banda http://blografando.splinder.com

lunedì 4 agosto 2008

Vittima della violenza dei buttafuori del Gay Village.

Cara Imma,
ti scrivo, anzi ti disturbo, per segnalarti, a titolo di cronaca, uno spiacevole episodio di cui sono stato vittima sabato scorso al Gay Village.
Ero in compagnia di amici e del mio ragazzo che, stanco, voleva sedersi sul cubo accanto al consolle della pista commerciale. Una ragazza della sicurezza in piedi su quel cubo ci ha brutalmente detto che non era possibile sedersi e alla richiesta di spiegazioni ci ha spinto ad allontanarci. Convinto che non fosse accettabile un comportamento del genere ho continuato a protestare anche alzando i toni. A quel punto la buttafuori ha chiamato due colleghi che mi hanno preso per i polsi e violentemente trascinato, tant’è che ho perso pure una scarpa, e buttato fuori dal Gay Village. Ho chiesto, costretto ad urlare, di darmi la possibilità di chiarire l’incidente ma i due si sono dimostrati sordi e sbeffeggianti. Credo che fosse mio diritto che, anche nel caso fosse stato riconosciuto il mio comportamento come pericoloso per la sicurezza del locale e degli altri clienti, fossi invitato ad uscire ed accompagnato fuori senza bisogno di usare esagerata violenza.
Convinto di essere stato vittima di un abuso, non giustificato nemmeno da un insulto personale che ho rivolto all’addetta alla sicurezza, ho raggiunto l’ingresso del locale e sono riuscito a parlare con il direttore che, molto garbatamente, mi ha chiesto di spiegargli l'accaduto. Mi ha risposto assicurandomi che avrebbe preso provvedimenti, ha fatto rientrare me ed il mio ragazzo, offrendoci due consumazioni.
Pur apprezzando lo stile e la gentilezza del direttore non credo che le sue scuse possano risolvere la cosa e non perché pretendessi che allontanasse seduta stante i buttafuori violenti, ma perché credo che avrebbe dovuto fare in modo di farmi confrontare direttamente con loro. Non pretendevo di avere ragione e che la mia versione dei fatti fosse la unica accettabile ed ero pronto a riconoscere il mio errore ed in caso si fosse stata dimostrata la pericolosità del mio comportamento avrei io stesso lasciato il Gay Village senza protestare ulteriormente e chiedendo scusa alla ragazza.

Imma, mi conosci di persona e sai come sono fisicamente, credi che ci fosse bisogno di bloccarmi per i polsi, di trascinarmi e spingermi fuori dal Village? Pur non conoscendomi personalmente credi che la mia prestanza fisica si quella di uno che può permettersi risse con energumeni, rispetto a me, come i buttafuori?
Sono convinto che il personale di sicurezza debba impegnarsi a prevenire situazioni di tensione e non a crearle. Sono altresì convinto che prima di prendere provvedimenti ci si debba accertare della reale entità dei fatti. Sono infine convinto che troppo spesso i buttafuori abusino della loro forza, che se non accompagnata da una buona capacità di autocontrollo diventa molto pericolosa, e si concentrino su episodi di poco conto rispetto a altri fatti, spesso reati, che vengono compiuti nelle discoteche.

Non sto qui a raccontarti l’umiliazione provata in quei momenti, rischierei di trasformare questa segnalazione in un patetica e vittimistica lettera di protesta. Anche perché riconosco che ci siano episodi ancora più gravi che ogni giorno ci umiliano ed offendono.
Scusa per il disturbo
[La lettera l'ho firmata con il mio nome reale]

Sphere: Related Content

Pechino 2008: da Idem a Howe, i fratelli stranieri d’Italia.

(Panorama) Cubani, bulgari, cinesi: nati lontano, ma azzurri per necessità o più spesso per amore. È diventata una squadra nella squadra quella dei fratelli d’Italia, atleti folgorati sulla via del Bel paese e rimasti a sfilare e gareggiare sotto il tricolore.

Fino a qualche anno fa il gruppo si contava sulle dita di una mano: e quando si parlava di stranieri trapiantati in Italia il nome era uno solo, quello di Fiona May, britannica di origini giamaicane, “fiorentina” dopo le nozze con il suo allenatore Gianni Iapichino e ora star delle fiction della Rai.
Il numero degli oriundi da allora è cresciuto: ed è merito della globalizzazione se nella squadra italiana che tra quattro giorni comincerà l’avventura olimpica di Pechino gli “stranieri” sono addirittura venticinque. Alcuni sono diventati italiani grazie ai genitori, come la pongista Nikoleta Stefanova, bulgara di nascita, ma trapiantata in Italia dall’età di tre anni per seguire papà Stefan, campione, non a caso, del tennistavolo, chiamato a insegnare l’arte del ping pong a Ragusa. La passione ha contagiato soprattutto la figlia: campionessa italiana dal 2001 al 2006.
E ora la squadra per Pechino è “straniera” al 100 per cento: a fare compagnia alla Stefanova Tan Wenling Monfardini, sposata con un bolognese e madre di una bimba, e
Mihai Bobocica
, nato in Romania. Qualcuno invece “italiano” lo è diventato grazie a una deroga: Hristo Zlatanov (figlio Figlio di Dimitar Zlatanov, fuoriclasse della pallavolo bulgara negli anni ’70-’80), pallavolista della nazionale di Andrea Anastasi, dopo anni di serie A è riuscito ad avere l’ok dal presidente della federazione internazionale, Ruben Acosta, ed esordire in azzurro nel 1997. E subito dopo ottiene la cittadinanza.
Tra le donne il cambio di passaporto è quasi sempre dettato da questioni di cuore: Taismary Aguero, schiacciatrice 31enne, ha lasciato Cuba nel 2000 per sposare Alessio Botteghi: lei che con la maglia delle caraibiche ha vinto il titolo olimpico, punta a rivivere la stessa emozione con la nazionale di Massimo Barbolini.
Nella rosa ci sono anche Natalia Valeeva, campionessa dell’arco, che a 38 anni si cimenta nella sua quinta Olimpiade, con tre maglie diverse: prima quella della comunità degli stati indipendenti, poi la Moldova fino a quella azzurra.
Nell’atletica il numero degli “stranieri” è in costante crescita dopo la May: dalla Costa d’Avorio arriva Audrey Alloh, da Cuba Libania Grenot, che ha ottenuto il via libera dalla Iaaf proprio a ridosso dei Giochi (anche lei è sposata con un romano), e ancora la cubana Magdeline Martinez, naturalizzata dopo le nozze.
Il più titolato è Andrew Howe, nato a Los Angeles, ma reatino d’adozione dopo le seconde nozze della mamma Renee Felton con Ugo Besozzi: il campione europeo del lungo, con il mito di Carl Lewis, reduce da un infortunio a un mese dai Giochi cerca la consacrazione olimpica.
Tra i neo arrivati nella squadra di atletica anche il nigeriano che parla romano Jean Jacques Nkouloukidi: il 26enne che si allena ad Ostia si cimenta nella marcia. Due gli adottati nel canottaggio: il “portoghese” Bruno Mascarenhas e il ceco Jiri Vleck. Il Setterosa vanta l’ungherese Erzsebet Valkai, così come la squadra di ritmica, candidata al podio olimpico, annovera l’ucraina Angelica Savrajuk.
Dal variopinto gruppone non possono essere esclusi quelli nati in Paesi lontani, ma italiani a tutti gli effetti, come rivelano gli stessi cognomi. Si chiamano infatti Giuseppe Rossi, talentino dell’Olimpica di Casiraghi, nato a Clifton, negli Stati Uniti, o Zahra Bani, giavellottista di Mogadiscio ma solo di passaggio. E sempre nell’atletica c’è Jacques Riparelli (Camerun); due le azzurre nate in Sudafrica, Romina Armellini, nuotatatrice che ha sconfitto il cancro e ha ritrovato la vita nel paese dei suoi genitori, e Gabriella Bascelli (canottaggio).
Il Venezuela è il paese di nascita dell’altra nuotatrice Renata Spagnolo (nata a Caracas), mentre la collega dei tuffi, Noemi Batki è nata in Ungheria. “Argentino” il triatleta Daniel Fontana come il collega della vela Diego Romero (nato a Cordoba). La più conosciuta di tutti resta però Josefa Idem: 44 anni e due bambini, la campionessa della canoa nata a Goch, con la Germania ha disputato due Olimpiadi. La settima, e quinta in azzurro, sta per cominciare: Iosefa è ormai sinomimo di canoa azzurra, del resto è la più grande delle sorelle d’Italia.

Guarda la GALLERY. LEGGI ANCHE: Su YouTube il salto record mai visto di Sara Simeoni

Sphere: Related Content

Ban Ki-moon: Vanno vinti i pregiudizi sull'Aids per combatterlo.

Per il segretario generale delle Nazioni Unite è ancora lunga la strada che molti Paesi devono percorrere in tema di prevenzione.
(L'Unione sarda) Solo vincendo pregiudizi e discriminazione si potrà garantire l'accesso alle cure contro l'Aids a tutti coloro che ne hanno bisogno. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nella cerimonia di apertura della conferenza mondiale sull'Aids di Città del Messico. "La maggior parte dei Paesi - ha detto - hanno ancora una lunga strada da percorrere prima di rendere effettive la prevenzione" e realizzare così l'obiettivo fissato nel 2005 dalle nazioni Unite, dell'accesso globale a prevenzione e cure per il 2010. "In molti Paesi - ha aggiunto - lo stigma contro le persone sieropositive rimane una grande sfida. Un terzo dei Paesi non ha ancora leggi per proteggere le persone che vivono con il virus Hiv e nella maggior parte dei Paesi sono ancora legali forme di discriminazione contro le donne, gli omosessuali, la prostituzione, la tossicodipendenza e le minoranze etniche. Tutto questo deve cambiare". Ban Ki-Moon ha quindi lanciato un appello ai politici di tutto il mondo perché si impegnino nel contrastare ogni forma di discriminazione. "Non proteggere questi gruppi - ha concluso - non soltanto non sarebbe etico, ma non ha senso ai fini della tutela della salute, con conseguenze che si ritorcerebbero contro la stessa società".
---

---

Sphere: Related Content

Presidenza Arcigay di Roma. E' ora di cambiare in meglio e ora si può.

Convocato dall'attuale direttivo con comunicazione in data 22 luglio, il 13 settembre a Roma si terrà il congresso dell'Arcigay provinciale. Sarà un'occasione d'incontro, discussione e dibattito per fare il punto sulla situazione dell'associazione. In scadenza il presidente Fabrizio Marrazzo che non è dato sapere se si ricandiderà, nel frattempo, con lo slogan "Cambiare in meglio si può!" alcuni iscritti con l'intento di portare aria nuova all'associazione, han dato vita al "Comitato promotore per Federica Pezzoli Presidente di Arcigay Roma". Per chi vuol saperne di più, partecipare o aderire al comitato per Federica Pezzoli presidente, può cliccare qui.

Sphere: Related Content

Tremila soldati hanno iniziato a pattugliare le città.

Militari di pattuglia a Milano

(Panorama) È operativo da oggi, per la durata di sei mesi, il piano per l’impiego dei militari nelle città, a vigilanza di siti fissi e nel pattugliamento (congiunto con le forze di polizia) delle aree più a rischio.
A regime i militari schierati saranno 3 mila: mille per la vigilanza di obiettivi sensibili (che sono 51 a Roma, 20 a Milano e 1 a Napoli); mille per il controllo dei Centri per immigrati (a Lampedusa e nelle città o province di Roma, Bari, Bologna, Brindisi, Cagliari, Caltanissetta, Catanzaro, Crotone, Foggia, Gorizia, Milano, Modena, Siracusa, Torino, Trapani), e mille per le pattuglie miste in nove città (Bari, Catania, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Verona).
A Roma, in questa prima fase, sono 400 i soldati impiegati (tra cui 32 donne). Da oggi controlleranno una decina di stazioni della metropolitana, ambasciate e (i parà della Folgore) il centro per immigrati di Ponte Galeria. A Milano, invece, i primi 150 soldati sono destinati ad alcuni obiettivi sensibili (Duomo e consolati) e ai pattugliamenti nelle zone della Stazione Centrale, di via Padova e del quartiere Baggio. A Napoli l’unico obiettivo sorvegliato dai soldati è il consolato americano, mentre i pattugliamenti interessano il centro città e i comuni della cinta urbana.

Per quanto riguarda l’equipaggiamento, i militari in pattuglia (provenienti da tutte le Forze armate, ma in gran parte dall’Esercito) hanno l’uniforme d’ordinanza estiva, composta da pantaloni e camicia a maniche corte, e sono armati di pistola; quelli a presidio degli obiettivi sensibili e dei centri immigrati, invece, hanno mimetica e fucile.
I soldati, che hanno ricevuto un addestramento specifico, avranno lo status di agente di pubblica sicurezza, ma non di agente di polizia giudiziaria: potranno identificare e perquisire, ma non arrestare, se non in caso di flagranza.

L’attuazione del piano costa alle casse dello Stato 31,2 milioni nel 2008 e altrettanti nel 2009. Il defender dell’Esercito italiano, alle 7 in punto di questa mattina, ha preso il posto della camionetta dei carabinieri davanti alla sede degli uffici diplomatici arabi di via Nomentana a Roma.
Sono arrivati, oggi, i primi militari che sorveglieranno alcuni punti sensibili di Roma, in alcuni casi affiancati dalle forze dell’ordine. I quattro soldati, in tuta mimetica con basco e anfibi imbracciano il fucile e si muovono avanti e indietro davanti al cancello degli uffici diplomatici. A Milano per questa settimana saranno utilizzati 150 uomini (che saliranno a 424 a regime), per ora tutti del Reggimento di Artiglieria a Cavallo: e puntualmente, anzi in anticipo di un quarto d’ora, alle 6.45 in Piazza Duomo è arrivato un mezzo Defender, in colori mimetici, dell’Esercito. Ne sono scesi 6 militari comandati da un caporalmaggiore capo e tra i quali c’è anche una donna, un caporale: gli artiglieri, armati di pistola e in divisa color Kaki, col basco in testa, si sono accordati con una pattuglia della polizia e una dei carabinieri sulle modalità del servizio. Poco dopo le sette, i primi due militari hanno affiancato un carabiniere e un poliziotto davanti all’ingresso principale della Cattedrale.
Alle 9 analoghi servizi saranno attivati agli ingressi laterali del Duomo.
L’arrivo dei militari ha già suscitato la curiosità dei passanti che sono già alcune decine nonostante l’ora e la giornata di agosto.
---

---


---

Sphere: Related Content

Trasgressioni. Quegli scambisti dell'ora di pranzo.

Viaggio nella nuova trasgressione degli italiani: tradimenti incrociati, anche nella pausa pranzo.
(Pierangelo Sapegno - La Stampa) C’è qualcosa che non torna, ma se siete in otto a tavola, metà uomini e metà donne, pensateci sopra. In Italia, una coppia su quattro pratica lo scambio. Ora, siccome voi siete di sicuro innocenti, provate a guardarvi intorno e a far qualche domanda. Il fatto è che in base ai dati della Federsex, l’associazione che riunisce 200 club privé italiani, «sono 500 mila le coppie che frequentano i nostri locali e praticano lo scambio». Secondo l’Istat, le coppie in Italia sono circa 14 milioni: escludendo quelle dei più anziani, non ne restano che otto milioni. Considerando poi che negli ultimi tempi questa pratica (o passione? hobby? come dobbiamo chiamarla?) è passata attraverso una vera e propria rivoluzione, dal mare di internet alle strade delle città, e che sono aumentati soprattutto gli scambisti che lo fanno fuori dai locali, «la stima sale molto presumibilmente a due milioni di coppie». Una su quattro, appunto.

Adesso che il delitto di Mantova, con il povero Dean Diljievic appeso al cancello con un guinzaglio, ha portato gli scambisti in prima pagina, restiamo un po’ così, e ce ne facciamo un’idea di cronaca nera. Eppure la verità è un’altra. Come spiegano sempre alla Federsex, «il profilo tipo dei nostri iscritti è rappresentato da un individuo colto e benestante, con età media di trentacinque anni per lei e quarantatré anni per lui».

Come confermano al Club Malizia di via Melzo, zona Stazione Centrale, Milano: «Gente di tutti i tipi, persone di mezza età, ma anche ragazzi giovani sotto la trentina. L’unica cosa che li accomuna è che nessuno ha problemi di soldi. Tanti liberi professionisti. Notai, dentisti, medici, commercianti. Anche calciatori e politici». E donne insospettabili, come Lara, di Catania, una sorella e quattro fratelli, «e genitori molto tradizionali, soprattutto mio padre. La sera, se ottenevo il permesso di uscire dovevo tornare alle 9 e mezzo a casa. Appena ho potuto, ho scelto di andare via e sono venuta a studiare a Roma. A ventuno anni mi sono iscritta alla facoltà di sociologia alla Sapienza e all’università ho conosciuto Luca, che di anni ne aveva ventisette. Ci siamo subito innamorati. Lui ha cominciato a raccontarmi certe sue esperienze di gruppo avute assieme a una sua ex. Mi sembravano storie lunari. Mi sentivo colpita e incuriosita. Lui mi descriveva tutto quello che vedeva nei privé. Mi sono messa a chattare su internet. E dopo due anni e mezzo, tra mille dubbi e mille paure, ho incontrato una donna con cui ho avuto il primo rapporto. Ci siamo incontrati in un bar. Lei era con il marito e io con Luca».

Adesso Lara s’è sposata e fra i loro migliori amici c’è una bella coppia di scambisti con due figli di sedici e ventuno anni, che ogni tanto li lasciano tranquilli a casa per andarsene a fare una bella serata di sesso in compagnia. «Ci vuole un amore profondo, una grande intesa e un’assoluta fiducia reciproca», giura Lara. E se lo dice lei.

Raddoppiati in dieci anni
Questo allegro ceto degli scambisti si sta allargando in misura esponenziale (più del cento per cento negli ultimi dieci anni, secondo una ricerca di psicologi) e sta cambiando in fretta le sue abitudini. Ad esempio, non è più solo la notte il suo regno. I nuovi appassionati dell’amore di gruppo si trovano di giorno, «anche al cinema, nelle saune, nei negozi». Pure i locali si sono adeguati: aprono all’ora di pranzo o addirittura nel bel mezzo dell’orario di lavoro, un’orgia a ottanta euro tutto incluso a parte il preservativo (quello lo porti tu), con tanto di pornostar per cominciare i giochi, come la Praty Bambi al Club Malizia dell’altro giorno.

Una bella ammucchiata, e poi tutti a lavuré più bravi di prima, che a Milano si sta mica con le mani in mano. Il fatto è che internet anziché togliere gli scambisti spostandoli dai club al privato, dentro le case, li ha fatti crescere dappertutto in maniera vertiginosa. Come sempre, sono i numeri che parlano. Così, negli ultimi anni i locali di questo tipo sono in costante aumento. Secondo una elaborazione della Camera di commercio relativa al secondo trimestre 2008, a Milano sono 109 i locali che vanno sotto il gruppo «discoteche, sale da ballo, night club e simili», in Lombardia 290 e in tutta Italia 2036: ovviamente non tutti sono locali per scambisti, ma se andate su Google e cliccate «club privé a Milano», vi troverete di fronte a un elenco infinito. Alla fine, devono essere molti di più dei duecento rappresentati da Federsex. Almeno quattro volte tanto.

Gli appuntamenti
Ma a tutti questi luoghi pubblici per gli incontri di coppie, si sono aggiunti i posti all’aperto, sotto al sole o alla luna, senza il biglietto da pagare e l’iscrizione da firmare. Un altro elenco da non crederci. Anche qui, la mappa la fornisce internet. Parcheggi, piazzali, stazioni, parchi, perfino cimiteri. A Milano, un punto di ritrovo è nelle strade adiacenti al parco Lambro e al cimitero Maggiore.

Purtroppo poi, a giocare col fuoco, ci si brucia pure: da quelle bande, assieme alle coppie in cerca di avventure, hanno trovato appuntamento pure maniaci e violentatori. Più tranquille (beh, tranquille?, si fa per dire) altre zone, come il piazzale del Politecnico e il mercato ortofrutticolo. Il data base segnala poi tutti i capoluoghi della Lombardia e cittadine come Bormio, Varzi, Vigevano, Saronno, Crema, Manerbio, Desenzano, e tante altre ancora: quarantotto in tutto. La Lombardia è in testa a questa classifica. Ultima, la Basilicata: solo due punti ritrovo «per incontri gay e bisex».

Parcheggi e caselli
A Roma, invece, si va a Colle Oppio, Villa Borghese, via Appia Antica, Cinecittà, il Villaggio Olimpico. E se non vi basta, il sito segnala un luogo d’incontro diurno perfino a Monte Mario, dietro al Ministero degli Esteri. Un altro sull’autostrada del sole, corsia sud, tra Reggio Emilia e Modena. A Venezia strani movimenti attorno al Ponte di Rialto: occhio agli sguardi languidi, vi potreste ritrovare minimo in tre. A Firenze si va al Parco delle Cascine. Altre località turistiche dove ci si scambia per strada: Rapallo, Taormina, Porto Cervo. Secondo il «tuttocittà» degli scambisti, perfino la celebre piazzetta di Capri, presso il bar della funicolare, non si sottrarrebbe dall’accogliere le gesta dei peccatori. A Pietravairano, provincia di Caserta, è possibile ammirare le effusioni di una splendida coppia di ragazze di Caianello che durante la buona stagione si esibiscono in una chiesa sconsacrata solo per voi. Quando si dice la generosità. Non vi basta? Andate a Viterbo, sulla Teverina, località Ferento, ma solo dopo le 22: alle coppie che amano essere guardate basta mettere un fazzoletto bianco sul finestrino dell’auto. Quelle che vogliono essere coinvolte (un po’ guardano, e poi olé) devono invece appendere un fazzoletto rosso.

Sul web
Se fate fatica a crederci, navigate ancora cinque minuti su internet, fra centinaia di siti specializzati, e c’è pure la classifica dei luoghi dell’amore: quella preferita, con il 31 per cento dei voti, è all’aperto, su un prato; e al secondo posto ci sono i parcheggi e le piazzuole autostradali, con il 22 per cento. Medaglia di bronzo, l’ufficio o il negozio: 19 per cento. Poi i motel, i parchi, le fabbriche abbandonate persino. Va bene così, è il campionato delle stelle. Stan facendo tutti un gran sesso. Eppure, la signora Laura di Firenze, trentanove anni e un seno così, ci dice che «è l’amore», che non è solo sesso come sembra, che «soltanto chi ha una grande intesa fisica e intellettuale come ce l’ho io con mio marito può fare queste cose». Lei dice: «Noi siamo fortunati». Che magari sarà pure vero, che ne sappiamo. A noi quello che colpisce è la storia di una coppia su 4. Se chiediamo quanti sono i single nei club ci rispondono come all’Evasion di Milano che «sono soprattutto uomini». Però, anche donne in parte: «vengono con l’amante. Non con il marito». Aah...

Sphere: Related Content

Miti estivi alla prova, infradito e creme solari sotto accusa.

(Panorama) Viva le vacanze ma attenti a creme e infradito. L’allarme viene dagli Stati Uniti dove due équipe di ricercatori, rispettivamente dell’Auburn University e dell’ Environmental Working Group di Washington hanno letteralmente fatto a pezzi quelli che erano due miti cui aggrapparsi in mezzo alla calura estiva. Le hawaiane, che hanno accompagnato tante estati scanzonate di intere generazioni, si sono rivelate nocive per i piedi. Un team di ricercatori di biomeccanica ha infatti monitorato e filmato una quarantina di persone che hanno indossato per giorni solo infradito. Il loro modo di camminare risultava alterato dalla scarpa fino a creare problemi seri alle anche e al bacino. Non solo, ma tutta la fascia muscolare risultava infiammata a causa del continuo sforzo compiuto dal piede per non perdere l’infradito. Insomma quella che sembrava essere la panacea della camminata estiva sarebbe in realtà un incubo che sforza il nostro corpo in modo innaturale. Lo stesso dicasi per le creme solari
L’Environmental Working Group di Washington ha fatto uno screening su un migliaio di marche. Ogni 5 prodotti analizzati ben 4 si sono rivelati poco efficaci in termini di protezione dai raggi solari. E secondo i test dei ricercatori la maggior parte di questi prodotti sarebbero poco efficaci anche sul fronte della prevenzione dei tumori della pelle. Il che significa che forse è meglio affidarsi al buon vecchio cappello e alla camicia a maniche lunghe se si è particolarmente sensibili.
E per i consumatori più attenti il centro americano ha anche creato un database interamente consultabile su Internet.

Sphere: Related Content

Il Presidente Fini riceverà gli omosessuali "Olimpici" dei gay games di Barcellona.

Domani l'incontro voluto dalla pd Paola Concia, oro nel tennis ai gay games di Barcellona.
(Il Corriere della Sera) Domani il presidente della Camera incontrerà una delegazione di sportivi italiani che hanno partecipato agli Eurogames 2008 a Barcellona. Scritta così non è una notizia. E' uno dei tanti appuntamenti di routine di chi guida Montecitorio.

Ma se colui che siede su quella poltrona si chiama Gianfranco Fini la cosa cambia, visto che gli Eurogames sono le Olimpiadi dei gay e che il presidente della Camera era il leader di un partito che spesso e volentieri si è lasciato andare ad atteggiamenti omofobi. Basti pensare che una decina di anni fa Fini, allora numero uno di Alleanza nazionale, disse pubblicamente: «Lo so, ora l'intellighenzia mi farà a fettine, ma io la penso così: un maestro elementare dichiaratamente omosessuale non può fare il maestro».

Gli anni sono passati e nel frattempo, a quanto pare, il presidente della Camera ha fatto la sua piccola «svolta», anche in questo campo. Prima, con la dichiarazione del 2006, in cui affermava che i diritti per le unioni di fatto dovevano valere per tutti, ossia anche per gli omosessuali (benché con qualche timidezza Fini non pronunciò quella parola). Ora un nuovo passo avanti. Dovuto alla deputata del Pd Paola Concia, gay dichiarata, nonché vincitrice di una medaglia d'oro nel tennis agli Eurogames 2008, che si sono tenuti a fine luglio a Barcellona.

La parlamentare del Partito democratico, che era capo della delegazione di trecento sportivi che hanno partecipato ai giochi, l'altro ieri ha telefonato a Fini per proporgli un incontro. Per la verità era convinta di ricevere un bel «no» da parte del presidente della Camera. Così però non è stato. Anzi: «Certo che voglio incontrarvi, anche perché mi convince questo modo di combattere per i diritti dei gay, mi sembra la maniera giusta per affrontare le cose e fare la vostra battaglia».

Nessun problema, allora, a ricevere nel suo studio a Montecitorio i cinquanta gay italiani che hanno vinto una medaglia agli Eurogames.

Nessun timore di critiche e rilievi: «E' vero, potrebbe esserci anche chi fa polemica rispetto a questo mio gesto, chi si scandalizza, ma a me non importa proprio nulla. Al contrario penso che questo incontro sia utile e perciò lo voglio fare senza che nessuno mi possa condizionare ». Magari qualcuno dentro Alleanza nazionale storcerà il naso, e qualche altro si esibirà in battute di dubbio gusto, ma Fini non sembra crearsi dei problemi al riguardo. Con grande stupore di Paola Concia. Alla deputata del Pd, abituata ai frizzi anche dei colleghi di casa sua, non è parso vero che l'ex leader di Alleanza nazionale accettasse subito la sua proposta.

Gianfranco e i gay
Nel 1998
Dieci anni fa Gianfranco Fini, all'epoca presidente di An, durante la registrazione di una puntata del Maurizio Costanzo Show dichiara: «Se lei mi chiede "Un maestro dichiaratamente omosessuale può fare il maestro?", la mia risposta è no»

Nel 2005
Alla festa di Azione giovani, chiedono a Fini se abbia cambiato idea a proposito dei maestri gay. Il presidente di An risponde: «Non ho cambiato idea. Allora ho detto che ostentare comportamenti gay, diversi può determinare fastidio»

Nel 2007
Fini nel maggio 2007 afferma: «Proprio perché rispetto la persona umana e le scelte che liberamente l'individuo fa, non mi permetterei mai di dire che l'omosessuale è un diverso.
È evidente, però, che di questa scelta non possono fare un modello»

Sphere: Related Content

Nuovi comportamenti, Quando la monogamia è innaturale.

Due partner, o tre. Ma alla luce del sole. Cresce, negli Usa, la tribù dei poliamoristi. Per i quali la monogamia è innaturale
(Lorenzo Soria - L'Espresso) Quando è stato annunciato che a vincere l'Oscar nella categoria della miglior attrice non protagonista era stata lei, Tilda Swinton è apparsa incredula, sul viso stampata la domanda: io? Poi è salita raggiante sul palco a raccogliere l'ambito trofeo, ma prima ha dato un bacio e un abbraccio a Sandro Kopp (nella foto), un pittore tedesco di 29 anni conosciuto durante le riprese di 'Cronache di Narnia' e col quale la Swinton ha una relazione sentimentale. E John Byrne, l'uomo con il quale sta assieme da 18 anni? Era nella loro tenuta in Scozia, vicino a Inverness, con Xavier e Honor, i loro due gemelli di 10 anni. "John è un uomo straordinario e un padre fenomenale", sostiene la coprotagonista di 'Michael Clayton'. "Viviamo nella stessa casa, ma vado in giro per il mondo con un pittore delizioso". E non ha problemi con questo tipo di ménage? "Viviamo sotto lo stesso tetto, ci amiamo e ci ameremo per il resto delle nostre vite, amiamo i nostri figli", continua. "Quanto al resto, sono affari nostri".

Affari che inevitabilmente hanno finito invece per venire discussi e dibattuti: quando ci sono, i triangoli sentimentali vengono tenuti nascosti e raramente sbattuti in faccia a un pubblico di un miliardo di persone. Ma per Anna Wagner, segretaria in uno studio legale di Washington che chiama Jim il suo 'partner primario', e che ha una relazione con Timothy che a sua volta convive con Carla, la rivelazione dell'attrice quarantasettenne non l'ha sorpresa più di tanto. "Se mettiamo da parte la fama e il denaro, la relazione sentimentale di Tilda è esattamente come quella di tante persone che conosco", sostiene.

Persone come la Wagner e la Swinton si considerano 'poliamoristi': hanno relazioni con più di un partner senza sentirsi né dei traditori né degli ipocriti perché lo fanno alla luce del sole e con il consenso di tutti. E sono convinte di avere trovato, mentre il matrimonio e le relazioni monogame mostrano segni di tensione e di fatica, una soluzione a sua volta irta di incognite e difficoltà ma sempre più diffusa e accettata. "Quelli della mia generazione riconoscono che quando devono decidere quale tipo di famiglia vogliono creare hanno molte scelte", conferma Diane Adams, un'avvocatessa ventottenne di New York la cui famiglia è composta da lei e da due uomini.

Secondo un sondaggio condotto dal sito di Oprah Winfrey, ben sette americani su cento sono coinvolti in relazioni aperte. Un numero forse eccessivo, il prodotto di un campione statistico non scientifico. Ma i poliamoristi crescono. Perlomeno, sono sicuramente più visibili: hanno vari siti in Rete, giornali come 'Loving more', gruppi di supporto, un libro che è una sorta di manifesto e che è diventato un best-seller intitolato 'The Ethical Slut', la sgualdrina etica. Hanno anche uno show televisivo col quale identificarsi: 'Big Love', la storia di un uomo (l'attore Bill Paxton) che si divide tra tre donne, altrettante case e un gran numero di figli. E ogni paio di mesi si riuniscono, nella East come nella West Coast, per scambiare opinioni, per darsi supporto, per contarsi, per partecipare a seminari che hanno titoli come 'Tre, quattro o più', 'Come rivelare di essere poly' o 'Gestione della gelosia'.

Per il Merriam-Webster poliamori è 'la pratica di avere più di una relazione romantica alla volta'. Una pratica entrata nel dizionario solo due anni fa ma che ha radici nei tempi biblici. "Abramo, Davide, Giacobbe e Salomone erano tutti poligami e prediletti da Dio", ricorda Jonathan Turley, professore di diritto pubblico alla George Washington University. Diego Rivera aveva accettato che la sua donna, Frida Kahlo, avesse relazioni con altri uomini e donne, Leon Trotsky compreso.

Hugh Hefner gira sempre accompagnato da almeno due girl-friends. E Warren Buffett, investitore diventato l'uomo più ricco del mondo, sino a quando - tre anni fa - gli è morta la moglie Susie, mandava auguri di Natale firmati da 'Warren, Susie and Astrid'. Astrid? La sua seconda e molto pubblica partner.

Sotto diversi nomi e in diversi contesti, il poliamorismo non è insomma fenomeno del tutto nuovo. Ma perché si sta diffondendo? E perché oltre che da artisti, pornografi, miliardari e hippies viene preso in considerazione e adottato da gente comune? "Visto che un matrimonio su due finisce davanti ai giudici, e le coppie sposate in America sono ormai una minoranza, la gente è diventata più disponibile ad accettare stili di vita diversi", sostiene Elisabeth Sheff, professoressa di sociologia alla Georgia State University e autrice di una ricerca accademica sul poliamorismo che l'ha portata a intervistare centinaia di individui. "Molti di noi hanno prima provato a far funzionare la monogamia", aggiunge la Wagner, due matrimoni alle spalle. "Ma questa non ti lascia vie d'uscita se il rapporto non funziona più: con quella persona chiudi. Il poliamorismo non è la panacea, ma consente di non chiedere tutto a una persona sola. Cercando altrove ciò che il partner non ti può dare".

I poliamoristi sono di vario tipo. C'è chi è coinvolto in un triangolo amoroso e chi fa parte di catene sentimentali di quattro o più persone. Sono in genere bianchi che abitano in aree metropolitane, hanno un buon livello di educazione e lavorano nell'informatica, occupazione che facilita la nascita di forti comunità operanti in Rete. "Non accettano gli si dica che la loro è una scelta dovuta a ragioni sessuali", aggiunge la Sheff. "Per loro è una questione di amore: di un diverso tipo di relazione affettiva". Ripetono anche che la fedeltà non ha basi biologiche, ed è per questo che il matrimonio spesso conduce a bugie, tradimenti e giudici.

Ma come si affrontano il sentimento, naturale e universale, della gelosia? Sostenendo che se amiamo non noi stessi ma il nostro partner la sua gioia deve diventare la nostra. Purché tutto sia vissuto con apertura e onestà. "Se James è felice con Nicole io sono felice per lui", conferma Rebecca, che assicura di non avere problemi a starsene a guardare la televisione mentre gli altri due amoreggiano di sopra, nella camera da letto. Passa Eric, il figlio di James e Nicole, che ha tre anni e che oggi è molto agitato. Rebecca lo rincorre e lo ferma, Nicole la ringrazia con lo sguardo. "Non so come fanno gli altri genitori a tirare su i figli da soli".

Mentre il loro numero cresce e diventano più visibili, i poliamoristi sono anche oggetto di disprezzo e di critiche. C'è chi li prende per degli ingenui attaccati a una visione utopica della realtà - e in effetti, a sentirne i racconti, le loro relazioni multiple sono molto spesso accompagnate da separazioni, liti e instabilità. Chi pensa che dietro gli idealistici propositi dei poliamoristi ci sia in realtà solo la ricerca della gratificazione sessuale, che sono semplici scambisti. E chi li attacca, naturalmente, sul piano morale. "Il matrimonio significa mettere l'altro davanti a te", sostiene Bill Maier, psicologo e vicepresidente di Focus on the Family, un'associazione evangelista. "È per questo che sono condannati al fallimento". Poi, aggiunge Maier, ci sono i costi: dopo i gay, anche i poliamoristi rivendicheranno pensioni, assistenza medica e altri benefici per i loro molteplici partner?

A tutti questi problemi vanno aggiunti i figli. Per timore che i tribunali glieli portino via, molti genitori poliamoristi tendono a tener nascosta la loro scelta di vita. Ma i figli sono una realtà e crescendo quasi sempre vivono con disagio il nucleo familiare del quale fanno parte. Per i più piccini, c'è però un libro di ninnenanne dal titolo molto evocativo. 'Else-Marie and Her Seven Little Daddies', si chiama. Ovvero: 'Else-Marie' e i suoi sette piccoli papà'.

Sphere: Related Content

La New York nera del reporter Weegee in mostra a Milano.

Faces in the Crowd.

(Panorama) La New York scura e sporca della fine degli anni Trenta e Quaranta, quella immortalata nelle pagine hard boiled di Dashiell Hammett, dove spesso le pupe viziate della high society finivano con il pancino bucato, ganster e sangue erano una accoppiata fissa e nelle risse, fra tensioni razziali e odi, ci scappava sempre il morto, aveva il suo grande fotoreporter di nera. Era Weegee (Usher Fellig, ebreo austriaco, classe 1899, ribattezzato Arthur al suo arrivo a Ellis Island) che con la sua l’inseparabile macchina fotografica “Speed Graphic” e la camera oscura per sviluppare i negativi nella sua Chevrolet, si trovava sempre sul luogo del delitto, anzi quasi lo anticipava; si dice che quel nomignolo Weegee venisse proprio dalla storpiatura del nome “ouija“, il tavolo solitamente usato per le sedute spiritiche, per rimarcare le sue sulfuree premonizioni dei luoghi dei delitti. A questo grande reporter che ha creato la foto di cronaca nera, con un uso duro del flash e l’obiettivo spostato dal morto alla folla, per cogliere lo stupore attonito, ghignante o di sollievo dei testimoni, è dedicata una mostra aperta fino al 12 ottobre a Milano, Palazzo della Ragione dal titolo: Unknown Weegee. Cronache americane.

Cento le immagini esposte provenienti dall’ “International Center of Photography di New York” per narrare la vita bacata della Grande Mela durante il periodo della depressione, perché Weegee affermava: “Quando scatto una foto mi sembra davvero di entrare in trance: è l’effetto del dramma in corso o in procinto di scatenarsi: nasconderlo e andarsene in giro con occhiali dalle lenti rosa è impossibile. In altre parole, abbiamo bellezza e bruttezza: tutti amano la bellezza, ma la bruttezza permane.”
Per esser cinico del tutto scelse per la sua prima personale del 1941 il titolo Weegee: Murder is My Business. Dal 1940 Weegee entra a far parte del team fotografico di PM, un quotidiano di ispirazione progressista che perora i diritti di lavoratori iscritti al sindacato, ebrei e afro-americani e fa rinascere il dibattito politico negli Stati Uniti. Gli otto anni di attività del giornale vedono la pubblicazione di centinaia di foto di Weegee. Nel 1945 viene pubblicato Naked City, il suo primo catalogo di fotografie che ispirerà il film The Naked City (19 e lo stesso Weegee viene interpellato come consulente alla sceneggiatura; dal film nascerà la successiva serie TV Naked City (1958). Dal ‘47 inizia la collaborazione con Vogue, nasce la serie di “distorsioni” le caricature dei ritratti di celebrità dello spettacolo e del mondo politico che pubblica in Naked Hollywood. ” Non avrebbe mancato l’immondizia di Napoli - afferma Vittorio Sgarbi nella presentazione alla rasssegna- ne avrebbe dato un resoconto indimenticabile”. Dopo aver visto la mostra, c’è da credergli. Se Weegee si fosse trovato ad Elsinore ai tempi d’Amleto, state sicuri che le sue foto ci avrebbero restituito persino l’odore che fece esclamare al pallido prence: “C’è del marcio in Danimarca”.

Sphere: Related Content

Libri. Antieroi da spiaggia.

... vicende di uomini, donne e gay del nostro tempo, che come noi fanno i conti ciascuno col proprio scacco, con ciò che rimanendo irrisolto e incompreso di ogni esistenza..
(Mario Fortunato - L'Espresso) I racconti rappresentano un genere negletto dall'odierna editoria. Il motivo si sa: vendono poco. Con questa scusa, se ne pubblicano di rado un po' dappertutto. Anche se luminosi esempi come Alice Munro stanno poi a testimoniare che i lettori di ogni dove non badano ai generi ma, come ovvio, ai risultati. Non vorrei però farla troppo lunga, quando invece mi preme consigliare subito 'Il crepuscolo degli antieroi', superba raccolta dell'americana Deborah Eisenberg (Alet, traduzione di Federica Aceto, pp. 219, e 15).

Non mette conto di riassumere qui le sei storie raggruppate nel libro: riassumere un racconto in fondo è come voler spiegare una barzelletta. Si tratta di vicende di uomini, donne e gay del nostro tempo, che come noi fanno i conti ciascuno col proprio scacco, con ciò che rimanendo irrisolto e incompreso di ogni esistenza finisce col divenirne lo stigma, l'emblema urticante e ineludibile. Detta così, sembrerebbe però l'ennesima prova di medio livello di una nipotina di Raymond Carver. Errore. Con tutto il rispetto per i minimalisti americani, nei racconti della Eisenberg (nata a Chicago nel 1945) circola tutt'altra aria. Per esempio un'ironia secca e dolorosa che casomai la imparenta a una grandissima del settore, come Katherine Mansfield. È infatti a lei che si pensa per il perfetto equilibrio di una lingua che è misurata e esatta ma allo stesso tempo piena d'aria, e di una luminosità che fa pensare a certi cieli atlantici, altissimi e freschi anche in estate.

Confesso che non conoscevo la Eisenberg prima di questo libro. La sua scoperta, devo dire, ripaga di tanti brutti testi, letti di recente. Anche se ammetto che il titolo, 'Il crepuscolo degli antieroi', lo trovo un po' brutto e direi respingente, le sue pagine sono di memorabile bellezza. E davvero mi piacerebbe che, smentendo la pigrizia bottegaia di tanta editoria non solo nostrana, il lettore italiano ne decretasse il successo anche commerciale, godendone appieno nel tempo dilatato e complice delle vacanze estive.

Sphere: Related Content

La prima del Pd è senza Campanile. La bella stagione delle feste di partito.

07236p1t
(Panorama) Tante prime volte e alcuni grandi assenti: Clemente Mastella e il suo Campanile, in primis. Si annuncia così la stagione delle feste di partito, per la quale fervono i preparativi mentre il Parlamento sta per andare in vacanza. Le prime volte più importanti sono la “Festa democratica” di settembre a Firenze e la festa nazionale del Pdl, in preparazione per ottobre a Milano. Si fa notare, invece, l’assenza di Gianfranco Fini al tradizionale appuntamento di An: non ci sarà per rispettare il ruolo istituzionale di presidente della Camera. Non sarà al Meeting di Cl, perché non invitato, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Mentre Umberto Bossi non andrà sul Monviso e si farà sostituire dal figlio Renzo per il rito dell’ampolla. Dopo la debacle elettorale, infine, si annunciano eventi in tono minore per i partiti rimasti fuori dal Parlamento. Telese, ad esempio, resta orfana della festa dell’Udeur, alla quale l’anno scorso Clemente Mastella aveva chiamato anche Roberto Benigni.

Pdl, prima festa nazionale. È in preparazione per ottobre a Milano. Ma non mancheranno, sul finire dell’estate, i tradizionali appuntamenti di Fi e An, sulla via della fusione.
Fi, Gubbio aperta a esponenti An. Sarà la settima edizione del corso di formazione politica destinata ai giovani di Forza Italia. Appuntamento dall’11 al 13 settembre. Ancora non definito il programma, ma l’intenzione è quella di estendere per la prima volta gli inviti anche agli alleati di An.
A proposito di An: sarà la prima festa senza Fini, quella di Mirabello (Ferrara), dal 28 agosto al 7 settembre. In apertura, un convegno dedicato a Giorgio Almirante, a vent’anni dalla morte. Alla fine, gli appuntamenti politici, con i ministri Maurizio Sacconi, Sandro Bondi e Altero Matteoli. Chiuderà l’evento il reggente di An, Ignazio La Russa. A metà settembre, poi, la tradizionale festa dei giovani di An, “Atreiu”, a Roma.
Pd, prima festa democratica. A Firenze, dal 23 agosto al 7 settembre. Festa dell’Unità e festa della Margherita confluiscono in un unico evento. Presenti i principali esponenti del partito, invitati anche i ministri Giulio Tremonti, Umberto Bossi e Roberto Calderoli, per parlare di federalismo. Chiude la manifestazione un concerto di Pino Daniele.
Dall’11 al 14 settembre, si terrà a Cortona la prima edizione della Summer school del Pd, con al centro il tema: “Globale-locale, le sfide della democrazia nell’era della globalizzazione”. Tra gli ospiti, Jeremy Rifkins e Andrea Riccardi. Francesco Rutelli ha messo in programma per metà settembre un seminario sul rapporto tra religione e politica, per lanciare un nuovo modello di laicità che superi il liberalismo classico. Appuntamento ad Assisi (10-12 ottobre), con un seminario su democrazia istituzionale e sociale, partendo da un’intuizione di Aldo Moro.
Lega, sul Monviso il figlio di Bossi. Le feste in numerose città del Nord, riempiono il programma dell’estate leghista. La più importante è la tradizionale tre giorni che a metà settembre si apre sul Monviso e termina a Venezia. Quest’anno a raccogliere l’acqua del Po nel rito dell’ampolla non sarà Umberto Bossi, ma suo figlio Renzo.
Udc, quattro giorni a Chianciano. “Noi più voi, energia inesauribile” è lo slogan della festa dell’Udc, a Chianciano dall’11 al 14 settembre. Il programma è in via di definizione. Tra i temi trattati, riforma della legge elettorale e nucleare.
Idv, tre giorni a Vasto. Dal 12 al 14 settembre a Vasto, in Abruzzo, la festa nazionale dell’Idv. Tema: “L’alternativa possibile”. Aprirà e chiuderà i lavori Antonio Di Pietro. Si parlerà di donne, giovani e riforme. Domenica 14, un incontro dal titolo “La legge e l’informazione sono uguali per tutti”.
Meeting di Rimini. “O protagonisti, o nessuno”. Sarà all’insegna di questo tema il ventinovesimo Meeting per l’amicizia tra i popoli di Comunione e liberazione. Dal 24 al 30 agosto, come tradizione, negli stand di Rimini si alterneranno esponenti religiosi e imprenditori, politici e giornalisti. Stavolta non invitato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Tra gli ospiti, invece, i ministri Bondi e Sacconi, l’amministratore delegato di Unicredit Profumo e quello di Intesa Sanpaolo Passera, il ministro ombra del Pd Enrico Letta, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni.
Prc, quattro giorni di dibattiti. Dopo il terremoto elettorale e il congresso, il Prc riparte a settembre con una quattro giorni romana di dibattiti sulla ricostruzione della sinistra.
Sd in provincia di napoli. Ha scelto una città del Mezzogiorno Sinistra democratica, per “sottolineare la centralità di questa parte d’Italia”. La seconda festa del partito è in corso a Bacoli, in provincia di Napoli, fino al 3 agosto. Momento clou, sabato 2, con il confronto tra Claudio Fava, Nichi Vendola e Grazia Francescato.
Pdci, iniziano i giovani. Non è stato ancora definito un appuntamento estivo, ma dal 26 luglio al 2 agosto, i giovani della Fgci sono a Pineto, in Abruzzo, per un campeggio. Tra gli ospiti, Vladimir Luxuria (il 29) e il segretario Oliviero Diliberto (il 30) per l’intervista collettiva “Diliberto contro tutti”.
Udeur, Telese salta un giro. Dopo l’uscita dell’Udeur dal Parlamento, mancherà quest’anno la festa del Campanile a Telese, che apriva in genere la serie delle kermesse estive. Clemente Mastella, ha però in programma un evento più piccolo, verso fine settembre.

Sphere: Related Content

Gli impegni di Berlusconi. Giovedì gnocca.

(Marco Travaglio - L'Unità) Questo è un elogio sperticato a Silvio Berlusconi. Una dichiarazione, se non d’amore, di ammirazione totale, sincera e incondizionata al politico più trasparente che l’Italia abbia mai avuto. Più trasparente e più frainteso. Lui fa di tutto per mostrarsi per quello che è. E quelli che gli stanno intorno fanno a gara a scambiarlo per un altro. Così l’altroieri, stufo dei continui equivoci che lo gabellano ora per uno statista, ora per un riformatore, ora per un cultore del dialogo sulla giustizia e sulla legge elettorale, ora per un marito modello e un padre esemplare, ha voluto smentirli tutti insieme mostrando ai fotografi l’agenda di una sua giornata-tipo a Palazzo Chigi (quella di mercoledì 30 luglio). Una sorta di auto-intercettazione in diretta: non potendo più esser processato grazie all’auto-immunità, ha pensato bene di auto-intercettarsi, divulgando il calendario della dura vita da premier (“Vedete come mi fanno lavorare!?”). “Berlusconi - diceva Montanelli - non delude mai: quanto ti aspetti che faccia una scempiaggine, la fa”. Ma sempre oltrepassando le peggiori aspettative. Non si riesce mai a pensarne abbastanza male: lui riesce sempre a trasformare il più accanito detrattore in un ingenuo minimalista.

L’Agenda del Presidente è doppia, nel solco della tradizione di Milano2, della P2, di Olbia2 e prossimamente di Arcore2. L’Agenda 1, curata dal suo staff, è riconoscibile da due caratteristiche: è scritta al computer e contiene appuntamenti con soggetti di esclusivo sesso maschile, in genere molto noiosi (Schifani, Letta, Fini, Scajola). Nell’Agenda 2 invece, annotata di Suo pugno, gran preponderanza del genere femminile. Pochissimi i maschi, perlopiù avvocati (Ghedini) o pregiudicati (Bossi e Previti). Col vecchio Cesarone, che si ripropone sempre come la peperonata, l’appuntamento è alle ore 16. Seguono un paio d’ore di assoluto relax con “Manna”, nel senso di Evelina, la grande attrice oggetto di frenetiche trattative con Saccà; e poi con “Troise”, nel senso di Antonella, la nota artista anch’essa raccomandata a Raifiction perché stava “diventando pericolosa” (s’era messa a parlare). Così ritemprato dal doppio incontro al vertice, il premier ha potuto affrontare alle 19 un altro summit: con Nunzia Di Girolamo, la procace neodeputata di 32 anni, già destinataria di pizzini amorosi in pieno emiciclo. Completa la giornata dell’insigne latrin lover, alle 20.30, una tipa dal nome più che promettente: Selvaggia. Manca la Carfagna, ma è anche vero che la settimana è fatta di sette giorni e questo è solo il programma del mercoledì. Segue il giovedì (gnocca).

Chi aveva pensato di agevolargli il Lodo Alfano perché “un primo ministro non ha tempo per governare e seguire i processi”, è servito: ora che è libero dai processi, egli si dedica come prima e più di prima al suo passatempo preferito. Che non è proprio quello di governare. Così la stampa della servitù, tipo “Chi” e “Il Giornale”, la pianterà finalmente di screditarlo con quelle umilianti foto della Sacra Famiglia piccolo-borghese, lui mano nella mano con Veronica e tutto il cucuzzaro riunito intorno al focolare. Marito esemplare un par di palle, lui riceve anche quattro ragazze al giorno, alla facciazza dei bacchettoni che gli ronzano intorno. Ce n’è anche per la cosiddetta opposizione che astutamente ha smesso da un pezzo di ricordargli il conflitto d’interessi perché pare brutto demonizzare. Ad essa è dedicato un paio di appuntamenti: quello col produttore di Endemol Marco Bassetti e quello con il consigliere Rai Marco Staderini (Udc), incerto fino all’altroieri sul caso Saccà. Come a dire: lo vedete o no che continuo a occuparmi delle mie tv, Mediaset e soprattutto Rai, coglioni che non siete altro? Devo proprio insegnarvelo io come si fa l’opposizione?

Completa il papello una noticina autografa a pie’ di pagina: “Il Presidente N°1. Al Presidente con più vittorie/più vittorioso nella storia del calcio. Milan A.C. Campione del Mondo. N°1 nella storia del calcio”. Se l’è scritto da solo: un caso di auto-training vagamente inquietante, almeno dal punto di vista psichiatrico. In compenso, nemmeno un cenno ai temi che tanto appassionano il resto, cioè la parte inutile, del mondo politico e della stampa al seguito: dialogo sulle riforme, modello alla tedesca corretto all’austro-ungarica, bicameralismo imperfetto, federalismo fiscale, simposii e seminari delle fondazioni, patti della spigola sulla “fase costituente”. Lui non ha tempo per simili menate. “Ore 16, Previti”. Poi “Manna-Troise”. La sua Bicamerale. La sua fase ricostituente.

Sphere: Related Content

"Il cinema è fatto a scale..." Almodovar si confessa sul blog.

Il regista anticipa scene del nuovo film con la Cruz. Almodovar passa, per indecifrabile associazione di idee, all'abilità degli attori inglesi nei ruoli omosessuali, con l'eccezione di Sean Connery, Albert Finney e Cristopher Lee: «Non me li immagino dire a un altro uomo che lo amano»… Se gli attori latini hanno dalla loro parte «il fuoco dello sguardo», gli inglesi esprimono meglio "quel qualcosa interiore, tanto difficile da definire, che ci fa percepire che qualcuno è omosessuale, senza che nessun dettaglio esterno lo riveli".

(Elisabetta Rosaspina - Il Corriere della Sera) Un po' di Rossella O'Hara in Via col vento, un po' di Richard Widmark ne Il bacio della morte, diretto da Henry Hathaway, un po' di Bette Davis in Che fine ha fatto Baby Jane?: Pedro Almodovar mette Penelope Cruz su una scala, per girare una delle scene centrali del suo nuovo film, ispirandosi a memorabili sequenze ambientate su rampe e gradinate. Dopo nove settimane e mezzo di lavorazione, prima a Lanzarote e poi a Madrid, l'opera in corso del regista spagnolo, Los Abrazos rotos, traducibile come gli abbracci spezzati, entra in una fase «noire», come racconta lo stesso autore nel suo blog, dal quale anticipa regolarmente segreti del set e qualche indiscrezione sulla trama. Quanto basta per alimentare la curiosità. «La scala è sempre stato un elemento architettonico che indica potere — scrive Almodovar — e sarebbe impossibile immaginare la famiglia Amberson, nell'Orgoglio degli Amberson di Orson Welles, senza queste scale che mostrano i diversi livelli del dramma famigliare». Il regista si rifà ad Alfred Hitchcock: «Il mistero si nasconde nella parte alta di una scala in Psycho — rammenta — o serve alle eroine delle commedie in bianco e nero degli anni '40 e '50 per correre su e giù con abiti divini e corteggiatori da sogno ». Ci sono scale gotiche e scale epiche, distingue il regista, e alla seconda categoria appartengono quelle immortalate ne La Corazzata Potëmkin. Senza svelare nulla di più sul pericoloso tipo di scala che deve affrontare la sua attrice preferita, Almodovar passa, per indecifrabile associazione di idee, all'abilità degli attori inglesi nei ruoli omosessuali, con l'eccezione di Sean Connery, Albert Finney e Cristopher Lee: «Non me li immagino dire a un altro uomo che lo amano». Ma promuove Richard Burton e Rex Harrison e il talento specifico di molti altri, da Peter Finch a David Niven, sia stato utilizzato o no. Se gli attori latini hanno dalla loro parte «il fuoco dello sguardo», gli inglesi esprimono meglio «quel qualcosa interiore, tanto difficile da definire, che ci fa percepire che qualcuno è omosessuale, senza che nessun dettaglio esterno lo riveli». Il regista parla anche del reparto femminile del set, che riunisce storiche interpreti dei suoi film: Rossy de Palma, Kiti Manver, Lola Dueñas, Angela Molina e, soprattutto, Chus Lampreave, fedele presenza da Che cosa ho fatto per meritarmi questo? a Il fiore del mio segreto, nel ruolo della litigiosa mamma di Marisa Paredes e Rossy de Palma: «Perfetta per interpretare mia madre — riconosce Almodovar — quando mia madre s'intrufola nei miei film».
Rivelazioni. In «Los Abrazos rotos» una sequenza ispirata a Hitchcock, Welles e alla «Corazzata Potëmkin» Pedro Almodovar con la sua attrice feticcio, Penelope Cruz: i due stanno girando «Los Abrazos Rotos», «Gli abbracci spezzati», nel quale ci sarà una scena da film noir.

Sphere: Related Content

Spagna. Per protesta contro l'omofobia proietta il suo pene sulla cattedrale.

Non si tratta semplicemente di un'opera sui generis. L'artista che ha sconvolto Madrid, proiettando il suo membro sulla cattedrale, aveva un preciso obbiettivo: protestare contro l'omofobia della Chiesa e contro la societá maschilista ed etero-patriarcale, dove la rappresentazione del pene è sempre stata considerata un tabù… Proietta il suo membro sulla Cattedrale. E' un'installazione.
(Affari italiani) Non si tratta semplicemente di un'opera sui generis. L'artista che ha sconvolto Madrid, proiettando il suo membro sulla cattedrale, aveva un preciso obbiettivo: protestare contro l'omofobia della Chiesa e contro la societá maschilista ed etero-patriarcale, dove la rappresentazione del pene è sempre stata considerata un tabù. Ma non solo. Anche contro la sorveglianza, il controllo e la strandarizzazione di corpi e soggetti nella societá di consumo.

A spiegarlo ad Affaritaliani è lo stesso autore delle installazioni Jaime Del Val che dopo aver letto l'articolo sul quotidiano online ha inviato una email alla redazione raccontando i reali obbiettivi del suo gesto e i contenuti del lavoro che svolge per il collettivo spagnolo in cui milita: REVERSO.

L'artista, durante le installazioni sembra quasi un marziano, con luci e fili attaccati sul corpo nei posti più impensabili, ma Jaime Del Val non è un maniaco sessuale, di quelli che si incontrano nel parco, bensì un artista.

La sua particolarità è quella di aver proiettato sui muri di Madrid l'immagine del proprio pene. Per far parlare ancora più di sè ha collocato la sua particolare installazione sulla facciata del cattedrale Almudena e sul Palazzo Reale di Madrid.

"La mia attività - spiega l'artista ad Affari Italiani nella lettera - fa parte di una protesta contro la società maschilista ed etero-patriarcale, contro l'omofobia della chiesa, ed anche contro la sorveglianza, il controllo e la standarizzazzione di corpi e soggetti nella societá di consumo, attraverso proiezioni di immagini amorfe e ambigue, di parti del mio corpo (tra cui i genitali), attarverso telecamere, e immagini proiettate su edifici simbolici del potere".

L'artista sostiene quindi che la sua non è un'azione maschilista: "Proiettare il pene non è segno di potere 'per impressionare' le donne - spiega - non sono un esibizionsta o un criminale. Quello che faccio è proiettare delle immagini amorfe, ambigue, di diverse parti del corpo, tra cui i genitali, affiancate sul corpo, su edifici simbolici del potere".

L'AZIONE- L'azione dell'artista ed attivista autodefinito "cyborg pangender" Jaime del Val, del gruppo REVERSO, avvenuta sui muri della cattedrale di Madrid il passato 24 luglio, era una protesta contro l'omofobia della chiesa, la societá maschilista, etero-patriarcale, oltre che contro la sorveglianza e la standarizzazione di corpi e soggetti nella società di consumo che vedono il loro effetto nel controllo sociale.

Nella lettera Del Val spiega anche che: "La proiezione dei genitali sulle mura della cattedrale è già il quarto di una serie di installazioni avvenute nelle ultime settimane a Madrid. La prima è avvenuta nel centro commerciale della città, contro la società di consumo, poi nella facciata principale del Museo D'arte Moderna Reina Sofía, come protesta contro le istituzioni culturali che funzionano come maschere del potere, poi d'avanti al Congresso dei deputati, per denunciare la debolezza delle democrazie che lavorano al servizio dei mercati e chiedendo una Legge Intersex, che ci permetta di identificarsi legalmente come intersessuale, o intergenere, e non soltanto come maschio o femmina".

E conclude: "Senza contare che la nudità in pubblico in Spagna è permessa per legge. Quindi non violo nessuna legge, ne posso essere considerato essibizionista dal punto di vista legale, dato che questo, secondo l'articolo 185 dal codice penale spagnolo è considerata soltanto l'esibizione oscena con provocazione sessuale d'avanti a minorenni e deficienti mentali".

Sphere: Related Content

Anglicani. Arcivescovo Canterbury: Fermiamo consacrazioni di vescovi gay.

Bisogna discuterne senza pressioni.
(Apcom) L'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (nella foto) ha chiuso la Conferenza di Lambeth, l'incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo, chiedendo che non vengano più consacrati altri vescovi gay, almeno per ora, e ha invocato l'unità della Comunione Anglicana. Quest'anno il sinodo aveva un significato particolare in quanto doveva occuparsi della minaccia di scisma che grava sulla confessione, dopo le polemiche scoppiate in seguito all'approvazione della consacrazione delle donne vescovo e dei sacerdoti omosessuali.

Nel suo discorso finale, davanti ai 650 vescovi presenti, l'Arcivescovo ha detto che la comunità anglicana ha bisogno di "spazio per studiare e discutere liberamente senza pressioni" sull'opportunità o meno di accettare un orientamento sull'omosessualità che sia diverso dai dettami biblici tradizionali.

Integrity, il gruppo legale che rappresenta i religiosi gay, ha dichiarato in un comunicato che "non c'è alcun riferimento teologico al sacrificio di una minoranza dei battezzati" per il bene dell'unità.

Williams viene considerato dai conservatori troppo tiepido nei confronti di alcune denominazioni, come la Chiesa Episcopale statunitense, che hanno autorizzato la consacrazione di vescovi omosessuali: le divisioni fra conservatori e liberali sono state infatti innescate nel 2003 dalla consacrazione di Gene Robinson - presente a Lambeth - a vescovo della Chiesa Episcopale, nonostante la sua dichiarata omosessualità; nello stesso anno la diocesi canadese di New Westminster autorizzò le prime nozze gay.

Sphere: Related Content