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giovedì 20 marzo 2008

Lettera aperta a chi voterà Partito Democratico.

(Cadavrexquis) Dunque avete deciso, nonostante tutto, di votare il Partito Democratico di Walter Veltroni e magari nemmeno l'avete scelto perché siete convinti della sua bontà - e del resto, come sarebbe possibile? -, ma perché, ancora una volta, lo giudicate l' "ultimo baluardo" per impedire a Berlusconi di presiedere di nuovo il governo di questo disastrato paese. Mi spiace, ma non sono d'accordo: ho già dato, la mia parte l'ho già fatta. Ho già votato tutto il votabile, in passato, solo perché altrimenti vinceva Berlusconi che ora, guarda caso, si candida per la quinta volta consecutiva a presidente del consiglio. Non rispondo a una quinta chiamata alle armi: se a voi basta questo per accorrere, prego, fatevi avanti. Io vorrei scegliere secondo coscienza e, soprattutto, fare una scelta politica a favore e non contro. Berlusconi è un flagello per l'Italia, ma se domani lui scomparisse dalla scena politica di questo paese non avremmo comunque risolto niente. Berlusconi non è la malattia, ma il sintomo di una malattia: il "berlusconismo" - quel misto di volgarità, arrivismo, menefreghismo nei riguardi del bene comune, corruzione, culto delle apparenze e ipocrisia pubblica - è, in un certo senso, antecedente a Berlusconi stesso e ormai costituisce l'essenza degradata di questo paese. Berlusconi avrà la maggioranza dei voti perché è l'espressione perfetta della pancia dell'Italia. Contro tutto questo il Pd non serve a niente, anche perché a sua volta è espressione di un "berlusconismo soft" - qualcuno sta tenendo il conto delle trovate idiote di Veltroni, delle sue dichiarazioni prive di consistenza (che Cacciari, almeno una volta, ha definito senza mezzi termini "puttanate"), della sua mania per i sondaggi, simmetrica a quella di Berlusconi? Senza contare che se voi votate Pd solo "contro" Berlusconi, siete in un certo senso smentiti dallo stesso Veltroni, che ha messo la sordina persino su questo aspetto della faccenda. (Quando qualche giorno fa è andato a trovare gli italiani che vivono e lavorano a Lugano e che hanno scherzato sul fatto che Berlusconi ci è andato solo per le sue operazioni di chirurgia plastica, lui è rimasto tetragono: non sia mai che gli scappi da ridere per una battuta contro Berlusconi). Dopo questa premessa e senza rubare il "lavoro" a lui, che offre tre motivi al giorno per non votare Pd, un paio di cose vorrei dirle anch'io.

L'altro giorno Veltroni è andato al forum annuale di Confcommercio, a Cernobbio, per presentare il suo programma. Come era prevedibile, Veltroni non ha convinto molto la platea: qualcuno ha sostenuto che c'è "sovrapposizione" tra il programma del Pd e quello del Pdl, e quindi si fatica a scegliere. E' stato accolto con scetticismo, insomma. Più tardi ha parlato anche Berlusconi che, scherzando - ma non troppo -, ha dichiarato, a proposito di Veltroni: "Copia i nostri programmi, dice le nostre stesse cose, e allora magari potremmo anche candidarlo a premier per il Pdl, è il nostro campione". Questo è solo un episodio, ma non è nemmeno l'ultimo, della strategia veltroniana di rincorrere i voti del centro e, persino, della destra. Lo scetticismo dei commercianti è comprensibile: perché, potendo votare l'originale, dovrebbero sceglierne una copia sbiadita? Che cosa aveva in mente Veltroni quando ha candidato, nelle sue liste, certi esponenti di Confindustria come Matteo Colaninno e Massimo Calearo? Per quale motivo io, che traggo il mio reddito dal mio lavoro e basta, dovrei votare un partito che candida - con garanzia di elezione - due confindustriali (uno dei quali, oltretutto, sosteneva la "rivolta fiscale" della Lega Nord e che durante la legislatura potrebbe anche abbandonare lo schieramento di centrosinistra)? Se è vero che c'è una parziale sovrapposizione di interessi tra imprenditori (o, per usare un termine fuori moda, "il capitale") e lavoratori dipendenti, è anche vero che è la sovrapposizione di due insiemi che si intersecano solo per una minima parte: l'interesse comune è che le aziende producano e non falliscano, ma poi quando si tratta di distribuire il reddito, gli interessi non coincidono più - o almeno così mi pare. Se è giusto che ci sia discussione e composizione dei vari interessi, anche divergenti, sarebbe opportuno che questa discussione avvenisse in parlamento tra parti che rappresentano diversi interessi, e non prima, all'interno del partito. Invece per Walter Veltroni pare che debba essere proprio così. Non sono stato io, in fin dei conti, ad aver dichiarato che il partito democratico è "riformista", ma "non di sinistra" - qualunque cosa questa distinzione volesse dire -, bensì il suo stesso segretario, a un'intervista con El Pais. Io invece penso che esista ancora una distinzione tra l'essere di sinistra e il non esserlo e una delle caratteristiche di questa distinzione è nel peso che si dà alla difesa di chi vive solo del proprio lavoro. Me lo spiegate voi come fate a mandare giù questo boccone? Mi spiegate come fate ad adorare Zapatero e poi accettare che il vostro candidato presidente del consiglio vi prenda a schiaffi così?

Vogliamo poi parlare di laicità e di diritti civili? Il Pd, durante l'ultima legislatura, ha votato compatto in senato - con l'unica eccezione, lo ricordo, di Furio Colombo - affinché venissero mantenuti i privilegi fiscali della Chiesa cattolica. Non si è nemmeno astenuto - come ha fatto Rifondazione comunista -, no, ha proprio votato a favore del mantenimento di questi privilegi. E voi ora siete pronti a votarlo. Il Pd ha candidato ancora Paola Binetti, un'estremista cattolica dell'Opus Dei, che se ne è uscita più volte con affermazioni molto gravi nei confronti degli omosessuali e che ha votato contro il suo stesso governo quando doveva passare la norma anti-omofobia: almeno Turigliatto, quando ha fatto la stessa cosa in occasione del rifinanziamento della missione in Afghanistan, è stato invitato a lasciare Rifondazione comunista. Il Pd invece no, è più generoso e, per ricompensarla del servizio prestato, ricandida chi avrebbe potuto anche far cadere il suo governo. Faccio inoltre notare che Paola Binetti non è un personaggio isolato - "uno tra mille", per riprendere l'espressione che Berlusconi ha usato a proposito di Ciarrapico -, ma è una degli esponenti di una nutrita pattuglia di futuri parlamentari "teodem", grazie ai quali non ci sarà nessun progresso su laicità e diritti civili con un eventuale governo Veltroni. E, come se non bastasse, Paola Binetti e gli altri teodem non sono dei puri e semplici "ospiti" del Partito Democratico - come lo sono i nove Radicali "garantiti" -, ma sono tra i fondatori del partito stesso. Lo mette bene in chiaro la stessa Binetti, in un'intervista al Giornale, oltre a specificare che sull'aborto è pronta a votare con la Pdl. E voi questo partito siete disposti a votarlo (pur di non avere il turpe Berlusconi al governo)? Infine, la questione dei diritti civili, soprattutto per quanto riguarda le persone omosessuali. Oltre a essere una questione molto concreta, è anche una questione simbolica: equivale a scrivere, nero su bianco, che noi gay siamo cittadini di prima categoria come tutti gli altri. Se già il programma dell'Unione era molto timido al riguardo e, pilatescamente, aveva proposto una versione depotenziata dei Pacs, i Dico, ora il Pd è ancora più timido e parla di generici "diritti degli individui", ma non di riconoscimento del diritto delle coppie omosessuali a essere considerate famiglie a pieno titolo. Lo ha ribadito lo stesso Veltroni nell'intervista al Pais citata poco fa: "Però non voglio introdurre in campagna temi che dividano gli italiani. Faremo una cosa con più sfumature, per includere sensibilità diverse". A chi l'avesse dimenticato ricordo che Veltroni ha disertato la seduta in Campidoglio, a Roma, in cui si dovevano approvare i registri comunali per le unioni civili. Ora, uscito Franco Grillini dai DS, non c'è più nemmeno bisogno di far finta di avere a cuore i diritti civili dei gay. Con che coraggio voi che avete, in passato, criticato il governo di centrosinistra per il suo immobilismo ora voterete Pd? Perché volete, adesso, votare proprio i traditori? Non sarebbe meglio, a questo punto, che votaste direttamente e paradossalmente il nemico, cioè Berlusconi e la sua coalizione?

Tuttavia qualcuno di voi pensa - e sono stato tentato di pensarlo anch'io - che il Pd si potrebbe salvare grazie ad alcune candidature di prestigio o grazie al fatto che Veltroni ha accettato di accogliere nelle sue liste un certo numero di esponenti radicali. Naturalmente ha divertito molto anche me vedere i "vade retro Satana" pronunciati dai cattolici più intransigenti, ma il divertimento è finito lì. Infatti i Radicali e altri laici - come Umberto Veronesi, subito controbilanciato però da altre candidature papiste - non fanno parte del Partito Democratico: ne sono soltanto "ospitati". La loro presenza non rende più "digeribile" il Partito Democratico stesso perché non è parte costitutiva del suo DNA, per così dire. (Diverso sarebbe stato se, per esempio, i Radicali si fossero sciolti e fossero diventati un soggetto costitutivo del Pd, al pari dei "teodem" di Binetti e compagnia brutta). Ormai sono arrivato a credere che alcuni singoli individui non migliorino - o non peggiorino - un partito. Quello che importa, infatti, sono la struttura e il "sistema". E io vorrei votare una "struttura" che, nel caso di un partito, si esprime attraverso un posizionamento chiaro, degli obiettivi precisi e non contraddittori, un'idea politica e di società. Perché un gruppo è sempre più della somma delle persone che lo costituiscono, ma la somma deve possedere una direzione ben precisa, e concordata, verso cui andare, perché altrimenti è soltanto un caos fatto di tensioni non conciliabili e non riconducibili a un progetto o a una visione comuni. Se voi vi fidate di una cosa del genere, vi auguro tanta buona fortuna: ne avremo bisogno. Sono consapevole che si debbano accettare compromessi, ma i compromessi si accettano su basi condivise: per me sarà già un buon compromesso votare, comunque, Partito Socialista. Non avrà, probabilmente, rappresentanza in parlamento, ma almeno c'è un'idea di polity che in gran parte condivido e che non vorrei morisse del tutto. Perché se i DS avessero avuto più coraggio sarebbero andati in quella direzione, nella direzione di una sinistra riformista che ormai in Italia ci scorderemo per un bel po'.

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Una strana coppia per Roma. Rutelli: "Roma con me sarà città dell'accoglienza". Ribatte Grillini "Sui gay ha impegni generici".

Grillini: Faccia un pò di autocritica su ciò che ha fatto al governo.
(Apcom) In un'intervista al magazine Clubbing e al portale Gay.it, il candidato sindaco di Roma Francesco Rutelli spiega come tutelerà i diritti di gay, lebsiche e trans. "Roma - dice - sarà sempre più la città dell'accoglienza e dell'inclusione, dove l'intercultura sarà un valore vero, dove la pari dignità sociale di tutti i cittadini sarà pratica civile e politica».

Rutelli indica i punti programmatici su cui si è impegnato con le associazioni gay di Roma: "l'impegno contro qualsiasi...

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Licenziato perchè gay? Scontro e solite polemiche dell'Arcigay sulla verifica interna.

Mancuso (Arcigay): «Vogliamo però sapere dagli organi di controllo competenti se ciò che è stato reso pubblico dall’operatore abbia un fondamento e quali misure si intendono adottare». I sindacati: «Dov’è la scheda di valutazione?» E la direzione ora apre la verifica in reparto.

(La Provincia pavese) Da una parte i sindacati, per lo più intenzionati ad opporsi al licenziamento; dall’altra la direzione generale del S. Matteo, che invece il licenziamento lo conferma, ribadendone la legittimità dei motivi. Al centro della vicenda c’è C.D., tecnico licenziato al termine di un periodo di prova in Radiologia. E che ora sostiene: «Credo mi abbiano scartato perchè sono gay». «Un caso preoccupante», sostiene la Cgil, che ora attende un chiarimento ufficiale dalla direzione e già annuncia venti di guerra. Su posizioni opposte c’è la Uil, che invece sottolinea: «Non pensiamo che abbiano fatto discriminazioni perchè all’interno del San Matteo da anni lavorano persone gay». Mentre il direttore generale, Piero Caltagirone, annuncia querele.

Una storia da chiarire, di certo delicata, storia che sin da ora suscita reazioni vivaci. A cominciare da quella di Arcigay. Il presidente nazionale Aurelio Mancuso, a tale proposito sottolinea: «Sarà da chiarire se al Policlinico S. Matteo sia stato licenziato un operatore sanitario in ragione della sua omosessualità. La denuncia per ora è stata smentita dalla direzione sanitaria. Vogliamo però sapere dagli organi di controllo competenti se ciò che è stato reso pubblico dall’operatore abbia un fondamento e quali misure si intendono adottare».

Venendo ai sindacati, l’umore che si coglie è fondamentalmente di preoccupazione. Tranne che nel caso di Mimmo Galeppi (Cisl), il quale precisa: «Se parliamo di persone omosessuali, questo non è certo il solo caso di dipendente del San Matteo. Eppure tutte hanno lavorato e lavorano. E non è il primo caso di persone che hanno avuto un parere negativo alla prova prevista dal contratto. Può succedere a chiunque».

Per Oreste Negrini (Cgil), le cose stanno in un altro modo. «Questo lavoratore si è rivolto a noi - spiega -. L’altro giorno abbiamo inviato una lettera al direttore generale del San Matteo, e per conoscenza al presidente, chiedendo la scheda valutativa di questo lavoratore, anche perchè questi ritiene che la risoluzione del rapporto sia intervenuta per cause indipendenti dalla sua prestazione professionale».

«Non vogliamo che in un’istituzione come il San Matteo ci possano essere pregiudizi incomprensibili verso l’orientamento sessuale di una persona - prosegue Negrini - Auspichiamo che il licenziamento non sia avvenuto per questa discriminazione. Sappiamo che questa mattina (ieri per chi legge ndr) il direttore generale ha convocato una riunione d’urgenza, e quindi possiamo riconoscere che sta svolgendo il suo ruolo di verifica. Siamo in attesa degli eventi».

Ora C. D. dice di essere in mezzo a una strada: senza casa, perchè la sua sarebbe in Sicilia, e senza lavoro. «Mi ero fatto carico della situazione perchè sensibilizzato dalla sua storia - dice Roberto Gentile (Fsi) - Ora chiediamo che sia istituita una commissione. Ma vogliamo anche capire se sulla scheda di valutazione ci sono elementi di superficialità. Abbiamo motivo di sospettarlo, siamo in attesa di avere riscontri». «Diciamo che c’è qualcosa che non quadra - conclude Gentile - E per fare chiarezza vorremmo che la commissione interna fosse allargata anche alla partecipazione dei rappresentanti sindacali».

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Tremonti: da piccolo io vittima del bullismo. «I gay? Mai incontrato uno scemo».

«Mi chiusero più volte in un armadio per tutta la notte. L'ex ministro intervistato su You Tube: al collegio a Pavia mi hanno fatto un paiolo così.

(Virginia Piccolillo - Il Corriere della Sera) Tremonti vittima di bullismo. Tremonti che difende i gay. Tremonti che copia in matematica. E Tremonti che soffre perché lo chiamano antipatico. Non era il solito ex vicepremier quello intervistato ieri da Klaus Davi su YouTube. Potere di Internet, l’ex ministro dell’Economia è uscito dalla consueta immagine rigida e dal retrogusto saccente. Raccontando anche sconfitte ed episodi dolorosi. Studente a Pavia, Tremonti ricorda gli episodi di bullismo subiti.

«Sono stato in collegio a Pavia e lì ti facevano una matricola molto intensa». Cosa? «Di tutto. Di tutto. Era tradizione secolare farti un paiolo così. Ne dico una raccontabile. Ritorno dopo la lezione. Freddo. Nebbia. Entro nella mia camera vuota. Non c’era più nulla. E qualcuno mi fa vedere giù. Guardo dalla finestra e vedo che era stata ricostruita giù in cortile dalle altre matricole obbligate dagli anziani, in mezzo c’era la scrivania con la luce accesa e il libro aperto. E questa era solo una delle più "simpatiche" (sa com’è simpatico riportarsi su con l’aiuto di un amico un armadio sulle spalle?)». Tremonti ne racconta altre. «Ho fatto le notti chiuso in un armadio, con un anziano che studiava (di solito in collegio si studiava di notte fino all’alba) e ogni mezz’ora una sveglia mi obbligava a simulare il bollettino dei naviganti, scandendo il segnale orario. Se non lo facevo erano botte». Molestato perché «secchione»? Tutt’altro. Tremonti racconta a Klauscondicio, prima rubrica politica autoprodotta e trasmessa su YouTube, che a scuola non era affatto invincibile. Soprattutto nei calcoli. Li copiava dai compagni: «Copiavo. Soprattutto matematica. E facevo copiare. Campavo di scambi. Ne avevo bisogno. Due anni ho avuto esami a ottobre».

A suo agio nel taglio «più smart, più gossip, più giovane» che piace a Klaus Davi, Tremonti stupisce con una dichiarazione di stima per Karl Marx: «Magari la gente leggesse Marx. È un genio. Oggi a sinistra ci sono solo i Simpson (e ne hanno gli stessi difetti basta guardarli in faccia)». E un panegirico sull’intelligenza degli omosessuali: «Nella mia vita non ho mai incontrato un gay scemo, mentre ho incontrato tanti altri assolutamente cretini fuori del mondo gay. E la realtà omosessuale è ben rappresentata da persone di prim'ordine nel mondo della cultura, della finanza e della moda». Tra battute sulla campagna elettorale («Non me ne frega un YouTube») e appelli pro Tibet («Mi chieda perché ho la cravatta arancione. C’è chi sta dalla parte della Cina che calpesta i diritti umani. Io sto con il Tibet»), Tremonti ricorda di avere «sofferto» quando gli davano dell’antipatico. Poi rivela il suo entusiasmo per Laura Pausini («L’ho conosciuta a Che tempo che fa, e dopo l’ho sentita cantare: è fantastica»). E di Madonna dice: «È un mito ».
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Il passo di Tremonti sui gay.

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Della serie "Tanto per dire qualcosa"...
Grillini: ha ragione Più svegli perché tartassati.

«Essere gay non rende, ahimè, immuni dall'idiozia. Ma quello che dice Tremonti è vero. Succede un po' come per gli ebrei». Franco Grillini, presidente onorario Arcigay e candidato sindaco per la lista Roma Laica spiega: «Quando un gruppo è tartassato è portato a ragionare di più su se stesso degli altri e sviluppa l'intelligenza».
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Ndr. Caro Tremonti, grazier per i complimenti ma dalle parole passi ai fatti sono i diritti che vogliamo, non buffetti sulle guancie. A proposito, non sappiamo chi lei frequenta ma le possiamo assicurare che i cretini ci sono anche tra i gay. Lei come Grillini tranquillizzatevi... l'intelligenza non è un monopolio gay, anzi...

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Michael Stipe a Milano e fa outing. "Sono omosessuale".

A 48 anni il frontman della band Rem ha dichiarato pubblicamente il suo orientamento sessuale e spiega: "L'ho fatto per aiutare qualche giovane a venire allo scoperto".

(Quotidiano Nazionale) Michael Stipe, leader della band Usa Rem, ha dichiarato pubblicamente di essere omosessuale. Il cantante ha scelto la rivista statunitense Spin per il suo outing, scrive El Paìs. Lo ha fatto "per aiutare qualche giovane a venire allo scoperto"
Stipe ritiene che sia positivo
che le persone in vista parlino apertamente di questo argomento. Ha poi aggiunto di essere stato sempre sincero con i componenti della sua band.
Il cantante, 48 anni, aveva fatto un primo outing
'mascherato' nel 2001 con la rivista 'Time', definendosi un "artista gay", ma, aveva affermato, non voleva essere etichettato come gay, eterosessuale o bisessuale.
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Campionessa di razza. Nuoto: Manaudou d'oro nei 200 dorso e il suo video hard torna in rete.

Laure Manaudou ha vinto con il tempo di 2'07''99 l'oro dei 200 dorso agli europei di nuoto di Eindhoven, mentre l'alloro nei 50 farfalla è andato al serbo Milorad Cavic che è salito sul podio con una t-shirt in cui lanciava un chiaro messaggio nazionalista: ''Kosovo è Serbia''. Ovviamente il suo ritorno alla popolarità riporta in auge la sua disavventura amorosa con Marin e la rete riprende a parlarne così come ritorna il suo video porno. Eccolo.

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Colto di sorpresa. Coco, effusioni bollenti in auto. L'ex calciatore con una ballerina.

(TGCom) Tra i vip va di moda la passione sulle quattro ruote. Bollenti effusioni in auto, infatti, per un altro ex calciatore. Dopo Bettarini pizzicato con la D'Urso, ora è la volta di Francesco Coco, paparazzato da Novella Duemila, sul suo fuoristrada ad amoreggiare con Elodie, una ballerina francese di 24 anni. I due si sono conosciuti un anno fa e la passione, a giudicare dagli scatti, è alle stelle.
Presto per parlare di storia d’amore, ma le immagini che ritraggono l’ex naufrago a bordo dell’auto con la ballerina, sono abbastanza eloquenti.
Gli amici dicono che i due si sono conosciuti un anno fa e da allora hanno continuato a frequentarsi. Novella li ha beccati durante una notte di passione: si scambiano baci e tenerezze, avvinghiati l’uno all’latra, poi l’auto li tradisce.
La batteria non parte e Coco ed Elodie tentano invano di spingere il potente mezzo, salvo poi rifugiarsi a casa dell’ex calciatore. Dopo aver abbandonato la strada del calcio e della tv, Francesco ora riparte dall’amore.

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Il candidato fa coming-out all'assemblea del Pd: "sono gay".

Ha poco più di vent'anni ed è candidato alle prossime elezioni comunali nelle liste del Pd.

(Andrea Priante - Il Corriere del Veneto) «Il mio è un discorso difficile. E probabilmente non sarà musica per le orecchie di qualcuno». Ha esordito così, Enrico Peroni. Ha poco più di vent'anni ed è candidato alle prossime elezioni comunali nelle liste del Pd.

Lunedì pomeriggio ha parlato di fronte ai vertici cittadini del Partito Democratico per rivelare a tutti che è presidente dell'Arcigay di Vicenza e che se conquisterà una poltrona a Palazzo Trissino è intenzionato a portare avanti la battaglia contro l'omofobia. La scelta di fare «outing» pubblicamente è maturata proprio per la necessità di presentare un progetto «che restituisca sicurezza e dignità agli omosessuali vicentini ma anche ad ogni vittima di discriminazioni».

«Non tutti all'interno del Pd erano a conoscenza del fatto che ricopro l'incarico di presidente dell'Arcigay di Vicenza – spiega – e che sono tra i fondatori dell'associazione gay e lesbica “Aletheia”. Quasi tutti hanno reagito bene e alla fine del mio discorso c'è stato un applauso. Sono soddisfatto, è andata bene».

Enrico Peroni ha deciso di rivelare pubblicamente la propria omosessualità per presentare un progetto per la costituzione di uno sportello anti-discriminazione gestito dal Comune. «L'amministrazione deve saper difendere i propri cittadini – afferma - e in modo particolare quelli più indifesi. La lotta per garantire a tutti le stesse opportunità è prioritaria per una società che vede riaffiorare l'esclusione, la solitudine e la paura». Per questo il candidato consigliere chiede una collaborazione con le associazioni che si battono contro il razzismo, l'omofobia e le violenze.

«Propongo un osservatorio contro le discriminazioni – dice Peroni - che agisca per risolvere le problematiche che hanno a che fare con situazioni di marginalizzazione, discriminazione o abuso legate a motivazioni di provenienza etnica e orientamento sessuale». Il candidato sindaco del Partito Democratico, Achille Variati, ha chiesto al suo compagno di schieramento una relazione dettagliata che presto verrà discussa all'interno del partito.

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