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martedì 22 gennaio 2008

Michael Lucas, una pornostar su eBay.

(Fireman) Se qualcuno vuole accaparrarsi uno dei beni di Michael Lucas ora può farlo senza problemi.


Siamo fortunati, il famoso pornostar Russo si è recentemente appoggiato ad eBay per disfarsi di alcune cose di sua proprietà.

Ora si potrebbe pensare che Lucas avrebbe potuto utilizzare qualcuno dei suoi partner come modello per mostrare gli oggetti, invece ha deciso di fare tutto da solo...

Forse pensa che il suo naturale bell'aspetto aiuterà le vendite.

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Bertolini (FI), adozioni gay. Sconcertante la sentenza della Corte di Strasburgo.

(Agi) "No alle adozioni da parte dei Gay. Siamo totalmente contrari alla possibilita' di adottare un bambino da parte di un omosessuale. Su questo delicatissimo tema, il ruolo della famiglia tradizionale, esclusivo ed incompatibile con qualsiasi alternativa, non puo' essere in alcun modo scalfito o intaccato. La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ci lascia sconcertati ed allibiti". Parla Isabella Bertolini, di Forza Italia. "Un pronunciamento - prosegue la Bertolini - che rischia di costituire un pericoloso precedente, estensibile ed applicabile anche in altri Paesi europei. In Italia ed in Europa il vento del relativismo spira minaccioso.
Esistono ormai filoni giurisprudenziali, che riguardano argomenti di fondamentale importanza come la droga, la famiglia, l'eutanasia, che tentano di smantellare le strutture socio-culturali ed i valori su cui si basa il mondo occidentale. Per noi tutto cio' e' assolutamente inaccettabile.
Non a caso ci siamo strenuamente opposti all'approvazione in Italia della legislazione riguardante le unioni di fatto promossa dalla sinistra laicista al Governo. La consideriamo il primo stadio per passaggi ben piu' gravi e pericolosi come quello sancito oggi dai giudici europei. La decisione della Corte di Strasburgo non fa altro - conclude la Bertolini - che confermare tutti i nostri timori e le nostre paure".

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Milano. Per non perdere la poltrona. «Sgarbi resta, la politica culturale cambia».

L'assessore ha presentato il simbolo del suo nuovo partito.
«Sarà espressione dei principi e dei valori che condividiamo».
Le due mostre contestate si terranno alla fine di febbraio al Pac.

(Il Corriere della Sera) Vittorio Sgarbi resta sulla sua poltrona di assessore, ma la politica culturale della giunta sarà decisa insieme e in linea con i valori della espressi da Palazzo Marino. Così Letizia Moratti ha fatto il punto dopo il confronto con Sgarbi, «colpevole» di aver organizzato le mostre dei controversi Jan Saudek e Joel Peter Witkin. «L'assessore resta - ha dichiarato il sindaco -, il problema non era Sgarbi ma la politica culturale e lui si è impegnato a rivederne le linee che devono essere espressione dei principi e dei valori che condividiamo nella nostra politica». Una linea che «non è certo di censura, ma che non vuole vedere né avallate né valorizzate immagini che possono avere dei risvolti molto negativi da un punto di vista sociale sulla città, mi riferisco in particolare a immagini blasfeme e pedofile». «Si possono far vedere delle immagini anche forti - ha concluso il sindaco -, ma devono essere presentate come immagini negative, se non è possibile queste immagini non saranno esibite».


AUTONOMIA - Risposta di Sgarbi: «La mia autonomia di assessore alla Cultura è un principio che non è mai stato messo in discussione». Ormai sicuro di restare al suo posto, Sgarbi ha snocciolato i numeri della sua attività nel 2007: 39 mostre di cui 25 a pagamento, 550.832 biglietti staccati, con un incremento del 30% rispetto all'anno prima. Secondo lui il chiarimento con il sindaco ha riguardato soltanto il principio che Palazzo Reale è un contenitore per «mostre per tutti» e che le immagini di contenuto più forte siano corredata da didascalie di contestualizzazione. «Non ho mai avuto richieste di allineamento su altre posizioni - ha spiegato Sgarbi - e come assessore non ho mai rappresentato nessuna linea militante».

NUOVO PARTITO - «In un anno e mezzo nessuno poteva fare di più in termini di qualità e quantità». E a riprova del proprio impegno l'assessore ha annunciato per i prossimi anni un'esposizione su Leonardo da Vinci, una sui Longobardi in Lombardia, una dedicata agli anni Sessanta e una sul Sacro monte di Varallo. Quanto alle mostre contestate, quelle di Saudek e Witkin, si terranno alla fine di febbraio al Pac anziché a Palazzo della Ragione («Altro che Jan Saudek, il vero scandalo nazionale è l'Ara Pacis» ha commentato di sfuggita). Presentando il simbolo del suo nuovo partito, il Fronte della Libertà, Vittorio Sgarbi ha voluto avvisare tutti i partiti che sostengono la giunta che il suo non è un ruolo tecnico. «La mia presenza nell'amministrazione, per la quale non devo render conto alla Lega o a An, è motivata dal fatto che, durante la campagna elettorale, io ritirai la lista con la quale mi ero candidato, consentendo a uno degli altri due candidati di vincere. Io non sono un trovatello».

CANDIDATURA - Il simbolo del nuovo partito è un cerchio azzurro su cui campeggia, sotto una riga tricolore, il nome Fronte della Libertà in caratteri bianchi, con accanto il cerchio di stelle europeo in rosso. Sgarbi ha assicurato che la sua nuova formazione sarà un tassello costituente del nuovo partito del Popolo delle libertà. «Mi presenterò di sicuro alle politiche - ha assicurato -. Aspiro a un ruolo governativo come quello che avevo prima: mi sta a cuore la tutela del patrimonio artistico italiano, quella è la mia vera vocazione».

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Il giorno della Memoria. Migliaia di eventi in tutta Italia.

(Rassegna.it) Anche quest’anno, per il “Giorno della memoria”, saranno migliaia le iniziative in tutta Italia. L’ottavo anniversario della celebrazione che, il 27 gennaio di ogni anno, ricorda la tragedia della Shoah, sarà infatti celebrato, tanto nelle grandi città quanto nelle cittadine di provincia, da una lunga successione di convegni, spettacoli, letture e proiezioni sulle persecuzioni naziste. Ecco una veloce panoramica delle principali manifestazioni organizzate.


A Milano, si inizierà mercoledì 23 gennaio, presso la sala consiliare del Consiglio di zona, con un incontro dedicato a Giorgio Perlasca, il giorno dopo sarà la volta del concerto dell’orchestra Cantelli, col coro “Costanzo Porta”, che presso il conservatorio meneghino eseguirà, sinfonie di Schubert e Alfonso Rega. Mentre, sempre nel conservatorio si terrà la serata commemorativa del 27 gennaio, con un incontro con un testimone delle deportazioni naziste e il concerto con musiche di Bloch, Bruch e Shostakovich. Le celebrazioni continueranno fino al 30 gennaio, quando alla Stazione centrale avrà luogo la cerimonia di commemorazione della deportazione degli ebrei milanesi partiti il 30 gennaio 1944.

A Napoli, il 27 gennaio, alle ore 12, si svolgerà la vernice della mostra d’arte “Psiche incatenata”, che rimarrà esposta nel capoluogo campano fino all’8 marzo 2008. La mostra, che ha il patrocinio del Comune di Napoli, affronta per la prima volta la persecuzione dei disabili psichici perpetrata dal regime nazista, con la famigerata "Aktion T4".

A Genova si inizierà venerdì 25 gennaio con una seduta solenne del Consiglio regionale della Liguria, il 27 si terrà invece la premiazione del concorso provinciale “I giovani ricordano la Shoah” per gli istituti scolastici, mentre il 29 verrà aperta nel Cortile Porticato di Palazzo Tursi la mostra “Omocausto - Lo sterminio dimenticato degli omosessuali”. La mostra rimarrà aperta fino al 31 gennaio.

A Siracusa dal 21 al 27 gennaio, l’Istituto Mediterraneo Studi Universitari propone la prima “Settimana di studi ebraici”, con convegni e incontri, mentre a Macerata il 27 gennaio si terrà il convegno “Leggi razziali, giusti, esuli”. A Reggio Emilia, invece, sabato 26 e domenica 27 verrà messo in scena lo spettacolo di danza in omaggio al popolo ebraico “’Et Shalom”, della compagnia “Terra di Danza”.

Numerosissime le iniziative anche a Firenze, dove il 25 gennaio a Palazzo Vecchio avrà luogo l’esecuzione di alcuni brani dell’opera Brundibar, con letture di poesie scritte dai bambini internati nel campo di concentramento di Terezin, mentre il 27, presso l’aula magna dell’Università, il rettore conferirà la laurea honoris causa allo scrittore David Grossman. Lo stesso giorno al teatro Goldoni sarà possibile ascoltare il “Concerto della Memoria”, mentre dal 28 al 30 gennaio all’università avrà luogo il convegno internazionale: “Sterminio e stermini. E’ successo, può succedere di nuovo”.

A Bolzano si inizia il 22 gennaio, presso il Centro per la Pace, con la serata "Popoli nel genocidio: Ebrei, Sinti e Rom", mentre dal 21 al 25 gennaio sarà allestita presso le aule del Liceo locale la mostra fotografica/documentaria: "Porrajmos - altre tracce sul sentiero per Auschwitz". A Perugia, invece, giovedì 24 gennaio presso il Palazzo dei Priori, avrà luogo “La Shoah nella vita quotidiana”, conferenza della scrittrice israeliana Savyon Liebrecht, mentre a San Gemini (Tr) dal 26 gennaio sarà aperta al pubblico la mostra documentaria “ 1938 – 1945. La persecuzione degli ebrei in Italia”.

A Verona, il 24 gennaio ci sarà la presentazione del libro: "I ricordi di Inge e dei figli Rolf e Nico Kamp", il libro di memorie di Inge, deportata ad Auschwitz insieme ad Anna Frank, e dei suoi figli vissuti clandestinamente nell’Olanda occupata dai nazisti. A Vicenza, infine, il 25 gennaio verrà presentato il libro “I gironi dell'inferno due. Chelmo, Sobibor, Belzec, Treblinka, Majdanek” dall’autore Bortolo Brogliato.

A Roma da sabato 26 Gennaio a domenica 17 Febbraio, il Senato ospita la Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia Onlus e la Fondazione Carlo Levi per presentare al pubblico la mostra “Il prezzo della libertà”, omaggio a Vito Volterra e Carlo Levi, due Senatori dello Stato Italiano, entrambi prestati alla politica dal mondo della Cultura, entrambi perseguitati dal regime fascista. Molte le iniziative della Casa della Memoria (qui l'elenco completo). Da mercoledì 16 gennaio fino a venerdì 28 marzo 2008 la Casa ospita il cineforum "La Shoah, l'Europa, il cinema", una serie di 9 giornate di proiezioni a cura dell'Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei Campi Nazisti (ANED) in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Roma. Saranno proiettati, tra gli altri, “La strada di Levi”, di Davide Ferrario e Marco Belpoliti; “Io c’ero”; "La deportazione e l'internamento nei Lager nazisti dei militari italiani". Si terrà poi “Verso la Memoria”, Lettura di poesie europee del Novecento sui temi della Deportazione, della Resistenza e della Libertà. Previsto anche il concerto “Canzoni della Resistenza, della guerra e della tradizione democratica del nostro paese” Dal 24 Gennaio all'8 Febbraio si potrà inoltre visitare la mostra fotografica Memorie quotidiane.

A Modena
| In Toscana

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No adozioni agli omosessuali: la Corte europea condanna la Francia.

Rifiutare l'adozione a una donna omosessuale è una discriminazione che viola la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

(Sara De Carli - vita.it) Rifiutare l'adozione a una donna omosessuale è una discriminazione. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'Uomo, che ha condannato la Francia. Due sono gli articoli della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che secondo la Corte sono stati violati: l'articolo 14 (divieto di discriminazione) e l'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare).

La protagonista della vicenda è un'insegnante di scuola materna di 45 anni (E.B.), che dal 1990 convive stabilmente con una donna, psicologa. E.B. dal 1998 sta conducendo una complessa battaglia legale per ottenere una adozione che le viene ripetutamente rifiutata, a suo dire, a causa di una discriminazione sessuale. Per i giudici il rifiuto è dovuto alla "mancanza di una figura paterna" nel quadro familiare. Nella sua sentenza la Corte europea dei diritti dell'Uomo afferma che "la ricorrente è stata oggetto di un trattamento diverso" e sottolinea che questa diversità dato che si riferisce unicamente al suo orientamento sessuale "costituisce una discriminazione sulla base della Convenzione sui diritti dell'uomo". "L'influenza della sua omosessualità sulla valutazione della sua domanda è provata", continua la Corte: la legge francese infatti consente anche ai single di adottare.

I giudici hanno stabilito che la Francia dovrà versare un indennizzo di 10mila euro a favore di E.B. per i danni morali subiti, più 14,528 euro di spese processuali.
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Roma. Liceo diviso per Moccia e Bova. "Diseducativi" "No, niente scandalo".

Al Giulio Cesare la proiezione del film "Scusa ma ti chiamo amore". Discussione con i protagonisti in aula.

(Cecilia Gentile - La Repubblica, edizione di Roma) Liceo classico Giulio Cesare, per 120 fortunati studenti, quanti ne entrano nell´Aula Magna, al posto delle lezioni in classe c´è la proiezione di "Scusa, ma ti chiamo amore", da venerdì prossimo nelle sale, tratto dall´omonimo libro di Federico Moccia, che ha anche diretto il film.
Non è una scelta casuale il luogo dell´anteprima: è qui che sono state girate molte scene di questa storia d´amore tra un pubblicitario quasi quarantenne e una studentessa di 17 anni, alla vigilia degli esami di maturità. Atmosfera in ebollizione. C´è Raul Bova, idolo delle ragazzine, c´è la protagonista femminile, Michela Quattrociocche, che scatena le tempeste ormonali dei maschietti. E c´è una rumorosissima protesta degli studenti esclusi dalla proiezione, che per mezz´ora urlano e fischiano nel cortile della scuola finché non sono rispediti in classe, loro malgrado.
Contestazione fuori e polemica molto accesa dentro. Perché subito dopo la proiezione arriva l´intervento censorio del giornalista dell´Avvenire, Paolo Stocchi, che attacca la preside: «Il film non doveva essere proiettato a scuola, è altamente diseducativo, racconta una storia d´amore tra una minorenne e un quasi quarantenne ai limiti della pedofilia». La preside, Carla Sbrana, si sa difendere: «La politica della scuola la determina solo la scuola e non lei». E ancora: «Chi si arroga il diritto di decidere cosa è educativo e cosa no? Non entro nel merito del film di Moccia, ma i ragazzi devono essere abituati ad ogni esperienza culturale. Nella mia scuola tutti hanno la possibilità di esprimere le loro opinioni, saranno la classe dirigente di domani, devono sviluppare uno spirito critico».
E i ragazzi, sollecitati dai giornalisti presenti nell´Aula Magna, non si fanno problemi a dire la loro, con naturalezza. «Il segreto di Moccia è che in fondo ci riconosciamo nelle sue storie e nei suoi personaggi, per questo ci piace», dichiara Matteo della I A. «Il film m´è piaciuto. È una commedia carina, che parla di noi, della maturità che a breve dovremo affrontare, delle questioni amorose che fanno parte della nostra vita», gli fa eco Marco Valerio, sempre della I A. «Ma per carità - interviene Federico della IV A - noi non siamo così. I ragazzi di Moccia vengono fatti passare per degli sciocchi assoluti. Non mi ci riconosco e non mi ci voglio riconoscere». «Non ho mai letto un libro di Moccia e me ne vanto - aggiunge Licinia della II H - Non che il film sia brutto, è una commediola carina. Ma non è vero che nel sogno di ogni ragazza c´è solo l´amore disperato. In questo caso, poi, la storia tra una diciassettenne e un quasi quarantenne non regge proprio. I miei genitori hanno dieci anni di differenza e già sono al limite». «Io non ho mai avuto una storia con un uomo così grande e non conosco amiche con storie del genere - dice Beatrice della II A - la storia è inverosimile». La compagna di banco, Emanuela, aggiunge: «Non sono una fan di Moccia e non lo ritengo proprio un guru dei giovani, però il film è carino».
«La differenza d´età non è un grosso problema - interviene Raul Bova - le diciassettenni di oggi sono molto più mature di una volta, così come i quarantenni di oggi sono meno adulti di un tempo. L´amore lo vedo privo di confini. La storia di Federico Moccia è solo profondamente romantica, un sogno, una favola raccontata come parlano i giovani». Anche l´autore dice la sua: «Sul blog del mio sito - racconta Moccia - ci sono tanti ragazzi che testimoniano situazioni simili alla storia. Volevo anche raccontare i miei trentasettenni, le loro difficoltà a consolidare i rapporti di coppia, in balia di matrimoni che vacillano».

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Gli Oscar, ecco tutte le nominations.

(Piano sequenza) Annunciate oggi le nomination per gli Oscar: George Clooney fa tombola con il suo Michael Clayton, che si accaparra un soprendente numero di preferenze (ben sei, superato solo dalle otto di No Country for Old Men dei fratelli Cohen e di There Will Be Blood di Paul Thomas Anderson).

Niente da fare per La Sconosciuta del nostro Tornatore nella categoria miglior film straniero, l'orgoglio italiano è portato avanti da Dario Marianelli, fresco vincitore del globes e nominato per la colonna sonora di Atonement. Bene anche Juno (pellicola vincitrice del RomaFilmFest); tra gli attori Cate Blanchett prenota almeno una statuina con la sua doppia nomination, a (gradita) sopresa opportunità anche per Tommy Lee Jones.
Scandaloso disinteresse nei confronti di Eastern Promises (unica nomination per Mortensen come attore non protagonista).
Ecco l'elenco delle nomination, appuntamento al 24 febbraio (scioperi permettendo) per conoscere i vincitori:

Best motion picture of the year
Atonement
Juno
Michael Clayton
No Country for Old Men
There Will Be Blood

Achievement in directing
The Diving Bell and the Butterfly” di Julian Schnabel
Juno” di Jason Reitman
Michael Clayton” di Tony Gilroy
No Country for Old Men” di Joel Coen and Ethan Coen
There Will Be Blood” di Paul Thomas Anderson

Performance by an actor in a leading role
George Clooney in “Michael Clayton"
Daniel Day-Lewis in “There Will Be Blood”
Johnny Depp in “Sweeney Todd The Demon Barber of Fleet Street
Tommy Lee Jones in “In the Valley of Elah
Viggo Mortensen in “Eastern Promises

Performance by an actor in a supporting role
Casey Affleck in “The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford
Javier Bardem in “No Country for Old Men
Philip Seymour Hoffman in “Charlie Wilson’s War
Hal Holbrook in “Into the Wild
Tom Wilkinson in “Michael Clayton

Performance by an actress in a leading role
Cate Blanchett in “Elizabeth: The Golden Age
Julie Christie in “Away from Her
Marion Cotillard in “La Vie en Rose
Laura Linney in “The Savages
Ellen Page in “Juno

Performance by an actress in a supporting role
Cate Blanchett in “I’m Not There
Ruby Dee in “American Gangster
Saoirse Ronan in “Atonement
Amy Ryan in “Gone Baby Gone
Tilda Swinton in “Michael Clayton

Achievement in art direction
American Gangster” (Universal)
Art Direction: Arthur Max
Set Decoration: Beth A. Rubino
Atonement” (Focus Features)
Art Direction: Sarah Greenwood
Set Decoration: Katie Spencer
The Golden Compass” (New Line in association with Ingenious Film Partners)
Art Direction: Dennis Gassner
Set Decoration: Anna Pinnock
Sweeney Todd The Demon Barber of Fleet Street” (DreamWorks and Warner Bros., Distributed by DreamWorks/Paramount)
Art Direction: Dante Ferretti
Set Decoration: Francesca Lo Schiavo
There Will Be Blood” (Paramount Vantage and Miramax)
Art Direction: Jack Fisk
Set Decoration: Jim Erickson

Best animated feature film of the year
Persepolis” (Sony Pictures Classics) Marjane Satrapi and Vincent Paronnaud
Ratatouille” (Walt Disney) Brad Bird
Surf's Up” (Sony Pictures Releasing) Ash Brannon and Chris Buck

Achievement in cinematography
The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford” (Warner Bros.) Roger Deakins
Atonement” (Focus Features) Seamus McGarvey
The Diving Bell and the Butterfly” (Miramax/Pathé Renn) Janusz Kaminski
No Country for Old Men” (Miramax and Paramount Vantage) Roger Deakins
There Will Be Blood” (Paramount Vantage and Miramax) Robert Elswit

Achievement in costume design
Across the Universe” (Sony Pictures Releasing) Albert Wolsky
Atonement” (Focus Features) Jacqueline Durran
Elizabeth: The Golden Age” (Universal) Alexandra Byrne
La Vie en Rose” (Picturehouse) Marit Allen
Sweeney Todd The Demon Barber of Fleet Street” (DreamWorks and Warner Bros., Distributed by DreamWorks/Paramount) Colleen Atwood

Best documentary feature
No End in Sight” (Magnolia Pictures)
A Representational Pictures Production
Charles Ferguson and Audrey Marrs
“Operation Homecoming: Writing the Wartime Experience” (The Documentary Group)
A Documentary Group Production
Richard E. Robbins
Sicko” (Lionsgate and The Weinstein Company)
A Dog Eat Dog Films Production
Michael Moore and Meghan O’Hara
Taxi to the Dark Side” (THINKFilm)
An X-Ray Production
Alex Gibney and Eva Orner
War/Dance” (THINKFilm)
A Shine Global and Fine Films Production
Andrea Nix Fine and Sean Fine

Best documentary short subject
“Freeheld
A Lieutenant Films Production
Cynthia Wade and Vanessa Roth
“La Corona (The Crown)”
A Runaway Films and Vega Films Production
Amanda Micheli and Isabel Vega
Salim Baba
A Ropa Vieja Films and Paradox Smoke Production
Tim Sternberg and Francisco Bello
Sari’s Mother” (Cinema Guild)
A Daylight Factory Production
James Longley

Achievement in film editing
The Bourne Ultimatum” (Universal) Christopher Rouse
The Diving Bell and the Butterfly” (Miramax/Pathé Renn) Juliette Welfling
Into the Wild” (Paramount Vantage and River Road Entertainment) Jay Cassidy
No Country for Old Men” (Miramax and Paramount Vantage) Roderick Jaynes
There Will Be Blood” (Paramount Vantage and Miramax) Dylan Tichenor

Best foreign language film of the year
Beaufort” A Metro Communications, Movie Plus Production
Israel
The Counterfeiters” An Aichholzer Filmproduktion, Magnolia Filmproduktion Production
Austria
“Katyñ” An Akson Studio Production
Poland
Mongol” A Eurasia Film Production
Kazakhstan
12” A Three T Production
Russia

Achievement in makeup
La Vie en Rose” (Picturehouse) Didier Lavergne and Jan Archibald
Norbit” (DreamWorks, Distributed by Paramount) Rick Baker and Kazuhiro Tsuji
Pirates of the Caribbean: At World’s End” (Walt Disney) Ve Neill and Martin Samuel

Achievement in music written for motion pictures (Original score)
Atonement” (Focus Features) Dario Marianelli
The Kite Runner” (DreamWorks, Sidney Kimmel Entertainment and Participant Productions, Distributed by Paramount Classics) Alberto Iglesias
Michael Clayton” (Warner Bros.) James Newton Howard
Ratatouille” (Walt Disney) Michael Giacchino
3:10 to Yuma” (Lionsgate) Marco Beltrami

Achievement in music written for motion pictures (Original song)
“Falling Slowly” from “Once
(Fox Searchlight)
Music and Lyric by Glen Hansard and Marketa Irglova
“Happy Working Song” from “Enchanted
(Walt Disney)
Music by Alan Menken
Lyric by Stephen Schwartz
“Raise It Up” from “August Rush
(Warner Bros.)
Nominees to be determined
“So Close” from “Enchanted
(Walt Disney)
Music by Alan Menken
Lyric by Stephen Schwartz
“That’s How You Know” from “Enchanted
(Walt Disney)
Music by Alan Menken
Lyric by Stephen Schwartz

Best animated short film
I Met the Walrus
A Kids & Explosions Production
Josh Raskin
Madame Tutli-Putli” (National Film Board of Canada)
A National Film Board of Canada Production
Chris Lavis and Maciek Szczerbowski
Même Les Pigeons Vont au Paradis (Even Pigeons Go to Heaven)” (Premium Films)
A BUF Compagnie Production
Samuel Tourneux and Simon Vanesse
My Love (Moya Lyubov)” (Channel One Russia)
A Dago-Film Studio, Channel One Russia and Dentsu Tec Production
Alexander Petrov
“Peter & the Wolf” (BreakThru Films)
A BreakThru Films/Se-ma-for Studios Production
Suzie Templeton and Hugh Welchman

Best live action short film
At Night
A Zentropa Entertainments 10 Production
Christian E. Christiansen and Louise Vesth
“Il Supplente (The Substitute)” (Sky Cinema Italia)
A Frame by Frame Italia Production
Andrea Jublin
Le Mozart des Pickpockets (The Mozart of Pickpockets)” (Premium Films)
A Karé Production
Philippe Pollet-Villard
Tanghi Argentini” (Premium Films)
An Another Dimension of an Idea Production
Guido Thys and Anja Daelemans
The Tonto Woman”
A Knucklehead, Little Mo and Rose Hackney Barber Production
Daniel Barber and Matthew Brown

Achievement in sound editing
The Bourne Ultimatum” (Universal)
Karen Baker Landers and Per Hallberg
No Country for Old Men” (Miramax and Paramount Vantage)
Skip Lievsay
Ratatouille” (Walt Disney)
Randy Thom and Michael Silvers
There Will Be Blood” (Paramount Vantage and Miramax)
Matthew Wood
Transformers” (DreamWorks and Paramount in association with Hasbro)
Ethan Van der Ryn and Mike Hopkins

Achievement in sound mixing
The Bourne Ultimatum” (Universal)
Scott Millan, David Parker and Kirk Francis
No Country for Old Men” (Miramax and Paramount Vantage)
Skip Lievsay, Craig Berkey, Greg Orloff and Peter Kurland
Ratatouille” (Walt Disney)
Randy Thom, Michael Semanick and Doc Kane
3:10 to Yuma” (Lionsgate)
Paul Massey, David Giammarco and Jim Stuebe
Transformers” (DreamWorks and Paramount in association with Hasbro)
Kevin O’Connell, Greg P. Russell and Peter J. Devlin

Achievement in visual effects
The Golden Compass” (New Line in association with Ingenious Film Partners)
Michael Fink, Bill Westenhofer, Ben Morris and Trevor Wood
Pirates of the Caribbean: At World’s End” (Walt Disney)
John Knoll, Hal Hickel, Charles Gibson and John Frazier
Transformers” (DreamWorks and Paramount in association with Hasbro)
Scott Farrar, Scott Benza, Russell Earl and John Frazier

Adapted screenplay
Atonement” (Focus Features)
Screenplay by Christopher Hampton
Away from Her” (Lionsgate)
Written by Sarah Polley
The Diving Bell and the Butterfly” (Miramax/Pathé Renn)
Screenplay by Ronald Harwood
No Country for Old Men” (Miramax and Paramount Vantage)
Written for the screen by Joel Coen & Ethan Coen
There Will Be Blood” (Paramount Vantage and Miramax)
Written for the screen by Paul Thomas Anderson

Original screenplay
Juno” (Fox Searchlight)
Written by Diablo Cody
Lars and the Real Girl” (MGM)
Written by Nancy Oliver
Michael Clayton” (Warner Bros.)
Written by Tony Gilroy
Ratatouille” (Walt Disney)
Screenplay by Brad Bird
Story by Jan Pinkava, Jim Capobianco, Brad Bird
The Savages” (Fox Searchlight)
Written by Tamara Jenkins

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Unioni civili anche a Milano, pronti a votare 22 consiglieri. Oggi il dibattito in Comune, nel centrodestra cinque favorevoli.

La proposta di un registro anche per le coppie dello stesso sesso trova già appoggi trasversali e provoca polemiche.

(Giuseppina Piano - La Repubblica. edizione di Milano) Varare un «Registro delle unioni civili, comprensivo delle coppie dello stesso sesso che ne facciano richiesta». La proposta arriva oggi in consiglio comunale ed è già sottoscritta da un fronte bipartisan di 22 consiglieri. Altri 5 o 6 potrebbero aggiungersi in aula. Risultato: il Registro spacca trasversalmente i partiti, dal Pd a Forza Italia, e in aula assicura scintille tra cattolici e laici. Ma rischia (anche) di essere approvato.
Il Registro non potrebbe di certo dare quei diritti, ereditari ad esempio, che solo una legge nazionale (vedi Pacs, o Dico) potrebbe portare. Non sarebbe un riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, ma avrebbe un´ovvia portata simbolica. E si spera anche qualche effetto pratico per le coppie che, volontariamente, volessero iscriversi: garantirebbe gli stessi diritti di accesso ai servizi comunali delle coppie sposate. Cosa che oggi non sempre accade. Nelle graduatorie per l´assegnazione (e soprattutto nel mantenimento in caso di decesso di un coniuge) di una casa popolare le coppie non sposate sono svantaggiate. Oppure, in una serie di contributi dati dal Comune le coppie non sono tutte uguali: il recentissimo bando per dare soldi alle giovani coppie che devono comprare casa, per fare un esempio, è espressamente riservato a quelle «sposate».
Come andrà a finire in aula? Di certo sarebbe più che una sorpresa, nella Milano roccaforte della Cdl, arrivare a quel Registro che il Comune di Roma un mese fa non ha approvato. Sarebbe «un riconoscimento di pari diritti», per chi lo sostiene. Sarebbe «una scorciatoia per attaccare l´istituto della famiglia», per chi è contrario (o meglio, «contrarissimo») come Pasquale Salvatore dell´Udc. Scintille, appunto. Il punto di partenza è un documento, mediazione di tre testi diversi, e un lungo lavorìo diplomatico per costruire un fronte trasversale. Oggi tra i 22 firmatari 17 sono dell´Unione e 5 della Cdl. Il risultato è una mozione che arriva al voto in aula oggi, o nella prossima seduta di giovedì se si andrà per le lunghe. Il documento è un´iniziativa consiliare, "by-passa" la giunta Moratti. Ma se fosse approvato imporrebbe all´esecutivo di istituire il Registro. La premessa del testo è che «questo non vuol dire in alcun modo ledere il rispetto e la tutela del vincolo matrimoniale». E la prima firmataria, Patrizia Quartieri di Rc, presidente della commissione Pari opportunità, sottolinea che «il Registro serve a tutelare tutti, non certo a mettersi in contrasto con la famiglia». Tra i firmatari della mozione pro-registro c´è nientemeno che il capogruppo di Forza Italia Giulio Gallera: «Mi sembra una battaglia simbolica giusta da fare quando si parla di pari diritti». Tra i forzisti l´ala ciellina vede l´idea come fumo negli occhi, ma quella è solo una metà del partito. E dunque: «Forza Italia lascerà la più ampia libertà di voto». Come distanze e differenze al voto ci saranno nel Pd, dove il già diessino Pierfrancesco Majorino ripete che «la speranza è che ci sia una discussione serena, senza farsi travolgere dal corto circuito del dibattito sulla laicità». Impresa ardua. Il tema, si sa, è bollente e tanto più oggi, lontani dal Family day ma vicinissimi alla buriana della Sapienza. Non a caso Giovanni Colombo, cattolico del Pd che il documento però l´ha sottoscritto, consiglia che «sarebbe meglio rimandare il voto». Mentre contrario è Andrea Fanzago, ex Margherita: «Va bene parlare di allargamento dei diritti per tutti, ma il Registro non si può fare».

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Rugby. Parisse: "Vorrei avere la grinta di Troncon".

(Diregiovani) "Ho fiducia in me stesso, sono sicuro che farò le cose giuste". Tanta grinta nel raduno della Nazionale di rugby iniziato ieri all'Acqua Acetosa in vista del Sei Nazioni, lo sguardo alto e l'orgoglio di chi sente un carico sulle spalle. Ma le sue sono spalle larghe e pronte a sostenere tutto il peso del suo ruolo. Sergio Parisse, da venerdì scorso capitano degli azzurri, non vede l'ora di essere in campo. Ma prima c'è ancora tempo per gustarsi l'emozione di quella che è una tappa fondamentale nella sua vita, oltre che nella carriera. "Essere stato nominato capitano è un grande onore, sento la responsabilità di un ruolo così importante ma farò di tutto per dimostrare che me lo sono meritato e che ho tutte le carte in regola. Ero in macchina quando mi hanno chiamato Mallett e Checchinato per comunicarmi la decisione dell'allenatore: è stata una gioia immensa per me - continua il terza linea dello Stade Francais - sono rimasto senza parole, sapevo che c'era una possibilità, ma non credevo che sarebbe toccata proprio a me. Poi ho chiamato subito la mia famiglia. Mio padre si è emozionato... Lo capisco, penso che anch'io se avessi un figlio che gioca a rugby come me e diventa capitano della Nazionale, sarei orgoglioso". Dopo l'emozione, il primo impatto con la squadra. "Sono stato accolto benissimo da tutti, anche da Bortolami".

Già, proprio il capitano che Parisse andrà a sostituire in campo. "Per lui non era facile e sono rimasto sorpreso dalla sua reazione, è un grandissimo uomo e l'ha dimostrato anche in questa occasione. Non è stata una "degradazione" per lui, è stata solo una scelta non dettata da motivi particolari e lui resta comunque un leader in questa squadra. Per me non cambia niente ma cercherò di prendere decisioni giuste in campo e fuori, con i compagni". Però quello con Bortolami è stato un incontro particolare. "Con Marco ci siamo incrociati all'aeroporto di Londra... E' normale che sia dispiaciuto però ha sempre dimostrato un grande carattere. Spero di seguire i suoi passi e sono sicuro che avrò il suo appoggio. Cosa significa la decisione di affidare a me questo ruolo? Credo che si apra un ciclo: un nuovo allenatore vuole scegliere un nuovo capitano per chiudere con il passato e cominciare il proprio lavoro. Sicuramente è un momento delicato e un passo importante, anche perchè Nick sta introducendo molte novità come l'ingresso nel gruppo di tanti giovani di talento".

Per lui, che è stato capitano della under 21 della Benetton Treviso e poi vice della Nazionale under 21 insieme a Simon Picone, si tratta di una responsabilità. Ma i modelli ai quali ispirarsi non mancano: a Parisse si accende il sorriso quando parla di Alessandro Troncon. "L'ho conosciuto a Treviso quando avevo 18 anni, mi ha aiutato molto e mi ha dato grande fiducia. Per un numero 8 come me è stato bellissimo avere accanto un giocatore con la sua esperienza. Ma anche Marco è stato importante per la mia crescita, visto che è stato un capitano giovane come lo sono io adesso". Ma se dovesse "rubare" una qualità a ciascuno dei due, cosa sceglierebbe per la sua nuova avventura? "Di Alessandro vorrei la grinta, il modo di parlare e di caricare i compagni prima di una partita, mentre di Marco vorrei avere la determinazione e la freddezza nelle decisioni in campo".

E la prima occasione utile per dimostrare tutto questo sarà il prossimo 2 febbraio, nella partita d'esordio del Sei Nazioni, a Dublino contro l'Irlanda. "Per quanto mi riguarda, l'emozione sarà la stessa di tutte le altre partite: daro' il 100%. Però ci saranno decisioni da prendere e spero di non sbagliare". Anche perchè con l'Irlanda c'è ancora un conto aperto, eredità della sconfitta subita nell'ultimo incontro di preparazione ai Mondiali, il 24 agosto a Belfast. "Non meritavamo di perdere in quel modo, con quelle decisioni arbitrali discutibili - dice Parisse -. Quindi adesso abbiamo grande voglia di rivincita, ma penso che sarà una partita difficile perchè anche loro hanno voglia di riscattarsi dopo un Mondiale sottotono".

Una prima impressione sulle dinamiche di gioco introdotte da Mallett? "Il gioco di Nick è molto semplice e adatto a noi. Avrò tempo per discutere con lui ma ho già capito che è un uomo con le idee molto chiare, come si è visto nella decisione di dare spazio ai giovani. Penso che le cose andranno bene, abbiamo voglia di scrivere un rugby più bello dopo la delusione dei Mondiali".

Il video Ansa

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Grande Fratello 8: Il pateracchio del trans e famiglia, nuova formula contro il declino dei reality.

(Panorama) Un trans, un’intera famiglia siciliana e una casa ancora in costruzione invece dell’appartamento pronto con tutti i comfort. Il Grande Fratello, l’apripista e il più longevo dei reality show italiani, è iniziato tra formule fisse (ancora Alessia Marcuzzi, i soliti gridolini e saluti a mamma e papà dei concorrenti) e novità. L’intento della produzione è proporre nel cast un microcosmo della società italiana, con inquilini di ogni tipo. O semplicemente cercare di stupire e incuriosire, visto che i reality cominciano a perdere l’originario appeal, e il GF ormai tocca quota 8. Sembra comunque che finora la Endemol abbia colto il segno: 5.616.000 gli spettatori per la serata di debutto, con uno share del 27,72%. E da Mediaset segnalano che il programma ha toccato picchi di 8.190.000 spettatori con uno share del 40,2%.

Silvia Burgio, la più attesa della casa e fatta entrare per ultima come si fa con le star e con i “fenomeni” accalappia-audience, ha 29 anni, è transessuale di Gallarate (Varese), di professione truccatrice. Single e dalla bellezza esotica, come hanno notato i coinquilini nell’accoglierla.
La famigliola di Furnari (Messina), gli Orlando, è composta da padre pensionato, madre casalinga, tre figli di 22, 27 e 34 anni. Ovviamente non ci si è fatti mancare una dose di multiculturalità, con Ali, ventottenne di Beirut entrato grazie al televoto, e Thiago, ventiseienne brasiliano sposato: doveva partecipare anche la moglie, ma il GF ha deciso in diretta che solo uno dei due prendesse parte al gioco, e che la scelta fosse dei coniugi stessi. Un po’ di sano sadismo aiuta gli ascolti. E infatti per ora i partecipanti devono vivere in roulotte e tende da campeggio, finché non ultimeranno loro stessi l’allestimento dell’abitazione.
Quest’anno mancherà nella piccola Italia del GF una presenza gay? Tra i concorrenti passati ci sono state parvenze omosessuali, neanche troppo velate, ma mai tranquillamente dichiarate.
Il Grande Fratello continuerà a fare il botto anche nelle prossime puntate o seguirà l’onda del declino del reality evidenziata da programmi nati dalla sua costola (dalla Talpa alla Fattoria, da Wild West a Reality Circus, con cenni di cedimento anche per l’Isola dei Famosi)?
Per ora a fare il botto è stata la “bolla” in plastica trasparente che a Ponte Milvio ospitava tre aspiranti concorrenti. Assalita da una sessantina di giovani di Fiamma Tricolore, che rivendicavano il mutuo sociale e protestavano per l’emergenza abitativa a Roma, urlando ‘’la casa non è un gioco'’, armati di coltelli e bengala da stadio. Il tutto durante la diretta tv. Collegamento saltato e i tre ragazzi portati in salvo, ma i telespettatori non si sono accorti quasi di nulla.

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I sondaggi su Prodi diventano dati per la campagna elettorale e Berluscono non sarebbe il vincitore.

(Sperapubblica) Il rapporto tra politica e giustizia, l’emergenza rifiuti in Campania, i tanti dubbi sulla riforma elettorale e il colpo di grazia inflitto da Mastella sono alla base dell’imminente crisi del governo Prodi.
La predizione di un esecutivo traballante e in perdita di consensi è stata formulata dal sondaggio della Ipr Marketing per Repubblica.it, da cui è emerso un dato importante: la sfiducia verso Prodi è legata soprattutto alle dimissioni di Mastella. Confrontando infatti gli ultimi dati con quelli risalenti a una settimana fa, si può constatare che l’indice di gradimento nei riguardi del premier è diminuito di cinque punti percentuali. Dal 15 gennaio, data del penultimo rilevamento, ad oggi la fiducia nei confronti del Professore è passata dal 45% al 42%. Di conseguenza è aumentata anche la sfiducia: dal 51 al 55%.
Uguale sorte per il governo. Se prima del caso Mastella la fiducia per l’esecutivo era del 36%, dopo le dimissioni del Guardasigilli è franata al 31%. Le rilevazioni compiute da Ipr Marketing assumono un valore nuovo, soprattutto con l’apertura della crisi di governo: questi dati possono diventare fondamentali per impostare la campagna elettorale, nel caso in cui Napolitano decidesse di sciogliere le Camere.
La situazione critica del governo di centrosinistra pregiudica anche l’andamento dei partiti. Tra i “big” solo il Partito democratico tiene bene alla crisi che si sta vivendo tra il Parlamento e Palazzo Chigi: un segnale importante in vista delle probabili elezioni. Il Pd continua ad essere il primo organo politico, e non solo nello schieramento di centrosinistra. Se il partito di Veltroni regge il confronto con le forze di centrodestra, mantenendo un margine di confronto rispetto ad Alleanza Nazionale, Udc e Forza Italia, si assiste invece ad una discesa a picco della “Sinistra–Arcobaleno”. La federazione tra Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi e Sinistra democratica perde 4 punti percentuali, passando dal 20 al 16%. Un calo vertiginoso per la sinistra radicale, con una perdita di circa il 10%, se si considera il rendimento dallo scorso autunno ad oggi.
Tra l’opposizione, il partito di Gianfranco Fini risulta essere quello più “apprezzato”. Seguono l’Udc e Forza Italia, con il partito di Casini e raggiunge quello di Berlusconi. A non brillare tra le forze del centrodestra è il PdL. Il nuovo partito lanciato da Berlusconi, dopo aver sfruttando l’onda della novità, si ferma al 30%. Sembrano questi i numeri da cui partire verso la prossima campagna elettorale.

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Cuba potrebbe legalizzare la Unioni di Fatto anche per le coppie omosessuali.

(La manica tagliata) Mariela Castro, nipote di Fidel, figlia del fratello di quest'ultimo Raul, sta rivoluzionando silenziosamente i costumi del Paese. Molto amata in patria è riuscita a far ottenere importanti diritti ai transessuali e potrebbe ora riuscire a far approvare una legge che regolarizzi le Unioni di fatto anche omosessuali.

La notizia che ci arriva direttamente da Cuba, è confermata anche da un articolo del sito inglese Pinknews.co.uk. Cuba sta vivendo la transizione del dopo-Castro e chissà che dopo una dittatura sanguinaria non ne esca con un democrazia tale da insegnare qualcosa anche a noi occidentali.

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A scuola su Internet per diventare famosi.

http://flickr.com/photos/staticnomore/228551283/
(Panorama) Altro che accademie, scuole di recitazione e i programmi della De Filippi in tv. Negli Stati Uniti il nuovo fronte per diventare famosi è la Rete. Soprattutto quella parte di Internet che va sotto il termine-ombrello di web 2.0, in cui, al di là della bravura e dell’originalità di ciò che si fa, la regola numero uno è il passaparola.

E così a New York, presso Parsons - The New School for Design, è stato lanciato il primo corso che insegna a raggiungere la popolarità online. Come? Sul campo, ovviamente, e con la teoria ridotta all’osso. Gli studenti sono invitati ad aprire un blog e registrarsi un account presso i principali servizi online su cui devono poi diffondere i contenuti creativi realizzati. Le valutazioni dei docenti non sono per niente soggettive, ma basate su un “Famo Score”, ovvero un punteggio matematico ricavato dalla popolarità degli studenti su siti come Digg, Del.icio.us, Flickr, YouTube, Facebook, Technorati, Alexa, Google. Oltre alla quantità di visite ricevute, contano anche i commenti, i link e i bookmark che si è stati in grado di generare. Su Facebook e MySpace è importante, invece, il numero di amici e supporter che si è riusciti a rastrellare. Il tutto viene poi tradotto nel classico giudizio da A (ottimo) a F (gravemente insufficiente). Un po’ come già accade all’Università di Washington-Bothell, dove la tesina consiste nella redazione di una voce su Wikipedia.

“Allievi e docenti studiano insieme - ha spiegato uno degli organizzatori di Internet Famous Class al Time - non per capire come funzionano questi sistemi o per leggere case-studies seduti nei banchi, ma per interagire direttamente sul campo. Non si tratta di letteratura tedesca del Cinquecento; non c’è un esperto di riferimento o un corpo di conoscenze. E’ tutto nuovo”.
Anche se alcuni “trucchi” iniziano ad essere ormai noti ai più. Ad esempio, scrivendo titoli in un certo modo, utilizzando tag e parole-chiave per farsi intercettare dai motori di ricerca. E soprattutto mantenendo costante la propria presenza sui siti di social-network.

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Shangay: essere gay in Cina.

(Pasquale Quaranta e Iqbal Rustom via Sferalab) I differenti punti di vista si ritrovano nel sostenere che la Cina abbia conosciuto un’evidente trasformazione dei costumi grazie allo sviluppo finanziario ed economico degli ultimi anni. Kenneth Tan, titolare della boutique “manifesto”, parla di una vera e propria “metamorfosi” quando confronta la realtà odierna con quella di soli cinque anni fa. Malgrado questo progresso folgorante, la vita di molti gay e lesbiche a Shanghai, nel caso specifico, è soffocata dalla pressione sociale e dall’opinione pubblica.
Ma c’è una forte volontà, da parte dei giovani omosessuali cinesi, di essere liberi, come dimostra questa interessante indagine (vedi il video).
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Le due facce della medaglia

Due gruppi di persone si esprimono in questo video: da un lato troviamo gli adulti della generazione precedente. Essi hanno difficoltà ad esprimersi sul tema dell’orientamento omosessuale, talvolta sono evasivi, talvolta perplessi. Si può sottolineare la loro ignoranza sull’argomento (considerano l’omosessualità una malattia) ed è evidente l’ancoraggio di queste persone a un sistema dato di norme fisse e immutabili, un sistema permeato da omofobia ed eteronormatività (la convinzione che l’eterosessualità sia l’unica forma di sessualità “normale”). Ad una più attenta analisi si osserva che non è solo il dato generazionale ad influenzare le opinioni delle persone intervistate, ma anche l’interiorizzazione degli stereotipi derivanti da una cultura tradizionalista che fa breccia anche nelle menti più giovani. Dall’altro lato troviamo testimonianze di alcuni giovani che si esprimono con grande dignità: la ragazza lesbica e la coppia gay hanno l’aria di vivere con fierezza la loro sessualità, e fa tenerezza la testimonianza di uno dei due ragazzi, che afferma di sentirsi confuso rispetto al proprio stile di vita a causa dell’incomprensione della società in cui vive.

La speranza
Nella clip si sottolinea infine l’aspetto demografico della più popolosa città della Cina, che favorisce l’aggregazione di sempre più numerosi gay e lesbiche in bar e discoteche dedicate, o gay friendly: un’evoluzione favorita - secondo Peter Chorba, portavoce del gruppo lgbt (lesbico, gay, bisex e trans) di Shanghai - dalla presenza di molti espatriati che visitano per turismo e/o si trasferiscono stabilmente, magari per lavoro, nella cosiddetta “Parigi d’Oriente”. Che la Cina si stia pian piano (solo nel 2001 il governo ha tolto l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali) mettendo al passo con l’Europa nell’affermare una cultura delle differenze? C’è molto più di una semplice speranza negli occhi dei giovani omosessuali cinesi per sostenerlo

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Da spettro a ectoplasma: rivogliamo il Comunismo.

(Noantri) Uno spettro si aggirava per l'Italia: era lo spettro del Comunismo. Ripercorrendo gli ultimi due anni della vita politica del Paese è facile imbattersi in dichiarazioni allarmate da parte dei politici nostrani che denunciavano ricatti della sinistra radicale, ideologie vetero-marxiste contrarie al progresso, partiti con la falce e martello che volevano rifondare il comunismo. Oggi che il Governo Prodi è arrivato al capolinea, vorrei sapere che fine ha fatto questo spettro, quali danni ha arrecato al Paese e soprattutto quali risultati ha ottenuto. Perché bene o male, qualcuno che ha votato per la sinistra radicale, per l'ala sinistra di quelli che sono gli ormai sciolti Ds, per i due partiti con la falce e il martello, magari lo aveva fatto in buona fede, con la speranza di portare a casa almeno qualche conquista sociale.

Lo spettro che si aggirava per l'Italia, dopo un anno e mezzo di Governo, sembra ridotto a un ectoplasma innocuo come lo Slimer dei Ghostbusters. L'Italia è l'unico Paese dell'Europa Occidentale dove non esiste più un partito di sinistra - non arrivo a dire comunista - che pesi. E i dirigenti delle fazioni citate sopra devono assumersi le loro responsabilità. Divisione ideologiche e livori personali tengono ancora separate due formazioni come quella di Rifondazione e del PdCI. Gli orfani dei Ds che non hanno aderito al Partito Democratico restano in vita in Sinistra Democratica che probabilmente la maggior parte dei cittadini con diritto di voto non sa nemmeno che esiste, il progetto de La Sinistra, quella che a sentire Mussi poteva contare su oltre 150 parlamentari, è sprofondato sotto l'Arcobaleno del ridicolo simbolo che è stato scelto. E poi dopo due-tre settimane di "nuovo soggetto, nuovo partito, federazione, soggetto aggregante, associazionismo dal basso, comunicazione orizzontale", oggi - di questa Sinistra che non c'è - non se ne parla proprio. Il futuro politico del Paese ha una certezza: la sinistra non esiste più.

E in nome di cosa? Di una fedeltà alla causa che ha permesso a questo Governo di portare avanti le stesse politiche di quello precedente, di rafforzare nuove corporazioni centriste e alleanze trasversali che un anno e mezzo fa ci avrebbero fatto sorridere (vero Uòlter?). I lavoratori sono stati lasciati soli nelle contrattazioni per i rinnovi dei contratti. Ieri dopo nove mesi è arrivato quello dei metalmeccanici, ma il merito va solo a loro e ai sindacati. E non certo a quelli confederali. I Pacs - poi Dico, poi Cus - sono scomparsi. Però i voti degli omosessuali e di tutti quelli che credono nella libertà di scelta hanno fatto comodo. Così come i voti dei giovani che speravano di votare un Governo contrario alla precarietà del lavoro.

Inutile ricordare i tanti bocconi amari mandati giù dall'elettorato di sinistra, perennemente accusato di volere il ritorno di Berlusconi: dall'Afghanistan, alle dichiarazioni sulla Legge 194, alla gestione dell'emergenza rifiuti, fino alla polemica con Benedetto XVI, ultimo capitolo di una sempre più pressante presenza dello Stato Vaticano nei laici affari del Paese. Oggi, in pieno caos post-Mastella (uno di quelli che pesava più degli oltre 150 parlamentari) il Governo è in ginocchio. Probabilmente l'Udeur, dopo le dichiarazioni di appoggio esterno, presenterà una mozione di sfiducia. Insomma, manco la soddisfazione de fallo cascà da sinistra. Almeno una volta ci chiamavano irresponsabili. Ma sempre con la coscienza pulita.

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Donne: la bisessualità. Non è solo una fase.

Uno studio decennale smonta la convinzione secondo cui la bisessualità femminile sia soprattutto un fenomeno transitorio.

(Alice Politi - Style.it) La bisessualità femminile non è un fenomeno transitorio legato a un preciso periodo della vita di una donna. La conferma arriva da una nuova ricerca condotta, nell'arco di dieci anni, su 79 donne non eterosessuali. Dallo studio, condotto dall'Università dello Utah e pubblicato sulla rivista Developmental Psychology, si evince che, nelle donne bisex, l'attrazione per entrambi i sessi non subisce variazioni nel tempo.


Lisa Diamond, psicologa coordinatrice della ricerca, ha condotto le interviste face-to-face a partire dal 1995, su un campione di donne dello stato di New York tra i 18 e i 25 anni, che si definivano lesbiche, bisessuali o comunque non etero.

I risultati hanno evidenziato che la bisessualità femminile, più che una fase, rappresenta una stabile "identità" di genere. «Se si fosse trattato di una fase transitoria sarebbe emerso», spiega Diamond. «Ci sarebbe stato un cambiamento di identità e di relazioni, invece il modello di attrazione non-esclusiva è rimasto inalterato, persino tra le donne che si sono sposate. Il che smonta la convinzione che si tratti prevalentemente di una condizione temporanea».

Vero è, in generale, che le giovani si sentono oggi sessualmente più libere di sperimentare. «Anche le donne etero», aggiunge Lisa Diamond, «tendono infatti a sperimentare, più facilmente, desideri e comportamenti con persone dello stesso sesso. Ma se sono prevalentemente eterosessuali, si tratterà solo di esperienze che non apporteranno modifiche alla loro identità sessuale».

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“La bottega dell’orefice” di Wojtyla diventa un balletto.

“D’amore e luce” debutterà il 23 maggio alle Giornate della Pace di Lourdes.

(Zenit.org) L’opera teatrale di Karol Wojtyla “La bottega dell’orefice” diventa un balletto. “D’amore e luce” - questo il titolo del progetto di teatro-danza per la regia di Corrado Cascianelli, musica di Adriana Del Giudice - debutterà il 23 maggio a Lourdes.

Lo spettacolo è inserito nel programma delle “Giornate per la Pace” che il Comune della cittadina francese organizza ogni anno per le Università europee al fine di promuovere la pacificazione tra i popoli.
A farsi promotrice di questa iniziativa, rivolta soprattutto ai giovani, è l’associazione onlus “Mondi Vicini”.
La pièce, scritta nel 1956 dall’allora Arcivescovo di Cracovia e pubblicata nel 1960 dalla rivista “Znak”, ha conosciuto negli anni numerose trasposizioni teatrali e radiofoniche, fino a diventare, nel 1987, un film di Michael Anderson con Burt Lancaster e Andrea Occhipinti.
Ora, per la prima volta, le “meditazioni sul sacramento del matrimonio” di Karol Wojtyla verranno liberamente tradotte in uno spettacolo in due atti e tre quadri che mescola insieme diversi linguaggi: musica, danza, recitazione, grafica computerizzata e proiezioni video.

Il progetto, avviato due anni fa, ha già ricevuto il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, del Vicariato e della Provincia di Roma, si legge in un comunicato inviato da “Mondi Vicini”.
I casting per scegliere i sei personaggi principali (Teresa e Andrea, Anna e Stefano, Monica e Cristoforo), i 12 ballerini-comparse, i 4 figuranti e i due gruppi di vergini, avranno inizio attorno alla metà di febbraio.
Nelle “Giornate della Pace” di Lourdes (22-25 maggio 2007) saranno coinvolti studenti di tutti gli atenei del mondo ai quali verranno offerti spunti di riflessione sul tema della pace nel mondo.

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Teatro. 10 comandamenti alla rovescia: “Ossigeno” al Teatro Nuovo di Napoli.

(Napoligaypress) Sarà in scena fino al 27 gennaio al Nuovo Teatro Nuovo lo spettacolo di Ivan Vyrypaev “Ossigeno” (nell’allestimento di Teatro Clandestino).

Protagonisti della Piece sono Andrea e Andrea (interpretati da Fiorenza Menni) innamorati negli anni ‘70. Talmente innamorati che l’uno ucciderà la moglie dell’altro.

La storia è divisa in dieci quadri, dieci discorsi caratterizzati da dieci canzoni che si riferiscono direttamente ai dieci comandamenti: va in scena la dimostrazione pratica dell’ipocrisia del messaggio cristiano, di come i valori siano continuamente ridicolizzati da una generazione “senza fiato”.
Tubi al neon, luci da discoteca e musica rap sono le caratteristiche dello spettacolo. In scena con la Menni c’è Pietro Babina.

L’opera di Vyrypaev (nella foto), proposta nella traduzione di Alena Shumakova e nell’adattamento dello stesso Pietro Babina, è stata finalista al Premio Ubu come miglior opera straniera.

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L'Argentina: verso nuovi diritti.

(Une belle histoire) Sembra che César Cigliutti e Marcelo Suntheim, due leader del movimento omosessuale argentino, si siano sposati stamattina a Madrid e che,dopo una breve luna di miele, torneranno a casa per chiedere alla giustizia del loro paese il riconoscimento della loro unione.
Se in Spagna il matrimonio fra persone dello stesso sesso è perfettamente legale da quasi tre anni, proprio quest'anno l'Asamblea Nacional argentina discuterà un progetto di legge che riconosce questa possibilità.

I due attivisti argentini si son potuti sposare in quanto Marcelo, avendo anche la cittadinanza tedesca, in quanto cittadino comunitario può sposarsi in qualsiasi paese dell'UE. Già nel 18 Luglio del 2003 i due si erano uniti civilmente diventando la prima coppia omosessuale legalmente riconosciuta nella città di Buenos Aires.

"Qui", spiega Marcelo, "Esiste una legge locale che riconosce le unioni civili e concede alcuni diritti come la reversibilità della pensione e atri benefici economici e sociali". Ma i neosposini vanno oltre e pretendono l'equiparazione in tutto il territorio argentino degli stessi diritti e doveri delle coppie eterosessuali unite in matrimonio "Come avviene in Spagna".

"Crediamo che in prima istanza la risposta della giustizia argentina sarà negativa, ma andremo avanti e faremo appello alla Corte Suprema". Secondo loro i recenti matrimoni costituiscono uno strumento giuridico forte ed un aiuto con la comunità omosessuale argentina che loro rappresentano e con la partecipazione delle altre associazioni gay e lesbiche argentine come la Fundación Triángulo che "è stata fondamentale nel momento di fornire la documentazione per sposarci in spagna" racconta César.

Dopo che la i due mariti si unirono civilmente nel 2003, oltre 1600 coppue omosessuali l'han fatto a loro volta a Buenos Aires, peri i quali il riconoscimento del matrimonio spagnolo in Argentina costituirebbe un importantissimo precedente.

Riferimenti: El Pais

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Una società eticamente omofobica. Capitalismo e sessualità.

(Cronache di Agharta) Credo che la società, nei confronti dei gay abbia sempre e continui ancora oggi ad usare una doppia morale che è: eticamente omofobica, cioè condanna l’omosessualità come “amore nichilista e imperfetto” come sostiene Benedetto XVI al secolo Ratzinger, ed economicamente omofilica, nel senso che con i gay si fanno affari d’oro. E’ notoriamente risaputo da tempo che i maschi gay, per la loro condizione sociale sono in genere un soggetto appetibile per moltissime società commerciali a cominciare da quelle che si occupano di viaggi fino a quelle che si occupano di produzione voluttuaria in senso lato.

Solitamente il target gay standard è quello di una persona con un buon lavoro, una cultura superiore alla media, buona disponibilità al tempo libero. Naturalmente però non mi sento di generalizzare conosco molti gay che sono poveracci, poco colti e e morti di fame con situazione socio economiche disastrate e con i tempi che attraversiamo quest’altra dimensione della condizione omosessuale si va sempre più diffondendo. Ora si apprende che le banche asiatiche preferiscono assumere persone omosessuali rispetto che persone eterosessuali, perché le prime, proprio perché non vincolate dalla riproduttività e dunque dai doveri verso la famiglia, sarebbero più propense alla produttività, intesa come massimizzazione degli utili aziendali. Il mio punto di vista in merito è che al capitalismo ( termine caduto in disuso troppo presto) non importi molto l’orientamento sessuale e la sua pratica, importa invece avere braccia da lavoro, corpi per il lavoro, vite per il lavoro e questa regola è estesa a tutti. Le persone omosessuali diventano un soggetto di osservazione solo perché in alcune società – poche per la verità – il diritto alla scelta e alla pratica del proprio orientamento sessuale è salvaguardato da leggi ed articoli costituzionali.

In tutte le altre, quelle asiatiche, la cinese per esempio - ma anche in molti stati del nord America e ed in alcuni paesi delle ex repubbliche socialiste, Russia in testa vale un’unica morale: quella repressiva e basta senza neanche più l’ipocrisia vaticana della tolleranza della persona ma non della pratica. In ultima analisi io credo che per il capitalismo maturo siamo considerati tutti degli Iloti ( come a Sparta), solo che, rimanendo intatte le differenze di classe ( anche questo termine caduto troppo preso in disuso) , ci sono gay delle classi alte che non risentono di nessun condizionamento , si sposano vivono in ville a Malibù e se ne strafregano della doppia morale o del giudizio del Papa , mi vengono in mente Elton Jhon e il suo compagno, Valentino e Giammetti, Dolce & Gabbana e altri che magari fanno i gommisti o i meccanici, ma anche gli impiegati e che subiscono pesanti condizionamenti sociali o economici che ne compromettono lo stile e la qualità della vita, anche se, rispetto al lavoro credo che le condizioni – per le persone omosessuali non agiate – siano anche più insopportabili. Dunque le banche asiatiche hanno solo ottimizzato il rendimento delle” risorse umane” e la riflessione che hanno fatto sulla maggiore disponibilità delle persone omosessuali e quindi sulla loro selezione la faccio rientrare tutta nella categoria dello sfruttamento capitalistico delle persone che oggi è peggiore di quello praticato nella Londra dickensiana anche se sembra esattamente il contrario, solo perché nessuno si cura più di farlo notare.

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Una dichiarazione stupefacente. Pecoraro: mi sarei sacrificato per salvare il governo.

L'intervista Il ministro verde sotto accusa: è tutta colpa di Walter che si è fidato di Silvio.


(Monica Guerzoni - Corriere della Sera) «Mastella fa un errore gravissimo a far saltare un'alleanza che ha risanato i conti pubblici».
Eppure dovrebbe ringraziarlo, l'ex Guardasigilli.
«E perché mai? Il governo non sarebbe caduto sul mio nome».
Ne è sicuro? Dini avrebbe votato sì alla sfiducia contro di lei. E Prodi sarebbe comunque andato a casa.
«Non per causa mia. Se non avessi avuto il sostegno di tutta l'Unione, i Verdi sarebbero usciti dal governo».
Mastella l'ha bruciata sul tempo. Mentre lei minacciava la crisi, il leader dell'Udeur l'ha fatta.
«Noi abbiamo ipotizzato che i Verdi potessero ritirarsi dal governo, ma non avremmo mai fatto mancare l'appoggio al premier e al programma».
Mastella ha ricordato che lui si è dimesso, mentre lei...
«Non è stato molto carino nei miei confronti, però ho attribuito la sua esasperazione alla difficile situazione personale. Persino Rotondi, campano ma di centrodestra, ha riconosciuto che io non ho responsabilità alcuna sui rifiuti e che la mozione di sfiducia serviva solo a far saltare Prodi».
Invece lo hanno fatto saltare i suoi. Di chi è la colpa?
«Sarò un inguaribile prodiano, ma confido fino all'ultimo nella possibilità che Mastella ci ripensi. Siamo andati alle elezioni con un nome e un programma e non possiamo interrompere il risanamento, magari per motivi di rabbia. Sarebbe masochismo puro consegnare l'Italia a Berlusconi».
Davvero crede che Mastella possa ripensarci?
«Se c'è ancora spazio per ricostruire una solidarietà della coalizione lo si faccia fino all'ultimo minuto. L'uscita di Mastella è molto grave però era prevedibile, vista l'opposizione dell'Udeur alla bozza Bianco».
E' stato Veltroni a spingere per la riforma.
«Prestar fede a Berlusconi è stato un errore. Sono sorpreso di come tutti abbiano potuto inanellare tanti errori e consentire il rilancio di Berlusconi, che a novembre aveva rotto con gli alleati ed era in piena crisi. Forza Italia ha finto di parlare col Pd, ma stava preparando una trappola».
E Veltroni ha abboccato?
«Non so se solo lui, di certo chi in questi anni ha creduto alla buonafede di Berlusconi ha poi dovuto prendere atto che l'ex premier è furbo. Non dimentichiamoci che quando Veltroni ha detto "corro da solo", Berlusconi ha replicato "voglio l'alleanza massima con tutti i partiti della Cdl"».
Sospetta che Veltroni abbia cercato il confronto per far cadere Prodi?
«Non penso ci sia stata malafede, né una strategia. Si è trattato, purtroppo, della ennesima sottovalutazione della spregiudicatezza di Berlusconi».
E lei, ha la coscienza a posto?
«Ho fatto tutto in modo onesto e con lealtà. So di essermi fatto molti nemici in un Paese allergico alla applicazione delle leggi. Se ho un rimpianto? Le mie norme per far arrestare gli ecomafiosi non sono diventate legge».

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Silvia Burgio è il transessuale del Grande Fratello 8.

(Queerblog) Come dire. Visto che era tanto piaciuta l’idea che un transessuale entrasse nella casa, il Grande Fratello 8 ci ha riservato una sorpresa che passa purtroppo e per fortuna attraverso il clamore scandalistico di un reality, ma che personalmente mi riempie di orgoglio.

Si sospettava l’entrata di un transessuale in casa già da molto tempo e la possibilità che fosse una donna a tutti gli effetti, tra l’altro anche difficilmente riconoscibile come “ex-uomo”, era quasi scontato.

Rappresenta un passo importante verso la grande visibilità di chi ancora come lei fa fatica ad essere accettata nella nostra ancora bigottissima società. Specie nel mondo lavorativo.

Ho l’impressione però che sia stato fatto un percorso poco prevedibile. Il Grande Fratello, a differenza dell’Isola dei Famosi, non ha mai avuto ragazzi o ragazze omosessuali conclamati (anche se ne abbiamo visti e non erano nemmeno troppo celati).

E’ come se si fosse scelto di saltare un passaggio nella proposizione del mondo lgtb nei reality lasciando una voragine sulla quale c’è da riflettere. Presentare un gay conclamato avrebbe potuto comportare un problema e un trans no?

Non c’è stato mai un omosessuale ai provini che potesse offrire un’immagine meno macchietta dell’uomo gay o della donna lesbica rispetto a quello che abbiamo visto?

Ad ogni modo questa bellissima ragazza 29enne sono certo che si farà notare non solo per il suo piccolo “segreto”. Sperando che gli autori del reality vogliano mantenere la promessa di portare alla conoscenza del pubblico Silvia, e non colui che prima era un uomo e oggi non lo è più a tutti gli effetti.

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Mastella lascia e Prodi vuol dare i numeri. In Parlamento.


(Panorama) Mastella lascia e Romano Prodi vuol dare i numeri. Già, perché a dichiarare aperta la crisi salendo al Colle, dopo l’addio alla maggioranza dell’Udeur, non ci pensa proprio.

Così il premier, che nel fine settimana aveva cercato di ricucire con Clemente Mastella, dopo aver letto le dichiarazioni del suo ex Guardasigilli ha incontrato Veltroni e indetto un rapido vertice di maggioranza per poi annunciare: si va alla conta in Aula ” .

Elegantemente la chiamano “parlamentarizzazione della crisi”: è un mio principio, avrebbe detto Prodi, me ne vado solo con un voto contrario del Parlamento. Quindi, anche nell’attuale situazione, ha confermato l’orientamento a rivolgersi direttamente alle Camere per valutare se esista o meno una maggioranza che lo sostenga. E non solo a Montecitorio, ma, poi, anche al Senato. Insomma, niente salita al Colle dimissionario prima di aver verificato la consistenza reale della coalizione.

Un passaggio che, si ragiona in ambienti dell’Unione, non prevede l’ipotesi di governi tecnici o di transizione, così come chiesto invece da Lamberto Dini. Ma solo un prendere o lasciare. O il governo va avanti, o dietro l’angolo ci sono le elezioni anticipate. Una linea su cui sembrerebbero attestarsi i leader della sinistra radicale. D’altra parte i nanetti, ovvero i partitini del centrosinistra, potrebbero cominciare ad apprezzare l’idea del voto anticipato con questa legge, piuttosto che continuare l’agonia di questo esecutivo e questa legislatura per poi arrivare a una riforma elettorale con sbarramenti troppo netti.

Nel Pd, e per lo stesso motivo non c’è da stupirsi, ci sarebbero invece molti dubbi. Veltroni avrebbe chiesto di valutare bene la richiesta di voto anche al Senato, che potrebbe pregiudicare ‘’sviluppi successivi'’ della situazione, e anche D’Alema avrebbe molte perplessità sulla posizione draconiana del premier. Nonostante ciò, Veltroni e D’Alema si sarebbero però rimessi alla decisione di Prodi.
Gli sviluppi dello strappo di Mastella pare siano stati illustrati ieri in serata, al telefono, da Prodi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Poi, il premier ha chiamato il presidente della Camera Fausto Bertinotti e gli ha chiesto di poter rendere ‘’comunicazioni urgenti'’ stamattina a Montecitorio. Alla Camera era già previsto che Prodi, in veste di ministro della Giustizia ad interim prenda la parola per il dibattito sulla relazione sullo stato della giustizia redatta dall’ex ministro Clemente Mastella.
Le comunicazioni di Prodi dovrebbero essere ripetute al Senato, aprendo in entrambi i rami del Parlamento un dibattito, a conclusione del quale Prodi trarrà le conseguenze, chiedendo il voto o andando al Colle a rimettere il mandato.

E proprio nel giorno in cui le Borse mondiali danno la sveglia alle economie occidentali con un lunedì così nero che non si vedeva dal 2001, l’Italia resta con il fiato sospeso.

LEGGI ANCHE: Mastella a Prodi: insieme a te non ci sto più

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Svizzera. Il prete pedofilo e le coperture della diocesi.

Per la prima volta un membro della gerarchia cattolica svizzera ammette una responsabilità della Chiesa nella vicenda del sessantasettenne prete pedofilo di cui la stampa ha riferito nelle ultime settimane in seguito a un’indagine avviata contro di lui in Francia.

(La Regione Ticino) Nicolas Betticher, portavoce e, dal primo gennaio, anche vicario generale giudiziario della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo ammette persino una “complicità” nella recidiva.
“La parola complicità mi fa male per la Chiesa che amo, ma è vero”, ha dichiarato Betticher in una intervista pubblicata ieri dal giornale romando Le Matin Dimanche.
“È evidente che la procedura non si è svolta correttamente all’epoca. Altrimenti non ci sarebbe potuta essere una recidiva”, ha aggiunto. La curia sapeva infatti dal 1989 almeno che il sacerdote, un cappuccino, aveva abusato di un ragazzo, ma non aveva denunciato il fatto alla giustizia civile. La gerarchia ecclesiastica aveva preferito lasciar trasferire il molestatore in Francia, dove in almeno un’occasione ha compiuto lo stesso reato. Betticher ha detto di non avere spiegazioni per l’agire di allora: “Non ne ho idea. Non ho ritrovato dossier. Monsignor Genoud non era vescovo. Io non c’ero. Constato che si è agito in modo inaccettabile. All’epoca c’era una omertà spaventosa. Nei club di calcio, nelle scuole, si agiva allo stesso modo. Ma per un prete, è molto più grave: dev’essere al di sopra di ogni sospetto”. Da allora le cose sono cambiate, ha assicurato Betticher: “Abbiamo ormai una procedura molto severa. Non appena il vicario giudiziario è informato dei sospetti, deve immediatamente condurre un’indagine ecclesiastica. Se i fatti trovano conferma, chiederà al prete di denunciarsi. Se rifiuta, lo farà egli stesso”.

Il prete in questione è tornato in Svizzera nel 2005 e vive attualmente nel convento di Montcroix a Delémont, nel canton Giura, dove è protetto dalla pressione dei media, secondo quanto ha affermato il padre provinciale dei cappuccini, Ephrem Bücher, in carica da un anno. “Siamo anche noi responsabili in quanto cappuccini, perché all’epoca non abbiamo agito come avremmo dovuto”, ha ammesso Bücher ai microfoni della radio romanda.
Il sacerdote è stato interrogato lo scorso 14 gennaio dalla polizia cantonale giurassiana su richiesta di quella francese. Egli ha ammesso palpeggiamenti a carattere sessuale su un dodicenne nel 1992 nella regione di Grenoble. La vittima era suo nipote, ha indicato la magistratura francese, che si riserva di spiccare un mandato di cattura internazionale. Il prete avrebbe anche riconosciuto di aver commesso molestie in Svizzera.
La polizia giurassiana indaga ora a sua volta per chiarire se l’ecclesiastico abbia commesso anche in patria abusi non ancora caduti in prescrizione.

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La laicità dopo il caso Sapienza.

(Stefano Rodotà - La Repubblica) L´analisi delle vicende complesse, dunque l´esercizio della virtù della riflessione e della distinzione, diviene sempre più difficile. Questa difficoltà è cresciuta nel caso della visita del Papa all´università "La Sapienza". Senza ricorrere alla parola "laicità", e ricordando anche argomentazioni già proposte, vorrei sottolineare quali dovrebbero essere i principi di un discorso pubblico in una società che vuol essere democratica.
Per cominciare. Il furore polemico ha abusato di due argomenti, che chiamerò volterriano e iran-americano. Ridotta a slogan o a giaculatoria, è stata ripetuta la nota massima di Voltaire – «non condivido le tue idee, ma mi batterò perché tu possa manifestarle» (su questo ha scritto bene Giovanni Valentini). Ma, se durante una delle settimanali udienze del Papa uno dei partecipanti alza la mano, pretende di tenere un discorso e viene giustamente invitato a tacere, il canone volterriano è violato? Se, all´apertura di un congresso di partito, subito dopo la relazione del segretario, il leader di un altro partito pretende di parlare e giustamente gli viene negata la parola, siamo di fronte alla censura, all´imposizione di un bavaglio? Faccio queste domande, retoriche, non per ridimensionare la portata del principio indicato da Voltaire, ma per ricordare che si deve sempre tenere conto del contesto e, soprattutto, che quel principio non può essere applicato selettivamente. Non ci si può battere per il diritto di parola di Benedetto XVI e negarlo a Marcello Cini e Carlo Bernardini. La correttezza del discorso pubblico esige il rispetto del principio di parità.
Veniamo all´altro argomento. Più d´uno, per mostrare l´inaccettabilità delle pretese dei critici dell´invito al Papa, ha voluto ricordare che la Columbia University ha addirittura invitato il Presidente iraniano Ahmadinejad. Si può invitare un dittatore, un negatore dell´Olocausto, e non il Pontefice? Vediamo come sono andati i fatti. All´annuncio della visita sono partite molte critiche accademiche e una forte protesta degli studenti. Prima di dar la parola ad Ahmadinejad il presidente dell´università, Lee Bollinger, ha criticato con estrema durezza, al limite della maleducazione, le sue idee e posizioni. Dopo il discorso del Presidente iraniano, i presenti gli hanno rivolto molte domande ed hanno commentato anche pesantemente le sue risposte. Quel che è accaduto a New York, dunque, prova esattamente il contrario di quel che sostenevano quanti hanno richiamato quel fatto. L´università si fonda, in ogni momento, sul confronto e sul dialogo. La correttezza del discorso pubblico esige il rispetto del principio della veritiera descrizione dei fatti.
Proprio in omaggio a questo principio, bisogna ricordare che, pur essendo vero che alcune decisioni universitarie sono di competenza del Rettore e del Senato accademico, questo non vuol dire affatto che queste decisioni non possano essere oggetto di pubblica critica da parte di ogni professore o studente, né che la loro libertà di critica sia limitata alla scelta di non partecipare all´evento sgradito. L´università non è una organizzazione rigidamente gerarchica, né il Rettore è assistito dal privilegio dell´infallibilità. Peraltro, proprio la storia recente delle inaugurazioni dell´anno accademico alla Sapienza conosce critiche e contestazioni, in qualche caso accolte, agli inviti che si aveva in mente di fare. Non è esclusa la possibilità di invitare qualcuno a parlare senza contraddittorio, ma è indispensabile valutare attentamente le conseguenze di questa scelta. La correttezza del discorso pubblico esige che ogni vicenda venga valutata nel preciso contesto in cui si è svolta.
È rivelatore, peraltro, il modo in cui sono stati giudicati i 67 professori firmatari della lettera al Rettore, con la quale veniva chiesta le revoca dell´invito a Benedetto XVI. Sono stati definiti "professorucoli", si è detto che «i ragli degli asini non arrivano in cielo». La libertà accademica e la libertà di manifestazione del pensiero, dunque, dovrebbero arrestarsi di fronte al principio di autorità? Quale "licenza de li superiori" sarebbe necessaria per ottenere il permesso di parlare di chi sta in alto? La correttezza del discorso pubblico esige il rispetto del principio che tutti possano parteciparvi.
La critica ai professori firmatari della lettera e alle posizioni estreme di alcuni gruppi di studenti ha poi assunto toni dichiaratamente politici ed ha determinato anche ulteriori travisamenti della realtà. Si è descritto quel che è accaduto con parole come "veto", "censura", "cacciata", "bavaglio". Non insisto sul dato formale, ma tutt´altro che irrilevante, di una decisione presa in assoluta autonomia dal Papa, di cui non discuto motivazioni e finalità. Ma non si può chiedere ai firmatari di uniformarsi ad un principio di "opportunità" che, come ben vediamo in molti settori a cominciare da quello dei mezzi d´informazione, può facilmente diventare autocensura. La democrazia si nutre di opinioni non solo diverse, ma anche sgradevoli, delle quali si può ben discutere il merito, ma di cui non si può negare la legittimità. E le posizioni degli studenti devono essere giudicate con lo stesso metro, eccezion fatta per gli aspetti di ordine pubblico, peraltro ritenuti tali da non provocare preoccupazioni, secondo le dichiarazioni del ministro dell´Interno. Comunque, gli aspetti politici della vicenda devono essere analizzati con criteri anch´essi politici. La correttezza del discorso pubblico esige che non si mescolino i piani delle valutazioni.
La politica, allora. È indubitabile, ormai, che non tanto la linea scelta dal Pontefice, quanto i concreti modi di attuarla, vadano ben al di là della dimensione pastorale e teologica. Il Pontefice si comporta ed è percepito come un leader politico. Questa non è una conclusione malevola. Basta ricordare una sola vicenda, quella legata al duro intervento del Papa sulle condizioni di Roma in occasione dell´udienza concessa ai rappresentanti degli enti locali del Lazio. Quelle dichiarazioni hanno determinato una trattativa "diplomatica" che, in linea con le peggiori abitudini della politica italiana, ha poi portato a denunciare le "strumentalizzazioni" e le "deformazioni" delle parole del Papa, entrate con prepotenza nel dibattito politico.
Questo porta ad una considerazione più generale. Si insiste nel dire che la religione deve essere riconosciuta anche nella sfera pubblica. Ma che cosa significa questa affermazione? Che nello spazio pubblico la religione ha uno statuto privilegiato o che, entrando in quello spazio, ogni religione partecipa al discorso pubblico con le proprie importanti caratteristiche, ma in condizioni di parità? Nel 1989 la Corte costituzionale ha scritto che «il principio supremo della laicità dello Stato è uno dei principi della forma di Stato delineata nella Carta costituzionale della Repubblica», sancendo così l´eguaglianza che accomuna tutte le religioni e, insieme, la loro sottoposizione a quel principio fondativo della convivenza democratica. Nella sfera pubblica tutti i soggetti devono accettare la logica del dialogo, della critica ed anche della contestazione.
Altrimenti l´insidia del temporalismo si fa concreta. Non a caso da studiosi autorevoli e da politici cattolici consapevoli dei rischi di questa deriva sono venute analisi rigorose del rischio di un ritorno del "Papa re" e di un vero uso strumentale della religione, simboleggiato da quella sorta di "chiamata alle armi" dei cattolici a manifestare in piazza San Pietro in una occasione squisitamente liturgica. La correttezza del discorso pubblico esige una presenza costante del canone della democrazia.
Ha fatto bene Alberto Asor Rosa a ricordare la feconda stagione di dialogo tra credenti e non credenti nella Cappella universitaria della Sapienza, dove ebbi la fortuna di discutere con un grande biblista, Luis Alonso Schoekel. Aggiungo il mio personale ricordo dell´invito che rivolsi a monsignor Clemente Riva perché venisse a parlare nel mio corso, e del suo emozionante dialogo con gli studenti. Altri tempi, altre persone, altra politica? Una stagione irripetibile? Spero e voglio credere di no, perché continuo ad avere molte occasioni di dialogo con un mondo cattolico che tuttavia fatica ad essere presente nella sfera pubblica. Altrimenti dovremmo tornare alle amare parole di Arturo Carlo Jemolo, che nel 1963 così scriveva: «Questa Italia non è quella che avevo sperato; questa società non è quella che vaticinavo... l´affermarsi e il dissolversi delle tavole del liberalismo; l´inattesa realizzazione di uno Stato guelfo a cento anni dal crollo delle speranze neoguelfe».

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