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venerdì 28 marzo 2008

Rivelazioni. C'è un Gay ad X-Factor.

(Omoeros) Doveva essere un evento televisivo senza precedenti, una vera macchina da guerra capace di estrapolare da un mucchio di mitomani del microfono una vera stella, un cantante capace dis calare tutte le classifiche, un vero artista possessore di quel famigerato fattore X. In realtà si è dimostrato essere un programma moscetto, pseudo-clone del già flop Operazione Trionfo, basato sui litigi dei 3 capisquadra, con un presentatore peggiore del Miguel Bosè di cui sopra e davvero poco spazio per la musica costringendo i concorrenti ad esibizioni sotto i due minuti, condite con litigi e beghe varie.
Questo è finora X-Factor, il format acquistato da Raidue che conta sulla coinvolgente presenza di Simona Ventura nel cast come caposquadra e giurata e che presenta sicuramente ragazzi preparati e alcune belle voci si sono sicuramente sentite, ma di certo non sono state messe in risalto dalle giuste canzoni e dai tempi giusti.

Il tema che voglio toccare però è uno in particolare: per esperienza indiretta ma certissima, posso confermare che uno (beh, diciamo almeno uno) dei concorrenti di X-Factor è gay. Non sono uno di quelli che vuole costringere ai coming out e nemmeno mi va di sputtanare nessuno, non è nel mio stile, ma sono curioso di sapere se voi avete individuato questa persona oppure se è ancora avvolta in un'eterosessuale pellicola trasparente. Domani avrete addirittura un sondaggio per "smascherarlo", ma intanto potete già scrivere qualche vostra idea.

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Aids: A Brescia prima sperimentazione su vaccino terapeutico.

Parte da Brescia la sperimentazione clinica sull'uomo del primo vaccino terapeutico in Italia contro l'Aids.

(Agi) L'AT20 - questo il nome del probabile vaccino - e' frutto di uno studio ventennale condotto da un'equipe di ricercatori della cattedra di Microbilogia dell'Universita' di Brescia, diretta dal prof. Arnaldo Caruso, che nell'ambito del progetto "Imana" ha individuato una nuova molecola la quale permetterebbe di abbattere drasticamente la proliferazione del virus. Il vaccino sara' testato, a partire da settembre, su un campione di 60 persone sieropositive in quattro centri italiani: Brescia, Milano, Torino e Perugia.

La prima fase della sperimentazione, volta a misurarne l'innocuita', dovrebbe durare sei mesi, nel corso dei quali ai pazienti saranno inoculate fino a 5 dosi vaccinali.

Successivamente si passera' a una seconda e terza fase - per cui si devono ancora reperire le risorse finanziarie - per valutare la reale efficacia dell'AT20, anche su ceppi del virus dell'HIV diffusi in altri Paesi del mondo.

"La strada intrapresa dai bresciani e' una novita' - ha spiegato oggi il prof. Caruso a una conferenza stampa a margine di un convegno promosso dalla facolta' di Medicina, 'Nuove strategie preventive e terapeutiche anti-Aids' -. Finora si era lavorato piu' sul fronte della prevenzione che pero', paradossalmente, come hanno dimostrato molti tentativi americani, spesso possono incrementare i rischi. Il vaccino terapeutico ha come obiettivo quello di fare invece convivere il paziente con il virus, ripristinando una condizione clinica di portatore sano. L'idea e' concepire in futuro un sistema di cura intermittente con le terapie antiretroviarali, cosi' da alleggerire il malato dalla somministrazione continua di farmaci".

Il vaccino svolgerebbe la propria azione arginante del virus mediante il blocco dell'attivita' biologica di una proteina, la P17, che rilascia cellule infette e non viene riconosciuta dai normali anticorpi. Il progetto "Imana", che ha ricevuto il placet dell'Istituto superiore di Sanita', si affianca a un'altra sperimentazione vaccinale in corso, a cura della dottoressa Barbara Ensoli, sviluppato pero' su un versante preventivo e terapeutico insieme. "Lo studio bresciano ha raggiunto un risultato importante - ha commentato il presidente dell'ISS, Enrico Garaci - che cosi' si affianca alla sperimentazione avviata da noi (quello della dott.ssa Ersoli) creando una proficua alleanza. In Italia si fanno ancora pochi trial clinici, tanto che le fasi uno e due delle sperimentazioni vaccinali avvengono spesso all'estero.

L'Istituto superiore di Sanita' coordina un progetto di ricerca in cui sono coinvolti otto Stati".

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«Torno a Meno di zero e chiudo con i romanzi» Intervista a Bret Easton Ellis: a 44 anni è già ora di bilanci.

(Alessandra Farkas - Il Corriere della Sera) Sta lavorando al suo nuovo libro, Imperial Bedrooms, in uscita nel 2010: il seguito del suo primissimo romanzo Meno di zero (1985) — la cronaca delle vacanze di Natale del giovane Clay, eroe di un mondo materialista, infarcito di feticci ed estremo — che lo impose, appena ventenne, all'attenzione del grande pubblico. «Penso che questo potrebbe essere il mio ultimo libro, visto che ho esaurito tutte le idee e non ho più lavori nel cassetto», spiega il 44enne Bret Easton Ellis, autore di alcuni dei bestseller più significativi degli anni '80, quando l'autorevole «New York Times » lo ribattezzò «l'enfant terrible delle lettere Usa». La sua ultima fatica nasce dal desiderio di scoprire cosa fanno, oggi a Los Angeles, i personaggi che animavano le pagine di Meno di zero.

Ma non aspettatevi una satira anti hollywoodiana. «Con Glamorama penso di aver già immortalato gli eccessi della Mecca del cinema — racconta —. La cultura di Paris Hilton e Britney Spears oggi non mi interessa più». E, infatti, si è guardato bene volontario».

Ben più doloroso è stato lo sforzo per accettare la morte, nel gennaio 2004, di Michael Wade Kaplan, lo scultore di 10 anni più giovane, forse il più grande amore della sua vita. «Fu stroncato da un ictus mentre tornava nel suo studio di Brooklyn, dopo una visita a casa mia. All'inizio ero certo che fosse colpa della droga, di cui entrambi facevamo uso». Ma il rapporto del medico legale più tardi lo escluse. «I genitori di Michael si arrabbiarono con me quando in un'intervista suggerii l'ipotesi della droga». Nella stessa intervista Ellis rivelò al mondo, per la prima volta, di essere gay. E anche oggi non ama parlare della sua vita privata. «Dirò solo che sono legato alla stessa persona da 10 anni. Ma non si tratta di un rapporto esclusivo e infatti stasera esco con un altro». Che cosa pensa della letteratura gay? «Non so neppure cosa significhi quel termine. Quando vado in libreria noto l'esistenza di una sezione di "gay fiction", ma francamente non ci faccio molta attenzione. Mi piace David Leavitt. Ho letto tutti i suoi libri».
Il suo problema, oggi, è trovare il tempo per leggere ciò che vorrebbe. «Sono pagato dagli studios
hollywoodiani per leggere libri che i produttori vorrebbero adattare per il grande e piccolo schermo — afferma —. In altre parole sono costretto a leggere libri per decidere se possono essere rovinati diventando film». Negli ultimi tempi Ellis lavora praticamente a tempo pieno come sceneggiatore ad Hollywood. «Sono stato ingaggiato dal network tv Showtime per realizzare The Canyons, una nuova telenovela su un gruppo di giovani supereroi che vivono nelle colline sopra Los Angeles. Ci tenevo moltissimo ma purtroppo il progetto è naufragato».

L'insuccesso non l'ha demoralizzato. «La maggior parte delle sceneggiature non vedono mai la luce — spiega —. Conosco sceneggiatori che scrivono e scrivono da oltre 10 anni senza aver visto uno solo dei loro progetti trasformarsi in film». Ellis racconta che l'ultimo «grande romanzo» capitatogli fra le mani è Tree of Smoke di Denis Johnson, mentre l'autore che più lo ha ispirato fu Hemingway. «Avevo 12 o 13 anni e il professore di letteratura ci obbligò a leggere E il sole sorge ancora. Iniziai controvoglia e ne fui talmente folgorato da rileggerlo ben due volte nella stessa notte». Nelle antologie il suo nome oggi appare spesso sotto la voce «Brat Pack», un termine coniato negli anni '80 per designare la nuova avanguardia di scrittori- star della cosiddetta Generazione X (tra cui Jay McInerney e Tama Janowitz) diventati famosi durante l'amministrazione di Ronald Reagan. «I media mitizzarono, ingigantendola, quell'etichetta che odio — si schernisce —. In realtà non fu un vero movimento ma solo un gruppo di amici, tutti giovani e attivi nell'editoria che si ritrovarono a frequentare gli stessi locali. Un momento della storia oggi irripetibile». Come McInerney e la Janowitz, anche lui ha nostalgia di quell'era. «Gli anni '80 avevano una patina luccicante di glamour senza precedenti. Andavamo in giro vestiti come damerini e ci sentivamo belli, ricchi, famosi e immortali ». Quasi 30 anni più tardi ben poco è rimasto di quei gloriosi fasti. Persino le amicizie si sono dissolte. Tanto che in un'intervista al «Corriere» Tama Janowitz si è lamentata perché «Bret va in giro a sparlare alle mie spalle, sostenendo che i miei libri fanno schifo».

«Non ricordo di aver mai affermato nulla di simile in pubblico — si difende lo scrittore —. Non è vero, come dice Tama, che la nostra relazione è entrata in crisi, perché per entrare in crisi avrebbe dovuto esserci un rapporto». L'amicizia con McInerney al contrario non si è mai interrotta. «Ci sentiamo per email tutti i giorni. Adoro i sui libri e penso che sia uno scrittore geniale, oltre ad avere uno dei sensi dell'humour più sottili che conosca ».

Quando il suo bestseller American Psycho uscì in America, nel 1991, McInerney fu tra i pochi a difenderlo. «Gli attacchi violenti contro American Psycho furono causati dal mood ultraconservatore di un'era che metteva al bando i video di Madonna e chiudeva le mostre fotografiche di Robert Mapplethorpe. Fu un libro pionieristico — incalza — mi fecero a pezzi perché con la pretesa di scrivere della mia generazione, ero uscito dalla traiettoria trasformandomi in uno stomachevole Dr. Jekyll-Mr. Hyde. Se lo stesso libro fosse stato pubblicato da un'oscura casa editrice underground nessuno avrebbe fiatato».

Eppure rileggendolo oggi, Ellis confessa di sentirsi «accapponare la pelle». «Vede — si corregge subito —. Quel libro era un'allegoria della mia infanzia in una famiglia apparentemente perfetta che sotto la superficie covava alcolismo, follia e abusi». La violenza come artificio artistico per raggiungere la catarsi finale? «Mi rifiuto di conferire categorie morali alla violenza — ribatte —. L'unica cosa che mi turba enormemente è la violenza esteticamente improbabile. Se il sangue e gli ammazzamenti in un film non risultano autentici mi arrabbio da morire».

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Sesso, studenti e case. "Offro a studentessa una stanza doppia. Per il pagamento chiedo solo prestazioni sessuali".

Annunci esplici o velati, rivolti a chi deve pagarsi gli studi. Il caso scoppia in Francia. Un'inchiesta fotografa il fenomeno italiano. "Casa gratis in cambio di sesso" in Rete il mercato degli affitti hard. Il documento di Repubblica Tv: così attirano le studentesse.

(Laura Pertici e Fabio Tonacci - La Repubblica) C'è chi scrive "cerco un aiuto domestico". E invece vuole sesso in cambio di un tetto, una stanza. Perché desidera una ragazza che si muova per casa, che entri ogni tanto gli faccia compagnia. Una donna con la quale ridere davanti alla tv. "Offro a ragazza italiana o europea max 32 anni posto in camera doppia centro di Milano. Completamente gratis. Prestazioni saltuarie da concordare. Sono un professionista di 29 anni, sano e pulito".

Per avere quella ragazza si va su internet, ci si affida ad una bacheca virtuale, un portale di annunci. Si spera che dall'altra parte, davanti al computer, ci sia una studentessa, magari fuori sede, senza troppi soldi. Una disponibile. E la si trova. Perché se decine e decine sono i messaggi di maschi che cercano e che ogni giorno vengono pubblicati da portali conosciuti e rispettabili, parecchie sono le risposte delle ragazze.

"Ho bisogno di mini appartamento e persona discreta con cui condividere affitto in zona centrale. Sconto in cambio di sesso". Repubblicatv ha incontrato gli uomini che preferiscono la scorciatoia. Ha risposto ai loro inviti lanciati dai siti più comuni: Kijiji, Porta Portese, Bakeka. Da una mail è nata una telefonata. Poi un appuntamento al bar. Dopo diversi imbarazzi ecco l'appartamento, la stanza, il conteggio dei rapporti. "Quante volte al mese?". Dipende. Davanti ad una persona in carne ed ossa, gli uomini sembrano più impacciati. Sospettosi. Il video che testimonia gli incontri (girato con telecamera nascosta) è all'indirizzo web tv. repubblica. it. Qui vi raccontiamo come è nata e cresciuta questa inchiesta.

LO STUDENTE
Marco ha un altro nome. Ma viene davvero dall'Abruzzo, studia Giurisprudenza a Roma, ha 23 anni. Lui su internet è spavaldo. Da Bakeka. it annuncia: "Offro a studentessa una stanza doppia, costo 270 euro. Per il pagamento chiedo solo prestazioni sessuali". Rispondiamo al messaggio, ci manda una mail con il suo numero di cellulare. Telefoniamo. È mattina. Lui è a casa a studiare. "Vediamoci, così parliamo con calma". Sì, ma quante volte, non vorrei ci fossero equivoci. "Ora non so dirti, è meglio se ci incontriamo".

Ci troviamo in un bar sulla via Tuscolana, non lontano da Cinecittà. Marco si nasconde dietro agli occhiali neri. Ha l'aria un po' arrogante. Ordina il caffè, si siede. Alza le lenti. Racconta. "Ci sono dei miei amici che lo fanno, hanno delle ragazze in casa. Sono studentesse pure loro. Solo che facendo sesso risparmiano sull'affitto. Io sto in una camera grande. C'è un letto a una piazza e mezza. Se vuoi quello lo do a te, ne possiamo mettere uno più piccolo vicino. Ogni mese pago 270 euro, in casa c'è pure un coinquilino. Tu magari potresti trasferirti piano piano. Così non se ne accorge il proprietario". Non voglio diventare una fidanzata, cosa ti aspetti, due o tre volte al mese? "Non lo so, te l'ho detto. Ma non faccio beneficenza, all'annuncio hanno già risposto tre ragazze prima di te. Non voglio forzature".

Un caso isolato? No. "Non si può dire quanti siano gli universitari che alimentano questo mercato - dice Giulia Serventi Longhi, direttrice di Studenti Magazine - ma dal nostro sito Studenti. it abbiamo lanciato due forum per sapere se in ateneo c'è chi usa il corpo per fare soldi. Pensavamo ad una provocazione, ci hanno risposto in tantissimi. C'è chi ha l'amico gigolò, chi la compagna che fa la camgirl e si spoglia davanti alla webcam. Se non si hanno problemi di coscienza, l'affitto in cambio di sesso è una strada percorribile".

IL QUARANTENNE
In Francia a gennaio è stato pubblicato il romanzo-confessione Mes chères études ("I miei cari studi") della ventenne Laura D. Senza falsi pudori la giovane parla delle sue esperienze di studentessa costretta a prostituirsi, via internet, per pagare le tasse universitarie. Il quotidiano "Le Figaro" si è occupato di sesso in facoltà: citando uno studio del sindacato Sud etudiantes del 2006 ha registrato che 40mila giovani tra i 19 ed i 25 anni erano pronti a concedersi per pagare rette e affitti. E un altro giornale, "Liberation", si è interessato al fenomeno del "sesso per un tetto": pagamenti in natura in cambio di una stanza o un appartamento.

Notizie che hanno colpito un inserzionista napoletano di 45 anni. Su Vivastreet. it ha pubblicato questo messaggio: "Annuncio serio. Come a Parigi. Offro gratuitamente una stanza arredata indipendente con bagno in palazzo signorile zona Vomero a studentessa universitaria. In cambio di due prestazioni sessuali mensili". Non siamo arrivati all'incontro. Il signore aveva già trovato compagnia.

L'UFFICIALE DELLA FINANZA
Lui ha 30 anni. Una casa grande. Intorno troppo silenzio, Arriva in anticipo in un bar sulla via Prenestina, a Roma. Vuole spiegare. "L'appartamento me l'ero venduto, adesso però lo sto ricomprando. Vorrei qualcuno con cui ridere se vedo un film comico, una persona con la quale scambiare due parole. Questa cosa del sesso sì, l'ho scritta. Ma adesso non so quantificare. Tu come fai? Quattro volte al mese che vuol dire? Conosciamoci, proviamo a capire di più. Non ti sto chiedendo di fare le pulizie. L'importante è avere in casa una persona fidata. Una che se lasci un braccialetto non te lo fa sparire".

Tra i vialetti dell'università "La Sapienza" nessuno si scandalizza. Entriamo in diverse facoltà, spieghiamo dell'inchiesta. Non si sorprendono. Molti studenti dicono che "non si fa per necessità, ma per avere una vita più facile". Però non vogliono giudicare. "Ne ho sentite parecchie di queste storie. Ognuno è libero. L'importante è non essere sfruttati".

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Chace Crawford: il suo presunto compagno smentisce la loro storia. Ma sono sorpresi a fare sesso assieme.

Ieri mattina, J.C. Chasez è stato chiamato dalla 104.7 KISS FM, durante lo show mattutino di JohnJay e Rich per avere una dichiarazione sulla sua relazione con Chace Crawford. Ebbene lui ha risposto: "non sono gay e non siamo fidanzati. Siamo entrambi etero". Ma chi aveva parlato di fidazamento? Finora c'era stato solo un testimone che aveva detto che loro avevano fatto sesso in un hotel... non che erano fidanzati...

Chace Crawford, comunque, ha lasciato ufficialmente la sua presunta fidanzata Carrie Underwood (la cantante country americana che ha venduto di più nell'arco del 2006, vincitrice della quarta edizione del programma American Idol e già premiata con due Grammy Awards).

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Pdl. Gasparri: In futuro potremmo anche avere un leader donna o gay.

Dal Pdl «Ma resto contrario all'istituzionalizzazione di coppie dello stesso sesso». An apre: possibile un leader gay. E arriva il plauso degli omosessuali. «Strappo» di Gasparri: no alle discriminazioni. Il via libera di Fini.

Intervista a KlausCondicio: l'unica condizione è che sia una persona capace e che sia scelto dagli elettori.

(Roberto Zuccolini - Il Corriere della Sera) Lo dice con convinzione: «Potrebbe assolutamente accadere tra qualche anno che sia un gay a guidare il Pdl. A condizione che si tratti di una persona capace e che sia scelto dagli elettori». Firmato Maurizio Gasparri, uomo politico che proviene da un partito, An, che in passato non è stato certo tra i più aperti sull'argomento. E invece Gasparri lo afferma tranquillamente, intervistato da KlausCondicio, trasmissione internet che si trova dentro You Tube: «Non sono assolutamente omofobo anche se resto contrario all'istituzionalizzazione della famiglia gay. Non importa che il leader del Popolo della Libertà sia una donna, un eterosessuale o un gay. Conta che sia capace politicamente. Se dipendesse da me, le donne avrebbero il 90 per cento dei posti disponibili, sempre se capaci. Ripeto: se gli elettori dovessero scegliere un leader gay, non ci dovrebbe essere nessuna discriminazione ».

Non solo, l'esponente di An accetta di parlare di tanti altri argomenti e ad un certo punto sentenzia: «Quando si fa politica può capitare di avere anche lunghi periodi di astinenza sessuale. Durante la campagna elettorale il sesso per un politico diventa veramente una cosa secondaria». Applaude all'uscita di Gasparri sull'omosessualità anche il portavoce di An, Andrea Ronchi: «Per noi non ci può essere alcun tipo di razzismo: nè per il colore della pelle, nè per le inclinazioni sessuali. Ciò che conta è la qualità della persona». E a chi gli ricorda che nell'98 Gianfranco Fini fece discutere affermando che un gay non può fare il maestro, risponde: «Era un'iperbole per dire che a scuola ciò che conta è l'educazione, il fatto che chi esercita quel mestiere non deve mai dimenticare che ha davanti a sé bambini e adolescenti da formare. E comunque, lo ripeto: siamo da sempre contro ogni tipo di discriminazione ». Reagisce da sinistra che l'Arcigay.

Addirittura con una nota ufficiale: «Accogliamo con soddisfazione ciò che dice Gasparri, vale a dire che un omosessuale possa diventare leader del centrodestra italiano purché sia una persona capace». Ma, con il suo leader Aurelio Mancuso, sottolinea anche che il «vero problema » sono «i diritti negati alle persone lgbt» (lesbiche, gay, bisessuali, transgender): «Ci fa sempre molto piacere quando esponenti della destra italiana esprimono concetti di buon senso, per altro tardivi rispetto ai conservatori europei. Anche se occorre ricordare che nel nostro Paese ci sono già stati Presidenti del consiglio omos essuali, ma nulla hanno fatt o per le persone del loro stesso orientamento ». Si chiede quindi a Gasparri, «se dovesse diventare capogruppo del Pdl al Senato», di impegnarsi «a dare seguito con un'efficace azione politica al superamento degli steccati ideologici nei confronti degli omosessuali, come si addice a un partito popolare europeo ».
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GF8. L’omosessualità del Grande Fratello.

(Inchiostro digitale) Anche quest’anno come al solito ero riuscito a sentirmi estraneo al mondo dei Bufality della televisione, non avevo visto nemmeno un fotogramma del Grande Fratello, ma stando in casa di amici lo scorso lunedì qualcuno ha acceso la TV e tra tanti programmi quello stesso qualcuno ha scelto questo programmone.

E’ vero che non lo guardo e non lo seguo, ma la notizia della presenza della Transessuale Silvia era stra-trapelata è chiaro, quindi con l’occasione ho buttato un occhio per vedere chi fosse. Qualcuno mi ha detto che la cosa di Silvia è stata trattata con grande delicatezza, sono certo che sia così, ma la mia risposta è stata che comunque tutto fa audience, anzi più si nota e meglio è… ed in tempi come questi come lasciarsi sfuggire l’opportunità di spingersi ancora più in là sul discorso dell’omosessualità nel Grande Fratello?

Non sono contrario, anzi è bene che in qualche modo se ne parli, ma dopo Rocco (sul quale si sono fatte tanti ricami ma nessuna tela concreta) e Jonathan (che comunque non si è mai dichiarato gay) serviva qualcosa di più concreto, più lampante.. ed ecco arrivare niente popò di meno che una Trans. A me il messaggio suona chiarissimo: il grande pubblico vuole lo stereotipo.

L’omosessuale deve essere ambiguo, effeminato o che abbia le fattezze del sesso opposto al suo. Evidentemente alla gente non piace immaginare che i gay esistono anche tra le persone più moderate e comuni, gay deve sempre coincidere con ciò che si avvicina all’inconsueto, con ciò che non può evidentemente confondersi nell’eterosessualità. I ragazzi “normali” sono forse una minaccia?

E’ come se una perfetta identità maschile (o femminile ci mancherebbe) non possa essere concepita accanto ad una in tutto e per tutto simile, pur tuttavia contemplando il concetto stesso di omosessualità. Io non ho nulla contro le persone che hanno caratteristiche appartenenti al sesso opposto al loro, nè contro Silvia, l’omosessualità è composta da mille sfumature differenti, per favore rappresentiamole tutte!

E’ questa la robaccia che si guarda in TV?
Tenetevela, ma non venitemi a dire che l’argomento è stato trattato con delicatezza.
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Teatro. Stefano Accorsi è un prete cattolico pedofilo e gay.

Diretto da Sergio Castellitto, a Milano fino al 6 e a Genova dall'8 al 13 aprile.

(Apcom) Stefano Accorsi torna al teatro con 'Il dubbio', dramma dell'americano John Patrick Shanley che ruota attorno al tema della pedofilia nel mondo cattolico statunitense. Lo spettacolo - in scena al Teatro della Corte di Genova dall'8 al 13 aprile - è diretto da Sergio Castellitto, mentre la traduzione del testo vincitore del Premio Pulitzer 2005 è di Margaret Mazzantini.

La rappresentazione - che vede Lucilla Morlacchi al fianco di Accorsi - è ambientata a Brooklyn nel 1964. Il Concilio Vaticano II ha ridefinito i rapporti fra clero e fedeli e l'anziana direttrice di una scuola parrocchiale, Suor Aloysia, stenta ad adeguarsi alle novità. Quasi inevitabile, quindi, lo scontro con Padre Flynn, un carismatico prete in stile conciliare che ha modi seducenti e parla di tutto con i ragazzi. Fino a quando emerge il sospetto di una sua insana condotta sessuale nei confronti del primo e unico studente di colore della scuola. Il ragazzo subisce degli abusi in casa, da parte del padre, a causa delle sue tendenze omosessuali.
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Appello dei candidati Glbt della Sinistra arcobaleno al governo per Mohamed.

(Ansa) Il ministro dell'Interno intervenga sulla convalida del permesso di espulsione a un immigrato senegalese omosessuale a Torino che potrebbe essere perseguitato per questo nel suo Paese. Lo chiedono i candidati e le candidate della Sinistra Arcobaleno Titti De Simone, Vladimir Luxuria, Gianpaolo Silvestri, Paolo Hutter e Antonio Soggia. "Il Ministro dell'Interno - scrivono in una nota - intervenga immediatamente per riaffermare quegli obblighi e quei valori sanciti nell'articolo 10 della Costituzione. Il giudice di pace di Torino ha riconvalidato, dopo quasi tre anni e mezzo, il decreto di espulsione a Mohammed, un immigrato senegalese gay, pur avendone accertato l'omosessualità e riconoscendo i pericoli a cui andrebbe incontro se rimpatriato". "Si è compiuto - attaccano - un totale rovesciamento della logica che aveva portato un altro giudice di pace, tre anni fa, ad annullare l'espulsione dello stesso giovane. Era stata la Cassazione a disporre di rifare il processo, per meglio accertare sia l'orientamento sessuale sia la sua perseguibilità in Senegal". "La protezione umanitaria degli stranieri omosessuali che rischiano la persecuzione nel loro Paese - proseguono - dovrebbe essere un principio acquisito. La sentenza di Torino non tiene conto di questa legge e confidiamo che prima o poi sarà cancellata, ma, nel frattempo, il Ministero degli Interni dia disposizioni umane e legali alla questura. Lo chiediamo come candidati della Sinistra Arcobaleno, auspicando che anche le altre formazioni politiche facciano lo stesso.
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Immigrato gay protetto in Italia rischia il rimpatrio.
(L'Unità) Nel 2005 era stato protagonista di una sentenza senza precedenti. «Mohamed», 24 anni, cittadino senegalese irregolare, aveva ottenuto di poter restare in Italia per la sua dichiarata omosessualità. In patria, se scoperto, avrebbe rischiato fino a cinque anni di carcere. Oggi la sentenza è stata capovolta.

Tre anni fa il questore di Torino aveva ordinato l’espulsione di Mohamed ma il giudice di pace aveva bloccato il provvedimento facendo riferimento all’articolo 19 del Testo Unico sull’Immigrazione Bossi-Fini che recita: «In nessun caso può disporsi l'espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali».

Il legale di Mohamed, Maurizio Cossa, aderente all’Associazione studi giuridici per l’immigrazione, aveva dichiarato: « Per fortuna, ci siamo imbattuti in un giudice di pace, che ha interpretato con serietà e attenzione i codici. In Senegal, l’omosessualità, oltre ad essere punita per legge, è considerata una grave colpa anche in ogni ambiente. I gay e le lesbiche sono pesantemente discriminati, isolati, spesso subiscono angherie fisiche».

Dopo che la Cassazione ha disposto la revisione del processo per accertare sia l'orientamento sessuale del ricorrente sia la sua perseguibilità in Senegal, un altro giudice di pace ha ribaltato la vecchia sentenza e ora Mohamed rischia il rimpatrio forzato.

In una lettera firmata i candidati della Sinistra Arcobaleno Titti De Simone, Vladimir Luxuria, Gianpaolo Silvestri, Paolo Hutter e Antonio Soggia, definiscono «gravissimo» l’episodio.

Quest’ultima sentenza cita la legge senegalese che infligge “da uno a cinque anni di carcere a chiunque commetta un atto impudico o contro natura con un individuo dello stesso sesso” e ne trae la conclusione che essa colpisce un comportamento e non la “mera” condizione di soggetto omosessuale. Quindi non ci sarebbero gli estremi per includere il caso nelle eccezioni all’espulsione, previste dalla legge sull’immigrazione.

I firmatari della lettera chiedono al «ministero degli Interni di intervenire per evitare il rischio che Mohamed venga fermato, trattenuto e rimpatriato in Senegal».

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Sesso e matematica.

(Le scienze) Nel corso di una conferenza accademica, il rettore della Harvard University Lawrence Summers dichiara che una delle principali ragioni per cui le donne riescono meno degli uomini a raggiungere i massimi livelli della ricerca scientifica è che ci sono meno donne dotate di «capacità innate» per la scienza.
Una dichiarazione provocatoria, che scatena forti reazioni, costringendo Summers a dimettersi dalla presidenza di Harvard, ma che ha il merito di avviare una discussione pubblica sulle differenze intrinseche tra i sessi e la loro responsabilità della scarsa presenza femminile nelle discipline matematiche e scientifiche. Come contributo al dibattito, in queste pagine presentiamo un’analisi del vasto corpus di letteratura scientifica dedicato al tema, da cui emergono informazioni essenziali per capire le differenze tra i sessi e le proposte per attirare più donne nelle professioni scientifiche e matematiche.
Non esiste una risposta univoca o semplice al perché in alcune aree della scienza e della matematica le donne sono molte meno degli uomini. È possibile invece identificare vari fattori che influenzano le scelte professionali, tra cui le differenze cognitive tra i sessi, l’istruzione, le influenze biologiche, gli stereotipi, la discriminazione e i ruoli sociali.
Una ragione per cui il commento di Summers ha infastidito molti è l’implicazione che qualsiasi tentativo di colmare il divario sarebbe inutile. Se la maggior parte delle donne è vittima di una naturale deficienza nelle capacità scientifiche, non c’è molto da fare. Ma in questa interpretazione apparentemente semplice ci sono due vizi di fondo.
Per prima cosa, non esiste alcuna singola capacità intellettuale che possa essere definita «capacità scientifica». (Per semplicità, useremo spesso il termine «scientifico» per riferirci a capacità rilevanti nei campi della scienza e della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica). Gli strumenti necessari per avere successo in campo scientifico comprendono attitudini verbali come quelle necessarie per scrivere articoli complessi e comunicare in modo efficace coi colleghi; attitudini mnemoniche come la capacità di comprendere e ricordare eventi e informazioni complesse; attitudini quantitative nella creazione di modelli matematici e statistici, nonché nella visualizzazione di oggetti, dati e concetti.
In secondo luogo, se pure donne e uomini manifestassero differenze in queste capacità, ciò non vuol dire che si tratti di differenze immutabili. Se l’addestramento e l’esperienza non influissero sullo sviluppo delle nostre capacità accademiche, a che cosa servirebbero le università?
Un aspetto che può disorientare quando si parla di disparità tra i sessi è che si può arrivare a conclusioni molto diverse a seconda di come si sceglie di valutare le abilità. È chiaro che le donne hanno le carte in regola per avere successo nel mondo accademico. A partire dal 1982, rappresentano la maggioranza degli iscritti al college negli Stati Uniti, e da allora il divario rispetto gli uomini ha continuato ad allargarsi (la stessa tendenza si registra in molti altri paesi). Inoltre le donne ricevono in media voti più alti in tutte le materie scolastiche, comprese matematica e scienze.
A dispetto dei successi in aula, però, le donne ottengono punteggi molto più bassi in molti dei test standard per l’ammissione al college e ai corsi post-laurea. La disparità nelle iscrizioni maschili e femminili alle facoltà scientifiche diventa più marcata nei gradi di istruzione più avanzati. Per esempio alla fine degli anni novanta le donne erano il 40 per cento degli studenti di scienza al Massachusetts Institute of Technology, ma soltanto l’8 per cento dei docenti.

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In Brasile cresce l'Aids tra i gay. Un piano governativo.

A giugno prima Conferenza Nazionale Gay.

(Apcom) "Fallo come ti pare, ma fallo con il profilattico". Con questo slogan distribuito in mezzo milione di brochure il ministero della sanità guidato da José Gomes Temporao sferra un attacco all'Aids che secondo dati del ministero è in deciso aumento tra i giovani omosessuali maschi. In dieci anni, tra gli uomini dai 14 ai 25 anni colpiti dalla malattia, la percentuale di omosessuali, bisessuali e travestiti è quasi raddoppiata, dal 24 al 41%.

Le stime del ministero della Salute indicano inoltre che circa 1 milione e mezzo di brasiliani tra i 15 e i 49 anni praticano sesso con altri uomini. La campagna, che porta il curioso nome di "Piano nazionale di lotta all'Aids tra i gay, uomini che fanno sesso con altri uomini e travestiti" (includendo dunque anche chi non vuole assumere la propria omosessualità) ha l'obiettivo, entro il 2001, di facilitare l'accesso alla prevenzione e alla cura.

Comprese nel progetto ci sono la lotta all'omofobia e l'accesso più semplice dei sieropositivi e dei malati al sistema sanitario pubblico (Sus) che in Brasile garantisce farmaci anti-Aids gratuitamente. In Brasile, dal 1980 al giugno del 2007 sono stati registrati quasi mezzo milione di pazienti: il ministero stima però che la popolazione sieropositiva si aggiri intorno alle 600mila persone. Sempre secondo il ministero quasi 200mila sono attualmente in cura.
Secondo i dati elaborati dal ministero i più a rischio sono i giovani, spesso i giovanissimi: dal 1980 al 2006 tra i ragazzi in una fascia tra i tredici e i quattordici anni i morti sono stati quasi 16mila. Sotto i diciannove anni sono le ragazze a essere le più colpite, mentre in tutte le fasce di età il rapporto tra uomini e donne è di 13 a 10. Il libretto elaborato dal ministero reca disegni anche molto espliciti di carezze, baci e sesso orale tra uomini. Il ministro ha poiannunciato per il mese di giugno la Prima Conferenza Nazionale di Gay, Lesbiche e Travestiti. La campagna attuale giunge dopo quelle dedicate alle donne e alla trasmissione della malattia da madre a figlio.

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