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sabato 19 gennaio 2008

Concorrente mancato del Grande Fratello si ammanetta a Roma per protesta.

(Adnkronos) - Vuole entrare a tutti i costi nella Casa di Grande Fratello e per farlo non esita ad ammanettarsi alle transenne che circondano la 'bolla' di ''Grande Fratello Sottovetro'', la novita' dell'ottava edizione del reality, una struttura costruita a Ponte Milvio dove questa mattina sono stati chiusi tre concorrenti che si giocheranno con il televoto l'ingresso nella Casa lunedi' sera nel corso della prima puntata del reality. Domenico, un geometra 29enne calabrese, nel corso del pomeriggio si recato a Ponte Milvio e in segno di protesta per non essere stato scelto come concorrente, si e' ammanettato alle transenne che circondano la struttura di 8 metri x 4 completamente trasparente che ospita Ali Ayach, Andrea Bertoni e Francesco Elia, i primi tre concorrenti della nuova edizione del programma, che non si sono assolutamente accorti della ''protesta'', forse perche' troppo intenti nella prova assegnata loro: pulire 100 paia di scarponi. Dopo un paio d'ore il ragazzo si e' fatto togliere le manette dalla polizia, intervenuta sul luogo, ma e' rimasto comunque seduto vicino alla struttura. La novita' della bolla ha suscitato grande stupore, soprattutto nei paesi dei ragazzi rinchiusi. Lo staff del programma, infatti, e' stato sommerso dalle telefonate dei parenti e amici dei tre, letteralmente presi d'assalto dalla stampa locale.

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Bellezze. Thiago Rufinelli.


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Perché gli uomini picchiano le donne.

[i](Credits: Ansa)[/i]

(Panorama) Al titolo manca il punto interrogativo ma il gioco di significati che per questo si crea è totalmente voluto. Perché gli uomini picchiano le donne scritto con pseudonimo da Aldo Rocco e pubblicato da Sovera Multimedia è allo stesso tempo una domanda e la sua negazione.

Che cosa ci sia dietro un uomo che picchia (o cosa manca, sarebbe meglio dire) è oggetto di questa inchiesta che si articola senza ipocrisie e con lucidità di dettagli. Un’ inchiesta nata durante un viaggio a Venezia del suo autore che si è imbattuto per caso in una giovane donna mentre veniva picchiata selvaggiamente dal marito in mezzo alla strada. Dopo averle prestato soccorso è arrivato il racconto della storia per mezzo della diretta interessata. La furia del marito era stata scatenata dal fatto che la ragazza aveva lanciato un’occhiata ad una coppia di passanti. Una semplice occhiata. Da questo episodio dunque l’idea del libro. E gli inevitabili interrogativi. Che cosa fa scatenare l’ira in un soggetto altrimenti tranquillo? Che cosa trasforma drammaticamente il comportamento di una persona fino a qualche tempo prima irreprensibile? L’agile volume prova a rispondere attraverso cinque storie di coppie ammalate di violenza dove in alcuni casi, per ironia della psiche, la vittima difende il carnefice e il carnefice appare una vittima.

La conclusione è che gli uomini violenti non nascono violenti. E che le cause di tale degrado psicologico sono molteplici: sociali, familiari, finanziarie. Cause che richiedono un’analisi approfondita dell’infanzia dell’uomo violento ma anche l’evoluzione del suo rapporto di coppia. Il libro si apre e chiude allo stesso modo, come se alla fine dell’inchiesta si fosse tornati al punto di partenza. Con un “perché” che apre mille domande e allude a mille risposte. Ma con un’unica certezza. In questa spirale di violenza a perderci sono tutti, vittime e carnefici.

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Forlì. Guido Cagnacci, una mostra per scoprire un genio della pittura del '600.

(J. Belhumeur - Fashionlaw) Forlì dedica una grande mostra a Guido Cagnacci (curata da Antonio Paolucci e Daniele Benati), che inaugura l'apertura annuale dei Musei San Domenico il 20 gennaio (fino al 22 giugno). Il pittore, nato a Santarcangelo di Romagna nel 1601 (morì a Vienna nel 1663), fu un autentico protagonista del Seicento, autore di capolavori tra il naturalismo drammatico di Caravaggio e la bellezza virtuosa di Guido Reni. E' noto soprattutto per la sensualità dei suoi nudi femminili, ma creò anche bellissime opere sacre. Inquieto e litigioso, capace di passioni violente e scosso da profonda spiritualità, condusse una vita errabonda, da Rimini a Bologna, da Roma a Forlì, e poi a Venezia e infine a Vienna. Accompagnato spesso da giovani donne che gli facevano da modelle e che per passare inosservate si vestivano da uomo. La mostra presenta oltre 80 opere del pittore, ricostruendo gli inizi dell'attività nella sua terra natale, per poi accompagnarlo a Roma, dove si recò più volte in compagnia del Guercino, venendo a contatto con le opere di Caravaggio. Quando la fama ormai raggiunta lo portò a Bologna, si misurò con i lavori di Guido Reni, da cui trasse una nuova monumentalità senza che le sue immagini perdessero spessore carnale. "Per evidenziare i risultati di queste esperienze, la mostra affianca ai capolavori giovanili di Cagnacci dipinti del Caravaggio e dei suoi seguaci, nonchè di Guido Reni e di Guercino (complessivamente oltre cento opere)" - come ci è stato precisato da Antonio Paolucci alla conferenza stampa tenutasi alla Pinacoteca Brera di Milano il mese scorso. L'esposizione riserva grande spazio ai soggetti profani e ai nudi femminili che il pittore privilegiò, e che lo portarono a lavorare in ambienti segnati da una grande libertà (Venezia e Vienna). Accompagnano in mostra il folto nucleo di opere di Cagnacci, pitture di Guercino, Guido Reni, Francesco Albani, Orazio Borgianni, Ludovico Carracci, Gentileschi padre e figlia, il già rammentato Caravaggio e altri. Così, se si vuole la riprova dell'indipendenza del "genuis" cagnaccesco, basta un confronto fra il "Ratto d'Europa" di Guido Reni e quello di Cagnacci, dipinto già protagonista di una bella esposizione dedicata al mito d'Europa alcuni anni fa dalla Galleria degli Uffizi. Non solo le carni palpitanti, il cromatismo raffinatissimo, "qui pare quasi lo scarto di un'epoca".

Guido Cagnacci. Protagonista del Seicento tra Caravaggio e Reni
Curatori Daniele Benati e Antonio Paolucci
Forlì, Musei San Domenico, 20 gennaio - 22 giugno 2008
Guido Cagnacci, nato a Sant'Arcangelo di Romagna nel 1601, morì a Vienna nel 1663.
Ufficio Stampa Esseci di Sergio Campagnolo
Catalogo Silvana Editoriale
www.guidocagnacci.com
Info: 199 199 111

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Gli archivi nazisti senza più segreti.

Al museo dell'Olocausto di Washington i sopravvissuti e le loro famiglie portanno ricostruire la tragedia della Shoah.

(Emiliano Maini - La7) "Quando ho trovato i miei documenti avevo le prove per parlare al mondo". La storia di cui parla David Bayer è la stessa che milioni di ebrei e perseguitati dal regime nazifascista possono ora ricostruire con il supporto dei documenti storici accessibili grazie al database creato dal museo dell'olocausto di Washington. Con questo lavoro i sopravvissuti e i loro familiari potranno ricostruire le vicende legate alla Shoah attraverso i documenti dell'archivio di Bad Arolsen in Germania. Nella città tedesca ha sede infatti l'International Tracing Service dove sono custoditi tutti gli archivi raccolti dagli alleati nei campi di sterminio, negli uffici della Gestapo e negli archivi delle SS, documenti fino al 2006 praticamente inaccessibili. Dopo un lavoro di digitalizzazione una parte del materiale è stata inviata al museo di Washington. Sul sito è possibile inoltre inviare le richieste sulle persone coinvolte nella tragedia consumata nel secolo scorso nel cuore dell'Europa. Coinvolti nel progetto anche lo Yad Vashem di Gerusalemme e l'Istituto per la memoria nazionaledi Varsavia. "Si tratta di una banca dati costruita sull'apporto volontario delle persone che hanno fatto richiesta. Non sarà completa ma testimonierà la vicenda dei sopravvissuti" dice questo ricercatore. Tra il 2008 e il 2010 verrà completata l'opera di digitalizzazione dell'intero archivio tedesco con le parti riguardanti i campi di lavoro e degli sfollati. Un lavoro che metterà finalmente al sicuro la storia Olocuasto dagli attacchi dei negazionisti e dall'oblio della memoria.
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Bellezze: Anthony.


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L’anno nero della privacy è appena finito. E adesso?

http://www.flickr.com/photos/hyku/368912557/

(Panorama) Il 2007 è stato un anno nero per la privacy. In tutto il mondo e soprattutto nelle democrazie storiche. Con Malesia, Cina, Stati Uniti e Russia a contendersi il primato delle peggiori. E la Gran Bretagna che si riconferma il Big Brother più distratto (dopo alcune clamorose perdite di dati sensibili). L’Italia? Meglio di altri paesi europei, ma neanche troppo. Le uniche isole felici per la riservatezza restano Grecia, Romania e Canada.

Queste le conclusioni dell’ultimo rapporto di Privacy International, organizzazione non governativa impegnata sul fronte del diritto alla privacy, che monitora lo stato dell’arte in 47 paesi del mondo. E che quest’anno punta il dito soprattutto contro l’Unione Europa: “Le iniziative di sorveglianza promosse da Bruxelles hanno causato un sostanziale declino della privacy, erodendo le protezioni anche in quei paesi che hanno sempre tenuto in buona considerazione il tema”. Il riferimento è alla Germania, scivolata dal primo al settimo posto in Europa dopo l’adozione di alcuni provvedimenti per la sicurezza (carte d’identità con le impronte digitali ed estensione dei sistemi di tv a circuito chiuso).
Subito dopo la Germania, all’ottavo posto, troviamo l’Italia, paese “con buone salvaguardie ma deboli protezioni”. Il che, tradotto in parole semplici, vuol dire che, da una parte, abbiamo buone garanzie costituzionali (l’art. 14 e l’art.15), un ampio quadro normativo (tra cui il Codice della privacy del 2003) e un’Autorità di controllo (il Garante).
Dall’altra, però, si registrano anche frequenti violazioni e abusi: il rapporto denuncia i discussi tabulati di Telecom e il recente provvedimento del governo Prodi (poi ritirato) per l’iscrizione di tutti i blog in un Registro. Ma ad allarmare maggiormente gli analisti di Privacy International è soprattutto l’eccessivo periodo di archiviazione dei dati telefonici e sul traffico Internet. Una questione di cui si è tornato a discutere all’inizio dell’anno dopo la proroga (a sorpresa) del Decreto Pisanu (legge 155/2005 “Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale”). Fino alla fine del 2008 tutti i dati sulle nostre conversazioni e connessioni alla rete risalenti al 2001 non potranno essere distrutti dai fornitori di servizio. Un periodo di oltre sette anni e mezzo che non ha eguali in Europa. A cominciare dai paesi maggiormente colpiti dal terrorismo: in Spagna e Inghilterra è previsto un tetto massimo di 12 mesi.

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Meglio esser Chiari. Sky rende omaggio al grande attore con un documentario e una maratona di film.

Ho un bellissimo maggiolino color celeste chiaro, come un frigorifero anni '50. Lo hanno guidato mia madre, mia nonna, la mia tata e mio padre. Oggi con l'auto "di famiglia" inizio uno strano viaggio. Vado a trovare gli amici di papà, quelli che hanno diviso con lui qualcosa di importante, per farmi raccontare il massimo di verità, ma con il minimo dei luoghi comuni. Voglio parlare di lui, con chi gli ha voluto bene. E partire dalla Sardegna è proprio una buona idea. E' qui che abbiamo trascorso tutte le estati della nostra vita.

Simone Chiari

Questo lo stile con il quale Simone Chiari
(figlio di Walter Chiari e Alida Chelli), per la prima volta, ha scelto di raccontare suo padre. Armato del suo storico "maggiolino", una chitarra e un'infinità di immagini reali e mentali, pubbliche e privatissime, Simone ascia la Sardegna per un nuovo viaggio nel passato.
Presentato oggi a Milano, Meglio esser Chiari (regia di Cecilia Formenti, autore Alessandra Galletta, musiche originali di Simone Chiari, una produzione ROMA K4 per SKY Cinema) andrà in onda il 23 gennaio alle ore 18,10 con replica il 26 gennaio alle ore 20,00 su SKY Cinema Classics.

Grazie a sorprendenti e informali visite ai protagonisti della vita privata del padre, alternate a quelle di colleghi e pigmalioni(tra cui Alida Chelli, Pippo Baudo, Franco Califano, Giuliano Gemma, Tony Renis, Carlo ed Enrico Vanzina, Sandra e Raimondo Vianello), Simone ci svela la verità sul Walter Chiari pubblico e privato. Ogni momento saliente del documentario viene accompagnato da brani originali scritti da Simone e da lui eseguiti con la chitarra acustica, brevi voice over e brani scelti tra film, immagini e materiali pertinenti con ciascun incontro, oltre ad immagini inedite dall'archivio di famiglia.

Per l’occasione, sempre su SKY Cinema Classics, dal 25 al 27 gennaio dalle ore 10 fino alla seconda serata, verranno programmati i film più importanti che vedono Walter Chiari come protagonista.
Questo ricco omaggio è un doveroso e affetuoso tributo a un grande artista ingiustamente dimenticato che ha dato al cinema, alla televisione e al teatro molto più di quanto abbia ricevuto.

Con Meglio esser Chiari, SKY dimostra ancora una volta grande attenzione verso il cinema nostrano. Un amore che si traduce nella produzione e acquisizione di documentari esclusivi per ripercorrere la vita personale, l’arte e il genio dei grandi protagonisti della cinematografia italiana. Ben 22 sono i documentari prodotti da SKY per la serie Cinema doc, di cui 6 in collaborazione con Cinecittà Entertainment Tra i tanti titoli ricordiamo Nino Manfredi: Nudo d'attore, L'Armata Monicelli, Caro Vittorio, L'Italia dei generi, Mario Bava - Operazione Paura, Italia '70 - Il Cinema a mano armata, Ugo, nessuno centomila, Prima di essere Albertone, Indagine su un cittadino di nome Volontè, Lei non sa chi è Totò, Aldo Fabrizi: cuoco, poeta, attore, Anna Magnani: ritratto d'attrice, Fellini-Sono un gran bugiardo, Sophia: Ieri oggi e domani

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Il GF8 parte in una bolla di vetro. Anche un trans tra i concorrenti. Il via lunedì su Canale 5.

Notizie e indiscrezioni sui partecipanti dal Grande Fratello. Intanto tre aspiranti sono già "rinchiusi sottovetro" a Ponte Milvio a Roma.

(La Repubblica) Non è ancora ufficiale, ma ormai certa la presenza di un transessuale tra i concorrenti dell'ottava edizione del Grande fratello che prenderà il via lunedì su Canale 5 in prima serata, condotto per la terza volta da Alessia Marcuzzi. Intanto tre aspiranti concorrenti sono già "rinchiusi" in una grande "bolla" trasparente a Roma, dove rimarranno fino a lunedì, quando il pubblico da casa deciderà chi di loro farà parte del reality.

Sulla presenza di un transessuale, anticipata nei giorni scorsi da Alfonso Signorini, i responsabili del programma continuano a mantenere la suspense, ma voci dal programma confermano la notizia. Di sicuro tra i 19 concorrenti del Gf8, la maggior parte dei quali scoprirà di essere stata scelta solo lunedì in diretta, c'è una famiglia siciliana di cinque persone (padre, madre e tre figli maggiorenni), alcune coppie, un papà separato con un figlio, una dottoressa, un impiegato, un imprenditore, un pugile, un meccanico, un muratore.

Un'altra novità tenuta in serbo dagli autori fino a poche ore fa è la grande "bolla" trasparente di otto metri per quattro allestita a Ponte Milvio, a Roma. All'interno ci sono già tre concorrenti "sottovetro" che rimarranno sotto gli occhi di tutti i romani e anche dei telespettatori che potranno osservarli dal pomeriggio in varie finestre di programmazione su Canale 5.

Poi, lunedì sera durante la prima puntata in diretta tv, il pubblico con il televoto decreterà chi dei tre si aggregherà ai concorrenti che vivranno all'interno di Cinecittà dove è stato allestito il nuovo "condominio" del Grande Fratello. I tre concorrenti sottovetro sono: Ali Ayach, 28 anni, libanese laureato in ingegneria meccanica alla Sapienza di Roma; Francesco Elia, 32 anni, di Castellana Grotte (Bari), laureato in scienze motorie e insegnante di Pilates; Andrea Bertoni, 34 anni, di Faenza, meccanico di trattori.


Nelle prime settimane dei 92 giorni che durerà il reality, i concorrenti dovranno fare gli operai. Infatti, la casa, trasformata quest'anno in un condominio, consistente in una villetta di tre appartamenti, è ancora un cantiere e gli aspiranti al montepremi di 500 mila euro dovranno finire di costruirla. Nel frattempo vivranno in un campeggio.

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Sassuolo. Sindaco e sentenza Cassazione su clandestino omosessuale.

(Sassuolo 2000) “Il diritto alla vita è sacro ed inviolabile, prescinde dal colore della pelle, dalla razza, dagli orientamenti sessuali o politici; ma continuare ad allargare i buchi di un filtro che contiene già troppe falle rischia di creare un danno, anziché ribadire un diritto”.

Il Sindaco di Sassuolo Graziano Pattuzzi commenta così la decisione della Corte di Cassazione che, di fatto, permette al clandestino omosessuale di non ottemperare all’ordine di espulsione perché in patria rischia di essere perseguito penalmente.
“Nessuno vuole puntare il dito contro gli omosessuali – prosegue il Sindaco – quello che si vuole è che alle parole seguano i fatti, che l’obiettivo che sta alla base di una legge non venga poi vanificato dalla sua interpretazione. Credo tutti quanti ricordino, agli inizi del mese di Novembre, il caso dei tre extracomunitari clandestini arrestati e rimessi in libertà perché non avevano i soldi per rientrare in patria o non avevano i documenti necessari.
Certo – commenta Pattuzzi – i due casi sono diversi, ma il rischio è comune: nessuno vuole che, per evitare di ottemperare all’ordine di espulsione, si possa superficialmente dichiarare di non avere soldi, non avere documenti o essere omosessuali.
In questo modo non solo si vanifica l’enorme lavoro e i rischi che quotidianamente corrono le Forze dell’Ordine per garantire la sicurezza ai cittadini, si vanifica anche il concetto stesso che stava alla base di una legge che voleva essere restrittiva, come la Bossi /Fini, e che in realtà si è dimostrata troppo lacunosa. Va ricordato, infatti, che un extracomunitario clandestino arrestato e processato non può essere processato una seconda volta per lo stesso reato: per cui il rischio è quello di concedere troppo superficialmente una sorta di immunità riguardo la clandestinità, un’immunità che va contro le richieste della gente, contro la legge, contro la stessa logica comune. Quanto chiediamo – conclude il Sindaco di Sassuolo Graziano Pattuzzi – è uniformità di giudizio, coerenza interpretativa ed analisi approfondite sui singoli casi”.

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Dopo le foto hard. Luca Marin punta alla rivale di Laure. "La Manaudou era più gelosa di me".

(TGCom) Dopo oltre un mese dalla rottura con la Manaudou, dopo aver sopportato la rabbia delle foto e i sospetti di chi l'accusava di averle scattate lui, Luca Marin rompe il silenzio e su Chi parla del rapporto con la sue ex. Alle accuse della francese di essere troppo geloso, replica che lei lo era molto di più. Non solo. Si definisce un "innamorato ferito" ma confessa:"Con Federica Pellegrini siamo grandi amici", ma aggiunge:"Per ora".

A soli 21 anni il nuotatore ha già scoperto cosa voglia dire soffrire per amore. Lo si capisce perfettamente e poi è lo stesso Marin a confessarlo.
"Laure è stata la donna più importante della mia vita" ammette il nuotatore, raccontando però anche le sofferenze che questo grande amore gli ha portato. Innanzitutto la notizia arrivata all'improvviso che lei non lo amava più. "Ci siamo visti a Berlino per delle gare e l'ultima sera mi ha detto che fra noi era finita". Una doccia fredda mal sopportata da uno che all'acqua è abituato. E ancora. Luca racconta di come si sono conosciuti, di quando si sono scambiati il primo bacio della loro gelosia, l'una dell'altro. "Lei in realtà era molto più gelosa di me", dice Marin rispondendo alle accuse della francese. Ma per lui non era un problema. Anzi:" Mi faceva sentire importante".

Non così per la Manaudou, evidentemente che in una recente intervista ha detto che la causa della rottura arriva proprio da un'insana gelosia. Poi Marin racconta anche la delusione e la rabbia nel vedere le foto hard della sua fidanzata in Rete. Ammette di aver provato dolore sia per le foto sia per i sospetti che quegli scatti gli avesse fatti lui. Poi un accenno anche all'episodio dell'anello, gettato in aria dalla nuotatrice francese: "Io l'anello non gliel'ho mai chiesto indietro", anche se non nasconde di aver provato rabbia a sapere che lei lo indossava mentre stava con un altro, Benjamin Stasilius.

Ma Marin pare aver già sollevato la testa. Dalle parole del nuotatore si capisce che ha un debole per la collega Federica Pellegrini. Interpellato sul rapporto che li lega Luca risponde:"Io e Federica ci alleniamo insieme a Verona, ma questo è tutto". Poi però aggiunge:"Per ora. Per quanto riguarda il futuro, mai dire mai".

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A Roma il mito futurista della velocità.

(Francesco Prisco - Il sole 24ore) Per l'ingenuo e rivoluzionario Filippo Tommaso Marinetti, teorico del Futurismo, il rombo di un'automobile era «meglio della Nike di Samotracia» e non c'era modo più efficace per descrivere le perfette forme aerodinamiche di una spigola appena pescata che paragonarla ad un siluro. L'inizio del Novecento, con la sua entusiastica conquista del progresso tecnico, vede nell'esaltazione della velocità una vera e propria poetica di riferimento. A questo controverso sentimento è dedicata "Il mito della velocità – Arte, motori e società nell'Italia del Novecento", mostra in programma dal 19 febbraio al 18 maggio al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Una collettiva di forte impatto visivo, quella curata da Eugenio Martera e Patrizia Pietrogrande, che riunisce automobili di varie epoche, motociclette, aerei, fotografie storiche, filmati ed ovviamente opere d'arte in uno spettacolare quanto inedito connubio che punta a dimostrare come il concetto di velocità e il mito ad essa connesso abbiano influenzato e trasformato la nostra società nel corso del cosiddetto "Secolo breve", modificando profondamente i linguaggi, le forme d'espressione della materia e la velocità dell'informazione. Sei i temi cardine intorno a cui si articola il percorso espositivo. La prima sezione sarà dedicata alla "Bellezza della velocità", nuovo tipo di bellezza portato provocatoriamente sulla scena dall'estetica futurista. Opere fondamentali del periodo si ispirano a questo concetto e proprio con queste opere si aprirà il percorso dell'esposizione. Una particolare attenzione verrà posta sulla figura dello stesso Marinetti, nonché su tutti gli aspetti sui quali la corrente futurista pose la sua attenzione: la moda con i capi d'abbigliamento disegnati da Crali, Depero e Thayat, il cinema e la fotografia. Verrà inoltre presentato un repertorio degli oggetti del progresso industriale e meccanico che hanno rappresentato i marchi semantici della modernità: l'automobile, il treno, le stazioni, le autostrade, i telefoni, le radio. La seconda sezione sarà dedicata principalmente alla velocità dei cieli, verranno esposte opere d'arte legate al movimento degli aeropittori: spazio ai lavori di Crali, Tato, Delle Site, D'Anna e molti altri. Al centro della sala sarà inoltre posto un esemplare originale dell'idrocorsa Fiat C29 proveniente dal Museo Storico dell'Aeronautica militare di Vigna di Valle. Nella terza sezione si parlerà invece della storia del design italiano dell'automobile attraverso prototipi, progetti e auto dei più grandi designer italiani: Flaminio Bertoni, Nuccio Bertone, Dante Giocosa, Pininfarina e Vittorio Jano. Il boom economico italiano degli anni Cinquanta e Sessanta è il perno attorno al quale ruota la quarta sezione, intitolata sintomaticamente "La velocità della crescita". Saranno esposte le auto simbolo di quell'epoca: la 500 del Fiat 500 Club Italia, la Lancia Aurelia B24 resa celebre dal film "Il sorpasso" di Dino Risi e proveniente dalla Collezione Storica Lancia e la mitica Vespa GS del Museo Piaggio di Pontedera. Tornano ad avere un ruolo fondamentale la moda e il design, grazie ai magnifici abiti di Pucci, Roberta di Camerino e Missoni, e a pezzi storici quali il televisore Algol e la macchina da scrivere Valentine. La quinta sezione sarà invece dedicata alla velocizzazione nel campo delle comunicazioni avvenuta tra gli anni Ottanta e Novanta grazie al fax, al cellulare, al computer e alle fibre ottiche. Troveranno spazio in questa sezione testimonianze relative all'impulso italiano nel campo del computing dato dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, al primo calcolatore elettronico italiano "Olivetti Elea 9003", uno dei primissimi al mondo costruito interamente a transistor, e alle grandi scoperte di Carlo Rubbia, legate all'accellerazione di particelle. Uno sguardo al futuro anima in ultimo la sesta sezione, nella quale saranno sulla scena ancora i grandi car designers italiani grazie alla presenza di splendidi prototipi, simboli della velocità nel Ventunesimo secolo. Futuribili automobili di prova disegnate per scopi dimostrativi che permettono la sperimentazione sul disegno dei nuovi prodotti prima che vengano messi in produzione.

Il mito della velocità. Arte, motori e società nell'Italia del ‘900
Roma, Palazzo delle Esposizioni
19 febbraio – 18 maggio 2008
A cura di Eugenio Martera e Patrizia Pietrogrande
Ingresso: intero euro 12,50; ridotto euro 10,00
Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30;lunedì chiuso
Catalogo: Giunti
Per informazioni: 0639967500 - Palazzo delle Esposizioni

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Naziskin, accuse di violenze e aggressioni a extracomunitari, omosessuali ed ebrei. Diciotto persone rinviate a giudizio, sei prosciolte.

(Quotidiano.net) Prosegue l'inchiesta sul gruppo di naziskin accusato di aver messo in piedi un'associazione ispirata all'ideologia nazifascista e finalizzata all'incitamento all'odio razziale. Il Gup Michele Guernelli all'udienza preliminare ha deciso di rinviare 18 persone a giudizio, con il processo che comincerà il 30 maggio prossimo davanti al Tribunale di Bologna, e di proscioglierne sei.

Gli episodi che vengono trattati nell'inchiesta del Pm Morena Plazzi, che aveva chiesto 24 rinvii a giudizio, sono aggressioni a extracomunitari, omosessuali ed ebrei, risse allo stadio con ultras avversari di opposta ideologia politica, rapporti con gruppi tedeschi di ispirazione nazista. Con parere favorevole del Pm, il Gup ha accolto le richieste dei difensori di far uscire dal carcere per andare agli arresti domiciliari Alessandro Carapezzi, 34 anni, di Sasso Marconi, considerato il leader del gruppo, e Alessandro Limido, ventottenne di Varese. Trasformati in obbligo di dimora gli arresti domiciliari di Fabio Carlini, 33, di Mirabello (Ferrara). I tre, che erano stati arrestati il 3 agosto - secondo l'inchiesta della Procura - sarebbero i promotori di un'associazione che aveva lo scopo di pianificare e commettere reati o semplici contravvenzioni determinati da motivazioni di discriminazione razziale, etnica e religiosa.

Nel corso dell'inchiesta, che ha contato pure su intercettazioni telefoniche e perquisizioni, il Pm aveva modificato il capo d'imputazione per un ventisettenne, di San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino bolognese, ritagliando anche per lui un ruolo di primo piano nell'organizzazione. Secondo l'accusa, era colui che teneva i contatti con gruppi d'ispirazione nazista, europei ed extraeuropei, per raccogliere fondi attraverso concerti e propagandare teorie sulla purezza della razza.

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Papa: che succederà all' Angelus di domenica 20 gennaio?

(Agenzia radicale) Stupisce questa prosa oscillante di Garelli. Ma in tutti questi anni che egli è stato nel comitato scientifico delle Settimane sociali di studio dei cattolici italiani, non si è accorto che la CEI, sotto la presidenza in particolare di Ruini, si è trasformata in una sorta di merchant-bank che sorregge anche iniziative di solidarietà sociale e che, al tempo stesso, ha un suo peso finanziario rilevante?

Nell'Avvenire del 17 gennaio un lungo editoriale di Carlo Cardia sul testo letto ieri a La Sapienza, in assenza di Benedetto XVI, colpisce per le posizioni neo-papiste lì espresse. Forse era lo sbocco naturale e quasi fatale del principale consulente di Enrico Berlinguer nella trattativa che ha portato al nuovo accordo tra Santa Sede e Italia del 18 febbraio 1984. Nel mutamento di posizioni di Cardia s'intuiscono altre motivazioni che poca hanno a che fare col livello dei valori.

Alcuni anni orsono a un convegno, a Roma, promosso dal Centro studi degli Enti Ecclesiastici dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, è emerso che quando l'istituto per il sostentamento clero della diocesi di Viterbo è stato portato in tribunale da un ex sacerdote a tutela di suoi diritti che gli riteneva violati, a difendere quell'istituto è stato proprio Carlo Cardia. Il che pone di fronte a una situazione anomala: colui che nell'ambito della commissione mista, italo vaticana, per l'applicazione del Trattato del 18 febbraio 1984, dovrebbe tutelare la laicità dello stato italiano, risulta schierato a difendere gli interessi di un'articolazione, in sede diocesana, della Conferenza Episcopale Italiana.

I 67 firmatari (universitari) dell'appello per un ''no'' a una lectio magistralis tenuta da Benedetto XVI a ''La Sapienza'', hanno fornito un alibi, si potrebbe dire storico, a un arco molto vasto di teo-con, studiosi neo-papisti e indignati che sotto la guida di un drappello di ''atei-devoti'' molto intraprendenti, punta a obiettivi politici ben precisi e rispetto ai quali la risposta del Partito Democratico, appare, fino a questo momento, balbettante. A 60 anni dal 18 aprile 1948, pur in un contesto geo-politico-religioso profondamente mutato, non e' un segno di buon auspicio. Anzi...

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Dopo Coco parla Cecchi Paone: Coco, un rapporto profondo.

Cecchi Paone ringrazia il calciatore per la dichiarazione d'amicizia che il calciatore gli ha rivolto: «È stato sereno, diretto e coraggioso, non come certi gay che ostentano fidanzate fittizie». E a Eros «eterissimo» dice: «Outing ridicolo» .

(Emanuele Benvenuto - Libero) È a letto, ma solo per una fastidiosa influenza, Alessandro Cecchi Paone. A lui, come un augurio di pronta guarigione, sono arrivate ieri le parole del co-naufrago Coco al TgCom, che dall'America gli ha fatto una commovente dichiarazione d'amicizia: «Ho scoperto una persona splendida. È bello ascoltarlo, parlargli, interagire con lui. Gli sono molto affezionato. Tra noi c'è feeling».

Come ha preso queste parole?
«Non mi hanno stupito le parole di Francesco: io a mia volta avevo già detto le stesse cose di lui. È stata una sorpresa reciproca, al di là delle aspettative. In astratto era difficile immaginare che andasse così tra un divulgatore scientifico e un professore universitario e un calciatore con fama di sciupafemmine e frequentatore di discoteche: non eravamo i candidati ideali a stringere un rapporto così solido e profondo. E invece è stata una piacevole sorpresa, davvero una bella sorpresa».

Francesco ha anche detto: «Non mi interessa se qualcuno ha fatto dell'ironia sulla nostra amicizia»
«Le dichiarazioni di Francesco vanno tutte a merito suo, soprattutto in un Paese ipocrita e bigotto come il nostro dove ufficialmente, tolti gli amici delle associazioni, lo dichiaro solo io di essere gay. Nel mondo dello spettacolo e della cultura lo diciamo solo noi che la sessualità e l'affetto non hanno confini. Francesco è stato sereno, diretto e coraggioso, e va tutto a merito suo, ribadisco. Pensa che molti colleghi evitano di farsi vedere con me per non svelare la loro omosessualità o perché temono anche solo il sospetto. Ce ne sono alcuni molto più gay di me che invece ostentano mogli o fidanzate fittizie...»

Eros Ramazzotti, stufo di certe frasi allusive, di recente ha sbottato: «Sono eterissimo. Posso stare con decine di donne e continuano a dire che sono gay»
«Le sue dichiarazioni mi hanno lasciato esterrefatto. Non si capisce che senso ha fare un coming out eterosessuale. È ridicolo. E allora, tanto per farci su un po' d'ironia, a Eros dico quello che di solito dicono ai gay che si svelano: "Non ti preoccupare, ti vogliamo bene lo stesso. Continueremo a comprare i tuoi dischi"».

Anna Tatangelo andrà a Sanremo con una canzone sui gay: i primi effetti sono che ha fatto infuriare Manuela Villa (esclusa) e insospettire per "paraculismo" molti commentatori
«Di Manuela non so nulla: mi dispiace per lei, era il momento giusto perché il pubblico la scoprisse. Capisco il suo dispiacere, anche se non ho seguito le polemiche. E pure sulla canzone non mi pronuncio. Magari poi è un capolavoro... Se aiuta a far capire meglio la normalità delle tante sfumature della sessualità, ben venga la Tatangelo»

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Arrivano le liste Grillo, i partiti fuori dalle urne.

(Dire) L'aveva annunciato: liste con 'bollino Grillo' gia' dalle prossime amministrative. Ora pero', il leader del V-day prepara la battaglia specificando "i requisiti e gli impegni per creare una lista civica certificata e pubblicata". E mette all'indice gli iscritti ai partiti: scelgano, o la tessera o il bollino.

All'atto della loro candidatura e nel corso dell'intero mandato elettorale- stabilisce infatti il primo requisito- i candidati non dovranno essere iscritti ad alcun partito o movimento politico". Secondo: "Il candidato non dovra' avere riportato sentenze di condanna in sede penale, anche non definitive, ne' avere procedimenti penali in corso al momento della propria candidatura".

Terzo: "Il candidato non dovra' avere assolto in precedenza piu' di un mandato elettorale, a livello centrale o locale, a prescindere dalla circoscrizione nella quale presenta la propria candidatura". Quarto: "Ogni candidato dovra' risiedere nella circoscrizione del Comune o della Regione (a seconda che si tratti di elezioni comunali o regionali) per il quale intende avanzare la propria candidatura".

Ma i grillini dovranno rispettare anche tre impegni "impegni". Ogni candidato, scrive Grillo, "si impegna a rimettere il mandato elettorale ricevuto, nel caso in cui, nel corso del suo svolgimento perda o si dimostri non abbia posseduto fin dall'origine uno o piu' dei requisiti minimi sopra descritti". All'atto della propria candidatura, continua, "la lista provvedera' a pubblicare in Rete, in un apposito ed adeguato spazio web, l'elenco dei componenti ed il loro curriculum vitae con il proprio programma di governo ed istituira' contemporaneamente un blog aperto a tutti i cittadini". Infine "la lista non potra' associarsi ad altri partiti o liste, se non certificate dal blog, per governare il Comune o la Regione".

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Il lato porno della Biblioteca Francese. Grande successo, molte donne tra i visitatori. Molte scene lesbo, poco sull'omosessualità maschile.

A Parigi "L'Inferno" in mostra, vietato ai minori. Dal 1844, il settore (off limits) ha raccolto migliaia di libri e immagini licenziosi. Da tempo è aperto. Adesso una rassegna per chi ha compiuto 16 anni. Il simbolo è una grande "X" luminosa.

(Giampiero Martinotti - La Repubblica) Non esiste un solo inferno, ce ne sono molti, più o meno conosciuti: quello pagano dove sono sepolti i morti, quello cristiano destinato ai peccatori, quello dantesco che tutti abbiamo studiato a scuola. E poi c'è l'inferno della Valtellina, vino rosso prodotto dalle uve di nebbiolo. Infine, c'è l'inferno della Bibliothèque Nationale parigina, riconosciuto dai dizionari di lingua francese: "Reparto chiuso di un biblioteca che contiene opere di carattere licenzioso". L'Enfer è un mito, fin dalla sua creazione nel 1844, quando vennero catalogati e tenuti lontano dai lettori tutti i libri che, come si diceva nel Settecento, "si leggono con una sola mano". La pornografia, insomma, con le sue descrizioni esplicite e i suoi disegni che non lasciano spazio alla fantasia (oppure ne lasciano troppo, dipende dai gusti e dalle inclinazioni). Luogo in cui si alternano miti letterari, come quello del marchese de Sade, ma cui si affiancano opere di autori dai nomi improbabili (Pierre du Bourdel, tutto un programma), pubblicate clandestinamente e spesso finite sugli scaffali della Biblioteca Nazionale solo grazie ai sequestri, in particolare quelli che colpirono i fanatici, gli uomini che avevano collezionato la pornografia come altri le farfalle o i francobolli. Malgrado la nostra epoca molto permissiva, la Bibliothèque Nationale non aveva mai dedicato una mostra ai tesori del suo Inferno, da anni aperto ai lettori. Da un mese, e fino all'inizio di marzo, una grande X rosa proiettata sulla facciata di una torre della biblioteca ricorda ai passanti che libri, documenti iconografici, stampe, fotografie e un filmino anni Venti li aspettano negli austeri corridoi che accolgono ricercatori di tutto il mondo.

Vietata ai minori di sedici anni, la mostra ha un successo senza precedenti: la Biblioteca accoglie il doppio dei visitatori che di solito frequentano le sue esposizioni. E non crediate che ci siano soltanto uomini: a vista d'occhio, le donne rappresentano almeno il 50 per cento dei frequentatori, se non di più. Segno che il sesso e le sue rappresentazioni più o meno licenziose, oscene o, talvolta, caricaturali ai nostri occhi contemporanei costituiscono un'attrattiva per tutti.

In fondo, i libri e i documenti esposti testimoniano soprattutto la continuità dell'espressione pornografica, dai primi tentativi del Seicento fino ai nostri giorni. Sessi maschili eretti nelle illustrazioni, descrizioni minuziose dei piaceri sessuali si riproducono attraverso i secoli fino ai luoghi comuni ancora in voga nei cortili scolastici: la lubricità dei confessori, la sensualità nei conventi femminili, il sogno maschile di mettere al proprio servizio l'omosessualità femminile, la grandezza del pene: "Quindici pollici di lunghezza ! otto di circonferenza! Ah la mia f... si scarica al solo pensiero", recita Giunone in un improbabile dialogo dedicato al godemiché. Il tutto sotto il patrocinio dell'Aretino, considerato anche in Francia l'ispiratore e il capostipite di tutta la letteratura erotica.

Com'è nato l'Enfer? Secondo l'attuale responsabile del dipartimento, Marie-Françoise Quignard, la sua creazione "non è dovuta al potere politico, ma ai bibliotecari. Forse perché all'epoca la Biblioteca Nazionale era diventata un luogo di lettura pubblico e, con l'aiuto del puritanesimo, non si volevano dare a tutti certi libri osés. Per avere accesso a queste opere bisognava farne domanda e ad esaminarla era un comitato". Nel 1876, l'Enfer contava 620 volumi. Nel corso del Novecento, ovviamente, la collezione è cresciuta e oggi ci sono almeno duemila libri, cui si aggiungono stampe, incisioni e fotografie. Soppresso nel 1969 in seguito all'onda libertaria del Maggio, l'Enfer è stato ricreato nel 1983, ma solo come luogo di classificazione della letteratura erotica, non come il ghetto misterioso e inaccessibile di altri tempi.

Percorrere la mostra è come sfogliare gli incunaboli della pornografia contemporanea: pensando a internet e tutto quel che si può trovare con pochi click, l'Inferno della Nazionale parigina non ci fa scoprire nulla. I pochi minuti di un filmino del 1921 assomigliano più che altro a una caricatura della pornografia (e già trent'anni fa i circoli Arci avevano fatto girare in tutta Italia un'antologia del cinema porno dei nostri nonni estremamente documentata).

Ma la mostra ha il merito di diradare il mistero e la morbosa curiosità che ha sempre circondato l'Enfer. La decisione di mostrare al pubblico per la prima volta una parte dei tesori conservati in quella sezione è stata decisa, dice ancora la Quignard, "perché questo inferno alimenta tutti i fantasmi. Lo si vede come una sorta di penitenziario della censura o, all'opposto, come un boudoir galante, un luogo chiuso dove sarebbero conservati, al riparo dagli sguardi, l'oscenità e il licenzioso. Ma l'Inferno della Biblioteca Nazionale non è né un boudoir né una prigione, bensì una segnatura attribuita a un volume conservato nella riserva dei libri rari".

In fondo, la vera ricchezza sta proprio qui, nella rarità bibliografica e non nei contenuti, triti e ritriti come le posizioni del Kamasutra. E anche nel documentare l'evoluzione della letteratura erotica, dapprima anonima e poi d'autore. Ma sempre oggetto di controversie e processi, come nell'Ottocento dimostrarono i casi di libri, non certo pornografici, come I Fiori del male e Madame Bovary. Del resto, l'esposizione segnala anche la persistenza di un tabù, che resiste a lungo: l'omosessualità maschile. Se quella femminile (tipico fantasma dei principali fruitori della pornografia, i maschi) è presente, quella maschile non c'è, come se nemmeno l'Inferno avesse potuto nasconderla alla pudibonderia ottocentesca. La sua unica testimonianza è recentissima ed è rappresentata dai testi di Jean Genet. Ma con il grande scrittore parigino siamo già ai nostri tempi, lontani dalle rappresentazioni triviali o raffinate che nel 1844 spinsero i bibliotecari a creare l'Enfer.

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Dialogo interreligioso, divorzio, omosessualità. Cosa c'è dietro il richiamo del papa ai gesuiti,

Nella lettera al preposito uscente, Benedetto XVI richiama la Compagnia di Gesù all'obbedienza, così come aveva già fatto il cardinale Rodé. Temi generali, ma riferimenti ben precisi.

(Matteo Spicuglia - Korazym.org) E' stato il filo conduttore della 35ma congregazione generale dei Gesuiti: il richiamo esplicito all'obbedienza al magistero e al papa. Nell'omelia della messa di apertura del 7 gennaio, il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata, aveva usato parole dure: "Con tristezza e inquietudine vedo un crescente allontanamento dalla Gerarchia. La spiritualità ignaziana di servizio apostolico sotto il Romano Pontefice non accetta questa separazione". Concetto sottolineato anche da Benedetto XVI nella lettera inviata il 10 gennaio al preposito uscente padre Peter-Hans Kolvenbach. Un testo diffuso in sordina, quasi sotto forma di comunicazione interna tra gesuiti, pubblicato dalla sala stampa della Santa Sede soltanto ieri, dopo che la lettera era già disponibile sui siti internet dell'ordine. Il richiamo è lo stesso del cardinale: obbedienza. "Spero fortemente - scrive il papa - che la Congregazione affermi con chiarezza l'autentico carisma del fondatore, per incoraggiare tutti i gesuiti a promuovere la vera e sana dottrina cattolica", e "la propria totale adesione alla dottrina cattolica, in particolare su quei punti nevralgici che oggi sono duramente attaccati dalla cultura secolare". Il riferimento è circostanziato: "il rapporto "tra Cristo e le religioni, alcuni aspetti della teologia della liberazione e vari punti della morale sessuale, soprattutto per quel che riguarda l'indissolubilità del matrimonio e la pastorale delle persone omosessuali".

Temi generali, ma questioni che si ricollegano ad episodi precisi avvenuti in passato, che hanno collocato diversi gesuiti nel cosiddetto fronte progressista. Sui temi del dialogo interreligioso e la teologia della liberazione, per esempio, sono gesuiti due dei teologi che hanno subito negli ultimi anni i provvedimenti della Congregazione per la dottrina della fede. Il belga Jacques Dupuis (scomparso nel 2004), per esempio, nel 1997 fu contestato per il suo libro "Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso", uno dei testi cardine della corrente teologica del pluralismo religioso che, pur affermando la centralità salvifica di Cristo, riconosce anche le altre religioni come via per la salvezza. L'allora prefetto della Congregazione, cardinale Joseph Ratzinger, rispose con una notificazione (a cui non seguì una condanna vera e propria), per ribadire che è errato sostenere che i semi di verità delle religioni non cristiane "non derivano infine dalla fonte-mediazione di Gesù Cristo".

Più recentemente sono state due opere del padre di origine basca Jon Sobrino a finire sotto la lente della Congregazione per la dottrina della fede. Nel 2006, una notificazione (senza sanzioni) contestò certe posizioni vicine alla teologia della liberazione, a cominciare dall'idea secondo cui "la Chiesa dei poveri è il luogo ecclesiale della cristologia ed offre ad essa l'orientamento fondamentale". Al contrario, fu la replica della Santa Sede, "la Chiesa non può esprimersi a sostegno di categorie sociologiche e ideologiche riduttrici, che farebbero di tale preferenza una scelta faziosa e di natura conflittuale".

Ma è sul piano della morale che il discorso diventa più complesso. Parlando di matrimonio e di omosessualità, il papa non dimentica certo quanto avvenuto in Spagna nel dicembre 2006, quando la rivista di Teologia Pastorale Sal Terrae espresse aperture nette su questi temi, spiegando per esempio che "il divorzio non è peccato" e che l'omosessualità deve essere letta nell'ottica della vocazione cristiana. Il primo punto fu trattato da Pablo Guerrero Rodríguez in un articolo che respingeva l'equazione divorziato uguale scomunicato e auspicava una maggiore flessibilità sull'accesso all'eucaristia. Nessun divieto, insomma, ma il suggerimento a comportarsi secondo coscienza. "Considerare i casi particolari - esortava Guerrero - guardare con dolcezza e tenerezza al dolore delle persone concrete, e a partire da questo, interpretare la legge, pronunciare una parola di consolazione e di liberazione, rendere partecipi questi fratelli che soffrono per il Pane diviso, suddiviso, condiviso… è relativismo? È lassismo morale? Io credo di no". Sullo stesso problema, il teologo morale López Azpitarte evidenziava "il valore positivo della disobbedienza e della trasgressione", atti "molto fecondi per la vita della Chiesa e l'avanzamento della dottrina".

Quanto all'omosessualità, il padre psicoterapeuta José Antonio Garciá Monge, chiedeva di riconoscere agli omosessuali "il loro ambito, la loro vocazione cristiana, e di recuperare lo sguardo di Dio su di loro". "Questo porta con sé un atteggiamento di rispetto, - scriveva - di lucidità nell'amore, di flessibilità nella carità e una disposizione all'apertura e all'accoglienza verso tutto quello che egli veramente cerca". In pratica, veniva indicato un cambiamento di prospettiva che mettesse da parte i principi dogmatici, a favore dell'analisi dei casi concreti. "La Chiesa - era il commento - dovrà offrire gli aiuti richiesti, ed un processo di inserimento, riconoscimento ed accompagnamento".

Alla luce di questi esempi, diventa facile contestualizzare l'appello del papa e del cardinale Rodé. Come a dire che un conto è dibattere, altra cosa relativizzare la fedeltà al Magistero. Un limite di non poco conto per il ruolo di teologo, a maggior ragione per uno gesuita, che oltre ai tre voti di castità, povertà e obbedienza, risponde anche al quarto voto speciale di obbedienza "cieca" al Papa: "perinde ac cadaver".

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Caso Rai, chiesto il giudizio per Berlusconi.

I pm di Napoli sulle «segnalazioni». Il Cavaliere: alle urne per riformare la giustizia. Contestato il reato di corruzione dopo l'inchiesta sull'ex direttore di Raifiction Saccà. L'avvocato Ghedini: fatto inesistente.

(Corriere della Sera) La Procura della Repubblica di Napoli chiede il rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi. Il pm Vincenzo Piscitelli gli contesta il reato di corruzione per avere raccomandato cinque attrici ad Agostino Saccà, allora direttore di Raifiction. L'indagine si basa su alcune intercettazioni telefoniche fatte sulle utenze dell'ex responsabile di Raifiction. Adesso spetterà al Gip decidere sulla richiesta del pm.
La prima reazione del Cavaliere è tutta politica. «Siamo nella piena patologia, — dice — spero che si vada al voto e gli italiani ci diano una maggioranza sufficiente per potere fare una riforma in profondità della giustizia e della magistratura». Al senatore di Forza Italia Gustavo Ghedini, suo avvocato, lascia il compito di entrare nel merito delle accuse. «La procura di Napoli — obietta il parlamentare azzurro — in modo a dir poco incredibile, pur essendo chiaramente incompetente territorialmente, anziché occuparsi della gravissima situazione presente in Campania, trova il tempo di chiedere il rinvio a giudizio del presidente Berlusconi per un fatto assolutamente inesistente». Per Ghedini «sarebbe auspicabile che il Csm verificasse che cosa sta accadendo a Napoli». Analogo commento giunge da Maurizio Gasparri (An). E il radicale Daniele Capezzone si pone l'interrogativo: «Davvero per la magistratura non erano immaginabili altre priorità?». Anche il leghista Roberto Maroni sceglie lo stesso registro rilevando che «invece di punire i responsabili dell'immane tragedia dei rifiuti, in tempo record si è trovato il modo di colpire il leader dell'opposizione».
Se quindi appare scontata la difesa di Berlusconi da parte degli alleati e del gruppo dirigente azzurro che parlano di «accuse ridicole», non altrettanto può dirsi della tesi sostenuta da Antonio Polito, senatore del Pd: «Se la maggioranza darà la sua solidarietà a Mastella, indagato per concussione per avere raccomandato qualche primario, sarà difficile non estenderla anche a Berlusconi, accusato di corruzione per avere raccomandato qualche attrice ».
Non la pensa così il ministro Antonio Di Pietro, capofila della linea colpevolista all'interno del centrosinistra: «Stavolta Berlusconi non si può trincerare dietro la scusa di un complotto nei suoi confronti perché le intercettazioni parlano chiaro ». Per queste ragioni il capogruppo del Pdci alla Camera Pino Sgobio sottolinea la necessità di rilanciare «una legge sul conflitto di interessi e il testo Gentiloni sul sistema radiotv ». Tesi sostenuta anche da Beppe Giulietti del Pd e da Giovanni Russo Spena di Rifondazione comunista.

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"Immigrato gay, può restare se a casa rischia persecuzioni".

Sentenza della Cassazione, la Cdl protesta.
Ma il senatore leghista Polledri approva: giusto sottrarli alle leggi islamiche.

(Vladimiro Polchi - La Repubblica) Un immigrato omosessuale non può essere espulso dall´Italia, se nel Paese d´origine rischia la galera. E´ quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza 2907.
Protagonista del caso, all´esame dalla I Sezione Penale, è un clandestino rimasto in Italia nonostante l´ordine d´espulsione. Il tribunale di Modena ha assolto il ragazzo perché nel suo Paese d´origine (Marocco) la sua omosessualità sarebbe oggetto di persecuzione. La Cassazione ha però accolto il ricorso del procuratore, perché i giudici modenesi non avrebbero adeguatamente dimostrato la nazionalità del ragazzo, né che in Marocco esistano davvero leggi che perseguitano i gay. Nel nuovo giudizio, il giudice dovrà ora verificare se «alla stregua del codice penale marocchino sia penalmente sanzionata l´omosessualità come pratica personale e non soltanto la manifestazione esteriore di impudicizia sessuale». In quest´ultimo caso, insiste la Cassazione, «non sussisterebbe il rischio grave e inaccettabile di persecuzione» tale da giustificare la disobbedienza all´ordine di allontanamento. Ciò detto, la Cassazione ribadisce comunque il principio che un immigrato espulso può rimanere in Italia, se è omosessuale e può essere penalmente perseguito nel suo Stato. Viene così avallata un pratica ormai comune tra le 7 commissioni territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato, che da tempo contemplano l´omosessualità tra le ragioni di concessioni di un permesso di soggiorno per ragioni umanitarie.

La sentenza degli ermellini non piace però al centrodestra, che si affretta a criticarla. Secondo Luca Volontè (Udc), «dopo la sentenza basterà dichiarare di essere gay per evitare l´espulsione». Fuori dal coro dell´opposizione il senatore leghista Massimo Polledri, per il quale la decisione «è legittima perché nei paesi islamici i gay sono perseguitati». Tira un sospiro di sollievo il ministro Barbara Pollastrini: «E´ una sentenza saggia e coerente con la normativa europea recepita dal Parlamento italiano». Soddisfatta l´Arcigay, perché si rende giustizia ai «perseguitati».

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La giornata della Memoria: Lettera al PD romano.

Con pochi mezzi e nessun legame affettivo come può essere quello di familiari sopravvissuti, ogni anno le associazioni GLBT romane, “curano” la memoria di questa tragedia, accanto alla comunità ebrea e a quella Rom.

(Quattro e gli alberi in lontananza) Caro Pino Battaglia, ti scrivo nella tua veste di capogruppo del gruppo del PD del comune di Roma, perché, come tu sai bene, il 27 gennaio sarà la giornata memoria dell’olocausto di milioni di persone tra ebrei, popoli di etnia Rom, omosessuali e dissidenti politici. L’attenzione e la sensibilità del comune di Roma è indiscutibile, ma ti chiedo, quest’anno, di farti portatore di una memoria dimenticata: quella dell’olocausto degli omosessuali che erano identificati con il triangolo rosa, identificazione dedicata che la dice lunga sul fatto che il loro olocausto era pianificato e non casuale.. Non ha importanza quanti ne siano morti, non lo sapremo mai, perché l’omosessualità, al tempo, se era visibile, ti rendeva invisibile agli affetti. Chissà quanti di loro sono stati dimenticati anche dai loro cari. Come se qualcuno potesse meritare la morte per qualche motivo. Degli ebrei e dei Rom, qualcuno ricorda il legame. Degli omosessuali morti, nessuno può ricordare nulla. Con pochi mezzi e nessun legame affettivo come può essere quello di familiari sopravvissuti, ogni anno le associazioni GLBT romane, “curano” la memoria di questa tragedia, accanto alla comunità ebrea e a quella Rom. In questi ultimi mesi in tutta Italia sono aumentati gli atti di violenza omofoba e le dichiarazioni offensive. Molti di noi vivono ancora nell’ombra, nascosti alla famiglia o sui posti di lavoro. Come se oggi, non si potesse dire di essere ebrei. Oggi non tutti possono dire di essere omosessuali. Oggi, in Italia, siamo esposti al ludibrio, alle dichiarazioni deliranti sulla nostra presunta malattia, alle dichiarazioni sull’inferiorità delle nostre famiglie, dei nostri affetti, delle nostre responsabilità. Il dibattito sul riconoscimento delle famiglie omosessuali in Italia e a Roma con il registro delle Unioni Civili, ha allontanato il Comune di Roma, dalla comunità omosessuale, non possiamo negarlo e per questo voglio invitare te, il sindaco e il gruppo del mio partito, ad accompagnarmi domenica 27 gennaio alle ore 18:00, a visitare la mostra dal titolo “la Cura della Memoria” in via degli Zingari n°39. Spero che tu possa diffondere questa mia, essere accanto a me, a noi, in quella giornata e ricominciare con la comunità il dialogo dei giusti, degno di un partito che si definisca democratico e che lo sia davvero.

Cristiana Alicata.

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Il video della pornoprof. inglese. Girò spot sexy, sospesa. Studenti la riconoscono su YouTube.

(TGCom) Prima di diventare insegnante ha girato una pubblicità a dir poco spinta. Per questo una sexy prof britannica, protagonista di scene di sesso in un video promozionale di abiti da lavoro, è stata sospesa dal suo incarico in una prestigiosa scuola vicino a Manchester. Il provvedimento è stato adottato dopo la denuncia degli studenti che, da veri esperti della rete, hanno pizzicato il video della loro insegnante su YouTube.

Sarah Green, questo il nome della sexy professoressa, nel video veste i (pochi) panni di una segretaria e simula un rapporto sessuale con un muratore sulla sua scrivania. Anche se la pubblicità è stata girata prima che lei diventasse insegnante di inglese alla Stockport Grammar School, questo non è servito per evitare l'espulsione.

Dopo che il video è stato scoperto, è iniziato un passaparola tra gli studenti e i genitori hanno chiesto il licenziamento dell'insegnante. Il preside della scuola Andrew Chicken, per ora si è limitato a sospendere Sarah, in attesa dell'esito di un'inchiesta interna, ha riferito il "Sun". Ma intanto lo spot dal titolo "It's gonna get dirty" (diventerà sporco), in cui altri operai simulano vari rapporti sessuali con altre due attrici, è già diventato un cult per il popolo della rete.
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Bellezze: Foto e video di Michael Biserta, un pompiere tutto fuoco...

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È Mika il più scaricato dagli italiani.

(Panorama) Il 2007 è stato l’anno del suo successo mondiale. Anche in Italia: l’anno scorso il singolo Relax, Take it easy del giovane cantante libanese Mika è stato il brano più scaricato dagli italiani su computer, ipod, lettori mp3 e altri dispositivi (ascolta da qui). Eros Ramazzotti si è dovuto accontentare del secondo posto con Non siamo soli (ascolta da qui): sul podio è salita anche Rihanna e il suo brano Umbrella (ascolta da qui).

Tra i primi dieci stravincono comunque gli italiani con Vasco Rossi, Tazenda, Irene Grandi. Per elaborare la classifica commissionata dalla Fimi, la Federazione industria musicale italiana, sono stati inclusi negozi online molto frequentati come Apple iTunes e Mtv digital downloads.

La musica digitale è in rapida crescita: rappresenta l’8% del mercato discografico in Italia. Un settore dove le major devono confrontarsi con l’abitudine dei navigatori (soprattutto quelli più giovani) a condividere e scaricare sui propri computer canzoni e album, con reti peer-to-peer (come BitTorrent e eMule) o attraverso radio online per l’ascolto in streaming, molto simili a immensi jukebox (per esempio, Jango e Meemix).

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Fumetti. König, terapia contro l'omofobia.

(Natalia Aspesi - La Repubblica) Scomparsa dall´agenda politica e dalle teopiazze per sfinimento e binettismo, la coppia gay sta trionfando da alcuni mesi sul mensile Linus a fumetti. La disegna una star tedesca del ramo, Ralph König, autore di romanzi grafici diventati anche film. Intraducibile, per pudicizia, il titolo molto espressivo, che non viene però occultato ma solo lasciato in inglese. Lo capiscono tutti. La coppia è una coppietta qualsiasi, casualmente composta da maschi; due omini fisicamente poco attraenti, in canottiera e barba lunga, bisticcioni, impegnati più nei fastidi della quotidianità che nelle gioie dell´amore. Vanno al mercato a far la spesa, comperano le olive all´aglio e le patate, invidiano i papà etero che però li deludono rivelandosi gay; oppure litigano col transessuale peggio di Platinette che ferisce il loro perbenismo di coppia stabile che sta andando a registrarsi in comune (in Germania). E mentre uno si concede l´ultima baracconata, l´altro, professorale, commenta: «La mia coscienza storica dice che è tempo di dimostrare agli etero che non siamo degli alieni noiosi e sessualmente deviati». Lettura molto pacificante anche per i più omofobi.

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Dalla fiction gay "Gli amici di Oskar", intervista a Matteo Vernali.

(Gli amici di Oskar blog) E’ qualche giorno che devo pubblicare quest’intervista che ho fatto a Matteo Vernali uno dei protagonisti di Oskar... Eccola qua!

- Ciao Matteo, come va?
Ciao Giorgio, tutto bene grazie ed a te?

- Ecco, non si risponde ad una domanda con un altra domanda…dicevamo…Come stanno andando le riprese?
Stanno andando bene, siamo a buon punto e mi pare che il risultato sarà ottimo

- Grande entusiasmo! In tre parole, dicci un pò qualcosa di te
Mi chiamo Matteo ho 21 anni e vengo da Cesena

Gli Amici di Oskar - Matteo Vernali

- Semplice e conciso, perfetto! Nel telefilm sei Alex, puoi descriverci il tuo personaggio?
Il mio personaggio, Alex, è un ragazzo gay di 18/20 anni. Vive la sua omosessualità ancora con poca coscienza e per questo spesso si mette nei guai e crea problemi a chi gli sta intorno. Inoltre ha litigato coi genitori a causa della sua sessualità ed è per questo che vive con Marcello

- In cosa ti riconosci in Alex?
In lui mi riconosco sopratutto per il fatto che essendo adoloscente si deve scontrare con molti problemi, compreso l’amore, anche se devo ammettere che abbiamo due modi diversi di cercare una soluzione…

Gli Amici di Oskar - Matteo Vernali

- Tre aggettivi per descrivere Alex
Incompreso, impulsivo, trasgressivo.

- 4 per descrivere Matteo
Simpatico, timido, romantico e tanto tanto goloso!

Gli Amici di Oskar - Matteo Vernali

- Tu sai che non è stato semplice scegliere un attore per Alex, come è stato il tuo provino? Ti eri preparato qualcosa?
Il mio provino è stato flash! Un giorno ho mandato la mail con le foto e il curriculum, il giorno dopo sono stato contattato e mi son trovato a venire a Torino (una città a me sconosciuta) e due ore dopo stavo già tornando a casa: ci vogliono 5 ore di treno. Ero agitatissimo, se ci ripenso mi vien da ridere. Mi avevano dato da imparare tre scene, che per mancanza di tempo ho cercato di memorizzare in treno, ovviamente con pessimi risultati. Per fortuna che al provino sono stati magnanimi e in cinque minuti era tutto finito. Sapevo che di solito alla fine dicevamo la famosa frase “Le faremo sapere”, mentre a me hanno detto “Andiamo a fare la prova costumi”. Questo mi ha fatto capire che ero stato preso.

- Prossimi progetti?
Nel prossimo futuro conto di laurearmi e poi chissà, vedrò cosa mi offre la vita.

Gli Amici di Oskar - Matteo Vernali

-Tu sei un attore di teatro, come ti sei trovato davanti ad una macchina da presa? era la prima volta?
Non era la prima volta che giravo qualcosa. Avevo avuto una parte in un corto che ha girato una mia amica ma che non ha mai visto la luce, e poi era una cosa molto fai da te, quindi è come se fosse la prima volta. Ti dirò, è stato un cambiamento molto profondo rispetto al teatro, più di quanto pensassi, però adesso che mi sto abituando mi piace molto. Da un
lato sei agevolato perchè l’ansia da pubblico scompare, però alla telecamera non scappa niente e devi risultare comunque credibile. E’ di questo che ho paura sopratutto.

- Francesco e Lucio, gli altri due protagonisti si conoscevano già, come una parte della truppe perchè hanno lavorato assieme a vari progetti dell’rtamovie, tu come ti sei trovato in questo allegro gruppetto?
Ti dico solo questo, inizialmente non conoscevo nessuno, mentre adesso, neanche a un mese dall’inizio, ogni volta che me ne torno a casa sono baci e abbracci con tutti. Ci vuole mezz’ora solo per i saluti. A parte gli scherzi sono tutte persone eccezionali, che si impegnano e danno il meglio e hanno un lato umano così buono che ti fa capire come è bello vivere. Ringrazio ogni giorno quella mail che ho mandato e l’occasione che mi è stata concessa di far parte di una realtà che altrimenti mi sarebbe stata conosciuta per chissà quanto altro tempo.

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