banda http://blografando.splinder.com

mercoledì 19 dicembre 2007

Battibecco a distanza tra Chiti e Mancuso. Chiti all'Arcigay: "Non ateo attento ma un credente".

"E non devo chiedere a nessuno il permesso di stare in un partito".

(Apcom) - "Spero di fare una cosa gradita chiarendo al presidente dell'Arcigay, Aurelio Mancuso, che non sono un 'ateo attento', come sono stato da lui definito nella lettera aperta che ha inviato al sindaco di Roma, ma bensì solo un credente".

E' quanto afferma Vannino Chiti, ministro dei rapporti con il Parlamento e delle Riforme Istituzionali. "Mi auguro - aggiunge Chiti - che questa informazione possa essere per lui di un certo sollievo. Come spero gli faccia piacere sapere anche che non ho bisogno di chiedere a lui, come a nessun altro, il permesso di stare in un partito. La libertà e la responsabilità personali - conclude Chiti - sono, per me, unite e senza aggettivi".

Sphere: Related Content

Unioni civili Roma: Nuovo Psi, iniziativa Boselli è strumentale.

"Gente che si richiama al socialismo riformista in un momento di crisi estrema del Paese, dove i bisogni reali aumentano di giorno in giorno, dedica forze ed energie per battaglie esclusivamente anticlericali ammantate di laicismo anacronistico".

Così Umberto Caruso, vicesegretario nazionale del Nuovo Psi di Stefano Caldoro, in merito alla proposta di Boselli e Quadrana di raccogliere le firme per un referendum consultivo contro la decisione di Veltroni di non approvare il riconoscimento delle coppie di fatto.

"Il reale socialismo riformista si batta su tutti i temi del sociale, dall’ indigenza alle reali crisi del Paese prima di interessarsi di ogni altra questione. Il 41° rapporto annuale del Censis, che analizza le difficoltà economiche delle famiglie italiane, strette tra i mutui e le normali spese quotidiane, già dovrebbe dare il senso di quelle che devono essere le priorità per il Paese".

"Considerato che la Costituente di Boselli esprime anche forza in questo Governo – continua Caruso - si ha la sensazione che si voglia sfuggire alle responsabilità politiche reali dedicandosi a battaglie di tradizione radicale solo per accattivarsi il consenso elettorale di piccole minoranze di cui si interessa già la sinistra radicale".

"Chi crede realmente alle sue idee – conclude Caruso - invece di scendere in piazza con iniziative strumentali, combatta nelle sedi deputate, senza il timore di essere la causa di un’ulteriore instabilità di Governo".

Sphere: Related Content

Gian Burrasca compie 100 anni.

(Nove da Firenze) Il Quartiere 5 organizza, a partire da venerdì, una serie di appuntamenti che termineranno il prossimo 31 gennaio. Vamba (alias Luigi Bertelli) sta a Gian Burrasca come Carlo Collodi sta a Pinocchio e come Edmondo De Amicis sta a Cuore. Tre autori storici legati, in particolare, a tre opere che hanno fatto il giro del mondo e che hanno attraversato le generazioni. Tra il 2007 ed il 2008 Vamba e Gian Burrasca festeggiano due importanti ricorrenze: rispettivamente, i 150 anni dalla nascita dell'autore (Luigi Bertelli nasce a Firenze il 19 marzo 1858) ed i 100 anni dalla prima pubblicazione (avvenuta a puntate tra il 1907 ed il 1908).

Venerdì 21 alle 15,00 nella palestra della scuola Vamba (in via Giardino della Bizzarria), il comico Andrea Muzzi leggerà ed interpreterà alcune pagine del Giornalino. Saranno inaugurati anche alcuni pannelli in grès e smalti realizzati dagli studenti dell'Istituto Statale d'Arte per la ceramica di Sesto Fiorentino e dal Laboratorio diurno "Fili e colori" dell'ASL aventi come soggetti le scene del "Giornalino di Gian Burrasca". Sempre venerdì, inizieranno alcune proiezioni del film di Lina Wertmuller de "Il Giornalino di Gian Burrasca". Gli appuntamenti saranno sempre alle 17,00: venerdì 21 presso la scuola Vamba, giovedì 17 gennaio a Villa Pozzolini, martedì 22 gennaio alla scuola Vamba, giovedì 24 gennaio a Villa Pozzolini, martedì 29 gennaio alla scuola Vamba, giovedì 31 gennaio a Villa Pozzolini.

Tutte le iniziative sono ad ingresso libero.

Nel mese di gennaio, nella scuola Vamba, a cura del Laboratorio di Teatro Ribes del Quartiere 5, si svolgeranno alcuni laboratori dedicati all'autore di Gian Burrasca ed alle sue opere. Alla cerimonia di venerdì prossimo parteciperanno l'assessore alla pubblica istruzione Daniela Lastri, l'assessore alla partecipazione democratica Cristina Bevilacqua, la presidente del Quartiere 5 Stefania Collesei, il presidente della commissione assetto del territorio Daniele Sacconi ed il dirigente scolastico Stefano Fedi Pagni.

Sphere: Related Content

Morto Mario Chiazzo, primo vedovo gay riconosciuto dalla legge.

Domani il processo all'assassino del compagno .

(Agenzia radicale) Si è spento questa mattina, dopo una lunga malattia, Mario Chiazzo (nella foto). Ne ha dato notizia l'Arcigay Roma. Il Tribunale di Roma, nel luglio 2007, gli aveva concesso la costituzione di parte civile nel processo contro l'assassino del suo compagno Roberto Chiesa, con il quale aveva convissuto per 25 anni. Si era trattata di una decisione storica da parte della corte: per la prima volta, infatti, una coppia omosessuale veniva riconosciuta di fronte alla legge.
"Mario aveva una forza e un coraggio fuori dal comune e la sua testimonianza, sempre discreta ed elegante, ma incisiva non si disperderà nel tempo- afferma Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma che ha diffuso la notizia della morte del vedovo gay - Ha difeso il suo amore per anni, - ha ricordato - lottando contro la discriminazione delle coppie gay."
Chiazzo, che aveva 72 anni, sperava di vedere l’approvazione di una legge per le coppie gay prima di morire, ma ciò non è avvenuto. Lui e il suo compagno erano una famiglia come tante altre, stimata e amata da conoscenti e amici.

"Invitiamo tutti a partecipare al suo funerale che si terrà giovedì 20 dicembre alle ore 12:00 presso Chiesa di San Lorenzo Fuori le Mura (zona Verano), - ha dichiarato Marrazzo in un comunicato - per testimoniare la nostra vicinanza a questa coppia che ha lottato tutta una vita senza avere alcun diritto".
La storia di Mario Chiazzo aveva visto in prima linea il sindaco Veltroni ( non ancora impelagato con le più alte questioni di equilibrismo politico nazionale) che, con l’assessore Delia, aveva fatto richiesta di costituzione di parte civile nel processo contro l’assassino di Roberto Chiesa; primo esempio in Italia da parte di una Pubblica Amministrazione, mostrando una vicinanza, oggi messa in forse, del Comune alle questioni delle coppie gay.

Sphere: Related Content

Unioni civili, i socialisti lanciano un referendum comunale. Boselli: saranno i cittadini a decidere.

(SDIOnline) Parte la raccolta di firme per un referendum per l'istituzione dell'albo delle unioni civili nel comune di Roma. Dopo la 'giornata nera' della Capitale, i socialisti tornano alla carica e rilanciano il tema delle coppie di fatto come 'termometro' della laicita' di una citta' come Roma, 'a sovranita' limitata' e messa sotto scacco 'dai veti delle gerarchie ecclesiastiche'. Per Boselli il Pd ha 'accettato' una imposizione delle gerarchie ecclesiastiche subendo pressioni per affossare il registro delle unioni civili a Roma. In una conferenza stampa alla Camera il Partito socialista punta tutto sulla consultazione popolare. Sono 50mila le firme da raccogliere entro in tre mesi, a partire dal 15 gennaio, per arrivare al referendum (senza quorum).
Enrico Boselli parla di voto previsto in autunno, ma i socialisti romani promotori dell'iniziativa stringono i tempi e non nascondono l'ambizione di portare i cittadini alle urne gia' in primavera, in concomitanza con le elezioni provinciali a Roma. "Ieri e' stata una giornata nera per Roma, per i diritti civili e per tante famiglie di cittadini italiani", spiega Boselli, accompagnato in conferenza stampa da Roberto Villetti, Franco Grillini, Mauro Del Bue, Valdo Spini e Gianluca Quadrana, consigliere comunale dei socialisti in Campidoglio.
Per Boselli nelle grandi capitali europee come Parigi, Madrid, Londra o Berlino, "i diritti vengono garantiti, mentre a Roma sono stati negati. E quello che e' successo ieri in Campidoglio rischia di accadere domani in Parlamento". Boselli commenta la giustificazione usata da Walter Veltroni e Goffredo Bettini per dire no all'istituzione del registro delle unioni civili. "Dire è inutile approvarlo a Roma perche' e' in discussione una legge in Parlamento e' curioso. Attenzione, perche' sono gli stessi che impediranno la legge in Parlamento. La scelta del Partito democratico -incalza Boselli- nasce dalla preclusione dichiarata delle gerarchie ecclesiastiche. Fara' piacere alla Cei, ma e' sbagliato accettare queste imposizioni". Da qui la decisione di lanciare una grande raccolta di firme per il referendum: "Se il sindaco non vuole il registro, i romani potranno decidere da soli", auspica Boselli che non vuole farne una 'battaglia esclusiva' dei socialisti, ma invita tutti i laici e i liberali a partecipare a questa campagna. Anche Grillini parla di 'risultato scioccante' a Roma e punta il dito contro 'il veto di Ruini' che fa di Roma "una città a sovranita' limitata". "Dobbiamo chiederci -continua Grillini- se non siamo per caso entrati in una dittatura clericale soft, senza carri armati ma dove non si puo' parlare di quello che da' fastidio a Oltretevere". Per Grillini in Italia si pone una vera questione laicità e per questo il referendum aiuterà a fare chiarezza. Ma non si aspetta nulla dal Pd: "Rosy Bindi ha già annunciato che la legge in Italia non passerà. Non prendiamoci in giro, il Pd e' nato sacrificando la laicita''.
"A Roma la bocciatura in Consiglio comunale dell'ordine del giorno sul registro delle Unioni civili - afferma Gavino Angius - rappresenta innanzitutto una sconfitta culturale e politica".

"E' impensabile infatti - prosegue Angius - che in una capitale mondiale come Roma, dove dovrebbe vigere un sistema all'avanguardia di diritti individuali, ci si divida ancora su un tema come questo. Non stiamo parlando di questioni che riguardano il diritto alla vita, quelli considerati eticamente sensibili tanto per essere chiari. Qui stiamo parlando del riconoscimento di diritti individuali in relazione ad una società che ormai è profondamente mutata rispetto a quella di 30 o 40 anni fa. Con la decisione consiliare assunta ieri i cittadini di Roma si trovano di fatto in libertà vigilata. Certo è che ancora una volta l'ambiguità del Partito Democratico ha sancito una sconfitta di chi si batte per un aggiornamento dei diritti civili e per uno Stato realmente laico. Siamo di fronte all'ennesimo colpo alla libertà delle persone e - conclude Angius - alla messa in discussione della laicità dello Stato."

Sphere: Related Content

Lettera di Veltroni a Repubblica. I diritti civili in cui crede il Pd.

CARO Direttore, non so, come ha scritto Miriam Mafai, se l'Italia odierna si possa definire meno laica rispetto a quella di quarant'anni fa. So che oggi vedo un Paese più moderno, dove i costumi e le relazioni tra le persone si informano a fondamentali principi di libertà, a un sostanziale rispetto dei diritti individuali e delle identità.

So che nella vita quotidiana i rapporti tra gli individui, e non solo tra le giovani generazioni, non somigliano a quelli tipici della società italiana di quarant'anni fa, quando provincialismo, moralismo e anche una buona dose di bigottismo erano molto diffusi.

Allora cominciarono avanguardie e movimenti a introdurrenell'agenda politica temi e conquiste che si imposero poi nella società. Oggi, come nel caso delle coppie di fatto richiamato dall'articolo di Mafai, è la politica ad essere chiamata a dare risposte legislative adeguate e moderne, in linea con il costume, il sentire diffuso, i cambiamenti della società. La politica deve riuscire a far questo, e il Parlamento è il luogo naturale dove confrontare i diversi convincimenti, le diverse idee e sensibilità che attraversano il Paese. Nell'unico modo possibile e in grado di condurre ad una soluzione il più possibile condivisa: in un clima di autentico rispetto, di dialogo vero, di consapevolezza che su temi come questi, che riguardano anche i dettami della coscienza, si sgomberi davvero il terreno da integralismi e fondamentalismi, e si possa serenamente affermare il basilare principio della laicità. Laicità delle istituzioni repubblicane, laicità dei comportamenti e delle posizioni individuali, tanto più preziosa quando si affrontano i complessi nodi delle questioni eticamente sensibili. E c'è l'occasione del dibattito sui CUS, che ritengo siano un'ottima base su cui insieme riflettere.

A Roma, dove l'altro giorno il Consiglio Comunale non è riuscito ad approvare nessun atto sul tema delle "Unioni civili", è successo il contrario. Ma ad essere sconfitto, vorrei dire a Miriam, non è stato il Partito democratico, che anzi, tutto insieme, ha cercato di offrire, attraverso un ordine del giorno coraggioso ed equilibrato, un terreno di confronto avanzato, serio e rispettoso di tutte le sensibilità. La sconfitta è stata un'altra. Vittima di integralismie forzature di vario genere è stata la possibilità (reale) di far sì che la città di Roma chiedesse a voce alta al Parlamento di dare una risposta adeguata e moderna alle aspettative di tanta parte della società, impegnandosi, dal canto suo, a rafforzare tutti gli strumenti già esistenti (a legislazione vigente) contro le discriminazioni e per la tutela dei diritti delle persone, con il criterio della "famiglia anagrafica". A Roma, in questi anni e senza proclami, i diritti sono stati tutelati e rafforzati (con strumenti come questo che le attuali leggi consentono ai Comuni) a favore di nuclei familiari di fatto su aspetti fondamentali nella vita delle persone: le domanda per alloggi popolari, le graduatorie per gli asili nido, alcuni servizi per anziani.

Sulle due delibere di iniziativa popolare e consiliare, la cui eventuale approvazione non avrebbe avuto nient'altro che un mero valore simbolico, senza poter migliorare di una virgola la condizione di vita delle coppie di fatto, non c'era una maggioranza sicura e comunque il loro contenuto era legittimo ma discutibile e non da tutti condiviso. Per questo il gruppo del Pd aveva presentato il suo ordine del giorno, che aveva esattamente lo scopo di non lasciare afasica su questo tema l'Aula Giulio Cesare. Non mi stupisce l'atteggiamento ostile della destra, che tranne alcune eccezioni ha dimostrato poca sensibilità su temi che riguardano la vita delle persone e la lotta ad ogni discriminazione. Comprendo meno, sinceramente, gli interventi letti sul settimanale allegato al quotidiano "Avvenire", contrari alla presentazione dell'ordine del giorno. Rispetto le opinioni e le sensibilità di tutti, ritengo non solo legittimi mafecondi per la politicainterventi e pronunciamenti della Chiesa, ma l'autonomia e la laicità dello Stato e delle istituzioni non possono essere messi in discussione. E comprendoancora meno, con altrettanta sincerità, il comportamento dei gruppiconsiliaridella sinistra radicale, chefacendo mancare il loro voto favorevole, hanno impedito l'approvazione dell'ordine del giorno presentato dal Partito democratico. O forse riesco a comprenderlo in un'ottica molto più piccola rispetto ai temi in discussione, alla luce di dichiarazioni di esponenti di questa areapiù legate a questioni di politica nazionale che al merito della cosa. La questione delle Unioni civili, insomma, come una bandiera da agitare, come un pretesto per obiettivi lontani dalle esigenze di civiltà affermate.

In questo senso dovrebbe far riflettere anche la scarsa partecipazione di cittadini alla manifestazione convocata dai promotori delle delibere.
Per questo dico che ad essere sconfitto nonè stato il Pd, che anzi in un passaggio così delicato ha dimostrato intelligente compattezza, senso di responsabilità e autentica laicità. Quella laicità che lacittà diRoma vuole tutelare. E che l'approvazione del documento proposto avrebbe appunto contribuito a tutelare, lungo la linea tracciata con chiarezza in questi anni. Non so se quarant'anni fa sarebbe stato possibile dedicare una via ad omosessuali vittime di violenza e pregiudizi omofobi o se un'Amministrazione Comunale si sarebbe costituita parte civile a favore di queste vittime. E non so se si sarebbero dati i patrocini dell'Assessorato alle pari opportunità all'annuale appuntamento di Piazza Farnese. Questo, a Roma, accade e continuerà ad accadere, senza bisogno di brandire le armi dell'intolleranza o dell'integralismo, procedendo con i soli strumenti possibili ed efficaci: quelli del libero ascolto, del civile dialogo, del laico confronto che nasce dal rispetto del ruolo delle istituzioni e dei convincimenti di tutti e di ciascuno.

Walter Veltroni.

Sphere: Related Content

Volontè: Coppie di fatto, Grillini e Mancuso isterici per il fallimento dei Cus. Da loro solo laicismo intollerante e discriminatorio.

(Adnkronos) ''La nuova teoria economica di sviluppo del Paese e di crescita del Pil consigliata da Grillini e' la reazione isterica al fallimento del registro delle unioni civili. Tuttavia, sarebbe utile conoscere il parere autorevole del Governatore di Bankitalia o del Presidente dell'Antitrust sulla relazione tra le incivili misure antifamiglia di Zapatero e la crescita economica della Spagna degli ultimi dieci anni. Quanto invece agli insulti del presidente dell'Arcigay, Mancuso, rivolti a monsignor Sgreccia e alla Chiesa Cattolica, e' bene precisare che esistono cure 'regressive' di accompagnamento psicologico le quali, nel pieno rispetto dell'omosessualita', sono in totale contrasto con le ideologie gay da lui sostenute''. Lo afferma il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volonte'.
''In Italia - sostiene l'esponente centrista - c'e' una malintesa concezione non solo della laicita', ma anche della democrazia. Mancuso sa apprezzare solo la civilta' di quella maggioranza che esegue le indicazioni delle lobby gay e rispetta esclusivamente quelle chiese e quelle persone che obbediscono pedissequamente ai suoi ordini. Questa e' la dimostrazione cristallina di un laicismo intollerante e discriminatorio che si vuole introdurre attraverso il 'favor gay' di alcune norme''.

Sphere: Related Content

Pasticcio alla bolognese: il governo riscrive la ricetta sulla sicurezza.

La polizia al campo nomadi dietro la stazione ferroviaria Tor Di Quinto dove risiedeva il rumeno arrestato con l'accusa di aver ucciso Giovanna Reggiani | Ansa
(Panorama) Il pacchetto sicurezza, che era così urgente (e lo era) naufraga affondato non dall’opposizione politica o parlamentare ma dal ridicolo nel quale lo ha infilato la maggioranza di governo. Che ora, per non peggiorare le cose, ha deciso di lasciarlo decadere, per vararne un altro nel Consiglio dei ministri del 28 dicembre. L’antefatto è abbastanza noto: per rendere più politicamente corretto, specie per l’estrema sinistra, un insieme di misure contro l’immigrazione clandestina e violenta si inserì nel pacchetto una norma che richiamava esplicitamente il Trattato di Amsterdam, una dichiarazione di principi europea che mira a impedire discriminazioni razziali e sessuali. In particolare ad eccitare Rifondazione comunista e dintorni fu il richiamo “anti-omofobia”. Ciò che non era stato fatto con le coppie di fatto poteva essere minimamente bilanciato con il contentino del trattato di Amsterdam. Che cosa poi tutto questo avesse a che fare con la sicurezza e con le espulsioni dei clandestini chieste a gran voce non dalla destra, ma dal sindaco di Roma e segretario del Pd, Walter Veltroni, resta un mistero. Quel richiamo al Trattato era però un grossolano errore tecnico e giuridico: la norma era scritta così male da risultare inapplicabile, e il Trattato stesso non era stato ancora recepito dal Parlamento italiano. Dunque non si poteva inserire un reato inesistente per il nostro codice in un decreto che inaspriva altri reati. Tutto ciò venne fuori durante il dibattito, anche se l’unico ad accorgersi della portata di questo pasticcio fu l’ex presidente del Senato, Marcello Pera. Incurante, il governo e la maggioranza andarono avanti. Il ministro dell’Interno, anzi, proclamò: “Se non si approvano queste norme mi dimetto”.

Quando il patatrac è divenuto evidente si è pensato di correggerlo alla Camera per poi rispedire il pacchetto al Senato. Ma a quel punto si doveva nuovamente fare i conti con l’estrema sinistra. Dunque il governo ha deciso, una settimana fa “di lasciare le cose come stanno”. Altro errore: il capo dello Stato ha fatto sapere, irritatissimo, che non avrebbe mai firmato un decreto con simili buchi giuridici. Risultato: il provvedimento viene lasciato decadere, sostituito da un nuovo decreto. Mentre Amato resta ben saldo sulla sua poltrona.
Resta da capire che fine faranno i circa 400 clandestini espulsi in base al decreto.

Potrebbero rientrare? Possibile. Ma soprattutto è intuibile con quale stato d’animo e quali strumenti giuridici si muoveranno ora le forze dell’ordine e i prefetti. La sicurezza, un’emergenza fino a poche settimane fa, dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani, finisce anche quella nel tritatutto dei contrasti nella maggioranza. Sembra una maledizione.

Walter Veltroni e Romano Prodi, leader del Pd e presidente del Consiglio

Dopo il pasticcio delle nomine nel Cda della Rai, dell’allontanamento del generale Roberto Speciale dalla Guardia di Finanza, dopo gli errori sull’Iva e sulle liberalizzazioni, ora tocca a una questione che interessa direttamente i cittadini. Un tempo si diceva: la sinistra non è allegra, ha il vizietto delle tasse, però tecnicamente è inattaccabile. Beh, ora rischiano di restare l’umor cupo, e le tasse.

Sphere: Related Content

Ddl sicurezza: Centrodestra compatto, Amato si dimetta.

(Asca) Le dimissioni del ministro dell'Interno Giuliano Amato vengono chieste da un centrodestra che si presenta in formazione compatta sull'argomento, dopo il ritiro da parte del governo del decreto legge sulla sicurezza annunciato questa mattina dal ministro Vannino Chiti.
Nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio Elio Vito (Fi), Luca Volonte' (Udc), Roberto Maroni (Lega), Marco Airaghi (An) sottolineano che un ministro dell'Interno che ''mette in difficolta' il Presidente della Repubblica, con un decreto incostituzionale, e' un ministro dell'Interno che dimostra assoluta incapacita' di servizio a disposizione del paese''. Un ministro che ''si deve dimettere dopo il brutto pasticcio combinato''. Certo, nota Vito, alla Camera ''non ci sono i numeri per presentare una mozione di sfiducia a un ministro, ma Amato dovrebbe tener fede alla sua storia politica e al suo stile e, dopo questa bruttissima figura, lasciare il Viminale''.
Volonte', dal canto suo, sottolinea ''l'assoluta incapacita' del ministro di servire le istituzioni. Speriamo che la maggioranza, nella redazione del nuovo provvedimento, si apra al confronto come ha chiesto Napolitano e non si chiuda nelle sue beghe interne e ideologiche, lasciando fuori, oltre all'opposizione, anche l'interesse dei cittadini''.
Secondo Maroni, i cittadini ''pongono il tema della sicurezza al primo posto nelle loro preoccupazioni, anche prima delle tasse, e questo la dice lunga sulla gravita' del pasticcio combinato dall'esecutivo. Adesso - rileva Maroni - sono rimasti soltanto i nostri sindaci a cercare di fare qualcosa per garantire la sicurezza dei cittadini''.
Infine Airaghi, il quale sottolinea come il governo passi ''da pasticcio in pasticcio. Con la Finanziaria e' riuscito a portare in piazza tutte le forze dell'ordine, che hanno protestato contro i tagli previsti dalla manovra. Ora permettera', con questo decreto, che pericolosi criminali
possano rientrare in Italia''.

Sphere: Related Content

“Anna Cappelli”. L’ultimo Ruccello per una sera alla Galleria Toledo.

(Napoligaypress) Venerdì 21 dicembre 2007, Antonella Morea sarà protagonista di una serata d’onore al Teatro stabile d’innovazione Galleria Toledo.

L’attrice-cantante-regista, interprete del teatro moderno e contemporaneo, legata da un lungo sodalizio artistico al maestro Roberto de Simone, presenterà per una sera sola “Anna Cappelli”, l’ultimo capolavoro di Annibale Ruccello (terminato poco prima dela prematura scomparsa) per la regia di Fortunato Calvino.

Scomparso da oltre trent’anni, Ruccello è considerato un autore di culto, ha raccontato la deriva della società attraverso una scrittura fatta di solitudini indagate con lucido sguardo da antropologo, di inquietudini sospese in un limbo onirico ai bordi della follia, di personaggi sradicati dalla loro cultura originaria e, quindi, dalla loro consistenza collettiva.

“Anna Cappelli”, suo ultimo scritto, è un’opera viscerale, quasi invasiva; prendendo spunto da un fatto di cronaca, narra la stria di una donna che finisce per adattarsi ad una condizione di piattezza morale e sociale in un piccolo centro di provincia: l’amore per un collega, la convivenza, la fine della relazione, il tutto in un crescendo di elementi destinati a scatenare la lucida follia della protagonista. Un monologo dove, l’evoluzione psicologica del personaggio, lascia spazio alla solitudine di una vita tenacemente attaccata al dominio delle cose come unico mezzo di auto affermazione.

Il personaggio di Anna Cappelli è stato affrontato in passato da numerose attrici (come Alvia Reale e Donatella Liotta). L’allestimento di Fortunato Calvino sarà proposto anche al Riverside Studios di Londra nell’ambito della rassegna dedicata al teatro italiano contemporaneo.

Così Calvino descrive la sua esperienza con il testo di Ruccello:

“Avvicinarsi ad un autore come Ruccello è stata un’avventura affascinante; scoprire i mille significati e la profonda densità emotiva che si celano dietro le sue parole è un dovuto omaggio ad uno scrittore che molto ha lasciato al teatro”

Sphere: Related Content

Marcucci (FI): "Preoccupati per il nuovo teatro di Torre del Lago".

Il consigliere provinciale di Forza Italia, David Marcucci interviene in merito alla questione legata alla costruzione del nuovo teatro di Torre del Lago e del relativo abbattimento delle due torri a monte del teatro, già costruite e poi ritenute non necessarie. Marcucci, in un'interrogazione, si chiede chi pagherà quest'opera e se sia a rischio la stagione lirica.

(Lo schermo) Sono molti gli interrogativi contenuti nella interrogazione a risposta scritta presentata in queste ore dal consigliere provinciale di Forza Italia David Marcucci, a nome dell’intero gruppo consigliare forzista, su quanto sta accadendo al teatro di Torre del Lago. In modo particolare nel mirino del vicepresidente del consiglio provinciale c’è la realizzazione e poi l’abbattimento di due delle quattro torri della struttura.

"E’ veramente incredibile quanto è accaduto al nuovo teatro di Torre del Lago - dice Marcucci -. Una struttura nuova che viene subito dopo demolita nel più fitto mistero, con gli enti promotori che fanno a gara a sostenere sui giornali che questa operazione non avrà costi aggiuntivi quando la logica e l’economia ci farebbero pensare il contrario. Nell’interrogazione vogliamo sapere se ci sono stati degli sprechi e se, come si dice , la stagione lirica è a rischio. In ogni caso si tratta di una operazione che denota superficialità e pressappochismo con i soldi dei cittadini. Credo che i responsabili dovrebbero trarne le conseguenze. Intanto però sarebbe opportuno che la Corte dei Conti esaminasse l’aspetto che riguarda lo spreco di denaro pubblico”.

Nell’interrogazione Marcucci e gli altri esponenti di Forza Italia Santini, Marchetti, Bertola, Dati e Lazzareschi partono dal fatto che la Provincia è un ente promotore insieme al Comune di Viareggio, alla Regione Toscana e alla Fondazione Festival Pucciniano del nuovo teatro di Torre del Lago. Vista l’entità degli investimenti (17 milioni di euro, a carico della Provincia 1milione e 600mila euro, solo per il primo lotto) e il fatto che l’amministrazione di Palazzo Ducale non ha mai riferito in consiglio il gruppo di Forza Italia chiede di sapere chi ha deciso l’abbattimento delle torri e la variante in corso d’opera del progetto e, soprattutto, chi abbia approvato tutto questo.

Chiaramente noi riteniamo utile l’opera, ma non condividiamo questo silenzio e questo mistero che ha accompagnato la variante e la clamorosa decisione di abbattere due torri dopo averle costruite - continua l’esponente di Forza Italia -. Vogliamo sapere nel dettaglio chi ha disposto l’abbattimento e quanto viene a costare con documenti. Nell’occasione riteniamo sia utile che la Provincia ci faccia sapere a che punto è l’avanzamento dei lavori e il cronogramma per la conclusione dell’opera.Ci pare opportuno che su questo argomento venga fissato al più presto un sopralluogo dell’VIII° Commissione”.

Sphere: Related Content

Dopo il no al registro delle unioni civili a Roma. Il Mieli lascia il tavolo del comune.

IL MARIO MIELI ESCE DAL DEL TAVOLO DI COORDINAMENTO PER ORIENTAMENTO SESSUALE ED IDENTITÀ DI GENERE DEL COMUNE DI ROMA.

L’esito negativo della votazione sul registro delle unioni civili al comune di Roma ci spinge verso scelte obbligate e coerenti. I voti negativi dei consiglieri del PD, sommati a quelli della minoranza di centro-destra, hanno impedito che a Roma venisse istituito uno strumento dal forte valore simbolico e politico, pur con limitato effetto giuridico, di cui molti altri comuni italiani si sono forniti.

La bocciatura delle delibere in esame è stata preceduta da un irrituale ed esplicito intervento del Segretario di Stato Vaticano Bertone, che ha chiesto al sindaco della capitale d’impedire che tale registro nascesse. Così è accaduto. Tutta la vicenda si è caricata di un particolare significato, considerando che il sindaco di Roma è anche leader del Partito Democratico, determinante ai fini di qualunque approvazione parlamentare futura in materia di diritti civili. L’oggettività di tali fatti incrina il modello Roma, inteso come governo per una città avvolgente, plurale e laica, mentre pone prospettive nazionali inquietanti. Il PD si è schierato a Roma compatto contro il registro delle unioni civili, dimostrando di essere un partito unito, ma certamente non riformista e antico in modo desolante. Del resto tale compattezza e queste scelte politiche hanno un solo regista: Veltroni.

Tutto ciò ci costringe a trarre le debite conseguenze e sarà metro di tutte le nostre valutazioni e azioni future. Siamo immediatamente obbligati ad un primo passo: riteniamo conclusa da parte nostra l’esperienza del Tavolo di Coordinamento per Orientamento Sessuale ed Identità di Genere istituito dal sindaco e dalle associazioni lgbt romane nel 2001, e successivamente dal primo cittadino assegnato con delega all’Assessorato per la Semplificazione e le Pari Opportunità.

Rimettiamo nelle mani di Veltroni questo strumento, essenzialmente politico, che presupporrebbe una concreta e non ambigua volontà di affrontare tutte le questioni lgbt con spirito d’innovazione e cambiamento, verso la costruzione di una città solidale e aperta a tutti, omosessuali e trans compresi.

L’aver archiviato alla radice la questione delle unioni civili, nonostante gli anni di costanti pressioni da parte delle associazioni romane, è segno che il tavolo non ha più quel presupposto, quindi ha perso di significati e di prospettive. Contribuire a mantenere in vita questa esperienza ci renderebbe complici di una finzione.

Ringraziamo di cuore l’assessore Cecilia D’Elia, come l’assessore precedente Mariella Gramaglia, per il loro impegno e la loro passione, ma il tavolo da loro presieduto deriva da una delega ormai svuotata di senso e nessuna buona volontà di assessore delegato può riempirla.

Del resto nel Lazio le iniziative e i progetti dei vari assessorati comunali, come di quelli provinciali e regionali, effettuati spontaneamente o con il supporto del mondo associativo lgbt sono sempre esistiti al di là del Tavolo; sicuramente continueranno ad esistere soprattutto come interventi sociali e culturali sul territorio. Il Tavolo doveva essere altro, ma secondo noi non c’è credibilità per un suo futuro.

Ci ritiriamo dunque amareggiati, anche per togliere ai cittadini romani l’illusione che il sindaco abbia operato politicamente a favore di una minoranza, quella degli omosessuali e dei trans della capitale.

Rossana Praitano
Presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

Sphere: Related Content

Partito (poco) democratico. Veltroni segretario assoluto fino al 2009.

Walter Veltroni , sindaco di Roma e leader del Pd| Ansa
(Panorama) Nonostante i pasticci degli ultimi giorni (il decreto sicurezza ritirato, la bocciatura in Campidoglio del registro per le unioni civili), Walter Veltroni mette a segno un altro punto, nella disputa tutta interna alle varie correnti del Partito Democratico.

Il primo congresso del neonato partito dovrebbe svolgersi non prima del 2009. Almeno stando a quanto previsto dalla nuova bozza di Statuto del partito democratico scritta dal professor Salvatore Vassallo, presidente della commissione incaricata di redigere le regole interne al Pd. Il testo è stato inviato ai membri della commissione ed è già stata oggetto di riunioni informali e qualche mugugno. Lo statuto previsto da Vassallo prevede infatti l’elezione del segretario ogni due anni e mezzo con le primarie; i candidati verrebbero selezionati attraverso un congresso vero e proprio che proporrebbe ai cittadini le personalità che hanno superato una determinata soglia di consensi. Quindi, avendo fatto le primarie lo scorso 14 ottobre, il prossimo congresso si dovrebbe tenere nel 2009. In questo biennio, secondo la bozza Vassallo, avrebbe un ruolo anche il premier Romano Prodi: da presidente della Costituente, il Prof. avrà le stesse funzioni del presidente dell’Assemblea nazionale.
Niente da fare dunque per i Ds, i Popolari e gli uomini vicini a Enrico Letta che avevano chiesto di far concludere la fase transitoria entro il 2008, per avviare poi quella congressuale. Gli ex diellini, fedelissimi del presidente del Senato Franco Marini e gli ex diessini, legati al ministro degli Esteri Massimo D’Alema puntavano insomma al congresso del Pd nella primavera del 2008, al fine di riequilibrare lo strapotere del sindaco di Roma. Attualmente, infatti, gli unici organi riconosciuti ufficialmente sono l’assemblea eletta con le primarie, il segretario e il presidente del Partito Democratico. Insomma, ogni decisione viene assunta solamente da Veltroni.
L’irritazione tra le varie anime verrà sicuramente a galla sabato 22 dicembre, quando la commissione statuto del Pd tornerà a riunirsi, e non solo per scambiarsi gli auguri natalizi. Ma più probabilmente per andare alla conta: contro i veltroniani schierati sulla linea del partito leggero (o “liquido”, senza tessere e strutture) si faranno sentire dalemiani, fassiniani e popolari a difesa del partito solido (o “pesante”, dove gli iscritti possano valere). Tutti gli interessati, com’è ovvio, negheranno risolutamente che si tratti di questo, ma certo è che in quella riunione si conteranno i sostenitori e gli oppositori della linea veltroniana in merito a cosa dovrà essere e come dovrà funzionare il partito di cui il sindaco è segretario. Con pieni poteri.

Sphere: Related Content

"Pogues" censurati dalla BBC.

La BBC, dopo vent'anni, dopo che il pezzo è stato ristampato, dopo che "Fairytale of New York" è entrata nella Top 10 delle più belle canzoni natalizie: censura.

Bellissima canzone di Natale triste, sognante e ad alto tasso alcolico.
In cui la parola "faggot", finocchio, è lì più che altro per far rima con "maggot".

La goffa censura riguarda BBC1 e tutte le emittenti regionali dell'ente radiotelevisivo britannico, che ha deciso di censurare la parola sospetta per non offendere i gay; nonostante in questi vent'anni nessuna associazione gay abbia mai protestato per le parole scherzose di Shane MacGowan e Kirsty MacColl.

---
La canzone

---
Ed ecco il testo:

FAIRYTALE OF NEW YORK

It was Christmas Eve babe
In the drunk tank
An old man said to me, won't see another one
And then he sang a song
The Rare Old Mountain Dew
I turned my face away
And dreamed about you

Got on a lucky one
Came in eighteen to one
I've got a feeling
This year's for me and you
So happy Christmas
I love you baby
I can see a better time
When all our dreams come true

They've got cars big as bars
They've got rivers of gold
But the wind goes right through you
It's no place for the old
When you first took my hand
On a cold Christmas Eve
You promised me
Broadway was waiting for me

You were handsome
You were pretty
Queen of New York City
When the band finished playing
They howled out for more
Sinatra was swinging,
All the drunks they were singing
We kissed on a corner
Then danced through the night

The boys of the NYPD choir
Were singing "Galway Bay"
And the bells were ringing out
For Christmas day

You're a bum
You're a punk
You're an old slut on junk
Lying there almost dead on a drip in that bed
You scumbag, you maggot
You cheap lousy faggot
Happy Christmas your arse
I pray God it's our last

I could have been someone
Well so could anyone
You took my dreams from me
When I first found you
I kept them with me babe
I put them with my own
Can't make it all alone
I've built my dreams around you

copyright 1988 Shane MacGowan & Jem Finer

Sphere: Related Content

Decade il decreto sicurezza. Chiti: un nuovo decreto senza norma anti-omofobia.

(Tiscali notizie) Il governo ha deciso di rinunciare alla conversione del decreto legge in materia di sicurezza: lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, al termine della conferenza dei Capigrippo della Camera aggiungendo che il Viminale sta lavorando a "un altro provvedimento legislativo con carattere di necessità e urgenza: un nuovo decreto legge", che sarà varato nella riunione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre, "prima della scadenza dell'attuale decreto".

Un decreto senza la norma anti-omofobia - Quindi, ci sarà un nuovo decreto che verrà varato al Cdm del 28 dicembre e che "non conterrà alcuna norma anti-omofobia, ci mancherebbe altro. Sarà - ha detto Chiti - un testo sulla sicurezza, su questo c'è consenso unanime nell'esecutivo". Per l'omofobia, dunque, corsia preferenziale in Parlamento al testo che la commissione Giustizia chiuderà oggi e che dovrebbe approdare in Aula a gennaio.
Il primo decreto approvato dopo l'omicidio Reggiani - Il governo insomma ha deciso: lascerà decadere il decreto legge sulla sicurezza emanato all'indomani dell'uccisione a Roma di Giovanna Reggiani. La scelta di non insistere per la conversione, maturata perché non ci sarebbero i tempi prima della scadenza per un ulteriore passaggio del testo al Senato (unica strada possibile per tagliare la contestata norma sull'omofobia che di fatto cancella la legge Mancino) trova l'attesa conferma.
La decisione dopo una giornata di trattative - Alla decisione si è giunti dopo una giornata di trattative parallele a una maratona oratoria in Aula alla Camera, dove si é svolta la discussione generale sul decreto già passato al Senato con la fiducia. Un dibattito in cui sono intervenuti in numero quasi uguale gli esponenti della maggioranza e dell'opposizione: al punto da indurre il centrodestra ad accusare l'Unione di auto-ostruzionismo. Una scelta vista come quasi obbligata, quella della decadenza del decreto (praticamente matura già all'ora di pranzo di martedì), davanti all'annuncio del Quirinale di un "esame serio e rigoroso" del testo, e particolarmente sull'errato riferimento al trattato di Amsterdam in tema di omofobia.
Decadenza conseguenza delle divisioni in maggioranza - Ma anche per la divisione tra la sinistra radicale ed i moderati dell'Unione: con i primi che pretendevano ad ogni costo l'approvazione alla Camera del testo uscito del Senato e i secondi che contestavano le norme sull'omofobia e preoccupati dal rischio-stop del Quirinale. A questo punto, annuncia il capogruppo del Pd Soro, il governo sostituirà il decreto sicurezza con un altro provvedimento che ne recepisca le norme essenziali, in una forma che, tuttavia, non sia una mera reiterazione, vietata da una sentenza della Consulta. Le norme sull'omofobia, invece, troveranno spazio nella proposta di legge sullo stalking che sta per essere licenziata dalla commissione Giustizia di Montecitorio.

Sphere: Related Content

Unione (non) civile).

(La7) Puntata sui diritti nel giorno in cui viene celebrato il successo della moratoria sulla pena di morte. In studio Franco Gruillini (Partito Socialista), Savino Pezzotta, Luigi Amicone (direttore di 'Tempi'), Stefano Rodotà (ordinario di diritto civile presso l'università di Roma La Sapienza), Mauro Fabris (capogruppo UDEUR).
---

---
UNIONI CIVILI/ PEZZOTTA: SERVONO DISTINZIONI DA MATRIMONIO.
Non distruggere istituzioni che creano relazioni.
Apcom) - "Non facciamo delle equiparazioni, ma delle distinzioni: non è uguale un matrimonio tra maschio e femmina e una convivenza tra omosessuali". E' quanto ha affermato Savino Pezzotta, già portavoce del Family-Day, questa mattina durante il dibattito sulle Unioni Civili a Omnibus, su La7. "Non credo sia utile per questo Paese che, come dice il Censis, è una poltiglia - ha ricordato Pezzotta - distruggere le istituzioni che creano relazioni".

Sphere: Related Content

Il Natale è un’invenzione di Charles Dickens.

[i](Credits: [url=http://www.flickr.com/photos/odolphie/72339895/]odolphie[/url] by Flickr)[/i]

(Panorama) Il Natale moderno con l’albero, i regali, Babbo Natale, i buoni sentimenti e i biglietti d’auguri è un’invenzione quasi tutta inglese, per l’esattezza d’epoca vittoriana, e un contributo cruciale lo ha dato uno dei più grandi romanzieri dell’Ottocento, Charles Dickens.

Ad attribuire al Regno Unito la stragrande maggioranza dei diritti d’autore del Natale è lo scrittore Harry Bingham, sulle pagine del quotidiano Daily Telegraph, con un dotto articolo che la dice tutta già dal titolo: How Britain invented Christmas, come la Gran Bretagna ha inventato il Natale.
All’inizio c’e’ Dickens. In Un canto di Natale il romanziere avrebbe ideato un po’ tutta la mitologia che oggi è parte della tradizione natalizia: il pranzo, la famiglia, le vacanze, la neve, i regali, la beneficenza, i canti, i dolci e addirittura il il vin brulé. Sembra essersi dimenticato soltanto del panettone.
Il libro - racconto fantastico sul tirchio Scrooge che diventa generoso, dopo la visita di tre spettri proprio durante la notte di Natale - fu pubblicato il 18 dicembre 1843 e vendette seimila copie nella prima settimana (un’enormità per l’epoca).
Harry Bingham fa notare che Dickens, nel suo racconto, non si limita a tracciare la matrice del costume natalizio. Ma infila, uno dopo l’altro, tutti i concetti che stanno alla base della festività: parla della famiglia (insistendo sul Natale passato con i propri cari), si scaglia contro l’ingiustizia sociale e la povertà (da qui lo spirito caritatevole e un certo buonismo) e descrive in modo piuttosto edulcorato l’Inghilterra rurale dell’epoca destinata a fare da sfondo alle cartoline di auguri con idilliaci paesaggi innevati. Le stesse cartoline videro la luce proprio a Londra, sempre nel 1843, quando un uomo d’affari, Henry Cole, incominciò a venderle in un negozio d’arte nella centralissima Bond Street. “I vittoriani” sostiene Bingham “erano sempre pronti ad inventare una tradizione e poi pretendere che fosse sempre esistita. Loro hanno portato il Natale nei cuori della gente. Ovviamente il modello è stato adattato”.

Sphere: Related Content

Don Gelmini colpito da malore in sede di Comunita' Incontro Ad Amelia (Terni), per lui due giorni di riposo assoluto.

(Ansa) Un malore di origine cardiaca ha colpito don Gelmini mentre si trovava nella sede di Amelia della Comunita' Incontro. Il sacerdote, prossimo agli 83 anni, e' a Molino Silla, ad Amelia, dove dovra' rimanere a riposo assoluto per due giorni. Nei mesi scorsi il fondatore della Comunita' Incontro e' stato coinvolto in un'indagine condotta dalla procura di Terni per presunti abusi sessuali ai danni di alcuni ospiti poi usciti dalla struttura.

Sphere: Related Content

Unioni civili, polemica dopo no al registro a Roma. Bindi: i comuni non si sostituiscano allo Stato.

(Il Messaggero) Non si placano le polemiche il giorno dopo il no del consiglio comunale di Roma all'istituzione di un registro delle Unioni civili e la spaccatura nel centrosinistra. I comuni non si possono sostituire allo Stato, ha detto oggi in sostanza il pensiero del ministro della Famiglia, Rosy Bindi. Pur essendo, secondo Bindi, quello di Roma un «voto corretto, non è compito del Comune stabilire diritti e doveri che spettano a una legge nazionale». Bindi ha inoltre sottolineato che se ciò che serve è accedere ai servizi, basta fare riferimento alla famiglia anagrafica.

Lunedì il consiglio comunale di Roma aveva bocciato la delibera di iniziativa consiliare per l'istituzione di un registro delle Unioni civili e l'odg del gruppo capitolino del Pd che impegnava il sindaco ad attivarsi presso il Parlamento per riprendere la discussione sui Cus. Respinto anche l'odg presentato dall'opposizione che impegnava il sindaco e la giunta ad adottare e promuovere, nell'ambito delle proprie competenze, tra le altre cose, politiche per detrazioni fiscali per famiglie con figli da 0 a 3 anni, assistenza domiciliare con "tate a domicilio" a sostegno di giovani coppie.

«È una vergogna quanto accaduto in Campidoglio sulle unioni civili. Il Vaticano è pesantemente intervenuto e il Pd si è piegato. Walter Veltroni ha addirittura scelto di non essere presente», ha accusato in una nota Manuela Palermi, Capogruppo Verdi-Pdci al Senato. «C'è una visione intollerante e oscurantista del Vaticano e le forze del Pd che hanno a cuore l'autonomia dello Stato devono reagire - ha aggiunto -. In tutta questa vicenda la Sinistra ha combattuto con coerenza e unitariamente. Numericamente è stata sconfitta. Ma il vero sconfitto nella società è il Pd di Veltroni».

«Quella di ieri è stata non una sconfitta della sinistra ma della città vera che è una città laica. Noi non vogliamo accontentarci di semplici certificazioni anagrafiche: aspiriamo a riconoscimenti giuridici veri che garantiscano diritti giusti, perciò la nostra lotta continuerà», ha sostenuto Adriana Spera, capogruppo al Comune di Roma del Prc.

Esulta l'opposizione. «Ieri è finito il modello Roma perché gli sforzi del sindaco per tenere insieme la sinistra massimalista e il Pd si sono infranti di fronte a una grande questione, non certamente secondaria», ha dichiarato il presidente della Federazione romana di An, Gianni Alemanno. Alemanno ha quindi sottolineato «la difficoltà del segretario del Pd» di costruire coesione nella sinistra «sia nel Comune che a livello nazionale». «Straordinaria vittoria dei valori e della famiglia. Straordinaria vittoria ieri in aula Giulio Cesare di ciò in cui crediamo», ha affermato il capogruppo Udc al Comune Dino Gasperini. «Siamo orgogliosi - continua - di aver difeso la famiglia come valore assoluto e di aver sconfitto il tentativo maldestro della sinistra estrema romana di far passare modelli estranei alla nostra cultura. Ora vogliamo un consiglio comunale straordinario sulle politiche familiari per incentivare gli aiuti nei confronti di chi custodisce il nucleo fonfamentale della nostra società».

Sphere: Related Content

L'immaturità della politica italiana.

La questione del riconoscimento anche delle coppie dello stesso sesso attraverso il Registro delle Unioni Civili a Roma, non era affatto una questione di contenuti giuridici: la questione dell'omosessualità e di come tale argomento sia trattato in Italia, è in realtà una questione che riguarda la forza dello Stato.

(Cristiana Alicata* - Aprile online) In queste settimane alcuni episodi significativi stanno connotando il posizionamento del PD, lontano da una vocazione laica invece, a parole, fortemente affermata.

1) Le dichiarazioni di D'Alema secondo cui il matrimonio esteso agli omosessuali offenderebbe il sentimento religioso di parte del Paese, scivolone istituzionale che confonde ingenuamente (e non è aggettivo che avrei mai pensato di accostare al nostro ministro degli esteri) un istituto civile con un sacramento.
2) il voto al Senato sul pacchetto sicurezza che per poco non faceva cadere il governo sulla norma relativa all'omofobia
3) La questione del Registro delle Unioni Civili in una città come Roma

La questione dell'omosessualità e di come tale argomento sia trattato in Italia, è in realtà una questione che riguarda la forza dello Stato. Tra le discriminazioni l'omosessualità ha, da una parte la possibilità dolorosa e sofferta di essere nascosta agli altri, al contrario del colore della pelle per esempio, ma nello stesso tempo non trova spesso conforto nell'ambiente familiare, dove invece colore della pelle o religione sono tratti comuni e di orgogliosa appartenenza.

Tutto questo ci accompagna a comprendere che la questione del riconoscimento anche delle coppie dello stesso sesso attraverso il Registro delle Unioni Civili a Roma, non era affatto una questione di contenuti giuridici. Tutti eravamo e siamo consapevoli che l'impatto del Registro sulla vita quotidiana delle coppie, inteso come sgravi fiscali o sostegni sociali, sarebbe stato nullo.
Ma il riconoscimento ufficiale dell'esistenza di coppie dello stesso sesso, da parte di un'istituzione come il Comune di Roma avrebbe affrontato con coraggio il grande tema di questa discriminazione: quello della visibilità sociale. Tentativi di annacquare le definizioni, lavorando sulle parole, ha solo dimostrato l'immaturità della politica italiana che a Roma riflette in piccolo quanto accadrà ed è già accaduto, in Parlamento.

L' imbarazzo con cui la politica tratta questi temi è lo stesso responsabile della sofferenza di tanti adolescenti che arrivano anche ad uccidersi, privi di strumenti familiari e sociali di decodifica esistenziale. Ognuno di noi quando sorvola sull'argomento, quando parla di diritti civili camuffando con queste due parole il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, quando pensa che gli omosessuali esagerino o che non siano la priorità del Paese, si assume su di se la responsabilità nei confronti di soggetti più deboli come gli adolescenti. Non è una questione borghese o di èlite come pensa qualcuno: attraverso il riconoscimento pubblico, le istituzioni devono proteggere una minoranza discriminata, non solo nei luoghi pubblici, ma spesso, anche in famiglia. Se non lo fa lo Stato, chi può farlo?

Quanto accaduto a Roma ieri, con la bocciatura sia delle delibere, sia di un odg che rappresentasse una richiesta al Governo di legiferare in tal senso al più presto, racconta di una politica basata non solo sullo scarso coraggio, ma anche sulle contrapposizioni ideologiche che certamente si ripeteranno in Parlamento, complice l'instabilità del governo che rende l'atmosfera quella tipica di un'eterna campagna elettorale.
La cosiddetta sinistra avrebbe avuto tutto il potere, se davvero avesse avuto a cuore la questione omosessuale, se davvero ne avesse compreso il senso umano, di ricattare questo governo, minacciando di non votare la finanziaria e così al Comune di Roma, avrebbe dovuto minacciare di non votare il bilancio. Invece il centro sinistra ha giocato cinicamente una battaglia tutta interna di assetto politico: il Pd sta cercando di raccogliere voti al centro, non usando argomenti di politica vera, ma colpendo, forse per pigrizia, un elettorato carico di pregiudizi. Un centro estremista e reazionario. La sinistra crede di guadagnare il voto omosessuale, come paladina dei diritti di quella minoranza. Praticamente, in una futura possibile strategia di governo del centro sinistra, il voto gay è comunque un voto che non si perde.
Purtroppo questi calcoli cinici, non hanno considerato che la comunità omosessuale ha capito il giochino e si è stufata. Una comunità con forte senso di responsabilità: la voglia di tutelare i compagni e le compagne di vita, la voglia di fare parte dello Stato. Il giorno delle prossime elezioni i gay potrebbero decidere di astenersi in massa, organizzando il Gay Pride, proprio in quel giorno.

*sinistra PD.

Sphere: Related Content

Quando la sinistra non sta con i gay.

(A conservative mind) Non è vero che la sinistra sta sempre con gli omosessuali. Dipende. Di sicuro, sta con loro se si tratta di attaccare il Vaticano, che rifiuta (e non potrebbe essere altrimenti, dal punto di vista di Santa Romana Chiesa) di dare il via libera alle unioni tra individui dello stesso sesso. Chiude ambedue gli occhi, però, quando dall'altra parte ci sono i tagliagole islamici. I quali gli omosessuali li pestano e li uccidono. Anche in Europa. Se si fa il conto degli allarmi lanciati dalla sinistra contro il Vaticano e contro le bande di immigrati musulmani (moltissimi imam inclusi) che vogliono portare in Europa l'omofobia e la misoginia che fanno legge dalle loro parti, il confronto manco si pone: finisce mille a zero.

Eccole qui, le cose che la sinistra (imitata spessissimo dalla destra) finge di non vedere. A Roma nei giorni scorsi si è svolto un convegno sulla dissidenza nel mondo islamico . Lo ha organizzato una serie di fondazioni liberali e conservatrici, come Magna Carta e Fare Futuro . Tra gli ospiti c'era Bruce Bawer (e il merito di averlo segnalato agli amici di Magna Carta me lo prendo tutto io). Questo è il suo racconto, apparso sul suo blog , che spiega quello che sta accadendo meglio di mille inchieste giornalistiche: «Tornato in albergo, ho telefonato al mio partner a Oslo. Solo per apprendere che poco prima era stato affrontato alla fermata del bus vicino casa nostra da due "giovani" musulmani. "Sei gay?", gli ha chiesto uno di loro. Quando lui ha confermato di esserlo, il "giovane" ha tirato fuori un taglierino dalla tasca. In quel momento è arrivato il bus e il mio partner ci è salito sopra. Ma non prima che il "giovane" riuscisse a dargli un potente calcio nelle gambe. Gli accondiscendenti e indifferenti politici europei hanno una lunga serie di domande alle quali rispondere. E siamo solo all'inizio».

Sphere: Related Content

Dieux du Stade, i video. Matteo Pratichetti.


Sphere: Related Content

I laici ridotti a minoranza rumorosa Un pericolo che il Pd non deve correre.

(Andrea Benedino* - Il Riformista) Apprendiamo con un certo stupore da una lunga intervista rilasciata al Foglio che a Walter Veltroni «piacciono le cose concrete» e non quelle che hanno valore puramente simbolico. Con un certo stupore, in quanto tali dichiarazioni arrivano da un esponente politico che nel corso degli ultimi anni si è fortemente caratterizzato per una pratica politica strettamente legata alla simbologia e ai gesti evocativi. Cosa che di per sé, tanto più nella società della comunicazione, non è un male, anzi. Ma è di tutta evidenza che non basterà una strada intitolata a un giovane gay ucciso a causa dell'omofobia o la costituzione parte civile in un processo per aggressione a cancellare il valore - quello sì fortemente simbolico - del voto in consiglio comunale di Roma di lunedì sera, dove il Pd ha votato compatto con il centrodestra contro l'istituzione del registro delle unioni civili. Compattamente contro, senza che i laici sollevassero questioni di coscienza. Senza nemmeno preoccuparsi, peraltro, di garantirsi una solida maggioranza sul proprio ordine del giorno, quello che rinviava alle decisioni del Parlamento invitando all'approvazione di una legge nazionale e che avrebbe salvato almeno un po' la faccia al povero Veltroni, nella sua duplice veste di sindaco della capitale e di segretario nazionale del Pd.

Il Pd ha votato contro punto e basta, recependo fedelmente il diktat di Oltretevere, lasciando le tante persone in attesa di un riconoscimento pubblico da sole con se stesse e senza diritti. Lasciando che i gerarchi vaticani potessero festeggiare allegramente il loro successo, come monsignor Sgreccia, che si permette addirittura di infierire sulla dignità delle coppie omosessuali attraverso insulti gratuiti, laddove afferma nella sua intervista a Repubblica che «chi ha particolari tendenze sessuali, come gli omosessuali, non va discriminato, ma aiutato con interventi di tipo psicologico e con terapie adeguate. Sempre nella discrezionalità e nell'accoglienza e soprattutto senza battaglie ideologiche». Come se i gay fossero solo dei poveri malati da curare con discrezione e da trattare con cristiana misericordia. E alla faccia di chi dice che in Italia non esiste l'omofobia.
Sembra che questo Pd nei confronti dei diritti degli omosessuali sappia ormai solo definirsi in negativo. L'ultimissimo ad adeguarsi a questo andazzo è il ministro Vannino Chiti, che ha pensato bene, nel giorno in cui sui giornali domina la debacle sul registro al consiglio comunale di Roma, di dichiarare a Radio Vaticana la propria personale avversione ai matrimoni gay e all'ipotesi di adozione per i genitori omosessuali. Da questo punto di vista, Chiti è solo l'ultimo in ordine di tempo, in quanto è stato anticipato qualche giorno fa dal vicepremier Massimo D'Alema, poi costretto a parziale rettifica sull'Unità . Ma dichiarazioni simili furono quelle di un anno fa di Piero Fassino, allora segretario nazionale dei Ds, che suscitarono grande clamore e che portarono il leader dell'Arcigay Aurelio Mancuso (e tanti altri meno noti purtroppo) a stracciare la tessera dopo 25 anni di militanza.
Si parla dei diritti dei gay solo per dire quelli che non si sarà mai disposti a riconoscere (matrimonio e adozione in primis), oppure per dire che non bisogna fare di questi temi battaglie ideologiche (come se la vita delle persone e le discriminazioni quotidiane che gli omosessuali devono subire in questa società fossero classificabili sotto la voce «ideologia»), ma mai per «fare delle cose - come direbbe Veltroni - che abbiano una loro concretezza nella vita delle persone», mai per annunciare che nel nome della tutela dei diritti di tutti i cittadini si è disposti a uno scontro anche acceso con l'ideologia (quella sì) vaticana. Mai per fare di questi temi delle battaglie di civiltà che sappiano far avanzare la nostra società verso degli standard di democrazia e di giustizia più avanzati.
E allora viene da dire che ha davvero ragione Gianni Cuperlo quando afferma che «il problema non è la Binetti, ma il Pd». Il problema è un partito che vuole affermare nella sua Carta dei Valori, proposta dal relatore Ceruti, «il riconoscimento della rilevanza nella sfera pubblica e non solo privata delle religioni e delle varie forme di spiritualità» senza al contempo affermare con nettezza il principio conseguente dell'autonomia della politica. Il tutto con i seguenti risultati: 1) che sui temi etici l'unico principio che varrà nel Pd rischia di essere non tanto il dialogo e il confronto mirante a una sintesi avanzata, quanto piuttosto la pura e semplice libertà di coscienza; 2) che rientreranno nella definizione di «temi etici» non solo quei temi che attengono alla vita e alla morte, ma tutti quei temi su cui l'opinione della maggioranza del partito non collimerà con quella della senatrice Binetti (o del senatore Tonini stando alle sue più recenti dichiarazioni); 3) che i laici dentro al futuro partito rischiano di essere soltanto più una minoranza rumorosa a stento tollerata in quanto scomoda.
Il sospetto che viene, più passano i giorni e si susseguono gli eventi, è che questo Pd che stiamo costruendo più che a una grande e moderna forza democratica e riformista assomigli a qualcosa che nel passato del nostro paese abbiamo già vissuto e sperimentato, e cioè una nuova e rinnovata Democrazia cristiana. Non è un caso, infatti, che lo stesso Veltroni, richiesto di dare un parere sull'eventuale nascita della Cosa Bianca, risponda: «Francamente ho dei dubbi sul fatto che la chiesa italiana che ha avuto come riferimento politico un grande partito come la Dc voglia avere come riferimento politico una forza dell'otto o del nove per cento».
Naturalmente essendo tra coloro che su questo progetto hanno voluto investire molte speranze e molta passione, mi auguro che non sia così, anche perché sono certo che questa linea non incontrerebbe i consensi della nostra gente. Ma a questo punto c'è bisogno urgente di un segnale forte che dimostri dove vogliamo andare e la responsabilità politica di dare questo segnale, volenti o no, è tutta sulle spalle di Walter Veltroni. Scelga lui se attraverso un gesto concreto o un atto simbolico, ma lo faccia: rassicuri i laici che la linea del Pd non sarà dettata dagli incontri con i cardinali di turno o dagli editoriali di Avvenire e si impegni perché si costruiscano sedi ufficiali di confronto e di sintesi nel partito tra chi porta avanti posizioni diverse su questi temi. E soprattutto, se proprio vuole ispirarsi alla vecchia Dc, prenda esempio da tanti vecchi leader di quel partito che hanno saputo far stare la Chiesa al suo posto, garantendo negli anni al nostro paese una laicità dello Stato fondata su una rigorosa autonomia della politica.
Altrimenti il rischio concreto è che molti laici riformisti presto si stanchino di essere una minoranza rumorosa e tollerata, e abbandonino questo progetto politico al suo destino.

*componente commissione nazionale per il Manifesto dei Valori del Pd.

Sphere: Related Content

Caso Manaudou. Altre foto della bella nuotatrice francese. E c'è anche un uomo. Marin: "Io, Laure e l'addio".

L'azzurro racconta la fine della love story con la Manaudou: "L'anello? Mi sono consigliato: era giusta la restituzione. Le foto hard? È ridicolo pensare che siano mie. Mi ha piantato al telefono e senza motivo. Il suo nuovo findanzato? Non odio nessuno".

(Riccardo Crivelli - La Gazzetta dello Sport) Quante accuse ingiuste: insulti pesanti all’ex fidanzata, quell’irruzione in sala di chiamata con il cappuccio sulla testa, adesso le foto compromettenti della Manaudou. Luca Marin vorrebbe diventare invisibile, lui che malgrado tutto si è ritrovato ancora una volta uomo del giorno per la sua storia d’amore con Laure finita malamente.

A questo punto, la miglior difesa diventa l’attacco. Luca, ci racconti la sua versione ufficiale del fattaccio di domenica.
"Filippo Magnini ha già spiegato tutto. Comunque, dopo che Laure ha tirato l’anello, io sono entrato in acqua per allenarmi e dopo dieci minuti sono uscito per incoraggiare Pippo per i 200 sl. In sala di chiamata c’era anche Laure e io le ho spiegato il mio punto di vista".
Qualche testimone francese dice di averla sentita pronunciare offese pesanti.
"Invenzioni. Le ho semplicemente detto che aveva compiuto un gesto davvero villano e che ero felice che non fosse più la mia donna, perché io non scelgo fidanzate che si lasciano andare a questi atteggiamenti infantili".
Luca, lei il giorno prima aveva rivelato i particolari della fine della love story alla tv italiana: pensa che questo possa aver provocato la reazione di Laure?
"Non so cosa l’abbia spinta a quel gesto. D’altronde io mi sono limitato ad esporre la verità: Laure mi ha piantato al telefono e senza motivo e una settimana dopo c’erano sue foto abbracciata ad un altro. I semplici fatti".
Proprio ieri, però, qualcuno ha messo in rete foto di Laure nuda e un video molto esplicito: si può capire fosse irritata...
"Del video non so nulla, ho visto soltanto le foto. Sì, sembra davvero lei, ma è ridicolo pensare che possa essere stato io a metterle in giro".
Eppure in Francia i blog si sono scatenati contro di lei.
"Non vorrei ci fosse dietro qualche cattivo consigliere. Ed in ogni caso chiunque si azzardi a sostenere che io sono coinvolto ne pagherà le conseguenze, anche penali. Pensi che Laure ed io non abbiamo neanche una foto insieme del periodo italiano, neppure con un gelato, tanto per dire".
Ha parlato con qualcuno della squadra francese?
"Certo, ho ancora molti amici tra di loro: tutti sono stati solidali, dicono che è impossibile che io possa aver fatto una cosa del genere. E’ confortante".
Ma era davvero necessario chiedere la restituzione dell’anello? "Anche attorno a questa vicenda si sono create leggende. Semplicemente, ho chiesto consiglio e mi è stato detto che poteva essere un gesto opportuno".
Anche perché non si trattava di un ninnolo da poco...
"Esattamente. Era un solitario da 15mila euro, un regalo che di solito si fa alla persona che poi sposerai. Per cui, molto discretamente, quattro giorni fa le avevo fatto sapere che mi sembrava corretto me lo restituisse. Avete visto com’è finita".
Luca, lei e Laure sarete destinati ad incrociarvi in piscina per i prossimi dieci anni. Non è che ad ogni occasione vi metterete le dita negli occhi...
"Guardi che a me non faceva né caldo né freddo incontrarla a Debrecen: mi ha piantato e ha scelto un altro, succede. E’ stata lei a provocare, io ho reagito legittimamente, magari esagerando un po’".
Teme conseguenze ufficiali dopo il ricorso della federazione francese?
"Sono tranquillissimo. So che esiste un reclamo presentato dal fratello e dal manager, ma ai nostri dirigenti non è stato fatto rilevare nulla". La federazione europea ha archiviato il caso.
Era davvero così difficile lasciarsi senza strascichi?
"Chiedetelo a lei, che dopo la famosa telefonata mi ha richiamato per dirmi che in ogni caso era giusto continuare a sentirsi, a salutarsi, come buoni amici".
E’ stato il periodo più difficile della sua vita?
"Mi preoccupava l’infortunio alla spalla, non un fidanzamento rotto. E poi ho rafforzato il legame di amicizia con tutti i compagni di squadra".
Si immagini a bordo vasca tra cinque anni: tornerà a salutare la sua ex fidanzata? "E’ un problema che non mi pongo. Io ho in mente solo l’Olimpiade, non mi interessa altro. Comunque potrà succedere, perché no? Certo che chi se l’è presa adesso si accorgerà presto del suo caratterino".
A proposito di Stasiulis: le sta antipatico anche lui?
"Guardi che io non odio proprio nessuno. Quanto a lui, non c’è mai stata l’occasione, altrimenti non avrei problemi a rivolgerli la parola. Gli auguro di essere felice. Ma con Laure sarà dura".
---

Aggiornamento: su questo sito (ora funziona, finche' dura) il set completo di foto, siamo ai livelli di zia Paris....

Sphere: Related Content