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venerdì 21 settembre 2007

India: Matrimonio tra due uomini in un villaggio dell'Orissa

(Ansa) New Delhi - Fatto raro in un paese dove l’omosessualità è ritenuta reato - Hanno coronato il loro sogno d'amore sposandosi, con il consenso dell'intero villaggio, in una pubblica e fastosa cerimonia. Niente di strano se non fosse che ad essersi sposati sono due uomini. Il fatto, pressoche' unico in India dove l'omosessualita' e' ancora considerata un reato, e' avvenuto in Orissa, nell'India orientale. Pitamber Naik, 22 anni, vestito come una tradizionale sposa indiana, ha sposato Brundahan Majhi, da lui stesso definito come il grande amore della sua vita. Per i due questo matrimonio e' il risultato di un intervento divino.

''La dea Ma Sarbapurani (una divinita' locale, ndr) ha voluto che io sposassi Brundaban - ha spiegato Pitamber - innanzitutto perche' io lo amo e anche perche' la dea voleva che io lo servissi come fa una moglie, cosa che io ho fatto''.

Pitamber ha dichiarato anche che, dopo il matrimonio, adottera' un nome piu' femminile e vestira' come una donna. La comunita' del villaggio a cui i due appartengono, ha accettato di buon grado l'unione, considerandola anzi di buon auspicio.

Un fatto questo a dir poco unico. In India, persino nelle grandi citta', le relazioni omosessuali rappresentano ancora un tabu' e sono largamente represse. Solo un anno fa aveva dato scandalo, in un villaggio indiano del West Bengala un tentativo di nozze omosessuali in privato tra due ragazze, una delle quali si era poi rivelata essere un transessuale. Sono dozzine i gay arrestati ogni anno in esecuzione della legge, anche se poi la maggior parte di essi viene rilasciata a breve per mancanza di prove.

In base alla legge indiana tuttora in vigore (che risale al 1861, quando l'India era ancora colonia britannica) chi pratica ''sesso contro natura'' e' punibile con il carcere fino a 10 anni. Gruppi di attivisti umanitari e organizzazioni non governative da anni lottano per l'abrogazione di questa legge.

Ma tutte le petizioni sono state finora rigettate dalle autorita' indiane, che continuano a considerare i comportamenti omosessuali contrari alla morale indiana. I gruppi che cercano di tutelare le ragioni dei gay stanno ora portando una nuova importante argomentazione a supporto della loro tesi: la lotta all'Aids. In India infatti ci sarebbero almeno 40-50 milioni di omosessuali a rischio Aids.



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Milano si ricorda di Giovanni Testori

Il Comune di Milano si è ricordato, finalmente, di un grande artista e poeta del passato, che nella sua opera ha trasfuso anche la sua esperienza di milanese, oltre a quella di omosessuale cattolico, diviso fra due appartenenze inconciliabili.

Di questo grande artista - ma uomo tormentato e figura di omosessuale estremamente controversa - dobbiamo ricordare almeno il dramma L’Arialda, che fu accusato di oscenità proprio perché metteva in scena il tema dell’omosessualità.

Per conoscerlo meglio

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"Ho detto: sono gay mi hanno fatto sindaco"

(La Repubblica) Facevo sempre un figurone, quando a scuola invitavo amiche e amici a un party a casa mia, e spiegavo che non avremmo avuto i genitori ossessivamente alle calcagna. Ricordo una volta, quando con luci soffuse suonò il motivo "Nights in white satin" dei Moody blues. Tutti noi, anche il più abbottonato figlio di un giurista, ci lasciammo andare alle emozioni. Io compreso, con Sabine, la mia cara amica di allora, accanto. Facemmo petting e ci coccolavamo insieme fino a farci girare la testa, eravamo una leggenda.
Quando eravamo studenti, le nostre notti tra amici nei club di Berlino erano eccitanti, ma cominciai allora a sentire che il mio istinto batteva con battiti del cuore delle emozioni un po´diversi. Certo, mi piacevano le ragazze, eppure cominciai pian piano a percepire di sentirmi piuttosto attratto dagli uomini. Nel clima ultraliberale della nostra gioventù studentesca, identificarmi con questo mio particolare aspetto nella ricerca della felicità non mi creò alcun problema, ma fu una tendenza, un´emozione, che preferivo tenere per me. Avevo esperienze con le donne, ma mi lasciavano confuso e irritato. Tra i genitori della scuola superiore, le madri mi consideravano un partito ideale per le loro figlie. Ciò mi lusingava. Dicevano di me che preferivo le bionde, il che non era nemmeno falso. Il gusto del flirt come gioco era ancora decisivo, e mi divertivo molto. Ebbi anche due lunghe relazioni con due ragazze. Furono rapporti di partnership davvero buoni, ma alla fine mi sentii costretto a confessare a me stesso che mi nascondevo qualcosa.
Poi, una sera, Joern entrò nella mia vita. Ricordo ancora: il luogo del nostro primo incontro fu il "Bar Centrale" sulla Yorckstrasse a Berlino. Era il 29 marzo 1993. Certo, io, socialdemocratico, se avessi saputo quella sera che lui era apparentato con Wolfgang Kubicki, leader del partito liberale nello Schleswig-Holstein, chissà. Forse mi sarei deciso altrimenti. Ma come che sia, fu fantastico.
A Lichtenrade, il quartiere di Berlino dov´ero cresciuto, avevo ancora la fama di donnaiolo. Ma non potevo rimuovere i miei sentimenti. Conoscevo tanti omosessuali che conducevano una tranquilla esistenza borghese, con regolare matrimonio, figli, villino monofamiliare e che, nascondendosi, soffrivano le pene dell´inferno. Joern mi costrinse a una chiara scelta. E fu bene così.
Pure, nella mia generazione non è poi così ovvio avere un rapporto senza tabù con l´omosessualità. Io ero attivo in politica, e la mia vita privata si poteva divenire bersaglio di sporche campagne diffamatorie. Molti, nella federazione berlinese del mio partito, la Spd, sapevano che io stavo insieme a Joern. Ai più il fatto non interessava proprio per nulla. Ma la questione si poneva chiaramente: se dovevo candidarmi a borgomastro di Berlino, e puntare a governare la città, avrei dovuto riflettere a fondo e prendere decisioni chiare. Quando si diventa vip, o persone pubbliche, l´interesse del pubblico si sveglia. Niente da fare, è così. Nascondere la propria vita privata in modo ossessivo non è possibile, non funziona. Guido Westerwelle (ndr: il leader del partito liberale, che anni dopo Wowereit si è deciso al suo outing come gay) ha provato a fare così per anni, invano. Facendo così ci si ripiega su se stessi, ci si riduce in situazioni strane e solitarie. Il tam-tam delle voci pubbliche pesa come un fardello grave. Mi decisi: dovevo affrontare il tema passando all´offensiva. A una riunione del gruppo parlamentare e della direzione regionale del partito, ne parlai per la prima volta: "Chi non lo sa ancora, deve saperlo", dissi. E spiegai ai compagni che c´era il pericolo che gli avversari politici strumentalizzassero la cosa. I compagni mi capirono, furono d´accordo.
Il mio outing creò un clima di esultanza, In cui i miei amici degli Schwusos (il movimento dei socialdemocratici omosessuali e lesbiche) non trovarono nulla di meglio da fare che strombazzare ai quattro venti la notizia. Ero pur sempre diventato il primo politico di rango che si era deciso all´outing. La rivista degli omosessuali Queer lanciò un comunicato stampa urgente. Tutto l´ambiente gay fu elettrizzato, entusiasta.
Molti berlinesi pensarono sicuramente: "Prima i corrotti conservatori, adesso gli omosessuali di sinistra, non è più normale". Da quel momento, mi fu chiaro che avevo passato il punto di non ritorno. E che avrei dovuto parlarne al congresso del mio partito. Volevo essere inattaccabile. Così, poco prima della fine del mio discorso, pronunciai quella piccola frase, che poi è diventata la frase più nota da me pronunciata in tutta la mia vita: Ich bin schwul, und das ist auch gut so, "Io sono omosessuale, e va anche bene così". Esplose un uragano, una tempesta che io non sarei nemmeno mai riuscito a dipingere nei miei sogni più selvaggi. Ero appena sceso dalla tribuna del congresso, e Sabine Christiansen, la più famosa anchorwoman della tv tedesca, mi telefonò per invitarmi al suo talkshow la sera stessa. Nessuna campagna di propaganda e promozione sarebbe mai riuscita a rendermi popolare così in fretta. La mia vita cambiò come quella di un calciatore che da una squadra regionale balza improvvisamente alla Champions League.
Oggi, Joern è il mio migliore amico. Sa come affrontare i miei umori mutevoli, e non appartiene al mondo della politica. Quando la sera torno a casa, parliamo di ben altre cose. Lui legge libri a valanga, libri che io ricevo in regalo, e mi consiglia quali leggere. Io mugugno sul suo modo di cucinare, lui sulla mia pancetta. La nostra vita insieme è la prova che una coppia è qualcosa di più di due individui soli. Dal 2005, viviamo insieme.
Lo chiamano ‘first lady di Berlino´. Ha qualcosa in comune con il professor Joachim Sauer, il marito della cancelliera Angela Merkel. Condivide con lui magari gli stessi noiosi doveri protocollari, dovrà accompagnarlo ai vertici nel ‘programma per le signore´, le visite turistiche delle mogli dei leader europei e mondiali, e loro due saranno i soli due uomini? Comunque, scherzi a parte, Joern è la mia àncora, il mio amico, il mio consigliere, la mia radice che mi tiene fisso saldo in terra. Dove c´è lui, io mi sento a casa.

(Copyright Bild e Karl Blessing Verlag)
Tratto dal libro "Und das ist gut so. Mein Leben fuer die Politik" (E va bene così. La mia vita per la politica)

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Sesso, lui è ansioso: 'prima volta' sempre più tardi

"Se 20 anni fa l'età del primo rapporto era tra i 13 e i 15 anni, oggi si è spostata in avanti tra i 16 e i 18", spiega il sessuologo Franco Avenia, presidente Airs. Diverse le ragioni, a cominciare dalla paura dei ragazzi di non essere all'altezza della situazione.

Roma, 20 set. - (Adnkronos/Ign) - Ansia, senso di inadeguatezza, paura di fare brutte figure. A differenza dei loro coetanei di 20 anni fa, per gli adolescenti italiani di oggi, e in particolar modo per i maschi, la 'prima volta' rappresenta una vera e propria prova che spesso si preferisce rimandare piuttosto che affrontare subito.

"Se 20 anni fa l'età del primo rapporto sessuale era tra i 13 e i 15 anni, oggi si è spostata in avanti tra i 16 e i 18 - spiega Franco Avenia, presidente dell'Associazione italiana di sessuologia scientifica (Airs) - Le spiegazioni di questo 'ritardo' sono tante. A cominciare dalla paura di non essere all'altezza della situazione. Un senso di inadeguatezza che colpisce soprattutto i ragazzi che, per evitare presunte 'brutte figure', preferiscono rimandare".

La prima ragione di questo allungamento dei tempi, prosegue l'esperto, "è la paura delle malattie sessualmente trasmesse. Primo tra tutti l'Aids. C'è poi il fatto che oggi, in Occidente, il sesso ha smesso di essere trasgressivo, perché se ne vede e se ne parla tanto. E in più rispetto al passato, i giovani oggi hanno recuperato l'affettività". "Però le maggiori responsabilità - aggiunge Avenia - sono in questo caso del vero e proprio terrore che spesso attanaglia i ragazzi".

"Venti anni fa - ricorda il presidente dell'Airs - non si parlava così diffusamente di malattie sessuali e di disfunzioni. Oggi succede continuamente e queste informazioni, spesso distorte, finiscono per condizionare i giovani. Registriamo un numero crescente di problemi e disfunzioni a età sempre più precoci, ma nei ragazzi si tratta di problemi nel 99% dei casi di origine ansiosa".

L'esperto fornisce un quadro preoccupante: "Fino a qualche anno fa era impensabile trovare un paziente sotto i 50 anni nello studio del sessuologo o dell'andrologo. Oggi ci sono giorni in cui sembra di trovarsi in un liceo durante la pausa della ricreazione".

L'ansia da prestazione coinvolge anche le ragazze, pur se in minima parte. Ma le spiegazioni sono differenti: "Per i ragazzi il primo rapporto sessuale rappresenta un rito di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, alla virilità. Le giovani invece temono il dolore, le gravidanze indesiderate. E sanno di compiere un atto irreversibile, che spesso si scontra con leggende o dettami religiosi e culturali".

In ogni caso la prima volta si è spostata in avanti per una "fuga dal sesso che parte prevalentemente dalle paure di lui. E non certo come potrebbero affermare alcuni, da una maggiore consapevolezza o responsabilità".

A sostegno di questa tesi Avenia ricorda che una ricerca condotta nel 2000 dall'Istituto superiore di Sanità aveva evidenziato che circa il 60% degli adolescenti faceva uso dei profilattici. "Una percentuale - dice - che oggi si è ridotta a meno del 50%. Un atteggiamento poco responsabile che la dice lunga sul fatto che i comportamenti sessuali non sono dettati da una maggiore conoscenza e informazione".

Il primo rapporto sessuale, infine, non solo arriva tardi rispetto al passato, "ma principalmente lascia i ragazzi insoddisfatti". Anche questa percezione fallimentare della prima volta può "creare problemi e allontanare gli adolescenti, rallentando la loro formazione della personalità, oltre che lo sviluppo sessuale".


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Emilia Romagna/Grillini: "Non è accettabile una disparità di trattamento tra chi vive nel matrimonio e chi vive fuori dal matrimonio"

(Ap com) Roma, 20 set. - "Mi sembra bizzarro che proprio L'Emilia-Romagna, che per prima, ha riconosciuto nella sua legislazione, l'esistenza di una pluralità di forme familiari (tanto che Formigoni promosse con Comunione e Liberazione un sit-in sotto la regione stessa) abbia ora delle difficoltà a riconoscere con decisione la pari dignità di tutti i nuclei familiari esistenti". Lo afferma in una nota Franco Grillini (Sd).
"Non ci possono essere infatti cittadini di serie A, quelli che vivono in ambito di matrimonio, e cittadini di serie B, tutti gli altri - prosegue - agli amici della Margherita ricordiamo che non è accettabile una disparità di trattamento tra chi vive nel matrimonio e chi vive fuori dal matrimonio tradizionale, perché ciò che prevale deve essere il principio di uguaglianza.
È bene che la regione Emilia-Romagna ammonisce Grillini - approvi al più presto una legislazione che, a partire dalla storica affermazione dei diritti, sancisca il principio di non discriminazione tra i cittadini compresi i cittadini omosessuali".

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Spagna: Vescovo critica mostra a Ibiza, offende il papa

È scontro tra il vescovo di Ibiza e le autorità cittadine dell’isola spagnola per i contenuti di una mostra di arte contemporanea che raccoglie, tra le altre, diverse opere di Ivo Hendriks.

L’artista olandese ha avuto l’inopinata idea di rappresentare Karol Woytila in una posizione non proprio gradita ai credenti che visitano la mostra. Inoltre, l’esibizione è stata collocata in una chiesa sconsacrata. Una volta entrato, l’alto prelato si è trovata davanti la raffigurazione di Giovanni Paolo II in atteggiamenti omosessuali. L’opera “offende i sentimenti cattolici”, ha esclamato Vicente Juan Segura, che ne ha chiesto “l’immediato e urgente ritiro”. Dal comune è arrivata una risposta secca: “Ibiza non ha mai esercitato né eserciterà mai alcuna forma di censura sull’arte”, ha detto Sandra Mayans, consigliere per la cultura.


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In Argentina il primo festival di tango per gay

Dal 26 novembre al 1 dicembre Buenos Aires accoglierà il primo festival internazionale di tango queer. Alla manifestazione prenderanno parte dilettanti, insegnanti, artisti e intellettuali da tutto il mondo. Gli organizzatori considerano che la realizzazione di questo festival "è da una parte una grande possibilità di espressione e visibilità, dall' altra un segno di come stia cambiando la nostra società e la nostra cultura". Il motto del festival è 'danzare il tango senza che le regole siano ridotte al sesso di chi danza' ed è per questo che la manifestazione non è riservata alle sole coppie gay o lesbo ma a tutti coloro che rispettano la diversità. E poichè "il tango deve essere stato inventato da un indeciso" come scriveva Frederic Leclerc, anche i bisex sono benvenuti.

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Una pillola anti-hiv anche per chi non e' sieropositivo.?

Chicago - Una pillola anti-hiv anche per chi non e' sieropositivo. Potrebbe essere questa la strada per salvare milioni di vite dal rischio di contagio da Aids. Lo hanno affermato ricercatori britannici e americani, per i quali somministrare farmaci antiretrovirali a individui sani contribuirebbe sensibilmente alla riduzione dell'incidenza del virus nell'Africa subsahariana.

Nella migliore delle previsioni, somministrare le pillole solo ai soggetti sessualmente attivi di quell'area del continente potrebbe salvare tre milioni di persone in dieci anni.

"E' un'altra freccia nel nostro arco per combattere l'Aids", ha spiegato Ume Abbas, assistente alla facolta' di Medicina dell'universita' di Pittsburgh e principale autore dello studio, pubblicato sulla rivista 'Plos One' della Public Library of Science. Il farmaco in questione e' il 'tenofovir', gia' provato sulle scimmie e ora in sperimentazione sull'uomo.

In cinque diversi test, preparati dalle autorita' sanitarie americane, sono state coinvolte fasce di popolazione considerate ad alto rischio: omosessuali e bisessuali, prostitute, tossicodipendenti provenienti dai quattro continenti.

In attesa dei risultati della sperimentazione, che avranno a inizio 2008, i curatori dello studio hanno deciso di elaborare al computer modelli con i vari scenari possibili.

Nell'ipotesi che il tenofovir si dimostrasse efficace per il 90 per cento dei casi e fosse assunto dal 75 per cento dei soggetti sessualmente attivi, i sieropositivi potrebbero diminuire del 74 per cento in dieci anni.

Se invece risultasse efficace al 60 per cento e fosse somministrato al 50 per cento della popolazione sessualmente attiva, il calo delle infezioni sarebbe del 25 per cento.

Qualora, infine, l'efficacia dell'antiretrovirale fosse solo del 30 per cento e coinvolgesse appena un quarto dei soggetti interessati, la riduzione dell'incidenza dell'Hiv sarebbe del 3,3 per cento.

Abbas ha tuttavia tenuto a precisare che "anche nel caso in cui il tenofovir si rivelasse efficace negli esseri umani quanto si e' dimostrato nelle scimmie, non potra' comunque essere somministrato all'intera popolazione". Anche se si riuscissero a trovare fondi per renderlo accessibile al 18 per cento degli abitanti dell'Africa subsahariana, "si potrebbe in ogni caso ridurre l'incidenza dell'Aids di circa il 30 per cento": 3,2 milioni di persone, in un'area in cui oggi i contagiato sono 22 milioni.




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