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lunedì 28 luglio 2008

Negato affido condiviso a padre omofobo, Arcigay esulta.

"Tribunale Minori Catanzaro rende giustizia a nostra dignità".
(Apcom) Il Tribunale dei Minori di Catanzaro, con sentenza del 27 maggio 2008, pubblicata in questi giorni, ha negato ad un padre l'affido condiviso del figlio, in quanto ritenuto immaturo e pervaso da sentimenti discriminatori e di forte pregiudizio nei confronti delle persone omosessuali. Lo rende noto Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay, spiegando che "la sentenza di Catanzaro si ascrive ad una dottrina giurisprudenziale italiana che sta letteralmente rendendo giustizia alla dignità delle persone omosessuali: dichiarare che è diseducativo per i bambini che i genitori possano trasmettere disvalori come l'omofobia e la discriminazione, si prefigura come una ennesima supplenza rispetto alla politica che in questo paese è colpevolmente assente".

Nella sentenza del Tribunale dei Minori si legge che "quanto alla seconda categoria di soggetti banditi ('le persone omosessuali') la dichiarazione non può che destare serie preoccupazioni poiché reca con sé una forte valenza discriminatoria ed offensiva. Trattasi, sicuramente, di una condotta che dovrebbe essere estranea al genitore, il quale deve educare il figlio verso la tolleranza, la cultura della diversità e l'avversione verso ogni forma di odio razziale, motivo di censura non solo nelle sedi civili ma anche penali. Proprio di recente, peraltro, la giurisprudenza di merito, dinnanzi ad atteggiamenti del genere, da parte di uno dei genitori, ha 'bocciato' l'affido condiviso. Il Tribunale di Napoli, con provvedimento del 28 giugno 2006, in particolare, ha confermato l'affidamento in via esclusiva di un minore alla moglie, a fronte della radicale, quanto ingiustificata negazione della idoneità genitoriale di quest'ultima da parte del marito, il quale l'aveva infondatamente accusata di aver avuto rapporti omosessuali, con atteggiamento fortemente diseducativo per il minore. Meraviglia, invero, che la relazione dei servizi sociali non abbia tenuto conto dei diversi indici sin qui segnalati - conclude il Tribunale - oltre ai fatti storici pacifici agli atti, rivelandosi essere, così, un documento da cui dover prendere le distanze".

Per Mancuso "la sentenza interviene su tre livelli in modo formidabile: quello dello sganciamento da equiparazioni inaccettabili tra omosessualità, ricostruita come assolutamente normale, e comportamenti invece irregolari(tossicodipendenze); quello del ruolo della famiglia rispetto all'impegno, verso i figli, ad un'educazione improntata all'affermazione della dignità delle persone e dei loro orientamenti sessuali; e quello del ruolo dei servizi sociali nel garantire, nei differenti contesti sociali, il rispetto della realizzazione identitaria delle persone e che nel caso specifico - conclude Mancuso - viene meno per inadeguatezza dei servizi sociali coinvolti".

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Parole molto pesanti di Mons. Sgreccia sulle adozioni gay: "E' un abominio per la ragione prima ancora che per la fede".

(AdnKronos) "E' un abominio per la ragione prima ancora che per la fede. Le adozioni a single e coppie di fatto violano il diritto naturale e sono il cavallo di Troia per consentire ai gay di adottare bambini". Lo afferma in un'intervista a 'La Stampa' il presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita Elio Sgreccia, dopo la proposta dell'esponente del Pdl Alessandra Mussolini di estendere il diritto d'adozione anche a single e coppie di fatto.

"Consentire per legge ai single e alle coppie di fatto di diventare genitori adottivi - dice mons.Sgreccia - e' il modo per aprire la strada all'adozione da parte delle coppie gay. Sappiamo bene che queste cose sono legate. Il primo livello e' dire si' all'assegnazione dei figli ai conviventi eterosessuali, pero' si sa che queste coppie di fatto evitano sia di adottare bambini sia di avere figli naturali finche' non hanno definito il loro status. In realta' l'obiettivo e' un altro. Cio' che si va cercando di legittimare e' un altro strappo: dare stabilita' formale alle coppie gay, conferendo anche la facolta' di adottare bambini. E' un modo palese per scardinare il fondamento della legge naturale.

Un'operazione contro tutti i riferimenti sia del diritto sia della natura, un cedimento che porta a scivolare verso violazioni ulteriori".

"Lo Stato - spiega inoltre Monsignor Sgreccia - ha l'obbligo di assicurare il contesto migliore all'adozione, invece una coppia di fatto non ha stabilita' a prescindere dai figli, quindi non puo' dare le sicurezze richieste ai genitori adottivi. Inoltre - aggiunge- le domande di adozioni sono talmente tante che e' irrazionale ampliare la normativa". Quanto ai single il presidente della Pontificia Accademia della Vita parla di "deficit di complementarita'" riferendosi alla "necessita'", per lo sviluppo del minore, 'di un'identificazione con il padre e la madre e di superarle entrambe per maturare una personalita' autonoma".

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Aggredita in modo grave coppia gay all'Europride di Stoccolma.

Una delle due vittime e' in gravi condizioni.
(ANSA-AFP) Una coppia di giovani omosessuali e' stata aggredita e derubata la notte scorsa in margine al festival EuroPride in corso a Stoccolma. Lo ha detto la polizia svedese, secondo cui l'aggressione ha 'connotati discriminatori'. Una delle due vittime e' in gravi condizioni.

'Due uomini gay sono stati apostrofati da tre uomini che hanno chiesto indicazioni stradali. Poi hanno interrogato la coppia circa la loro sessualita' prima di rubargli soldi e telefonini. Uno dei due e' stato pugnalato all'altezza del ventre', ha detto Towe Hagg, portavoce della polizia.

'Riteniamo che si tratti di un crimine da carattere discriminatorio', ha aggiunto. Le vittime hanno 25 e 30 anni, i tre aggressori, non identificati, erano tutti sulla ventina.

Il festival si concludera' il 2 agosto con una 'gay parade' alla quale secondo gli organizzatori dovrebbero partecipare 100.000 persone tra omosessuali, lesbiche, transessuali e eterosessuali.

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A Barcellona festa per gli EuroGames, le “Olimpiadi gay”.

Un momento della sfilata che ha inaugurato gli “Eurogames” 2008 a Barcellona, la festa dello sport gay.

(Emanuele Rossi - Panorama) Una sola, enorme bandiera arcobaleno. Così si sono aperti ieri gli “EuroGames 2008” a Barcellona, una specie di Olimpiadi dello sport gay, lesbico e transgender. Nel Palau Sant Jordi, il palazzetto olimpico del basket costruito nel ‘92 sulla montagna di Montjuic, si è svolta la cerimonia inaugurale. Gli atleti delle nazioni partecipanti hanno sfilato sotto le loro bandiere nazionali. A parte i padroni di casa che hanno deciso di presentarsi sventolando la bandiera della città “Non è una rivendicazione politica, volevamo solo segnalare l’appoggio e l’aiuto ricevuto dal sindaco e dalla Generalitat (il governo regionale)”. Come una cerimonia olimpica, insomma, ma con una colonna sonora che non lasciava dubbi sull’ orientamento della manifestazione: da “Ymca” dei Village people, a “It’s raining man”, a una versione spagnola di “Com’è bello far l’amore” di Raffaella Carrà.
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La delegazione più numerosa era la tedesca, quella più piccola la rumena (una sola donna, applauditissima). Un gay pride sportivo, visto che i partecipanti si cimenteranno in 25 discipline, tra le quali anche il “wrestling”, l’aerobica e il golf. Utilizzeranno impianti sportivi in tutta la città. Ad accogliere i partecipanti, nel palazzetto gremito (16mila posti), c’era anche il sindaco della capitale catalana Jordi Hereu, che ha ricordato le prime manifestazioni per i diritti dei gay in Spagna, 31 anni fa proprio a Barcellona. La città, sempre in competizione con Madrid, vuole attirare il turismo omosessuale, che continua a preferire gli storici bar di Chueca, il quartiere gay della capitale spagnola, al discreto ma più sobrio “Gayxample”, nei viali ottoenteschi della metropoli catalana.

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Quindici coppie gay presenteranno ricorsi ai tribunali per sposarsi.

Contro no a pubblicazioni da parte rispettivi Comuni.
(Apcom) Una quindicina di coppie lesbiche e gay italiane sta depositando nei tribunali italiani ordinari di competenza i ricorsi contro il diniego alle pubblicazioni di matrimonio opposti loro da parte degli ufficiali di Stato civile dei vari Comuni. L'obiettivo dichiarato è quello di vedersi riconosciuto da un giudice il diritto a contrarre matrimonio "secondo i principi di uguaglianza e di non discriminazione, garantiti dalla legge". E' quanto ribadisce in una nota Sergio Rovasio, segretario dell'associazione radicale Certi Diritti, dopo la notizia diffusa da Il Gazzettino che le Assicurazioni Generali hanno risarcito un cittadino omosessuale italiano, rimasto "vedovo" del suo compagno ottantenne francese, morto a causa di un incidente d'auto.

"Le nostre assicurazioni sono più serie e affidabili dei politici italiani", dice Rovasio precisando che l'associazione proseguirà "ancora più forza nella sua azione di affermazione civile". "Non si tratta né di disobbedienza civile, né di un'azione avventata mirata a fare clamore, bensì di una battaglia per la civiltà dove - dice riferendosi ai ricorsi in tribunale da parte delle coppie omosessuali che vogliono sposarsi - proprio perché i politici non sono in grado di rispondere ai nostri bisogni e alle nostre istanze, garantendo l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, i cittadini omosessuali sono chiamati in causa per rivendicare i loro diritti fondamentali come individui".

Rovasio denuncia infine una politica che considera "inesistente" la tutela giuridica delle formazioni sociali diverse da un'unione eterosessuale, anche se ormai si tratta di una tutela "voluta dall'intera società civile. Tuttavia, decine di migliaia di coppie lesbiche e gay ne stanno facendo le spese senza che i nostri politici muovano un dito per assicurare loro diritti considerati basilari in gran parte dei paesi dell'Unione Europea".

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Sesso, le donne preferiscono la vasca idromassaggio.

Il 4% non direbbe di no alla palla svizzera 'fitball.' Addio alle cene romanttiche. Un'indagine di 'Men's Health' rivela i desideri erotici femminili. Il 28% vorrebbe fare l'amore in un luogo sconosciuto, ma anche il camerino di un negozio ha un suo appeal.

(Adnkronos/Ign) - E' giunta l'ora di dire addio alle cene romantiche. Meglio trascorrere una serata all'insegna del relax. Il 30% delle donne considera la vasca idromassaggio il luogo ideale per fare l'amore.

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Ferrero nuovo segretario di Rifondazione con otto voti di scarto Vendola sconfitto: "No scissione".

Il VII congresso di Rifondazione comunista si chiude con spaccatura netta.
Otto voti di scarto incoronano l'ex ministro. Aria di una nuova scissione.
Il nuovo leader: "Ha vinto una coalizione politica. Rilancio il partito dal basso e da sinistra". Il governatore della Puglia: "Un grosso errore. Così finisce questo partito".

(Claudio Fusani - La Repubblica) Paolo Ferrero diventa segretario di Rifondazione comunista con otto voti di vantaggio (142 sì, 134 no), davanti a una sala con i pugni alzati che intona "Bandiera Rossa", spaccando il partito e lasciando macerie. Nichi Vendola e i bertinottiani, da sempre la maggioranza, sono sconfitti con il 47,7 per cento dei delegati. "Questa scelta è un grave errore, il partito diventa un guazzabuglio" dice il governatore della Puglia. E annuncia: "Noi non ce ne andiamo, continuiamo la nostra battaglia, non ci sarà scissione ma non entriamo in segreteria". Nasce l'area "Rifondazione da sinistra".

Il VII congresso di RC, quello che in un modo o nell'altro doveva lasciare il segno nella storia del partito che più di tutti ha perso le elezioni, è raccontato da numeri e alcune istantanee: cinque mozioni; quattro giorni di liti e accuse furibonde; due mesi di recriminazioni e tiri mancini; riunioni notturne e agguati; i dieci minuti di applausi per Bertinotti e la speranza lunga un pugno di ore di una ricomposizione; i cori "Bella ciao" e "Bandiera rossa" urlati da una parte come se fossero di quella sola invece che di tutti. Un delegato anziano, di Firenze, che ancora poche ore prima dello sfacelo prende per un braccio Gennaro Migliore e Paolo Ferrero, li mette uno di fronte all'altro, e li prega: "Smettete di litigare, che ci avete fatto piangere". L'ex cossuttiano Claudio Grassi, per giorni l'uomo della mediazione che ancora ieri diceva, dal palco: "Nichi, Paolo, parlatevi perché se Rifondazione si divide in due, Rifondazione finisce". Non si sono parlati. Non a sufficienza.

Momenti e situazioni che difficilmente saranno superati e digeriti. Come la votazione, oggi all'ora di pranzo, dei due documenti contrapposti avvenuta con chiamata nominale: per tre ore i 646 "compagni" e "compagne" che non si fidano più l'uno dell'altro, sono sfilati davanti al microfono per dire nome, cognome e numero del documento votato. Qualcosa di surreale. Esercizio di democrazia, si dirà. Poteva immaginare Rifondazione di arrivare a questo?

La squadra vincente. Ha vinto, alla fine, Ferrero, arrivato qui col 40 per cento dei voti. E' riuscito a ribaltare storia, numeri, tradizione e prospettive di un partito diventato "verticistico e leaderistico". Lui, invece, che è stato l'unico ministro di Rc nel governo Prodi, è l'uomo della ripartenza "dal basso, a sinistra", che non parla col Pd, di lotta dura e pura e non di governo, che fa della lotta di classe e dell'anticapitalismo i cardini del programma e giudica "l'unità a sinistra" il più grave errore degli ultimi anni. Insieme a lui, per mettere insieme il 50,5 per cento, un gruppo di trotzkisti e di duri e puri della falce e del martello; Ramon Mantovani "nostalgico del partito del '95 che non ha espulso Nichi"; il giovane Maurizio Acerbo, ex deputato dell'Unione; il cossuttiano Claudio Grassi, che fino all'ultimo ha cercato una mediazione, e Giovanni Russo Spena, capogruppo al Senato nel governo Prodi. Curioso destino: Russo Spena e Ferrero sono ex di Democrazia proletaria. Chi si rivede, vent'anni dopo.

Il segretario incoronato. E' stanco Ferrero. E preoccupato. Fedele al principio "prima la linea politica, poi il leader", è diventato candidato alla segreteria poche ore prima del voto, dopo un tormentone durato giorni e solo perché indicato dai suoi nel Cpn, il parlamentino del partito. Precisa che "il congresso è stato vinto da una coalizione che ha un accordo su una base politica basata su tre elementi: Rifondazione c'è oggi e domani; rilancio di un'opposizione sociale al governo Berlusconi e maggiore autonomia dal Pd anche se non usciremo dalle giunte locali". Non è vero che "siamo un fortino" e "staremo più col popolo e meno in tv".


Vendola: "Questa è la fine del partito". Il governatore della Puglia lascia il congresso prima che la conta finisca. Dopo un giorno di speculazioni sulla sua rinuncia alla segreteria, rilanciate fin dalla mattina da quelli dell'area Ferrero, Vendola resta candidato fino alla riunione del Comitato politico nazionale, il parlamentino che vota il segretario. Solo in quella sede, alle 18, con i numeri nero su bianco, si ritira. Annuncia che i suoi voteranno contro Ferrero e che non entreranno in segreteria "per evitare qualsiasi compromissione con una linea che non ha il fiato per risollevare la sinistra". E' stata, dice, una battaglia "importante, appassionata e durissima". Per la sinistra "non è un colpo mortale ma una battuta d'arresto. Noi non abbandoniamo questa battaglia".

Prima della votazione dei due documenti - 1 per Ferrero-Russo Spena; 2 per Vendola-Migliore - il governatore era stato ancora più duro. E sanguigno. "Sono sconfitto ma sereno - aveva detto - Considero questo congresso il compimento della sconfitta politica di aprile, la ratifica di un arretramento culturale perché ho sentito cose di una volgarità straordinaria, ben oltre la decenza e la fine del partito della Rifondazione comunista". Poi, per mettere a tacere voci di una scissione, "noi, con il nostro 47,7 per cento, non ce ne andiamo, stiamo qua a costruire la nostra battaglia". Quella che vince oggi, precisa, è "una maggioranza ricreata con alchimie".

La notte dei lunghi coltelli. Il dramma politico dentro Rifondazione diventa irrecuperabile nella notte tra sabato e domenica, riunioni e incontri fino all'alba per cercare una mediazione a cui però vengono chiuse tutte le porte. Viene bocciata in Commisione Statuto l'idea del Pesidente del partito da affiancare al segretario, due cariche per due anime. Finisce male l'incontro Bertinotti-Grassi. Ancora peggio in Commissione politica, sempre di notte, dove Gennaro Migliore (mozione 2) si presenta con un documento di possibile mediazione ma si trova solo davanti una situazione già predefinita: Ferrero ha riunito in un solo documento altre due posizioni, Pegolo-Giannini (documento 3, "per rilanciare il conflitto sociale") e Bellotti (mozione 4, "per la falce e il martello"). Sommando minoranze, la maggioranza Vendola finisce sotto. Un colpo di scena. Sono le tre di notte. Finiscono adesso quasi tutte le speranze.

Mascia: "Vi prendete un simbolo ma buttate un partito". Le tensioni della notte si replicano in mattinata, nell'assemblea che deve votare le mozioni. Restano due soli documenti. Il primo lo legge Giovanni Russo Spena (1-3-4): dice "no alla Costituente di sinistra", "no a qualsiasi alleanza con il Pd", parla di "ricostruzione dal basso e da sinistra", di "lotta di classe e al capitalismo", di "lanciare nuovi referendum sul sociale", soprattutto che la nuova Rifondazione "dovrà decidere non da posizioni di vertice ma in nome del pluralismo interno". Qualche fischio, molti applausi, sala divisa come sempre. Poi prende la parola Graziella Mascia, per la piattaforma 2. E si arriva a un passo dalla rissa. "Nel documento appena letto - contesta Mascia - ci sono cose molto gravi rispetto alla storia di Rifondazione. La mozione 2 (Vendola ndr) presenta un altro documento e afferma che in questo congresso si è impedito di cercare una soluzione unitaria. Sapete, si può tenere il simbolo di un partito e insieme buttarne via la storia". Fischi, applausi, cori, due distinte tifoserie.

Il congresso finisce così. Cosa succede adesso a sinistra del Pd è domanda difficile. Di sicuro oltre a Sinistra democratica di Mussi e Fava, c'è un gruppo di Verdi che fanno capo allo sconfitto Marco Boato e a un pugno di socialisti. E c'è l'area "Rifondazione da sinistra": la guida Vendola, Bertinotti darà più che una mano, ha molti giovani (Migliore, De Palma, De Cristoforo, Fratoianni) e donne lucide e agguerrite (Deiana). Farà sentire la sua voce e il suo peso. Andrà in piazza molto presto. Avrà gli artigli. E non solo quelle poesie così citate e così dileggiate durante il congresso.

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"Uccidere per Allah è giustificato", lo pensa uno studente islamico su tre.

Sondaggio nelle università inglesi: 4 musulmani su 10 vivrebbero sotto la Sharia. Predicatori omofobi e antisemiti hanno parlato liberamente al Queen Mary College. A dicembre, uno speaker identificato come Abu Mujahid ha incoraggiato gli studenti musulmani a condannare i gay perché "Allah odia" l'omosessualità.

(La Repubblica, nella foto il Queen Mary College di Londra) Uccidere nel nome di Allah e dell'Islam è giustificato. Lo sostiene circa un terzo degli studenti islamici che frequentano le università britanniche. Il quaranta per cento di loro giudicherebbe inoltre condivisibile inoltre l'inserimento deli codici della sharia, la legge islamica nella legislazione britannica. Il sondaggio, condotto nel Regno Unito da Yougov per il Centro di coesione sociale, è ripreso oggi dal quotidiano britannico Times, che esprime preoccupazione per la diffusione del radicalismo nei campus. "Un numero significativo di studenti crede in valori che cozzano con quelli democratici", ha detto Hannah Stuart, tra i curatori il sondaggio: "Questi risultati mettono in grave crisi coloro che sostengono che l'estremismo è assente nelle università britanniche". Dal sondaggio è emerso inoltre che il 40 per cento degli studenti musulmani considera inaccettabile che donne e uomini musulmani si frequentino liberamente. Il 25 per cento di loro dice di non avere alcun rispetto per i gay, una percentuale superiore fra gli uomini musulmani (32 per cento); fra i non musulmani la percentuale è del 4 per cento. Uno studente islamico su tre è a favore della creazione di un califfato, o di uno stato islamico, globale. La ricerca rivela anche che il 55% degli studenti non musulmani ritiene che l'Islam sia incompatibile con la democrazia. Circa uno su 10 ha "poco rispetto" per i musulmani. "La soluzione - spiega Anthony Glees, professore alla Buckingham University - è smetterla di parlare di diversità e concentrarci sull'integrazione e sull'assimilazione".
Oltre al sondaggio vero e proprio, condotto su 1.400 studenti musulmani e non, gli autori della ricerca hanno visitato 20 università e parlato con studenti e professori. Tra l'altro è emerso che regolarmente predicatori islamici pronunciano sermoni con parole di incitamento all'odio razziale, omofobici o antisemiti. In particolare, è stato monitorato il Queen Mary college, parte della London University. A dicembre, uno speaker identificato come Abu Mujahid ha incoraggiato gli studenti musulmani a condannare i gay perché "Allah odia" l'omosessualità; in novembre Azzam Tamimi, un sostenitore di Hamas che vive in Inghilterra, ha descritto Israele come "il più inumano progetto nella storia dell'umanità moderna". La situazione al Queen Mary College è ritenuta particolarmente grave, con una vera e propria "ghettizzazione" degli studenti islamici. Un portavoce del college ha dichiarato di essere a conoscenza delle visite dei predicatori, ma non del contenuto dei loro discorsi. "Chiaramente noi non possiamo associarci a simili punti di vista - ha detto -. Il problema è che il libero dibattito è parte integrante dello spirito della nostra università: è inevitabile che in qualche occasione il contenuto di certi interventi sia offensivo". Diversi terroristi si sono o sono stati convertiti all'estremismo nelle università britanniche. Si ritiene che Kafeel Ahmed, responsabile l'anno scorso dell'attentato suicida all'aeroporto di Glasgow, abbia subito il processo di "radicalizzazione" all'Anglia Ruskin University di Cambridge. I riscontri dello studio confermano, seppur amplificandoli, studi della polizia inglese dell'anno scorso, secondo cui, ad esempio, il 37 per cento - contro il 40 osservato ora - di tutti i giovani musulmani di età compresa tra i 16 e i 24 anni preferirebbero vivere in un sistema governato dalla sharia. Non tutti, però, sono d'accordo con le conclusioni della ricerca. Wes Streeting, presidente della Unione nazionale degli studenti, la condanna. "Questo disgustoso 'report' riflette i pregiudizi della cultura di destra che l'ha progettato - ha detto - non certo il punto di vista dei musulmani inglesi. Ha coinvolto appena 632 studenti islamici, ai quali sono state fatte domande vaghe e fuorvianti, e le risposte sono state interpretate altrettanto male".

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La Mussolini in un'intervista dice sì alle adozioni per le coppie omosessuali.

La deputata: «Non sono d'accordo nel lasciare i bambini negli istituti».
(La Stampa) «Sì alle adozioni ai single. Si anche alle coppie di fatto». L’apertura, a sorpresa, arriva da Alessandra Mussolini, deputata del Pdl e presidente della Commissione bicamerale per l’Infanzia, in un’intervista a «Klauscondicio», la trasmissione che Klaus Davi conduce su YouTube. «L’idea che ci possa essere una legge che consenta anche in Italia l’adozione ai single mi trova d’accordo – ha detto la Mussolini -. Molti bambini, infatti, hanno un miglior rapporto con un’unica persona, anche single, quindi se un individuo riesce a dare amore ad un bambino ed a toglierlo dall’istituto per me va bene. Mentre, non sono d’accordo a lasciare i bambini negli istituti, neanche con la legge sulle adozioni, che impedisce alle coppie di poter adottare un bambino richiedendo l’assenso dei genitori della coppia richiedente e, soprattutto, non sono d’accordo con la legge che non prevede le coppie di fatto ed i single». Il deputato del Pdl, inoltre, racconta che suo nonno, Benito, «non odiava i gay. Non nego affatto il dato storico- dice la Mussolini, riferendosi ai circa diecimila omosessuali mandati al confino durante il regime fascista- ma dipingere la famiglia Mussolini come omofoba è sbagliato».

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Jennifer Beals: il fenomeno L-WORD.

(Carmilla) The L Word [in onda la terza stagione su La7, ndr] è uno show che suscita scalpore: tutti ne parlano, anche chi non l'ha mai visto realmente. Alcuni critici l'hanno definito come una versione lesbo di Sex and the City. Cosa rende questo telefilm così speciale?

Il pubblico si appassiona a The L Word per diversi motivi... Per le donne, lesbiche e etero, è decisamente interessante vedere un gruppo di ragazze così belle, disinibite ed emancipate come quelle rappresentate nella serie. Ed è altrettanto stimolante per quanto riguarda la vita sentimentale e i rapporti di amicizia tra le protagoniste dello show. Poi per i gay è importante essere rappresentati all'interno della cultura pop, attraverso uno show televisivo e ottenere l'attenzione della cultura mainstream. Gli uomini etero, invece, sono inizialmente attirati dal sesso, per curiosità o voyerismo e, perché no, per imparare qualcosa sulle donne e finiscono per appassionarsi alle vicende.

Cosa ti ha fatto decidere di intraprendere questo ruolo,una donna lesbica, forte e determinata come Bette, uno dei personaggi più carismatici di tutta la serie?
E' un personaggio complesso. Bette è forte, diffidente, sofisticata e molto ambiziosa. Mi ha immediatamente affascinato la tensione tra i diversi aspetti della sua personalità.
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Quale impatto ha avuto The L Word sulla tua vita, personale e lavorativa?
Prima di The L Word non ero molto sensibile alle tematiche omosessuali, ai problemi di vita quotidiana e anche politici della comunità gay. Da quando faccio parte dello show, vedo le cose da un diverso punto di vista. Ho imparato tanto: per esempio che le nostre istituzioni non riconoscono alle unioni omosessuali gli stessi diritti e privilegi delle coppie etero. Questa cosa mi ha scioccato: non è per niente giusto, credo sia anticostituzionale. Così ho preso molto a cuore questa causa, sono più consapevole e faccio molta attenzione a quel che dice la gente: mi capita di ascoltare conversazioni tra le persone e cogliere molti riferimenti e commenti spiacevoli, c'è molta discriminazione in giro... A Los Angeles non è così complicato perché la comunità LGBT è molto ampia, ma deve essere molto difficile per chi vive in un paese piccolo, magari in campagna...

Pensi che questo show possa contribuire a cambiare la mentalità delle persone? Aiutarle a capire meglio i problemi e la vita delle coppie omosessuali?
Assolutamente sì e sono felice che lo show abbia un impatto del genere sulla nostra cultura. Chi segue la serie impara a conoscere i personaggi e si identifica con loro: si possono quindi apprendere molte cose utili ed eliminare i pregiudizi. Le protagoniste rappresentano persone e coppie omosessuali in un modo diverso dagli standard televisivi, seguendo le loro vicende sullo schermo si capisce che ci sono molte più similitudini che differenze. Anche un piccolo contributo, come quello di The L Word, aiuta ad abbattere le barriere e gli stereotipi. La comunità gay non è così "diversa" come molti possono pensare: siamo tutti esseri umani,con i nostri problemi nei rapporti di coppia, in famiglia, al lavoro... è questo che conta. The L Word può aiutare a normalizzare, agli occhi del pubblico, questo tipo di rapporti.

Parliamo del tuo personaggio, Bette Porter. Qual è la cosa che ti intriga di più del suo carattere? E' stato difficile, all'inizio, entrare nel ruolo?
Fa parte del mio lavoro entrare nelle parti, anche quelle complicate come nel caso di Bette. Certo, è stato molto stimolante. In questo caso mi intrigava la tensione tra i diversi aspetti del suo carattere, così passionale e concentrata su se stessa, così sicura di sè e allo stesso tempo così diffidente.

Il carattere di Bette ha subito un'evoluzione nel corso della serie. E' una donna benestante e in carriera intenzionata a metter su famiglia insieme alla compagna Tina (con cui ha una solida e fedele relazione da sette anni) nella prima stagione, e man mano che la serie prosegue finisce per fare cose pazzesche: tradisce la fidanzata, rapisce la loro figlia Angelica, viene addirittura messa in prigione. Quali sono i motivi di questo cambiamento?
Tutti cambiamo, fa parte della vita. Bette deve affrontare questo percorso per trovare pace ed equilibrio interiore: non è certo perfetta, ma sta cerando di diventare una persona migliore. E poi si tratta di uno show televisivo... Senza i cambiamenti le serie non sarebbero interessanti.

Quale è la tua scena preferita? E la più odiata, o quella che ti è piaciuta di meno?
Ci sono tante scene diverse che amo. Per esempio, la lite tra Bette e Tina nell'episodio finale della prima stagione. Ma è difficile dire quale sia la mia preferita in assoluto, ce ne sono troppe per poterle elencare. La più odiata... oddio, non saprei, non me ne vengono in mente, ma probabilmente non ce ne sono.

The L Word con i suoi argomenti spinosi e piccanti, il suo linguaggio esplicito e le numerose scene di sesso, è una serie unica e senza precedenti, che forse ha aperto la strada ad altri show che intrecciano le storie proprio sul sesso. Siamo sempre più affamati di sesso o c'è altro?
Forse potrebbero rispondere meglio i produttori e i creatori di queste serie. Secondo me le persone sono da sempre intrigate dal sesso, è una parte fondamentale della nostra vita ed è sempre interessante vederlo rappresentato. Ma in The L Word c'è di più: il sesso è solo un veicolo per rappresentare le vicende sentimentali, e non, delle protagoniste.

LINK

Official site
LWord.it - Fansite italiano
TLW Land - Fansite italiano
Sito di The L Word su LA7

[fonte: SERIES, versione cartacea, giugno 2008]

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