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giovedì 28 febbraio 2008

Conti segreti in Liechtenstein. Ci sono dei politici e Di Pietro vuole i nomi.

(Prima) "Ritengo di avere il diritto di conoscere i nomi quantomeno dei politici che hanno i conti nel Liechtenstein”. Questa è la richiesta del leader dell'IdV, Antonio Di Pietro, che vuole avere la lista "almeno dei politici italiani", lista che si trova nelle mani dell'Agenzia delle Entrate. Di Pietro lo chiede "da cittadino e da leader di partito impegnato nella redazione delle liste di candidati per le prossime politiche", per "evitare di ritrovarmi a candidare persone che poi invece non hanno tempo per venire in Parlamento in quanto impegnati ad andare in Tribunale".

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Cinema: Indagati due medici per la morte di Heath Ledger.

(Prima) Due medici americani sono sotto inchiesta per i medicinali prescritti a Heath Ledger, l'attore morto per overdose accidentale di farmaci nel suo appartamento di New York lo scorso 22 gennaio. A rivelarlo è stato il sito americano People.com. Le autorita' competenti americane stanno conducendo delle indagini su due dottori, uno in California e uno in Texas, che avrebbero fornito a Ledger degli antidolorifici (Vicodin e Ossicodone). Da verificare anche se fossero regolarmente prescritti. Dall'autopsia sul corpo dell'attore, risulta inoltre che aveva fatto uso di Valium e di medicinali contro l'ansia o l'insonnia.

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Francia. Amministrative 2008. Il sindaco gay di Parigi in testa ai sondaggi. Riconferma per Delanoe.

(Agi) Bertrand Delanoe conquistera' con facilita' al secondo turno la riconferma a sindaco di Parigi alle comunali in programma domenica 9 marzo. E' quanto emerge dall'ultimo sondaggio Csac pubblicato sul settimanale Nouvel Observateur.
L'esponente della gauche e' dato al 43% delle intenzioni di voto al primo turno e al 57% al ballottaggio del 16 marzo.
Piu' indietro staccato di 13 punti al 30% Francoise de Panafieu, esponente dell'Ump, il partito gollista di Nicolas Sarkozy, che al secondo turno raccoglierebbe il 43%.
Nettamente arretrata la candidato della formazione centrista MoDem di Francois Bayrou: Marielle de Sarnez potrebbe raggiungere il 9% al primo turno.
L'attuale inquilino dell'Hotel De Ville venne eletto nel marzo 2001 strappando alla destra Parigi dopo i diciotto anni del regno di Jacques Chirac.

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Sanremo. Elio analizza la canzone della Tatangelo e la massacra. Il video.

Al Dopofestival si ironizza sulla canzone di Anna Tatangelo e ne vengono fuori di tutti i colori. Una canzone inconsistente fatta solo per cavalcare l'onda della disgraziata condizione in cui si trovano molti omosessuali. Non ultimo il retroscena affaristico con l'intento di accattivarsi il pubblico gay. Da una parte il duo D'Alessio-Tatangelo c'è riuscito, dall'altro quello del pubblico meno disincantato, non c'è cascato.
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Tra Rutelli e Veltroni è competition (anche sui gay).

(Velino) “Malainformazione”, “notizie inventate”. Walter Veltroni se la prende col Corriere della Sera, senza citarlo direttamente (stesso trattamento riservato a Silvio Berlusconi), ma parlando di un “quotidiano che dice che il Pd non avrebbe portato i gay in Parlamento come se potesse scattare un atteggiamento discriminatorio”. Non è vero, assicura Veltroni. Tanto che “una delle personalità più impegnate a favore dei diritti degli omosessuali, Paola Concia, sarà nelle nostre liste”. Proprio sulla mancata candidatura della Concia - notizia poi smentita da Veltroni - o di altri rappresentanti degli omosessuali aveva giocato il Corriere nel parlare di “strappo” tra Pd e gay. Un titolo ispirato anche alla discesa in campo di Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay, con la Sinistra arcobaleno. Non una grande novità, obietta la Concia: “L’ipotesi di una candidatura di Mancuso col Pd non era mai stata avanzata”. A far saltare la mosca al naso del leader del Pd è stata probabilmente la malizia con cui il Corriere, di spalla al titolone sullo “strappo” tra Veltroni e i Gay, ha dedicato un titolo al sì di Francesco Rutelli all’istituzione di un “centro studi omosessuale” a Roma. L’impeto con cui Veltroni ha reagito al Corriere - bruciando i tempi nell’annuncio di una candidatura che fino a ieri, assicurano da Via Solferino, non era stata presa in considerazione - può anche essere letto come un sintomo della competition tra il sindaco dimissionario di Roma e il suo predecessore (nonché aspirante successore). Più volte, anche negli anni passati, Rutelli ha espresso critiche alla gestione Veltroni. Una rivalità che il Corriere si diverte ad acuire. Quanto alle preferenze del mondo omosessuale vicino al Pd, la Concia, ex Ds, non ha dubbi: Veltroni “ha fatto molte cose per il nostro movimento”, Rutelli “aveva bisogno di dare un segno”. Al massimo, per lui, si può parlare di “buon inizio”.

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Berlusconi non riceve i gay di destra. Oliari, GayLib: "Nel centrodestra c'e' una falsa dialettica sul tema della famiglia".

OLIARI (GAYLIB), IN PDL OSTRUZIONISMO VERSO I GAY "Nel centrodestra c'e' una falsa dialettica sul tema della famiglia".

(Ansa) Nel Pdl non ci sono candidati omosessuali alle prossime elezioni politiche, perche' c'e' un vero e proprio ostruzionismo nei confrgonti dei gay: lo denuncia Enrico Oliari(nella foto), presidente nazionale di Gaylib, l'associazione che raccoglie gay e lesbiche di centrodestra. E aggiunge che questo, per un partito che si richiama alla liberta', e' una contraddizione forte...

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Quasi quasi sono Gassman. Colloquio con Alessandro Gassman.

Un grande padre alle spalle. Una adolescenza inquieta. Gli attacchi di panico. La difficile gavetta. Il teatro. Ora il successo di 'Caos calmo'.
(Stefania Rossini - L'espresso) Bello e bravo. Chi l'avrebbe detto? Bello, Alessandro Gassman lo è sempre stato e ce ne eravamo fatti un'idea in quel famoso calendario che lo mostrava nudo sulle rocce messicane. Bravo lo è in modo un po' defilato, in riduzioni teatrali di cui spesso è anche regista. Per il resto, troppi sceneggiati tv e troppi filmetti spazzatura ne avevano appiattito l'immagine a quella del solito figlio d'arte che arranca dietro l'ombra di un padre grande e ingombrante. Invece in 'Caos calmo', il film di Antonello Grimaldi tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, ecco l'esplosione. Una presenza scenica vera ed energica, una bellezza maschile nel pieno dell'età, una recitazione matura. Complice la vicinanza di Nanni Moretti, bravo come non mai, che gli fa da mentore e specchio.

Gassman, ci siamo finalmente. Un sex symbol che sa anche recitare.
"Sono 25 anni che faccio cinema, 20 che faccio teatro e scopro che pochi si erano accorti che fossi bravo. È proprio vero: in questo mestiere ci vuole la fortuna di stare nel ruolo giusto, nel film giusto e al momento giusto".

E senza neanche fare il protagonista.
"Ho fatto il fratello, l'altro, ma di un grande come Nanni Moretti. Sono sempre stato un suo fan e sa come capita in questi casi?".

No, come capita?
"Che a forza di leggere tutto su di lui, di vedere e rivedere i suoi film, sono arrivato a fare la parte di suo fratello come se lo fossi davvero. Se mitizzi un personaggio e poi lo incontri, hai la sensazione di conoscerlo in profondità".

In genere con la vicinanza il mito crolla.
"A me è successo il contrario. Ho trovato quello che mi aspettavo: grande intelligenza, acume, cinismo. Persino i suoi difetti sono sublimi. Con due battute sa distruggere qualunque cosa e chiunque".

Anche lei?

"Io sono subito diventato 'l'uomo tartaruga' per via dei miei addominali evidenti. Nanni mi ha perseguitato tutto il tempo mentre faceva quella che ritengo la sua più grande prova d'attore".

D'accordo, Moretti è tanto bravo, però ora stiamo parlando di lei.
"Penso di aver dato il mio meglio per via della doppia natura di quel ruolo: smargiasso e delicato, goliarda e misurato. Amo i personaggi che nascondono un altro lato di sé, come Primo Carnera".

Carnera?
"Sì, il gigante buono. Ho scritto una sceneggiatura su di lui. Era un diverso, un mostro che aveva un'anima grande e semplice, da contadino del Nord. Come mio padre, come mio nonno".

Non si riesce a non parlare di suo padre.
"Non dimentichi che non era solo il grande Vittorio Gassman: era il mio papà. Tanto più che la sua grandezza non mi sembra sufficientemente ricordata".

Con chi ce l'ha?
"Con molti. Per esempio, lei trova normale che nel 2000, l'anno della sua morte, il Festival di Venezia non gli abbia dedicato neanche un ricordo? Credo che il direttore dell'epoca, Alberto Barbera, verrà ricordato solo come colui che non ha ricordato Vittorio Gassman. Se non fosse stato per Veltroni.".

Eccolo! Che ha fatto Veltroni?
"Gli ha dedicato un lungotevere e una piazza di Roma, dandoci molta gioia. È un grande appassionato di cinema. Anni prima mi aveva telefonato per complimentarsi per 'Teste di cocco', che avevo girato in coppia con Gianmarco Tognazzi. Il film fu un flop al botteghino, ma Walter forse aveva intuito che era nel filone di quel cinema mondezza che prima o poi viene rivalutato".

Per 'Caos calmo' non le ha telefonato?
"Ora ha un po' da fare, ha il nostro destino nelle sue mani. Tutti dicono che in Italia ci sono soltanto due grandi politici: D'Alema e Fini. Io non sono d'accordo, ritengo che Veltroni sia un grande politico, pur restando un uomo che ama le arti. Credo anche che sia contento del mio posizionamento come direttore del Teatro d'Abruzzo".

Già, ora il Gassman è lei. Pensa di essersi liberato dell'ombra di suo padre?
"No, e non voglio liberarmene. Era una persona di immenso talento e cultura e mi piace che tutti ricordino che sono suo figlio. Mi addolora solo che non sia qui, avrebbe apprezzato ciò che faccio in teatro. E poi come attore sono molto diverso da lui. Ricorda 'Il sorpasso'?".

E chi non lo ricorda.
"Ecco, rifarei volentieri il film, ma mi prenderei il ruolo che fu di Trintignant".

Anche lui bello e tenebroso.
"Sulla bellezza, se la vuole tutta, non ho mai avuto problemi. Mio padre era magnifico, ma ho scoperto a 14 anni di cavarmela benino anch'io. Me lo fece capire una donna spaziale".

Chi era?
"Rachel Welch, l'immagine femminile più eccitante che io abbia mai incontrato. Avevo accompagnato mio padre a Lecce per un premio. Lei mi apparve improvvisamente in un ascensore. Mi mancava il fiato, ma dopo avermi guardato bene, mi sussurrò: 'Sei ancora più bello di tuo padre'. E se ne uscì svanendo per sempre nel corridoio".

Lei è davvero al centro della vita e della carriera. Anche nella sfera privata va tutto così bene?
"Sì, ho una moglie e un figlio splendidi. E, da quando sono finiti gli attacchi di panico, mi sento molto sereno".

Vuole parlarne?
"Non è una cosa che nascondo. Il panico è cominciato un anno e mezzo dopo la morte di mio padre. Ho avuto solo un paio di attacchi all'anno, però terribili. Duravano 20 minuti ed erano invalidanti. Ma il peggio è che vivevo il resto del tempo nella costante paura che tornassero".

Come ha fatto a eliminarli?
"Sono andato dall'analista, anzi da un sacco di analisti: freudiano, junghiano, poi mi sono fermato su un transazionale. È una terapia meno profonda che mira a uno scopo. Ora sono rimasto solo un po' bipolare, passo da momenti di sconforto a momenti di euforia. Ma ogni mattina mi sveglio e ringrazio non so chi".

Non ha un dio da ringraziare?
"No, faccio parte di quelli che si chiamano gli 'speranzosi', come Alberto Sordi che diceva: 'Hai visto mai? Lascio tutto alla Chiesa, hai visto mai?'. Io, per ora, me la sono cavata con la psicoanalisi".

Che, del resto, nella sua famiglia era di casa.
"Sì, ci andava mio padre, ci andava Diletta D'Andrea, la sua ultima moglie e mia seconda mamma. Ma non è servita a evitare la depressione che ha reso orribili gli ultimi anni di papà. Faceva male vedere quella montagna umana che diventava fragile come un vaso Ming, con la pelle screpolata, le vene che gli uscivano fuori. Sembra un destino di quella grande generazione d'attori".

A chi si riferisce?
"A Ugo Tognazzi che anni prima soffriva della stessa depressione. Si racconta che una sera, nel corso di uno degli ultimi tornei Tognazzi, lui e Vittorio si siano chiusi per ore in una stanza a raccontarsi chi di loro due stesse peggio. E pare che sia finita con delle risate pazzesche".

Lei ha messo su una famigliola come si deve, rara di questi tempi. È una reazione a quella molto allargata di suo padre?
"Nell'infanzia quella famiglia mi sembrava la normalità: un padre, due madri, una che vedevo raramente e una d'elezione che mi metteva le maglie di lana, tre fratelli di madri diverse, un fratello acquisito, Jacopo Salce, con cui ho condiviso per anni un lettone. Poi ho avuto semplicemente la fortuna di incontrare una donna rara che mi tengo stretta, più intelligente e più colta di me".

Si ritiene incolto?
"Leggo molto e cerco di recuperare, ma mi manca la formazione di base. Oggi mi rammarico di essere stato un adolescente pluribocciato, in preda agli ormoni e agli eccessi aggressivi".

Che cosa combinava?
"Picchiavo, ero violento, mi ficcavo in tutte le risse. A 16 anni per menar le mani facevo il buttafuori al Piper. Quando mio padre lo venne a sapere, al grido di 'fascista, fascista' mi levò il motorino e mi mandò a fare pugilato. Ho preso molti cazzotti e mi sono definitivamente calmato. Vuole sapere che futuro prevedeva per me all'epoca?".

Sentiamo.
"O pappone o attore".

Al dunque le è andata bene.
"Sì, però ho sfiorato anche l'altro mestiere. A 17 anni in Grecia con un gruppo di coetanei, tutti in sacco a pelo, mi feci mantenere per una settimana da una trentenne che alloggiava all'Excelsior. Di notte buttavo il cibo dalla finestra ai miei amici. Quando mio padre lo seppe si fece un sacco di risate".

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Sanremo. Malgrado l'esclusione la Bertè potrebbe vincere il premio della critica Mia Martini.

Loredana Bertè è stata esclusa dalla gara.
Canterà comunque domani con Ivana Spagna e nella serata di Sabato.
Il premio della critica Mia Martini, alla quale punta la cantante, potrebbe ancora essere vinto da lei.
Qui di seguito la notizia ufficiale da Sanremo news.it


Il brano 'Musica e parole' di Loredana Bertè è stato escluso dal festival di Sanremo. Lo ha reso noto l'organizzazione poco fa durante una conferenza stampa alla quale ha partecipato anche Pippo Baudo. "E' stata una decisione sofferta ma inevitabile", ha detto il presentatore. "Abbiamo fatto tutte le ricerche e purtroppo è risultato che questo brano era già stato pubblicato". La Bertè è stata raggiunta da Baudo in albergo che le ha comunicato la decisione: "Loredana è molto amareggiata e dispiacuta. E' stata tradita nella sua buona fede". L'organizzazione ha deciso che comunque la cantante si esibirà fuori gara.
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Queste le motivazioni con le quali i responsabili dell'organizzazione del 58° festival hanno preso la decisione di escludere la Bertè dalla gara canora: "Nel corso della conferenza stampa di oggi, l’Organizzazione del Festival della Canzone di Sanremo è venuta a conoscenza della possibilità che la canzone in concorso 'Musica e parole' poteva avere analogie e somiglianze con un brano già edito dal titolo 'L’ultimo segreto' del 1988.
L’Organizzazione, pur non essendo stata formalizzata alcuna denuncia su questo episodio da nessuna casa discografica ai sensi dei commi 1 e 2 dell’art. 8 del regolamento del Festival, ha avviato una serie di accertamenti per verificare i fatti. Avendo trovato conferme ufficiali presso la Siae e la Discoteca Nazionale di Stato del fatto che in un LP dal titolo 'Ultimo Segreto' figurava un brano dal titolo 'Sesto Senso' (autori Oscar Avogadro e Alberto Radius) prodotto da Tullio De Piscopo e Alberto Radius e verificato che il brano presenta identità del tema musicale con la canzone 'Musica e parole' (autori Avogadro, Radius e Bertè) presentata nel 58º Festival ha deciso di escludere il brano 'Musica e parole' dalla gara. L’Organizzazione, valutando la popolarità della cantante e raccogliendo l’invito del Direttore Artistico ha deciso di consentire, comunque fuori gara, l’esibizione dell’artista".

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Mi-sex. Tre giorni di trasgressioni con Rocco Siffredi e le sue donne.

Dal 7 al 9 marzo la fiera del porno con un ospite d’eccezione: il re dei film hard.
(Cronaca qui) Si riaccendono le “luci rosse” su Milano. Come ogni anno, con il “Mi-sex”. E anche questa nuova edizione promette scintille.
A partire dal suo indiscusso protagonista, che il prossimo venerdì 7 marzo aprirà le danze delle “donne in festa”. Dopo Fabrizio Corona, sarà Rocco Siffredi, ex attore pornografico e oggi uno dei principali registi hard a livello internazionale, l’ospite d’onore del festival: «Saranno almeno dieci anni che non partecipo a questa manifestazione - rivela l’artista - e quindi credo proprio sarà una bella sorpresa anche per me. Di solito, quando faccio da testimonial a qualche iniziativa, faccio autografi, saluti, tutto qua. Niente di stravagante. E venerdì prossimo, allo scoccare della mezzanotte, augurerò una buona festa della donna a tutte le ospiti presenti in sala».
Dal 7 al 9 marzo, dunque, Milano rivivrà la sua consueta tre giorni di sesso e di erotismo, la tradizionale rassegna a luci rosse con le maggiori star del settore: un lungo week end “hot” in compagnia di sexy ragazze e dive del porno pronte a dare spettacolo presso il Centro Congressi Milanofiori (di fronte al Forum di Assago).

Tre giorni di “brivido caldo” e al “gusto del proibito”, con le calienti performance di Maurizia Paradiso “...e i suoi mariti”, Vittoria Risi (al suo debutto hard dopo lo scandalo dell’autunno), Laura Perego, al Mi-sex dopo i premi internazionali di Praga e Bruxelles e Melany Moore, star del web, incoronata da “Talent1” su Italia 1.

E poi ancora il talent scout Riccardo Schicchi, attivo nel mondo della pornografia, Ettore Wallemberg Terzo e le stelle del futuro Eva Anderson, Caterina Baroni, Asha Bliss, Tia Carrera, Greta Martini, Monica Maserati e Alessia Roma.

Ma le sorprese non finiscono qui. Oltre all’anteprima assoluta di trailer “hard” che potranno essere votati dagli spettatori, torna l’immancabile appuntamento con l’Hard Academy, lo spazio dedicato alle lezioni di seduzione, allo strip-tease e alla lap-dance: Valentine Demy, Kristine Klaus e Natasha Kiss si cimenteranno negli spettacoli “Sesso di coppia”, “Strip e lap dance”, “Diventare pornostar” e “Trucco e parrucco”.

Gli animi si scaldano. E Milano promette serate da mille e una notte.

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E' guerra tra i gay nel centrosinistra. Veltroni: No a Mancuso, si alla Concia.

Pd: Veltroni, Paola Concia candidata in nostre liste.
(Agi) "Il Pd candida nelle sue liste una delle persone piu' impegnate nella battaglia a favore degli omosessuali e contro l'omofobia, Paola Concia". Ad annunciarlo e' il segretario del Pd, Walter Veltroni, durante una conferenza stampa, smentendo cosi' un articolo apparso oggi su un quotidiano che critica il Pd per essere un partito che non porta i gay in Parlamento, "come se in noi potesse scattare - spiega Veltroni - un atteggiamento di carattere discriminatorio. Mi piacerebbe non si inventassero notizie".
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La Sinistra arcobaleno e Zapatero.
L'analogia l'hanno suggerita loro: ma è credibile?
(La Stampa) La sinistra arcobaleno di Fausto Bertinotti presenta i 14 punti del suo programma e cosa sostiene? Che loro sono la vera sinistra, gli Zapatero italiani. Lotta alla precarietà, redistribuzione del reddito, sicurezza sul lavoro, pace e uguaglianza sostanziale dei diritti delle persone omosessuali... sto leggendo i diversi capitoli. Aggiungo: nei diritti, forse una somiglianza c'è; ma la politica economica zapaterista, onestamente, mi sembra un po' diversa dalle ricette dei nostri radical, fatta semmai di dinamicità, flessibilità, sgravi alle aziende dei govani. Allora giro la domanda a voi: vi pare esista una qualche analogia tra i nostri Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio, e Zapatero?

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Pd, è «strappo» con i gay. Nessun nome in lista. Mancuso (Arcigay) si candida con la Sinistra Arcobaleno assieme a Luxuria.

Chiuso definitivamente il rapporto con l'Arcigay. Serra correrà in Toscana dopo i malumori in Campania.

(Maria Teresa Meli - Il Corriere della Sera) Con i cattolici non gli è andata benissimo. Andrea Riccardi, il fondatore della comunità di Sant'Egidio, gli ha fatto i suoi auguri, ma ha declinato l'offerta di una candidatura. Perciò Walter Veltroni si è acconciato a minori pretese in quel mondo. Il Pd candida Andrea Sarubbi, conduttore di «A tua immagine», la trasmissione di Rai Uno in cui viene trasmesso l'Angelus del Papa, e il filosofo Mauro Ceruti. Ma la pesca non certo eccellente nel mondo cattolico non ha risparmiato al leader del Partito democratico lo strappo con il mondo dei gay.

Un strappo significativo, quello con gli omosessuali, visto il rapporto che da sempre ha legato i Ds all'Arcigay. Ebbene, il presidente di questa associazione, Aurelio Mancuso, che già in questi mesi aveva avuto modo di polemizzare con il comportamento del Pd nei confronti degli omosessuali, ha sbattuto definitivamente la porta in faccia al partito di Veltroni e ha deciso di candidarsi con la Sinistra Arcobaleno. E ora? Il Pd, in grande imbarazzo per la polemica che è scoppiata con i cattolici dopo la decisione di candidare i radicali, tenta di fare finta di niente. Fa trapelare che su un sito gay Veltroni è il politico più amato da quel mondo, ma si guarda bene, almeno per ora, dal candidare un omosessuale dichiarato. Eppure c'è Paola Concia, che nei Ds ha vissuto la vita intera e che ha dato un grande contributo a quel partito e che è da sempre in prima linea nelle battaglie a favore dei diritti dei gay. Ma nel Pd dicono che, almeno per ora, non è prevista nessuna candidatura di una rappresentate o un rappresentante degli omosessuali. Insomma, allo stato delle cose, il Partito democratico preferisce soprassedere, onde non rinfocolare la polemica con la Chiesa e i teodem.

Ovvieranno a questa mancanza i radicali? Tenteranno loro di ricucire questo strappo? Al momento anche il Pr appare afono su quel fronte. Dopo aver cassato la candidatura di Viale, il medico «reo» di aver sperimentato anzitempo la pillola abortiva, Emma Bonino e compagni non sembrano avere intenzione di aprire un fronte polemico con quello schieramento — i teodem e gli ex ppi del Partito democratico — che sembra dare in questo momento dei grattacapi a Veltroni. Del resto, l'ex sindaco di Roma, che ha confermato la candidatura del prefetto Achille Serra (il quale dovrebbe debuttare in Toscana perché in Campania il partito locale non lo vuole), deve recuperare i rapporti con il mondo cattolico, quindi la presenza o meno di rappresentanti dei gay nelle liste del Pd non sembra essere il primo dei suoi problemi. Anche perché l'ingresso dei radicali non ha portato troppa fortuna al Pd.

Veltroni era convinto che Emma Bonino gli facesse guadagnare un punto in percentuale in più e per questa ragione si è battuto dentro il partito per l'accordo con i radicali che lasciava perplessi anche i dirigenti che provengono dai Ds. Ora, conti alla mano, parrebbe che quell'accordo — in meri termini elettorali, ovviamente — non sia stato un grande affare. Peggio, secondo le simulazioni di voto segretissime che sono sui tavoli dei big del centrodestra e del centrosinistra, la situazione per il Pd sembra più che critica. Anche un sondaggio che dà ragione a Veltroni, che rivela, cioè, che effettivamente il distacco tra il Pd e Berlusconi è di poco più del 6 per cento lascia pochi dubbi. Alla Camera il Cavaliere sbanca, ottenendo il premio di maggioranza. Ma anche al Senato i numeri danno ragione al leader del Pdl. Nel suo insieme l'opposizione, Cosa rossa inclusa, ottiene 144 seggi a Palazzo Madama, ma la formazione di Berlusconi insieme alla Lega ne guadagna 162. E questo dopo l'accordo con i radicali, che lascia immutata la percentuale del Pd: 34 per cento.
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ELEZIONI, LUXURIA E DE SIMONE CANDIDATE SINISTRA ARCOBALENO.
(Rassegna.it) Wladimir Luxuria e Titti De Simone saranno ancora candidate per la Sinistra Arcobaleno. Lo annuncia Franco Giordano a 'Panorama del giorno'. A Maurizio Belpietro che chiede se la sinistra e' pronta a candidare esponenti dell'Arcigay che il Pd non vuole presentare, il segretario di Rifondazione comunista risponde: 'Per noi non e' un problema ospitare personalita' che si sono battute per il tema dei diritti. Penso a Wladimir Luxuria o a Titti de Simone'.

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Sanremo. Andrea Osvart "No! Non sono lesbica". Non è che con tante canzoni che parlano di omosessualità si è creata un’atmosfera giusta per...?

(Paolo Crecchi - Il Secolo XIX) «No! Non sono lesbica! Mi piacciono gli uomini!»: come possano concludersi così le confessioni di Andrea Osvart, davanti al camerino di Bianca Guaccero in lacrime, potrebbe meritare nei prossimi giorni ulteriori approfondimenti. Del resto: le hanno scelte apposta, la valletta bionda e la valletta nera, perché affascinassero l’Italia e possibilmente la dividessero. Sono i suoi agenti a confermarlo: «Una più esile, l’altra più rotonda. Una esotica, l’altra mediterranea. Un’operazione commerciale, non abbiamo lasciato niente al caso». E tuttavia nessuno poteva prevedere che le due ragazze, entrambe non ancora trentenni, diventassero amiche per la pelle. Che pretendessero di alloggiare nella stessa suite, all’albergo Londra, e solo l’italica scorta di mamma Rosa alla sua bambina, Bianca, convincesse Andrea a rassegnarsi. La prima al secondo piano, la seconda al quarto. Con licenza di incontrarsi. E incontrate si sono eccome, una nelle braccia dell’altra, all’alba di ieri. Quando Andrea Osvart è rincasata ostentando la sua bellezza altera per le telecamere, ma profondamente ferita dalle critiche subite al Dopofestival: «Sarei bugiarda se dicessi che non ci sono rimasta male, io ho eseguito semplicemente quello che mi avevano detto di fare. Forse mi hanno preso di mira perché sono straniera». E difatti “Festival Daily”, la storica testata sanremese diretta e distribuita da Ilio Masprone, titolava beffardamente ”La colf che tutti vorremmo”. Non è forse entrata in Italia con un permesso di soggiorno da cameriera, la bella ungherese?

«Abbiamo deciso di dirlo, in televisione, per far crescere la simpatia attorno a me. Ma il mio datore di lavoro era l’agente, non ho mai spazzato un pavimento in vita mia». Bianca Guaccero ha provato a consolarla. Ancora prima delle rassicurazioni mattutine di Pippo Baudo, da lei sono venuti il notturno «tieni duro» e l’albeggiante «non penserai mica di arrenderti adesso». Lacrime liberatorie. Abbracci. Bacini. Almeno la cena era stata saltata per qualcosa. Va da sé che il personale degli alberghi è tra i più maligni, specialmente quello allenato a convivere con i Vip. E così le mezze frasi e le gomitate hanno cominciato a sprecarsi, opportunamente sollecitate naturalmente: e la bionda e la bruna hanno superato le più rosee aspettative degli agenti, risultando ancora più intriganti. Bianca: «Vieni nel mio camerino stasera, Andrea»? Andrea: «Bianca, non ti lascerò sola neanche un istante». Bianca: «Promettimi che resterai sempre con me». Andrea: «Te lo giuro!».

Mettetevi nei panni di un elettricista, di un tecnico del suono, di un operaio già esasperato dalla promiscuità del backstage, quando i costumi volano via prima ancora di raggiungere il camerino e i pensieri li seguono fino in cielo. Aggiungeteci che Bianca lasciava filtrare lacrimoni lucenti oltre il bordo inferiore delle lenti scure. Mica tutti sapevano che aveva semplici problemi di voce. Voce arrochita dal freddo preso la notte, ecco, a piedi nudi nel corridoio. Malanno invano curato con il cortisone, disagio che accresceva la tensione, contrattempo che rischiava di apparire come una fuga dalle responsabilità: «Andrea è stata criticata per come ha cantato e ballato, che figura ci faccio se io mi tiro indietro?».

Lo spettacolo doveva continuare. E mentre Andrea dichiarava «mi piacciono gli uomini maturi perché ho avuto il papà assente durante l’infanzia», lei doveva esibire la mamma, la signora Rosa di Bitonto. Se l’ungherese non rinnegava il suo ruolo nel bel film “Mare Nero”, «una storia di scambisti, io muoio durante un gioco erotico e di fatto divento la protagonista», l’italiana doveva apparire rassicurante: «Sogno un fidanzato della mia età, tanti bambini e non mi monterò la testa se avrò successo». Per il resto, complimenti e sbaciucchiamenti reciproci, insomma all’amicizia mica si comanda. Pensierino della sera: non è che con tante canzoni che parlano di omosessualità si è creata un’atmosfera giusta per...? Risate, assicurazioni, lievi rossori: «Noo! Per carità! Niente contro, naturalmente, ma…». Ma. Peccato però, dopo la pubblicazione delle foto osè sulla rivista semipornografica poteva essere lo scandalo numero due.

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Sanremo, il Cardinale Tonini 'scomunica' la canzone della Tatangelo: “Strumentalizza e danneggia gli omosessuali". Intervista.

(Bruno Volpe - Papanews) Sanremo non vuol dire solo musica ma anche critiche. Se ne saranno resi conto Pippo Baudo (dall’alto della sua esperienza) e Piero Chiambretti, i conduttori di questa edizione, che ben presto hanno dovuto fare i conti su un vorticoso calo degli ascolti. Che il Festival di quest’anno non piaccia agli italiani? Difficile dirlo, anche se non sembrano esserci particolari entusiasmi all’interno stesso dell’entourage Rai. Di sicuro, la kermesse nazional-popolare non è di gradimento del Cardinale Ersilio Tonini, che ha trovato particolarmente di cattivo gusto l’ammissione in gara della canzone ‘Il mio amico’, che tratta una storia tra omosessuali, della super-favorita Anna Tatangelo.

Allora, Eminenza, ci illustri le Sue perplessità.
"Ad esser sincero, anche per l'età piuttosto avanzata (questo illustre porporato ha 93 anni, ndr) vado a letto presto e non guardo il Festival, ma ho sentito ugualmente parlare della canzone della Tatangelo. Ritengo che un tema così scottante, così delicato e tanto controverso come l’omosessualità non possa essere oggetto di una canzonetta. Mi sembra assurdo, oltre che offensivo verso gli omosessuali stessi, fare di questa diversità l’oggetto di un concorso televisivo. Ma si sa, oggi si sacrifica tutto sull'altare dell'audience, sia per rendere il prodotto più morboso e prurigginoso, sia per riempirsi il portafogli ai danni di quella parte debole che si pretende, falsamente e con ipocrisia, di difendere. Non ho dubbi: boccio su tutta la linea la canzone di Anna Tatangelo quella canzone, e penso che neppure ai gay piacerebbe".


Il Suo è davvero un giudizio molto severo, una vera e propria stroncatura…
"Parlo così in difesa degli omosessuali. Ma, aggiungo, anche se oggi ormai vale tutto e la morale sembra non contare più nulla, non è plausibile che un argomento delicato come quello dell’omosessualità, sia pure in termini musicali, venga trattato in prima serata, e per giunta al Festival di Sanremo, durante la cosiddetta ‘fascia protetta’, quando cioè ci sono milioni di bambini e adolescenti davanti alla Tv. Così si lanciano messaggi sbagliati”.


Lei sembra davvero avere molto a cuore i problemi degli omosessuali.
“Guardi, sono stato parroco a Salsomaggiore, e le assicuro che i ‘diversi’ vivono un grandissimo dramma interiore, per questo mi dà fastidio che si speculi su di loro. Dio solo sa quanti di essi mi hanno chiesto aiuto piangendo per uscire dalla loro diversità o, comunque, per essere aiutati a superare i pregiudizi della gente. Con questo non voglio dare giustificazioni all’omosessualità, perché si tratta comunque di una tendenza contro-natura e di un gravissimo disordine mentale ed esistenziale, ma è palese che i gay vivano una immensa tragedia interiore".


Cardinale Tonini, dalle Sue parole emergono accoglienza e fermezza.
"Nutro verso gli omosessuali, come del resto fa la Chiesa, dolcezza, carità e misericordia. Ma con ciò non legittimo l'omossessualità sotto l'aspetto etico. Chi sbaglia nei confronti dei gay è chi scrive racconti e canzonette per lucrare sulle loro disgrazie".


I dati Auditel, intanto, hanno mostrato un calo degli ascolti: c’è già chi parla di un flop del festival di Sanremo.
"Mi dispiace. La musica è una cosa bella e buona, serve per distendersi e passare ore di svago. Ma se vi è stato un pesante calo, penso che gli organizzatori debbano riflettere seriamente e prendere esempio da questa salutare lezione".


Eminenza, l'Italia è in piena campagna elettorale: ritiene che i valori etici e i cosiddetti principi non negoziabli debbano essere al centro del dibattito pubblico e politico?
"Ovvio: la difesa della vita, della famiglia, la lotta contro l'aborto non possono essere ingorate. Il dibattito politico deve mettere al centro i valori irrinunciabili e i cattolici, ma anche i non credenti, ne devono tenere conto quando andranno a votare".

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Ecco la storia di Claudio Ferri, l'amico gay di Anna Tatangelo.

Claudio Ferri Anna Tatangelo(Queerblog) Mi rendo conto che l’argomento Anna Tatangelo è diventato senza dubbio preponderante in questi giorni, ma abbiamo oggi l’occasione di conoscere Claudio Ferri, l’amico gay di cui tanto si è parlato in questi mesi, l’ispiratore del brano “Il mio amico“.

L’intervista che vi riassumo nei punti nodali è stata pubblicata su “Chi” di questa settimana. Il percorso di Claudio è molto complicato, un po’ come quello di ogni ragazzo o ragazza omosessuale. Ha impiegato molto tempo ad accettarsi e farsi accettare, un doppio passaggio che molti di noi conoscono bene.

Nonostante il brano sembra dire il contrario, lui non vuole essere donna ma non ha “paura di mettere una maglia rosa o i pantaloni aderenti”. Claudio crede nell’unione civile tra gay, cosa che secondo lui dovrebbe essere accettata anche dalla Chiesa, non nell’affidamento a coppie omosessuali, perchè “ancora presto”.

A cinque anni scopre di amare le Barbie e non le macchinine. Insegnanti preoccupati, madre apprensiva. A tal punto da spedirlo dallo psicologo per “correggere” i comportamenti distorti. Per colpe delle violenze fisiche ricevute a scuola, è stato costretto ad abbandonarla.

Per fortuna la famiglia (madre, padre, fratello maggiore e due sorelle piccole) hanno accettato con molta serenità l’omosessualità del figlio.Ha avuto il primo fidanzato a 15 anni, ma ancora non aveva ben chiara la sua sessualità. Gli uomini che ha avuto durante la sua vita erano quelli “mascherati, che non accettano o nascondono il loro lato omosessuale”.

Oggi a 30anni è un ragazzo felice, orgoglioso. Ed è l’amico gay più conosciuto d’Italia. Quanti di voi si rispecchiano nella sua storia?

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Sanremo. Il coraggio di cantare l’amore fra donne. Valeria Vaglio e la canzone “Ore ed ore”.

«Aspetto serena anche possibili critiche della Chiesa».
(Renato Tortarolo - Il secolo XIX) Due versi peseranno come pietre, questa sera (ndr. martedì), sul Festival. Uno dice “e già iniziava a nevicare, e il nostro letto all’improvviso si trasformò in altare...”. L’altro aggiunge: “Dio fa che ritorni il sole che senza lei non so più stare...”. A cantarli, con garbo ma anche grande sicurezza, sarà Valeria Vaglio, 28 anni, barese, in gara fra i Giovani dopo essere uscita da SanremoLab. Forse sarà scandalo, ma la cantautrice non fa nulla per alimentarlo: “Ore ed ore” è una canzone gay dove la protagonista è sinceramente innamorata di un’altra donna.

Nulla da vedere con il brano della Tatangelo, “Il mio amico”, dove viene tirata in ballo la discriminazione contro il mondo omosessuale. «Però sono contenta che ci siano addirittura due brani al Festival» dice la Vaglio «che affrontano lo stesso tema: evidentemente è venuto il momento di parlarne senza più ipocrisie né sotterfugi». Liceo classico, poi il Conservatorio, voce «da contralto», un “demo” mandato a Gianni Morandi che la incoraggia a scrivere canzoni, un secondo lavoro di grafica pubblicitaria quando ormai dispera di diventare una cantante professionista, la Vaglio ha il coraggio delle persone, rare, che non hanno paura.

«La mia è una storia d’amore universale, solo che dove ci si aspetta un lui c’è una lei: quel verso èl’unico momento in cui si capisce di cosa si parla. E sono felice così: ci sono argomenti che rimangono confinati nel silenzio, tutti lo sanno ma voltano la testa dall’altra parte. Fra l’altro “Ore ed ore” non è nemmeno autobiografica: quando l’ho scritta mi sono accorta che “lei” suonava meglio di “lui” e ho scoperto che poterlo dire mi piaceva, che mi dava un brivido lungo la schiena. Che poi il tema sia anche il motivo per cui è stata scelta non mi sorprende: credo che il Festival sia lo specchio di una società che cambia».

Pippo Baudo e la commissione selezionatrice, infatti, non ci hanno pensato due volte: «Mi è andata bene, perché credo di aver affrontato il tema dell’amore fra due donne con una certa leggerezza, e soprattutto senza parlare di discriminazione. Se uno poi vuole cogliere anche quell’aspetto sbaglia. So benissimo che tutto ciò che viene considerato “anomalo” fa paura, ma se lo tratti con garbo è diverso». La cantautrice rimane serena anche davanti a eventuali polemiche: «Me le aspetto: sicuramente la Chiesa potrà aver qualcosa da obiettare e al Festival tutto è amplificato.

Ma proprio per questo motivo sarebbe un ottimo punto di partenza». Però il verso del letto paragonato all’altare può scandalizzare, no? «Me l’hanno detto, ma se è per questo mi hanno fatto notare che la canzone può essere letta in difesa di Pacs o Dico. Mi limito a rispondere che nei sentimenti qualsiasi contratto mi pare inadeguato». La Vaglio pubblicherà in questi giorni il suo album d’esordio: «Ma non è una visione gay del mondo, e non c’è un’altra lei in primo piano come in “Ore ed ore”. Però ci tengo che l’amore fra donne emerga, perché è sempre rimasto nascosto. L’unica immagine che è venuta fuori, sino ad oggi, è quella gay maschile ma purtroppo con un’accezione perversa. È venuto il momento di abbattere queste ipocrisie, anche se non mi sento certamente una Giovanna d’Arco». Ipocrisie come quelle di tante popstar bisessuali per fare scandalo ma rigide sulla propria privacy? «Non giudico nessuno, nella propria camera da letto ciascuno è libero e solo».
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In Israele la politica si spacca su porno. Per gli ortodossi si deve vietare accesso a siti hard.

(TGCom) La possibilità di consentire o meno agli israeliani l'accesso in blocco ai siti internet pornografici ha spaccato la Knesset, il parlamento israeliano. Il partito ortodosso Shas ha presentato in prima lettura la bozza di una legge che permetterà di impedire di visitare i siti pornografici, istigatori alla violenza o incoraggiatori dei giochi d'azzardo. Al momento del voto, 46 deputati hanno votato a favore, mentre 20 sono stati i voti contro.

La coalizione di Ehud Olmert attraversa una fase di debolezza e il partito rabbinico sefardita Shas è ora un tassello importante. Fra gli oppositori, si sono espressi con eguale fervore Ghilad Erdan (Likud, destra nazionalista) e Dov Henin (comunista). ''Questa legge - hanno esclamato - non deve passare. Altrimenti saremo come l'Iran''.

Anche gli opinionisti sono scesi in campo. Secondo Maariv i rabbini ortodossi di Shas sono in realtà impegnati in una 'guerra di cultura' contro il mondo moderno, allo scopo di difendere i loro ghetti mentali. Ma il ministro delle comunicazioni Ariel Atias, un dirigente di Shas, ha assicurato di essere animato solo dal desiderio di difendere i giovani israeliani dai mille rischi che incombono su di loro in internet. Atias ha detto di aver preso ad esempio non l'Iran, bensì Australia, Turchia e Singapore. L'idea è di elaborare una lista dei siti perniciosi: quindi ai server sarebbe ordinato di bloccare ogni possibilità di contatto con essi.

Secondo il deputato Henin, Atias e il partito Shas hanno intrapreso una strada molto rischiosa per la democrazia israeliana. ''Non desideriamo affatto avere un Grande Fratello'', ha osservato. Gli espedienti tecnici, a suo avviso, non potranno mai risolvere un problema del genere. Anche perché comunque i bambini resteranno esposti a rischi nelle sale chat e nello scambio di messaggi con possibili pedofili.

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Esiste una storia "gay" del mondo? Si, eccola in un libro.

La storia gay del mondo. Il libro - La casa editrice veneziana Cicero pubblica un volume di Robert Aldrich che dimostra come l’omosessualità sia esistita nelle diverse epoche e nei diversi luoghi. I casi dei marinai della Serenissima e delle lesbiche trevigiane del Medioevo.

(Claudio Malfitano - La Nuova Venezia) Dall’epopea di Gilgamesh (a fianco), protagonista del poema assiro-babilonese con il compagno Enkidhu, fino a Axel e Egil Axgil, i pionieri del matrimonio gay in Olanda, che nel 1957 unirono i loro nomi in un nuovo cognome che ne rappresentasse l’unione. Tre mila anni di storia in chiave gay: chi erano e come vivevano gli omosessuali nelle diverse epoche e in diversi luoghi del mondo. E’ l’ambizioso volume Vita e cultura gay curato dallo storico australiano Robert Aldrich e portato in Italia dalla casa editrice veneziana Cicero.
Non un qualcosa di nascosto e innominabile, ma la dimostrazione che l’omosessualità è sempre esistita in tutte le epoche e in tutti i luoghi del mondo. Con il consueto corollario di roghi e persecuzioni, fino alle lapidazioni e le impiccagioni dell’Iran di oggi, dove guardacaso il presidente Ahmadinejad sostiene che «non esistono omosessuali». Una storia che parte proprio dalla vita quotidiana degli uomini e delle donne omosessuali. E che sentenze, leggi e processi ci svelano nella loro semplicità.
Se nella Venezia del ’400 il Consiglio dei dieci dovette dare il via una stagione di «pulizia» dei sodomiti nella marina, vuol dire che tra i marinai della Serenissima il «vizio» era decisamente diffuso. Così come non dovevano mancare le lesbiche a Treviso se nel tardo medioevo troviamo un editto che prevedeva, per le donne che commettevano «questo vizio o peccato contronatura», la pena di venire «legate nude al palo sulla via delle locuste e là restare per tutto il giorno e la notte».
Il volume è stato presentato al centro Candiani di Mestre, con il deputato Franco Grillini e la storica inglese Laura Gowing. «Sul tema della storia dell’omosessualità non esisteva prima di questo libro un’opera contemporaneamente scientifica e divulgativa - ha spiegato l’editore Stefano Bortoli - All’estero è uscito più di un anno fa. In Italia è stato rifiutato da molte case editrici. Noi abbiamo voluto investire su un’opera così impegnativa, per fortuna con un certo successo». Collegare storia e sessualità non è un percorso semplice, anche se nessuno storico ha mai negato il ruolo dell’attrazione fisica nell’organizzazione delle società di ogni epoca. Lo stesso vale anche per la “deviazione” omosessuale. Anzi gran parte dell’articolazione teorica dell’omosessualità è di origine storica: per molti gay era, e lo è tutt’ora, importante ritrovarsi nella cultura greco-romana, nell’esaltazione e nella celebrazione di relazioni come quella tra Zeus e Ganimede, di Alessandro e Bagoas o di Adriano e Antinoo. Tant’è che per un periodo l’omosessualità prese il nome di «amore greco».
Proprio la difficoltà di definizione è una delle costanti storiche di quello che, appunto, Oscar Wilde chiamava l’«amore che non osa dire il suo nome». E se in Cina, grazie alla leggenda del duca Ling che offrì una pesca al favorito Mizi Xia, venne chiamato l’«amore della pesca condivisa», in occidente si dovette aspettare il 1860 perché un medico ungherese, Karoly Benkert, coniasse il neologismo greco-latino «omosessualità». Solo in tempi recenti, e con i movimenti di liberazione sessuale degli anni ’70 è arrivato il termine gay, per poi trasformarsi nell’acronimo LGBT (che sta per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) negli anni ’80, e nell’onnicomprensivo «queer» degli anni ’90. Fino a oggi quando la pluralità di comportamenti sessuali ha coniato Msm, una sigla per indicare gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini ma che non si definiscono omosessuali.

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