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sabato 10 maggio 2008

Sgarbi ci riprova a tirare in mezzo i gay.

Sgarbi: "Milano non sia governata da chi discrimina i Gay".
(Agr) Non si placa la polemica tra l'ex assessore alla Cultura di Milano, Vittorio Sgarbi, e il sindaco della citta' Letizia Moratti, che gli ha ritirato la delega. ''La citta' di Milano non puo' essere governata da chi coltiva un atteggiamento razzistico e discriminatorio verso il mondo omosessuale'', ha detto Sgarbi. ''Appare sintomatico - ha dichiarato l'ex assessore - che io abbia avuto polemiche e sia stato cacciato perche', pur non essendo un militante, ho sempre ritenuto di garantire la liberta' di espressione al mondo gay con convinzione e riconoscenza per la originalita' della loro visione. L'omofobia della Giunta di cui ho fatto parte tentando di stabilire una discussione senza subire diktat si e' espressa nelle caricaturali posizioni della stessa Moratti, di De Corato e dell' assessore Terzi che, invece di accogliere lo spirito di apertura, senza inutili contrapposizioni, e senza inaccettabili censure, come era avvenuto l'anno scorso, ha parlato di 'delibera mascherata per truffare la gente'. La truffa non e' di chi dialoga, ma di chi defrauda i cittadini di una realta' culturalmente importante e che non e' lecito ignorare. Alemanno eviti errori come questi''.

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Quante costituenti a sinistra ovvero come scaricare i gay.

Il tentativo di arrivare ad un'unità si sta snodando già da ora in diverse imprese di costituenti, da quella lanciata dai movimenti e da Ginsborg a Firenze fino a quella, annunciata almeno localmente, della Sinsitra democratica. Sarebbe opportuno che esse fin da adesso lavorassero insieme e non procedessero separatamente, ripartendo dai territori e dalle idee.
(Clelia Mori* - Aprileonline) Diversamente da quanto discusso al direttivo nazionale della Sinistra democratica, sul territorio, come per esempio in Emilia Romagna, è arrivata la notizia della volontà di realizzare una costituente nazionale di Sd come forma democratica collettiva, in accordo col nostro bellissimo progetto dell'unità della sinistra presentato il 5 maggio 2007 a Roma.

Il problema però a questo punto è il seguente: quante costituenti intendiamo avviare a sinistra prima di realizzare il sogno dell'unità? Per ora, tra quelle che ci interessano maggiormente, spicca il progetto di quella inaugurata a Firenze dai movimenti e da Ginsborg, l'intellettuale di sinistra più cortese e reale che abbia sentito. Oltre questa, se ne prospetta anche una del movimento di Mussi, da realizzare cercando il coinvolgimento dei socialisti, come propongono Salvi e Villone, oppure mettendo in discussione definizioni storiche, come prospetta invece Leoni. Lasciando a Rifondazione, ai socialisti e agli altri i loro tempi, che però non possono né decidere per tutti né bloccare un cammino urgente, come ha ricordato Ginsborg rivolgendosi a Ferrando, torniamo a noi e cioè alle due costituenti di cui si parlava prima, quella dei movimenti sui territori e quella nostra, di Sd.

La prima domanda che viene da porsi in proposito è perché tra questi due tentativi già da ora non sembra ci debba essere comunicazione. Si risponderà che c'è tempo, ma per me non è una motivazione soddisfacente. Le costituenti infatti dovrebbero camminare in collegamento tra loro, soprattutto perchè già due sono troppe.
E' autosufficienza o siamo ancora scottati dalle recenti esperienze passate, con momenti di futuro bruciati, per capire bene fino in fondo che fare? Forse siamo ancora saldamente avvinghiati, nei modi e nei pensieri, alla forma partito come fanno gli altri?
Per ora non so rispondere, anche se mi sembra che la forma partito sia inconsciamente la modalità che incontriamo più facilmente. Quello che resta evidente è che comunque le due costituenti della sinistra lasciano sospeso il futuro prossimo di un loro possibile incontro, dando così spazio al disegno della parzialità più che dell'unità; quindi tornando indietro rispetto all'unico accordo elettorale positivo che avevamo raggiunto chiamandoci La sinistra. Andavamo già allora, di fatto, un pò lontano da quella instancabile contrapposizione ideologica del ‘900 che ha visto in concorrenza socialismo e comunismo, foriera di continue divisioni, appassionanti più per gli uomini che per le donne, incapace attualmente di comunicare un messaggio politico alla gioventù che l'ha sentita a malapena discutere in famiglia. Quello che si chiede a Rifondazione o al Pdci lo dobbiamo chiedere anche ai socialisti e a noi stessi.

Nelle costituenti che ritengo interessanti, la parola d'ordine sembra essere quella di avere un occhio più attento ai territori, per ripartire da lì, più correttamente rispetto a quanto fatto nel 2007 e nel 2008. Mai i territori sono stati più frequentati, almeno idealmente, di quanto potrebbero esserlo ora dalla sinistra -Pd, Prc e socialisti compresi - indipendentemente da quello che essi potranno esprimere.
Ma quando parliamo di territori per la sinistra, di quale forma politica stiamo parlando?
Perché la speranza attuale è che non si ripeta quanto accaduto durante le recenti elezioni, dove hanno pesato maggiormente le scelte dei gruppi dirigenti regionali e nazionali rispetto a quelle dei locali.

Mi chiedo, però, se insieme ai territori si possa aggiungere -e lo solleciterei vivamente- anche la traduzione pratica di alcune idee su cui discutiamo da tempo, per non abbandonarci così ad un concetto datato di politica. Non mi pare che nei linguaggi usati abbiamo chiarito, a livello nazionale e locale, cosa voglia dire differenza di sesso, ambientalismo e laicità che, per inciso, non è certamente partire dai pur legittimi diritti dei gay. E non riesco proprio a capire se li vogliamo presentare davvero questi concetti per modificare la lettura delle forme della politica che pure vogliamo rinnovare. Visto che queste sono le uniche letture nuove del mondo apparse nella seconda metà del secolo scorso e vista la crisi generale in cui versa l'attuale pensiero unico e neutro ma in realtà solo maschile della politica, se le adottassimo avremmo in mano delle leve capaci di cambiare nel profondo anche la nostra politica. Allora il tema, purtroppo, è ancora se sapremo utilizzarle. Per ora infatti siamo stati, uomini e donne di Sd, in questo tentativo molto timidi.

So che nella direzione precedente si è svolta una discussione accesa sul nominare subito un nuovo coordinatore o un gruppo coordinante: ma quando parliamo di coordinare, di che cosa stiamo parlando? Coordinare cosa e perché? Abbiamo già provato a risolvere i nostri problemi con forme partito adottate così come erano dai luoghi da cui provenivamo, compresa l'idea di leader, ma ritengo che questa adozione non ci abbia fatto capire la differenza tra movimento o partito, sia nella costruzione del nostro pensiero che nella pratica.
Ci dicevamo infatti movimento, ma ci muovevamo come un partito neutro, a partire dall'organizzazione che è stata quanto di più classico conoscevamo.
Per questo lo sdegno provato per quanto scritto su La Repubblica del primo maggio, per quella coppia che sceglie l'aborto perché non riesce ad arrivare alla fine del mese con 1300 euro, a chi lo lasciamo? Nella analisi sulla violenza che l'organizzazione sociale esercita prima che sul lavoro e sulla famiglia, sulle donne e sulla loro vita, a chi lo affidiamo? Questo intreccio tra temi fondanti continuiamo a declinarlo coi modi neutri di prima e lo deleghiamo alla Lega, che lo risolve a modo suo, o per la sua parte a Casini? E quanto è accaduto al ragazzo di Verona ucciso per una sigaretta non ci fa ripensare alle matrici di quella violenza che le donne da tempo denunciano insieme a un gruppetto di uomini illuminati, quelli di Maschileplurale premiati oggi per il loro ragionare differente perfino alla Fiera del libro di Torino, ma non degnati di attenzione dai politici perfino di sinistra? Una violenza che forse non è semplicemente accantonabile come un tema del femminismo e dunque legittimamente ignorabile dalla politica vera. Se noi non sappiamo leggere con i nostri strumenti il mondo, altri lo faranno a modo loro coi loro cielodurismi o coi "fucili caldi" nella generale approvazione.

Chissà, quindi, se ai territori si potranno unire anche le idee nuove del ‘900 ed usarle come altro metro di misura per costruire una rete orizzontale che esprima anche dei principi generali più ampi e ricchi di quelli piuttosto verticali e tradizionali che siamo riusciti ad assumere fino ad ora?

La polarizzazione tra centro e territori implica sempre una scelta tra l'uno o l'altro, secondo le fortune del momento, che però perpetua lo squilibrio e l'incapacità se non esiste la sapienza della relazione tra le due forme e soprattutto tra le idee. Ma la relazione fa parte ancora di quella grande lezione che il femminismo dal '68 in poi ci ha dato e che gli uomini si ostinano, per problemi loro, a non voler cogliere. Come sempre. Anche quelli di sinistra e non solo quelli della destra che inneggiano, in questi giorni, a una loro differente maniera di scegliere le donne della loro politica, facendoci ritornare malignamente in mente le parole della Santanchè sul verticale e l'orizzontale femminile e la politica della destra.

Il nostro attuale legittimo desiderio di capire chi si è e da dove ripartire per incontrarsi sembra diventare il presupposto per nuove implicite chiusure interne, almeno se ci limitiamo a ripartire dai territori così come li abbiamo intesi e non abbiamo lussi da sprecare per intercettare idee e percorsi democratici nuovi che non siano solamente istituzionali come quelli che abbiamo conosciuto.

Si avanza una domanda su qual è la democrazia che vale: quella interna o quella esterna ai movimenti o ai partiti? E per cosa discutiamo quando parliamo di democrazia, per noi stessi/e, che sarebbe del tutto legittimo, oppure anche per gli altri/e, altrettanto legittimo? Però, se sono giuste entrambe, il problema allora è come metterli in relazione in modo che nessuno dei due utilizzi l'altro per fini particolari. Perché c'è nei fatti una scala di valori tra l'interno e l'esterno organizzati, penso al Prc che privilegia quella interna rispetto al bene comune generale delle forme organizzate, per numero e qualità dei bisogni. E allora, la necessità di democrazia generale dovrebbe uniformare tutto di sè, per garantire la sua applicazione come diritto universale, invece che adottare una democrazia dei due turni: prima nel partito poi nella sinistra. E parlare di democrazia vuol dire non solo strutture organizzative ma anche equità economica.

Ginsborg ha provato a non far prevalere i singoli partiti della sinistra sul bisogno generale di democrazia partecipata, ma l'impresa è più ardua che pensare di poterlo fare battendo sul tempo i vari partiti per influenzarne la linea. Nell'idea stessa di partito, per come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi, è affermata una autosufficienza e una "neutrità" che isola ed allontana, a cui bisognerebbe porre rimedio se non vogliamo trovarci sempre a scegliere tra polarizzazioni estreme ed uguali, che bloccano grandi sogni e grandi bisogni.

*Comitato nazionale di Sd.

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L'Arcigay risponde al Papa: Il calo demografico non dipende dalle coppie gay.

(La Repubblica) "Le cause del calo demografico nei paesi occidentali non e' certo provocato da quei governi che, con le loro leggi avanzate, consentono alle coppie gay di vivere insieme e formare una famiglia. Pertanto le cause del fenomeno della bassa natalita' sono ben altre e Benedetto XVI dovrebbe cercarle altrove e non puntare il dito, per l'ennesima volta alla faccia della neutralita' della Chiesa dalla politica, contro i governi progressisti, come la Spagna o l'Ungheria, che hanno leggi che garantiscono tutte le unioni, senza distinzione di razza sesso o religione". E' quanto afferma il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, in un comunicato. "Inizi il Papa - aggiunge Mancuso - nel consentire anche ai preti di potersi sposare, e quindi fare figli legalmente, perche' cosi facendo darebbe il suo piccolo contributo al ripopolamento dell'Occidente".
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Emma Bonino; Coppie gay favoriscono calo demografico? Magari!
"C'è un problema vero di sostenibilità".

(Apcom) - "Il Papa dice che aprire alle coppie gay favorisce il calo demografico? Se così fosse sarebbe una bella notizia": lo ha detto Emma Bonino, intervistata da 'Radio Radicale'. "Anche se è un tabù e nessuno ne parla, un problema vero di sostenibilità è proprio quello dell'esplosione demografica, che porta tutta una serie di complicazioni e di rischi gravissimi", ha ricordato l'ex ministro. "All'inizio del secolo scorso eravamo un miliardo e mezzo, oggi siamo sei, e con una aspettativa di vita molto più lunga. Non mi pare questo l'elemento essenziale. Anzi, se lo fosse sarebbe una buona notizia", ha concluso la Bonino.
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Papa. Rovasio: sue parole sono gravi e offensive per le persone lesbiche e gay. Negare i diritti per cause di calo demografico è analisi da osteria piuttosto che da fine teologo. Tolga il voto di castita ai preti.
(Dichiarazione di Sergio Rovasio, Segretario Associazione Certi Diritti)
'Che il Papa sostenga che i diritti alle coppie gay non devono esistere perche' c'e' gia' un forte calo demografico in corso, e' un fatto grave e offensivo, innanzitutto verso le persone lesbiche e gay. Peraltro incolpare i gay del calo demografico e non, semmai, le famiglie cattoliche che usano abitualmente il preservativo o la pillola delgiorno dopo, e' espressione di ipocrisia tendente a nascondere un fenomeno molto diffuso nel mondo cattolico. La nuova tesi del Papa e' piu' da osteria che da fine teologo e dimostra - fosse una novita' - una forte e preoccupante attenzione verso il mondo lgbt. Se la sua ossessione sul tema del calo demografico e' cosi pregnanate faccia eliminare il voto di castita' alle suore e ai preti che, si sa, non sono persone necessariamente omosessuali'.

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Corteo di Torino, tensione alta.

(Sky tg24) Torino è diventata una citta vigilata e controllata ma non militarizzata come hanno tenuto a sottolineare i rappresentanti delle forze dell'ordine. Oggi infatti è il giorno del corteo organizzato dai promotori del boicottaggio contro la presenza di Israele alla Fiera del Libro e a favore della Palestina. Tra i presenti nel capoluogo piemontese il presidente del Senato Schifani che avverte: "Confermiamo il nostro sostegno a Israele".
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Il Papa: "Le unioni omosessuale sono contrarie all'insegnamento della Chiesa''

(Agi) Separare la sessualita' dalla procreazione e' sbagliato ed espone al rischio dell'infelicita'. Ne e' convinto Benedetto XVI, per il quale il legame tra sessualita' e procreazione (affermato 40 anni fa dall'enciclica ''Humanae Vitae'' di Paolo VI) va rispettato sia scegliendo di non usare anticoncezionali e regolando invece le nascite con i metodi naturali, sia, nel caso opposto di un figlio che non arriva, rinunciando all'uso delle tecniche che spostano il concepimento dall'unione dei coniugi alla provetta di un laboratorio.
''In una cultura sottoposta alla prevalenza dell'avere sull'essere - ha denunciato - la vita umana rischia di perdere il suo valore. Se l'esercizio della sessualita' si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi, senza rispettare i tempi della persona amata, allora cio' che si deve difendere non e' piu' solo il vero concetto dell'amore, ma in primo luogo la dignita' della persona stessa''. Quanto alla fecondazione artificiale, essa separando ugualmente sesso e procreazione espone di fatto allo stesso rischio: ''nessuna tecnica meccanica - ha spiegato il Papa teologo - puo' sostituire l'atto d'amore che due sposi si scambiano come segno di un mistero piu' grande che li vede protagonisti e compartecipi della creazione''. ''Come credenti non potremmo mai permettere - ha detto nel discorso rivolto al convegno celebrativo dell'enciclica montiniana - che il dominio della tecnica abbia ad inficiare la qualita' dell'amore e la sacralita' della vita. Nella fecondita' dell'amore coniugale - ha ricordato - l'uomo e la donna partecipano all'atto creativo del Padre e rendono evidente che all'origine della loro vita sponsale vi e' un si' genuino che viene pronunciato e realmente vissuto nella reciprocita', rimanendo sempre aperto alla vita. Questa parola del Signore permane immutata - ha scandito - con la sua profonda verita' e non puo' essere cancellata dalle diverse teorie che nel corso degli anni si sono succedute e a volte perfino contraddette tra loro''.
Per questo ''la legge naturale, che e' alla base del riconoscimento della vera uguaglianza tra le persone e i popoli, merita di essere riconosciuta come la fonte a cui ispirare anche il rapporto tra gli sposi nella loro responsabilita' nel generare nuovi figli. L'insegnamento espresso dall'Enciclica ''Humanae Vitae'', che esortava i cattolici ad accogliere sempre la vita e a non sbarrargli la strada con l'uso di anticoncezionali, ''non e' facile'', ha ammesso Ratzinger. ''Esso, tuttavia - ha sottolineato - e' conforme alla struttura fondamentale mediante la quale la vita e' sempre stata trasmessa fin dalla creazione del mondo, nel rispetto della natura e in conformita' con le sue esigenze".
Nei diversi Paesi, i vescovi si oppongono al pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali perche' esso e' ''contrario all'insegnamento della Chiesa'' ma anche perche' creando una mentalita' permissiva contribuisce alla grave crisi dell'istituzione familiare, testimoniata dalla notevole diminuzione del numero dei matrimoni e dall'impressionante aumento dei divorzi, molto spesso anche precoci. ''Tale situazione - ha detto oggi il Papa ai vescovi dell'Ungheria - unita alla carenza di sussidi per le famiglie numerose, ha portato ad un drastico calo delle nascite, reso ancor piu' drammatico dalla diffusa pratica dell'aborto''.
Secondo Benedetto XVI, ''la crisi della famiglia costituisce un'enorme sfida per la Chiesa: sono in questione la fedelta' coniugale e, piu' in generale, i valori su cui si fonda la societa'''. Ed a risentire di questo disorientamento degli adulti sono i giovani: ''nelle citta' essi sono attratti da nuove forme di divertimento e nei centri piu' piccoli sono spesso abbandonati a se stessi''. Per questo, ha detto il Pontefice, occorre moltiplicare ''gli sforzi per la pastorale scolastica e universitaria, come pure, piu' in generale, per l'evangelizzazione della cultura, che ai nostri giorni si avvale anche dei mezzi della comunicazione sociale''. E' dunqe ''auspicabile'' che anche in Ungheria ''i rapporti con le autorita' statali siano caratterizzati da rispettosa collaborazione, grazie anche agli accordi bilaterali''. Tutto cio', ha concluso Ratzinger, potra' ''recare beneficio all'intera societa' in particolare nel campo dell'istruzione e della cultura'', soprattutto se le attivita' della Chiesa saranno ''sostenute dalle pubbliche Istituzioni, a vantaggio soprattutto dei ceti sociali meno abbienti''.
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Sgarbi sbolognato dalla Moratti prende la scusa di aver difeso i gay. Ma non è così.

(Max Forte) L'incontinente professor Vittorio Sgarbi, assessore alla cultura del Comune di Milano, si è visto togliere le deleghe dal sindaco Letizia Moratti. Il professore adduce tra le scusanti la sua difesa per la cultura gay e quindi del popolo Glbt, non apprezzato dalla Moratti e dalla giunta milanese (la seconda scusa è quella di aver sventato ad "Annozero" un complotto contro il centrodestra, a dir la verità visto solo da lui...). Niente di più falso, fonti ben informate dicono che la giunta e la Moratti stessa si sono infuriati, e non poco, quando si è vantato di aver fatto passare una delibera per il patrocinio ad una rassegna di teatro prettamente omosessuale grazie ad un escamotage di cui nessuno, per la verità, si era accorto. Come dire: "presi per il culo"...

E tra i gay? Abbiamo la solidarietà dell'inneffabile ed ormai "stracotto" ex onorevole Franco Grillini, ieri extraparlamentare, poi comunista, diessino ed oggi socialista (fa senso leggere che la Moratti è "stalinista" pronunciate dall'ex comunista Grillini...) e di Marco Volante, altro candidato trombato del Pd che però prende seriamente le distanze dal professore (forse è un poco trombone nella sua esposizione e non sappiamo a che titolo prende posizione, probabilmente personale).

Il professore non è nuovo a questo tipo di uscite e, stranamente, coinvolge sempre i gay, spacciandosi per paladino dei sacrosanti diritti dell'universo Glbt, probabilmente con l'unico scopo di crearsi uno zoccolo duro di elettorato o forse perchè sa che dalla parte degli omosessuali trova sempre quel particolare "humus" polemico che li contraddistingue finendo così sempre sui giornali.

Il professore ci ha già provato con i gay e riuscendoci sempre: prima con quella brutta mostra "Vade Retro" da lui inventata, molto polemizzata e, quindi pubblicizzata ma, pare, poco frequentata. Poi con delle mostre fotografiche, sempre a Milano, a dire la verità poco significative o vecchie pizze come quelle su Van Gloeden. Un assessore sopravvalutato, diaciamola tutta che non si è mai reso conto delle straordinarie miniere culturali di Milano e sempre lasciato ai margini dalle sue istituzioni culturali. Ora pretende un sottosegratariato dal Berlusconi e minaccia di presentarsi come sindaco alle prossime elezioni. Insomma lo show continua... ed in tutta questa storia le vittime sono i gay, sempre costretti a maneggi poco chiari.

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Vaticano. Il Papa ai vescovi magiari: "Giustamente voi avete criticato il pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali".

Papa; In Ungheria ancora vive le conseguenze del comunismo. Consumismo "sconsiderato" e famiglia minacciata da secolarismo.
(Apcom) Un paese che soffre ancora del suo passato comunista, e in particolare del "clima di sospetto" che lo denotava, ma minacciato anche da nuovi problemi come un consumismo "sconsiderato" e da una secolarizzazione che mette in crisi in primo luogo la famiglia: è l'affresco a tinte fosche dell'Ungheria che Papa Benedetto XVI ha tratteggiato ricevendo, questa mattina in Vaticano, i vescovi magiari.

"Purtroppo il lungo periodo del regime comunista ha segnato pesantemente la popolazione ungherese, così che ancora adesso se ne notano le conseguenze", ha detto Ratzinger: "In particolare, viene rilevata in molti una certa difficoltà a fidarsi degli altri, tipica di chi ha vissuto a lungo in un clima di sospetto".

"Il senso di insicurezza - ha proseguito - è poi accentuato dalla difficile congiuntura economica, che uno sconsiderato consumismo non contribuisce a migliorare. Le persone, compresi i cattolici, risentono in genere di quella debolezza di pensiero e di volontà che è assai comune nei nostri tempi". Secondo Benedetto XVI, più specificamente, "la prima realtà che purtroppo fa le spese della diffusa secolarizzazione è la famiglia, che anche in Ungheria attraversa una grave crisi". Sintomi di questa cristi, per il Papa, sono "la notevole diminuzione del numero dei matrimoni", "l'impressionante aumento dei divorzi", il moltiplicarsi di "coppie di fatto". "Giustamente - ha ricordato - voi avete criticato il pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali". "Tale situazione, unita alla carenza di sussidi per le famiglie numerose, ha portato ad un drastico calo delle nascite", ha aggiunto il Papa, concludendo il ragionamento, "reso ancor più drammatico dalla diffusa pratica dell'aborto".

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Mostra del cinema di Venezia. A Ermanno Olmi il Leone d'Oro alla carriera.

(L'Avvenire) Ermanno Olmi il Leone d'Oro alla carriera della 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Lo annuncia una nota della Biennale, precisando che il premio, "che rende omaggio a un cineasta che ha lasciato un segno profondissimo nell'invenzione del cinema moderno", è stato proposto dal Direttore della Mostra Marco Müller, ed accolto dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta. Il Leone d'Oro alla carriera sarà consegnato al regista - già vincitore a Venezia di un Leone d'Argento nel 1987 con Lunga vita alla signora e di un Leone d'Oro nel 1988 con La leggenda del santo bevitore - nella Sala Grande del Palazzo del Cinema durante il Festival (27 agosto - 6 settembre 2008).
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Trieste. Segnalati i gay che "battono" in viale Gessi? Pare di si.

Saranno installate due telecamere per monitorare la zona nelle ore notturne.
(Maddalena Rebecca - Il Piccolo di Trieste) Non solo hanno dovuto fornire le generalità ed esibire i documenti. Si sono anche sentiti porre domande quanto meno insolite del tipo «perché vi siete dati appuntamento proprio qui?» e «frequentate abitualmente questo posto?». È il trattamento riservato qualche sera fa dagli agenti di polizia ad una coppia di giovani omossessuali seduti su una panchina del giardino di viale Romolo Gessi. E il sospetto dell’Arcigay è che l’atteggiamento particolarmente insistente di quei poliziotti non rappresenti un caso isolato, ma sia piuttosto il segnale di un nuovo, e preoccupante, clima di intolleranza verso la comunità omosessuale.

Un timore alimentato anche da un secondo elemento venuto alla luce in questi giorni: la scelta di collocare due delle 25 telecamere previste dal Protocollo sulla videosorveglianza firmato da Comune, Questura e Prefettura, proprio all’interno dell’area verde di viale Gessi, nota a tutti come storico luogo d’incontro tra gay. «Da parte nostra speriamo che questa decisione sia stata presa in buona fede - afferma il vicepresidente del circolo Arcobaleno Nicola Cicchitti - . Facendo uno più uno, però, è difficile pensare che non ci sia un collegamento tra i fatti. La sensazione di una crescente ostilità nei nostri confronti, effettivamente, ce l’abbiamo. Del resto, a Trieste come nel resto del Paese, l’ondata omofoba non è mai venuta meno. Semplicemente i riflettori su questo fenomeno, riconducibile sempre all’ignoranza e alla paura del diverso, si accendono di solito solo quando succedono fatti particolarmente eclatanti. Ecco perchè - conclude Cicchitti - ci attiveremo subito per fare chiarezza su questa ”attenzione particolare” riservata ai frequentatori di viale Romolo Gessi, e chiederemo risposte alle istituzioni».

Risposte già sollecitate anche dal capogruppo del Pd in consiglio comunale Fabio Omero, secondo cui sarebbe in atto «un’azione preordinata di repressione che colpisce tutti, anche i cittadini che non commettono reati ma chiacchierano semplicemente su una panchina, solo per il fatto di essere omosessuali». Durante l’illustrazione del regolamento sulla videosorveglianza, Omero ha chiesto al comandante della polizia municipale perchè fossero state posizionate due telecamere proprio in viale Gessi. «E mi è stato risposto che la localizzazione degli impianti è frutto di una scelta politica - continua il capogruppo del Pd -. È allora il sindaco, che ha la delega alla sicurezza e alla Municipale, a dover dire se questa linea politica, che rischia di ledere i diritti elementari di alcuni cittadini, può essere giustificata semplicemente dalla prevenzione di atti osceni in luogo pubblico».

«Ma quale scelta politica - replica Roberto Dipiazza -. Non abbiamo fatto altro che dare ascolto ai residenti della zona che si lamentano per la presenza dei gay. Personalmente nei confronti degli omosessuali ho la massima tolleranza. Ma nel momento in cui finiscono per rendere insicura una certa zona della città, è necessario intervenire. Così come è giusto e necessario che i poliziotti facciano domande alle persone ritenute sospette. Con tutto quello che succede in Italia in questo momento, tra stupri ed episodi di violenza - conclude il sindaco - non vedo cosa ci sia di strano».

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Alemanno e i gay romani. Un finto scontro per pubblicizzare i gaypride?


TRA ALEMANNO E IL GAY PRIDE PROVE DI DISGELO.
Lettera delle associazioni gay al sindaco: «Ok, vediamoci».
(Edoardo Sassi - Il Corriere della Sera) Al di là dello scontro (più apparente, che reale) sul Pride del 7 giugno, tra la comunità gay di Roma e il neosindaco Alemanno le prove tecniche di disgelo son già avviate. E le polemiche di questi giorni fa per quel corteo giudicato una forma di «esibizionismo sessuale»? Restano. Ma l'Alemanno «sindaco di tutti» qualche gancio in direzione della comunità omosessuale l'ha lanciato. E la volontà di dialogo, all'insegna quantomeno di un quinquennio di non belligeranza, non è sfuggita agli interessati. Andando per ordine: la prima uscita era stata l'intervista tv in cui, al di là dell'«esibizionismo », il sindaco aveva detto anche: «Con tutto il rispetto per i gay, ne conosco e non faccio discriminazioni».

Bicchiere mezzo pieno? Mezzo vuoto? Tra le righe, alcune realtà gay (non solo Gaylib, di centrodestra), pur criticando il sindaco dicendo che non sapeva di cosa parlava, mandavano messaggi d'apertura: l'invito a partecipare (Arcigay Roma), il «grazie» della deputata Pd Paola Concia e lo stesso circolo Mieli, di solito battagliero, che comunque non utilizzava parole di fuoco. «Stiamo a vedere», pareva di capire fosse l'atteggiamento diffuso. Poi, giovedì, Alemanno è tornato sulla querelle Pride parlando con Fiorello in radio: «Devo capire meglio come funziona — ha detto — devo parlare con gli organizzatori ».

Detto-fatto: la riunione con le varie anime della comunità ci sarà a giorni. Ma le diplomazie sono già al lavoro fin dall'elezione e alcuni incontri e contatti in realtà ci son già stati, anche nelle ultime ore. Non direttamente col sindaco, ma con uno dei suoi «colonnelli», l'uomo di cultura e assessore in pectore Umberto Croppi, o con colui che gestirà la partita pari- opportunità. Ieri intanto, mentre Alemanno annunciava che la giunta sarà pronta la settimana prossima, i presidenti di Arcigay, Aurelio Mancuso, Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo, Arcilesbica, Francesca Grossi, e Di Gay Project, Imma Battaglia, al sindaco hanno scritto una lettera: «Accogliamo la sua richiesta di incontro».

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Arte. Spencer Tunick e il nudo di massa come opera d'arte.

(Artsblog) Ne ha parlato Clickblog in occasione della performance di domenica prossima con 3000 corpi nudi a Vienna. Dal 1994 Spencer Tunick realizza scatti di nudo artistico di massa. Il suo sito internet, oltre ad essere pieno delle sue opere d’arte (in particolare, in home page, quella realizzata a Mexico City nel 2007 che ha contato circa 20.000 volontari) è inondato di richieste per la partecipazione ai suoi scatti.

Nei suoi scatti i corpi nudi diventano parte fondamentale dello spazio: lo riempiono e lo completano in modo del tutto originale. Originale perché il gruppo di volontari che si presenta per fare da comparsa nelle sue opere d’arte cambia ad ogni scatto. E’ bello notare come, gli scatti fotografici di Spencer Tunick, siano caratterizzati dalla scomparsa di tutto ciò che superficialmente distingue gli uomini gli uni dagli altri. Lo status sociale di una persona, infatti, si riconosce spesso dall’abito che indossa. Mostrando corpi nudi, l’Artista ci mostra come gli uomini siano, in sostanza, tutti uguali: i partecipanti alle sue opere d’arte, infatti, perdono la loro individualità per diventare parte essenziale di un tutto; parte essenziale di un’opera d’arte.

Altra sensazione che mi suscitano le sue foto è che il corpo umano viene rappresentato così com’è, nonostante le sue imperfezioni. Oggi, infatti, c’è una costa sfrenata mossa dal mito della bellezza e della perfezione, che ci porta a cambiare il nostro corpo per adattarlo all’ambiente. Ciò lo differenzia profondamente da David Lachapelle il quale, invece, ci mostra la perfezione dei corpi tipica dei personaggi famosi.

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Fiorello invita Alemanno a modo suo a partecipare al Gaypride. Alemanno: "Devo capire meglio". Divise le organizzazioni gay romane. La registrazione.

(AdnKronos) "Sindaco Alemanno, ma al gay pride lei ci va?". Dopo le polemiche degli ultimi due giorni Fiorello e Baldini non si sono lasciati sfuggire l'occasione per 'stuzzicare' il neo sindaco di Roma (nella foto), ospite questo pomeriggio del loro programma 'Viva Radio due'. 'Questa me l'aspettavo', ha risposto un divertito Alemanno, che ai due conduttori ha spiegato: prima di decidere "devo capire meglio. Ancora non ho capito bene come funziona. Devo incontrare gli organizzatori e parlarci".

Il primo cittadino della Capitale non si e' tirato indietro nemmeno quando Fiorello e Baldini gli hanno proposto di ascoltare una rivisitazione della celebre canzone dei Village People 'Ymca', un pezzo 'cult' per il mondo glbt, con un testo riveduto e corretto proprio sulla base del 'caso gay pride'. 'L'ha mai sentita?', ha chiesto Fiorello ad Alemanno, e lui, di rimando: 'Me ne hanno parlato, ma non la ho presente...'.

Con il placet del sindaco, poi, i due showmen hanno dato il via alla musica: 'Alemanno - suonava la canzone, mentre in sottofondo si sentivano le risate del primo cittadino - tu dimmi perche' non possiamo sfilare io e te, forza dai scendi giu' con la giacca e il tutu' e il tricolore, non lo vedi che maschio che sei, tu non sai quanto piaci a noi gay". Quindi la chiusura di Alemanno, che sembrava essersi divertito molto: "Siete un mito. E' bellissima. Siete i migliori. Sdrammatizzate".
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Un gay competente in giunta a Udine. E' l'unico assessore omosessuale visibile italiano ed è polemica nel Pd.

(Il Messaggero veneto) Enrico Pizza, 40 anni, ex iscritto ai Ds, tecnico di laboratorio, è il nuovo assessore alla Mobilità. Lo ha indicato il Pd. Il sindaco Honsell al fotofinish lo ha preferito ai margheritino Daniele Cortolezzis e Claudio Romano. Promotore dell’Arcigay a Udine nel 1999, è l’unico assessore gay dichiarato in Italia. Pizza si è dichiarato gay pubblicamente in un’intervista rilasciata nell’ormai lontano 1990.

Appena è stato nominato in giunta è scoppiata la polemica dentro il Pd. E’ così?
«La polemica era scoppiata prima. E non era una polemica tra ex diesse ed ex margherita, tra etero e gay, ma era e rimane una polemica tra vecchia e nuova visione del Partito democratico».
Vale a dire?
«Il Pd nasce con il rispetto di tutte le sensibilità. E siccome in quella polemica facevano riferimento alla sensibilità cattolica, io ho dimostrato che il Pd dev’essere la casa di tante sensibilità».
Scusi se insisto, ma l’ostruzionismo degli ex Margherita nei suoi confronti è perché è un ex ds o perché è gay e pure dichiarato?
«Per tutto. Perché sono un ex diesse, perché sono gay dichiarato, ma soprattutto perché sono nuovo».
In che senso?
«Nel senso che credo di avere interpretato la nuova visione del Pd. E questo scontro ha dimostrato che ci sono questioni che si possono discutere per giorni, ma anche che in questa vicenda Udine si conferma laboratorio politico. Udine si è trovata di fronte a una scelta pragmatica».
Ovvero?
«Ovvero ragionar per sensibilità, mirando al nuovo. Il criterio non viene dalla politica ma dal mix di preferenze ottenute e dalle competenze».
Le risulta che ci sia stato un pressing dell’Arcigay sul Pd per farla entrare in giunta?
«Assolutamente no. Arcigay si è limitato al commento a cose fatte da parte di Daniele Brosolo, presidente del comitato provinciale dell’Arcigay di Udine secondo cui innovare vuol dire saper guardare con coraggio al futuro, superare gli stereotipi e dare fiducia alle nuove generazioni. Nel chiamarmi in Giunta – aveva aggiunto – il neoeletto sindaco ha intrapreso questa strada e a lui va tutto il nostro plauso».
Nel colloquio con Honsell che ha preceduto la nomina cosa vi siete detti?
«Era una sorta di colloquio di lavoro. Ho avvertito uno stile nuovo. Mi ha fatto domande sul curriculum. E poi mi ha parlato di una criticità».
Quella relativa al suo referato?
«Si, la Mobilità».
Perché ritiene abbia pensato a lei?
«Non mi ha proposto un assessorato in quanto poltrona. Mi ha detto che c’era questo problema e che lui mi aveva individuato come persona adatta ad affrontarlo».
E le ha motivato questa indicazione?
«Mah, nel settore della Mobilità i tecnici ci sono già. Manca, invece, un politico, una persona in grado di ascoltare e mettersi in relazione con la città e cittadini. Da omosessuale penso di avere seguito nella precedente legislatura pochi atti amministrativi che potessero riguardare i gay. Insomma, da consigliere ho lavorato molto di più sulle questioni inerenti la viabilità, le strade, le rotatorie, le piste ciclabili, la mobilità sostenibile. E questo credo mi sia stato riconosciuto».
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Enrico Pizza: «Non sarò assessore in quanto omosessuale ma dimostrerò che un gay è un buon assessore».
(Il Gazzettino) Martedì sera, molti habituè del mondo politico cittadino lo davano perdente nel "ballottaggio" con l'ex Margherita Claudio Romano per la corsa al quarto assessorato del Pd che ha spaccato il partito. Poi, come succede nelle favole, Enrico Pizza si è addormentato consigliere semplice e si è risvegliato assessore alla mobilità. Meglio, come puntualizzano i presidenti Arcigay e Arcilesbica di Udine Daniele Brosolo e Eva Dose, assieme al presidente nazionale Aurelio Mancuso, Pizza si è svegliato nel ruolo dell'«unico assessore dichiaratamente gay di tutta Italia». L'ha saputo solo dopo le 10.30, ricevendo una telefonata nella serra della scuola di Pozzuolo dove lavora come tecnico di laboratorio (ma è laureato). «Non era affatto scontato - dice Pizza, fondatore del circolo Arcigay di Udine -. Il sindaco martedì mi aveva parlato della criticità della mobilità. Ma l'incontro si è svolto come un colloquio di lavoro e si è concluso con un "le farò sapere". Uno stile nuovo anche in questo, quello di Honsell». Come «nuovo» Pizza giudica l'approccio del sindaco, che, parlando delle critiche al suo esecutivo ha detto di voler far piazza pulita delle «logiche del passato» da manuale Cencelli e, soprattutto, dei «pregiudizi». «Mi è piaciuta quella frase sull'esecutivo che non è una "giunta di ex" ed è "una giunta contro i pregiudizi - dice Pizza -. Io non sarò assessore in quanto gay, ma dimostrerò di essere un buon assessore omosessuale». E sarà un lavorone, il sindaco l'ha messo in guardia («Mi raccomando: sulla mobilità ci massacreranno», gli ha detto sulle scale di Palazzo). Anche perché sarà uno dei tre «assessori dialoganti» (con Malisani e Santoro) che si spartiranno le competenze che prima erano del solo Cavallo, visto che Honsell ha rinunciato a fare il «superassessorato» riunendo i referati alla Pianificazione e Lavori pubblici e li ha «composti e decomposti - come spiega lo stesso sindaco - spartendo le competenze fra tre persone: mi è sembrato più efficace il dialogo a tre della ricompattazione in uno». Ma il dialogo cominciato nella riunione di ieri alle 14 fra i novelli assessori per ora si è risolto in una spartizione di competenze che vede avvantaggiata Malisani. A quanto si narra, infatti, l'«assessora» uscente avrebbe voluto per sè alcuni settori che, in teoria, sarebbero dovuti andare a Pizza (arredo urbano e strade) e Santoro (aree dismesse tranne la Stu). L'Enrico, però, su questo tace. E, forse per mettere la parola "fine" alla «guerra delle rose» con gli ex margheritini, annuncia: «Mi dimetterò da consigliere: lo farò anche per far posto a Freschi (ex Margherita ndr) in consiglio».

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L'addio a Maria Ornella Serpa. Il ricordo oggi a Roma.

Sono stati fissati per oggi a Roma un laico ricordo di Maria Ornella Serpa.
Un ufficio funebre civile, insieme alle amiche e agli amici, la ricorderà alla Casa Internazionale delle donne, in via della Lungara n. 19 a Roma, a partire dalle 16,30.
Spesso citata dai media come la "sindacalista delle prostitute romane", Maria Ornella è morta improvvisamente venerdì a Roma ed è da da sempre stata una delle maggiori attiviste, femministe radicali. La sua morte a Roma, e non solo, ha suscitato emozione, dolore, ed incredulità.
Alla famiglia ed alle amiche ed a chi gli sono stati più vicini le condoglianze di tutta la nostra redazione. Ciao Ornella!

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Roma. Gaypride, prima lite tra associazioni nell’era Alemanno.

(River-blog) Su questo blog, tempo fa, avevo lanciato un sassolino nello stagno. Per vedere se qualcuno lo avrebbe raccolto. L’idea era quella di un coordinamento tra tutte le associazioni gay. Mi riferivo alla realtà romana, chiamata a “coalizzarsi” contro un sindaco, Gianni Alemanno, che certo non spenderà parole dolci per la comunità Glbt. A pochi giorni dal suo insediamento in Comune, registro la prima lite tra le associazioni.

Oggi pomeriggio (ieri...) , Arcigay, Arilesbica e DigayProject mandano un comunicato stampa congiunto, sotto forma di lettera indirizzata ad Alemanno, per richiedere di un incontro: “La invitiamo ad essere promotore di un percorso virtuoso, di ascolto e di confronto. Senza dare un colpo di spugna a quanto fatto in questi anni sia a Roma, sia nel resto d’Italia, auspichiamo che Lei metta concretamente in pratica quanto detto, e che a breve sia dunque possibile un incontro per discutere del Gay Pride di Roma e della questione lgbt in questa città“.

Mi ero stupito del fatto che la lettera non fosse firmata dal Mario Mieli. Passano circa due ore e tac, arriva il comunicato in cui ci si dissocia dalla lettera delle altre associazioni. “Il circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, organizzatore del RomaPride 2008, precisa che non è stata avanzata alcuna richiesta d’incontro al sindaco di Roma Alemanno in merito alla manifestazione del 7 giugno prossimo, mentre sono in corso le varie richieste tecnico-amministrative del caso. Tale precisazione si rende necessaria per fugare eventuali dubbi - prosegue la nota - dopo la lettera politica inviata al neo sindaco da tre associazioni romane (Arcigay Roma, Arcilesbica Roma, Di’Gay Project), dove si fa anche accenno ad un confronto sul Pride. Il desiderio di qualunque associazione di fare confronti politici con chiunque è legittimamente segno del proprio percorso, ma non può riguardare ovviamente una manifestazione come il RomaPride, che raccoglie una ben più ampia compagine di realtà associative e di diverse sensibilità, oltre all’esistenza di una struttura organizzativa che si fa carico di esporre ciò che è condiviso dalla totalità. Inoltre in questa fase organizzativa dell’evento RomaPride è impossibile per qualunque organismo istituzionale e politico conoscere, comprendere ed esprimersi compiutamente su tale manifestazione, non essendo ancora uscito pubblicamente il relativo documento politico e la piattaforma rivendicativa, in fase di ultimazione e condivisione collettiva”.

Se Alemanno se la ride, fa bene.

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Il Corriere della Sera e i figli dei gay.

(Culturacattolica.it) Lunedì 5 maggio Il Corriere della Sera, in due pagine (8 e 9), ha cercato di spiegarci che i figli non hanno bisogno di una madre e di un padre. Basta che siano in due. Misti, uguali, replicanti, identici. Questi bambini, ci spiegano, stanno bene, crescono bene, non hanno problemi e l’orientamento sessuale dei genitori non incide sullo sviluppo dei bambini. Anzi, Margherita Bottino, psicologa, e Daniela Danna sociologa, descrivono i figli degli omosessuali come bambini più tolleranti, meno conformi agli stereotipi di genere. Insomma, nessun problema? No, un problema c’è, ci illuminano quelli del Corsera, l’unico pericolo è che questi bimbi subiscono i pregiudizi della nostra società e della famiglia tradizionale. Una corrispondenza da Prato però testimonia che ci sono punti di “eccellenza”. In Maremma una coppia manda il bimbo in un asilo di suore perché non c’è quello comunale: “Il piccolo è stato accolto così bene che le maestre per rispettarlo non hanno festeggiato la festa della mamma e del papà”. Insomma, il giornale della grande borghesia italiana, lunedì 5 assomigliava molto all’inserto domenicale di Liberazione (Queer) che da settimane sta tentando di “educare” i compagni che l’eterosessualità è un prodotto della sovrastruttura, ma che in realtà è un preconcetto edificato dalla società borghese. Ora, confesso che mi ha sorpreso questa strana “comunanza” tra il quotidiano di via Solferino e l’organo di stampa di Rifondazione. Quale il legame? Per tutelare i diritti dei figli delle coppie gay e lesbo, ci spiega il Corsera, è nata tre anni fa l’associazione Famiglie Arcobaleno. Eccoci, mi son detto. Arcobaleno, come la sinistra sconfitta e scomparsa alle ultime elezioni. A questo punto non saprei dire chi ha portato sfiga, però una cosa è certa, l’operaio con famiglia e prole, gradirebbe tanto sentir discutere di politiche per la famiglia. Perché la sinistra è uscita così mal ridotta dalle ultime elezioni? Perché il vecchio Cipputi è un uomo, e la casalinga di Voghera è una donna. I vari apologeti dei “diritti” per tutti, dimenticano sempre una cosa che invece i proletari sanno bene, i figli delle coppie omosessuali non esistono. I figli sono sempre il frutto di una rapporto eterosessuale. E questo, sia ben chiaro, è darwinismo e non deriva clericale.

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