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lunedì 31 dicembre 2007

L'architetto Ettore Sottsass è morto.

(Wikinotizie) È morto in giornata il noto architetto e designer Ettore Sottsass nella sue abitazione di via San Tomaso a Milano. La causa della morte è uno scompenso cardiaco avvenuto dopo una comune influenza. Sottsass nacque il 14 settembre 1917 nella città austriaca di Innsbruck, aveva quindi 90 anni. Secondo la sua volontà non saranno effettuati i funerali religiosi, ma il corpo sarà cremato mercoledì prossimo.

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Un 2007 di nera: che fine hanno fatto i protagonisti della cronaca?

Stefania e Paola Cappa, le cugine 23enni di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco (Pavia) lunedì 13 agosto |foto Ansa
Stefania e Paola Cappa, davanti alla villa della cugina Chiara Poggi

(Panorama)Alcuni hanno riempito le pagine di giornali per mesi, altri hanno attirato l’attenzione solo dei media locali. Alcuni sono stati risolti, altri restano gialli intricati. In qualche caso c’è già un colpevole, per altri le indagini sono ancora aperte, a volte non c’è neppure un cadavere. I fatti di cronaca nera del 2007 sembrano tutti eclissati dal delitto di Meredith Kercher a Perugia. Ma che fine hanno fatto i protagonisti?
Il caso Raciti: niente prigione per Speziale. Dopo il tira e molla dei vari tribuinali, la Cassazione ha annullato la custodia cautelare in carcere per Antonio Speziale, il tifoso 18enne tifoso di Catania accusato dell’omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, avvenuto il 2 febbraio durante gli scontri scoppiati dopo il derby con il Palermo. Il ragazzo intanto è agli arresti domiciliari in una comunità per l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale per cui è già sotto processo.

La ragazza uccisa nel metrò di Roma: le sorti di Doina e Costantina. La condanna a 16 anni di carcere per Doina Matei, la 21enne romena accusata di aver ucciso con un ombrello Vanessa Russo, di 23 anni, è arrivata il 17 dicembre con rito abbreviato. La lite degenerata è del 26 aprile, avvenuta alla stazione Termini della metropolitana di Roma. L’accusa è passata da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. Insieme a Doina era stata arrestata, grazie alle telecamere del metrò, anche la sua amica Costantina, di 17 anni. È accusata di favoreggiamento: assieme si prostituivano e assieme avevano tentato di fuggire dopo il delitto. La minorenne è stata scarcerata a maggio e, dopo essere stata ospitata in una struttura protetta del Comune, a novembre ha ottenuto di poter tornare in Romania dalla sua famiglia.
Roberto Spaccino, accusato di aver ucciso la moglie Barbara Cicioni

L’omicidio di Barbara Cicioni: due bambini in cerca di una famiglia. Per l’assassinio della donna incinta all’ottavo mese, avvenuto a Compignano di Marsciano, vicino a Perugia il 24 maggio, il marito, Roberto Spaccino, è rinchiuso nel carcere di Terni. Lui si dice innocente, ma il Tribunale del riesame ha respinto la richiesta di concedergli gli arresti domiciliari. Il gip, seguendo le indicazioni della psichiatra incaricata della perizia, ha stabilito che i primi due figli, Niccolò e Filippo di 8 e 4 anni, non testimonieranno al processo contro il padre. Ma la loro esistenza è ancora legata alle scelte della magistratura: dopo l’omicidio, i bambini sono stati affidati ai servizi sociali e ospitati in una casa famiglia, ma la consulente del tribunale dei minori ha concluso che per loro sarebbe meglio vivere con la nonna materna. Di tutt’altro parere i legali del padre che vorrebbero far stare i bambini con i cugini e gli zii paterni. I giudici hanno deciso l’affidamento temporaneo agli zii materni che vivono a Roma.
Poi il tentativo di linciaggio da parte della gente nel momento in cui Spaccino veniva trasferito dalla caserma dei carabinieri di Marsciano al carcere di Capanne.
E infine il funerale. Nella piccola chiesa di Morcella. A pochi chilometri dal paese dove viveva la coppia. Dove Barbara era cresciuta con la nonna e dove, parlando occasionalmente con il parroco, aveva chiesto di essere sepolta."

Il mistero della morte di Maurizio Oldani: un’aggressione nel centro di Milano che non ha ancora un perché né un colpevole. È un’indagine complicata quella della Squadra mobile sull’omicidio del commercialista 47enne e dirigente della Margherita. L’uomo è stato trovato la mattina del 3 giugno, ferito gravemente, a due passi dell’Arena civica e dalla casa dove viveva da solo. È morto in ospedale due giorni dopo. L’autopsia ha stabilito che è stato colpito con un pugno alla testa e poi è caduto battendola sul marciapiede. La pioggia caduta quella notte ha lavato via molte tracce utili e la vittima aveva lasciato a casa sia il portafogli sia il telefonino. Con sé aveva solo, nascosti in un calzino, soldi, un documento e la tessera dell’Arcigay. L’aggressione a mani nude fa pensare a una lite degenerata piuttosto che a una rapina finita male.

I coniugi uccisi a Catanzaro: i corpi ritrovati dopo cinque mesi. La conferma è arrivata il 30 ottobre: i cadaveri scoperti in avanzato stato di decomposizione da un pastore nelle campagne di Cutro, nel crotonese, sono quelli di Luigi e Maria De Marco. Erano avvolti in un telo di plastica blu e seppelliti sotto a un ponte. Dal 5 giugno erano spariti, lasciando solo delle evidenti tracce di sangue nella villetta di Simeri Mare (Catanzaro). Quattro giorni dopo era stato arrestato dai carabinieri, proprio vicino a Crotone, il figlio maggiore, Pasquale De Marco, di 34 anni. È ancora in carcere accusato di duplice omicidio, ma ha sempre detto di non sapere che fine hanno fatto i genitori. Ha sostenuto di essere un agente dei servizi segreti e che la loro scomparsa potesse essere legata a una vendetta nei suoi confronti. Ma gli investigatori hanno scoperto che prima di allontanarsi da casa sull’auto del padre, ha acquistato dei rotoli di plastica blu.


Enza Basso Memoli e Sonhu

Spariti nel nulla Enza Basso Memoli e Sonhu: la disperazione della famiglia. “Non possiamo fare altro che pregare per nostra madre ogni giorno. Non abbiamo sue notizie da più di cinque mesi, che sia ancora viva oppure no, vorremmo solo avere un segnale”. Salvatore Memoli, avvocato di Salerno, non sa neppure perché sua madre, una donna di 76 anni, è stata portata via. Il 12 luglio lei e il giovane domestico indiano, William Jeeth Sing, detto Sonhu, si trovavano nel podere di famiglia. Sono stati visti discutere con alcuni connazionali del ragazzo, poi più nulla. “Probabilmente mia madre si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato”, ipotizza Memoli. Che ha parlato più volte al telefono con i genitori del giovane indiano dei suoi problemi nell’ottenere i documenti in Italia. La procura ha aperto un fascicolo per sequestro, ma sul fronte delle indagini non ci sono sviluppi. I due indiani che sono stati arrestati ad agosto per favoreggiamento, e che probabilmente sanno qualcosa ma non parlano, sono stati scarcerati. “Sono tornati senza problemi al loro lavoro, nonostante siano irregolari”, spiega Memoli.

Il ragazzo e il padre sono scomparsi da Palermo il 3 agosto 2007. (Foto: Ansa)

Stefano e Antonio Maiorana

La scomparsa di Antonio e Stefano Maiorana: buio completo. Nessun segnale, nessuna pista valida. Dal 3 agosto non si sa più nulla dell’imprenditore edile di 47 anni e del figlio di appena 22. Quel giorno hanno lasciato il cantiere di Isola delle Femmine (Palermo), dicendo che sarebbero tornati dopo un caffè. La loro auto è stata ritrovata chiusa a chiave all’aeroporto Falcone-Borsellino. Si fa presto a dire mafia, fa notare la madre di Stefano, Rossella Accardo, ex moglie di Antonio. A ottobre ha ricevuto un sms che faceva riferimento alla lupara bianca. “Ogni volta che in Sicilia accade qualcosa”, denuncia, “si dice che è stata la mafia, ma spesso non è così, come in questo caso. Mio figlio Stefano è scomparso per colpe non sue, il padre forse lo ha coinvolto in cose più grandi e non può tornare a casa”. Depistaggi, comode soluzioni del giallo, cui la famiglia non crede e invita gli investigatori a non smettere di cercare. Non escludendo neppure la pista del rapimento. Le indagini sui movimenti e le telefonate dei due uomini e le ricerche nella zona non hanno dato esito. I carabinieri si sono concentrati sugli affari immobiliari di Antonio Maiorana e della sua convivente argentina, Karina Andre Gabriela. I cantieri della Calliope srl, di cui lei è socia, sono stati sequestrati per irregolarità.

Luca Delfino viene arrestato a Sanremo per l'omicidio di Maria Antonietta Multari, 10 agosto 2007 |foto Ansa

Luca Delfino al momento dell’arresto

Il delitto di Sanremo: dove sono finiti Zucca, Sanfilippo e Delfino? Subito dopo l’omicidio di Maria Antonietta Multari, il 10 agosto a Sanremo, si scatenò la polemica tra il pm di Genova Enrico Zucca e il capo della Squadra mobile, Claudio Sanfilippo. L’assassino della 33enne, il suo ex fidanzato Luca Delfino ora in carcere, era infatti già indagato per un altro omicidio avvenuto a Genova nell’aprile 2006, quello di un’altra sua ex, Luciana Biggi. Sanfilippo accusò Zucca di non aver tenuto in cella Delfino nonostante le prove e suo carico. Il pm rispose che gli indizi raccolti dalla polizia non erano sufficienti. Il 13 dicembre Zucca ha chiesto una proroga delle indagini. Riguardo a Sanfilippo, alcuni giornali avevano scritto di un suo trasferimento a Parma, ma per ora non è così. Il capo delle Mobile è al suo posto. Intanto una perizia psichiatrica su Delfino ha stabilito che è “seminfermo di mente, paranoide e socialmente pericoloso”. Mentre un giudice di pace ha emesso la sentenza per le minacce dell’assassino alla madre della ragazza uccisa: Delfino dovrà pagare una multa di 85 euro.

Il giallo di Garlasco: protagonisti e comparse sulla scena del delitto. Il 13 agosto Chiara Poggi è stata uccisa nella sua casa di Garlasco. Per l’omicidio è indagato, a piede libero, il suo fidanzato Alberto Stasi. Per lunghi mesi, senza un movente, ma ora le indagini del Ris hanno scoperto materiale pedopornografico nel computer di Stasi. Un segreto da tutelare al punto da uccidere Chiara? Il pm Rosa Muscio ha disposto esami tossicologici sui reperti prelevati dal corpo di Chiara. Ma che fine hanno fatto le gemelle Cappa? Paola e Stefania, 23 anni, sono tornate, almeno per ora, nell’anonimato da cui erano emerse dopo il delitto. A partire dalla finta foto con Chiara è stato tutto un susseguirsi di interviste televisive, foto in posa e dichiarazioni. Condite dalle immancabili voci, mai molto benevole, dei concittadini. Ora la famiglia le protegge dai giornalisti e chiede di lasciarle tornare alla loro vita normale. Stefania, caschetto biondo, la più sicura delle due, agli studi di Giurisprudenza a Pavia. Paola, capelli lunghi castani, che confessò di aver tentato il suicidio pochi giorni prima del delitto, alla sua vecchia passione: il giornalismo. Da settembre ha ricominciato a curare la sua rubrica Accadde oggi sul settimanale locale L’Informatore Lomellino.

Il massacro di Gorgo al Monticano: in cella i tre presunti colpevoli, uno si suicida. Un delitto, quello del 21 agosto in una villa in provincia di Treviso, che ha choccato per la violenza con cui è stato compiuto. Guido e Lucia Pellicciardi, che erano i custodi dell’abitazione, sono stati seviziati e uccisi a colpi di spranga in un tentativo di rapina. Quindici giorni dopo i carabinieri hanno arrestato con l’accusa di duplice omicidio e le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà tre stranieri: Artur Lleshi e Naim Stafa, albanesi, e un cittadino romeno che avrebbe fatto da palo ma non avrebbe partecipato al massacro. Quest’ultimo e Lleshi (che era già finito i cella per stupro e rapina, ma era uscito con l’indulto) hanno confessato sostenendo di aver agito sotto l’effetto della cocaina. Il 19 dicembre Lleshi, dopo aver chiesto perdono al figlio delle vittime e dopo aver tentato il suicidio già due volte, si è impiccato con un lenzuolo nel carcere di Padova. Gli altri due presunti colpevoli restano in prigione in attesa del processo.

L’omicidio di Tor di Quinto: un caso anche politico, ma per il difensore manca il movente. Potrebbe partire ad aprile il processo a carico di Nicolae Romulus Mailat, il cittadino romeno di etnia rom in carcere con l’accusa di aver violentato e ucciso Giovanna Reggiani il 30 ottobre alla stazione romana di Tor di Quinto. L’imputato si è sempre difeso dicendo di aver rubato la borsetta alla donna, ma di non averla stuprata né tanto meno uccisa. Per il suo difensore, Piero Piccinini, ci sono molti punti oscuri nella ricostruzione fatta dal pm. “Devono ancora essere depositati i risultati dell’autopsia, fondamentali per capire le modalità dell’aggressione”, spiega. “Ma il tassello che meno mi convince è il possibile movente di un delitto tanto efferato e gratuito: furto, follia momentanea, o che altro? Quello che ho appurato nei miei incontri settimanali con Mailat è che non ha una personalità disturbata e non dà segni di instabilità mentale”. La difesa quindi non giocherà la carta dell’infermità.

Parabita, madre assassina nel nome del figlio: sotto inchiesta per pedofilia il marito della vittima. Un’accusa di omicidio e tentato omicidio per Simona D’Aquino e una di abusi sessuali su minore per Luigi Compagnone, 80 anni. È finita così la brutta storia di Parabita, in provincia di Lecce. Cominciata quando il figlio di 7 anni ha raccontato a Simona degli abusi subiti da Compagnone. Il bambino frequentava con un’altra decina di coetanei il doposcuola in casa della moglie dell’anziano, Iolanda Provenzano, maestra in pensione. La mamma ha cercato di farsi giustizia da sé e il 5 novembre ha ucciso l’insegnante e ferito anche l’uomo. Simona D’Acquino è finita in carcere a Lecce. Ma il suo gesto ha fatto aprire un’inchiesta per pedofilia su Compagnone: pare che il bambino subisse le sue attenzioni da un anno e mezzo e contro di lui ci sono anche le dichiarazioni di una quarantenne che ha denunciato di essere stata molestata quando era bambina.

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Difendiamo le Famiglie.

(Blue-highways) Ecco uno stralcio dell'intervista di Vittorio Messori a "La Stampa" :

"Vittorio Messori, lei è coautore di Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger: qual è, da ascoltato frequentatore dei Sacri Palazzi, la sua idea sugli scandali sessuali nella Chiesa dopo gli ultimi casi giudiziari di don Gelmini e dei sacerdoti ricattati a Torino?
«Un uomo di Chiesa fa del bene e talvolta cade in tentazione? E allora? Se fosse così per don Pierino Gelmini, se ogni tanto avesse toccato qualche ragazzo ma di questi ragazzi ne avesse salvati migliaia, e allora? La Chiesa ha beatificato un prete denunciato a ripetizione perché ai giardini pubblici si mostrava nudo alle mamme. Queste storie sono il riconoscimento della debolezza umana che fa parte della grandezza del Vangelo. Gesù dice di non essere venuto per i sani, ma per i peccatori. E’ il realismo della Chiesa: c’è chi non si sa fermare davanti agli spaghetti all’amatriciana, chi non sa esimersi dal fare il puttaniere e chi, senza averlo cercato, ha pulsioni omosessuali. E poi su quali basi la giustizia umana santifica l’omosessualità e demonizza la pedofilia? Chi stabilisce la norma e la soglia d’età?»

Non vi sembra simile, come mentalità, alla sparata del vescovo di Tenerife? Indulgenzialismo verso l'abuso di minori, condanna dell'omosessualità falsamente assimilata alla pedofilia, untuosa rivendicazione di una "superiore qualità" (?) alla morale cattolica. Personalm,ente non ho mai sentito tanta ipocrisia, tanta distorsione della verità, tanto cinismo in poche righe. Messori e il vescovo di Tenerrife riassumono l'ipocrisia di una chiesa ridottasi a fare la guardiana di una pretesa morale sessuale che ritiene l'unica vera, mentre i suoi membri possono abusare ad libitum ac libidinem dei membri più indifesi della società-la cui base è la famiglia, di cui simili individui si proclamano difensori.
Diciamolo: la chiesa cattolica si è infilata in un vicolo cieco di sopraffazione verso le libertà civili , di soffocante ingerenza verso la politica dello Stato che ha il dubbio onore di ospitarla e che la copre di privilegi, di limitatezza pistina del proprio orizzonte morale, di paranoico accanimento verso categorie della società che si crede in diritto di insultare, mortificare e "curare". Noi a questa chiesa diciamo NO!

Leggiamo questo documento:

milano, 29 Dicembre 2007 -

La senatrice Paola Binetti e l'Opus Dei di cui è parte sono segni dei tempi di questa Chiesa: la senatrice infatti
insegue un ragionameno che ripugna al sentimento cristiano : è una morale d'accatto quella che si occupa prevalentemente delle questioni sessuali delle persone.
Dio non è il guardiano delle sessualità umane, occhiuto e repressivo, e mettere al centro il sesso delle persone invece che la grazia che pervade la vita dei credenti in Cristo, attraverso la sua grande misericordia, è pure un atteggiamento blasfemo e contrario allo spirito del Vangelo stesso!
Il problema non è che esista questa "ideologia binettiana", che ancora vuol curare i gay e le lesbiche.
Il Problema è che in un partito come il PD (Partito Democratico) questa donna possa farla da padrone: è Lei che tiene in scacco tutto un partito.
E il problema più grave ancora è che le idee della Binetti sono le stesse idee del Papa, e anche dell'Opus Dei, di cui la senatrice è numeraria, la stessa Opus Dei che è come una "chiesa nella Chiesa"... e che ha giocato un ruolo decisivo nell'elezione sia di Giovanni Paolo II che di Benedetto XVI....
(omissis)
La Dottrina cattolica, dopo secoli di papismo esasperato, è divenuta soltanto un codice di divieti e proibizioni ed anche di apodittiche e perentorie prescrizioni.
Il respiro liberante del Vangelo non pervade più niente, nè dentro nè fuori la Chiesa.
La Chiesa cattolica è divenuta come una caserma militare dove si impartiscono ordini e si ubbidisce in silenzio: questo il risultato degli ultimi due pontificati, dopo il declino di quello montiniano alla fine degli anni '70.
In trenta anni di questo regime papale non c'è più una voce discorde, nè libera nè vivace, nè creatività e originalità: il
pensiero unico papale ha sopraffatto tutto, come la Riforma di Gregorio VII nell'anno Mille aveva a suo tempo soffocato ogni rito e liturgia che non fosse romana e papale.
Le vocazioni femminili e maschili subiscono un crollo irreversible ed epocale...
(omissis).
Il cardinale Carlo Maria Martini, gesuita che non amava l'Opus Dei, diceva anni fa' che " l'omosessualità è l'ultima unghia incarnita della Chiesa, che ha un corpo abbastanza sano..." (cioè indicava che era ancora un problema tabù per la Chiesa attuale...)
Purtroppo il Cardinal Martini non si è accorto che la cancrena del piede adesso è salita ormai ai vertici dell'istituzione ecclesiastica e rischia di infettare tutto il corpo ecclesiale...
Questa situazione attuale a monte origina da una ragione storica molto gravida di conseguenze:
la deviazione dalla vera cattolicità della Chiesa, che data almeno dal 1054, formalmente, cioè dallo Scisma tra Oriente e Occidente, e tocca il suo culmine con il Concilio Vaticano I e con Pio IX, e la conseguente assurdità della proclamazione della infallibilità papale e della giurisdizione universale dell'autoproclamatosi Sommo Pontefice, viene perpetuata a volta a volta, in epoche nuove, da indottrinati fanatici papisti, come in questo caso dall'Opus Dei, che tra l'altro mischia fede, Dio, affari, soldi e potere.
Un gruppo abbastanza oscuro dentro la Chiesa che non risponde ai criteri di trasparenza, di povertà di mezzi evangelici, di umiltà di azione e di fedeltà non alle proprie ideologie ma al vero magistero dei Vescovi in armonia con il Vangelo di Cristo.
Usano il potere del Papa (cioè il Vescovo di Roma, niente di più di un Vescovo insignito di un titolo di onore quale "Primus inter pares" come indicato dalle Chiese d'Oriente ) per conculcare il libero esercizio del magistero dei Vescovi e soffocare il rapporto virtuoso tra popolo di Dio, comunità orante, e i pastori locali e i rispettivi Sinodi particolari o nazionali.
Con l'idea peregrina di un "magistero petrino" (mai esistito nella concezione autentica cattolica) vogliono zittire ed emarginare ogni autentica voce dell'episcopato, che non sia impastata di interessi diplomatici e politico- economici, spesso contrari allo spirito evangelico, e che stanno invece a cuore allo Stato Vaticano.
Predicare il Vangelo ovunque e mantenere interessi di bottega politico - economica, come fa' il Vaticano, diventa un'impresa impossibile: meglio governare l'esistente e rinunciare all'utopia evangelica del Regno dei Cieli
(Le Beatitudini) .
La battaglia senza sosta contro gli omosessuali poi è una "sporca" guerra verso i deboli, in genere emarginati dalla società dei benpensanti e dei moralisti, verso persone cioè che sono prese di mira perchè ideologicamente non servono ad un progetto politico- religioso, che il papato ha lanciato su larga scala, ma che soltanto in Italia riesce ad avere un qualche fiacco successo, dato che in tutta l'Europa non attecchisce nè attecchirà mai: il modello matrimonialista assoluto.
Non si predica neppure più la grazia di Dio Padre in Cristo Gesù che salva, attraverso l'opera dello Spirito Santo, nè il suo amore incondizionato di redenzione, bensì il modello familista eterosessista, cattolico a tutto tondo, come fosse un abito unico da indossare, che vada bene per tutte le misure...
Sono le persone tutte uguali, che la pensano tutte allo stesso modo ( e che guardando i "diversi" dicono : "chi sono quelli là? .... chi li ha autorizzati ad esistere così diversamente da noi ?... che siamo gli unici, i veri, i buoni, i soli?" )quelle che i vertici della Chiesa cattolica vogliono e che il Papa tedesco ama?
Un pensiero unico che ripugnerebbe a Cristo, che era un uomo così contro-corrente rispetto alla religione e morale farisaica del suo tempo...
Ecco quali frutti ha portato l'educazione cattolica e fascista insieme (l'opposto del Vangelo!) inculcata nei Seminari ai giovani e ai preti e di cui il Papa tedesco è un po' la sintesi più alta e sublime: non una mossa fuori posto, non un sentimento che sfugga, corpo e spirito ingessati dentro una religione assicurante, fatta per sopire ogni dubbio e ogni slancio, preferibilmente ostile verso il resto del mondo, tutto è sotto controllo, anche il cuore e le passioni, come in un regime totale.
Guarire i gay, persone che amano come tutti e come tutte (al contrario di molti tra preti e suore che spesso non amano nessuno, nonostante le parole amore e carità di cui si riempiono la bocca e le orecchie) oggi è una pura follia : adesso, negli ambienti clericali e vaticani, hanno pure messo in giro la fandonia che le lobby gay avrebbero manipolato la scienza, facendo togliere l'omosessualità dall'elenco nosologico (delle patologie sessuali e della personalità ), allo stesso modo in cui negli anni trenta si diceva delle lobby ebraiche che detenevano il potere economico in Europa....
Si ripete una vecchia antica persecuzione delle minoranze.
Dio questa volta ha il volto feroce del guardiano, non più della purezza della razza, bensì della purezza della sessualità!... (eterosessuale e monogama, fondata sul matrimonio)

Ormai la Chiesa cattolica vive con dentro una metastasi di gruppi tradizionalisti, ignoranti di tutta la dinamica teologica del dopo Concilio Vaticano II, che l'attuale pontefice invece sosteneva ai tempi della sua gioventù e quando partecipò all'assise conciliare.
Nell'ignoranza storica della ecclesiologia autentica si sono inserite idolatrie papiste e vaticaniste.
Tutto ciò ha creato una confusione deleteria nei Vescovi e nel clero, e un allontanamento pressochè progressivo di molti credenti dalla Chiesa.
I Vescovi sono muti e non esercitano più la loro libertà di insegnamento: il munus docendi per il quale sono stati ordinati.
Siamo in una situazione stagnante: tutta la Comunità ecclesiale è come avvolta in un torpore di sonno.
La modernità incalza e la Chiesa sa soltanto ritrarsi nei suoi no, e nei suoi dogmi assolutistici in cui più nemmeno essa stessa veramente crede!
La senatrice Binetti non è che l'ultimo epigono di questa disastrosa storia del cattolicesimo chiuso ad ogni istanza di cambiamento e di rinnovamento, e che non sa stare al passo con i tempi e con la modernità: una realtà ricca di positività e progresso, di diritti e di conquiste sociali, niente affatto negativa, come viene dipinta dal loro nostalgico oscurantismo.
Nel Gabinetto medico della Signora Binetti - dove i gay vengono sottoposti a cure psichiatriche coatte - i gay proprio non vogliono entrarci, e fanno bene!


IL COMITATO DIRETTIVO dei
TEOLOGI DEL CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
+ Mons. Giovanni Climaco Mapelli
Vescovo e Presidente



CENTRO ECUMENICO
www.centrostuditeologici.too.i

* Chiesa di tradizione e successione apostolica autentica risalente all'Apostolo San Pietro nel 35 d.C. ad Antiochia
non dipendente dal Vaticano e dal Papa
( denominata ANTICA CATTOLICA ED APOS
TOLICA DEL PRIMO MILLENNIO
---

E' palese che la Chiesa Cattolica non è una "risorsa" come pretende Bertone, per lo Stato, a meno che il cancro sia una risorsa per un organismo che ne affetto.
Le famiglie vanno difese, sì!
Difese dal carovita e dall'aumento piratesco di prezzi e tariffe!
Difese da un governo che è capace solo di imporre tasse e che lascia andare liberi guidatori ubriachi che stermoinano intere famiglie!
Difese dalla carenza di alloggi, di asili nido, di tutele per le madri che lavorano!
Difese, anche, da una chiesa cattolica che vorrebbe imporre un unico modello di famiglia, mentre copre i suoi membri che abusano dei membri più indifesi, i bambini!
Dalla parte delle famiglie, etero e gay, non della chiesa cattolica!

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Tv: Raidue, 'Palcoscenico', il tradizionale Concerto di Capodanno da Vienna.

(Adnkronos) - Il 1° gennaio 2008, in differita su Raidue dalle ore 14, "Palcoscenico", programma di Giovanna Milella e Alida Fanolli con la consulenza di Felice Cappa, offre al pubblico italiano l'intero Concerto di Capodanno trasmesso in mondovisione da Vienna. Questo concerto della Filarmonica di Vienna si tiene dal 1939 nella scintillante e sontuosa Sala Dorata del Musikverein, dove nel corso degli anni si sono alternati alla direzione i piu' prestigiosi direttori d'orchestra del mondo: da Maazel a Von Karajan, da Abbado a Metha, da Kleiber a Harnoncourt, a Muti.

A dirigere quest'anno la prestigiosa compagine viennese, salira' sul podio per la prima volta George Pretre. Il maestro francese e' stato nominato membro onorario della Societa' degli Amici della Musica nel 2004, suggellando cosi' lunghi anni di lavoro svolto con l'Orchestra Filarmonica di Vienna. Il programma si basa sui celebri valzer e polke di Johann e Joseph Strass.

Quest'anno verranno eseguiti anche un ''galoppo'' di Joseph Hellmesberger j. e un valzer di Joseph Lanner. Prima della tradizionale conclusione con la Marcia di Radetzky, questa edizione offre un'altra novita': il balletto sull'aria del Valzer Sul bel Danubio blu, con le coreografie di Christian Tichy, avra' come cornice proprio la sala del Musikverein . Il programma prevede anche una esibizione dei famosi cavalli lipizzani, su sottofondo di una polka francese e di un balletto ideato dal coreografo Nicolas Musin, in omaggio ai Campionati Europei di Football 2008 che si terranno anche in Austria. La regia televisiva e' ancora una volta affidata alle mani esperte di Brian Large.

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Famiglia Cristiana. Intervista con il Cardinale Tarcisio Bertone. "La posizione della Chiesa non è partigiana, ma corrisponde al diritto naturale".

La chiesa, speranza del mondo.
«È una risorsa per tutti, anche per il nostro Paese», dice il segretario di Stato. Che lancia l'idea di una rete cattolica nei campi dell'informazione e della solidarietà.

(Alberto Bobbio - Famiglia Cristiana) La seconda enciclica di Benedetto XVI Spe salvi, il motu proprio sulla Messa in latino, l’ecumenismo, il dialogo con l’islam, ma anche l’Italia litigiosa, dove slitta un’idea positiva di laicità e dove mai come quest’anno è stato contestato alla Chiesa il diritto di parola.
Poi il Medio Oriente, l’America latina, la Cina, le Nazioni Unite.
E infine i media, con l’auspicio di una rete cattolica di giornali, agenzie, televisioni più incisiva a livello mondiale, le Ong cattoliche e l’idea di una "lobby" del bene e della solidarietà.
Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, dal Palazzo Apostolico traccia un bilancio e fa il punto su molte questioni.

Eminenza, nell’enciclica Spe salvi il Papa non si sottrae al dibattito culturale. Anzi vi entra senza alcun timore: illuminismo, Marx, la Scuola di Francoforte, totalitarismo e relativismo. Come è stata accolta l’enciclica?
«Vi è stato qualche dibattito un po’ critico sul rapporto con la scienza. Ma credo che sia stata ben accolta dai cattolici e dalle altre Chiese e comunità cristiane. Sono state diffuse circa due milioni di copie. Esprime un pensiero preciso, a volte tagliente, sicuramente stimolante dal punto di vista culturale, sui totalitarismi, che hanno fatto balenare false speranze, deluso le masse, disseminato sul cammino dell’uomo tanti miraggi. Riprende, poi, il dialogo con la scienza, senza smentirne il ruolo, la funzione, direi anzi la missione. Certamente stigmatizza anche le deviazioni. È un testo opportuno, sul quale il mondo intero dovrà riflettere e anche l’Italia dove la speranza si è un po’ smarrita».

In che senso?
«Vedo trepidazione, delusione, a volte anche paura. L’aspirazione al benessere, l’abitudine ad avere sempre tutto, a vivere comunque nell’agiatezza, l’euforia della ricchezza proposta come unica meta di speranza oggi sono messe a repentaglio dalla situazione economica. Accade sempre quando si fonda la speranza sui beni materiali».

Come vede l’Italia da questo palazzo che s’affaccia su Roma?
«Un po’ "litigiosa", nonostante tutte le promesse di gettare ponti, i ragionamenti sugli obiettivi comuni delle forze politiche e sociali. Le legittime diversità di opinioni non possono bloccare il processo di ricerca del bene comune per inseguire tanti beni particolari, che non aiutano l’Italia a crescere. La scelta della Chiesa italiana di dedicare la recente Settimama sociale dei cattolici a una riflessione sul bene comune è un appello che deve essere accolto».

L’Italia viene dipinta come un Paese in declino. Lei che opinione ha?
«I profeti di sventura non mi piacciono. Vi sono critiche vere che vanno fatte, ma non si può presentare l’Italia sempre negativamente. È autolesionismo di fronte all’opinione pubblica internazionale e un danno per tutte quelle risorse vere, positive, per quell’Italia che resiste, che lavora, che s’impegna per gli altri».

Chi la racconta?
«Questo è il problema. La televisione e i giornali parlano in abbondanza di delitti e di violenza. Pagine e pagine vengono riservate ai crimini in famiglia. Noto una sorta di inclinazione dei media a presentare tutto ciò che di male colpisce le famiglie. Raccontano situazioni al limite, la famiglia normale sembra scomparsa dall’orizzonte, quella dove si fatica, ma ci si vuole bene, si educano i figli anche alla solidarietà, all’impegno per gli altri, si prendono in carico i minori con l’affido, si adottano i bambini a distanza, segno che anche le situazioni di miseria nel mondo sono all’attenzione delle nostre famiglie normali. In Italia c’è una mentalità generosa, solidale, altruistica diffusa. Perché quel soldato in Afghanistan è morto buttandosi sul kamikaze per salvare altre vite? E così il generoso gesto del vigile del fuoco Giorgio Lorefice di Genova? Perché erano stati educati secondo l’ispirazione evangelica per cui la propria vita va spesa per il bene degli altri. Le famiglie che si radicano in questo insegnamento sono la maggioranza in Italia, ma i media quasi non se ne accorgono. Mentre la Chiesa italiana è molto stimata in Italia e all’estero, sia per l’opera di evangelizzazione del Paese, sia per la cooperazione con le altre Chiese di tutto il mondo».

E la politica se ne accorge?
«La posizione più saggia e obiettiva è quella del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: non cessa di indicare con forza le cose che non vanno, ma valorizza le ricchezze dell’Italia buona, operosa, generosa, morale».

Lei ha incontrato recentemente Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Cosa ha detto loro?
«Innanzitutto ho ascoltato. Non è vero che le persone che incontro vengono a ricevere direttive dalla Santa Sede, come leggo a volte sui giornali. Certamente chiedono la nostra opinione. Ci preoccupa soprattutto la difesa dei valori della vita, del patrimonio morale e sociale che c’è nel Dna del popolo italiano e che noi presentiamo sempre sotto il profilo della dottrina sociale della Chiesa. La Chiesa è una risorsa anche per la comunità politica italiana».

Eppure qualcuno parla spesso e volentieri dell’Italia come di un Paese condizionato dalla Chiesa...
«La concezione di laicità opposta a religiosità è antistorica. Anche il presidente della laicissima Francia Nicolas Sarkozy ha detto pochi giorni fa a Roma che la Chiesa cattolica è una risorsa e non un ostacolo o un pericolo per lo sviluppo del Paese. E non contrasta con gli ideali repubblicani. Sarà mai possibile, anche per i laici italiani, pensare in questa maniera?».

Quest’anno la Chiesa in Italia ha subito pesanti attacchi. Ai tempi della Democrazia cristiana e del Pci la situazione era migliore?
«C’era più rispetto. La posizione di Gramsci e di tanti esponenti comunisti verso la religione era ben diversa da quelli di certi laicisti attuali, i quali ritengono che un cattolico non possa avere un concetto positivo di laicità. Allora Giuseppe Lazzati, Igino Giordani, Giorgio La Pira, e altre grandi personalità, cos’erano? A mio parere ci sono dei pregiudizi stereotipati, quasi che un cattolico non possa essere un cittadino vero».

Sui cosiddetti "valori non negoziabili", vita e famiglia in primo luogo, il 2007 è stato difficile...
«È stato un anno molto impegnativo per i cattolici italiani. L’ultimo, diciamo, incidente di percorso è stato l’inserimento di una norma antiomofobia nel decreto sulla sicurezza, argomento del tutto diverso. La posizione della Chiesa non è partigiana, ma corrisponde al diritto naturale. Il partito comunista di Gramsci, Togliatti e Berlinguer, non avrebbe mai approvato le derive che si profilano oggi. Grandi intellettuali comunisti e socialisti che ho conosciuto personalmente avevano una visione laica ma morale, cioè credevano in un progetto morale ed etico autentico».

Ne ha parlato con Walter Veltroni?
«Certo. Ho auspicato che i cattolici non siano mortificati nel nascente Partito democratico e che ci si ispiri alla tradizione dei grandi partiti popolari, che avevano un saldo ancoraggio nei princìpi morali della convivenza sociale».

Torniamo alla Chiesa. Il motu proprio sulla Messa in latino ha provocato reazioni. Cosa pensate di fare?
«Ci sono state reazioni scomposte. Qualcuno è arrivato ad accusare il Papa di aver rinnegato l’insegnamento conciliare. Dall’altra parte c’è stato chi ha interpretato il motu proprio come l’autorizzazione al ritorno del solo rito preconciliare. Posizioni entrambe sbagliate, episodi esagerati che non corrispondono alle intenzioni del Papa. Si prevede di mettere a punto una "Istruzione" che fissi bene i criteri di applicazione del motu proprio».

Sul piano ecumenico si può parlare, secondo lei, di un maggiore avvicinamento agli ortodossi?
«Sono stati fatti passi avanti. Il problema ecumenico è una delle priorità del pontificato di Benedetto XVI. Lo ha detto nel suo primo discorso pubblico e ha posto la questione al centro dell’ultimo concistoro con tutti i cardinali del mondo. Uno dei problemi da approfondire rimane il primato papale. Su alcuni temi, per esempio famiglia, pace, ambiente, l’unità è più visibile. Sui temi teologici continuerà la discussione. Ma io credo che, proprio per la stima di cui gode papa Benedetto XVI come teologo, possano essere fatti passi concreti anche su questo piano».

La lettera sul dialogo inviata in Vaticano dai 138 intellettuali musulmani cosa porterà in futuro?
«Spingerà ad approfondire concretamente il dialogo con l’islam nel pluralismo delle posizioni. La risposta della Santa Sede è stata positiva e prelude a passi ulteriori. Il Papa ha espresso la sua disponibilità a ricevere una delegazione. Dobbiamo ragionare serenamente su ciò che ci unisce senza dimenticare ciò che ci divide».

È il Medio Oriente la questione più grave alla vostra attenzione?
«È uno dei problemi che ci preoccupano di più. Il Papa ne parla con tutti i leader che vengono in visita in Vaticano e al Medio Oriente ha dedicato moltissimi appelli durante gli Angelus domenicali di quest’anno».

Come vanno i rapporti con Israele? Qual è la situazione?
«Noi comprendiamo il problema della sicurezza di Israele. Ma questo non si può tramutare in un atteggiamento negativo verso i membri della Chiesa cattolica, che ha fatto tanto negli ultimi 15 anni, sia per regolarizzare i rapporti con Israele, sia per migliorare la comprensione dell’ebraismo. Il Custode di Terrasanta, padre Pizzaballa, ha ricordato che i pellegrini di tutto il mondo contribuiscono ad alimentare nel mondo un’immagine più giusta dello Stato di Israele. I pellegrinaggi ai luoghi santi, inoltre, arricchiscono Israele. Quest’anno sono cresciuti più che nell’Anno santo del Duemila. A volte, tuttavia, ci pare che Israele non valuti opportunamente e adeguatamente tutto ciò. Noi ci siamo impegnati in un dialogo intenso, ma purtroppo non otteniamo soluzione a molti problemi concreti: diritti di proprietà, visti eccetera. Il nostro personale religioso in Terrasanta non ottiene i visti, eppure non si può dire che minacci la sicurezza. Questa è una chiusura che impedisce un’attività serena».

Lei è stato più volte in America latina. Sul documento finale della riunione dei vescovi ad Aparecida vi sono state critiche...
«Il documento è stato approvato all’unanimità. Qualche critica è venuta dalle comunità di base, perché nel documento non c’è una valutazione positiva univoca su di loro, ma più realistica, che del resto è stata condivisa da tutti i vescovi. Per la maggior parte i problemi riscontrati in passato sono oggi superati. La Chiesa in America latina sta camminando molto bene, anche dal punto di vista della carità. La Chiesa del Perú, per fare un esempio, in occasione del terremoto dello scorso agosto non ha aspettato gli aiuti delle Chiese più ricche, ma ha cominciato subito a operare in maniera solidale».

E col Venezuela di Chavez, ridimensionato dal referendum popolare?
«La Chiesa venezuelana non ha mai smesso il dialogo con il potere politico. Il popolo del Venezuela ha dimostrato grande libertà e coraggio. In America latina i leader devono imparare ad ascoltare i popoli, che stanno maturando e prendendo coscienza del loro diritto a essere protagonisti».

Con Cuba ci sono colloqui in vista?
«Sto preparando un viaggio a Cuba per il mese di febbraio. Spero proprio di vedere il fratello di Fidel Castro, Raul, che oggi guida il Paese. Un fatto positivo è l’inaugurazione di un grande monumento pubblico a Giovanni Paolo II a Santa Clara, che io benedirò, e che ricorda i 10 anni dalla visita di Karol Wojtyla a Cuba».

Cambiamo continente. Cina: ci sono rapporti migliori?
«Ci sono aperture e contatti che proseguono. Un fatto singolare è stato quest’anno il riconoscimento del valore positivo delle religioni da parte del partito. Diciamo che procediamo a piccoli passi, ma andiamo avanti».

Il Papa andrà all’Onu in primavera. Poche settimane fa i giornali hanno scritto di critiche di Benedetto XVI alle Nazioni Unite: come stanno le cose?
«È stata la solita forzatura di un discorso da cui sono state riprese frasi fuori dal contesto.
Le preoccupazioni del Papa riguardo alle Nazioni Unite sono le stesse del segretario generale Ban Ki-Moon, un uomo di grande spiritualità. La Chiesa cattolica ha sempre appoggiato il lavoro delle Nazioni Unite e non cambierà politica. E il discorso di Benedetto XVI alle Nazioni Unite ribadirà la necessità di puntare sui valori che sottendono le storiche dichiarazioni internazionali, pur nella preoccupazione circa le difficoltà di tenere insieme in un unico consesso mondiale quasi 200 Paesi con opzioni politiche e ideologiche diverse, e confermerà l’insostituibilità delle Nazioni Unite».

Il viaggio avverrà nel pieno della campagna elettorale americana. Lei teme strumentalizzazioni?
«Qualcuno dice che gli Stati Uniti sono sempre in campagna elettorale. Il Papa è al di sopra delle parti. Eventuali strumentalizzazioni non si possono certo controllare».

L’Osservatore Romano sta cambiando. È soddisfatto?
«Sì, al nostro quotidiano lavorano bene. Ma dobbiamo ravvivare le sinergie anche tra i media cattolici. Vi sono agenzie cattoliche come Misna e Zenit che hanno un posto importante tra i media. Ma bisogna fare di più: sinergie tra editori cattolici, facoltà di Scienze della comunicazione, giornali, radio e televisioni. C’è un progetto a cui stiamo lavorando per collegare L’Osservatore ad alcuni quotidiani italiani. E la stessa cosa va fatta per le Organizzazioni non governative cattoliche: azioni comuni, non separate o, peggio ancora, contrapposte.
L’idea conciliare di "Chiesa-comunione" deve essere tradotta nell’azione quotidiana delle Ong e dei media cattolici: fare rete e incidere con maggiore efficacia, altrimenti rischiamo il declino e perdiamo la sfida del confronto con la società contemporanea. Ma io vedo tante risorse e tanto impegno, per cui sono inguaribilmente ottimista».
Famiglia Cristiana n. 1/2008

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Capodanno alternativo: Cin Cin con Buddha e con quelli che lo ‘fanno strano'.

‘Coccoloterapia' in acqua, meditazioni e brindisi nella capanna sudatoria stile indiani d'America, arriva il San Silvestro alternativo.

(Gerardo Picardo - Agenzia radicale) Cin cin con Buddha, yoga della risata, ‘coccoloterapia', senza dimenticare il brindisi nella capanna sudatoria per sentirsi un po' indiani d'America. E' il Capodanno di quelli che hanno deciso di 'farlo strano'. Sono sempre di più gli italiani che scelgono di accogliere il nuovo anno in modo diverso, rinunciando al cenone per brindare all'anno che verrà in un modo dove la meditazione fa la parte del leone.

In Emilia, ad esempio, c'è chi la serata del 31 la trascorrerà facendo lo 'yoga della risata': una metodologia di riequilibrio naturale del sistema immunitario arrivata dall'Oriente. Un mix di varie discipline praticabile anche dai principianti che saranno seguiti da un vero Guru.

Un San Silvestro ancora più alternativo per quanti hanno scelto di trascorrerlo nella capanna sudatoria, 'swet lodge', che nella tradizione della Danza del Sole rappresenta il grembo di nonna terra.

A Ischia, poi, si può attendere la mezzanotte immersi nell'acqua per una ‘coccoloterapia'. Lo 'fanno strano' anche quelli che brinderanno con Buddha scegliendo la meditazione tibetana con elementi di filosofia buddhista. E per accogliere ciò che arriverà nell'anno nuovo con maggiore disponibilità e saggezza c'è chi sceglie il Capodanno affidandosi alla geomanzia, dove pietre simboliche e rituali speciali danno responsi su ciò che potrà accadere nel nuovo anno. "I responsi - si legge sul sito - sono spesso strabilianti".

E c'è un'altra alternativa per un San Silvestro diverso: la biodanza. Una attività di gruppo che, dicono gli esperti, favorisce l'apertura alla vita e facilita l'espressione delle proprie più profonde qualità umane. E ancora c'è chi il Capodanno lo passa facendo lo yoga del suono, "esercizi di canto, respiro, e consapevolezza , un modo per liberare ed armonizzare le emozioni attraverso la voce, il suono, la musica, il ritmo, il silenzio - ascolto e produzione di suoni per armonizzare i centri energetici 'chakra'".

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Michael Biserta: pompiere nudo da s********e!

(Mary & Kikka) La notizia è di qualche mese fa ma vorrei concludere l’anno con il vincitore del super pacco 2007!
Michael Biserta fa/faceva il pompiere, e già qui… decide di prestarsi per un’iniziativa benefica e posare senza veli per il calendario di Ground Zero. Ovviamente lui è l’uomo copertina:
Poco dopo viene messo online un suo video (qui) dove lui scherza simpaticamente con il suo “amichetto” assieme a un paio di ragazze molto disinibite che, come me, sono sbalordite dal suo enorme c***o di 25 cm!
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Il capitano dei pompieri cerca di fermare le vendite del calendario, lo caccia dalla caserma gridando allo scandalo e a lui non resta che farsi paparazzare da alcune riviste e partecipare al alcune trasmissione che lo ritraggono senza veli… tanto ormai il più era già stato fatto!

Seguono un paio di foto del suo video e altre foto di questo bel pompierino:

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domenica 30 dicembre 2007

Vaticano: perché c'è ruggine tra mons. Joseph Clemens e mons. Georg Gänswein.

(Agenzia Radicale) E' uno degli argomenti che i corrispondenti di lingua tedesca da Roma e dal Vaticano amano non trattare: la ruggine che divide mons. Joseph Clemens e Mons. Georg Gänswein. I due ecclesiastici hanno diversi tratti in comune: sono entrambi tedeschi, hanno frequentato il cardinale Joseph Ratzinger. Il primo, mons. Clemens, per dodici anni come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il secondo è stato al fianco di Joseph Ratzinger molto meno e lo ha visto eletto dall'aprile 2005 al ruolo ben più impegnativo di pontefice.
Certamente mons. Clemens è un vescovo, titolo non concesso a mons. Georg Gänswein (papa Wojtyla ha nominato vescovo il suo segretario mons. Stanislaw Dziwiz, ma nella fase finale del suo lungo pontificato). Mons. Clemens attualmente è segretario del Pontificio Consilum pro Laicis.
Alla sua ordinazione episcopale, sotto papa Wojtyla e impartitagli dallo stesso Ratzinger, era presente tra gli altri Raffaele Vignali, il presidente del network di piccole e medie imprese, diffuso anche all'estero, Compagnia delle Opere, nato da una costola in origine collocata dentro l'alveo di Comunione e Liberazione, il movimento facente capo a mons. Luigi Giussani, scomparso nel 2005 e sempre seguito con attenzione dal cardinale Ratzinger.
Mons. Clemens, assicurano i beni informati, anche dopo l'elezione a papa del suo ex superiore ha raccontato che ''mai '' lui aveva immaginato che potesse uscire dal Conclave del dopo Wojtyla vestito di bianco, come, nella realtà, è accaduto.
La bizzaria imprevedibile della storia, anche se letta in una chiave di fede cristiana, unita a una certa comprensibile invidia di mons. Clemens nei confronti del più giovane e più fortunato mons. Gänswein, aiutano a capire perché molti dei ''boatos'' che periodicamente puntano a mettere in difficoltà il segretario personale di Benedetto XVI, trovano la loro radici in circoli vicini a mons. Clemens o a funzionari della Curia Romana che si presentano in giro come suoi ''amici''.
Quel che c'è da sperare è che col 2008 queste interessati api impollinatrici trovino più difficoltà a essere credute all'ombra delle Mura Vaticane.

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Storie d’Italia: noi, che lottiamo perché i nostri figli disabili non siano come isole.

[i](Credits: [url=http://www.flickr.com/photos/jemsweb/5710092/]jemsweb[/url] by Flickr)[/i]
(Panorama) “Non siamo quelli che vanno in giro in carrozzina, non abbiamo un anziano non autosufficiente a carico, non ci portiamo dietro le conseguenze invalidanti di un infortunio sul lavoro. Siamo quelli che convivono con la disperazione, che ogni giorno confidano a un amico di volere farla finita o di voler porre fine alla sofferenza dei propri figli”. La tragedia della madre di Fano che poche settimane fa ha ucciso la figlia disabile o quella, più recente, della donna 60enne che a Rivoli ha colpito a morte in ospedale la figlia con gravi problemi psichici danno voce ai genitori di disabili gravi e gravissimi (psichici o fisici), riuniti dalla fine del 2006 in un Coordinamento nazionale.

“Nessuno di noi è stupito da quello che è successo a Fano”, confessa Pietro Stefani, referente per la Lombardia del Coordinamento. “Purtroppo l’esasperazione di quella madre la conosciamo bene. Una frustrazione che nasce non certo dalle gravissime menomazioni dei nostri cari né dalle cure che dedichiamo loro senza sosta, ma dal fatto che non possiamo contare sui più elementari diritti”. Una prigione fatta di indifferenza da parte delle istituzioni, di disorganizzazione da parte di chi dovrebbe fornire i servizi, di regole che cambiano da città a città, di silenzio da parte dei media.

Pietro Stefani è un ex carabiniere di 43 anni. Lui e la moglie, impiegata, hanno una figlia di 21 anni, disabile grave da quando ne aveva 3. Accanto a lei deve esserci qualcuno 24 ore su 24, un impegno che diventa inconciliabile con un’attività lavorativa a tempo pieno. “O meglio”, precisa Stefani, “che non lo sarebbe se i datori di lavoro rispettassero la legge, che in caso di ’stato di gravità’ di un familiare (articolo 3 comma 3 della legge numero 104 del 1992, ndr) prevede alcune agevolazioni. Dopo anni di permessi non concessi, orari rigidi e trasferimenti, sette mesi fa sono stato invitato a lasciare l’Arma. Allo stesso modo il 90 per cento dei genitori di disabili gravi è costretto a rinunciare al lavoro”.

I propri figli li chiamano “figli della Basaglia, quelli nati dopo la legge che ha giustamente chiuso i manicomi, ma che non è stata applicata nelle misure alternative che prevedeva e ci ha lasciati completamente soli”, continua il referente lombardo dei genitori. “Il problema non sono tanto i soldi o la pensione di accompagnamento. Non ci serve l’assistenzialismo, ma vogliamo poter decidere dei nostri ragazzi. Per noi la risorsa più preziosa è il tempo”. Dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 13, ci sono le scuole e gli istituti. Molti Comuni appaltano a cooperative a associazioni questo tipo di servizi. Ma il bello viene dopo. Non solo le visite mediche continue e la spola tra Asl e uffici. Ci sono il corso di nuoto, il provare a partecipare a un lavoro, un salto in biblioteca, una passeggiata in centro, ogni tanto una visita al parco giochi. “Cerco di far fare esperienze sempre nuove a mia figlia, trovare degli stimoli che le facciano fare progressi nel relazionarsi col mondo esterno. L’alternativa è seppellirla in casa. E noi con lei”, spiega Stefani e conclude: “Il mio sogno sarebbe poter inserire i nostri ragazzi nelle realtà cittadine, biblioteche, circoli, associazioni, negozi, uffici pubblici, magari affiancati da un genitore. Acquisterebbero più autonomia e il mondo sarebbe costretto a confrontasi con loro. Si parla tanto di integrazione…”.

La battaglia delle famiglie dei disabili gravi oggi ha un obiettivo preciso. L’equiparazione giuridica del loro impegno ai lavori usuranti e la possibilità di prepensionamento. Katia Bellillo ha presentato una proposta di legge che potrebbe rientrare nella legge sul welfare. Intanto il Coordinamento dei genitori ha raccolto 110 mila firme.
Per l’Istat sono circa 7 milioni le persone disabili in Italia, ma il dato è calcolato sulle pensioni erogate dall’Inps e comprende invalidi, anziani non autosufficienti, disabili di ogni tipo. Mentre le famiglie con figli disabili gravi e gravissimi sono circa 1 milione e 300 mila. “Siamo una minoranza”, dicono i rappresentanti, “ma mai come nel nostro caso è necessario prendere in considerazione l’intero nucleo familiare e non il singolo assistito. Noi siamo tutt’uno coi nostri figli, il disabile non è un’isola”.

LEGGI ANCHE: Esempi da copiare: la Locanda dei girasoli

Una manifestazione dei genitori di ragazzi disabili per il diritto alla scuola

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Fegiz svela i partecipanti a Sanremo, il 15 l'annuncio ufficiale. La Tatangelo e la canzone di D'Alessio sui pregiudizi contro gli omosessuali.

(Tvblog) Comincia l’attesa per conoscere i nomi dei concorrenti del prossimo Festival di Sanremo ed in attesa dell’annuncio ufficiale previsto non prima del 15 Gennaio, gran cerimoniere il solito Pippo Baudo, Mario Luzzatto Fegiz delinea oggi una prima attendibile lista di candidati ad entrare nella lista dei 20 che si sfideranno per vincere il Festival e usufruire della visibilità connessa alla manifestazione.

Non mancano nomi di una certa importanza fra gli aspiranti, anche se si conferma l’inevitabile assenza dei veri Big della musica italiana, quelli alla Vasco Rossi per intenderci che non hanno bisogno nemmeno del Festival di Sanremo 2008 per promuovere la loro musica. Raf, Gianluca Grignani, Ron, Loredana Bertè, Anna Oxa, Toto Cutugno, Samuele Bersani, Gerardina Trovato, Pacifico, Paola Turci, Max Gazzè, Simone Cristicchi, Alex Britti, Matia Bazar, Francesco Renga e Marco Masini sono in piena corsa, ma ci sono anche Massimo Ranieri e Peppino Di Capri pronti con un pezzo già inviato per provare ad entrare nella rosa dei concorrenti.

Quasi certo di partecipare il concittadino di Baudo e cantante jazz Mario Biondi, al quale è stata richiesta una canzone proprio dallo storico conduttore del Festival, così come il duetto Povia-Francesco Baccini, Anna Tatangelo (che propone un pezzo scritto con Gigi D’Alessio sui pregiudizi contro gli omosessuali) e Manuela Villa, fresca vincitrice dell’Isola dei Famosi che cerca così di rientrare nel giro della musica. Incuriosisce la proposta dei Quintorigo, già protagonisti qualche anno fa nella categoria giovani e orfani di John De Leo, che lavorano con la Banda Osiris per un pezzo molto particolare dal titolo “Isterica”. Non ci resta che attendere la lista dei 20 candidati e le solite polemiche aizzate dagli illustri esclusi.

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Giornalismo. Per Adnkonos la scrittrice Reay Tannahill muore due volte...

LETTERATURA: ADDIO A TANNAHILL, SCRITTRICE INGLESE CON LA PASSIONE DELLA STORIA.

Londra, 30 dic. - (Adnkronos) - La scrittrice inglese Reay Tannahill, autrice di ''Storia dei costumi sessuali'' e ''Storia del cibo'', bestseller internazionali tradotti in italiano da Rizzoli, e' morta a Londra all'eta' di 78 anni. La notizia della scomparsa e' stata diffusa dalla famiglia a funerali avvenuti con annunci sui giornali britannici. Dopo quasi vent'anni di ricerche, nel 1980 pubblico' ''Storia dei costumi sessuali. L'uomo, la donna, l'evoluzione della societa' di fronte al sesso'', in cui si proponeva di dimostrare come la sconcertante varieta' delle pratiche sessuali e delle idee che le varie civilta' hanno assunto nei confronti del sesso fosse un riflesso delle ideologie dominanti, ma anche come, parallelamente, la realta' del sesso avesse sempre contribuito in modo determinante a interferire nelle vicende storiche di ogni civilta'.

In precedenza aveva pubblicato ''Storia del cibo'' (1973), una delle prime grandi ricostruzioni sulla materia, un affresco storico documentato e scritto in maniera brillante dell'evoluzione della civilta' gastronomica: dai banchetti degli antichi Romani ai festosi pranzi del Rinascimento, fino all'introduzione dell'ora del the' in Inghilterra. ''Storia del cibo'' ha avuto tre diverse edizioni, l'ultima delle quali, aggiornata fino all'introduzione degli ogm nell'alimentazione, le e' valso nel 2002 il Premio letterario internazionale Chianti Ruffino Antico Fattore, attribuito a Firenze. Tannahill ha pubblicato tra gli altri saggi divulgativi ''Carne e sangue'' (1975), una storia del cannibalismo, ''Regency England'' (1964) e ''Parigi durante la Rivoluzione'' (1966).

Come narratrice, Tannahill ha prediletto il romanzo storico: ''A Dark and Distant Shore'' (1983) racconta una saga familiare che combina elementi di capolavori come ''Via col vento'' e ''Guerra e pace''; ''Il mondo, la carne e il diavolo'' (1985) e' ambientato nel Medioevo tra la Scozia, la Francia e Roma; ''Fatal Majesty'' (1998) e' dedicato alla regina Maria di Scozia.
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La stessa notizia venne diffusa dalla medesima agenzia di stampa il 1 dicembre scorso e da noi ripresa. Insomma quante volte è morta la signora Tannahill? Sono i brindisi in redazione per festeggiare il nuovo anno che fa combinare questi pasticci alla Adnkronos?

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Capodanno gay al sud.

(Napoligaypress) Numerosi sono gli appuntamenti per chi volesse allontanarsi di qualche chilometro per festeggiare l’inizio del nuovo anno. La Puglia in particolare è il luogo ideale per salutare l’anno vecchio, infatti è la location di una delle feste più interessanti.

In provincia di Bari, al Nautilus di Giovinazzo si festeggia con La Wanda Gastrica e Sophie Cointreau al “Red Party” organizzato da Novantagradi: dress code obbligatorio e risata assicurata!

A Roma invece ci sarà “Euphoria” il party di fine anno di autofinanziamento del Circolo Mario Mieli in collaborazione con Gaydar alla discoteca Qube: tre piani, 10 ore di musica, 13 dj, 5 live show (con imperdibili drag e peep show), 18 dancer e gogo e mega dark room.

Per chi si vuole allontanare un po’ di più, a Catania troverà “l’unico grande veglione di San Silvestro” al Pegaso Circus organizzato dal Gruppo Pegaso

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Spagna, due milioni al Family Day. Per il cardinale Rouco Varela il matrimonio omosessuale è una marcia indietro per i diritti umani.

(Wikinews) Sono oltre due milioni i partecipanti alla Manifestazione per la famiglia che si è tenuta oggi a Madrid, la capitale della Spagna, in plaza de Colón. La versione iberica del "family day", dedicata alla "Famiglia Cristiana", ha visto una partecipazione di massa dei cattolici del paese, con moltissime critiche alla politica del governo, guidato da José Luis Rodríguez Zapatero; l'arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela, intervenendo alla manifestazione, ha detto che il matrimonio tra persone dello stesso sesso e il divorzio veloce (in discussione anche in Italia) rappresentano una marcia indietro per i diritti umani.

Anche il cardinale di Valencia, Agustín García-Gasco Vicente (creato cardinale nel concistoro del 24 novembre scorso), ha attaccato alcune consuetudini sociali, come la cultura del laicismo, una frode che conduce ad atti come l'aborto, mentre il porporato di Toledo, Antonio Cañizares, ha parlato di gravi attacchi per il futuro della società.

Nel corso della manifestazione sono stati trasmessi alcuni video di Giovanni Paolo II, per poi seguire in diretta l'Angelus di papa Benedetto XVI da Piazza San Pietro, alle ore 12:00; nel corso della preghiera, Ratzinger, mentre si rivolgeva nelle varie espressioni linguistiche, ha salutato tutti i partecipanti all' acto por la Familia Cristiana.

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"Carla Bruni è la mia musa. Ho battuto Sarkozy sul tempo".

(Luca Telese - Il Giornale) In fondo è molto semplice: il francese innamorato dell’Italia ha scritturato l’italiana che si è innamorata del Francese. Ma lui, Olivier François, l’amministratore della Lancia ha davvero trovato sotto l’albero un regalo di Natale insperato. In tempi non sospetti, per pubblicizzare la sua Musa, ha avuto l’idea di arruolare Carla Bruni. E oggi lei è diventata la diva del momento, la cantante più glamour, la nuova first lady dell’Eliseo, ovvero l’oggetto del desiderio dei rotocalchi di mezza Europa. Così François, con ironico puntiglio precisa: «A voler essere esatti sono un francese a Torino, che ha perso la testa per una torinese a Parigi».

Sta di fatto che a gennaio del 2008 la Musa, la «City Limousine» del più prestigioso marchio Fiat sarà sostenuta da una campagna pubblicitaria che ha per protagonista proprio la Bruni. E dopo poco arriverà una seconda serie: stessa protagonista, ma nuovo soggetto (con Carla che alla «vecchia» Limousine fa il funerale!). «Non sono spot - precisa François - ma micro film: piccoli capolavori girati da un giovane talento, Ago Panini. Quando uscirà il suo primo lungometraggio, Aspettando il sole, ne risentirete parlare. Raul Bova e altri attori italiani hanno recitato gratis per lui». Per ora parlano i corti della Musa: tutti girati nel clima polare di Budapest, in soli quattro giorni, per una brillante intuizione del primo «straniero» della nuova Fiat, che racconta queste storie incrociate con il sorriso sulle labbra.

François è un vero personaggio: da giovane voleva fare la rockstar, poi è diventato produttore, poi si è reinventato venditore, quindi ha lavorato da creativo, infine manager. Quando era numero uno della Citroën-italia ha persino pubblicato un libro di poesie. La leggenda vuole che un giorno Marchionne lo incontri e gli dica: Credo più in un manager che scrive poesie che in uno che non le legge. Vuol venire alla Fiat?

Sarkozy ha passato un weekend con la Bruni in Egitto, lei a Budapest... Siete molto invidiati, lo sa?
(Ride) «Se dovessi inseguirla su questo terreno dovrei dire: ci siamo stati tre notti... ».
Quando ha scelto la Bruni poteva lontanamente immaginare che sarebbe passata da diva a first lady prima della campagna?
«Assolutamenteno! L’idea ci è venuta nel marzo scorso... Credo che allora né Carla né Sarkozy sapessero cosa sarebbe accaduto... ».
Lei è un suo antico sogno...
«Sì. Il mio amore per Carla nasce in un’altra vita, all’inizio degli anni novanta, quando facevo il discografico».
E lei era «solo» top model...
«Ma da noi già celebre. La sentivo, con quel suo tono inconfondibile, e dicevo: questa onna è fantastica, deve cantare canzoni, incidere un disco!».
Carla a quel tempo non ci pensava proprio...
«Anzi, diceva: "La musica non fa perme,sono stonata". Capisce? Visto quel che è successo poi, è pazzesco».
È approdata alla musica molti anni dopo.
«Ma io non avevo più la casa discografica, ahimè».
Però la sua passione è cresciuta...
«La sua scelta è stata coraggiosa. Era al top nel suo campo, e si è rimessa in gioco in un altro. Tornando al top. È raro ».
Cosa piace della Bruni ai francesi?
«Tutto».
E agli italiani?
(Ride) «Lo stesso, direi».
Cosa consiglia a chi la vuol conoscere meglio?
«Senta il suo disco, Quelqu ’un m’a dit. Sublime».
Come spiega che un’italiana abbia più successo in Francia che da noi? «Ma da noi Carlabrunì è considerata di fatto francese!».
Davvero?
«È una donna colta, una che cita un libro in ogni frase, che parla il francese meglio dell’italiano... che scrive testi per altri cantanti di successo come Julien Clerc...».
Noi la conosciamo meno.
«È un’intellettuale à la page. Incarna al meglio l’italianità, l’eleganza, il temperamento: tre doti che sognavo di vedere incarnate per raccontare la Musa».
Ha dovuto corteggiarla molto perché accettasse?
«A esser sincero non speravo di riuscire a convincerla. Alla Lancia siamo letteralmente sommersi di agenti che ci propongono possibili testimonial mentre lei... ».

Non è un tipo facile?
«Non aveva la minima intenzione di fare pubblicità, ed è - ovviamente - l’ultima persona che ha bisogno di denaro».
Chi era la riserva?
«Non c’era! Mi proponevano tutte le stelle di Hollywood, ma il cortometraggio era nato per lei. Senza lei avremmo cambiato soggetto».
La diva che arriva di notte, scalza, vestita di lamè, sembra che sia su una limousine e che invece a sorpresa...
«...è nascosta dietro il macchinone. Nella sua Musa, ovviamente. Quando mi venne l’idea dello spot, avevo in testa una canzone, Bang bang, e sognavo che la cantasse lei».
Dopo di che doveva «solo» convincerla.
«Mi ha dato appuntamento a Parigi, nella sua bella casa nel XVI arrondissement, che è anche il mio quartiere».
E poi?
«Mi sentivo come... Cenerentola a Corte. Le ho raccontato il soggetto, le ho detto che non volevamo una réclame, ma una piccola opera d’arte... ».
E cos’è successo?
«È rimasta silenziosa. Poi è salita in camera, ha preso la chitarra, è tornata giù e si è messa a suonare gli accordi di Bang bang. Capisci?».
Ha accettato.
«Sì, ma con una condizione che si può concedere solo alle dive». Ovvero?
«Se il cortometraggio non le fosse piaciuto si buttava nel cestino e non si faceva nulla».
Pazzesco...
«No, giusto. Quando le abbiamo mandato il prototipo, però, non stavo nella pelle».
E lei che ha detto?
«Mi ha chiamato e mi ha detto scherzando: "Oliver, è venuto così bene che quasi ti perdono tutto il freddo che ho preso a Budapest!"».
Molto Diva...
«No, molto molto professionale. C’erano 4 gradi! Ero convinto che avremmo dovuto rinviare. Invece lei, senza controfigura, ha girato tutto scalza e seminuda».
Che tipo è vista «da vicino»?
«Una che dopo tre ore di set si infila un maglione e si mette a raccontare barzellette sofisticate alla troupe».
E per il lancio della nuova Delta chi prende come testimonial, Sarkozy?
(Ride di gusto) «Ah be’,provare non costa nulla... ».
A lui cosa farebbe cantare?
«Guardi, mi considererei fortunato se Carla dicesse sì a una terza serie. Ma dovrebbe proprio farci un regalo».
Gabbana l’ha convinto al tris...
«Lui ormai è un amico».
Quanto vale Carla Brunì?
«È difficile quantificare: abbiamo trasmesso solo quattro giorni di anteprima dello spot all’uscita della Musa».
Risultato?
«Ottimo: più 10%!».
E perché il resto della campagna va in onda a gennaio?
«In primo luogo Perché Carla non rappresenta solo la Musa, ma lo spirito che vogliamo dare a tutta la Lancia: moderna, sofisticata, intrigante... ».
E poi?
«Ci siamo tenuti il meglio per dopo le feste. Cioè ora».
Se il dato resta quello?
«Vado a piedi in Francia»
A Lourdes?
«No, a casa di Carla».

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Sui divorziati, gli omosessuali e le donne i cattolici canadesi puntano il dito contro Roma.

(Gionata.org via Adista) "Assistiamo, attualmente, ad uno dei più grandi suicidi istituzionali della storia: quello della Chiesa cattolica in terra di libertà!". È l’amaro commento di Jean-Paul Lefebvre cofondatore di Culture et Foi, rete laica di riflessione sulla Chiesa postconciliare – all’acceso dibattito innescato in Québec dalla Lettera aperta del card. Ouellet del 22 novembre scorso (v. Adista n. 85/07). Tra disapprovazione e sostegno, le parole del cardinale canadese sono state comunque l’occasione per una sofferta riflessione all’interno della gerarchia del Paese sulle responsabilità della Chiesa. E soprattutto su quelle vaticane. Per il missionario canadese Claude Lacaille, Ouellet, sulle orme di Giovanni Paolo II, non ha fatto altro che confessare "i peccati della Chiesa nel passato". Ma, a giudizio di Lacaille, il cardinale ha avuto poco coraggio nel leggere la realtà attuale: cosa dire, infatti, "dei peccati attuali nella Chiesa del pensiero unico, autoritaria e imposta da Roma? Lo chiedo all’arcivescovo del Québec: Chiesa, cosa ne hai fatto del Concilio? Perchè il silenzio di piombo, la mancanza di opinione pubblica, la scomparsa della collegialità episcopale, la messa all’indice di moltissimi teologi, la condanna reiterata alla Teologia della liberazione, l’esclusione dei divorziati e degli omosessuali, senza dimenticare il rifiuto totale dell’uguaglianza tra uomini e donne?". Oltre a costituire una critica sterile perchè rivolta solo al passato, secondo Raymond Légaré – filosofo e portavoce della rete Culture et Foi – i mea culpa di Ouellet sono una "causa persa in partenza", perchè il cardinale è "isolato", poiché "manca di sostegno" all’interno della Conferenza episcopale canadese e soprattutto tra i cattolici del Paese. Il "vuoto spirituale" in cui sarebbe caduto il Québec e di cui parla Ouellet nella sua lettera aperta si limita così a "gettare discredito sulle generazioni precedenti". "Fisso sul pentimento", ha spiegato ancora Légaré, il cardinale "ha taciuto i principali motivi di vanto della Chiesa del Québec". In sintonia con queste recriminazioni è anche il messaggio di Gérard Laverdure, già direttore dell’Acat-Canada (Action des Chrétiens pour l'Abolition de la Torture) e operatore pastorale nella diocesi di Montreal. "Abusi di potere, mancanza di rispetto delle coscienze, discriminazione verso le donne, gli omosessuali, i poveri. Ciò che bilancia questo passato è il grande coinvolgimento dei religiosi e delle religiose, dei parroci e di una folla di laici accanto ai poveri e gli esclusi". In Québec "c’è grande sete spirituale e un’intensa ricerca, non solo materialismo. È ampio il coinvolgimento profetico nel servizio per la giustizia, la condivisione, la pace, la libertà e la dignità umana, il rispetto della vita e dell’ambiente, proprio qui, di fronte al capitalismo selvaggio, inumano e ateo che domina il mondo". È ancora una volta su questo aspetto che Laverdure critica Ouellet: perché le responsabilità dello scenario fatto dal cardinale non sono da attribuire al popolo del Québec, ma gravano sulle spalle della Chiesa di Roma, la quale è chiusa ad ogni tentativo di riforma su questioni spinose come, ad esempio, "l’affidamento di ruoli alle donne nella Chiesa", oppure "l’accoglienza delle coppie separate-divorziate e degli omosessuali". "Se tutto si decide a Roma come ai tempi dell’Impero Romano – ha concluso – tutto si ferma e non c’è speranza di cambiamento". Che la Chiesa di Roma sia conservatrice ed assimilabile ad un "museo che conserva i tesori del passato" è anche l’opinione di Lacaille: "Mi si stringe il cuore quando vedo alla televisione queste cerimonie medioevali che si perpetuano in Vaticano; tutto questo non ha niente a che vedere con quell’Ebreo emarginato che era Gesù né con il suo vangelo per i poveri". La gerarchia della Chiesa cattolica, ha affermato Jean-Paul Levebvre, "ha perso contatto con quello che chiamiamo Popolo di Dio. Il Vaticano controlla tutto, decide tutto. I vescovi non possono più dire quello che pensano". E i fedeli si allontanano a causa della "discriminazione verso le donne" e del "rifiuto d’adattarsi al codice morale storicamente imposto dalla Chiesa in materia di sessualità". Le responsabilità storiche, ha concluso, "non sono dei milioni di credenti che avranno abbandonato la Chiesa, ma di chi li farà fuggire dalle chiese, incapaci di comprendere che la pastorale e la cultura religiosa devono evolvere in simbiosi con l’evoluzione dell’umanità". E pensare che, nel 1966, l’allora professor Ratzinger aveva affermato: "La coscienza è il tribunale supremo ed ultimo della persona umana, anche al di sopra della Chiesa ufficiale; ed è a lei che dobbiamo obbedire".

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I calciatori più belli e le riviste gay.

(Calcioblog) Ricardo Kakà amatissimo dalle donne? Indubbiamente sì ma anche dai gay brasiliani che hanno eletto il campione del Milan il calciatore più bello del mondo in una classifica che vedeva al secondo posto David Beckham seguito da Francesco Totti. Insomma, è il caso di dire Tutti Pazzi per Kakà.

La classifica è confermata dal quotidiano O Globo, dal sito Globoesporte e dalla rivista omosessuale GMagazine. Quest’ultima pare sia sommersa di migliaia di lettere che vorrebbe veder ritratto il centrocampista brasiliano Pallone d’Oro senza veli.

Logicamente, anche per motivi religiosi, anche di fronte a cifre astronomiche (di cui intendiamoci non credo abbia bisogno) Ricardo Kakà non accetterà mai e allora la rivista avrebbe addocchiato un sosia che nel numero di febbraio apparirà come mamma l’ha fatto sulle pagine di GMagazine. Tra l’altro, il periodico in passato ha pubblico fotografie osè di calciatori brasiliani: tra questi il portiere Roger, il centrocampista ex interista Vampeta, l’attaccante Dinei, i portieri Fabiano Borges e Rafael Cordova e Tulio, giocatore del Vila Nova.

Dopo l’ammirazione di tutti i tifosi del bel calcio per Kakà arriva anche questo insolito riconoscimento: essere diventato un’icona gay sorpassando il vincitore di sempre Beckham. Il fantastico 2007 si conclude con questa chicca divertente ma pur sempre segno di una stima che va oltre il gioco del calcio.

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Elezioni Usa: Casa Bianca a sorpresa.

(Marco De Martino - Panorama) Tutte le strade portano alla Casa Bianca, anche quelle che passano per la Cina, dove ha appena fatto tappa Michael Bloomberg. Mentre Rudolph Giuliani in New Hampshire lanciava il suo ultimo spot contro l’immigrazione clandestina, il sindaco di New York era a Shanghai a elogiare il contributo dei lavoratori cinesi all’economia globale. E nelle stesse ore in cui, pochi giorni dopo, Hillary Clinton era impegnata nell’ennesima cena di sostegno alla campagna in California, Bloomberg era a Bali a discutere di cambiamenti del clima.

Prima ancora, il sindaco di New York era andato in Messico, Gran Bretagna, Francia. Sempre accanto a lui Kevin Sheekey, il suo consigliere politico, del cui gruppo fanno parte specialisti pronti a inserire il nome del sindaco sulle schede elettorali di 50 stati americani.
I suoi confidenti dicono che, vedendo candidati rissosi e senza grandi qualità, Bloomberg si senta sempre di più l’uomo del destino. Moderato, centrista e pragmatico, lo scorso giugno ha lasciato il Partito repubblicano, nelle cui file era stato eletto sindaco dopo una vita passata a votare democratico. “Bloomberg è convinto che l’America abbia bisogno di uno come lui e le sfide lo affascinano: sarebbe un grande presidente” dice a Panorama Mitchell Moss, docente della New York University, che è stato un consigliere del sindaco.
Bloomberg prenderà una decisione subito dopo il 4 marzo, data del voto nelle primarie del Texas, quando secondo molti si sapranno i nomi dei candidati in corsa. E la discesa in campo dell’imprenditore che per diventare sindaco spese 161 milioni di dollari, e che per la presidenza ha pronto un budget da 1 miliardo, potrebbe essere la maggiore sorpresa in preparazione della più aperta campagna presidenziale americana a memoria d’uomo.
“È come se fossimo in un’atmosfera prerivoluzionaria: chiunque è in vantaggio rischia di essere travolto da elettori arrabbiati, non solo con il presidente ma anche con il Congresso e i propri partiti” spiega a Panorama il politologo James Zogby, la cui agenzia di sondaggi misura il polso all’opinione pubblica americana. “E la lunghezza delle campagne dà tempo alla gente di stufarsi dei candidati”.
Le sorprese fanno parte della politica americana da sempre. Nel 2004, a questo punto delle primarie democratiche, tutti davano per vincitore Howard Dean. E quando vinse John Kerry venne coniato lo slogan: “Fidanzato con Dean, sposato con Kerry”. Ma quest’anno le fidanzate che gli americani sembrano volere mollare sono molte di più.
A rischio è Hillary Clinton, che pure riteneva la sua candidatura inevitabile e che potrebbe perdere tutti e quattro i primi appuntamenti elettorali: in Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina. Lo stesso rischia Giuliani, che teme di non vincere nulla sino all’appuntamento in Florida del 29 gennaio.
Pure i candidati che ora sembrano in ascesa potrebbero rivelarsi l’infatuazione di una stagione. Mike Huckabee, l’ex pastore battista che al ritmo della sua chitarra rock fa campagna tra i repubblicani nel religiosissimo Iowa, sta rivelando i suoi limiti soprattutto in politica estera. Lo stesso si può dire di Mitt Romney, che guida il partito dell’elefante in New Hampshire: oltre alla fede mormona deve scontare i suoi cambiamenti di rotta sull’aborto. O del democratico Barack Obama, che da sempre è gravato dalla sua inesperienza, ed è emerso nei sondaggi solo dopo che Hillary Clinton ha cominciato ad attaccarlo ingiustamente.
“I candidati la cui personalità piace agli elettori hanno seri problemi di inesperienza, quelli che appaiono competenti soffrono di problemi di antipatia” riassume Larry Sabato, professore all’Università della Virginia. Altri parlano apertamente di fattore Sob, che sta per ’son of a bitch’, ovvero figlio di… È una sindrome di cui soffrono in particolare Hillary, che nei sondaggi emerge regolarmente come il candidato più detestato (pensa male di lei il 49 per cento degli americani), e Giuliani, che detiene questo record fra i repubblicani (38 per cento la sua percentuale di negatività).

A Hillary gli elettori imputano freddezza e arroganza: “È ovvio che vincerò” ha detto quando le hanno chiesto se avrebbe sofferto in caso di sconfitta. Giuliani ha problemi anche più grossi: due figli che non gli parlano più, tre matrimoni, una personalità napoleonica e una serie di scandali che non finisce mai. “Ineleggibile” lo ha giudicato Charlie Cook, che compila per il National Journal l’autorevole Cook report.
Ovviamente non è vero: gli americani hanno portato alla Casa Bianca personalità anche più problematiche, per esempio Richard Nixon. Ma piano piano stanno cominciando a cadere le ragioni legate alla sicurezza nazionale che rendono più sopportabili gli antipatici. “Più la guerra in Iraq va meglio, meno si sente la necessità di avere alla Casa Bianca un duro” spiega Sabato.
In effetti tra giugno e novembre la percentuale di americani che citano l’Iraq tra le loro preoccupazioni è scesa secondo un sondaggio del Wall Street Journal di 8 punti percentuali. E tra le principali vittime del successo della strategia di George Bush e David Petraeus a Baghdad ci sono proprio i politici la cui nomination appariva scontata. Giuliani, il quale aveva scommesso che la sua fama di sindaco dell’11 settembre avrebbe fatto dimenticare agli elettori repubblicani le sue posizioni sull’aborto e sui diritti dei gay. E Hillary, che negli anni da senatore aveva metodicamente coltivato l’immagine di falco in politica estera.


A rendere il pronostico elettorale ancora più difficile sono i cambiamenti di opinione di un elettorato sempre meno fedele. Prime a tradire Hillary sono state le donne, che alla sua immagine quasi thatcheriana sembrano ora preferire l’approccio autobiografico di Obama, che non si stanca di ripetere: “So cosa significa essere cresciuto da una donna costretta a tirare da sola la carretta, senza alcun aiuto dal marito”.
Anche gli afroamericani, che pure considerano Bill Clinton il primo presidente “nero” della storia, si stanno riallineando dietro Obama. A convincerli è la sua ascesa in Iowa e New Hampshire tra i bianchi: proprio loro sono i primi a temere che gli Stati Uniti non siano pronti a un presidente nero.
È possibile che Hillary e Giuliani ce la facciano comunque: dopotutto nei sondaggi nazionali (che secondo gli esperti contano poco) i due sono ancora in vantaggio. Ma anche se ciò accadesse, i problemi non sarebbero certo finiti. Soprattutto per Giuliani, il candidato più distante dagli elettori evangelici che hanno minacciato, in caso di una sua nomination, di presentarsi con un terzo partito.
“Non credo che arriveranno a una misura tanto drastica, ma certamente molti non andranno a votare, come hanno già fatto in passato” è la previsione di Michael Lindsay, sociologo della Rice University e autore del saggio sulla crescita degli evangelici La fede nelle stanze del potere.
Secondo Lindsay, anche Romney avrebbe lo stesso problema. “Per loro l’unica sarebbe scegliere al più presto un vicepresidente evangelico come Huckabee. Anche in questo caso però è molto probabile che ci sia una emorragia di voti, anche verso i democratici”.
La nomination di personalità polarizzanti come Hillary e Giuliani renderà più probabile la candidatura di un indipendente. Ci pensa Ralph Nader, che già rovinò la festa di Al Gore nel 2000. E potrebbe essere tentato Lou Dobbs, l’anchorman della Cnn che ha fatto della guerra contro l’immigrazione clandestina la sua bandiera.
Ma soprattutto la nomination di Hillary e Rudy porterebbe Bloomberg a scendere in campo, mentre una sua candidatura sarebbe meno probabile se prevalessero candidati più propensi alla riconciliazione nazionale come Romney e Obama.
Nel 1992 il miliardario Perot prese quasi il 19 per cento dei voti, Michael Bloomberg potrebbe andare ben oltre. «Più l’economia diventa il tema dominante della campagna, più la corsa si apre» spiega il suo amico Mitchell Moss. “Però se il sindaco scenderà in campo sarà solo perché è sicuro di vincere”.

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