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sabato 28 giugno 2008

Gay in marcia in tutto il mondo. Incidenti a Sofia e repubblica ceca.

Cinquecentomila a Berlino, 400 mila a Parigi. La protesta degli ebrei ortodossi a Gerusalemme. Sessanta arresti a Sofia tra cui il leader della destra.
(La Repubblica) Gay pride in tutto il mondo oggi, non solo a Bologna, da Berlino a Parigi /nella foto), da Gerusalemme alla Bulgaria dove per la prima volta la comunità di omo e transessuali ha potuto manifestare il proprio orgoglio e reclamare i propri diritti.

Incidenti a Sofia. Una sessantina di estremisti di destra ha attaccato il corteo di circa un centinaio di persone con sassi, uova e una bomba molotov. La polizia è interventuta per difendere i manifestanti e ha arrestato gli estremisti. Tra questi il leader Boyan Rasate. Il ministro dell'Interno bulgaro ha deplorato l'aggressione. "La Bulgaria è un paese della comunità europea e la gente deve imparare ad accettarci come essere umani normali, non siamo dei criminali" ha detto Peter Moews, ingegnere tedesco di 51 anni che vive a Sofia. Dove la situazione per i gay, lesbiche e i trans è la seguente: gruppi religiosi e di estrema destra avevano chiesto alle autorità di vietare il Gay Pride; il leader della Chiesa ortodossa bulgara ha definito "immorale e peccaminosa" la marcia e il Gran Mufti musulmano ha definto l'omosessualità "una malattia". Il premier bulgaro Serghei Stanichev aveva detto ieri di "accettare le persone di diverso orientamento sessuale" ma "di non approvare la rivendicazione di tale orientamento".

E in repubblica ceka. Militanti dell'estrema destra hanno cercato di disturbare la sfilata del Gay Pride a Brno, nella seconda città della repubblica ceca. Brandendo cartelli con la scritta "Nessun avvenire per gli omosessuali", alcune decine di estremisti di destra completamente vestiti di nero hanno gettato uova e fumogeni sui partecipanti. La polizia ha arrestato tre persone. La sfilata è stata accorciata.
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500 mila a Berlino. Cinquecentomila persone hanno invaso le strade di Berlino e del parco che conduce alla porta di Brandeburgo. Per la prima volta in trent' anni, la manifestazione quest'anno è partita dalla parte orientale della città, un unico happening musicale e politico, chi mascherato da angelo e chi da diavolo, chi agita i fianchi al ritmo di samba e con vestito in tema, oppure abbigliati più semplicemente in jeans e maglietta. Alla testa del corteo c'era Rudolf Brazda, 95 anni, forse l'ultimo sopravvissuto degli omosessuali perseguitati e rinchiusi dal nazismo in campi di concentramento. Brazda ha trascorso quattro anni in un lager nazista per omosessuali a Buchenwald (Turingia) tra il 1941 e il 1945. "Era una vita terribile - ha detto - e oggi mi sento come nel Paradiso della democrazia".

400 mila a Parigi. Nella capitale francese il Gay Pride è arrivato alla settimana edizione. La comunità gay ha marciato anche in nome di "una scuola senza
discriminazioni": Così recita lo striscione che ha aperto la manifestazione animata da 74 coloratissimi carri. In prima fila il sindaco della capitale e candidato alla guida del Partito socialista, Bertrand Delanoe, la sua vice Anne Hidalgo, il presidente della Regione, Jean-Paul Huchon, l'immancabile ex ministro della Cultura Jack Lang ("non ho mai perso un corteo negli ultimi 17 anni", ha puntualizzato). Fra i carri, spicca quello del 'Paris Foot Gay' - associazione calcio gay - patrocinata da Vikash Dhorasoo, ex calciatore di Milan e Paris Saint-Germain, e dalla stilista Agnes B. La marcia gay ospita rappresentanze di quasi tutti i partiti e sindacati, delle principali aziende del paese (dalle ferrovie all'elettricità, Sncf e Edf) e le minoranze religiose.

La contromarcia a Gerusalemme. La marcia dell'orgoglio gay in Israele, decine di migliaia di persone in festa nella vie di Gerusalemme, ha avuto una contromarcia. Gli ebrei ortodossi infatti hanno a loro volta organizzato un piccolo corteo per gridare "vergogna" e "Non sodomizzate Israele".

Tra poche ore cominceranno i gay Pride americani, da New York a San Francisco, da costa a costa.

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Parole di fuoco: Di Pietro:"Un Governo di magnaccia".

(Tg sky24) "Le intercettazioni che loro vogliono limitare ci fanno vedere un capo del governo che fa un lavoro più da magnaccia, impegnato a piazzare le veline che parlavano troppo, che da statista". Il leader dell'Italia dei Valori attacca il Presidente del Consiglio dopo le intercettazioni pubblicate dal settimanale L'Espresso.
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Gaypride: 400mila persone sfilano a Parigi, 500mila a Berlino, forse 100mila a Bologna.

Nel giorno del Gay Pride diverse manifestazioni in Europa, oltre a quello di Bologna. A Parigi in 400mila hanno preso parte alla parata. In prima fila il sindaco della capitale francese e omosessuale dichiarato, Bertrand Delanoe. In 500mila invece per le strade di Berlino. Bologna forse raggiunge i 1oomila almeno secondo gli organizzatori mentre fonti non confermate della Questura della città danno in 20/30mila i partecipanti. Oggi e' la giornata del Gay Pride in ricordo degli scontri che avvennero il 28 giugno 1969 a New York nel locale Stonewall Inn al Village tra polizia e clientela omosessuale.
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La gay parade di Parigi.


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Gay Pride, parole d’ordine: “Dignità, parità, laicità”.

Gay Pride 2008

(Panorama) Un’acclamatissima Vladimir Luxuria, con una tiara in testa e un gonnellino bianco, ha aperto il corteo: sullo striscione d’apertura del ‘Bologna Pride’ le tre parole d’ordine della manifestazione: “Dignità, parità, laicità”. A tenerlo ci sono, tra gli altri, Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, Marcella Di Folco, leader del Movimento transessuali italiani (in mise nera in segno di lutto, ha spiegato) e l’ex deputata Luxuria. “Avevano previsto una Bologna grigia e nuvolosa, siamo venuti a colorare questa città”, ha spiegato Vladimir Luxuria. In testa la tiara con la scritta ‘No angel’. Alla domanda sul perché di quella scritta, ha risposto: “Perché, meno male, non sono un angelo”. A sfilare in corteo anche Nicki Vendola, presidente della Regione Puglia, Vittoria Franco, ‘ministro ombra’ del Pd per le Pari opportunità, e Sergio Lo Giudice, presidente onorario di Arcigay. Lungo il percorso molti cartelli a favore della laicità ed anche uno dal tono un po’ spinto rivolto al ministro Carfagna: “Carfy, te la sbatto in faccia la cravatta”, che allude all’invito rivolto dal ministro ad un Pride meno appariscente in giacca e cravatta. E in attesa dei Pacs o Dico che non arrivano Alessandro Grisolini di Firenze e Bernard Vandal del Quebec si sono uniti in matrimonio simbolicamente davanti al consigliere comunale di Sinistra Arcobaleno Alessandro Zan di Padova, che introdusse l’anagrafe delle coppie di fatto. A sancire il matrimonio simbolico una foto e un bacio.

I partiti sono fuori dal Gay Pride. Ma per Franco Grillini, storico leader del Movimento Gay ed ex deputato, manifestare significa fare politica: “La politica dei partiti è scarsamente presente, perché ormai da tempo quelli che in Parlamento hanno abbandonato la battaglia per i diritti politici, ma il Gay Pride è una festa della politica”. Anche Nichi Vendola ha partecipato fin dalla partenza del pre-corteo al Gay Pride nazionale di Bologna. “Non è essere qui è davvero uno spreco, c’è un’energia formidabile è il punto fondamentale per ricominciare battaglie di libertà” ha detto il presidente della Regione Puglia “è una contraddizione non essere qui a fare opposizione ad una destra di ‘acchiappafantasmi’. È un vero peccato che il Pd non ci sia, ma non parlo solo del Pd, tutti quelli che hanno a cuore la domanda di libertà del paese non possono non essere qui”. “Questo pride è diverso perché si sente nel Paese un forte vento di intolleranza” ha spiegato “sono tornate a parlare e a vincere culture regressive. Sulla diversità si gioca una partita cruciale per la democrazia”.


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Bolognapride. Per Repubblica è il pride dell'orgoglio dei 200 mila. Battibecco Vendola Concia.

La manifestazione nazionale a Bologna in concomitanza con quella di Berlino.
Sfilata di carri, musica e danze."Laicità, parità, dignità" le parole d'ordine.
Vendola (Prc) e Grillini (Ps) rimarcano le assenze. Concia: "Non è vero".
Della Vedova (Pdl): "Lavoriamo insieme per i diritti gay".


(Claudia Fusani - La Repubblica) Vladimir Luxuria ha messo via il tailleur, per un pomeriggio, ed è tornata drug queen con una tiara papalina in testa e un mini bianca al posto della gonna. Sentenzia che "ogni tentativo di dialogo con la Chiesa sui diritti gay è inutile". E' la regina della festa, non c'è dubbio. Franco Grillini indossa la fascia da sindaco con i colori però dell'arcobaleno ed è un po' emozionato quando il fiume del corteo si ferma a Porta Saragozza per rendere omaggio al Cassero, il primo Centro di cultura omosessuale in Italia: "Era il 1982, ventisei anni fa e sono uno dei pochi di quelli che lo hanno inaugurato ad essere ancora vivo". Paola Concia, deputata del Pd, è felice come una bambina che non riesce a trovare le parole dalla gioia: "E' allegro, bello, felice, soprattutto enorme, da tre ore sto camminando dalla testa alla coda del corteo, avanti e indietro per partecipare a questa gioia e non perdere neppure una di queste splendide immagini". Decine di carri, migliaia di persone, lotta di numeri, 200 mila per organizzatori, più prudente la questura. Lo striscione d'apertura con tre parole d'ordine: "Laicità, parità, dignità". Una comunità che c'è, esiste, cerca cittadinanza mentre si sente messa da parte un po' da tutti.

Manifestazione nazionale. Gay pride 2008. L'Italia gay e lesbica scende in piazza a Bologna, manifestazione nazionale che raccoglie e comprende le quattro locali (Roma, Milano, Biella, Catania). Altre decine di migliaia sfilano contemporaneamente nelle strade di Berlino.

Il corteo nazionale bolognese arriva dopo le polemiche per quello romano a cui il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna aveva tolto il patrocinio. "Carfy, te la sbatto in faccia la cravatta" si legge su un cartello. Il ministro infatti aveva chiesto un Pride più serio e meno appariscente, "in giacca e cravatta". Ma al di là di slogan e cartelli la polemica politica corre lungo tutto il serpentone del corteo. Si attacca "l'assenza del Pd" e si accusa la Pdl di aver cancellato dall'agenda politica parlamentare ogni disegno di legge che riguarda diritti e pari dignità per la comunità gay.

Carri, canzoni, travestimenti: comincia la festa. L'orchestrina che suona "Rosamunda...", le bandiere arcobaleno, striscioni e cori. Il corteo parte puntuale alle 14.30 sotto un caldo torrido da piazza Ravegnana. Sono in migliaia ma in effetti, data l'ora e la temperatura, non così tanti. Lo striscione di apertura recita "laicità, parità, dignità", lo tengono su Vladimir Luxuria, ex deputata di Rifondazione, Marcella Di Folco, presidente del Mit, Emiliano Zaino, presidente del Cassero, Sergio Lo Giudice e Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay. C'è anche Vittoria Franco, il ministro ombra del Pd per le pari Opportunità. E c'è Alfonso Pecoraro Scanio. Dopo circa un'ora il corteo raggiunge i giardini Margherita dove attendono i carri allegorici (uno si rompe di lato, due ragazzi cadono ma nulla di grave). In coda lo spezzone queering bo, dei centri sociali e collettivi bolognesi, distribuisce un "pacchetto sicurezza" contenente un preservativo, una pillola del giorno dopo (finta), due cannucce "sniffa-pulito" e una galaxy-card per, recita il volantino, "viaggiare, fermarsi, godere e condividere pari diritti in tutti i paesi del mondo".

Botta e risposta Vendola-Concia: "Il Pd è assente"; "No è falso". Ma il Pd c'è o non c'è al Gay pride? Dipende dai punti di vista, come sempre. E dipende da quanto e come si voglia mettere alla prova la convivenza tra le tante anime del Pd. I fatti sono che Vittoria Franco, ministro ombra del Pd per la Pari Opportunità, apre il corteo, sorregge lo striscione di apertura, si guarda intorno e dichiara: "Mi sento a casa mia, Bologna sa esere molto accogliente e tutto il corteo è molto sobrio smentendo chi accusa i Pride di essere inutilmente folkloristici". Soprattutto, aggiunge il ministro ombra, "ci sono qui oggi molte persone per sostenere il principio della parità dei diritti tra tutti i cittadini". Perché, contrariamente a quello che dice il ministro Carfagna, "i gay hanno bisogno di sostegno per i loro diritti, sono ancora discriminati".

Il Pd schiera anche la deputata Paola Concia. Ma Franco Grillini - ex ds, poi socialista - leader storico dei gay e molto amico della deputata, le fa osservare che "di dodici deputati del Pd eletti tra Bologna e l'Emilia neppure uno è presente". Come se non bastasse ci si mette Nichi Vendola a rimarcare le assenze: "Il Pd non c'è" dice riferendosi ai big, ai leader. "Ed è un peccato perché qui oggi c'è una magnifica energia per ripartire con le battaglie di libertà in un momento in cui nel paese soffia un forte vento di intolleranza". Di sicuro, senza nulla togliere al ministro ombra, Veltroni, Bersani o altri avrebbero avuto qualche problema a spiegare male la loro presenza al Pride alla componente teodem del partito. Paola Concia non ci sta: "Se bisogna fare polemica per forza... Il Pd ha qui un suo ministro e la sottoscritta. E poi, se bisogna dirla tutta, perché la Sinistra democratica ha organizzato il suo congresso proprio in coincidenza con il Pride che si tiene il 28 giugno da vent'anni?".

Alleanze in nome dei diritti. Il Pride di oggi registra connivenze anomale ma interessanti. Tra la folla si muove infatti Benedetto Della Vedova, ex radicale transitato nelle file del Pdl. "Sono qui - spiega - perché un partito che rappresenta il 40% degli elettori (tra cui, senz'altro, una parte importante degli omosessuali italiani) non può restare insensibile alle richieste legittime della comunità gay". Perché non fare subito, ad esempio, quello che altri governi del Ppe come Spagna, Francia e Germania hanno già fatto "come il pieno riconoscimento giuridico delle convivenze omosessuali"?. Un appello raccolto subito dalla Concia. Una proposta bipartisan sui diritti gay. Provarci. E perché no?

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Bolognapride. Performance in vetrina di un attore del gay porno.

Matthias Vannelli, modello e attore hard per numerosi films di Lukas Kazan, per due giorni "in vetrina". La performance si svolge oggi e domani a Bologna, nell'ambito delle manifestazioni legate al Gay Pride; e ha luogo nella galleria Victim design di piazza Santo Stefano.
Un motivo come un altro per farsi pubblicità in quella che ormai, come molte altre, più che una manifestazione di rivendicazioni è diventata una sorta di "fiera campionaria" per pubblicizzare locali, esercizi e varie attività rivolte al mondo Glbt. Francamente, questa di Vannelli risulta essere la più divertente e curiosa.

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Cade da un carro del Gay Pride, ragazza ferita.

La giovane modenese è stata condotta all'ospedale: è rimasta cosciente e le sue condizioni non appaiono gravi. Il camion da cui è caduta ha continuato il percorso.
(Il Resto del Carlino) Una ragazza di Modena, che oggi pomeriggio stava partecipando al corteo del Gay Pride a Bologna, è rimasta ferita, pare in modo lieve, cadendo da uno dei carri. Secondo una prima ricostruzione, avrebbe ceduto una delle sponde di un camion che faceva parte del corteo: un ragazzo e una ragazza, che erano i più vicini al bordo del carro, sono caduti.

La giovane, di Modena, è stata portata in ospedale da un'ambulanza; le sue condizioni non sono apparse gravi ed e' rimasta cosciente. Il camion ha ripreso il proprio percorso.

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Bologna pride. Secondo l'Unità in 20mila alla parata. Dove sono i gay?

20mila al Gay Pride Vendola: «Manca l'opposizione».
(L'Unità) Si contano in almeno 20mila le persone in piazza a Bologna a sfilare per i diritti al Gay Pride, secondo le stime fornite dagli organizzatori. Un lungo raduno sotto le Due Torri, poi è partito il lungo fiume di persone attraverso la città.

In testa al corteo Vladimir Luxuria ed un lungo striscione con scritto: «dignità, parità, laicità». L'ex parlamentare di Rifondazione Comunista fa mostra di sè indossando una coroncina bianca con scritto «no angel» perché - ironizza - «meno male non sono un angelo, avevano previsto una Bologna grigia e nuvolosa, siamo venuti a colorarla». Sulle note di una banda musicale e di ritmi da baccanti.

Molti i politici e i rappresentanti delle associazioni presenti al corteo. Paola Concia del Partito Democratico, l’ex deputata del Prc, Marcella Di Folco, presidente di Arcilesbica, Emiliano Zaino, presidente del Circolo omosessuale “Cassero”, Sergio Lo Giudice, presidente della commissione ministeriale sulle differenze, Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay e Vittoria Franco, ministro ombra alle pari opportunità.

Attesissimo il presidente della Puglia Niki Vendola che definisce «un’occasione mancata» quella del Pd assente al Pride. «Ma non parlo solo del Pd, tutti quelli che hanno a cuore la domanda di libertà del Paese non possono non essere qui. «Contrapporsi alla destra e non essere qua è un vero peccato», ha detto il presidente della Regione Puglia, che ha sottolineato l'importanza di partecipare al Gay pride, in corso a Bologna, «nell'anno che rischia di segnare il calendario dell'intolleranza, in cui tornano a parlare alfabeti di razzismo e caratterizzato dalla discriminazione verso ogni tipo di diversità».

Numerose bandiere di Arcigay e Arcilesbica, diverse bande musicali e un corteo molto colorato e festoso sta animando questa marcia per i diritti 2008. In coda lo spezzone «Queering bo», dei centri sociali e collettivi bolognesi, che andava distribuendo un «pacchetto sicurezza» contenente un preservativo, una pillola del giorno dopo, finta, due cannucce «sniffa-pulito» e una «galaxy-card» per, recita il volantino, «viaggiare, fermarsi, godere e condividere pari diritti in tutti i paesi del mondo».

Un serpentone pieno di bandiere arcobaleno e con un'orchestrina a suonare «Rosamunda», quella del tu-sei-l'amore-per-me con molte varianti. Lungo il percorso molti cartelli a favore della laicità e- non poteva mancare – un “saluto” rivolto al ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna: «Carfy, te la sbatto in faccia la cravatta», che allude all'invito rivolto dal ministro ad un Pride meno appariscente, in giacca e cravatta.

Ma la giornata dei diritti di Bologna è iniziata sotto un buon auspicio con l’incontro degli organizzatori con il sindaco della città, Sergio Cofferati.

La delegazione ha ottenuto dal sindaco ben due promesse importanti. La nascita a giorni dell'Ufficio per le politiche delle differenze e l'intitolazione di una via o una piazza a Stefano Casagrande, esponente di spicco del movimento omosessuale, scomparso nel novembre 2000.

E a proposito di strade, si è tenuto proprio in una via del centro il primo “scontro” del corteo. Praticamente un duello tra il «sommo poeta», Dante, e la cantante anni Ottanta Cindy Lauper. Nella vita Davide Rondoni, poeta, e un ragazzo con veste lunga rosa, parrucca bionda, occhiali da sole, filo di perle e tacchi vertiginosi. L’uno dalla mattina in strada a declamare la e spiegare il passo dell’Inferno dantesco dedicato al girone dei sodomiti, come sembra avesse promesso, l’altro a cantare la canzone della Lauper «Girls just wanna have fun». È iniziata così la kermesse di Bologna, tra spirito trasgressivo e goliardico che da sempre contraddistingue la manifestazione con fine a piazza VIII Agosto.

Ma non è tutto uno scherzo. Il corteo di sabato non nasconde la preoccupazione per quello che la presidente dell'Arcilesbica Antonella Di Falco ha definito «clima preoccupante per il Paese» e che si «riscontra anche per i nomadi e i rom». La Destra bolognese di tutta risposta venerdì ha dichiarato ostilità aperta al Pride perché fatto da «anormali, ospiti sgraditi al resto dei cittadini normali».

Partecipazione non a sorpresa, al raduno festoso, quella del presidente dei riformatori liberali e deputato del Pdl Benedetto Della Vedova che ha sempre differenziato la sua posizione sui temi della laicità e della lotta all'omofobia rispetto ai colleghi del centrodestra. «Parteciperà al Gay pride- aveva già annunciato Della Vedova - convinto che in Italia molto vada ancora fatto per dare piena cittadinanza alla comunità omosessuale e che un partito che rappresenta il 40% degli elettori, tra cui, senz'altro, una parte importante degli omosessuali italiani non possa essere insensibile alle istanze che domani, pur nell'ambito di una festa dai colori spesso carnevaleschi, verranno avanzate».

«Finalmente anche nella destra italiana si sente una voce libera dal pregiudizio – risponde Paola Concia, parlamentare del Pd -, la destra italiana non può ignorare i diritti delle coppie gay. A Della Vedova dico: costruiamo una maggioranza trasversale in Parlamento sui diritti civili. Proviamo a farlo insieme, sapendo che è difficile».

Ad accogliere il popolo lgtb, (lesbica, gay, trans e bisex) in piazza VIII Agosto, il palco allestito per ospitare gli interventi dei rappresentanti delle associazioni nazionali e degli artisti in programma dalle 18.

Programma che inizia con la proiezione del video «Welcome pride» che vede protagonisti i volti noti del mondo dello spettacolo e della cultura che danno il loro benvenuto ai manifestanti. Dopo il videoclip prodotto dal Cassero, alle 19 il dj Filippo Nardi presenta le esibizioni di Emilio Rez, autore e interprete del brano trash-dance «Tremenda», e la giovane cantante sanremesValeria Vaglio.

Affidato a Vladimir Luxuria il compito di presentare il messaggio video realizzato dalla madrina uffciale, d'eccezione, della manifestazione: la scienziata Margherita Hack.

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In morte dei Verdi.

(Luigi Rossi) (Apcom) - Il Pd organizzerà "una grande convention del governo-ombra aperta ai Verdi" per discutere dello sviluppo sostenibile e sulle energie alternative nella quale verrà presentato "il documento elaborato sul nucleare da Ermete Realacci e Matteo Colaninno, un testo non ideologico che rappresenta un punto di sintesi delle nostre diverse culture". Lo ha annunciato Walter Veltroni intervenendo all'assemblea degli Ecodem, dove erano presenti anche Angelo Bonelli e Paolo Cento.

Questa notizia riportata da varie agenzie di stampa rappresenta la morte di un partito. I Verdi invece di "scontrarsi" al loro interno, traendo beneficio dal confronto serrato tra le varie anime del partito scelgono, come sempre negli ultimi anni, di nascondere le differenze raggiungendo un compromesso al ribasso che ha come unico risultato il liquefarsi all'ombra del Pd, quel partito che a detta dei vertici Verdi (per me ha rappresentato solo una concausa) ha rappresentato la causa principale del disastroso risultato elettorale (il fantomatico voto utile caro a Veltroni). Un partito, il Pd, che è lontano anni luce dalla cultura ecologista, un partito che ha le stesse deleterie ricette su ambiente ed energia del Pdl, un partito che ha reintrodotto i Cip 6 in questa legislatura.
La mozione Ritorno al futuro (la mozione che vincerà il congresso farsa dei Verdi) rappresenta davvero la cultura gattopardesca che sembra l'unica stella polare che guida i vari caporali che gestiscono il partito. Per loro bisogna fingere di cambiare tutto per non cambiare nulla, solo in questo modo possono nutrire qualche speranza di tornare a occupare qualche poltrona (nel loro caso va bene anche una seggiola). Ho sempre criticato la gestione del partito da parte di Pecoraro Scanio, ma ora è chiaro che lui rappresentava bene tutto il gruppo dirigente, nessuno escluso.
A questa farsa io non partecipo. In questo ultimo periodo tra la nascita del mio piccolo Yari e la febbre che ha colpito la piccola Luna e che ancora non è sparita, non ho avuto tempo da dedicare al mio partito, ma ora vedo che non è più necessario, se i Verdi ritengono giusta questa strada vuol dire che è inutile continuare a stare in un partito del genere...aspetto il 20 luglio sperando in uno scatto di orgoglio dei veri ecologisti.

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Yves Saint Laurent e Pierre Bergè. L'amore censurato dai media italiani.

Il Presidente Sarkozy, la moglie Carla Bruni e Pierre Bergé al funerale di Yves Saint Laurent.

(Sabato sera online) Come alcuni media italiani hanno raccontato il funerale di Yves Saint Laurent.
Pierre Bergè
, compagno dello stilista, o scompare, o diventa il socio.
Le cronache dei telegiornali e giornali francesi sui funerali di Yves Saint Laurent, tenutisi ieri nella chiesa cattolica di Saint-Roch sono chiare e essenziali. L'ultimo saluto a Yves Saint Laurent è toccato al suo compagno Pierre Bergé.
Scrive France 2: "Pierre Bergé, compagno di Yves Saint Laurent ha accolto con calore il presidente Nicolas Sarkozy e sua moglie Carla".
Tutti i media francesi hanno sottolineato come sia stato il compagno di vita di Yves Saint Laurent ad accogliere la coppia presidenziale alle esequie e come siano state sue le parole di saluto finali. Molti media italiani, invece, hanno preferito glissare.
Nelle foto pubblicate sui siti dei quotidiani italiani, si vede un uomo anziano, dai capelli bianchi, abbracciare la coppia presidenziale francese, ma Repubblica.it, nella sua photogallery, non cita nemmeno il suo nome: "Non poteva mancare per l'ultimo saluto a Yves Saint Laurent. Carla Bruni e il marito Sarkozy sono stati tra i primi ad arrivare nella chiesa di Saint Roch dove si sono svolti i funerali del grande maestro della moda scomparso all'età di 71 anni. Tantissimi gli amici dello stilisti che hanno partecipato alla funzione. Con loro anche Catherine Deneuve sua grande amica".
Si cita l'amica, non il compagno.
Su Messaggero.it, Bergè è fotografato di spalle e anche qui la didascalia lo ignora: "Presenti alla cerimonia, tra gli altri, il presidente della repubblica Nicolas Sarkozy con la moglie Carla Bruni, il sindaco della capitale francese Bertrand Delanoè, la moglie dell'ex presidente francese, Bernadette Chirac, Catherine Deneuve, la modella e attrice Laetitia Casta con il marito Stefano Accorsi, gli stilisti Valentino, Christian Lacroix, Ines de la Fressange, Jean Paul Gaultier".
Un pieno di mogli ma neanche una riga sul compagno del defunto.
Questa, invece, la didascalia tratta da Paris Match:
"Nicolas Sarkozy e sua moglie Carla Bruni-Sarkozy sono stati accolti nella chiesa di Saint Roch da Pierre Bergé, il compagno di Yves Saint Laurent".
Ma che il tema dell'omosessualità sia ancora "scomodo" per la stampa italiana, è evidenziato clamorosamente dalla Reuters.
Questo il lancio della Reuters nella versione francese : il presidente Nicolas Sarkozy e sua moglie Carla, sono stati accolti dall'uomo d'affari Pierre Bergé, compagno del defunto per 50 anni". Mentre per la Reuters Uk, Bergè è il "Saint Laurent's long time partners"
Questo, invece, Il lancio della Reuters italiana: "Anche se sei scivolato dentro le mode qualche volta, sei sempre rimasto fedele al tuo stile, e avevi ragione, perché quello stile ora è dappertutto, forse non nella moda, ma nelle strade del mondo intero", ha detto durante la cerimonia socio (sic!) dello stilista Pierre Bergé ".
La mannaia ha tagliato anche l'articolo determinativo?
Aveva fatto meglio l'Ansa riportando il commovente saluto di Bergè al suo compagno, ma è caduta proprio sul finale:
"Presto le tue ceneri raggiungeranno la sepoltura che ti attende ai giardini di Majorelle della nostra residenza a Marrakech su cui guardavamo assieme il sole tramontare, ha detto il suo compagno di lavoro e di vita, Pierre Bergé. Per lui Yves Saint-Laurent ha "tutto il rispetto e l'ammirazione".
Peccato ce l'avevano quasi fatta: la frase conclusiva che ha commosso i presenti seduti sotto le navate di Saint Roch era questa: "nel lasciarti Yves, vorrei dirti della mia ammirazione, del mio profondo rispetto... e del mio amore".
Come si fa a tagliare l'amore?
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Il video tratto da France 2.

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All'asta le creazioni Yves Saint Laurent.
(Sky tg24) A un mese dalla morte di Yves Saint Laurent a New York Chiristie's mette all'asta gioelli e abiti del grande stilista francese. L'asta, pensata prima di tutto come un tributo allla genialità di Saint Laurent, mette in vetrina diverse creazioni che vanno dagli anni Cinquanta, quando lo stilista firmava per Dior fino ad alcuni esemplari della collezione primavera estate 1990.
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Gaypride: Germania, due cortei a Berlino.

(Swissinfo) La crescente discrepanza che molti gay dicono di provare a Berlino tra la vita quotidiana e l'obiettivo della parità di trattamento perseguito ufficialmente ha portato oggi per le strade di Berlino centinaia di migliaia di manifestanti alla Giornata dell'orgoglio omosessuale, celebrata nella capitale tedesca con due cortei.

Il corteo principale si è mosso a metà giornata dalla storica Unter den Linden. Alla sua testa c'é Rudolf Brazda, 95 anni, forse l'ultimo degli omosessuali perseguitati e rinchiusi dal nazismo in campi di concentramento. Brazda, tedesco ma dal dopoguerra residente in Alsazia (Francia), dopo avere trascorso quattro anni in un campo di concentramento nazista per omosessuali a Buchenwald (Turingia) tra il 1941 e il 1945 aveva giurato di non apparire più in pubblico, ma per questa volta ha deciso di fare una eccezione. Ieri ha deposto una rosa insieme con il sindaco di Berlino Klaus Wowereit, omosessuale dichiarato anche lui, al nuovo monumento ai gay perseguitati e uccisi dal nazismo, inaugurato il mese scorso accanto a quello all'Olocausto degli ebrei in Europa.

Insieme al corteo principale, che si concluderà sotto la statua della Vittoria con l'angelo alato d'oro in cima, e sarà seguito da una nottata di musica e balli, un secondo corteo di dimensioni minori ma ormai entrato nella tradizione si svolge in quartieri più proletari, tra Kreuzberg e Neukoell.

In tutto sono attesi 500mila partecipanti a questa 30ma edizione del Christopher Street Day a Berlino, in memoria del 28 giugno 1969 quando per la prima volta un gruppo di omosessuali si ribellò alla polizia nell'omonima strada di New York.
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I gaypride e le piazze negate. Dopo Roma, Biella e Bologna tocca a Catania.

(Elfobruno) Il biglietto da visita del nuovo governo e delle amministrazioni comunali che si riconoscono in esso è scritto coi caratteri della discriminazione e della carenza di democrazia.
Non bastano le impronte ai rom. Si negano le piazze alle manifestazioni democratiche, civili e pacifiche come i Pride. E' già successo a Biella e a Roma. Il sindaco Stancanelli, neoeletto nel Pdl, vuole estendere questa pratica pure a Catania.

Tipi strani i maggiordomi del cavaliere. Chiamano il loro partito con un nome che inneggia alla libertà, ma poi nei fatti la vietano. Non mi pare strano, poi, che tale partito sia stato votato dalla maggioranza degli italiani, un popolo razzista, omofobo, misogino e mafioso. Un popolo di merda, per dirla in quattro parole.

Faccio notare due cose.

1. La piazza era già stata concessa dalla questura e non sono state presentate da parte dell'amministrazione comunale validi motivazioni per impedire il corteo e lo stanziamento. Il Catania Pride, che si celebra in città dal 2000, è una manifestazione civile e pacifica, per cui non ci sono ragioni di ordine pubblico. Aspettiamo di vedere cosa si inventeranno;

2. Vogliono farci andare a piazza Dante - noi avevamo richiesto piazza dell'Università - che si trova in cima a una salita angusta e dove risiedono alcune associazioni di ultrà di estrema destra. Come mandare le pecore nella tana del lupo.

Adesso capiamo pure che la cultura politica del sindaco si rifà a quella del manganello. Però, come abbiamo già dichiarato nel comunicato stampa, noi non ci faremo intimidire e andremo ugualmente in piazza dell'Università. In modo allegro, pacifico e civile.

Poi ognuno si prenderà le proprie responsabilità.

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Coerenza. E dopo tante chiacchere e rifiuti, GayLib va al gaypride?

Ecco perché porto il centrodestra al Gay Pride.

(Benedetto della Vedova* - Il Giornale - a fianco un'immagine di Daniele Priori al Gaypride di Roma di quest'anno) Oggi parteciperò nuovamente al Gay Pride. E, nuovamente, vi parteciperò con un certo fastidio verso le idiosincrasie ideologiche e il settarismo di una parte del movimento gay italiano, che ritiene che la destra politica sia tout court «fascista» e i gay di destra (come Daniele Priori, animatore di Gay Lib) dei rinnegati o dei traditori della causa omosessuale.
Perciò, la ragione principale per cui sarò al Gay Pride è un’altra. La mia presenza di deputato berlusconiano non è rivolta al movimento gay, alle sue storiche richieste e ai suoi discutibili riflessi pavloviani. È rivolta, nel suo spirito gay-friendly, proprio al centrodestra italiano e, in particolare, al Popolo della libertà che rappresento in Parlamento.
In Italia, senza che sia venuta del tutto meno la discriminazione anti-omosessuale (che sul piano sociale è tuttora alimentata da sacche di velenoso pregiudizio) è divenuta culturalmente e politicamente insostenibile la legittimazione morale di questo peculiare e un tempo radicatissimo atteggiamento discriminatorio.
Nondimeno, se non viene più pubblicamente stigmatizzata l’omosessualità come categoria morale o antropologica, continua però ad essere pesantemente negata la riconoscibilità sociale e civile delle relazioni fondate su questa «preferenza sessuale». Non si tratta più, in senso stretto, di una discriminazione, ma di una sempre meno sostenibile rimozione. Tutte le polemiche riservate al riconoscimento giuridico delle unioni gay non derivavano solo dai limiti della proposta del governo Prodi (i cosiddetti Dico), ma da un presupposto più generale: l’omosessualità è pienamente «sdoganata» o ampiamente tollerata come identità e forma di espressione individuale, ma il suo riconoscimento «sociale» è da considerarsi un fattore di intollerabile disordine civile.
Dunque, anche se ormai l’omosessualità struttura convivenze, relazioni durature, forme di vita comune fondata sulla reciproca dedizione e solidarietà, queste «cose nuove» che sono le unioni gay non devono beneficiare di alcuna tutela o di alcun riconoscimento giuridico.
Ecco: io penso che nella cultura del centrodestra (non che nel centrosinistra le cose vadano meglio, ma io mi occupo del mio campo) vada messo seriamente in discussione questo presupposto, che confina l’omosessualità nel privato e condanna la politica all’ipocrisia. Sia chiaro: non voglio affatto che le cosiddette unioni civili divengano un nuovo onerosissimo capitolo di spesa pubblica e un canale di accesso a prestazioni sociali privilegiate. Ma non voglio neppure che la realtà sociale di queste unioni sia ancora a lungo giuridicamente rigettata.
Le coppie gay chiedono un quadro normativo che consenta loro di ordinare, in forma giuridicamente obbligante, anche verso terzi, i rispettivi impegni e le reciproche responsabilità. Per i partner di una coppia omosessuale la relazione stabile assolve ormai a esigenze di espressione, integrazione e protezione del tutto analoghe a quelle che sono poste a fondamento delle famiglie eterosessuali (siano o no esse giuridicamente ordinate nella forma «matrimoniale»).
Questo cambiamento - e per altro verso la più generale «normalizzazione» dell’omosessualità - ha segnato la società occidentale contemporanea e ha profondamente mutato anche la cultura omosessuale, affrancandola da una patologica «separatezza», cui l’obbligavano la discriminazione e il pregiudizio. Le coppie gay non sono, in senso proprio, famiglie. Ma non sono più quel «nulla sociale» che qualcuno vorrebbe tornassero ad essere.
Il centrodestra europeo ha pressoché ovunque preso atto che le unioni gay sono divenute una realtà sempre più diffusa e caratteristica, resa possibile proprio dall’evoluzione del costume e della cultura civile. Per questo, con un sano realismo, ha accettato anche su questo piano la sfida dell’innovazione sociale. Non mi pare che i leader del Ppe siano oggi impegnati nei rispettivi Paesi e sul piano europeo a contrastare i princìpi e gli effetti delle diverse discipline giuridiche che riconoscono e disciplinano le unioni omosessuali. Solo sul «matrimonio gay» il Ppe ha una posizione esplicitamente contraria, che io condivido. Sul resto, prende atto della realtà e guarda avanti.
Al Gay Pride di Bologna la gran parte dei manifestanti (almeno quelli genuinamente interessati alle questioni e non condizionati dal settarismo) applaudirebbe a scena aperta le posizioni di Sarkozy, di Cameron e di Rajoy.
Il Pdl può ritenere che questo non sia un problema o che sia, al limite, un problema degli altri leader del Ppe. Io invece penso francamente che a questa «singolarità» il Pdl dovrebbe guardare in modo più problematico, aprendo, al proprio interno, una discussione sincera.

*dei Riformatori Liberali, deputato del Pdl
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Ndr. Ci sono arrivate in redazione alcuni mail che denunciano lo strano comportamento di GayLib nel tesseramento. Pare che quest'anno non sia stato rinnovato (che venga effettuato solo negli anni dispari...?) e che i tesserati dello scorso anno non siano neppure stati contattati per sapere se intendessero rinnovare la loro adesione, a meno che l'iscrizione sia a vita (come la carica i Presidente Nazionale ricoperta dall'Oliari). Del congresso poi neppure l'ombra. Ma poi per eleggere chi che le cariche all'interno di GayLib pare siano vitalizie... Forse è questo il motivo per cui l'Arcigay non intende più avere rapporti con GayLib dove ognuno, alla fine rappresenta se stesso ed il primo che si sveglia stende un comunicato. Non basta avere giornali e giornalisti compiacenti che pubblicano interviste o articoli su GayLib purchè attacchi la sinistra ed il suo apparato. Di queste pagliacciate i gay moderati che si richiamano al centrodestra non ne possono più. (Aspis)

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Afterville: mostre, film e viaggi nella fantascienza.

Frame tratto dal film [i]Afterville. The Movie[/i] di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, Italia, 2008.

(Panorama) Continuano gli appuntamenti di Afterville. Tomorrow comes today, la rassegna di eventi collaterali al XXIII Congresso Mondiale degli Architetti UIA Torino 2008, dal 29 giugno al 3 luglio. Mercoledì 2 luglio presso gli spazi delle OGR Officine Grandi Riparazioni sarà possibile assistere ad Afterville. The Show. Da Metropolis ad Afterville: una videoinstallazione che ripercorre un secolo di storia del cinema di fantascienza che sarà sonorizzata da musica composta per l’occasione ed eseguita dal vivo dall’artista Post@l_market. Sempre mercoledì 2 luglio nelle stesse strutture delle ex OGR, edificio costruito tra il 1885 ed il 1895, destinato alla costruzione e manutenzione di locomotive e vagoni ferroviari, sarà proiettato Afterville. The Movie. Promosso dalla Film Commission Torino Piemonte e girato dalla coppia di registi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, il cortometraggio racconta le vicende di una coppia di personaggi nel 2058 alla vigilia dell’ultimo giorno dell’umanità, sullo sfondo di una Torino stravolta in chiave visionaria. Grazie ad effetti visivi computerizzati di grande efficacia, il cortometraggio - cui ha collaborato lo scrittore americano di fantascienza Bruce Sterling, presente nella pellicola anche in veste di attore - modificherà lo skyline della città sovrapponendo al profilo attuale di Torino panorami mozzafiato. Qui il servizio che Panorama.it aveva dedicato all’anteprima nazionale del film, con la gallery e il video del backstage con l’intervista agli autori.

Proseguono invece sino al 27 luglio altre iniziative. Afterville. The underground exhibition (Linea 1 della Metropolitana), visitabile con un semplice biglietto della metro, presenta nelle dieci stazioni più frequentate della linea 1 (più una stazione di “introduzione”, quella di Porta Nuova) altrettante postazioni multimediali, dedicate ognuna a una tipologia di città del futuro. Dieci metropoli che non esistono, se non come riflesso degli sterminati immaginari generati nell’ultimo secolo dai mass media. Vista nel suo insieme, la mostra presenta un’esauriente storia della fanta-urbanistica, così come è stata raccontata da un secolo di fantascienza. Infine l’appuntamento con Il gran teatro ceramico. Bau+Miaao (MIAAO – Museo Internazionale delle Arti Applicate), esposizione di scultura, design e architettura nell’ambito del percorso di mostre intitolato La città disegnata dagli architetti.

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Bolognapride. Sandra Alvino: "Io, una trans storica, mi dissocio da questa pagliacciata".

La presidente dell'Ait (Associazione italiana transessuali), ha cambiato sesso nel 1974. "Sono contro questo brutto spettacolo di eccentricità". La partenza del corteo alle 14 da piazza Ravegnana.

(Aurora Scudieri - Il Resto del Carlino) OGGI le strade della città saranno invase dai ‘diversi’ che, con la parata omosessuale, chiedono di tutelare la loro libertà. Lei, intanto,urla con tutte le sue forze per sottolineare la propria ‘diversità da quei ‘diversi’. "Non voglio più essere accomunata a chi si traveste, fa spogliarelli e si comporta come un pagliaccio. Io sono una signora".Sandra Alvino, sessantatreenne torinese, presidente dell'Associazione italiana transessuali ha cambiato sesso nel 1974 e nell’82 si è sposata in Comune.

Cosa pensa del Gay pride organizzato dalla comunità lesbica, gay e transessuale?
"Sono assolutamente contro questa parata perché è solo un brutto spettacolo delle eccentricità. Sono stanca di essere considerata uguale a loro perché non è cosi. Loro chiedono l’orgoglio, ma sono le prime a discriminarsi da sole mettendosi in ridicolo. Hanno fatto uno scempio di tutto quello per il quale io, e tutte le altre trans ‘storiche’, abbiamo lottato per anni. Non hanno nulla da reclamare perché non hanno mai portato avanti le nostre richieste. L’associazione Arcigay di Bologna non ci ha offerto aiuto e ha deciso di non seguire le nostre lotte. Si sono dimenticate delle nostre battaglie e della nostra storia e hanno messo in ridicolo la figura del transessuale".

Cosa c’è di diverso tra lei e le transessuali che girano oggi sui carrozzoni?
"Io sono una donna e ho sempre cercato la dignità che non mi è mai stata data. Mi sono sposata e non sono riuscita a trovare un lavoro, cosi sono entrata in depressione e sono stata dichiarata invalida. Che Italia è quella che mette al bando le vittime e fa andare avanti i carnefici che spendono soldi per i carrozzoni? Io sono una persona onesta, non sono mai andata a spogliarmi in tv e ho sempre salvaguardato il nome dei miei genitori. Le transessuali che urlano oggi per le strade della città, invece, vivono questa condizione come un divertimento e come una opportunità per mettersi in mostra".

Quali sono le battaglie che lei e le altre ‘trans storiche’ avete portato avanti?
"Negli anni ’60 ci siamo battute per dimostrare che eravamo donne e non uomini o vie di mezzo. Il 14 aprile del 1982 abbiamo ottenuto la legge 164, secondo la quale il giudice può disporre una ‘rettificazione di attribuzione del sesso’ e riconoscerti di sesso femminile anche se sei nato di sesso maschile. Oggi sto lottando ancora, ma contro il fatto di essere accomunata ai trans che si spogliano per strada e che si prostituiscono. Ho pubblicato un libro, ho scritto al presidente della Repubblica, ho chiesto aiuto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ho chiamato al telefono Vladimir Luxuria la quale, nonostante io l’abbia attacata, mi è stata ad ascoltare. Le ho chiesto di fare del Gay pride una opportunità per ricordare la storia e le battaglie portate avanti da noi e non un carnevale".

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Lo staff di Gayspace scrive agli organizzatori del Pride. Perchè ci avete esclusi?

I nostri due carri rimarranno chiusi in garage.
(Gaynews) Salve, vi scrivo a nome dello staff di www.gayspace.it per portare alla luce un fatto globalmente di poca rilevanza, ma che ci ha rattristato molto...

Siamo dell'idea che il Pride Nazionale sia la piattaforma più potente e forte posseduta dalla comunità GLBT in Italia, dove vari gruppi di amici e ragazzi omosessuali possono e devono esprimere la loro situazione di discriminazione da parte dello Stato Italiano e dalle leggi che non paritarie...
Belle parole, però già nel nostro piccolo non troviamo l'unione e la forza di mostrarci tutti insieme come una grande comunità.. Mi spiego meglio: era (ed è) nostra intenzione aderire al Gay Pride come realtà internet.. 40.000 e passa iscritti non sono bruscolini, e anche se siamo solo virtuali, beh, ci sarebbe piaciuta l'idea di dire "esistiamo"...
Usiamo il condizionale perchè abbiamo più volte espresso il desiderio di entrare nella piattaforma delle realtà aderenti, ma le molteplici email inviate all'indirizzo indicato, sono state ignorate (volutamente, distrattamente.. non sta a noi giudicare)... Ci pare ingiusto che un sito, che non può competere con altre community in quanto gratuita e quindi impossibilitato dall'esborso di denaro in cambio di visibilità, sia penalizzato in questo modo
Ciò nonostante, vi auguriamo una felice giornata. I nostri 2 pullman e il nostro carro resteranno chiusi nel box... Ci siamo sentiti esclusi e quindi non vogliamo essere di disturbo sabato

Marco Scarpa & Staffers di gayspace.it

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