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domenica 15 giugno 2008

Inghilterra. Primo matrimonio tra preti gay.

Ma è battaglia fra liberali e ortodossi.
(TGCom) In Gran Bretagna è stato celebrato il primo matrimonio con rito tradizionale fra preti omosessuali. La funzione è stata officiata nella Chiesa anglicana di San Bartolomeo il Grande, a Londra, una delle più antiche del Regno, senza neppure che il vescovo ne fosse a conoscenza. L'unione dei due religiosi, Peter Cowell e David Lord, e del clero omosessuale, rischia di portare una scissione tra gli anglicani di tutto il mondo.

La prima celebrazione del matrimonio fra gay, con tanto di liturgia tradizionale, letture, canti ed eucaristia, che segue la "benedizione" di alcuni preti liberali a coppie omosessuali, ha sollevato una forte reazione da parte della corrente più conservatrice ai vertici della Church of England. Questa ora minaccia una scissione a livello internazionale proprio sulla questione del clero omosessuale. Il matrimonio svoltosi il mese scorso, fra l'altro nella stessa chiesa in cui è stato ambientato il film "Quattro Matrimoni e un Funerale", sottolinea il Sunday Telegraph, infrange le regole della chiesa anglicana.

Ad insergere sono stati soprattutto i conservatori ma anche i liberale della comunità anglicana. Il reverendissimo Henry Orombi, archivescovo dell'Uganda, ha definito la cerimonia "blasfema", chiedendo all'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, di intervenire con fermezza per evitare che la Chiesa anglicana si "disintegri". Il vescovo di Winchester Michael Scott-Joynt ha dichiarato che un simile atto contravviene a tutte le principali regole della Chiesa e "alimenterà le divisioni all'interno della comunione anglicana".

Il matrimonio potrebbe anche risollevare la guerra sul clero omosessuale sorta nel 2003 in seno alla Chiesa britannica, quando Jeffrey John, un religioso gay che era stato nominato vescovo di Reading fu costretto alle dimissioni proprio per aver esternato la sua omosessualità.

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Biella e il gaypride. Alla provincia non piace la trasgressione. Molta sobrietà.

Cinquemila in piazza. E la festa irrompe tra balli e slogan.
In piazza l’happening della libertà sessuale. Luxuria la star dell’evento.
(Daniele Cabras e Giuseppe Buffa - La Stampa) Forse non saranno stati i 5 mila contati dagli organizzatori, ma piazza Vittorio era stracolma ieri pomeriggio per il «Biella Pride». Tra bandiere, slogan sulla libertà sessuale, canzoni sparate dal palco, balli semi-provocatori, interventi ufficiali e tentativi di trasgressione, la città ha metabolizzato senza eccessive difficoltà la kermesse. Anzi, ha messo a segno un risultato: l’happening biellese (con una punta massima, ieri, di circa 3 mila persone) sarà l’apripista dei prossimi «Pride» che si terranno annualmente nelle principali città italiane.

Le proteste dei giovani di Forza Nuova e della Chiesa di Cristo Re si sono infrante sul muro compatto dei partecipanti, tenute a bada anche da un efficace servizio d’ordine garantito da 120 uomini di Questura, carabinieri, vigili urbani, guardia di finanza, vigili del fuoco. Nessun brivido neppure davanti alla Prefettura: una delegazione guidata da Franco Grillini, dirigente nazionale dell’Arcigay, ha manifestato contro quelle che, nei giorni scorsi, sono state interpretate come chiusure (e censure) all’happening.

Star della manifestazione Vladimir Luxuria: ha calamitato l’attenzione di molti biellesi che hanno voluto farsi fotografare con lei; prima sul palco attorniata dai boys del corpo di ballo, e poi in strada, tra la gente, Luxuria si è detta soddisfatta per l’esito della manifestazione. La festa si è conclusa poi al «Cancello».
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(Stefania Zorio - La Stampa) L’unica nota di trasgressione del Biella Pride, alla fine, sono stati i palloncini a forma di fallo, in vendita come ricordo al centro della piazza. Per il resto, la kermesse dell’«orgoglio omosessuale» è filata via come un grande happening tra musica, striscioni arcobaleno e tulle rosa. Ad aprire la giornata è stato un presidio pacifico di fronte alla prefettura alle 12, cui ha preso parte anche il dirigente nazionale dell’Arcigay Franco Grillini, ma la manifestazione è entrata nel vivo solo alle 16, quando sul palco in piazza Vittorio Veneto sono saliti Adriano Guala, del comitato organizzatore del Biella Pride, ed Enzo Cucco, in rappresentanza del Torino Pride. «Per noi è stata una grande scommessa organizzare una manifestazione come questa qui a Biella - ha detto Guala -, e la risposta sono le persone che affollano oggi questa piazza: l'abbiamo vinta». Una ventina gli stand ai lati della via, tra i quali quelli delle associazioni No Vat, Maurice, Lambda, ma anche uno delle «famiglie arcobaleno», di Apertamente e della Croce Rossa Italiana. Mattatrice dell'evento è stata Marina Pagarotto, voce di radio Flash, mentre l'animazione è stata affidata ai Qjmanji, un gruppo di artisti torinesi. Sul palco si sono alternati momenti di musica come un concerto di Mac, giovane promessa hip-hop, le drag queen Natalia Pestrada e Barbie Bubu; poi interventi politici, ma anche testimonianze di genitori dell’associazione Agedo. I temi toccati spaziavano dalla politica alla libertà sessuale; ed a questo proposito il Biella Pride sarà anche ricordato come la manifestazione in cui è stato deciso di programmare la stessa festa ogni anno. Ad annunciarlo è stato Franco Grilini durante il suo intervento: «Anche dopo le polemiche delle scorse settimane i biellesi hanno comunque deciso di prendere parte alla manifestazione, e questa è la dimostrazione che la gente non vuole nascondersi ed accetta anche questa realtà: per questo da oggi ci batteremo per organizzare un Pride all'anno in tutte le province italiane».

Sono stati invece gli assessori alla Pace Davide Bazzini e Alberto Zola a portare i saluti di Provincia e Comune. «Chiedo scusa a nome delle istituzioni - ha detto Bazzini - per tutte quelle volte che non hanno capito che i diritti dei gay, delle lesbiche e dei transessuali sono i diritti di tutti». Orgoglioso dalla manifestazione anche il Comune: «E’ un privilegio portare i saluti di una città che sostiene con convinzione questa manifestazione - ha dichiarato Zola -. Il Pride è un messaggio forte di civiltà per tutta la cittadinanza. Ci deve essere posto per tutti nella società. Siamo orgogliosi di accogliervi a braccia aperte».

Ospite e star della manifestazione l’ex parlamentare Vladimir Luxuria: «Non mi aspettavo così tanta gente - ha detto dal palco -. Ho saputo delle polemiche, ma tutte queste persone dimostrano che la scommessa di organizzare un Pride a Biella è stata vinta. E' una bella festa, e la città è molto accogliente; in una caffetteria mi hanno anche regalato un pacco di biscotti biellesi». A chiudere la manifestazione, alle 20 in centro città, è stato il corteo in piazza dei Sax And City, della banda Bracadabra di Torino, sulle note di una canzone del gruppo «Radici nel Cemento». Il Biella Pride 2008 si è poi concluso con una festa alla discoteca il Cancello del Piazzo, dove ad animare la festa sono stati ancora una volta i Qjmanji.
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Lo spettacolo “cattura” anche le nonne sedute al bar.
«I ragazzi del Biella Pride? Ballano meglio di quelli di “Amici”». La coreografia dei balletti è di certo piaciuta alle signore biellesi, che ieri si sono fermate sotto i portici dell’ex Standa per assistere allo spettacolo. La passeggiata del sabato pomeriggio non è stata rovinata: anzi, è stata più vivace e colorata del solito. A un’ora dall’inizio sono tante le persone che affollano i portici di via Vittorio Veneto. C'è chi passa, dà uno sguardo e poi fila su verso via Italia, chi invece fa finta di niente e cambia strada, c’è anche chi si ferma incuriosito e prende posizione proprio come a un concerto. Sul palco, intanto, ci sono le prove del corpo di ballo. «Sono proprio bravi, altro che quelli del programma Amici o Buona Domenica», è il commento più diffuso. Due nonne fuori dal bar assistono alle prove e intavolano un discorso impegnativo, su amore e tolleranza, arrivando alla conclusione che «in fondo, se c’è rispetto e amore, che male c’è?». Qualcun altro, invece, si mette a parlare di «malattia». Tante anche le famiglie che si fermano: i papà, forse per sentirsi più «uomini», iniziano a parlare del rigore dato alla Romania e alla grande parata di Buffon. Ti guardi in giro e vedi gente normale, forse qualche colore un po’ più forte e vivace rispetto al solito, ma in fondo è moda. E i protagonisti? A un certo punto arriva una drag queen: gambe affusolate e slanciate, jeans attillati e occhialoni. Le reazioni sono le più varie: da chi sorride a chi fa finta di niente. I ballerini nel frattempo continuano a provare e spuntano i video-cellulari. Poi parte la musica, la piazza si riempie. La festa comincia: ed è festa per tutti.
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E il pastore tuona: siete nel peccato.
(Renato Moreschi - La Stampa) Il «Pride» ha scatenato una doppia contestazione (annunciata) un po’ politica e un po’ religiosa. Da una parte i neofascisti di Forza Nuova, dall’altra la chiesa evangelica di Cristo Re. Il primo sit-in in piazza Unità d'Italia, davanti alla Provincia: una ventina i militanti di destra, prevalentemente giovani. Nessuna testa rasata, ma posizioni ideologiche chiare: difendere la famiglie tradizionale e i valori della nazione. «Non potevamo non reagire a questa manifestazione - spiega il segretario biellese Luca Martinetti -. Viviamo in un territorio sempre più in sofferenza, dove il lavoro è diventato un lusso, e questa amministrazione sperpera denaro pubblico per appoggiare il Pride». Per Martinetti, segretario dal gennaio 2007 e uno dei pochissimi militanti biellesi, è la prima uscita pubblica con Forza Nuova, che si candida in futuro ad avere un ruolo politico nella vita amministrativa: «Alle prossime elezioni per il capoluogo ci presenteremo con un nostro candidato e un programma - spiega -. Questa è una prima di una lunga serie di contestazioni che abbiamo in mente». Ma già nel tardo pomeriggio, lontani com’erano dall’epicentro della festa, i neofascisti hanno smobilitato, e la contro-manifestazione è finita. Questa mattina alle 11 si ritroveranno al Bocchetto Sessera, con le «fiamme nere» di Milano, alla commemorazione dei caduti civili e militari della Repubblica sociale.

Un volantinaggio capillare proseguito per circa 10 ore, in piazza Fiume e in via Italia, è stata invece la formula del «Jesus Pride», organizzato dalla chiesa evangelica di Cristo Re e dal suo pastore Corrado Maggia. Slogan: «Dio ama i gay, ma odia l’omossessualità. Ama i peccatori ma non il peccato». A diffondere il messaggio sono stati circa 30 fedeli-volontari. «Dio ci ha dato dei punti fermi sul tema dell'omossessualità - ha spiegato il reverendo Corrado Maggia -; nelle sacre scritture ha ben definito questi peccati, condannando a morte chi si fosse macchiato di atti riprovevoli. La distruzione di Sodoma e Gomorra è la testimonianza della ferocia del Signore. La scienza non può giustificare questi comportamenti, non è una malattia, non è nel dna, è una perversione». Sempre Maggia ha spiegato che il nucleo composto da un uomo, una donna e dei figli, per l'intera vita, è il piano perfetto di Dio. Quindi niente Pacs o oltre forme di unione «contronatura». Che fare, dunque? Per il pastore rimane una sola via di fuga: il pentimento e l’abbraccio della parola di Dio. «Nella nostra chiesa ci sono ex ladri, ex rapinatori - ha concluso Maggia predicando ai passanti -, che sono stati toccati e trasformati dalla grazia del nostro Signore».
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«Noi, cartina di tornasole della democrazia»
«Libertà di essere», «Libertà di esserci», «Preferisco disturbare che essere invisibile»: gli slogan del Biella Pride sono comparsi ieri mattina attorno alle 12 negli striscioni portati davanti al palazzo della Prefettura quando è andata in scena la protesta pacifica che ha aperto ufficialmente la manifestazione. Una protesta silenziosa, senza clamori né megafoni, affidata appunto a grandi striscioni e cartelli portati dai manifestanti. Il sit-in era stato annunciato qualche giorno fa in conferenza stampa dal comitato del Biella Pride, in risposta alle polemiche che hanno coinvolto il palazzo del Governo. La prima soluzione proposta per l’evento, e cioè la piazza della Provincia, non era piaciuta agli organizzatori che avevano accusato le autorità di voler mettere la sordina alla manifestazione. La polemica è rientrata con la decisione di concedere piazza Vittorio, ma la macchina della contestazione nel frattempo era già partita con gran rumore. Una ventina circa le persone presenti: alcuni membri del comitato organizzatore del Biella Pride, rappresentanti dell’associazione radicale Adelaide Aglietta, ma anche giovani di Biella, di Novara, Verona e Torino. Tra loro anche il presidente onorario dell’Arcigay nazionale Franco Grillini: «La mentalità vecchia è dura a morire - ha dichiarato -. Esiste la libertà di opinione ma ci si deve modernizzare. Solo dove esiste la dittatura non esiste democrazia; e noi siamo la cartina tornasole della democrazia in un paese». (video e foto di G. Dall'Orto)
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Un vescovo omosessuale in Germania?

(NEV/ENI) - La Federazione luterana mondiale (FLM) non interverrà nella disputa sull'elezione del nuovo vescovo di Schleswig, in Germania, nata dalla presenza di un candidato, il pastore Horst Gorski, apertamente omosessuale. La questione, ha dichiarato il segretario generale della FLM, Ishmael Noko (nella foto), riguarda unicamente la Chiesa evangelica luterana della regione tedesca del Nord Elba. "Non è mio compito prendere posizione sull'argomento", ha aggiunto Noko, ricordando che al momento la questione dell'omosessualità è in discussione in molte delle singole chiese che compongono la FLM. Nel caso venisse eletto il prossimo 12 luglio, Gorski sarebbe il primo omosessuale dichiarato a divenire vescovo in Germania. La sua candidatura ha visto l'opposizione del "Movimento ecclesiastico per la Bibbia del Nord Elba", il cui presidente, Ulrich Rüss, ha affermato che l'elezione di Gorski lascerebbe "senza casa spirituale" molti cristiani fedeli alla Bibbia e alle tradizioni della chiesa.

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Coming out. Yoann Lemaire giocatore francese del FcChooz è uscito allo scoperto.

(Corriere magazine) Calciatore e gay: a rompere il tabù è stato il difensore del FcChooz, Yoann Lemaire, unico giocatore francese ad aver osato "confessare" pubblicamente la propria omosessualità. L'outing è stato salutato come "eroico" dall'associazione Paris foot gay, che da 5 anni si batte - con scarso successo - per liberare il calcio dall'omofobia. Yoann, 26 anni, mastino delle retrovie della squadra, ha rotto il silenzio prima col suo allenatore. Dopo un iniziale tentennamento, mister, squadra, tifosi e poi tutto il paese hanno deciso di sostenerlo. «E pensare che qui non avevano mai visto un gay in carne e ossa», scherza ora Yoann.
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Ndr. La notizia è vecchia, del 2007 ma il Corriere se ne accorge solo ora.

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