata un’ondata di intolleranza verso i romeni. L’atteggiamento deprecabile ovviamente non poteva mancare di estendersi anche al calcio. Succede così che gli atleti romeni vengono apostrofati con epiteti poco onorevoli, è successo a Mutu allo stadio Olimpico nella sfida della sua Fiorentina contro la Lazio e già l’attaccante aveva rimarcato il suo disappunto.

In questi giorni un altro romeno, il difensore Cristian Chivu, ha voluto dire la sua sull’argomento. Lui che lasciò il suo paese a 18 anni per certi versi ha condotto una vita da nomade, miliardario però. E’ arrivato in Italia da quattro anni grazie alla Roma che lo strappò all’Ajax.
Chivu è ben cosciente della poca simpatia che il nostro paese prova per i suoi concittadini di questi tempi, è dispiaciuto per quello che è accaduto ma non perché il protagonista del fatto di cronaca sia stato un suo connazionale, il suo disappunto è quello di un essere umano che non accetta che accadano cose del genere.

Quello che più fa male però è che per colpa di qualcuno devono vivere il disagio in tanti:

“In questi casi paghiamo noi, noi romeni che lavoriamo, che cerchiamo di comportarci bene. Noi che teniamo alta la bandiera del nostro paese.”

Il problema del razzismo che a volte la fa da protagonista nelle curve italiane però non è nuovo, lo stesso giocatore dice che da quando è arrivato ha sempre dovuto sentire insulti nei suoi confronti. Lui ci ha fatto l’abitudine, purtroppo però ci sono persone che non riescono ad ambientarsi nel nostro paese anche a distanza di anni.

Sarebbe sbagliato fare di tutta l’erba un fascio, puntualizza, perché purtroppo, ovunque, in mezzo alle persone oneste ci sono delle mele marce, le famose minoranze alle quali ci appigliamo anche noi italiani quando ad esempio parliamo dei nostri tifosi.
Lo stesso discorso ovviamente lo si può fare per i romeni:

“Mi dà molto fastidio il modo in cui vengono descritti i romeni che vengono a lavorare in Italia. C’è tanta gente che lascia la famiglia e viene in un altro Paese con la voglia di lavorare e di mettere in gioco le sue conoscenze e tutto quello che ha imparato nel cammino della vita. C’è tanta gente che ha voglia di lavorare e guadagnare quelle cose che in Romania non riuscirebbe a raggiungere.”

Poi c’è chi invece in Italia non trova la terra promessa che sperava e imbocca strade meno pulite, così si arriva alle tragedie come quella di Roma.
Questo problema, secondo Chivu, non è di natura prettamente sociale ma anche politico e cercare una soluzione è compito dei politici:

“Credo che debbano pensarci i governi: quello italiano e quello romeno. Parlino i nostri governanti, anzi facciano qualcosa insieme. Il nostro interesse, dico di noi romeni, ma parlo di tutti, chiede di reagire perché certe cose non accadano più.”

In effetti anche la stampa di tutta Europa, compresa quella romena, si è espressa in questo senso; l’entrata della Romania nella comunità europea forse è stata un po’ prematura. Il paese è governato da una classe politica ampiamente corrotta e i cittadini di questo ne hanno coscienza.
In attesa però di qualche provvedimento intelligente, non come quello affrettato preso in Italia, non possiamo far altro che mettere da parte i luoghi comuni e guardare alle persone per quello che sono. Ci sono onesti e disonesti senza distinzione di nazionalità, è ingiusto che paghino gente come Chivu o Mutu, com’è ingiusto che paghino tutte quelle persone per bene che come unico difetto hanno quello di essere della stessa nazionalità di qualche scellerato.

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Real fashion Trend: un manuale dedicato agli street styles e ai coolhunter.

(Fashonblog) Esiste un manuale per scoprire i nuovi trend, estrapolare dalle strade le mode e anticipare le tendenze delle passerelle? Finora si trattava di istinto e i coolhunter si muovevano alla ricerca di nuovi stimoli.

Da oggi invece esiste un manuale per chi vuole capire come si fa a scovare un trend attraverso la ricerca su strada e vuole saperne di più sulle tecniche di coolhunting: si chiama Real Fashion Trends, ed è un libro da poco pubblicato da Libri Scheiwiller.

Un volume che raccoglie, attraverso 8 tendenze, 250 immagini e 20 anni di lavoro di Future Concept Lab, raccontato tramite gli street styles e il lavoro di 50 corrispondenti in tutto il mondo le prossime tendenze studiate attraverso una documentata analisi globale. Questo libro si avventura anche nella definizione di che cosa sia un coolhunter, ovvero i giovani professionisti e creativi che attraverso un osservazione attenta e diretta delle città di tutto il mondo, attraverso una sensibilità approfondita e una ricerca costante, tengono sempre aggiornato l’Istituto. Da qui partono inoltre le linee guida per tutti coloro che aspirano a scoprire la moda prima ancora che venga creata.

Una pubblicazione interessante soprattutto perchè dà risalto a quella che convenzionalmente fa parte della cultura underground della moda, come gli street styles e il coolhunting, che però sono comunque fattori determinanti nella creazione di nuovi trend.

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Piccoli segni per un grande disegno: la concretezza dell’architettura.

modellino

(Panorama) S’intitola Piccoli segni per un grande disegno. I “segni” sono i bozzetti preparatori, i modelli di studio, i prototipi e le opere donate da più di 50 architetti e designer di fama internazionale. Il “grande disegno”, invece, è il completamento dell’hospice di Villa Sclopis a Salerano (Torino). Ovvero la riconversione della Villa, per donare una sede adeguata alla cura di malati in fase terminale, come fortemente voluto dal gruppo di medici volontari dell’Associazione Casainsieme Onlus di Salerano.

La mostra, a cura di Luca Molinari e Simona Galateo con la collaborazione dello Studio di Michele De Lucchi (che ha sviluppato il progetto di riconversione), ha lo scopo di raccogliere i fondi necessari per concludere i lavori. Per questo, le opere in rassegna allo Spazio FMG per l’Architettura (Via Bergognone 27, Milano, ingresso libero dal 14 al 24 novembre) saranno protagoniste di un’asta benefica il 27 novembre grazie all’ospitalità de La Triennale di Milano e alla collaborazione di Sotheby’s. Il ricavato sarà interamente devoluto all’Associazione Casainsieme, l’ente responsabile della realizzazione di Villa Sclopis. Tra 50 pezzi in rassegna, opere di Cini Boeri, Massimiliano Fuksas, Enzo Mari, Alessandro Mendini, Renzo Piano, Marco Zanuso, Matteo Thun.

schizzo su carta

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Milano: Omicidio Oldani si brancola nel buio.

Un mistero ancora senza soluzione.

(Il Giorno) Stanno seguendo tutte le piste, eppure c’è il rischio che resti un delitto senza colpevoli. Hanno verificato ogni traccia, ma l’esito è stato sconfortante. Hanno chiesto e ottenuto persino i tabulati telefonici di tutte le chiamate fatte dai cellulari presenti nella zona dell’omicidio, a quell’ora di notte. Ma ormai solo un mezzo miracolo - o un colpo di fortuna - sembra poter aiutare gli inquirenti a dare un volto e un nome all’assassino di Maurizio Oldani, il commercialista ucciso 5 mesi fa sotto casa sua, in zona Porta Tenaglia. Un «marsupio» e un orologio che aveva addosso la notte in cui venne ferito mortalmente, non sono stati ritrovati vicino al suo corpo. Un indizio che potrebbe far supporre che Oldani sia rimasto vittima di un rapinatore. Una pista differente da quella perseguita nell’immediatezza, quella dell’ambiente gay. Anche se l’una non esclude l’altra. E dunque tutti i moventi continuano a restare possibili. Quel che è certo, però, è che la soluzione del giallo sembra sempre meno probabile per assoluta mancanza di possibili autori del delitto. Chiunque, quella notte, avrebbe potuto avvicinarlo e colpirlo, magari per rapinarlo oppure in seguito a una discussione per motivi diversi. Chi lo ha fatto, è sfuggito alla vista di qualunque testimone e di ogni telecamera.

IL 47enne commercialista, conosciuto in zona anche come dirigente della Margherita, venne ucciso all’alba di domenica 3 giugno. I risultati dell’autopsia rivelarono segni inqeuivocabili di violenza sulla nuca e sulla fronte. Qualcuno lo colpì con un pugno fino a gettarlo a terra e fargli sbattere violentemente la testa sul marciapiede. Tanto violentemente da sfondargli la scatola cranica al punto da provocare la parziale fuoriuscita di materia grigia. Verso le sei del mattino, quando un passante notò il corpo del professionista immobile sul selciato, la vittima era incosciente ma viva. Venne portato a sirene spiegate al Fatebenefratelli e questo particolare ha impedito che gli investigatori potessero accertare con esattezza la posizione del corpo. Inoltre, la pioggia e il troppo tempo passato prima di compiere i primi rilievi impedirono agli uomini della Scientifica di individuare tracce, impronte, indizi fondamentali per la soluzione del caso. Un insieme di circostanze sfavorevoli che ora spiega il pessimismo degli investigatori sulla soluzione del caso, anche dopo aver raccolto decine di testimonianze sull’ultima notte di Oldani. Una notte movimentatissima e piovosa (era la cosiddetta «notte bianca») con tanti locali aperti e molta gente per strada. Nessuno è stato in grado di chiarire perché Oldani sia uscito da casa, in corso Garibaldi, dove abitano gli anziani genitori, senza cellulari, con pochi spiccioli e senza documenti e con una tessera di accesso a un club per soli uomini nascosta in un calzino. Forse non voleva essere riconosciuto, oppure prevedeva che avrebbe incontrato qualcuno di cui non poteva fidarsi ciecamente. Situazione che all’inizio avrebbe fatto privilegiare la pista genericamente «passionale».

Gli investigatori che hanno scandagliato la vita professionale e privata del commercialista non hanno però trovato nulla che possa spiegare l’omicidio efferato. Oldani era uomo mite, pacato, si dedicava alla politica senza fanatismi, dirigeva anche un’associazione di partigiani cattolici, frequentava chiese e oratori. E quasi nessuno che avesse mai sospettato una sua doppia vita che probabilmente aveva, sia pur coperta da un comprensibile riserbo: circostanza, questa. che forse ha impedito agli investigatori di sapere, conoscere e parlare con tutti gli amici più fidati e con i conoscenti occasionali della vittima. Anche il fatto che vivesse insieme ai genitori è risultato dal punto di vista delle indagini un ostacolo: in genere nell’abitazione delle vittime, così come nei cellulari o nella posta elettronica o nei conti correnti, si scovano una tale quantità di indizi che spesso diventano vere tracce da seguire con successo. Poche certezze quindi: c’è un buco di almeno tre ore nella notte di domenica durante le quali il povero Oldani deve avere avuto un «contatto» con il suo assassino. Forsen non sapremo mai il perché. L’ultimo tentativo degli investigatori, è stato quello di analizzare tutte le chiamate partite dai cellulari usati in quella zona a quell’ora, alla caccia di possibili indizi. ma anche questa carta della disperazione, sembra non aver portato ad alcun risultato.

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"Rospi acidi e baci con la lingua": intervista a Cristiano Armati.

Rospi acidi e baci con la lingua(Booksblog) Cristiano Armati, descriviamo in cinque parole il tuo ultimo romanzo, “Rospi acidi e baci con la lingua” (Coniglio Editore, 153 pagg.) Comincio io: romanzo di formazione senza formazione.

Romanzo di formazione al termine del quale il protagonista non trova il suo posto nel mondo. Sono sedici: se era un gioco, hai vinto tu.

Saltata la sintesi, tanto vale darsi all’analisi. “Rospi acidi e baci con la lingua” è la storia di un uomo, Cappa, che non si sente a casa in nessun luogo. Un gigantesco rospo gli predice il futuro, inducendolo a un viaggio fatto di droga e sesso tra Londra, Parigi, Manchester e Catena, immaginario paese all’ombra di Roma. Si alternano avventure bizzarre a personaggi surreali, il grande Amore al compimento escatologico della profezia del rospo.

Per caso Cappa è Cristiano Armati?
È un me stesso più sfaccettato e versatile. Al valore delle mie esperienze dirette somma esperienze mediate da altre vite e altri racconti, alla ricerca di una dimensione letteraria che rappresenti il vero. Se penso a Flaubert – a quando diceva “Madame Bovary c’est moi” – mi viene da semplificare dicendo che sì… alla fine Cappa sono io.

Evochi Madame Bovary, che è il simbolo universale della ricerca infruttuosa del proprio posto nel mondo…
Non solo: Madame Bovary è anche il simbolo di un certo arrivismo, stimolato dalle tante illusioni offerte dalla società del capitale.

Non somiglia un po’ al tuo Cappa?
Direi che, come Cappa, è un personaggio più vero di tante persone che nella vita di ogni giorno si trascinano come fantasmi, incapaci di lasciare una traccia del loro passaggio su questa terra.

Perciò, se Flaubert è Madame Bovary, Madame Bovary è come Cappa, Cappa sei tu… Per la proprietà transitiva dovresti somigliare a Flaubert.
Lo prendo come un complimento clamoroso. Ma non c’è dubbio che, se proprio dovessi tracciare una mappa delle mie preferenze letterarie, Flaubert comparirebbe come uno dei campioni del realismo sociale, genere al quale anche io mi sento di appartenere.

Quando scrivi ti lasci influenzare dal linguaggio cinematografico?
Sinceramente il cinema gioca un ruolo abbastanza marginale nel mio immaginario.

Te lo chiedo perché il rospo gigante che predice il futuro al protagonista di “Rospi acidi” mi ha ricordato il coniglio di “Donnie Darko”.
Il rospo di “Rospi acidi” non sa nulla del coniglio di “Donnie Darko”. Se proprio bisogna trovare un parentela, si può ricercarla in una certa subcultura ribelle e lisergica che, a partire dagli anni ’60, ha seguito una strada tortuosa e sotterranea che l’ha condotta fino alla contemporaneità.

A proposito di rospi acidi: hai mai leccato il leggendario “bufo alvarius”?
Per baciare una donna non serve necessariamente conoscere il suo nome o sapere da quale paese viene… figuriamoci per leccare un rospo! Il bufo alvarius è senz’altro più comune nel deserto di Sonora che nelle macchie ancora non cementificate che resistono a nord di Roma. Ma non è un buon motivo per convincersi di essere nati nel posto sbagliato senza fare nulla per provare a cambiare la propria condizione.

Stai svicolando. Sì o no?
Diciamo che i “Rospi acidi” si trovano anche sul greto del Tevere, questo è sicuro.

Le saghe vanno di moda. Pensi che ritroveremo ancora Cappa, dopo “Rospi acidi e baci con la lingua”?
Cappa come Harry Potter, dunque… effettivamente è così. Nelle mie intenzione, a Cappa sarà dedicata una trilogia. Il prossimo romanzo che lo vede protagonista si intitola (provvisoriamente) “Il lamento di Valle Spaccata”.

E il terzo?
Be’, avrà un titolo così forte che per il momento preferisco non anticipare.

Dài, anticipa.
A tempo debito lo rivelerò sul mio blog: www.armati.splinder.com.

Un’ultima domanda. I tuoi libri più venduti - “Roma criminale” e “Italia criminale”, entrambi editi da Newton & Compton - sono ‘true crime’, storie di cronaca tragicamente reale. Scrivere fiction è diverso dallo scrivere cronaca?
Se non si seguono schemi prestabiliti e non si paga pegno a una malsana idea di “scrittura posata e obbiettiva”, la differenza tra cronaca e fiction è molto meno evidente di quanto si possa pensare: la bellezza o la bruttezza di un’opera narrativa non passa certo per questo tipo di classificazioni. Che poi queste classificazioni esistano effettivamente all’interno delle logiche del mercato editoriale è tutto un altro discorso. Un discorso con cui, sinceramente, l’autore ha poco a che fare.

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Reggio Calabria: Le Stelle Del Balletto Russo Al Teatro Cilea.

(Yahoo notizie) La danza grande protagonista della stagione targata 2007/2008 del teatro Francesco Cilea. “Le stelle del balletto russo” apriranno il nuovo cartellone venerdì 16 novembre 2007. Un gala internazionale di danza per aprire un nuovo ed entusiasmante anno all’insegna dello spettacolo, della musica, dell’arte.

Importante la partecipazione straordinaria di Vladimir Derevianko che sarà accompagnato dall’Orchestra Filarmonica Cilea che per la prima volta si cimenterà nella forma di accompagnamento di musica del balletto tradizionale.

Dalla metà del 1700 e in particolare nel corso del 1800 fino ai primi anni del secolo scorso la grande protagonista del Balletto classico internazionale è stata la Russia. Ancor molto prima dei celeberrimi Bellets Russes la Russia si afferma come la madre patria del balletto, merito della tecnica impeccabile, lo stile rigoroso e la straordinaria superiorità espressiva di alcuni danzatori che hanno portano la bandiera russa in tutto il mondo, dando vita ad una vera e propria scuola.

Il Teatro Bolshoi di Mosca e il Teatro Marjinsky di San Pietroburgo meglio conosciuto come Kirov sono le due grandi istituzioni che dal 18° secolo in poi si sono distinte in tutto il mondo per aver formato e cresciuto alcune delle più grandi star internazionali ti tutti i tempi. Dal Kirov esce infatti Rudolf Nureyev, indimenticabile e forse irraggiungibile da un punto di vista della fama mondiale. Il danzatore il cui nome è diventato l’antonomasia di “ballerino” e Mikail Barishnikov, straordinaria personalità del balletto internazionale che ha saputo grazie alla sua grande dote eclettica , conquistare in seguito il mondo della danza contemporanea e del cinema.

Il Teatro Francesco Cilea, dopo aver avuto ospiti tanti tra primi ballerini, solisti, étoiles, provenienti da tutte le parti del mondo vuole dedicare una serata alla celebrazione dei grandi danzatori russi che ancora oggi portano alto il nome di storiche istituzioni del balletto quali il Bolshoi, il Teatro Marjinsky di San Pietroburgo e quelli che, formatisi in patria, si sono affermati nei primi ruoli dei teatri di tutto il mondo.

Una serata di Gala, ideata ad hoc dalla direttrice artistica del Teatro, Maria Pia Liotta, per impreziosire la nuova stagione del Teatro Francesco Cilea. Uno spettacolo che riunisce sullo stesso palcoscenico cinque coppie di danzatori, selezionate accuratamente tra gli innumerevoli nomi di spicco nel panorama del Balletto internazionale dal curatore dello spettacolo Daniele Cipriani con la consulenza del famoso critico di danza, Alfio Agostini.

La serata vedrà i grandi interpreti russi di oggi esibirsi in passi a due dal repertorio classico più celebre: Don Chisciotte, Il Corsaro, Il Lago dei Cigni, Romeo e Giulietta, Anna Karenina. Questi sono solo alcuni dei brani che vedremo eseguire sulle scene del Cilea.

Ospite d’onore della serata è Vladimir Derevianko, dunque, étoile russa internazionale ora direttore artistico del teatro Comunale di Firenze che danzerà il passo a due tratto da Il Rosso e Nero e del balletto Paganini creato appositamente su di lui dal grande Vladimir Vassiliev.

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Angelina Jolie rischia di perdere la custodia di Zahara?

Angelina Jolie rischia di perdere la custodia di Zahara? (Gossipblog) Lo scorso anno, nel corso di un’intervista rilasciata alla CNN, Angelina Jolie, in riferimento alla figlia adottiva disse: “Viene dall’Etiopia, è un’orfana di genitori malati di AIDS.”

Le cose, secondo In Touch, non stanno esattamente così. Si sarebbe fatta avanti una giovane donna ventiquattrenne, dicendo di essere la madre naturale di Zahara:

“Voglio che mia figlia torni a casa e conosca le sue vere origini. Io e sua nonna desideriamo che la bambina riacquisti la sua identità”.

La stessa madre che nel 2005 aveva abbandonato la figlia per il timore che non sarebbe riuscita a tenerla in vita, viste le condizioni precarie di salute e la mancanza di cibo nel suo villaggio:

“Credevo che la bambina sarebbe morta perchè non c’era cibo, così sono scappata via”.

Ci ha pensato la nonna a contattare chi di dovere per rendere la piccola Zahara disponibile ad essere adottata, dicendo che sua figlia, nonchè madre naturale della bambina, aveva perso la vita.

Ci auguriamo che la notizia non venga confermata, che si tratti solo di voci prive di fondamento, che non esista alcuna madre naturale che rivendica i suoi diritti. Perchè se fosse vero, per la povera Angelina si prospetterebbero tempi non facili.

Via In touch weekly

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Padova: Uomini sui tacchi a spillo, apre il cabaret "Queens".

(Claudio Malfitano - Il mattino di Padova) Uomini sui tacchi a spillo. Per gioco, per divertimento, per fare spettacolo. Anche Padova avrà il suo locale di «drag queen»: ogni sabato infatti ci saranno tre spettacoli al «Cabaret Queens» di via Ricci, dietro la Fiera. Un locale in cui si gioca con l’ambiguità, ma non a fini sessuali. Una «Cage aux folies» in salsa veneta. Loro, le protagoniste degli spettacoli, hanno nomi e vestiti esagerati: una femminilità portata all’estremo, fino alla comicità. Linda, Fedra, Nanà, Gerbera, Windy, Denise Fashion, Lana Queen, Donna Friends: saliranno sul palco riprendendo canzoni e cantanti famose. Soprattutto icone della comunità gay: dalle più recenti, come Madonna, Kylie Minogue, Paola e Chiara, fino alle più «datate»: Gloria Gaynor, Dalida, Raffaella Carrà. Di solito si comincia per gioco, alle feste di amici o ai compleanni. Poi ci si fa prendere la mano, tra vesitti, parrucche e un pesante fondotinta che nasconda la pelle del viso ispida per la barba. La più grande difficoltà? Trovare tacchi a spillo che calzino numeri oltre il 42. C’è chi ha fatto carriera, come Platinette e Billy More, le drag padovane invece di giorno fanno lavori normali. «Ogni settimana ci saranno numeri nuovi. E spesso avremo anche ospiti da altre regioni - racconta Fernando Gardin, il titolare del locale - Numeri non solo per un pubblico gay, ma per tutti coloro che vogliono trascorrere una serata divertendosi, all’insegna della diversità». Il «Cabaret Queens» apre ogni sabato dalle 22, il primo spettacolo è alle 23.30: c’è una zona bar e uno spazio con disco-music anni’70,’80 e’90. Si accede con tessera Asi. «Ci stiamo attrezzando anche per ospitare cene su prenotazione - aggiunge il titolare - Magari feste di laurea o di addio al celibato». Un locale analogo in Italia esiste solo a Milano, e si chiama «Strass». Esiste poi anche la versione femminile, i «drag kings», donne che si travestono da uomini. Spopolano nelle metropoli americane e nelle capitali europee. Arriveranno anche nella città del Santo?
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film e le canzoni d’obbligo per una drag che si rispetti Il vizietto, Priscilla e gli Abba.

All’inizio fu «Il vizietto»: era il 1978 quando una splendida Zazà, interpretata da Michel Serraul, portò sugli schermi di tutto il mondo il personaggio della «drag queens». E nella pellicola di Eduard Molinaro, che ha come protagonista Ugo Tognazzi, il «vizietto» non è l’omosessualità, ma l’attrazione di uno dei due protagonisti gay per una donna.

All’inzio degli anni’90 le drag queens spopolarono poi sul grande schermo grazie a un film australiano, divenuto in poco tempo un must della cultura camp: «Priscilla, la regina del deserto». Non c’è drag al mondo che non sogni di attraversare il deserto australiano su di un enorme tacco a spillo montato sul tetto di un torpedone rosa.

E due canzoni non mancheranno mai nel repertorio di una drag queen che si rispetti: «I will survive» di Gloria Gaynor e «Dancing queen» degli Abba, divenuta un vero e proprio inno quando Kylie Minogue la cantò, all’apertura dei giochi olimpici di Sidney nel 2000, attorniata da un centinaio di drag queens. Ironia della sorte, il gruppo svedese la cantò per la prima volta alla vigilia del matrimonio di re Carlo XVI Gustavo di Svezia. (c.mal.)

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Singapore conferma il divieto a sesso tra uomini e vieta videogioco di Microsoft per scene di sesso.

(Reuters) - Singapore ha vietato un videogioco di Microsoft in cui si vedono una donna e un alieno che si baciano e si stringono in effusioni erotiche, secondo un giornale locale.

Lo Straits Times riferisce che "Mass Effect" -- un gioco di avventure nello spazio particolarmente atteso -- è stato vietato dall'Autorità per lo sviluppo dei media di Singapore.

A ottobre, il parlamento di Singapore ha deciso di confermare il divieto di sesso tra uomini, e il primo ministro Lee Hsien Loong ha annunciato che la città-stato difenderà i suoi valori conservatori e non consentirà diritti speciali agli omosessuali.

Singapore è l'unico Paese ad avere messo al bando il gioco, finora. "Mass effect" è inoltre il primo videogioco di Microsoft ad essere stato vietato nella città-stato, secondo lo Straits Times.

Altri due giochi nel passato sono stati censurati dalle autorità di Singapore: "God of War 2" di Sony, per immagini di nudo e "The Darkness" di Top Cow Productions, per eccessiva violenza ed espressioni blasfeme.

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Moda uomo: Armand Basi – Spring/Summer ‘08 over the Rainbow

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(Menchic) Una moda in tecnicolor quella che Armand Basi, alle ultime sfilate parigine, ha proposto per quel che riguarda la primavera/estate 2008 nella sezione moda maschile. Attualmente una delle novità più solide della moda francese, ci porta una collezione concepita sul principio di forte concettualità stilistica, strutturalmente ed esteticamente chiara.

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Una moda giovane che, come un odierno abitante del paese dei Maramei spinge noi, attuali Dorothy del Kansas, a seguirlo non tanto lungo un sentiero dorato, ma rosso, colore leader della maison. Ed è appunto dai colori che si parte per analizzare questa collezione. Un vero e proprio arcobaleno pluricromato dove accanto ai sempre attuali bianchi, neri e grigi, si accostano l’azzurro, il giallo, il rosa, mischiati, confusi e miscelati addirittura nello stesso capo, come per esempio nel pantalone. C’è da annotare, inoltre, l’assoluta presenza del bottone, sparso in po’ ovunque nelle giacche, anche in posti decisamente inutili con il rischio di appesantire e non di poco il capo. Tutta la collezione sembra essere senza forma, come concepita in un’idea di comodità.

Ma la libertà di movimento, poco si sposa con le canotte lunghissime grigie che richiamano il ricamo delle antiche maglie di ferro medievali. Armand Basi, sceglie infatti tessuti atipici per questa collezione, plastificati e “impreziositi” con borchie tonde che luccicano sotto i flash. Ricerca il “bobby” (nello slang londinese significa “poliziotto”) che c’è in noi e cerca di portarlo al mare facendogli indossare sandali dai colori più vivaci che mai oppure pantaloncini e pantaloni alla pescatora che, quando sono bianchi, sono anche tremendamente trasparenti. Non spiccano neanche le cinture, troppo femminili e appariscenti per un uomo. Insomma, nonostante lo sforzo di utilizzare principalmente la tinta unita Armand Basi non offre nulla di nuovo all’individuo moderno. Forse, dovrebbe imparare l’arte della sottrazione, piuttosto che dell’addizione.

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Dibattito nella blogosfera. «Ci saranno nuove ondate di discriminazione». «Studio del genoma aumenta il razzismo».

Polemiche sulle mini-diversità tra gruppi etnici emerse dagli studi sul dna.
«Fermate gli scienziati».

(Alessandra Farkas - Il Corriere della Sera) Fino a ieri la tecnologia del Dna era considerata come una miracolosa panacea che ha fatto scarcerare centinaia di detenuti innocenti dal braccio della morte, e aiutando milioni di persone a ricomporre il proprio puzzle familiare. Una tecnologia che presto permetterà all'umanità di prevenire in tempo utile malattie oggi letali. Ma nelle ultime settimane la mappatura del genoma umano completata nel 2003 ha iniziato a sollevare un terribile spettro: il suo uso strumentale da parte di politici, accademici e imprenditori senza scrupoli per caldeggiare leggi discriminatorie e razziste nelle scuole e nei posti di lavoro.

A dare impulso a questo inquietante scenario è stato il premio Nobel James Watson, con la sua famigerata intervista al quotidiano inglese The Independent, il mese scorso, nel quale affermava che «I neri sono meno intelligenti dei bianchi». Anche se più tardi Watson ha ritrattato, il danno ormai era fatto.

Da allora, soprattutto su Internet, il tam-tam di articoli, blog e commenti che sfruttano le ultimissime ricerche genetiche per rilanciare la controversa tesi di un legame razza-intelligenza è diventato assordante. «Il genoma di europei e asiatici contiene più frammenti di Dna rispetto a quello degli afro-americani », proclama il blog pseudo- scientifico HalfSigma. «La teoria ugualitaria secondo cui tutte le razze sono uguali è un falso clamoroso». Anche se dalla mappatura è emerso che il 99% del Dna di due persone è identico, questi «revisionisti» sono decisi ad enfatizzare le differenze, anche se minime.

Gli scienziati di recente hanno identificato piccoli mutamenti nel Dna per spiegare la pelle chiara degli europei, la tendenza degli asiatici a sudare di meno, e la resistenza a certe malattie degli africani. Ma gli esperti mettono in guardia dal fare di ogni erba un fascio. «Esistono chiare differenze tra popolazioni di diverso ceppo etnico», afferma Marcus Feldman, docente di scienze biologiche alla Stanford University. «Nessuno ha ancora dimostrato il rapporto tra razza e quoziente intellettivo, ma è solo questione di tempo. E quando accadrà - avverte - assisteremo ad una nuova era di discriminazione e razzismo».

L'agghiacciante scenario da "Mondo Nuovo" di Aldous Huxley è emerso su HalfSigma aprendo un lacerante dibattito nella blogosfera. «Lei propone di discriminare contro i neri perché meno intelligenti dei bianchi e di non assumerli per far posto ad un bianco più intelligente?», domanda un lettore, esortando indignato il blogger dietro AlfaSigma a «smetterla di cercare di provare che un gruppo di gente è geneticamente inferiore ad un altro».

Per fortuna il consenso tra gli addetti ai lavori continua a privilegiare la supremazia dei fattori esterni nel determinare lo sviluppo dell'individuo. «Le differenze socio-economiche tra individui contano molto più dei geni - afferma il Dott. David Altshuler, autorevole direttore del Program in Medical and Population Genetics del Broad Institute di Cambridge, in Massachusetts -. La gente continua a fissarsi sulla genetica, anche se la sua influenza è minima».

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La versione spagnola di Ongaro, maestro del romanzo nel romanzo.

http://www.flickr.com/photos/claremarie/64639211/
(Panorama) “Marta camminava lungo la riva triste e senza peso come un’ombra”. Ma non avrebbe mai dovuto trovarsi lì perché l’autore del libro non ce l’aveva messa. Inizia così La versione spagnola, di Alberto Ongaro, edito da Piemme. Massimo Senise, scrittore in crisi di ispirazione, si immerge nella lettura che diventa via via più inquietante della versione spagnola del suo ultimo romanzo. La traduzione è mirabile, lo stile elegante, il testo originale rispettato in tutto tranne per alcune incursioni della traduttrice, che si è permessa di fare minuscole ma significative aggiunte al testo in diversi punti del libro. Analizzando le differenze Massimo trova riferimenti alla sua vita assai puntuali, di cui solo chi lo conoscesse davvero bene potrebbe essere al corrente, ma anche, disseminati qua e là, alcuni piccoli cambiamenti apparentemente privi di senso, che però sembrano comporre un unico messaggio esplicito: “Marta muore per colpa tua”.

Il libro è il viaggio dello scrittore da Roma al Veneto nei posti della sua infanzia e poi in Spagna alla ricerca della misteriosa Madgalena Vegas Palacio, che nella traduzione ha fatto molto più che prendersi la libertà di modificare il suo testo, ha architettato questo complicato artificio per scatenare nello scrittore il senso di colpa. Ma qual è la colpa? E per che cosa? Massimo è costretto a ripercorre tutta la sua vita, scandagliando ogni relazione, anche la più insignificante, con ogni donna in cui cerca di scorgere la triste Marta. Alla fine il mistero sarà svelato, ma la vita dello scrittore non sarà più quella di prima, e di certo non lo sarà la sua arte.

Ongaro, già inviato in giro per il mondo per l’Europeo e poi sceneggiatore di fumetti per anni in Argentina, sa come raccontare i luoghi e come rendere la suspence del lento disvelamento di un mistero. È poi imbattibile nelle storie en abîme, dove personaggi della finzione e persone reali si mescolano all’interno di storie fantastiche, come nel bellissimo La taverna del doge Loredan. Ne La versione spagnola ci porta per mano nell’incubo privato di uno scrittore che non si sente più in grado di creare, e che si rende conto di aver sacrificato alla propria arte le vite delle persone che ha conosciuto. Ispirarsi a persone reali però, anche quando questo “furto” è stato fatto inconsciamente, non è stato e non sarà senza conseguenze.

Edizini Piemme

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Primo Festival del Cinema Erotico: Argentina,"guardare e pure toccare".

(TGCom) "Guardare, ma anche toccare!". E' questo il motto del primo Festival Internazionale del Cinema Erotico organizzato a Buenos Aires. Per tre giorni nella capitale argentina si tengono lezioni di striptease, massaggi tantrici, esercizi di postura sessuale, con Cicciolina e Nacho Vidal in qualità di guest star. 59 pellicole a luci rosse, provenienti da tutto il mondo, si contendono il titolo di Afrodita 2007, la miglior pellicola hard.

Al Festival del Cinema Erotico ogni amante del sesso può trovare pane per i suoi denti.

Nei padiglioni è stata allestita l'area "per sole donne", in cui si impara il corretto uso del vibratore, l'area "fetish", in cui si viene istruiti alle pratiche del saodmasochismo, l'area "swinger", in cui viene riprodotto l'ambiente dei club in cui si pratica l''amore libero, e infine quella in cui si esibiscono i travestiti. Altrettanti i concorsi in programma: da "Gola profonda" a "Maglietta bagnata", fino alla "Regina d'erotismo per un giorno", alla "Maratona di sesso" e all'"Impero dei sensi".

Nel "boulevard erotico" o "calle del piacere" sonoa disposizione i giochi più nuovi e gli afrodisiaci naturali, l'aromaterapia e le ultime tecnologie in materia di sesso, inclusi i canali per soli adulti più gettonati.

Tra gli artisti internazionali presenti al Festival, la stella del precedente festival di Barcellona Gigi Love e la nostra Cicciolina, oltre a Nacho Vodal, conosciuto in tutto il mondo sudamericano come l'erede di Rocco Siffredi.

Il Festival si fa anche promotore del sesso sicuro, tramite la distribzione di oltre 20mila preservativi, iniziativa appoggiata dal Governo di Buenos Aires per raccogliere fondi a favore della lotta all'Aids

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Paolantoni: "In tre contro di me criminali disperati, pronti a tutto".

Il proprietario di Palombini, aggredito martedì sera alla Camilluccia: "Non parlavano italiano"

(Gabriele Isman - La Repubblica, edizione di Roma) «Queste persone sono criminali, ma soprattutto disperati, e quindi pronti a tutto. Sa, io una volta andavo a correre e facevo il giro dei ponti, ma ora evito. Mi limito al tapis roulant in palestra». Sergio Paolantoni, 47 anni, alla guida con il fratello Carlo dell´azienda di catering Palombini, a distanza di due giorni dall´aggressione di martedì sera racconta quei minuti di paura nella zona della Camilluccia.

Cosa ricorda?
«Sono arrivato a casa intorno alle 23, e ho parcheggiato la Mercedes in via Liuzzi, una strada privata in cui noi residenti siamo soliti parcheggiare. Mi stavo avviando verso il portone quando queste tre persone mi hanno aggredito. Dopo la prima botta in testa, non ho capito più molto, tra pugni e bastonate. So che parlavano tra loro, ma non in italiano, anche se non saprei indicare che lingua fosse».

Cosa le hanno portato via?
«Una borsa con 5 mila euro tra contanti e assegni, ed erano gli incassi del bar, e l´orologio. Il cellulare stranamente no, ma hanno provato a strapparmi la fede. Poi un inquilino, sentendo le urla ha chiamato la polizia e il 118, si sono accese le luci e i tre sono scappati, anche se ormai avevano già finito la loro opera».

Quindici giorni di prognosi per trauma cranico e ferite lacero contuse. È ancora spaventato?
«Noi facciamo tanto per la città, cercando di portare avanti anche nelle nostre aziende principi di onestà e correttezza, poi ti capitano questi episodi e ti rendi conto che il sistema di sicurezza è davvero fragile. Ho l´impressione che sia noi che loro, i criminali disperati, siamo all´angolo: noi che ci barrichiamo con le grate nelle case e loro barricati nella città che gli abbiamo lasciato. Posso raccontarle una cosa?»

Prego.
«Dieci anni fa all´Eur, dove abbiamo il bar più grande e la nostra sede, vivemmo un periodo difficile a causa di un grosso giro di prostituzione nel quartiere. Decidemmo di chiudere il bar alle 21 anziché alle 24. Ci chiamarono polizia e carabinieri chiedendoci di ripensarci, mantenendo l´orario lungo: "se chiudete anche voi, la zona protetta si restringe", ci dissero. E ci convinsero. Oggi all´Eur la delinquenza è certamente diminuita».

E quindi?
«Bisognerebbe cominciare ad accendere le luci, a dare più fiducia, le istituzioni devono essere più vicine. Il sindaco Veltroni, i presidenti Gasbarra e Marrazzo hanno fatto molto, ma da sole le istituzioni locali non possono farcela. Noi dobbiamo servire lo Stato, ma lo Stato ci deve tutelare»

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Dibattiti: Darwin si evolve, i suoi nemici no.

(Telmo Pievani - La Stampa) Le fila di coloro che non vedono l’ora di farla finita con Charles Darwin non smettono di ingrossarsi. Appena qualcuno fa notare che forse, su certi aspetti della storia naturale, il vecchio naturalista inglese non aveva capito proprio tutto, molti si lasciano sfuggire un mal riposto sospiro di sollievo. Capita così che ciò che dovrebbe essere ovvio - cioè che le teorie scientifiche si trasformano e si aggiornano, senza ortodossie dogmatiche se non a loro scapito - diventa un terreno di battaglia culturale.

Il dibattito si è riacceso dopo la pubblicazione, sul Corriere della Sera del 4 novembre, di un articolo dello scienziato cognitivo Massimo Piattelli Palmarini dal provocatorio titolo «Darwin: i seguaci più ortodossi smentiti dalla natura», e dall’ancor più eclatante occhiello «Le ultime scoperte “smontano” la teoria dell’evoluzione». Sfide come questa non soltanto sono legittime, ma meritano nel caso specifico il plauso supplementare del coraggio. Affinché il tentativo non sfoci però nella temerarietà suicida, è bene che prima di imbarcarsi nello «smontaggio» di un programma di ricerca tanto efficace nel dar conto dell’intera realtà biologica si abbiano gli strumenti per farlo, e soprattutto una teoria alternativa che abbia un maggior potere esplicativo. […]
E’ giusto trarre da queste conoscenze la conclusione che la selezione naturale è diventata oggi «una fonte marginale delle architetture biologiche» e dunque che la portata rivoluzionaria della teoria di Darwin è ridimensionata? Parrebbe di no. Molti processi evocati da Piattelli e dal collega americano Jerry Fodor in chiave antidarwiniana sono già inclusi da tempo nelle spiegazioni in uso: la selezione - il cui carattere storico non impedisce affatto che sia verificabile in laboratorio e in natura - da sola non basta e non agisce ottimizzando singoli pezzi. Esistono importanti fattori integrativi come le derive genetiche e le migrazioni. Non fa più scandalo dire che, in natura, non tutto è adattamento. Agitare allora lo spauracchio di una presunta «ortodossia neodarwiniana» corrisponde poco alla realtà. Sarebbe meglio focalizzarsi sull’inconsistenza delle tesi degli sparuti difensori di un «ultra-darwinismo» caricaturale (si noti, quasi mai evoluzionisti, più spesso filosofi o storici) applicato a qualsivoglia campo dello scibile, persino all’arte e alla letteratura. […]
Le incursioni del neocreazionismo vanno a vuoto perché la scelta non è fra un disegno superiore e un incedere casuale a tentoni, ma fra un divino progettista scientificamente inammissibile e una molteplicità di fattori - quelli cruciali scoperti da Darwin e altri supplementari che non poteva conoscere - che oggi compongono il programma di ricerca evoluzionistico e spiegano molto bene la storia naturale. Una storia dove non vi era alcuna necessità apparente che comparissimo noi, esseri intelligenti e litigiosi. Questa evidenza spiace, si sa. Ma il fatto che un dibattito interno alla comunità scientifica - per quanto eccessivamente vivace e forse malfermo nei presupposti - venga stravolto ai fini di una polemica ideologica che nulla ha a che vedere con la ricerca empirica mostra un lato scivoloso della regredita temperie culturale in cui siamo immersi. Il darwinismo si evolve, alcuni suoi pii detrattori un po’ meno.

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Tra droga, amori impossibili e glamour Sienna Miller diventa la Musa di Warhol.

L'attrice inglese protagonista assoluta di "Factory Girl", in arrivo nelle sale italiane che racconta la vita breve, intensa e tragica di Edie Sedgwick.
Nel film atmosfere anni Sessanta, tanti personaggi celebri, creatività ed eccessi.
La protagonista: "Andy fece di lei un'icona per poi vederla autodistruggersi".

(Claudia Morgoglione - La Repubblica) Si dice che per ottenere il ruolo di Edie Sedgwick - eroina del film biografico Factory Girl, icona pop anni Sessanta, Musa poi ripudiata di Andy Warhol, amante di Bob Dylan, angelo caduto morto per overdose - le attrici, hollywoodiane e non, abbiano lottato senza esclusione di colpi. E del resto, le si può capire: un ruolo femminile così intenso, così da protagonista, così capace di coniugare dramma assoluto e glamour, è merce assai rara, nel cinema contemporeaneo. Ma alla fine a spuntarla è stata lei, Sienna Miller. Giovane, sexy, carismatica, e per giunta incredibilmente somigliante all'originale.

E così adesso l'attrice inglese versione Edie, col suo inconfondibile e ancora trendyssimo look (occhi pesantemente truccati di nero, calze altrettanto nere, capelli biondo platino corto, body e vestitini geometrici) approda nelle nostre sale: il film - Factory Girl, diretto da George Hickenlooper - esce infatti a partire dal 23 novembre, con distribuzione Moviemax. Un'occasione, per il pubblico italiano, di ripercorrere un luogo (la New York alternativa) e un periodo - gli anni Sessanta - di grande fermento artistico, all'insegna di sperimentazioni e trasgressioni. Oltre che di conoscere la tragedia personale di una donna tormentata.

Ed è infatti nella Grande Mela metà anni Sessanta che, giovanissima, approda la bella Edie: ragazza sensuale, esibizionista, devastata da drammi familiari inconfessabili. Ed è qui che incontra l'uomo che più di ogni altro influenzerà la sua vita: Warhol (Guy Pearce, bravissimo e incredibilmente mimetico), già celebre artista, esponente numero uno della nascente Pop Art, campione della controcultura e di una visione "trasversale" in cui si mescolavano pittura, cinema e musica.


I due si adorano all'istante, si amano appassionatamente (anche se non sessualmente), vivono in simbiosi: lui fa conoscere a tutti il look glamour e alternativo di lei, lei diventa la protagonista dei film girati da lui. Pellicole anticipatrici dei reality show televisivi, con i personaggi messi davanti alla telecamera a recitare se stessi. Insomma, almeno fino a un certo punto, un rapporto di scambio reciproco: Andy fa diventare Edie una superstar, adorata anche dalle riviste patinate come Vogue e Life; Edie trova nella Factory di Andy (la mitica ex fabbrica di cappelli sulla Quarantasettesima strada, ritrovo di artisti ed eccentrici, nonché teatro di scatenati party notturni) il posto ideale in cui esprimere se stessa.

Ma l'equilibrio in realtà è fragilissimo. A scatenare il disastro, insieme all'uso di droghe sempre più pesanti da parte di lei, è l'incontro con un personaggio che nel film, per motivi legali, si chiama solo Il Musicista; ma che nella realtà era Bob Dylan (sullo schermo lo incarna l'Hayden Christensen protagonista degli ultimi due Episodi di Star Wars). Edie e il cantante si amano, Warhol è chiaramente infastidito dalla relazione e finisce per rifiutare Edie: preferendole, come nuova Musa, prima l'insignificante Ingrid Superstar, poi la più carismatica Nico, vocalist dei Velvet Undergound di Lou Reed.

Scaricata senza appello da Andy, abbandonata anche dal Musicista, la protagonista va a vivere al Chelsea Hotel, sempre più vittima della droga e di compagnie squallidissime. Le direttrici delle riviste trendy la evitano, anche la famiglia d'origine le volta le spalle. Edie tenta di disintossicarsi in un centro di riabilitazione, in California, ma muore di overdose nel 1971. A soli 28 anni.

Il film racconta tutte queste vicende considerando la Sedgwick una sorta di bellissima farfalla che ha volato per un solo giorno. Un personaggio su cui Sienna Miller (nota soprattutto come "ex" di Jude Law) si è documentata in maniera accuratissima (in un'intervista, poi smentita, ha confessato di aver provato droghe per comprendere il personaggio). E che ha amato fin da quando, qualche anno fa, le fu mostrata una sua fotografia: "Sono stata sempre ossessionata dagli anni Sessanta - ha raccontato - e c'è qualcosa di così straordinario e accattivante, nell'aspetto di Edie, specie nei suoi occhi: molta forza, ma anche grande fragilità. Ovviamente avevo già sentito parlare di lei, ma da qual momento ne sono rimasta quasi folgorata".

Quanto al rapporto tra Warhol e la sua Musa, l'attrice ha dichiarato che a suo giudizio lui "era una persona molto interessante, strano, disturbato e voyeur, che in Edie vide qualcosa di bellissimo e fragile, che voleva costruire e poi, forse, anche guardare autodistruggersi". Parole che, effettivamente, danno bene il senso del legame tra i due, almeno così come è raccontato nel film. Al termine del quale resta soprattutto la tristezza per questa donna dalla vita così breve: forse la prima vittima di quei "15 minuti di celebrità" di cui proprio Warhol fu l'apostolo.
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Intervista a Sienna Miller.

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Il trailer

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"Donne, filosofia e pornografia". Un triangolo insolito e interessante.

(Intervista di Virginia Perini a Claudia Bianchi per Affari Italiani)
Donne prosperose, bellissime o supersexy che fanno cose indescrivili. Agghindate ad hoc, capaci di suscitare pensieri impuri anche nel più gelido degli amanti. Il genere hard "tira". L'industria del porno va a gonfie vele: dal successo del Festival di Berlino ai milioni di siti stravisitati. Ma la polemica corre sul filo. Oggi più che mai, in clima di anniversario del '68, il sesso torna a far parlare di sé. Tra le più agguerrite le femministe, di oggi e di una volta, che si dividono tra sostenitrici della libertà d'espressione e non. Cos'è il genere porno: lo svilimento o l'esaltazione della femminilità? Avanguardia culturale o degrado? Claudia Bianchi, docente di Filosofia del linguaggio all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano, parla con Affari di "Donne, filosofia e pornografia". Un triangolo insolito e interessante sul quale terrà un seminario venerdì 23 novembre presso l'Università di Genova.

Partirei dal titolo dell'incontro... Pornografia e filosofia del linguaggio femminista. Come si conciliano questi due elementi?
"Secondo una delle tesi principali della filosofia del linguaggio femminista, il linguaggio stesso, in quanto espressione di concezione maschile della realtà, codificherebbe in realtà una visione maschile del mondo, rendendo difficile o impossibile articolare immagini alternative. Affermazioni di questo tipo, specie nelle loro formulazioni più radicali, sono a mio parere poco convincenti, ma c'è una particolare versione di quella tesi estrema, che considero invece interessante e meritevole di approfondimento: si tratta dell'argomento contro la pornografia formulato da Catherine MacKinnon, secondo la quale la pornografia riduce al silenzio le donne".

In che modo?
"La pornografia viene generalmente difesa dagli autori liberali in nome della libertà d’espressione. Invece proprio su questo punto Mc Kinnon la critica: la libera espressione di pensieri, scritti, immagini pornografiche da parte degli uomini rende le donne incapaci di articolare elementi chiave della loro esperienza e di comunicare aspetti importanti del loro pensiero".

Come è cambiato il linguaggio femminista dopo il 68? La contestazione è stata un punto di svolta?
"Il '68 è stato un punto di svolta per il linguaggio femminista, non sempre positivo. Dai testi limpidi di Virginia Woolf e Simone De Beauvoir si è passati al linguaggio spesso oscuro e a volte francamente incomprensibile di Luce Irigaray. C'è però una tradizione di filosofia femminista anglo-americana, che trova le sue radici proprio in quegli anni, che è tornata ad occuparsi di giustizia, politica e società, e che non sfugge al dovere di fornire ragioni delle proprie tesi".

Abbiamo scritto un articolo, qualche giorno fa, sul festival del cinema pornografico di Berlino. Liberazione ne ha parlato molto bene. Quasi una riscoperta del genere da parte della Sinistra. Pensa che la società debba aprirsi alla pornografia? Può essere uno strumento culturale importante?
"Le femministe si dividono sulla questione della pornografia. Per alcune la pornografia non solo è un riflesso del sessismo e del dominio maschile, ma alimenta il sessismo (ad esempio in quanto banalizza lo stupro, o rappresenta le donne in quanto oggetti sessuali). Per altre la rappresentazione negativa che la nostra società ha della pornografia è solo un riflesso del moralismo e del generale atteggiamento negativo nei confronti della sessualità. Credo che molto dipenda da cosa si intende per "pornografia": è difficile sostenere che certe versioni violente e degradanti per le donne, ma anche per gli uomini o per i bambini, siano uno strumento culturale di una qualunque rilevanza, o degno di essere difeso in nome della libertà d'espressione".

Libri, tv, media: la donna è al centro del mondo della comunicazione. Ma qual è il linguaggio con cui 'comunica' il genere femminile?
"Non credo che la donna sia al centro della comunicazione. Certo è al centro di un sistema di comunicazione teso a venderle oggetti, o a vendere oggetti tramite lei".

Il fenomeno velina è un'evoluzione o involuzione dell'emancipazione femminile?
"Come nel caso della pornografia, o della prostituzione, alcune femministe difendono il cosiddetto fenomeno velina, in quanto espressione della possibilità di scelta conquistata dalle donne. Mi sembra però più plausibile affermare che si tratta dell'espressione di uno stereotipo a cui faticano a credere persino gli uomini. O della caricatura di uno stereotipo che si cerca senza successo di legittimare in nome dell'ironia".

Claudia Bianchi è Professore Associato di Filosofia del linguaggio presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano. Si interessa di filosofia analitica del linguaggio, pragmatica ed epistemologia. Tra i suoi volumi più recenti Pragmatica del linguaggio (Laterza, 2003), Filosofia della comunicazione (Laterza, 2005, con Nicla Vassallo).

Venerdì 23 Novembre 2007 - ore 11.00
Claudia Bianchi (Università Vita-Salute San Raffaele, Milano)
Pornografia e filosofia del linguaggio femminista
Facoltà di Lettere e Filosofia, Aula 5, Via Balbi 2, Genova

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