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giovedì 28 agosto 2008

Ossessione. Il Sesso è come è una droga per un milione e mezzo d'italiani.

(Adnkronos/Adnkronos Salute) Il sesso sta diventando una vera e propria mania: un milione e mezzo circa di italiani in età adulta ne è addirittura dipendente. Gli uomini più delle donne, anche se di certo non mancano le italiane che fanno del sesso il loro chiodo fisso. La stima, destinata a sorprendere, arriva dalla Società italiana di intervento sulle patologie compulsive (Siipac), che si occupa, da ormai più di 10 anni e con sedi in tutta Italia, di disturbi legati alle 'new addiction', ovvero dipendenze non legate a sostanze: tra le altre dipendenza da cellulari, da internet, gioco d'azzardo patologico e shopping compulsivo.

I 'sesso-dipendenti' sono "persone che hanno grossi problemi a causa di questo comportamento - spiega la Siipac in una nota - al pari della dipendenza da alcol". Ad essere colpiti da questa patologia sono indifferentemente maschi e femmine. Ma cambiano sensibilmente le percentuali tra i due sessi: il 70-80% per gli uomini contro il 20-30% per le donne. Il campione nazionale comprende, a seconda della regione, dal 3% al 5% della popolazione. Il che si traduce in una cifra da capogiro: 1 milione e mezzo di connazionali ossessionati da giochini sotto le lenzuola e non.

In campo sessuale la dipendenza si sviluppa in tre fasi progressive, spiega la Siipac. Si comincia con il masturbarsi in modo ossessivo, passando al sesso per telefono fino al feticismo. Nella seconda fase si susseguono le telefonate oscene a persone sconosciute, l'esibizionismo, il voyeurismo fino alle molestie sessuali sul luogo di lavoro. Infine la terza fase può comprendere sesso con minorenni, con adulti sotto effetto di droghe o colpiti da handicap. Infine, sesso con pazienti o dipendenti. Naturalmente c'è anche una terapia che prevede l'assoluta astinenza per almeno 90 giorni, accompagnata da un percorso terapeutico con un programma integrato che comprende per prima cosa un'accurata diagnosi.

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Madonna: spuntano le lettere d’amore a luci rosse.

Parte il tour di Madonna, show ad alta energia
(Panorama) Sono 17 le missive a tinte hot che la cantante di Give it 2 Me ha inviato, senza pensare alle conseguenze, a quello che pensava fosse il suo grande amore, James Albright. Adesso, però, lui minaccia di rendere pubblico il tutto, esibendo le lettere al Simply Madonna exibition, la convention dedicata alla cantante dove verranno esposti più di 300 memorabilia, che si terrà all’Old Truman Brewery, a Londra nel 2009. Per evitare di finire sui magazine di mezzo mondo, la popstar ha arruolato un esercito di avvocati che dovrebbero dissuadere James dal realizzare il suo intento. In effetti il contenuto delle lettere è esplicito e lascia poco all’immaginazione: Spanky è il soprannome con il quale Madonna ha firmato tutte le lettere, ricoprendo di baci lasciati con il rossetto ogni foglio. Ma c’è di più: la popstar ha infarcito di espliciti riferimenti sessuali le love letters creando un effetto hard. Ai media, però, è stato detto che Madonna è molto sensibile e la divulgazione di fatti privati urterebbe la sua sensibilità: “Chi vorrebbe vedere sbattuti in prima pagina i propri sentimenti? Gli avvocati hanno inviato un warning. Madonna spera che sia sufficiente”.

GALLERY: La festa per i 50 anni di Madonna

Madonna: Give It To Me live 2008.

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Luca Argentero: Quanto mi costa quel "Grande Fratello".

"Il GF è stata un´esperienza divertente, ma ogni volta che arrivo su un set mi studiano con un po´ di diffidenza". Nel film di Luca Lucini, "Solo un padre", nelle sale a settembre, sarà un politico gay alle prese con una bambina di dieci mesi.

(Maria Pia Fusco - La Repubblica) Luca Argentero, torinese, trent´anni, compiuti il 12 aprile, professione attore. «Comincio a crederci anch´io. Finora, ogni volta che mi vedevo in un film pensavo che avrei voluto ricominciare da capo per usare tutto quel che avevo imparato facendolo. Pochi giorni fa ho visto Solo un padre, confesso di essere uscito con le lacrime agli occhi, per la prima volta ero orgoglioso, ho pensato di essere sulla strada giusta. E sono felice al pensiero di vedere il film insieme ai miei quando uscirà a Torino», dice.
Prodotto da Cattleya Solo un padre di Luca Lucini, uscirà a settembre distribuito dalla Warner ed è il primo dei tre film del prossimo futuro di Argentero che interpreta Carlo, un ragazzo padre che fa il dermatologo ma il suo maggiore impegno è la cura di una bambina di dieci mesi. «Non avevo idea di quanto fosse difficile tenere in braccio una neonata, non l´avevo mai fatto, mi sentivo goffo, avevo timore di farle male. C´è voluto un mese di pratica per acquistare sicurezza, imparare a cambiare i pannolini e lavarla con i gesti giusti. È una grande esperienza».
Fino a cinque anni fa Luca Argentero studiava Economia e commercio pensando di diventare imprenditore seguendo la tradizione di famiglia. Così, dopo lavoretti vari «per mettere insieme un po´ di soldi, ho fatto il provino per il Grande Fratello», terza edizione. I miei hanno rispettato la decisione, anche se poi non sono mai intervenuti in trasmissione. Mia nonna, mia grande amica, mi disse solo "non è importante quello che fai, è importante farlo meglio degli altri"».
Lui ci ha provato, ha resistito nella «casa» cento giorni ed è arrivato secondo. «In fondo è stata un´esperienza divertente, era una delle prime edizioni, la macchina autoriale era perfetta. Oggi i reality show si sono moltiplicati, c´è una grande concorrenza e per competere devono inventarsi trovate anche eccessive. Ricordo che per le prime due settimane rimasi quasi sempre zitto, poi ho cominciato a famigliarizzare con qualcuno. Mia nonna era contenta, diceva che ero rimasto educato. Alla fine del programma non sono entrato nel post-carrozzone delle partecipazioni televisive, sono andato solo una volta per rispettare il contratto, ma non mi sentivo a mio agio».
A parte Taricone, Argentero è l´unico reduce dal Grande Fratello ad essersi affermato sul serio come attore, a cominciare dal 2004, l´anno del calendario di Max - «Un po´ di esibizionismo», dice quasi scusandosi con un sorriso - e di "Carabinieri", che «però non vale, facevo un carabiniere con meriti sportivi, me l´avevano scritto addosso». Più impegnativo è stato il film di Francesca Comencini "A casa nostra", in cui «ero un personaggio che vede la sua vita cambiare per via di un evento politico. Un po´ m´identificavo: anch´io, grazie a un evento particolare, mi trovavo catapultato in un mondo così diversa dalla mia vita torinese. In realtà devo dire che tutto quello che ho fatto in questi ultimi anni l´ho fatto nonostante il Grande Fratello. C´è sempre un pregiudizio verso chi viene da lì, sui set sentivo che all´inizio mi studiavano con una punta di diffidenza. Perciò ho sempre cercato di tenere un basso profilo, di stare a guardare, di imparare dagli altri».
"Saturno contro" di Ozpetek, con il «bel personaggio di Lorenzo, attorno al quale ruotano tutti gli altri», è stato forse essenziale per superare i pregiudizi. Subito dopo sono arrivati Solo un padre e Diverso da chi?, opera prima di Umberto Carteni, scritto da Fabio Bonifacci. «Faccio un politico gay, candidato sindaco in una città del nordest. Per superare i pregiudizi e l´ostilità dei conservatori interviene Claudia Pandolfi. Con lei e con il mio compagno, Filippo Nigro, si crea un triangolo particolare, che sconvolge gli equilibri sia politici che privati. È una commedia su un argomento delicato, ma mi sembra sia stato trattato con molto garbo».
Ed è arrivato Michele Placido, con cui Argentero è impegnato fino a settembre nelle riprese di Il grande sogno: interpreta un operaio torinese politicizzato, il cui destino s´intreccia con quello degli altri protagonisti, il poliziotto, Riccardo Scamarcio, e la studentessa cattolica, Jasmine Trinca. «Poi mi fermerò per un paio di mesi, devo fare il punto su me stesso, magari andare in America e migliorare l´inglese. In inglese ho fatto il provino per "Coco Chanel", un disastro. E devo anche migliorare la recitazione». Se pure fino a cinque anni fa non aveva mai pensato di fare l´attore, Argentero è da sempre «appassionato di cinema, sono un collezionista onnivoro, ho film di tutti i paesi, con una preferenza per la fantascienza e per i film da Philip Dick. Con la mia fidanzata Miriam, attrice anche lei - ci siamo conosciuti sul set di "Carabinieri" - guardiamo i film e cerchiamo di imparare dagli interpreti che amiamo. I miei modelli sono tutti contemporanei da Daniel Day Lewis a Gary Oldman, la mia attrice preferita è Rachel Weisz. Tra gli italiani il massimo è Kim Rossi Stuart, lavorare con lui sarebbe il mio sogno».

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Venezia rende omaggio a Valentino l'Imperatore.

Una grande festa per Valentino. Il teatro la Fenice di Venezia ha aperto le porte, per la seconda volta nella storia, al cinema. È stato presentato, in occasione del festival di Venezia, il documentario del giornalista/regista Matt Tyrnauer Valentino: The Last Emperor. È il caso di dirlo, l'ultimo imperatore dell'alta moda si è lasciato seguire dalla macchina da presa per circa due anni. Con lui il compagno di ventura da cinquant'anni Giancarlo Giammetti. Un viaggio nel mondo Valentino, dai dietro le quinte alle passerelle, dai disegni ai vestiti imbastiti dalle sarte, dalle immagini di repertorio alla festa per i 45 anni di carriera all'Ara Pacis di Roma, dai momenti più irritanti a quelli più divertenti attraverso i quali scopriamo lo stilista/uomo. Un omaggio al made in Italy di prima classe che col tempo ha perso il suo charme, forse, come si dice nel film: "questo mondo non è più adatto per il nostro maestro di moda".
Cosa ne pensa?
"È cambiato moltissimo rispetto a cinquant'anni fa. Prima quello che contava era la fattura artigianale oggi tutto è industria. Il grande stile si deve quasi distruggere. Per poter sopravvivere si punta sui prezzi bassi, sulle frontiere allargate. Così l'alta moda soffre. Per me deve continuare la sua strada, ci sono dei gruppi di belle donne che tengono a vestirsi in un certo modo. La situazione sta combiando drasticamente, peccato, sono rimaste poche ditte che fanno moda ad alti livelli. Spero che continuino a farlo".
E dei nuovi stilisti?
"Si diventa grandi a piccoli passi, non credo agli stilisti che preparano due o tre collezioni e si credono già arrivati".
Come si è trovato ad essere seguito per due anni da Matt Tyrnauer?
"Ho cercato di essere il più naturale possibile. Matt aveva scritto un bellissimo articolo su di noi, così si è conquistato la fiducia. Da lì è partito per raccontare anche il mio rapporto con Giammetti. Lo abbiamo lasciato libero, non si tratta di un film sponsorizzato, non partecipiamo a livello produttivo. Sullo schermo sono me stesso nei momenti di collera, in quelli buffi e più emotivamente incalzanti. Amo il mio lavoro, sono sensibile e mi commuovo facilmente, purtroppo. Ricordo che quando vendemmo la ditta per la prima volta piansi al tg, mi trovai ridicolo. Poi mi telefonò l'avvocato Agnelli e mi disse: 'Sei stato fantastico, sei stato semplicemente te stesso'. Aveva ragione".
Avrebbe voluto cancellare qualcosa del film?
"Quando si sofferma sulla parte dedicata alla sortoria, il passaggio dal disegno alla realizzazione del vestito l'ho trovata lunga e noiosa, forse perché è da talmente tanti anni che mi trovo nel mezzo…".
Ora com'è la giornata tipo di Valentino?
"Di recente sono stato in Russia per una festa di beneficenza, poi a Parigi per una restrospettiva, infine abbiamo seguito gli ultimi passi del documentario. Solo ora mi sto riposando ma non riesco a non pensare al disegno".
Ha in mente qualcosa?
"Ho un sogno nel cassetto disegnare per l'Opera e i balletti classici".
E per il cinema?
"L'ho fatto qualche volta, ho vestito Virna Lisi, Elisabeth Taylor, Claudia Cardinale, ma quando l'ho fatto me lo hanno chiesto all'ultimo minuto e con la nostra sartoria era difficile lavorare con tempi così stretti".
All'inizio del film si accenna alla sua passione per il cinema, si dice l'ha aiutata a intraprendere la carriera di stilista.
"Molti film mi hanno ispirato, non certo quelli attuali per cui i produttori non vogliono spendere cifre eclatanti, parlo di film degli anni Quaranta, di Visconti che cercava l'eleganza anche nei mobili, non solo negli abiti".
Come reputa la nuova gestione di Alessandra Facchinetti?
"Sono molto attento a tutto ciò che ruota intorno alla maison, osservo".
Ha qualche rimpianto?
"Non essere stati abbastanza duro quando dovevo esserlo".

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La tragedia di Madrid e l'opinione critica di Marco Volante.

L'altra sponda della tragedia di Madrid.
Solo il Corriere della Sera ha "osato" dire che si trattava di Domenico, il suo compagno e loro figlio, un'altra famiglia distrutta dal rogo del volo Spanair.

(Marco Volante - Affari italiani) La parola gay significa letteralmente gaio, allegro, leggero, ancor prima di omosessuale, e poi ha anche preso il significato di goliardico, ironico e dissacratore. Le parole hanno un peso e questa differenza è importante e significativa perché indica che la gaiezza è comunque accompagnata da un dibattito quando diventa ironia, serve a indebolire un assioma quando diventa dissacrazione e addirittura si sviluppa in linguaggio "camp", cioè tutte quelle esagerazioni frocie che riproducono e amplificano ironicamente tutti gli stereotipi con cui gli etero bollano gli omosessuali.

Iinsomma la gaiezza si trasforma da fenomeno caratteriale a strumento di interazione, quello con cui i "gay" sono riconosciuti ovunque nel mondo. Quando però lo sconforto e la rabbia sopravanzano, e c'è qualcuno che smette gli abiti rassicuranti della checca svampita e si palesa con una virilissima incazzatura, allora i conti non tornano più e le cose cambiano molto. Nella tragedia di Madrid sono morte famiglie intere, coppie, persone che hanno lasciato a casa amori disperati e la stampa ha raccontato di ognuna di quelle penose realtà tutti i minimi particolari, persino lo sguardo che cercava la compagna mentre le fiamme avvolgevano l'aereo.

Tutti i particolari più intimi, per attirare lo sguardo un po' morbosamente curioso del lettore, finché non si arriva a Domenico Riso, l'unico italiano deceduto sul volo maledetto. Solo il Corriere della Sera ha "osato" dire che si trattava di Domenico, il suo compagno e loro figlio, un'altra famiglia distrutta dal rogo del volo Spanair, una famiglia costruita all'estero, lontano da quest'Italia rancida e bigotta. Su tutto il resto della stampa di lui solo una veloce caratteristica: steward, siciliano che vive a Parigi, andava in vacanza con un amico e il figlio di questo.

In un attimo, con una sola riga, si è voluto cancellare per sempre una famiglia, il suo ricordo e ancora una volta la sua dignità. Le proteste indignate non si sono fatte aspettare da parte dei militanti gay, ma ancora qualcuno con la coda di paglia, non faccio nomi ma si chiama Francesco Merlo, ha pensato di rincarare la dose spiegando chiaramente sulle pagine di Repubblica che le coppie gay non debbono avere alcun riconoscimento pubblico, ne' tantomeno spazio di cronaca, che le "pulsioni sessuali" dei morti nel rogo non debbono interessare i lettori e altre amenità simili, compresi insulti diretti contro Franco Grillini che aveva pacatamente fatto notare come il giornale che un tempo era il faro progressista si sia omologato al trend conservatore con incredibile facilità.

Forse sarebbe bene che il movimento Lgbt riflettesse un po' su questo ultimo fatto e ripensasse il suo rapporto con la stampa, spesso bi univocamente strumentale ma certamente bisognoso di un serio chiarimento. Forse è tempo di smettere la maschera rassicurante della gaia compagnia e assumere il comportamento adeguato a una vertenza che non sarà né breve né facile.
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Ndr. Marco Volante è l'unico a chiedersi cosa non funziona tra l'Arcigay, Grillini (in fondo il movimento Lgbt sono loro, il resto è solo un rimorchio o satelliti...) e la stampa. Tenuto conto che ambedue i soggetti sono sulla scena politica da un ventennio buono, non possiamo che considerare questo nulla di fatto con la stampa come un fallimento del loro operato. Ma il grottesco di questa storia è che la testata maggiormente colpita dagli strali di Grillini, Mancuso e compagnia cantante è un giornale da sempre amico e sensibile alle istanze dei gay. Perchè noi gay non siamo capaci di farci autocritica ed ammettere che i "colonnelli" del movimento gay di sinistra sono stati in definitiva un fallimento invece di seguirli in quello che sembra essere un baratro ideologico e politico? Sono i fatti a dirlo!

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Modena, quel coro gay non solo gay.

It's raining (gay) men, hallelujah!
Si inaugura a Modena una tradizione che da anni spopola a New York, San Francisco, Londra e nelle grandi capitali occidentali: un coro di uomini gay. 60 persone dai 19 ai 50 anni formano il Komos, che sarà specializzato in musica "colta": classica, lirica e - perché no? - anche sacra.

(Emilianet) Essere gay non per come vesti ma per cosa fai. Ad esempio cantare in un coro omosessuale, inteso come luogo per fare cultura e aggregazione, in alternativa a saune e discoteche. All'idea hanno aderito entusiasti una sessantina di uomini ma solo due lesbiche e qualche donna eterosessuale.
Abbandonato quindi il progetto di un coro misto (troppo sbilanciato per le voci), è nato a Modena 'Komos', il primo coro gay in Italia solo al maschile. A precederlo nell'estate del 2006 era stato il Rainbow di Roma che però ospita anche coriste.
Ma la loro assenza a Modena non è voluta. "Nelle mie intenzioni volevo fare un coro misto - spiega Paolo Montanari, mente del progetto e direttore - ma finora si sono presentate solo due lesbiche e quattro donne eterosessuali. Troppa disparità nelle voci, così ho rinunciato all'idea". Per il giovane direttore (ha 25 anni, è di Modena, suona l'oboe ed è musicologo) una spiegazione potrebbe essere nel fatto che le omosessuali "tendono a stare molto nascoste, forse fanno più fatica a venire allo scoperto o c'é un po' di diffidenza verso gli uomini".
Per ora quindi 60 uomini (qualche eterosessuale fra pianisti e collaboratori), per lo più musicisti o appassionati, dai 19 ai 50 anni, quasi tutti dall'Emilia-Romagna e qualcuno da Milano e Mantova. Mentre le audizioni continuano, si pensa già al primo concerto. Specialità del Komos (dal greco 'cortei festivi') sarà la musica colta. In primis quella classica (Mozart, Beethoven, Schubert), la lirica ("Se ci proponessero il 'Trovatore' Verdi lo faremmo subito") e perché no sacra.
Così da metà settembre via alle prove. L'Arcigay di Modena ha offerto la propria sede, e il sogno sarebbe di debuttare il primo dicembre, giornata contro l'Aids, a Modena o nell'Arcigay di Bologna. Piuttosto che in completo, probabilmente i coristi saranno in t-shirt (quella blu dello sponsor, il sito olandese Gay&Romeo). Ma tornando al repertorio, nessun timore di critiche dalle alte sfere clericali? "E perché mai? - ribatte Montanari - non vedo perché dovremmo precluderci la musica sacra dal repertorio. Se qualcuno se ne lamentasse, sarebbe solo pubblicità per noi!". Non a caso uno dei brani in cantiere è il 'Benedicamus domino' del compositore polacco contemporaneo Penderecki. Insomma incuranti delle critiche e bramosi di rimboccarsi le maniche, perché non esiste solo il Gay pride. "Quella è l'unica occasione di visibilità per i gay ma in fondo è una sfilata, non ha un contenuto artistico - sottolinea Montanari - Secondo me il 'fare' è il modo migliore per esprimere se stessi".

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GB, al via programma di castrazione chimica per i pedofili.

Con i farmaci si riduce il testosterone a livelli preadolescenziali. Non è obbligatoria e non è un'alternativa al carcere. Chi è stato condannato per pedofilia e vuole 'curarsi', potrà prendere i farmaci entrando a far parte del programma di sperimentazione.

(Adnkronos/Adnkronos Salute) - Castrazione chimica per i pedofili in Gran Bretagna. E' l'iniziativa del governo d'Oltremanica, sulla base delle ricerche che mostrano come l'assunzione di farmaci anti-libido possa ridurre il rischio di nuovi abusi sessuali sui bambini.

Non sarà obbligatoria: chi è stato condannato per pedofilia e vuole 'curarsi', potrà prendere i farmaci entrando a far parte del programma di sperimentazione. Il ministero della Salute ha dato l'incarico allo psichiatra Don Grubin, dell'Istituto di neuroscienze dell'università di Newcastle, di coordinare l'iniziativa in tutto il Regno Unito.

Non è un'alternativa al carcere, specifica l'esperto: "Ci si potrà sottoporre al trattamento dopo aver scontato la condanna", si legge sul quotidiano britannico 'Telegraph'. Innanzitutto, verranno identificati i soggetti che beneficeranno dei farmaci in grado di spegnere la libido, fra cui antidepressivi come il Prozac o anti-cancro.

Si riduce il testosterone a livelli preadolescenziali, con effetti simili a quelli della castrazione. Programmi del genere sono già stati adottati sui pedofili in Svezia, Danimarca, Canada e in otto Stati negli Usa.

E i dati che arrivano dalla Scandinavia sembrano provare l'efficacia della castrazione chimica. La reiterazione del reato ai danni dei più piccoli si è ridotta da oltre il 40% al 5%.

Sul fronte degli scettici, invece, l'Australia: il Governo ha sempre rispedito al mittente gli appelli ad avviare una simile iniziativa, perché convinto che non ci siano prove sufficienti che funzioni. Non solo. Poco si sa sugli effetti collaterali dei farmaci, che possono indurre uno stato letargico e scatenare problemi ormonali. Tant'è. La Gran Bretagna ha deciso, fornendo la possibilità di affiancare, al temine della condanna, i farmaci al trattamento psichiatrico per chi ha commesso reati sessuali, primo tra tutti la pedofilia. Il contratto triennale fra il ministero della Salute, il Northumberland Tyne e il Wear Nhs Trust è stato siglato lo scorso ottobre, ma solo ora sono stati resi noti i dettagli.

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Il governo Berlusconi co-finanzia i progetti dell'Arcigay a favore degli emigranti Lgbt.

E alla fine anche Belzebù tira fuori i quattrini per gli omosessuali. Eppure, non ne capiamo il motivo, ci puzza forse perchè non ce ne spiega l'utilizzo ed a chi serve o servira, Comunque cercheremo di capire il perchè non ci convince.

(Arcigay) Il Ministero per la Solidarietà Sociale ha co-finanziato il progetto IO: Immigrazioni e Omosessualità (Nuovi approcci nel campo dell’integrazione dei migranti residenti in Italia: l’aiuto ai migranti lesbiche, gay, bisessuali e transessuali), di cui potete scaricare una scheda descrittiva.

Il progetto mira a sostenere l’integrazione dei migranti LGBT attraverso:

  1. due seminari (uno a Bologna ed uno a Napoli)
  2. la produzione di materiale per operatori delle associazioni LGBT e dei servizi rivolti a migranti;
  3. una ricerca, che rappresenta l’azione preparatoria per raccogliere le informazioni necessarie a mirare efficacemente le suddette azioni.

La ricerca mira a raggiungere migranti LGBT e ragazz* LGBT migranti di seconda generazione da intervistare dal vivo o telefonicamente.

L’intervista si concentrerà su:

  • il percorso migratorio e la rilevanza dell’essere LGB nel determinarlo e/o orientarlo;
  • rapporto con la comunità LGBT italiana;
  • il rapporto con i servizi pubblici e privati dedicati ai migranti (sono adatti anche a un pubblico LGBT, cosa dovrebbero fare per essere più accoglienti ecc.);
  • il rapporto con coetanei italiani e della propria comunità, con la famiglia e con le istituzioni (per i/le ragazz* di seconda generazione)
  • il rapporto con la famiglia del/la partner, con la sua comunità; l’esperienza di coppia interculturale (per i partner)
  • l’accompagnamento del migrante LGB nel percorso di inserimento in Italia.

Per identificare le persone da intervistare, abbiamo bisogno della collaborazione di tutt* i volontari e le volontarie delle associazioni LGBT.

Per questo vi chiediamo di parlare del progetto e della ricerca a tutte le persone LGBT straniere che conoscete o ai loro partner.

Se sono interessate a farsi intervistare, compilate la scheda in allegato e inviatela alla ricercatrice Dott.ssa Laura Pozzoli, all’e-mail

pozzoli.arcigay@tiscali.it

Chi, pur non volendo partecipare a un’intervista volesse comunque condividere la propria esperienza lo potrà fare compilando la scheda di testimonianza scaricabile su questa pagina

Per ulteriori informazioni sul progetto, potete contattare

Miles Gualdi al 339 23 64 216 o milesgualdi@yahoo.it
Giorgio Dell’Amico al 348 76 69 298 o migra@arcigay.it

Grazie in anticipo per la collaborazione.

Aurelio Mancuso, Presidente nazionale Arcigay
Salvatore Simioli, responsabile Multiculturalità Arcigay

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Costantino Vitagliano testimonial per Armada Nueva.

(Tuttouomini)Costantino Vitagliano è il nuovo testimonial della collezione di orologi Armada Nueva.Qualche tempo fa l’ex tronista più discusso d’Italia, Costantino Vitagliano, era volato in Spagna per tentare di bissare il successo avuto in Italia. (e per fare gli stessi soldi, evidentemente !)

Oggi, abbandonato l’harem di Lele Mora, Costantino torna a far parlare di sè attraverso un’ennesima campagna pubblicitaria, quella degli orologi Armada Nueva. Diversa la comunicazione, varie le immagini che lo ritraggono con al polso orologi fatti quasi su misura per lui… Sul finire d’agosto l’ultima campagna: Costantino nudo che si copre le parti intime con le mani. Ai polsi orologi Armada Nueva.

“Ho potuto apprezzare l’ottima qualità dei prodotti che si addicono molto al mio look. Per trasmettere un messaggio al pubblico è importante prima di tutto essere convinti di ciò che si presenta e io, con Armada Nueva, non ho avuto proprio nessun dubbio!”, ha detto Vitagliano.

Ecco tutte le immagini della campagna pubblicitaria che possiamo vedere in questi giorni su quasi tutte le riviste italiane di moda e non.

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In Iran continua la caccia agli omosessuali.

(dieu nous aime chretiens et gay| via Gionata.org tradotto da Domenico Afiero) In Iran , secondo la stampa, un tribunale della provincia dell’Azerbaijan orientale, nella parte del nord-ovest del Paese, ha condannato alla pena capitale quattro persone, di cui un minorenne 17enne, a causa di un sedicente stupro di un uomo. I quattro uomini , identificati con i loro nomi Hamid, Ebrahim, Mehdi e Mohammad, negano di aver stuprato Hojat, la vittima, e affermano che la polizia li ha forzati, sotto tortura, a rendere false deposizioni.
La sentenza deve ancora essere sottoposta all’approvazione finale della Corte suprema che generalmente conferma le condanne quando si tratta di omosessuali.

Gli accusati sono omosessuali e il pretesto di stupro giustifica gli arresti e le esecuzioni capitali dei gay da parte della polizia religiosa che applica la sharia, vale a dire la legge islamica che sanziona l’omosessualità con la morte. Una vera caccia ai gay è aperta in Iran , intensificandosi negli ultimi anni. L’Iran è un vero inferno per i gay.

Il Parlamento europeo, l’ONU, il premio Nobel per la Pace Chirine Ebadi e numerose organizzazioni internazionali dei diritti dell’uomo hanno chiesto al Presidente Mahmoud Ahmadinejad e al regime islamico di Teheran di porre fine alle esecuzioni di minori quando a quest’ultimi sono contestati dei capi di imputazione. Ma il tutto è rimasto lettera morta!

La condanna e l’esecuzione dei gay sono condannate da numerosi paesi, ma in pochi sono davvero pronti ad aiutare e ad accogliere i gay iraniani perseguitati. Come al solito, molte buone intenzioni e pochi fatti da parte dei politici!
Amnesty International afferma che le autorità iraniane hanno ucciso 317 persone nel 2007, piazzando l’Iran al secondo posto dei Paesi in cui la pena di morte, subito dopo la Cina, è maggiormente applicata.

Nel 2007 , da quello che si sa , 27 iraniani sono stati condannati a morte ed uccisi per reati legati all’omosessualità.Dall’inizio dell’anno 2008 , la stampa iraniana ha annunciato la condanna a morte di almeno 11 uomini per ‘stupro omosessuale ’. Ci si chiede: perché il solo fatto di amare in maniera diversa fa scattare così tanto odio? O Signore, abbi pietà di questi giovani gay iraniani!

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Obama consacrato candidato con la benedizione dei Clinton.

Bill Clinton a Denver

Bill Clinton a Denver

(Panorama) Barack Obama è il re dei democratici. Incoronato nella convention di Denver un giorno prima del previsto, il senatore dell’Illinois ha guadagnato in poco più di tre giorni il sostegno dei Clinton e l’unità dell’Asinello. Solo John McCain, che oggi annuncerà il nome del suo vice, potrà fermare la corsa del senatore dell’Illinois verso la Casa Bianca.
La notte di Denver sarà ricordata nella storia del partito democratico americano, che tra le lacrime di gioia dei fan di Obama e quelle, intrise di rabbia, dei riluttanti fan di Hillary Clinton, aveva un bisogno impellente di curare le ferite la passione politica indispensabile per conquistare la presidenza. Se n’è accorta la stessa Hillary, che dopo l’intervento incandescente di ieri, ha interrotto la votazione, pur simbolica, sul candidato che lei stessa aveva chiesto in precedenza. Quando è toccato a lei Hillary si è sostituita a Nancy Pelosi, presidente del Congresso e della Convention, e ha chiesto la rottura del protocollo: “Dichiariamo insieme, cun una voce sola, che Barack Obama è il nostro candidato e sarà il nostro presidente”.
È stata ovazione, più che acclamazione. Lacrime, abbracci, urla, tripudio per il primo candidato democratico afroamericano nella storia degli Stati Uniti, simbolo della globalizzazione, nato a Honolulu, da padre africano del Kenya e madre americana del Kansas, cresciuto tra l’Indonesia e le Hawaii. A dargli l’endorsement finale, anche se tardivo, è stato, a nomination conclusa, Bill Clinton: “Barack Obama è l’uomo giusto per questo lavoro”. È pronto per guidare l’America e restaurare la leadership americana. Barack Obama è pronto per fare il presidente degli Stati Uniti d’America”.
Come Obama, anche il vice presidente prescelto, Joe Biden, è stato nominato candidato ufficiale dei democratici per acclamazione. E se per Obama la richiesta di fermare la conta dei voti è partita direttamente da Hillary Clinton, per Biden è stata avanzata in modo piuttosto informale dalla Pelosi. “Se volete la nomina per acclamazione dite ‘hi’”, ha incalzato la Pelosi”. Nessun contrario, ovviamente. Presa la parola, da Biden è arrivato l’affondo per McCain, da veterano della politica a veterano dell’esercito: “La scelta in questa elezione è chiara. I tempi che stiamo vivendo richiedono qualcosa di più di un buon soldato, richiedono un saggio leader”. Biden è stato presentato da suo figlio Beau, che presto partirà soldato per l’Iraq.
Lui, re Obama, sale a sorpresa sul palco, mentre Biden conclude il suo discorso. “Hello democratici” ha esclamato “sono qua perché ho una piccola cosa da dire. Voglio che tutti sappiano che sono orgoglioso di avere Joe Biden e tutta la sua famiglia al mio fianco per riprenderci l’America”. Poi, ammiccando al pubblico come una star: “La convention fino a questo punto mi sembra che sia andata bene, Michelle Obama è stata molto brava, che ne dite?” E se “Hillary ha fatto traballare i muri ieri sera -ha proseguito- Clinton ci ha ricordato cosa succede quando alla guida c’è un presidente che mette la gente al primo posto”. Per i saluti, prima della consueta benedizione, è accorsa sul palco tutta la famiglia di Biden, rappresentata da quattro generazioni, dalla madre ai nipotini. Sulle note di We are family di Sister Sledge i riflettori si sono spenti in vista del gran finale di oggi allo stadio Invesco, da 80.000 posti. Nel giorno del 45 anniversario del I have a dream di Martin Luther King.

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Isola dei famosi 6. Il cast definitivo, comincia il training!

(Marikka) Ormai l’autunno è alle porte, e con la caduta delle foglie ci cadono pure i coglioni pensando al palinsesto televisivo che Mediaset e Rai ci propongono.
A breve comincerà Amici. Ma la De Filippi si è fatta battere sul tempo dalla Ventura e dalla sua Isola dei famosi, arrivata alla sesta edizione.

La seguiremo? Sporadicamente, credo, e solo se noterò qualcuno in grado di attirare la mia attenzione.
Per iniziare vi voglio svelare che, come l’anno scorso, verrà riproposta la formula VIP/NIP: concorrenti famosi (che coraggio!) sfideranno ragazzi comuni...

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