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domenica 2 dicembre 2007

Gli "Amici" di Maria. Luca Barbagallo: "Molti si chiedono se sei gay. “Preferisco non rispondere”.

(Eva Tremila) “Sono deluso e rammaricato. Silvio Oddi, il giudice della sfida che mi ha mandato via da Amici, si è contraddetto più volte, mentre professori e pubblico preferivano me”. A parlare, con voce squillante ma arrabbiata, è Luca Barbagallo, il ballerino che, nonostante fosse primo in classifica, ha dovuto lasciare la trasmissione a vantaggio di Mattia De Salve. Scatenando feroci polemiche (comprese molte e-mail di protesta in redazione).
Luca, ti hanno voluto cacciare? “Io non ce l’ho né con Maria né con autori e professori. Però mi chiedo perché sono fuori. Durante la sfida, Oddi sorrideva a Mattia, non a me. Poi lui aveva in studio il suo pubblico, a me non hanno fatto portare nemmeno i parenti”.

Nel caso dei parenti, la scelta è della redazione? “So solo che sono stato trattato in maniera diversa, me lo stanno dicendo tutti. E poi c’è in giro la voce che Mattia e Oddi si conoscessero”.
Ma come sei finito in sfida? “Dovevano scegliere tra me e Gennaro, e in sfida ci hanno messo me, anche se dicevano che ero il più bravo”.

Strano… Sai che un altro concorrente, Francesco, si è chiesto se il programma sia vero o tutto pilotato? “Sono schietto: io credo sia vero. Ma mi sento vittima di un’ingiustizia”.
Vere anche le relazioni che nascono? “Non certo quella tra Maria Luigia e Sebastiano: lontano dalle telecamere nemmeno si calcolano! Mentre tra Francesco e Cassandra c’è amicizia, nulla di più!”.

Insomma, niente relazioni ma solo sfide ad Amici? “Io sono l’unico che ha avuto una simpatia, per Simonetta. Ma non è successo nulla”.

A proposito: in Internet molti si chiedono se sei gay. “Preferisco non rispondere”.

Ma come, hai detto che sei un tipo schietto… “Alla prossima botta di popolarità, risponderò, ok?” (ride).

Affare fatto. Sei molto sicuro di te. Luca, ora che farai? “Il mio sogno è quello di mettere su una compagnia di ballerini siciliani, la Sicily Dance Company”.

LA MADRE DI MATTIA: “MA MIO FIGLIO E’ PULITO”
Signora Biondo, Mattia e Silvio Oddi, giudice della sfida, si conoscevano? “Né io né Mattia conosciamo Oddi. L’unico incontro è stato 11 anni fa: Mattia aveva sette anni e ha partecipato ad una serata di danza presentata da Oddi”.

Mattia è un professionista? “No, la scorsa estate ha ballato nella Free Dance Company di Kledi, ma è una compagnia per chi inizia, come quella che ho messo su io e in cui Mattia danza con altri allievi”.
Lei non è solo l’insegnante di Mattia, ma anche la mamma. Come se la caverà suo figlio ad Amici? “E’ umile e solare, ma ha solo 18 anni: starà a lui far vedere quanto vale. Poi dovrà tornare al liceo: è in quarta Scientifico e voglio che finisca gli studi”. Mattia è fidanzato? “No. Anche se le mamme sono sempre le ultime a sapere queste cose…”.
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Serie cult di ritorno: Ellen e Beverly Hills su Sky,

ellen beverly hills 90210(Tvblog) In un’era di collezionisti di cofanetti e serial lovers nostalgici, i grandi ritorni satellitari sono sicuramente graditi. A partire da questa settimana Sky programma due serie cult (seppure per motivazioni diverse), di cui non possiamo non consigliarvi la “re-visione”.

Su Comedy Central, da lunedì a venerdì alle 16.00, va in onda Ellen, una sitcom diventata leggenda. Dopo di lei, l’omosessualità al femminile formato tv non è più stata un tabù. E senza provocazioni lesbo-chic. La protagonista, una donna come tante eppure speciale, è interpretata da un’attrice che non ha bisogno di presentazioni: Ellen De Generes. Ironica, dissacrante e sempre imprevedibile, la popolare comica è al centro di un one woman show tutto da ridere, che ha segnato uno spartiacque nella storia della tv made in Usa.

L’amarcord di culto prosegue con i ragazzi di Beverly Hills 90210, il patriarca dei teen drama che ha appassionato un’intera generazione per farsi riscoprire da tutte quelle a venire. Brandon, Brenda, Dylan, Kelly… impossibile dimenticarli! Torna in tv la leggendaria serie prodotta da Aaron Spelling e Darren Star, pluripremiata in utto il mondo. Prima ancora di Dawson’s Creek e The Oc, sono stati loro, i ragazzi di Beverly, a conquistare milioni di adolescenti con un mix di storie fatte di amori, amicizie e inquietudini. Il tutto condito dal sole e dal lusso di un quartiere glamour. Su Sky Show, ogni martedì alle 21.00, i sogni passano per la California degli anni ‘90 (quantomeno, si preannuncia una programmazione meno confusionaria di quella in replica su Italia 1).

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A Mercadante di Napoli continua il ciclo di incontri la parola contesa.

Lunedì 3 dicembre al Teatro Mercadante|ore 21, il paleontologo inglese Richard Fortey e il genetista italiano Luigi Luca Cavalli Sforza, protagonisti del secondo appuntamento di "La parola contesa" il ciclo di incontri condotti da Vittorio Bo dedicato alla parola “Evoluzione”.

Dopo il successo registrato lunedì 26 novembre dall’incontro sulla Bioetica – con la sala gremita in ogni ordine, a conferma dell’interesse raccolto dal genere di manifestazione (vedi il ciclo Che cos’è…?) – sarà Evoluzione la parola che si contenderanno, sollecitati da Vittorio Bo, il paleontologo Richard Fortey e il genetista Luigi Luca Cavalli Sforza.

Spesso si riflette e si studiano le migrazioni dei popoli e degli animali. Meno si fa caso al percorso mentale e fisico delle idee. Su queste problematiche si confronteranno i due prestigiosi ospiti.
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Richard Fortey paleontologo, lavora al Natural History Museum di Londra. Ha partecipato a innumerevoli spedizioni paleontologiche (alcune delle quali in Italia) ed è autore di svariati saggi diventati best sellers, tra cui Terra. Una storia intima (Codice, 2005), Età: quattro miliardi di anni (Longanesi, 1999), candidato al Rhône-Poulenc Prize, e Trilobite! (Knopf, 2000), candidato al Samuel Johnson Prize nel 2001. Vincitore nel 2003 del Lewis Thomas Prize per la scrittura scientifica, Fortey è membro della Royal Society.

Luigi Luca Cavalli Sforza è uno dei massimi genetisti italiani, e ormai da molti anni si occupa di antropologia e storia. Universalmente riconosciuto come uno degli studiosi più autorevoli nel campo della genetica di popolazione e delle migrazioni dell'uomo, Cavalli Sforza è professore emerito all'Università di Stanford in California. L'impulso a diventare genetista gli venne da Adriano Buzzati Traverso, con cui mantenne sempre i contatti. Inizialmente lavora all'Istituto Sieroterapico Milanese, poi a Cambridge, in Inghilterra, dove si dedica allo studio della genetica batterica. Rientrato in Italia, insegna alle università di Milano, Parma e Pavia. Dal 1952 comincia a raccogliere dati demografici e si occupa di analisi statistiche delle società umane, utilizzando le dispense ecclesiastiche per i matrimoni tra consanguinei. Nel 1971 abbandona definitivamente l'Italia per trasferirsi all'Università di Stanford. Qui, collaborando con l'archeologo Albert Ammerman alle ricerche sulla diffusione culturale nel neolitico, fa ricorso a dati derivati dai marcatori genetici per far fronte ai pochi dati archeologici disponibili. A partire dagli anni '80, utilizzando i dati provenienti dalla linguistica congiuntamente a quelli della genetica, formula l'ipotesi che i linguaggi si evolvano sotto le stesse spinte che fanno evolvere le popolazioni.

Ingresso libero consentito fino a esaurimento posti disponibili.
Informazioni: tel 081.552 42 14 | 081.551 03 36 | www.teatrostabilenapoli.it

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Un gay ha vinto l’Isola dei famosi.

(Terra di conquista) Qua in Inghilterra il corrispettivo dell’Isola dei Famosi è I’m a Celebrity… Get Me Out of Here! ed è finito venerdì sera. Lo show era molto leggero, senza mega studi e collegamenti satellitari dall’Honduras, inoltre nessuno si prendeva troppo sul serio. Cioè anche nelle merdate gli inglesi ci smerdano. Ma non voglio scrivere un post su questo, voglio solo dire il fatto: ha vinto Beggins, che è gay, ma ce ne si è accorti solo quando alla fine della puntata il compagno gli è corso incontro. Ora non fraintendetemi, mica avevano nascosto il fatto che Beggins fosse gay, più semplicemente non avevano fatto battutine o giochi allusivi. Così, nella normalità.

Un mese fa, sulla BBC, c’era una pubblicità di 40″ in cui due uomini si baciavano, con canzone romantica e sotto la pioggia, alla fine lo speaker diceva: <<50>>.

Su Channel4 c’è un programma in cui un miliardario fa l’assistente sociale, the Secret Millionaire, lui è gay, ma si ce ne accorge solo quando torna nel suo castello e ti accorgi che a posto della tipica biondona da miliardario ha un ometto con camicia sbottonata in alto.

A scuola, nel mio biennio (circa 250-300 ragazzi), ci sono 5 ragazzi gay dichiarati. E hanno una vita sociale normale: amici, sport, scuola. E siamo nel West Midlands, patria dei conservatori, una specie di Padania d’Inghilterra.

Potrei continuare ancora per tanto, ma non mi voglio fare del male, perchè poi uno pensa che in Italia col cazzo che la RAI ti manda due uomini che si baciano in onda, che quest’anno l’Isola dei Famosi l’hanno basata solo su ma quanto so’ gay Cecchi e Maggioglio, e che in Italia c’è il cardinale Ruini, c’è Paparatzi, e l’UDC.

P.S.: Sono etero.
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Moez Masoud, il predicatore islamico a favore della musica americana e degli omosessuali.

Ha 29 anni e sta avendo molto successo tra i giovani.

(Apcom) - E' il predicatore dell'Islam più "in voga" tra i giovani musulmani che vogliono amare l'arte e la musica, anche di provenienza americana, senza sentirsi in colpa. Si chiama Moez Masoud, ha 29 anni e si veste con abiti occidentali. E' il nuovo telepredicatore del Medio Oriente, attivo soprattutto in Egitto, che parla di amore e di compassione, e anche di tolleranza verso gli omosessuali e verso chi non è musulmano.

"Moez ci aiuta a comprendere tutto sulla nostra religione: non quella di 1400 anni fa, ma quella che viviamo ora", dice, intervistata dal Washington Post. Muna el-Laboudy, tra le "fan" di Masoud.

Con il suo slang arabo, il giovane, così come altri predicatori dell'Islam che usano come canale di comunicazione la televisione satellitare, sta diventando un'icona tra i giovani musulmani. Nel caso di Masoud, la comunicazione è ancora più immediata: i suoi fan possono inviare le loro domande tramite sms direttamente al suo cellulare.

Il predicatore si attiene ovviamente ai principi base dell'Islam, chiedendo l'astinenza dell'alcool, dal sesso fuori del matrimonio e dalla violenza, oltre a invocare la preghiera cinque volte al giorno.

Ma, come dice lui stesso, l'Islam soffre di "una crisi di interpretazione" e il suo significato deve essere ridefinito. "Sono sicuro che Osama bin Laden sappia molto del Corano - ha detto - Ma quando i musulmani arrivano a celebrare il collasso delle Torri Gemelle, allora c'è un problema serio".

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Camere con intervista: gli italiani e il sesso.


(Chiara Risolo - Panorama) Lido di Camaiore, Maurizio Baccili, 38 anni, imprenditore, etero, single. «Faccio sesso 3 volte al giorno quando va di lusso, 3 volte la settimana quando va benone, 3 volte al mese nei periodi di magra». Scherza sulla media delle sue performance Uz (così lo chiamano gli amici), ma si prende sul serio quando precisa: «Poche o tante, sono tutte da Guinness».
L’ansia da prestazione lui, che ammette di cambiare spesso partner e di avere un cervello fermo ai 25 anni, non sa cosa sia. Complice l’atmosfera e una buona bottiglia di rosso (forse due). «L’importante è che lei si lasci andare, al resto penso io». Fantasie? «Mille, sono l’essenza del sesso. Cubetti di ghiaccio, spogliarelli cardiotonici, biancheria intima da strappare, per finire poi avvinghiati su un tappeto».
Questo Mickey Rourke della Versilia in parte deve la sua verve sessuale a una delle sue prime fiamme: «Mi ha portato a casa, mi ha bendato e quando ha sciolto il nodo del foulard mi sono trovato davanti lei e la sua amica del cuore. Che in quel momento è diventata anche la mia» ricorda.

Settimo Torinese (Torino), Luca Perello, 36 anni, operaio, e Libera Basile, 33, impiegata. Sposati da 8 anni, con gentilezza disarmante si scusano: «Non abbiamo molto tempo, dobbiamo partire per la Nigeria. Dopo 3 anni di attesa e quintali di burocrazia andiamo a prenderci Faith: lo abbiamo saputo oggi». I due sono riusciti ad adottare una bambina. A casa ad attenderla c’è Pablo, 6 anni, figlio naturale. E allora con la testa già in Africa raccontano che quando si hanno figli in casa il sesso passa in secondo piano, tutto si normalizza. «Lo facciamo una volta a settimana, solo dopo aver pianificato con anticipo. Il momento più adatto è quando Pablo dorme. Stiamo attenti a non fare troppo rumore e un occhio è sempre fisso alla porta per paura che si apra all’improvviso».
Con orgoglio maschile lui precisa: «Non faccio mai cilecca e raggiungo l’orgasmo simultaneamente a mia moglie». Alla quale rimprovera solo una mancanza: «La mia fantasia è farlo in tre, io, Libera e la sua migliore amica, che poi è la mia prima fidanzata. Ma credo che resterà solo una fantasia».
Libera invece sogna di fare l’amore con Lenny Kravitz e se lui riuscisse mai a trascinare il cantante a Settimo Torinese…

Torino, Paola Gargano, 28 anni, barista, ed Emanuele Perrotta, 35, odontotecnico. Fidanzati da 2 anni, conviventi. Emanuele mette subito le mani avanti: «Lo facciamo poco, ma quando lo facciamo, lo scriva, sono fuochi d’artificio. Io duro anche un’ora». Paola ridacchia: «Ora va bene così, di glorioso c’è il passato. All’inizio della nostra relazione eravamo sempre appiccicati e davamo il nostro meglio ovunque, anche per strada in pieno giorno».
Oggi sono molto più discreti: «Preferiamo il letto o il divano di casa» dice lei. Ma non è tutta calma piatta. «Adoro farmi tirare i capelli, mi eccita da morire».
Verona, Simonetta Brizzi, 50 anni, tecnico della prevenzione, e Morena Ometto, 34, impiegata postale. Coppia lesbo, conviventi. «Al compagno di un tempo avevo detto di essere lesbica, ma lui ha voluto sposarmi lo stesso. Diceva che eravamo fatti l’uno per l’altra. E così è stato. Ci siamo scambiati le promesse. Avevo 20 anni, a 21 è nata Valentina. L’ho fatto perché volevo dimostrare a me stessa che tutto era normale. Ma il matrimonio è durato poco». A parlare è Simonetta che da 2 anni vive con Morena. Sotto lo stesso tetto anche sua figlia con fidanzata annessa.
Una comune omosex. «Abbiamo trovato un equilibrio tutto nostro, guai a chi ce lo tocca» spiega. E il sesso? «Basta organizzarsi» sintetizza Morena. «Lo facciamo quando le due ragazze non ci sono. Sul lettone, ma solo una volta la settimana» ammette un tantino dispiaciuta.
Niente di così drastico comunque: sono soddisfatte delle loro performance in cui, oltre alla passione, non manca mai una dose di ironia: «Teniamo quel coso, il fallo di gomma, sul comodino, ma non lo usiamo mai, ci fa ridere». E ridono anche mentre ne parlano. Quel che conta è l’emozione: «Quando Morena si spoglia prima di venire a letto, mi corre un brivido lungo la schiena. Poi magari non succede niente, ma a me basta anche solo questo».

Reggio Calabria, Tiziana Baldassar, 35 anni, agente di commercio, etero, single.
Chi la conosce bene sostiene che «Titty» sia l’icona di Reggio Calabria. La sa lunga su tutto e tutti questa trentacinquenne che vende alcolici. «Un mestiere da uomini, ma io ho le palle» tuona. Da lei vanno amici e amiche a chiedere consigli di ogni tipo, soprattutto di sesso. Ma appena si tocca questo tasto Titty si accende di rabbia: «Ma vi pare giusto che in Italia sia ancora un tabù chiedere a un’amica se ha un preservativo da prestarti? Ed è un peccato perché il sesso è l’unico piacere che non fa male, se si usa la testa».
Lei la usa bene, anche perché è single e quelle 2 o 3 volte al mese in cui le capita di farlo il partner potrebbe essere sempre uno diverso. Sebbene, con fatica, ammetta che al momento un preferito c’è: ha 32 anni, ma è impossibile scucirle di più. «Quando lo vedo mi scatta l’urgenza di farci l’amore. È un vitello. Bello come il sole».
D’accordo, ma in generale? «Vivo i miei rapporti con molta intensità, se decido di concedermi lo faccio senza risparmiarmi, assecondo i desideri di chi mi sta davanti. E non presto attenzione al luogo: mi è capitato di farlo all’imbrunire su un motorino, ma anche in qualche locale, al ristorante. L’urgenza dicevo…».

Reggio Calabria, Christian Billè, 31 anni, impiegato, e Maria Angela La Cava, 29, lavora nel mondo della comunicazione. Coppia etero, fidanzati da quasi 5 anni, conviventi. Bello lui, bella lei, innamoratissimo lui, innamoratissima lei. Christian e Maria Angela sembrano due destinati a non lasciarsi mai. Sarà anche perché si dicono tutto. «La mia fantasia è tradirlo» dice lei. «La mia farlo in tre» rilancia lui. Il sesso per loro è fondamentale, regge la coppia e quando passa troppo tempo lei lo prende per un orecchio: «Allora? Che dobbiamo fare?».
Il richiamo all’ordine però non capita spessissimo: lo fanno tre, quattro volte la settimana. In casa loro e pure in quella di amici. «Sì, capita che durante una cena in compagnia ci alziamo da tavola, cerchiamo un angolino per noi e poi siamo talmente liberi che chiediamo a qualcuno di portarci una sigaretta» racconta lei. Ma capita anche al ristorante, in qualche locale della città, sulla moto di lui. E in macchina. «Abbiamo il nostro parcheggio privato con vista mare». L’idea di essere visti non li turba affatto. Anche se, in 40 minuti (questa la media dei loro amplessi), il rischio che qualcuno passi c’è. Ma loro amano rischiare.
Lui, per esempio, prima o poi vorrebbe provare l’ebbrezza dell’ascensore e lei precisa: «Ma amore, per te ci vorrebbe un grattacielo, con i tuoi tempi». Lui si scioglie. Per loro a letto non ci sono freni, entrambi concordano sul fatto che si debba esaudire ogni desiderio del partner. Ma proprio tutto tutto? «Qualche sacrificio bisogna pur farlo ogni tanto» chiosa lei.

Milano, Fabrizio Braghieri, 40 anni, artista, etero, fidanzato da 6 anni.
«Artista non direi, scriva piuttosto che sono artefice di paesaggi dell’anima» declama Bixio (vuole essere chiamato così). Che è tutto un programma, a partire dalle calze che indossa: una di un colore, una di un altro. Preferisce fare sesso con la sua fidanzata quando c’è il sole e non è raro che alla vista di un raggio alzi il telefono per chiamarla:
«Buongiorno signora, è in casa? Sono l’idraulico, so che mi ha cercato, se è d’accordo passerei ora a ripararle il lavandino». «Era ora, finalmente, l’aspetto». Lui si mette una tuta blu, si infila in tasca una chiave inglese, va da lei, che intanto si è vestita da casalinga sexy. «Il sesso è un gioco» dice lui. «Magari non capita spesso, ma quando capita sono due ore di ring».
Il momento clou però è a Capodanno: ai due piace farlo mentre il presidente della Repubblica tiene il suo discorso in tv. «L’idea di farlo con lui e tutti gli italiani è eccitante, non so come spiegarlo». «Il fatto sa qual è? Bisogna avere fantasia e lasciare il cervello nel cassetto. Il cervello rovina il sesso».
Ma Bixio ha anche un’altra donna: il suo lavoro, l’arte. «Se mentre lavoro chiamasse Elena chiedendomi di ripararle la lavatrice non ci andrei. Io quando dipingo sto già facendo sesso».

Ponsacco (Pisa), Alberto Morelli, 29 anni, studente in fisica teorica, gay, single.
Timido, ma risoluto, Alberto chiarisce: «Non faccio sesso tanto per farlo, come comunemente si pensa dei gay. Devo essere coinvolto e se non lo sono evito di infilarmi a letto con qualcuno». Tuttavia, c’è una situazione in cui potrebbe concedersi senza remore: «Su un aereo con uno steward. È la mia fantasia ricorrente, purtroppo non ancora realizzata». A terra le cose gli vanno meglio: Alberto adora farlo sul suo pianoforte. «A chi volesse provare la melodiosa performance sconsiglio di indossare tutto ciò che possa graffiare la superficie del piano che, dopo, va pulita con un panno di cashmere» sottolinea. Ma perché sul pianoforte? «Molto più chic di un banale tavolo da cucina, scusi tanto».

Milano, Laura, 47 anni, e Giovanni, 51, impiegati postali. Sposati da 28, tre figli e nonni felici. Laura e Giovanni sono nomi di fantasia. Non vogliono che le loro generalità vengano pubblicate: sono scambisti. Accettano di rilasciare l’intervista solo a patto che venga fatta nel loro habitat naturale: il New Paradise, locale per chi, a Milano, ama il baratto coniugale. Scambisti perché? «Per amore di mio marito: fino a qualche anno fa facevo sesso in modo normale. Poi ho scoperto che lui mi tradiva con le mie colleghe d’ufficio». «Io sono un libidinoso e lei non voleva darmi di più» si giustifica Giovanni, che intanto assume un’aria da sexual killer: «Volevo cose che lei non mi concedeva, volevo il preliminare spinto». Così l’ha portata in un locale di scambisti. «La prima volta le ho detto che andavamo a ballare, l’ho imbrogliata. Ma non è successo nulla». E poi? «Poi è diventato un gioco».
Gli occhi di Laura si accendono: «Ora scelgo io il single o la coppia con cui farlo e lui si arrabbia». Mai nessun fastidio? «Odio quelli che dicono le parolacce a mia moglie durante il rapporto sessuale». Il discorso si fa serio. E imbarazzi, mai? «Una volta abbiamo incontrato il datore di lavoro di mio figlio con sua moglie, ma nessuno aveva interesse a parlarne, dopo». E a casa come va? «Facciamo sempre sesso, quando lei stira le salto addosso e le ricordo cosa ha fatto nel locale la sera prima. Funziona». Vi sentite una coppia normale? «Sì».

Guarda e scopri chi sono gli italiani a letto nella GALLERY

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Royal gossip. Chelsy, notte di pace con Harry. Conferma della ritrovata intesa?

(TGCom) Dopo una movimenta serata in un night londinese alla moda, dove tra una vodka e una sambuca si è trovata a far da paciere per una coppia di amici che aveva litigato, Chelsy ha passato la notte dal principino Harry a Clarence House. E' la conferma che i due hanno ripreso a vedersi e vanno di nuovo d'accordo. "E' la prima volta che hanno passato la notte assieme dopo che tre settimane fa si erano lasciati", ha confermato il "News of the World".

Così come il fratello maggiore William e il padre Carlo, Harry ha un appartamento nella centralissima Clarence House dove Chelsy si è fiondata verso le 3,30 di notte dopo che in compagnia dell'amica Olivia è uscita dal "24", un night del West End londinese che venerdì vantava anche per la gioia delle clienti femmine una serie di aitanti baristi nudi dalla cintola in su.

''Questa - ha detto una fonte anonima al tabloid a proposito dell'incursione di Chelsy a Clarence House - è stata una delle ultime occasioni di incontro per i due prima delle vacanze di Natale che lei passerà in Kenya con la famiglia. Lui sa di essere nel torto''.

La bionda Chelsy frequenta controvoglia (non le va la città) l'università di Leeds e tre settimane fa ha piantato Harry - con cui ha fatto coppia fissa per oltre tre anni - essendosi stufata di vederlo ubriaco o interessato ad altre gonnelle.

A quanto pare, la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati alcuni messaggi sms di una misteriosa ragazza che Chelsy ha trovato per caso sul cellulare di Harry. Il secondogenito di Carlo e Diana non si è dato però per vinto, ha fatto il possibile per convincere la girlfriend a ritornare con lui e c'è in apparenza riuscito, promettendole che d'ora in poi si comporterà in modo più serio e responsabile.

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Veltroni: un sindaco, un leader, forse un premier. Ma quanto laico?

(Uaar) Prova della verità per Walter Veltroni. A Roma sta infatti per giungere in consiglio comunale la votazione sull’istituzione del registro delle unioni civili: una proposta di iniziativa popolare promossa da diverse associazioni laiche (tra cui l’UAAR) e sottoscritta da 10.000 romani. Sia chiaro: la proposta è simbolica. Ma è altamente simbolica: una spia della disponibilità a riconoscere i diritti anche alle coppie di fatto.

La circostanza ha messo in agitazione il neonato Partito Democratico, con il gruppo ex-DS ed ex-Margherita in palese imbarazzo, i pochi laicisti rimasti particolarmente mugugnanti e i clericali teo-dem scatenati contro la proposta. Il sindaco ha inopportumente fatto visita al Segretario di Stato Bertone: smentendo poi che l’incontro fosse stato programmato per discutere di questo argomento, ma non smentendo adeguatamente che non se ne sia parlato, come riporta un articolo del “Corriere della Sera” di venerdì scorso.

A Veltroni è arrivato oggi, dalle colonne di “Repubblica”, il pesante altolà di Paola Binetti: «Un’iniziativa di questo tipo è irricevibile. Come può pensare Veltroni nella città del Papa, nella capitale simbolo del cristianesimo, di creare il registro che vogliono i Radicali? È un’offesa, e il mio non è clericalismo [e allora cos’è? NDR] Se Veltroni desse il via libera, questo lo renderebbe meno credibile anche come segretario del Pd. Il Partito democratico può rischiare di diventare poco ospitale per i cattolici». Per i laici, temiamo, lo è già adesso.

Domani si riunirà la conferenza dei capigruppo, dalla quale potrebbe uscire un via libera o un definitivo stop. Le associazioni promotrici della proposta popolare hanno organizzato una manifestazione in piazza del Campidoglio per martedì sera, 4 dicembre, dalle 18 alle 20.30. Il momento è particolarmente delicato: è un banco di prova importante per misurare il tasso di laicità del sindaco di Roma, che è anche il leader del Partito Democratico. Un cedimento odierno potrebbe proiettare pesantissime ombre sulla sua futura candidatura a premier del paese. Per questo motivo è importante che i cittadini, romani e non, facciano fin d’ora percepire a Walter Veltroni l’importanza di rispettare il principio costituzionale di laicità dello Stato. Meglio intervenire oggi, che lamentarsene per annii.

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Nilde Mussolini, un carisma da far invidia alla Pivetti.

alessandra mussolini bombay(Tvblog) Alessandra Mussolini è stata per anni identificata come la nipote del Duce, nonché politico di spicco di Alleanza Nazionale (poi ha fondato il partito Azione Sociale in cui milita tutt’ora). Dopo aver presenziato (e litigato) nei salotti televisivi, da Porta a Porta al Maurizio Costanzo Show, la Mussolini ha iniziato a brillare di luce catodica propria in un reality show.

E’ stato il ruolo di presidentessa nella giuria de La Pupa e il Secchione, infatti, a dimostrare il suo inaspettato carisma. In quell’occasione, Alessandra Mussolini ha rivelato una grande verve, senza dimenticare la sua capacità di comunicare con il pubblico senza snobismi. A un anno dalla fantomatica rissa con Vittorio Sgarbi, che l’ha vista spuntare in qualità di donna vilipesa nel suo orgoglio femminista, la Mussolini si è inventata un altro personaggio di sicuro effetto, grazie alla complicità del geniale Boncompagni.

Quest’ultimo, infatti, è tornato ad essere un fiume in piena nella stagione televisiva in corso. Oltre ad aver ideato il titolo della raccolta in dvd di Raffaella Carrà, preceduta dal titolo “raffica” prestabile a doppi sensi nella pronuncia, ha inventato un nonsense che calza a pennello sulla nostra beniamina. Sono bastati pochi minuti in video, e Nilde Mussolini, la sorella comunista di Alessandra, che notoriamente di sinistra non è, è diventata subito un cult nella trasmissione di La 7 Bombay.

In realtà, ad interpretare Nilde (abbigliata da vera comunistona con basco in testa e kefiah al collo) è stata la stessa onorevole. Boncompagni ha così commentato la buona riuscita della trovata:

“Attingendo al Dna familiare della zia, Sofia Loren, ma secondo me anche del nonno Benito, il Duce, si è esibita il 20 novembre in un’interpretazione in cui è stata veramente molto brava. Mi hanno fermato per strada per parlare di Nilde, neppure fosse passata su Rai Uno”.

Non a caso, il noto pigmalione ha deciso di rinvitarla - a grande richiesta - nell’ultima puntata andata in onda martedì. Adesso, spopola su Internet e YouTube, tant’è che il Corriere Della Sera ha dedicato un articolo al fenomeno con tanto di puntualizzazione della vera Mussolini:

“Mia sorella non finirà a fare trasmissioni tv. Come la sua successora, Irene Pivetti”.

Chissà se Irene, già negata nel ballo, non stia rosicando per il boom di popolarità di una più dotata ex-collega…
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Dal blog di Beppe Grillo. "Vaticano uber alles".

(nella foto Mussolini firma i Patti lateranensi)
(Beppe Grillo) In Italia la politica, di centro sinistra o di centro destra, ha sempre un comune denominatore: prende ordini dalle potenze straniere. La prima è il Vaticano, la seconda gli Stati Uniti. La prima detta le nostre leggi, la seconda insedia basi militari in Italia e ci arruola per le guerre, come i mercenari di una volta.
Tra le due la più pericolosa è, senza dubbio, il Vaticano. Ha più esperienza e vince (sempre) le sue battaglie facendole combattere ai devoti partiti italiani che stanno in Parlamento.
Telmo Pievani, che ha documentato tutto nel libro Sante Ragioni, mi ha scritto una lettera.

Caro Beppe,
vorrei parlarti dei comportamenti recenti di una delle numerose “caste” che popolano il nostro paese. Sto parlando della casta ecclesiastica e dei suoi sempre più numerosi accoliti presenti nell’arco costituzionale e nei media.
Di mestiere, insegno filosofia della scienza. Insieme ad un’amica giornalista, Carla Castellacci, ho scritto un libro per discutere analiticamente le “Sante Ragioni” addotte dai vertici delle gerarchie vaticane per giustificare il condizionamento religioso sulle scelte fondamentali che riguardano la vita di ogni cittadino, dal nascere al morire, dalla famiglia alla scuola, dalla bioetica alla vita civile. Ci viene ripetuto che si tratta non di articoli di fede, non di convincimenti personali, ma di argomentazioni frutto del “retto ragionare” e del “diritto naturale”, e dunque valide per tutti. Noi le abbiamo prese sul serio e verificato che si tratta di una razionalità inesistente, ideologica, del tutto infondata. Abbiamo esaminato le conseguenze di queste contraddittorie “ragioni” - tradotte in leggi dello Stato da politici sempre più solerti, ben distribuiti in entrambi gli schieramenti - sulle scelte di vita di noi tuttibr>.<>libertà di scelta in campo biomedico, è in atto un’autentica, e documentabile, regressione. Si sta diffondendo, nelle scuole e sui media, una letteratura creazionista che pensavamo confinata ai fondamentalisti evangelici americani. Libri di violento discredito contro la teoria dell’evoluzione, ricolmi di falsità, di insulti e di strafalcioni scientifici, vengono recensiti dal Corriere della Sera e dai canali RAI. L’ultima “opera” di Rosa Alberoni, “Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”, viene presentata a Roma, in sede prestigiosa, da ex Ministri come Rocco Buttiglione, da direttori di telegiornali RAI, da eminenze quali Monsignor Rino Fisichella.
Proviamo ad analizzare alcuni fatti recenti, i documenti, le decisioni parlamentari, i finanziamenti stanziati, le dichiarazioni pubbliche. Qualche esempio:
- le nuove linee guida ministeriali sulla Legge 40 tardano ad uscire, nonostante il profluvio di dati che mostrano gli effetti, controproducenti in termini di nuove nascite e discriminatori verso le donne, di quella sventurata legge
- riguardo alle proposte di legge sulle coppie di fatto (Pacs, Dico, Cus, ...), nel comitato ristretto del Senato che avrebbe dovuto preparare il progetto di legge nella sua versione definitiva sono stati presentati circa duemila emendamenti, abbastanza per bloccare l’attività del comitato per i prossimi mesi
- legge sul testamento biologico: dallo scorso giugno il tentativo di unificare in un unico progetto gli undici disegni di legge presentati non ha dato frutti
- la legge sulla libertà religiosa ha smesso di dare notizie di sé
- finanziamenti per le ricerche su cellule staminali esclusivamente adulte, un caso unico di indirizzo etico di Stato sulla ricerca: il Ministro Turco respinge duramente l’appello degli scienziati che lavorano su linee di staminali embrionali già ricavate e parla addirittura di una “guerra fra bande” rivali di ricercatori
- il Comitato Nazionale di Bioetica è ormai in uno stallo permanente a causa dei conflitti fra la minoranza laica e la (schiacciante) maggioranza confessionale. Elena Cattaneo e Cinzia Caporale, autorevoli studiose e scienziate laiche, sono state “dimissionate” dalla carica di vicepresidenti
Se queste notizie danno l’impressione che l’attività parlamentare e ministeriale vada a rilento... non è così, infatti:
- nell'ambito della discussione sulla legge finanziaria il Senato ha confermato, con il solo voto contrario di dodici senatori, l'esenzione dal pagamento dell'ICI degli immobili a uso commerciale di proprietà degli enti ecclesiastici
- il ministro Fioroni ha dato il via al pagamento della prima tranche dei contributi statali alle scuole paritarie (private), pari a circa 127 milioni di Euro. Il Ministero ha precisato che “questi importi da accreditare immediatamente alle singole istituzioni scolastiche, costituiscono solo la prima parte del finanziamento previsto”.
Questi fatti non sono quasi mai raccontati dai media italiani. Viene da chiedersi se non siamo diventati un Paese a laicità condizionata.
Un caro saluto.”
Telmo Pievani, Università degli studi di Milano Bicocca

telmo.pievani@unimib.it

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Aggiornamenti: Russia: 13 omosessuali arrestati al seggio, tra cui Alekseiev tra gli organizzatori del Gaypride.

(Agenzia Radicale) Tredici omosessuali sono stati fermati dalla polizia oggi a Mosca, mentre si accingevano a votare nello stesso seggio del sindaco della citta'. Lo ha riferito la radio eco di Mosca. Il piccolo gruppo intendeva in realta' fare una pubblica protesta contro il sindaco, noto per le sue posizione omofobe, e in linea di massima contro tutti i partiti. La protesta avrebbe dovuto essere effettuato sotto gli occhi dello stesso sindaco, Yuri Lujkov, ma i militanti omosessuali sono stati portati via dalla polizia prima che questi arrivasse al seggio.
Il gruppo di omosessuali - tra cui c'era anche Nikolai Alekseiev, noto per essere tra gli organizzatori della Gay Parade di Mosca, regolarmente vietata dalle autorita' - e' stato portato al commissariato piu' vicino.
La deputata di Rifondazione Vladimir Luxuria, ha trovato sulla sua segreteria telefonica un messaggio del compagno di Aleksieev, e si rivolta all’agenzia Adnkronos: "Attendo di ricevere altre informazioni -dichiara Luxuria- mi auguro che chi si batte per la democrazia, i diritti civili, lo stesso ministero degli Esteri, possano intervenire per far chiarezza sulla situazione". "Questo -aggiunge- e' un gesto che la dice lunga sulla democrazia di questo Paese".
"Non facciamo nulla di proibito, andiamo solo a votare", ha dichiarato Aleksieev al momento dell'arresto, secondo l'agenzia russa Intefax. Le persone arrestate, donne e uomini, avevano annunciato su Internet che intendevano scrivere "no all'omofobia" sulle schede elettorali.

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Il suo film gira il mondo ma il regista non può.

(La Repubblica) Il suo film in pochi mesi ha girato il mondo: dal Cairo a Buenos Aires, da Città del Messico a Los Angeles. E' arrivato anche nei paesi arabi. Tra pochi giorni sarà proiettato a Dubai. Ma Mohsen Melliti, regista e scrittore di origine tunisina, non ha mai potuto assistere alle proiezioni del suo lavoro all'estero. Ha perso opportunità importanti per incontrare colleghi di ogni parte del mondo, e anche denaro. Il paradosso - "il film può girare all'estero, il suo autore no" - è stato segnalato dal Movimento dei Centoautori in una lettera al capo dello Stato. Tra i firmatari, Francesca Archibugi, Raoul Bova, Daniele Luchetti, Riccardo Scamarcio e Paolo Virzì. Suscita ovunque sconcerto, hanno scritto, che Mohsen Melliti, che vive in Italia da vent'anni, sia ancora un apolide.

Questa condizione è all'origine del problema. Mohsen Melliti è un esiliato e, in quanto tale, non ha un passaporto. Non ne ha uno del suo paese di origine perché se n'è andato per ragioni politiche e non può più tornarvi, non ne ha uno del suo paese di adozione perché non è cittadino italiano. La sua libertà di circolare - che è una libertà costituzionale - dovrebbe essere garantita da un "Documento di viaggio" la cui durata - al massimo due anni - è legata a quella del permesso di soggiorno. Il fatto è che molti paesi per la concessione del visto d'ingresso chiedono un documento valido almeno sei mesi. Così, quando mancano meno di sei mesi alla scadenza del suo "Documento di viaggio", Mohsen Melliti deve restare in Italia. Inoltre, benché il suo "Documento di viaggio" sia formalmente valido per tutti i paesi riconosciuti dal governo italiano (con l'esclusione, per ovvi motivi, della Tunisia) in realtà è accettato senza problemi solo dagli Stati dell'area Schengen.

Due settimane fa, dopo una complicata battaglia di carte bollate, Mohsen Melliti ha ottenuto un rinnovo anticipato del suo "Documento di viaggio". Ma siccome la durata di questo rinnovo è stata fissata in otto mesi, a febbraio ne mancheranno sei alla scadenza e il problema si riproporrà per intero.

Il suo film - che è uscito nel maggio scorso - è stato interamente realizzato in Italia, con un cast italiano (il protagonista è Raoul Bova, che ha anche prodotto la pellicola), da maestranze e tecnici italiani. Non era scontato: non essendo cittadino italiano, Mohsen Melliti non ha potuto ottenere alcun contributo pubblico e ha interamente autoprodotto la sua opera. Così suona un po' amaramente ironico il titolo Io, l'altro perché l'autore è, appunto, entrambi i soggetti. Lavora in Italia, arricchisce la nostra cultura, ma l'Italia lo considera uno straniero.

Ci sarebbe una soluzione, molto semplice. Lo stesso Mohsen Melliti l'ha esposta al presidente della Repubblica in una lettera che comincia così: "In Italia sono cresciuto dal punto di vista intellettuale e umano. Devo al vostro paese profonda riconoscenza per avermi accolto e fatto sentire a casa. Ho affrontato con entusiasmo e senza rassegnazione le difficoltà di inserimento che ogni immigrato sperimenta quotidianamente".

Le ha anche superate, come riconoscono i colleghi. Ed ecco la soluzione: dare a Mohsen Melliti la cittadinanza italiana. Ha presentato la richiesta un anno fa e ancora attende risposta. Gli uffici gli hanno fatto sapere che ci vorranno ancora tre o quattro anni di attesa.

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L'Onu al Papa: le Nazioni unite si fondano sui diritti umani.

(La Gazzetta del Mezzogiorno) «Benedetto XVI ha ragione». Fahran Haq, uno dei portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, non si difende dal monito che il Pontefice ha pronunciato questa mattina, denunciando il paganesimo della politica internazionale e il rischio del relativismo morale nell’attività alcune organizzazioni internazionali, inclusa l'Onu.
«E' certamente vero - dice Haq ad Apcom - le Nazioni Unite sono un’organizzazione fatta di governi. Ma in sessant'anni abbiamo cercato di includere sempre di più le persone, di ascoltare le indicazioni delle diverse società, di dare peso alle organizzazioni non governative, e al mondo accademico in tutto ciò che facciamo».
Il relativismo morale? «C'è. Ma è purtroppo necessario fare i conti con una sfida continua per noi, quella di mettere d’accordo molti governi. Ma ci sono valori che l’Onu difende al di là di questa necessità di compromesso. Ad esempio la dichiarazione sui diritti dell’uomo, che è una delle pietre angolari su cui poggia l'organizzazione. Ci sono molti paesi che non aderiscono a determinati trattati, ma l’Onu comunque li lega in una rete comune e nei confronti di quei governi noi prendiamo posizione».

Il Papa ha denunciato la logica relativistica che caratterizza il dibattito internazionale e, di fronte alle tante problematiche e sfide che devono affrontare le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali e regionali, investe le organizzazioni non governative cattoliche di una missione da realizzare di concerto con la Santa Sede: «Promuovere uniti quei principi etici non negoziabili».

La formula è quella utilizzata nei sacri palazzi per indicare la promozione della vita («no» ad aborto, eutanasia ed esperimenti sugli embrioni umani), della famiglia (rifiuto delle unioni omosessuali) e della libertà di educare i propri figli alla fede cattolica. Una linea di pensiero entrata più volte in collisione, in passato, con la diplomazia internazionale.

Il Pontefice lo ha detto ricevendo, per la prima volta, alcune ong cattoliche (tra le altre Caritas Internationalis, New Humanity, Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, Imcs-Pax Romana) questa mattina. «Spesso - ha detto - il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica che pare ritenere, come unica garanzia di una convivenza pacifica tra i popoli, il negare cittadinanza alla verità sull'uomo e sulla sua dignità nonché alla possibilità di un agire etico fondato sul riconoscimento della legge morale naturale».

Dopo i primi lanci di agenzia relativi al discorso del Papa il direttore della sala stampa vaticana è intervenuto per precisare che quello di Benedetto XVI - che ad aprile interverrà a New York all’assemblea generale delle Nazioni Unite - non era un attacco all’Onu. «Il Papa non ha affermato che il relativismo morale domina le Nazioni unite e le altre organizzazioni internazionali ma che spesso il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica», ha sottolineato padre Federico Lombardi.

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I tormentati "Amici" di Maria: Gianluca, schiappa in sfida.

(River-blog) Gianluca Conversano, biondino soprannonimato La Schiappa per le sue innate capacità ballerinizie (sopra con una fan di fronte al residence), è stato messo in sfida. Così si è deciso, ieri,dopo che le telecamere si sono spente ed è andata in scena la sfida tra le due squadre (ha vinto la Luna).
Questo ragazzo era stato fortemente sostenuto da Garrison, che credeva molto nelle sue potenzialità. Peccato che ad un mese dall’inizio della scuola, ancora non abbia imparato a fare una spaccata. Lo sfidante è un ragazzo cazzutissimo: l’anno scorso perse la sfida contro Santo. Chi ha seguito il programma ricorderà che Tony, di fronte alla sua bravura, si mise a piangere. Insomma: forse è il caso di cominciare a salutare Schiappa. Quanto a Marco Carta, il sardo-tenero, non esce per ora dalla scuola, e continuerà le sue lezioni con Luca Jurman: ci guadagna.

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Fini contro Bassolino “Processatelo subito”.

Il leader di An in città lancia D´Amato al vertice della Regione.

(Roberto Fuccillo - La Repubblica, edizione di Napoli) Bassolino in galera e D´Amato a Palazzo Santa Lucia. Un doppio sogno, non di Schnitzler, ma di An. È emerso con chiarezza alla Mostra d´Oltremare, dove il partito chiudeva la due giorni di conferenza regionale alla presenza di Gianfranco Fini. Il leader nazionale si è trovato di fronte uno spettacolo insolito: in platea alcuni ragazzi di “Azione giovani” avevano srotolato uno striscione col faccione di Bassolino dietro le sbarre, immaginando un rapido svolgimento del processo sulla emergenza rifiuti. «Processatelo», era lo slogan intanto scandito dalla sala del teatro Mediterraneo. Fini ha sorriso e poi ha colto due piccioni con una fava sul fronte della popolarità: «Dopo il Napoli in serie A, obiettivo già raggiunto, questo è il prossimo».
Bassolino ha dribblato l´inelegante attacco, ma ha affidato la risposta al suo vice, Antonio Valiante. Il quale ha evidenziato «le pulsioni giustizialiste e squadriste ancora predominanti in An», ha ribadito che Bassolino si affida alla magistratura «in modo che si possa chiarire la limpidezza della sua posizione, facendo luce su eventuali illegalità commesse lungo tutto il periodo di commissariamento» (cioè compreso quello di Antonio Rastrelli), e ha notato che «per questo vuoto spinto di proposta politica, An non riesce da tempo a raccogliere il consenso degli elettori e ad essere parte attiva dei processi di sviluppo di Campania e Mezzogiorno». Infine, «se si vuole per forza fare riferimento a vicende giudiziarie in corso, bisognerebbe perlomeno avere la correttezza e lo stile di richiamarle tutte», chiaro riferimento all´inchiesta che vede coinvolto Mario Landolfi per i rapporti nel casertano fra politica e ditte in odor di camorra. Si inalbera anche Tino Iannuzzi, segretario regionale del Pd: «Toni rozzi e inaccettabili, atteggiamenti incivili: la nostra destra fa riemergere il suo vero volto dopo il divorzio da Berlusconi».
A proposito di Berlusconi, «lui e Bossi - aveva detto nel frattempo Fini - devono capire che la prima realtà da cambiare è quella meridionale. Ma va ripensato il modo ideologico con cui si è costruito il federalismo negli ultimi dieci anni». È la tesi esposta dal responsabile del settore Mezzogiorno, Marcello Tagliatatela, e dal coordinatore regionale, Landolfi. La formula finale è «più Stato e più mercato». E se Fini nello Stato ci mette anche «più polizia nei quartieri», andando poi a Sant´Antimo a far visita alla famiglia di Francesco Gaito, il tabaccaio ucciso durante un tentativo di rapina il 7 ottobre, il partito si aggrappa al mercato, anzi all´industria, osannando Antonio D´Amato, presente in sala per una tavola rotonda, come successore di Bassolino. «Governatore, governatore», ha gridato la platea all´ex presidente di Confindustria, che due anni fa declinò analoga offerta di Berlusconi. Italo Bocchino, l´uomo che poi fu scelto per la sfida a Bassolino, lo ha spinto: «Questa tua passione, questa tua intelligenza, dalle alla politica». D´Amato ha ripetuto che «cerco di fare bene il mio mestiere, non mi fate dire cose che non voglio dire». Ma nell´aria sono rimasti anche un «no, non adesso» e un «sono sempre stato bipolarista», che suonano come una porta semiaperta. Intanto Fini chiudeva la sua giornata a San Gregorio Armeno, dove gli veniva regalato un «pastore» a sua immagine, mentre una signora ostentatamente ne chiedeva alla stessa bottega artigiana uno analogo di Berlusconi.

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Russia: Vladimir Luxuria denuncia l'arresto di un attivista gay mentre andava a votare.

(Adnkronos) - Nikolaj Aleksieev, organizzatore dell'ultimo gay pride a Mosca, e' stato arrestato assieme ad altre 15 persone mentre si recava alle urne per le elezioni parlamentari. Lo ha denunciato all'ADNKRONOS la deputata di Rifondazione Vladimir Luxuria, che ha trovato sulla sua segreteria telefonica un messaggio del compagno di Aleksieev.

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Comici con lo stesso repertorio? L'inferno, Benigni e Papa Benedetto

(Lucio Brunelli - L'Eco di Bergamo) Per una singolare coincidenza i destini di Roberto Benigni e Joseph Ratzinger si sono incontrati. È accaduto negli ultimi giorni. L'attore giovedì e il Papa venerdì ci hanno condotto a meditare sul Giudizio universale, al nostro destino dopo la morte. Alla possibilità della salvezza eterna ma anche a quella della perdizione eterna.
Entrambi ci hanno parlato dell'inferno.
Benigni commentando alla sua maniera, in tv, il quinto canto dell'Inferno della Divina commedia.
Benedetto XVI affrontando il tema dell'aldilà nella sua nuova enciclica «Spe salvi».

Temi che di solito ci mettono a disagio, e infatti in Occidente li abbiamo rimossi dalla nostra vita, persino dalla predicazione cristiana. Eppure, l'inedita e improbabile coppia Benigni-Papa ha compiuto il miracolo. Almeno per qualche istante abbiamo pensato alle verità ultime – l'amore e la morte, la speranza e la dannazione – senza sentirci oppressi o bigotti. Ed anzi (questo è il miracolo) assaporando tutta la drammaticità, ma anche la passione e la bellezza delle parole ascoltate o lette.

Benigni l'ha fatto in diretta, davanti a 10 milioni di spettatori. Un evento memorabile nella storia della televisione e della cultura italiana. L'ha fatto da poeta popolare, facendoci insieme sorridere e commuovere. La profondità sublime di Dante – profondità cristiana! – resa accessibile e godibile a chiunque. Il dramma degli amanti più celebri e sfortunati, Paolo e Francesca, che accettano con dolore ma senza astio verso Dio la punizione inflitta per la passione di un attimo. E il dramma di Dante, che sviene dal dolore, come morto: tanto si immedesima con la loro storia, ne condivide i patimenti. Così che resta la verità dell'ammonimento, ma anche un fremito di misericordia, perfino nel regno delle tenebre, dove il nome di Dio non può essere nemmeno pronunciato.

Il Papa l'ha fatto in una enciclica destinata potenzialmente a un miliardo di lettori. L'ha fatto come lui solo sa fare. Da teologo colto e raffinato. Citando i grandi della filosofia e della letteratura. Parlando, di fatto, più al mondo dell'alta cultura occidentale che all'uomo (e al cristiano) comune: «La grazia non esclude la giustizia. Non cambia il torto in diritto. Non è una spugna che cancella tutto così che quanto s'è fatto sulla terra finisca per avere sempre lo stesso valore. Contro un tale tipo di cielo e di grazia ha protestato a ragione, per esempio, Dostoëvskij nel suo romanzo I fratelli Karamazov. I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non sederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato». Parole terribili ma anche consolatorie ed avvincenti nella loro verità. Anche quando, implicitamente, il Papa polemizza con il suo defunto maestro e amico von Balthasar, teologo svizzero che ipotizzava un inferno vuoto. «Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l'odio e hanno calpestato in se stesse l'amore. È questa una prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere. In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola inferno». Hitler, Stalin, Pol Pot... Pensa a loro il Papa, come probabili inquilini dell'inferno? Se il Giudizio di Dio fosse solo grazia, senza giustizia, la vita terrena sarebbe irrilevante. Ma se il Giudizio fosse pura giustizia, aggiunge Ratzinger, potrebbe essere alla fine per tutti noi solo motivo di paura. Con l'incarnazione di Dio in Cristo giudizio e grazia si sono collegate talmente l'una con l'altra – conclude il Papa – che noi tutti possiamo attendere la salvezza con «timore e tremore, ma anche con la speranza di andare incontro a un Giudice che conosciamo come nostro avvocato».

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Svizzera. Un’infezione «amorosamente» trasmissibile.

Donne giovani e maschi omosessuali vittime di contagio nella coppia stabile.

(Corriere del Ticino - Andrea Ostinelli, AAT) Le ultime stime di cui si dispone ci dicono che in Svizzera (come nel mondo occidentale) un nuovo contagio su due, tra i maschi omosessuali, avviene nelle coppie stabili. Anche tra le giovani donne eterosessuali, sta avvenendo qualcosa del genere.
L’infezione da Hiv costituisce la più temuta in assoluto tra quelle sessualmente trasmissibili; la si può sì tenere a bada mediante l’assunzione quotidiana di farmaci, ma non guarire. Una volta entrato nel corpo, il virus vi resta e prolifera, vita natural durante. L’Hiv è legato al sesso e se, riferito alla realtà gay, dall’esterno è stato visto come conseguenza di consumo sessuale smodato. Tale visione parziale che si accanisce sui «sintomi» (come il maggior consumo di sesso anonimo) e non si cura delle «cause» (la mancanza di autostima o la solitudine degli omosessuali indotte dalla discriminazione sociale nei loro confronti), torna comoda a quanti vogliono imporre una visione moralizzatrice dell’epidemia «castigo divino».
L’ Ufficio Federale della sanità pubblica e l’ Aiuto Aids Svizzero, lungi dal voler stigmatizzare la comunità omosessuale, hanno sempre posto particolari attenzione e mezzi al servizio della prevenzione destinata a tale gruppobersaglio. Trattamento prioritario, giustificato dalla peculiarità degli stili di vita, dei codici comportamentali e delle pratiche sessuali invalse in tale comunità, che – fatte le dovute proporzioni – paga sulla propria pelle e col proprio sangue il tributo più pesante all’ Aids.
Ma come avviene il contagio nella coppia? Esso si verifica nell’ambito di una relazione amorosa, fondata sulla fiducia reciproca. Un partner è sieropositivo e non lo sa, l’altro è sieronegativo e in ragione del suo amore non sospetta nulla. Il preservativo, ricordo asettico di rapporti occasionali di solo sesso, è presto abbandonato. Il contagio si consuma così durante l’atto d’amore, in casa. Al primo test, la notizia della sieropositività si abbatte sulla coppia, spesso mandando in frantumi la fiducia riposta nell’altro e, in generale, verso il prossimo. Ciascuno rimarrà stordito per conto suo, con il proprio dolore e con un pesante fardello di certezze e d’incognite per l’avvenire:le pastiglie ogni giorno fra le certezze, la qualità e la durata della vita fra le incognite. Alla luce di tutto ciò, l’Hiv sta diventando, soprattutto per gli omosessuali, un’infezione «amorosamente» trasmissibile. Una constatazione agghiacciante, che obbliga gli attori della prevenzione – e non soltanto loro – ad avere una nuova visione del contagio e ad agire su nuove leve razionali ed emotive per scongiurarlo.

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Tutti pazzi per "High School", anche on ice...

(La7) Dopo gli Usa, ora anche in Italia lo spettacolo che dopo la versione televisiva è diventato un cult per i giovanissimi.
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Le telefonate che accusano Azouz, arrestato per droga. «Vivo i miei mesi più belli. Mi offrono soldi per sesso».

Le intercettazioni.

(Giusy Fasano - Il Corriere della Sera) È il 5 aprile dell' anno scorso. Azouz Marzouk parla al telefono con un amico. «Sai che ti dico? Che sono stati i mesi più belli della mia vita. Pensa che mi hanno perfino proposto soldi in cambio di sesso. Sono arrivati a dirmi quanto vuoi per una scopata?». La celebrità appena assaggiata ha un sapore che sembra piacergli molto. Interviste, apparizioni in televisione, inviti a feste modaiole, serate in discoteca. Tutti pazzi per Azouz, e lui a volte si fa pagare, altre no. Ogni volta, comunque, fatica a frenarsi, come gli consigliano amici, avvocati, parenti. «Guarda che non puoi andare al Grande Fratello, chissà cosa diranno di te. Non esporti così tanto. Fahmi, diglielo anche tu...» gli ha spiegato in più di un'occasione il cugino Bohren, chiedendo il conforto del fratello di Azouz, appunto, Fahmi (Bohren e Fahmi sono fra gli arrestati di ieri). Nelle oltre 500 pagine di ordinanza di custodia cautelare il capitolo su Azouz Marzouk è lungo, dettagliato. Per descrivere la sua personalità e per far capire al giudice delle indagini preliminari chi è quel ragazzo, il pubblico ministero scrive che alcune delle intercettazioni allegate all' inchiesta «lasciano allibiti». Per la spregiudicatezza dell'indagato, sottintende la procura, soprattutto alla luce dell'immagine pubblica che Azouz ha fatto passare di sé. E nelle carte si citano alcuni dei fatti accertati. Per esempio l'intercettazione ambientale registrata nella macchina di Azouz il 4 gennaio 2006. Raffaella Castagna, sua moglie, e Youssef, il suo bambino di due anni, non erano ancora stati sepolti. Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due vicini di casa autori della strage, non erano ancora stati arrestati. Di Azouz si parlava e si scriveva ormai da settimane come del «tunisino accusato ingiustamente del massacro ». Ecco. Lui la sera del 4 gennaio era appartato in auto con un'amica italiana per una pausa di sesso. Niente di illecito. Quello che «lascia allibiti» gli investigatori è che lei, amica della moglie uccisa di Azouz, dice «non so se facciamo bene. Io mi sento in colpa».

E lui: «Perché? Non devi sentirti in colpa. Non hai colpe. Facciamolo senza raccomandazioni...», dove per raccomandazioni si intuisce che voleva invece dire «precauzioni». Poi il tunisino confessa che «è la prima volta che lo faccio in macchina» e lei lo redarguisce: «E allora avresti potuto anche portarmi in un posto più bello». La tragedia. E il suo passato da spacciatore. Forse si sentiva già protetto dalla sua improvvisa notorietà, Azouz. E avere a che fare ancora con la droga non lo preoccupava più di tanto. Le cimici e i telefoni l'hanno registrato: «Tanto non ci prenderanno mai». Arrestato per droga nell' aprile del 2005 e rilasciato con l'indulto ad agosto del 2006, Azouz si sentiva al sicuro, convinto di aver già pagato il suo conto alla giustizia. Non più di un mese fa un'amica ave va messo in guardia lui e i suoi parenti: «Con quella roba state facendo delle grandissime stronzate. Avevate giurato di non farlo più». Lui le aveva riso in faccia e aveva continuato a parlare con i suoi cugini. In un'altra intercettazione ambientale è sempre lui che spiega al suo interlocutore del momento: «A me quando qualcuno mi dice di non sniffare sniffo ancora di più, per ripicca ».

Tre giorni fa è tornato da Napoli dov'era andato a sbrigare «alcuni affari », come diceva ormai spesso in questi ultimi mesi. «Che nottata», si era vantato con qualcuno degli altri oggi indagati. «Ho pippato tutta la notte...». E ancora: in una conversazione telefonica della primavera scorsa parlava di quanto gli girasse tutto bene. «Ho conosciuto gente importante» spiegava. Tutto perfetto, se non fosse stato per un unico rammarico: «Ho fatto sesso sporco», confidava a un amico, espressione che evidentemente hanno colto al volo, dall'altro capo del filo. Perché l'argomento non è stato approfondito.

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Innocenza.

( Dolcezze e disastri) "Luca deve aver sentito parlare da qualche parte di Gay e stasera a tavola ci chiede chi sono.
Gli spieghiamo che sono uomini o donne che, anzichè essere attratte, come la maggior parte delle persone, qualcuno del sesso opposto, stanno insieme e si fidanzano con persone del loro stesso sesso.
Maschi con maschi e femmine con femmine.
E allora Sara (ndr. la sorella di 7 anni), buttandosi in braccio alla mamma, dichiara:
"Mamma, io voglio essere GAY con te!"

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Il Giornale, Il Foglio, l'omofobia e i cattolici.

Giusto, ottimo, ben detto, ma...

(Malvino) “Si può sempre criticare tutti, compresi i gay e le loro associazioni. Però negare che esista l’omofobia…” Il Foglio (1.12.2007) bacchetta il Giornale: “Sostenere che si tratta di un’invenzione di una «casta» di omosessuali «intoccabili» è davvero troppo”. Di più: è un “argomento staliniano”, come di chi, in “un tempo non lontano”, “spiegava che non esisteva l’antisemitismo in Urss, ma soltanto la lotta contro la strapotente lobby ebraica”; e questo, va da sé, non è bello da parte di “un giornale che si dice liberale”.
Giusto, ottimo, ben detto, soprattutto se per affermare che, al contrario, “ci sono prove terribili” dell’esistenza dell’omofobia in Italia: ultima, in ordine di tempo, quella di “un padre [che] sconvolto dall’omosessualità di suo figlio, che rifiutava di farsi «curare», l’ha ucciso”, e che ha fatto lamentare ad alcune associazioni omosessuali il persistere nel nostro paese “di una mentalità omofobica diffusa e trionfante”, che Il Foglio non fa fatica a rintracciare in “atavici pregiudizi” che ancora sono in grado di generare “ostilità agli orientamenti sessuali «anomali»”.

Giusto, ottimo, ben detto, ma l’asino casca sulle virgolette all’aggettivo anomalo. Già, perché è lungo la traccia del modello antropologico giudaico-cristiano, dal Levitico al Catechismo della Chiesa Cattolica, che l’omosessualità è dichiarata orientamento sessuale anomalo, e senza traccia di virgolette.
Dobbiamo esser chiari, anzi, è Il Foglio a doversi chiarire le idee: non si possono scrivere fervorini del genere su un giornale che, un giorno sì e l’altro pure, bacia il culo a chi, dal trono dell’ultima monarchia assoluta in Europa, ripete e ripete e ripete che l’omosessualità è una “inclinazione oggettivamente disordinata”, “contraria alla legge naturale”, arrivando ad indicare un esiziale pericolo alla nostra superiore civiltà in quella non meglio precisata “cultura gay” che, nel pontificare, è ad un passo dall’essere evocata come prodotto di una lobby o di una casta.
La radice dell’omofobia, di cui Il Foglio si dichiara orripilato, è giudaico-cristiana: è con quella che dovrebbe fare i conti, invece di prendere a capro espiatorio un giornale della sua stessa area politica e culturale, che incidentalmente lo surclassa in copie vendute.

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Usa. La lettera dei generali: "L'esercito accolga i gay".

Regole contro la legge che vincola gli omosessuali alla «clandestinità. Il provvedimento fu voluto nel 1993 da Bill Clinton come compromesso contro l'esclusione dalle forze armate.

(Il Corriere della Sera) Ci sono quasi 70 mila gay e lesbiche, nell'esercito americano. Servono il loro Paese in Afghanistan, in Iraq, in Libano, negli alti comandi del Pentagono, nelle basi militari sparse ai quattro angoli del pianeta. Ma la loro tendenza sessuale deve rimanere clandestina. Non ne possono discutere, pena l'espulsione dai ranghi. «Don't ask, don't tell», non chiedere, non dire, è la formula che riassume la legge, approvata 14 anni fa, quando venne abolito il bando agli omosessuali nelle forze armate. Un patto scellerato del silenzio, per cui l'esercito non può indagare a condizione che loro stiano zitti.

E' giunto il tempo di eliminare anche quest'ultima ipocrisia. Lo chiedono, in una lettera aperta al Congresso degli Stati Uniti, 28 ex generali e ammiragli americani, sollecitando rappresentanti e senatori a far cadere una discriminazione ormai anacronistica. «Abbiamo dedicato la nostra vita a difendere il diritto dei nostri cittadini a credere in qualunque cosa vogliono» scrivono gli ex ufficiali, secondo i quali gay e lesbiche «hanno servito il nostro Paese con onore».

Tra i firmatari dell'appello è anche il generale John Shalikasvili, capo di stato maggiore al tempo in cui la legge venne varata, dopo un faticoso compromesso tra il Congresso e l'amministrazione Clinton. In un articolo pubblicato all'inizio di quest'anno sul New York Times,

Shalikasvili ha spiegato che «una nuova generazione di americani nell'esercito ha dimostrato che gay e lesbiche possono essere accettati dai loro colleghi». L'ufficiale, che nel 1993 aveva accolto con qualche riserva la decisione dei politici, ora si è detto «convinto che se i gay prestassero servizio nell'esercito dopo aver dichiarato la propria omosessualità, non minerebbero l'efficacia e il morale delle forze armate». Per Shalikasvili, c'è anche una considerazione pratica: i troppi fronti di impegno della U.S. Army, consigliano «di accogliere fra i ranghi qualsiasi americano voglia e possa fare il suo dovere».

L'iniziativa dei generali cade mentre il tema si ripropone al centro della corsa per la Casa Bianca, dove segna una delle divaricazioni più nette tra democratici e repubblicani, i primi decisi ad abolire la legge, gli altri determinati a mantenerla. Il tema dei gay sotto le armi ha messo fra l'altro in difficoltà la Cnn, che ha ospitato il dibattito di mercoledì sera tra i contendenti conservatori. Il network ha infatti invitato a fare una domanda sull'argomento un ex generale, che si è definito «apertamente gay», senza però far sapere che l'ufficiale in pensione lavora per la campagna di Hillary Clinton. I dirigenti della Cnn si sono scusati, ammettendo la scorrettezza.

Non è chiaro se il Congresso democratico darà un seguito all'appello dei ventotto. Il Pentagono ha già detto che eseguirà la volontà dei legislatori: «Non c'è spazio per le opinioni personali, l'importante è avere un legge», aveva dichiarato in marzo Robert Gates. Il ministro della Difesa aveva bacchettato in tal mondo il generale Peter Pace, al tempo capo di stato maggiore, secondo il quale l'omosessualità è immorale e paragonabile all'adulterio.

La legge del 1993 era stata frutto di un accordo molto difficile: fresco di elezione, Bill Clinton, che aveva promesso di aprire le porte dell'esercito a gay e lesbiche, si era dovuto accontentare del «don't ask, don't tell». Nei primi tredici anni della sua applicazione, almeno 10 mila persone sono state costrette a lasciare i ranghi, colpevoli di aver reso pubbliche le loro preferenze sessuali. Nell'ultimo quinquennio però, il numero dei radiati è considerevolmente diminuito, passando dai 1227 del 2001 ai 612 del 2006.

Paolo Valentino Hillary Clinton 60 anni, d'accordo con l'emendamento John McCain 71 anni, contrario a cambiare la legge Michael Huckabee 52 anni, dice no ai gay nell'esercito Ex alleati Bill Clinton e John Shalikasvili, capo di stato maggiore quando la legge fu varata, oggi firmatario dell'appello

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Ndr. Ma perchè Grillini e non GayLib? Non è curioso che il Presidente di GayLib non si faccia accompagnare dal suo Presidente Nazionale, Enrico Oliari, anzichè da un "colonnello" dell'Arcigay? Mistero... Insomma neppure le briciole della torta vengono lasciate ai gay-centroliberali-democratici (Aspis).

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