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venerdì 29 febbraio 2008

GF8. Emergenza Mirko: Destabilizza la casa, Francesco è geloso, Roberto diverso.

(TGCom) L'ingresso di Mirko ha portato scompiglio nella Casa. L'ex modello ha scatenato fin dal suo ingresso la gelosia di Francesco, che marca ancora più stretto Christine, la quale non è apparsa indifferente al fascino del nuovo inquilino del Condominio di Cinecittà. Anche Roberto appare più nervoso. A notare questo cambiamento di umore del "cummenda" sono state Chris e Lina, che anche lui tema il nuovo arrivaro?

Le moine i gli abbracci tra Francesco e Christine proseguono. Il bel romano commette una gaffe, quando sussurra all'inglesina: "Sei un passatempo". La bionda, offesa, si ritira in un muso lungo e rimprovera il ragazzo per quanto detto.

Francesco sa di aver sbagliato e corre immediatamente ai ripari: "Se tutti i passatempi fossero belli come te..., mi piaci un casino". A quanto pare anche il don giovanni ha deciso di abbandonarsi all'emozioni. Una cosa è certa, l'ingresso di Mirko nella casa ha fatto scattare in Francesco un trasporto maggiore nei confronti di Christine.
L'ingresso nella Casa del bel iserniano pare abbia destabilizzato anche Roberto. L'imprenditore milanese appare diverso dal solito, più nervoso. Secondo Lina e Christine, "il cummenda ha accusato il nuovo ingresso". Infatti, una personalità forte in più potrebbe fargli perdere il ruolo di leader che ha attualmente ed anche il suo ruolo di "confidente delle donne" potrebbe essere minato.

Da segnalare inoltre uno scherzetto messo a segno da Mario nei confronti di Raffaella, che non ha gradito. Il muratore ha alzato la microgonna della giovane napoletana, lasciando intravvedere molto bene il "lato b" della più piccolina della Casa.

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Sanremo. Anche i gay spagnoli dicono la loro opinione sul brano della Tatangelo. Scialbo ma positivo.

Occorre non rendere omosessuale un 'personaggio'.
(Apcom) La canzone 'Il mio amico' di Anna Tatangelo non entusiasma gli omosessuali spagnoli. Antonio Poveda, presidente della Federazione Statale di Gay, Lesbiche e Transessuali spagnola (Felgt), ha dichiarato ad Apcom di nutrire dei dubbi sull'effetto che puo' avere una canzone che utilizza molti stereotipi per parlare dell'omosessualita' e lo fa con un tono, tutto sommato, "scialbo". Pero' crede che le situazioni di Italia e Spagna siano differenti e che trattare il tema 'positivamente' possa in ogni caso aiutare a convincere la gente comune che tutte le relazioni hanno gli stessi diritti. Secondo Poveda, la canzone scritta da Gigi D'Alessio e' "piena di stereotipi che non vanno oltre cio' che rappresentano" e danno l'impressione che si trattino le persone omosessuali in un tono compassionevole, quasi pensando: "poveretto, che disgraziato che e'!". Anche se, aggiunge, "c'e' gente a cui serve che si parli dell'omosessualita'" anche in questo modo per far riconoscere socialmente che "tutti gli amori hanno diritto ad essere rispettati". Il presidente della Felgt crede che, sull'esempio di quanto successo in Spagna in alcuni serial televisivi, occorre inserire i personaggi omosessuali nelle 'storie' come un qualsiasi altro attore, senza che sia il loro orientamento sessuale a caratterizzarli. Ma ribadisce che "non c'e' alcun problema" se si parla dell'omosessualita' in "senso positivo", comunque lo si faccia. E che anche lo sfruttamento commerciale del tema e' "benvenuto" se combatte l'omofobia.

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Pdl. Berlusconi mette la Brambilla alla porta? Ai circoli solo 3 seggi.

(La Stampa) A Ferragosto dell’anno scorso pareva destinata a salvare il centrodestra, l’unta del Signore (Berlusconi) che doveva sostituirlo (in prospettiva) alla guida del suo nuovo partito e (forse) persino a Palazzo Chigi. Faceva persino tremare i maggiorenti di Forza Italia.

Ieri mattina la rossa di Calolziocorte, quando ha letto quella cifra sui giornali, ha capito tutto. Tre su 340. Michela Vittoria Brambilla non serve più alla causa, vale pochi seggi, da considerare nel computo dei 182 che Fi conta di avere alla...

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Prorogato al 16 marzo. Al Teatro Belli di Roma "Gay panic". Una storia vera tra un soldato irakeno di Saddam ed un marine americano.

Il testo è ispirato a un fatto realmente accaduto durante la guerra in Iraq (maggio 2004, base militare di Ad Dawr), tra un marine americano e una giovane recluta della rifondata Guardia Nazionale irachena. Praticamente taciuta dagli organi di stampa, la notizia non ha trovato eco finché non è stata scoperta tra i carteggi della giustizia militare americana e pubblicata da un giornale del North Carolina, il "News & Observer". Il breve incontro tra Daniel e Zaggam in una torretta di sorveglianza è un frammento della guerra che include l´elemento decisivo della sessualità, nonché la sindrome, il "gay panic" appunto, che percorre e minaccia il sistema nervoso dell´esercito americano.

Questo accenno di conoscenza, di amicizia e infine di amore fisico, bruciato nel respiro di un turno di guardia, diventa suo malgrado tragedia, ma conserva l´ironia e lo stupore possibili solo per una vicenda sotterranea, fuori del controllo dell´onnivora macchina mediatica e dei suoi bollettini di guerra. Il linguaggio teatrale è intenzionalmente spoglio. Agli "attori - soldati" spetta quindi il compito di creare un comportamento attendibile, lasciando che sia il narratore a dare i brevi cenni capaci di alimentare la nostra immaginazione, ma soprattutto di risvegliare il nostro imbarazzo. Se ci troviamo a rimestare nel torbido, come sempre accade quando ci si ammazza da qualche parte, è per aver permesso ad altri, e non certo i migliori di noi, di condurre da più di tre anni il gioco di una guerra ideata ad arte. Daniel e Zaggam con le loro incertezze e i loro dubbi hanno la missione di ricondurci nello spazio mentale dove "quello che si vede non è quello che è".
Riccardo de Torrebruna
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GAY PANIC di Riccardo De Torrebruna
Riccardo de Torrebruna già vincitore della seconda Edizione del Premio "Enrico Maria Salerno".

Dopo dieci anni e molto lavoro alle spalle, la Giuria, ancora una volta, vuole riconoscere la qualità della sua scrittura teatrale. De Torrebruna ancora una volta annota un fatto di cronaca bellica, un fatto realmente accaduto e apparentemente marginale. Ma la sorpresa del finale è
davvero imprevista e devastante quanto un attacco armato. L´esercito americano pare abbia identificato una sindrome, denominata appunto gay panic, che colpisce coloro che per errore si ritrovano a fare l´amore laddove dovrebbe limitarsi a fare la guerra.
(dalla motivazione dell'ammissione fra i 5 finalisti del XIII premio Enrico Maria Salerno per la drammaturgia)
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dal 6 al 16 marzo 2008
GayPanic di Riccardo De Torrebruna
Con Andrea Gherpelli e Simone Spirito

TEATRO BELLI DI ROMA
P.zza Sant'Apollonia 11/a - 00153 ROMA
Biglietteria tel. 06.5894875
www.teatrobelli.it

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Raidue ci prova: X-Factor al lunedì contro il Grande Fratello. Un flop annunciato?

(Tvblog) Tutto è pronto per l’esordio del nuovo talent show di Raidue X-Factor, un programma al quale su TvBlog abbiamo dedicato molto spazio e che ha ricevuto la benedizione di Giorgio Gori, convinto del possibile successo di un format già apprezzatissimo all’estero, specialmente in Inghilterra dove la vincitrice della terza edizione Leona Lewis (ospite a Sanremo) sta spopolando nelle classifiche di vendita.

L’unico dettaglio che mancava, decisamente importante, era la data dell’esordio e di conseguenza il giorno di collocazione nel palinsesto. La “sfida mancata” con Amici sembrava suggerire la voglia di una maggiore prudenza, di evitare uno scontro dal quale X-Factor rischiava di uscire decisamente con le ossa rotte. Proprio per questo l’ultimissima novità, pubblicata da Antonio Genna sul suo blog, sorprende non poco. X-Factor partirà lunedì 10 Marzo affrontando la concorrenza del Grande Fratello 8 e dalla forte controprogrammazione di Raiuno.

Si ridisegna così il palinsesto di Raidue che vedrà protagonista al martedì Ghost Whisperer mentre Voyager di Roberto Giacobbo, in partenza il prossimo lunedì 3 marzo, andrà ad occupare stabilmente il mercoledì sera. Tutto questo, ovviamente, sempre che i risultati di X-Factor siano all’altezza anche in una collocazione così impegnativa. Difficile prevedere a scatola chiusa quale sarà l’esito di questo confronto, non ci resta che attendere la quotidiana rubrica del nostro Share martedì 11 Marzo. Voi cosa ne pensate?

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"Patte" vuote...I dieci peni più piccoli dello star system.

(Paola Pagliaro - Medicinalive) Si dice che non esistano piccoli attori, ma solo piccole parti. Niente di più vero, a quanto pare anche i grandi attori non sempre sono super-dotati! Sembrerebbe che alcune celebrità maschili idolatrate come sex symbol, sotto i pantaloni abbiano poco da offrire!
Spesso sono ex mogli e fidanzate tradite a mettere in giro le cattive voci
, e questo potrebbe farci dubitare della loro veridicità, se non fosse che alcuni sono stati fotografati nudi dagli impietosi fotografi, non lasciando adito a dubbi.
Saranno contenti i maschietti comuni mortali, e ancor di più gli uomini che si fanno complessi sulle dimensioni del loro pene. Ma immagino sarete curiosi di sapere nomi e cognomi dei meno dotati di Hollywood…e allora non vi faccio aspettare.

Ecco la top ten dei vip meno dotati:

  1. Brad Pitt (in alto), ebbene sì, malgrado sembri una macchina sforna-figli il bell’attore, ai tempi del matrimonio con Juditte Lewis, non aveva una buona fama: la moglie quando gli era stato chiesto come fosse Brad dentro i pantaloni, aveva replicato, fra lo stupore di tutti: “Non è tanto grande, non so se mi spiego” Si spiega, si spiega! Che spreco!
    Jude Law, è stato ripreso nudo mentre era in Francia, ospite della madre. Stava facendo il bagno, quando è stato beccato dai paparazzi. I commenti dei fotografi d’assalto sui suoi attributi maschili? “Non è certo Tommy Lee”
    Eight Mile, il famoso rapper sembra avere molto da dire ma poco da mostrare. O almeno è quanto afferma l’ex moglie Kim Mathers, che definisce il sesso con Eminem come un flop colossale, e gli consiglia addirittura l’uso del viagra perchè “altrimenti non funziona!”.
    Ashton Kutcher, prima di sposare Demi Moore, stava per unirsi in matrimonio con l’attrice Brittany Murphy. Al celebre show americano, il David Letterman Show, l’ex fiamma avrebbe dichiarato:“Suppongo che la loro relazione si basi sul fatto che a lui non interessa la differenza d’età e a lei non interessano le dimensioni del pene!” Cattivella!
    Chris Evans, malgrado possa vantare relazioni del calibro di Geri Halliwell e Billie Piper (la sua ex moglie), non possiede armi segrete in basso. E’ una sua stessa ammissione (apprezziamo l’umiltà!).
    Durante una visita alla madre in ospedale, il celebre speaker, davanti alle riproduzioni anatomiche del corpo maschile, avrebbe affermato che adora queste rappresentazioni che fanno capire la perfezione dell’organismo, e come tutto funzioni come in una macchina perfetta ma, allo stesso tempo, si sente un minorato davanti alle dimensioni medie del fallo maschile, essendo lui poco fornito di materia virile.
    Enrique Iglesias: tale padre, tale figlio? Non è sempre così! Malgrado suo padre Julio vanti di aver avuto più di 3000 donne, ed è un leggendario amante, il figlio ha invece problemi con le dimensioni del suo pene e ammette che, se potesse, è l’unica cosa che cambierebbe del suo corpo.
    Per la fidanzata Anna Kournikova questo non rappresenterebbe un grave problema, ma Enrique confessa che la più grande difficoltà è trovare profilattici extrasmall! Viva la sincerità!
    Danny Bonaduce è apparso nudo alla San Francisco Erotic Conference e bisogna usare la lente di ingrandimento per riuscire a vedere il suo pene.
    In seguito avrebbe dichiarato di aver posato nudo, proprio per dimostrare che non ce l’aveva poi così piccolo!
    Ecco perchè, per cancellare dalla memoria la foto che non gli rende merito, avrebbe deciso di fare nuovi scatti integrali entro marzo 2008. Insiste!
    Howard Stern, sembra che il re di tutti i media non sia il re della camera da letto.
    Egli stesso descrive il suo pene come un acino d’uva, e ammette che vorrebbe averlo come quello degli uomini di colore. Un po’ troppo ambizioso, forse?
    Johnny Knoxville ha definito il suo pene come un uovo in un nido! E ancora, come un interruttore della luce! Troppa autoironia? Lo speriamo per lui! Inutile dire che entra a pieno titolo in questa classifica!
    Mick Jagger, chi l’avrebbe detto che il re del rock avesse un pene piccolo? Forse è colpa di tutti quegli anni trascorsi nei pantaloni stretti, fatto sta che il Rolling Stones è stato deriso pubblicamente dalla sua ex amante Janice Dickinson, perchè avrebbe cercato di farsi ingrossare il pene, coprendolo con delle api, in modo che il pungiglione lo rendesse turgido. Incredibile? Mica tanto, quella delle api sembra essere una moda per i vip meno dotati dello star system. Contenti loro! Ma non si faranno male?

Credo che questa classifica basti a tranquillizzare i poco dotati di tutto il mondo, non tutti i divi sono divi anche sotto i pantaloni, e questo dimostra che sentirsi grandi uomini non ha nulla a che vedere con le dimensioni del peneSembra una bella frase ma… qualcuno ci crederà?

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In vendita le pasticche per dare sapore di mela allo sperma. E riducono il colesterolo...

Risultato garantito in massimo 4 settimane. C’è anche la variante femminile agli agrumi. Il prodotto, in 60 capsule, è un integratore dietetico naturale che riduce il colesterolo.

(Rotocalco.tio.ch) Che la mela sia il frutto del peccato è risaputo da migliaia di anni. Cosa che deve essere piaciuta molto all’inventore di ‘Sweet release’, barattolino con 60 capsule in vendita su ShyToBuy.com che promettono in massimo quattro settimane di modificare odore e sapore del liquido seminale maschile, facendolo assomigliare a quello di mela verde.

Anche se sul portale dove si possono acquistare le capsule si legge che il prodotto è dedicato a tutti quelli “che vogliono migliorare la pratica del sesso orale e sorprendere il partner con una nuova fantastica esperienza”, in realtà ‘Sweet release’ è più pubblicizzato come un integratore dietetico completamente naturale che aiuta il sistema immunodifensivo e riduce il colesterolo grazie al componente principale contenuto al suo interno, il Crandextrim, e alla presenza degli acidi Omega 3 e Omega 6.

Su ‘ShyToBuy.com’ è in vendita anche la variante femminile agli agrumi, che promette sapori e odori migliori delle parti intime “per evitare spiacevoli imbarazzi”. Probabilmente, se fosse esistito l’eCommerce ai tempi dell’Eden, a quest’ora vivremmo tutti in Paradiso.

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I gay romani attaccano la Tatangelo: "Penosa".

(Circolo Mario Mieli) Ieri sera, al Festival di Sanremo, Anna Tatangelo ha cantato “Il mio amico”, dedicata al suo amico gay. Sarebbe stato meglio che, invece di cantarla, l’avesse fischiettata. Il testo, scritto da Gigi D’Alessio, è impresentabile, retorico e disegna un gay assai stereotipato. Ci racconta la storia di un gay che non dorme di notte, che lascia segni di trucco sul cuscino, che la mattina si alza sbattuto ma con gli occhi vivi alla ricerca dell’amore che non troverà mai. Fin qui la storia potrebbe essere sopportabile, potremmo pensare ad un omosessuale depresso e un po’ indeciso sulla sua identità che ha la sfortuna di avere un’amica molto bella e nessuno se lo fila.

Il peggio deve ancora venire: scopriamo che il ragazzo è amareggiato, che il suo cuore batte forte per “dare vita a quella morte dentro se”, che cerca un fidanzato perché l’altro già da un pezzo l’ha lasciato e che racconta cose che nemmeno lui sa ma nel frattempo spera sempre in quell’amore che non ha. Ma niente paura, c’è Anna che ti rincuora e ti dice che non c’è nessun male ad amare un altro come te, anche se nel tuo cammino dell’amore avrai sempre quel dolore dentro te, che l’amore non ha sesso e che non devi curarti di chi ti dice che non sei normale perchè tu sei normale come noi e sei anche tu figlio di Dio!

Lungi dal non riconoscere che il tentativo di sdoganare l’argomento dell’omosessualità e della discriminazione è stato fatto, riteniamo però anche doveroso notare che la figura che ne emerge ci è lontana. Non vediamo in quale modo questo mellifluo tentativo possa avvicinare la società al mondo gay in maniera sana e scevra da quel vittimismo che ci sembra pervada tutto il testo e nel quale non ci riconosciamo.

A questa melodica tiritera sulla sfiga di essere gay preferiamo di gran lunga “Sulla porta” di Federico Salvatore, presentata a Sanremo nel 1996 oppure la divertentissima “Luca” della mitica Raffaella Carrà del lontano 1978.

Andrea Berardicurti
Segreteria politica Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

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Bullismo a Milano. «Sei gay» e lo fanno spogliare nudo in classe.

(Augusto Pozzoli - Il Giornale) Per intere settimane bersaglio di un gruppo di compagni di classe: deriso, insultato, umiliato. E l’altro giorno, in una prima di un liceo milanese nella zona di Baggio, viene immobilizzato sulla cattedra e denudato. Un odioso caso di bullismo destinato forse a restare sconosciuto se non fosse stato segnalato attraverso un messaggino arrivato sul cellulare dello studente preso di mira, inviato dai suoi stessi aguzzini: «Sei un gay». La mamma del ragazzino aveva quasi subito intercettato il messaggio e la mattina dopo si era precipitata a scuola per chiarire col preside la situazione.

Scatta l’indagine. È così viene a galla una verità che era sfuggita agli stessi insegnanti, perché gli episodi di bullismo avvenivano normalmente durante l’intervallo o nei corridoi della scuola. Il preside non perde tempo: chiama uno dei servizi di emergenza istituiti dall’Asl di Milano per fronteggiare il bullismo e si avvia l’intervento per rimediare alle pesanti conseguenze provocate da questa vicenda. Sul ragazzo vittima delle prevaricazioni dei compagni, ma anche sulle responsabilità degli studenti bulli. «Abbiamo già incontrato il consiglio di classe – dice Nicola Iannaccone, lo psicologo dell’Asl che ha in carico il caso –. Lavoreremo con i docenti, ma anche con i ragazzi. L’importante è che ciascuno faccia la sua parte nel modo dovuto». Un intervento provvidenziale anche per evitare che il caso potesse finire in mano alla magistratura. La madre del ragazzino in un primo tempo, infatti, avrebbe voluto denunciare la situazione alla polizia. Il preside l’ha convinta ad accettare un’altra via d’uscita. Mentre si sta ancora cercando di ricostruire l’intera situazione raccogliendo prove e testimonianze, presto il consiglio di classe alla presenza dei rappresentanti dei genitori e degli stessi studenti dovrà riunirsi per valutare il comportamento dei bulli e decidere quali sanzioni dovranno subire. Non potrà passare inosservata, comunque, nemmeno la responsabilità di coloro che hanno assistito passivamente agli episodi di bullismo, in particolare quello dell’altro giorno durante il quale il ragazzino è stato a forza denudato. Ma l’intervento più impegnativo dello psicologo dell’Asl riguarderà la vittima di questa situazione. «Se non ci fosse stato quel messaggino intercettato dalla mamma – spiega Iannaccone – il caso sarebbe ancora rimasto coperto: ancora adesso quel povero studente ha paura di parlare. È una classica vittima di bullismo: ragazzino complessato perché piuttosto cicciottello, timido, incapace di fare del male a una mosca. Dovrà essere aiutato a capire che cosa gli è successo e perché. Perché possa relazionarsi alla sua classe, ai suoi coetanei senza soccombere».

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giovedì 28 febbraio 2008

Conti segreti in Liechtenstein. Ci sono dei politici e Di Pietro vuole i nomi.

(Prima) "Ritengo di avere il diritto di conoscere i nomi quantomeno dei politici che hanno i conti nel Liechtenstein”. Questa è la richiesta del leader dell'IdV, Antonio Di Pietro, che vuole avere la lista "almeno dei politici italiani", lista che si trova nelle mani dell'Agenzia delle Entrate. Di Pietro lo chiede "da cittadino e da leader di partito impegnato nella redazione delle liste di candidati per le prossime politiche", per "evitare di ritrovarmi a candidare persone che poi invece non hanno tempo per venire in Parlamento in quanto impegnati ad andare in Tribunale".

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Cinema: Indagati due medici per la morte di Heath Ledger.

(Prima) Due medici americani sono sotto inchiesta per i medicinali prescritti a Heath Ledger, l'attore morto per overdose accidentale di farmaci nel suo appartamento di New York lo scorso 22 gennaio. A rivelarlo è stato il sito americano People.com. Le autorita' competenti americane stanno conducendo delle indagini su due dottori, uno in California e uno in Texas, che avrebbero fornito a Ledger degli antidolorifici (Vicodin e Ossicodone). Da verificare anche se fossero regolarmente prescritti. Dall'autopsia sul corpo dell'attore, risulta inoltre che aveva fatto uso di Valium e di medicinali contro l'ansia o l'insonnia.

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Francia. Amministrative 2008. Il sindaco gay di Parigi in testa ai sondaggi. Riconferma per Delanoe.

(Agi) Bertrand Delanoe conquistera' con facilita' al secondo turno la riconferma a sindaco di Parigi alle comunali in programma domenica 9 marzo. E' quanto emerge dall'ultimo sondaggio Csac pubblicato sul settimanale Nouvel Observateur.
L'esponente della gauche e' dato al 43% delle intenzioni di voto al primo turno e al 57% al ballottaggio del 16 marzo.
Piu' indietro staccato di 13 punti al 30% Francoise de Panafieu, esponente dell'Ump, il partito gollista di Nicolas Sarkozy, che al secondo turno raccoglierebbe il 43%.
Nettamente arretrata la candidato della formazione centrista MoDem di Francois Bayrou: Marielle de Sarnez potrebbe raggiungere il 9% al primo turno.
L'attuale inquilino dell'Hotel De Ville venne eletto nel marzo 2001 strappando alla destra Parigi dopo i diciotto anni del regno di Jacques Chirac.

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Sanremo. Elio analizza la canzone della Tatangelo e la massacra. Il video.

Al Dopofestival si ironizza sulla canzone di Anna Tatangelo e ne vengono fuori di tutti i colori. Una canzone inconsistente fatta solo per cavalcare l'onda della disgraziata condizione in cui si trovano molti omosessuali. Non ultimo il retroscena affaristico con l'intento di accattivarsi il pubblico gay. Da una parte il duo D'Alessio-Tatangelo c'è riuscito, dall'altro quello del pubblico meno disincantato, non c'è cascato.
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Tra Rutelli e Veltroni è competition (anche sui gay).

(Velino) “Malainformazione”, “notizie inventate”. Walter Veltroni se la prende col Corriere della Sera, senza citarlo direttamente (stesso trattamento riservato a Silvio Berlusconi), ma parlando di un “quotidiano che dice che il Pd non avrebbe portato i gay in Parlamento come se potesse scattare un atteggiamento discriminatorio”. Non è vero, assicura Veltroni. Tanto che “una delle personalità più impegnate a favore dei diritti degli omosessuali, Paola Concia, sarà nelle nostre liste”. Proprio sulla mancata candidatura della Concia - notizia poi smentita da Veltroni - o di altri rappresentanti degli omosessuali aveva giocato il Corriere nel parlare di “strappo” tra Pd e gay. Un titolo ispirato anche alla discesa in campo di Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay, con la Sinistra arcobaleno. Non una grande novità, obietta la Concia: “L’ipotesi di una candidatura di Mancuso col Pd non era mai stata avanzata”. A far saltare la mosca al naso del leader del Pd è stata probabilmente la malizia con cui il Corriere, di spalla al titolone sullo “strappo” tra Veltroni e i Gay, ha dedicato un titolo al sì di Francesco Rutelli all’istituzione di un “centro studi omosessuale” a Roma. L’impeto con cui Veltroni ha reagito al Corriere - bruciando i tempi nell’annuncio di una candidatura che fino a ieri, assicurano da Via Solferino, non era stata presa in considerazione - può anche essere letto come un sintomo della competition tra il sindaco dimissionario di Roma e il suo predecessore (nonché aspirante successore). Più volte, anche negli anni passati, Rutelli ha espresso critiche alla gestione Veltroni. Una rivalità che il Corriere si diverte ad acuire. Quanto alle preferenze del mondo omosessuale vicino al Pd, la Concia, ex Ds, non ha dubbi: Veltroni “ha fatto molte cose per il nostro movimento”, Rutelli “aveva bisogno di dare un segno”. Al massimo, per lui, si può parlare di “buon inizio”.

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Berlusconi non riceve i gay di destra. Oliari, GayLib: "Nel centrodestra c'e' una falsa dialettica sul tema della famiglia".

OLIARI (GAYLIB), IN PDL OSTRUZIONISMO VERSO I GAY "Nel centrodestra c'e' una falsa dialettica sul tema della famiglia".

(Ansa) Nel Pdl non ci sono candidati omosessuali alle prossime elezioni politiche, perche' c'e' un vero e proprio ostruzionismo nei confrgonti dei gay: lo denuncia Enrico Oliari(nella foto), presidente nazionale di Gaylib, l'associazione che raccoglie gay e lesbiche di centrodestra. E aggiunge che questo, per un partito che si richiama alla liberta', e' una contraddizione forte...

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Quasi quasi sono Gassman. Colloquio con Alessandro Gassman.

Un grande padre alle spalle. Una adolescenza inquieta. Gli attacchi di panico. La difficile gavetta. Il teatro. Ora il successo di 'Caos calmo'.
(Stefania Rossini - L'espresso) Bello e bravo. Chi l'avrebbe detto? Bello, Alessandro Gassman lo è sempre stato e ce ne eravamo fatti un'idea in quel famoso calendario che lo mostrava nudo sulle rocce messicane. Bravo lo è in modo un po' defilato, in riduzioni teatrali di cui spesso è anche regista. Per il resto, troppi sceneggiati tv e troppi filmetti spazzatura ne avevano appiattito l'immagine a quella del solito figlio d'arte che arranca dietro l'ombra di un padre grande e ingombrante. Invece in 'Caos calmo', il film di Antonello Grimaldi tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, ecco l'esplosione. Una presenza scenica vera ed energica, una bellezza maschile nel pieno dell'età, una recitazione matura. Complice la vicinanza di Nanni Moretti, bravo come non mai, che gli fa da mentore e specchio.

Gassman, ci siamo finalmente. Un sex symbol che sa anche recitare.
"Sono 25 anni che faccio cinema, 20 che faccio teatro e scopro che pochi si erano accorti che fossi bravo. È proprio vero: in questo mestiere ci vuole la fortuna di stare nel ruolo giusto, nel film giusto e al momento giusto".

E senza neanche fare il protagonista.
"Ho fatto il fratello, l'altro, ma di un grande come Nanni Moretti. Sono sempre stato un suo fan e sa come capita in questi casi?".

No, come capita?
"Che a forza di leggere tutto su di lui, di vedere e rivedere i suoi film, sono arrivato a fare la parte di suo fratello come se lo fossi davvero. Se mitizzi un personaggio e poi lo incontri, hai la sensazione di conoscerlo in profondità".

In genere con la vicinanza il mito crolla.
"A me è successo il contrario. Ho trovato quello che mi aspettavo: grande intelligenza, acume, cinismo. Persino i suoi difetti sono sublimi. Con due battute sa distruggere qualunque cosa e chiunque".

Anche lei?

"Io sono subito diventato 'l'uomo tartaruga' per via dei miei addominali evidenti. Nanni mi ha perseguitato tutto il tempo mentre faceva quella che ritengo la sua più grande prova d'attore".

D'accordo, Moretti è tanto bravo, però ora stiamo parlando di lei.
"Penso di aver dato il mio meglio per via della doppia natura di quel ruolo: smargiasso e delicato, goliarda e misurato. Amo i personaggi che nascondono un altro lato di sé, come Primo Carnera".

Carnera?
"Sì, il gigante buono. Ho scritto una sceneggiatura su di lui. Era un diverso, un mostro che aveva un'anima grande e semplice, da contadino del Nord. Come mio padre, come mio nonno".

Non si riesce a non parlare di suo padre.
"Non dimentichi che non era solo il grande Vittorio Gassman: era il mio papà. Tanto più che la sua grandezza non mi sembra sufficientemente ricordata".

Con chi ce l'ha?
"Con molti. Per esempio, lei trova normale che nel 2000, l'anno della sua morte, il Festival di Venezia non gli abbia dedicato neanche un ricordo? Credo che il direttore dell'epoca, Alberto Barbera, verrà ricordato solo come colui che non ha ricordato Vittorio Gassman. Se non fosse stato per Veltroni.".

Eccolo! Che ha fatto Veltroni?
"Gli ha dedicato un lungotevere e una piazza di Roma, dandoci molta gioia. È un grande appassionato di cinema. Anni prima mi aveva telefonato per complimentarsi per 'Teste di cocco', che avevo girato in coppia con Gianmarco Tognazzi. Il film fu un flop al botteghino, ma Walter forse aveva intuito che era nel filone di quel cinema mondezza che prima o poi viene rivalutato".

Per 'Caos calmo' non le ha telefonato?
"Ora ha un po' da fare, ha il nostro destino nelle sue mani. Tutti dicono che in Italia ci sono soltanto due grandi politici: D'Alema e Fini. Io non sono d'accordo, ritengo che Veltroni sia un grande politico, pur restando un uomo che ama le arti. Credo anche che sia contento del mio posizionamento come direttore del Teatro d'Abruzzo".

Già, ora il Gassman è lei. Pensa di essersi liberato dell'ombra di suo padre?
"No, e non voglio liberarmene. Era una persona di immenso talento e cultura e mi piace che tutti ricordino che sono suo figlio. Mi addolora solo che non sia qui, avrebbe apprezzato ciò che faccio in teatro. E poi come attore sono molto diverso da lui. Ricorda 'Il sorpasso'?".

E chi non lo ricorda.
"Ecco, rifarei volentieri il film, ma mi prenderei il ruolo che fu di Trintignant".

Anche lui bello e tenebroso.
"Sulla bellezza, se la vuole tutta, non ho mai avuto problemi. Mio padre era magnifico, ma ho scoperto a 14 anni di cavarmela benino anch'io. Me lo fece capire una donna spaziale".

Chi era?
"Rachel Welch, l'immagine femminile più eccitante che io abbia mai incontrato. Avevo accompagnato mio padre a Lecce per un premio. Lei mi apparve improvvisamente in un ascensore. Mi mancava il fiato, ma dopo avermi guardato bene, mi sussurrò: 'Sei ancora più bello di tuo padre'. E se ne uscì svanendo per sempre nel corridoio".

Lei è davvero al centro della vita e della carriera. Anche nella sfera privata va tutto così bene?
"Sì, ho una moglie e un figlio splendidi. E, da quando sono finiti gli attacchi di panico, mi sento molto sereno".

Vuole parlarne?
"Non è una cosa che nascondo. Il panico è cominciato un anno e mezzo dopo la morte di mio padre. Ho avuto solo un paio di attacchi all'anno, però terribili. Duravano 20 minuti ed erano invalidanti. Ma il peggio è che vivevo il resto del tempo nella costante paura che tornassero".

Come ha fatto a eliminarli?
"Sono andato dall'analista, anzi da un sacco di analisti: freudiano, junghiano, poi mi sono fermato su un transazionale. È una terapia meno profonda che mira a uno scopo. Ora sono rimasto solo un po' bipolare, passo da momenti di sconforto a momenti di euforia. Ma ogni mattina mi sveglio e ringrazio non so chi".

Non ha un dio da ringraziare?
"No, faccio parte di quelli che si chiamano gli 'speranzosi', come Alberto Sordi che diceva: 'Hai visto mai? Lascio tutto alla Chiesa, hai visto mai?'. Io, per ora, me la sono cavata con la psicoanalisi".

Che, del resto, nella sua famiglia era di casa.
"Sì, ci andava mio padre, ci andava Diletta D'Andrea, la sua ultima moglie e mia seconda mamma. Ma non è servita a evitare la depressione che ha reso orribili gli ultimi anni di papà. Faceva male vedere quella montagna umana che diventava fragile come un vaso Ming, con la pelle screpolata, le vene che gli uscivano fuori. Sembra un destino di quella grande generazione d'attori".

A chi si riferisce?
"A Ugo Tognazzi che anni prima soffriva della stessa depressione. Si racconta che una sera, nel corso di uno degli ultimi tornei Tognazzi, lui e Vittorio si siano chiusi per ore in una stanza a raccontarsi chi di loro due stesse peggio. E pare che sia finita con delle risate pazzesche".

Lei ha messo su una famigliola come si deve, rara di questi tempi. È una reazione a quella molto allargata di suo padre?
"Nell'infanzia quella famiglia mi sembrava la normalità: un padre, due madri, una che vedevo raramente e una d'elezione che mi metteva le maglie di lana, tre fratelli di madri diverse, un fratello acquisito, Jacopo Salce, con cui ho condiviso per anni un lettone. Poi ho avuto semplicemente la fortuna di incontrare una donna rara che mi tengo stretta, più intelligente e più colta di me".

Si ritiene incolto?
"Leggo molto e cerco di recuperare, ma mi manca la formazione di base. Oggi mi rammarico di essere stato un adolescente pluribocciato, in preda agli ormoni e agli eccessi aggressivi".

Che cosa combinava?
"Picchiavo, ero violento, mi ficcavo in tutte le risse. A 16 anni per menar le mani facevo il buttafuori al Piper. Quando mio padre lo venne a sapere, al grido di 'fascista, fascista' mi levò il motorino e mi mandò a fare pugilato. Ho preso molti cazzotti e mi sono definitivamente calmato. Vuole sapere che futuro prevedeva per me all'epoca?".

Sentiamo.
"O pappone o attore".

Al dunque le è andata bene.
"Sì, però ho sfiorato anche l'altro mestiere. A 17 anni in Grecia con un gruppo di coetanei, tutti in sacco a pelo, mi feci mantenere per una settimana da una trentenne che alloggiava all'Excelsior. Di notte buttavo il cibo dalla finestra ai miei amici. Quando mio padre lo seppe si fece un sacco di risate".

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Sanremo. Malgrado l'esclusione la Bertè potrebbe vincere il premio della critica Mia Martini.

Loredana Bertè è stata esclusa dalla gara.
Canterà comunque domani con Ivana Spagna e nella serata di Sabato.
Il premio della critica Mia Martini, alla quale punta la cantante, potrebbe ancora essere vinto da lei.
Qui di seguito la notizia ufficiale da Sanremo news.it


Il brano 'Musica e parole' di Loredana Bertè è stato escluso dal festival di Sanremo. Lo ha reso noto l'organizzazione poco fa durante una conferenza stampa alla quale ha partecipato anche Pippo Baudo. "E' stata una decisione sofferta ma inevitabile", ha detto il presentatore. "Abbiamo fatto tutte le ricerche e purtroppo è risultato che questo brano era già stato pubblicato". La Bertè è stata raggiunta da Baudo in albergo che le ha comunicato la decisione: "Loredana è molto amareggiata e dispiacuta. E' stata tradita nella sua buona fede". L'organizzazione ha deciso che comunque la cantante si esibirà fuori gara.
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Queste le motivazioni con le quali i responsabili dell'organizzazione del 58° festival hanno preso la decisione di escludere la Bertè dalla gara canora: "Nel corso della conferenza stampa di oggi, l’Organizzazione del Festival della Canzone di Sanremo è venuta a conoscenza della possibilità che la canzone in concorso 'Musica e parole' poteva avere analogie e somiglianze con un brano già edito dal titolo 'L’ultimo segreto' del 1988.
L’Organizzazione, pur non essendo stata formalizzata alcuna denuncia su questo episodio da nessuna casa discografica ai sensi dei commi 1 e 2 dell’art. 8 del regolamento del Festival, ha avviato una serie di accertamenti per verificare i fatti. Avendo trovato conferme ufficiali presso la Siae e la Discoteca Nazionale di Stato del fatto che in un LP dal titolo 'Ultimo Segreto' figurava un brano dal titolo 'Sesto Senso' (autori Oscar Avogadro e Alberto Radius) prodotto da Tullio De Piscopo e Alberto Radius e verificato che il brano presenta identità del tema musicale con la canzone 'Musica e parole' (autori Avogadro, Radius e Bertè) presentata nel 58º Festival ha deciso di escludere il brano 'Musica e parole' dalla gara. L’Organizzazione, valutando la popolarità della cantante e raccogliendo l’invito del Direttore Artistico ha deciso di consentire, comunque fuori gara, l’esibizione dell’artista".

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Mi-sex. Tre giorni di trasgressioni con Rocco Siffredi e le sue donne.

Dal 7 al 9 marzo la fiera del porno con un ospite d’eccezione: il re dei film hard.
(Cronaca qui) Si riaccendono le “luci rosse” su Milano. Come ogni anno, con il “Mi-sex”. E anche questa nuova edizione promette scintille.
A partire dal suo indiscusso protagonista, che il prossimo venerdì 7 marzo aprirà le danze delle “donne in festa”. Dopo Fabrizio Corona, sarà Rocco Siffredi, ex attore pornografico e oggi uno dei principali registi hard a livello internazionale, l’ospite d’onore del festival: «Saranno almeno dieci anni che non partecipo a questa manifestazione - rivela l’artista - e quindi credo proprio sarà una bella sorpresa anche per me. Di solito, quando faccio da testimonial a qualche iniziativa, faccio autografi, saluti, tutto qua. Niente di stravagante. E venerdì prossimo, allo scoccare della mezzanotte, augurerò una buona festa della donna a tutte le ospiti presenti in sala».
Dal 7 al 9 marzo, dunque, Milano rivivrà la sua consueta tre giorni di sesso e di erotismo, la tradizionale rassegna a luci rosse con le maggiori star del settore: un lungo week end “hot” in compagnia di sexy ragazze e dive del porno pronte a dare spettacolo presso il Centro Congressi Milanofiori (di fronte al Forum di Assago).

Tre giorni di “brivido caldo” e al “gusto del proibito”, con le calienti performance di Maurizia Paradiso “...e i suoi mariti”, Vittoria Risi (al suo debutto hard dopo lo scandalo dell’autunno), Laura Perego, al Mi-sex dopo i premi internazionali di Praga e Bruxelles e Melany Moore, star del web, incoronata da “Talent1” su Italia 1.

E poi ancora il talent scout Riccardo Schicchi, attivo nel mondo della pornografia, Ettore Wallemberg Terzo e le stelle del futuro Eva Anderson, Caterina Baroni, Asha Bliss, Tia Carrera, Greta Martini, Monica Maserati e Alessia Roma.

Ma le sorprese non finiscono qui. Oltre all’anteprima assoluta di trailer “hard” che potranno essere votati dagli spettatori, torna l’immancabile appuntamento con l’Hard Academy, lo spazio dedicato alle lezioni di seduzione, allo strip-tease e alla lap-dance: Valentine Demy, Kristine Klaus e Natasha Kiss si cimenteranno negli spettacoli “Sesso di coppia”, “Strip e lap dance”, “Diventare pornostar” e “Trucco e parrucco”.

Gli animi si scaldano. E Milano promette serate da mille e una notte.

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E' guerra tra i gay nel centrosinistra. Veltroni: No a Mancuso, si alla Concia.

Pd: Veltroni, Paola Concia candidata in nostre liste.
(Agi) "Il Pd candida nelle sue liste una delle persone piu' impegnate nella battaglia a favore degli omosessuali e contro l'omofobia, Paola Concia". Ad annunciarlo e' il segretario del Pd, Walter Veltroni, durante una conferenza stampa, smentendo cosi' un articolo apparso oggi su un quotidiano che critica il Pd per essere un partito che non porta i gay in Parlamento, "come se in noi potesse scattare - spiega Veltroni - un atteggiamento di carattere discriminatorio. Mi piacerebbe non si inventassero notizie".
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La Sinistra arcobaleno e Zapatero.
L'analogia l'hanno suggerita loro: ma è credibile?
(La Stampa) La sinistra arcobaleno di Fausto Bertinotti presenta i 14 punti del suo programma e cosa sostiene? Che loro sono la vera sinistra, gli Zapatero italiani. Lotta alla precarietà, redistribuzione del reddito, sicurezza sul lavoro, pace e uguaglianza sostanziale dei diritti delle persone omosessuali... sto leggendo i diversi capitoli. Aggiungo: nei diritti, forse una somiglianza c'è; ma la politica economica zapaterista, onestamente, mi sembra un po' diversa dalle ricette dei nostri radical, fatta semmai di dinamicità, flessibilità, sgravi alle aziende dei govani. Allora giro la domanda a voi: vi pare esista una qualche analogia tra i nostri Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio, e Zapatero?

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Pd, è «strappo» con i gay. Nessun nome in lista. Mancuso (Arcigay) si candida con la Sinistra Arcobaleno assieme a Luxuria.

Chiuso definitivamente il rapporto con l'Arcigay. Serra correrà in Toscana dopo i malumori in Campania.

(Maria Teresa Meli - Il Corriere della Sera) Con i cattolici non gli è andata benissimo. Andrea Riccardi, il fondatore della comunità di Sant'Egidio, gli ha fatto i suoi auguri, ma ha declinato l'offerta di una candidatura. Perciò Walter Veltroni si è acconciato a minori pretese in quel mondo. Il Pd candida Andrea Sarubbi, conduttore di «A tua immagine», la trasmissione di Rai Uno in cui viene trasmesso l'Angelus del Papa, e il filosofo Mauro Ceruti. Ma la pesca non certo eccellente nel mondo cattolico non ha risparmiato al leader del Partito democratico lo strappo con il mondo dei gay.

Un strappo significativo, quello con gli omosessuali, visto il rapporto che da sempre ha legato i Ds all'Arcigay. Ebbene, il presidente di questa associazione, Aurelio Mancuso, che già in questi mesi aveva avuto modo di polemizzare con il comportamento del Pd nei confronti degli omosessuali, ha sbattuto definitivamente la porta in faccia al partito di Veltroni e ha deciso di candidarsi con la Sinistra Arcobaleno. E ora? Il Pd, in grande imbarazzo per la polemica che è scoppiata con i cattolici dopo la decisione di candidare i radicali, tenta di fare finta di niente. Fa trapelare che su un sito gay Veltroni è il politico più amato da quel mondo, ma si guarda bene, almeno per ora, dal candidare un omosessuale dichiarato. Eppure c'è Paola Concia, che nei Ds ha vissuto la vita intera e che ha dato un grande contributo a quel partito e che è da sempre in prima linea nelle battaglie a favore dei diritti dei gay. Ma nel Pd dicono che, almeno per ora, non è prevista nessuna candidatura di una rappresentate o un rappresentante degli omosessuali. Insomma, allo stato delle cose, il Partito democratico preferisce soprassedere, onde non rinfocolare la polemica con la Chiesa e i teodem.

Ovvieranno a questa mancanza i radicali? Tenteranno loro di ricucire questo strappo? Al momento anche il Pr appare afono su quel fronte. Dopo aver cassato la candidatura di Viale, il medico «reo» di aver sperimentato anzitempo la pillola abortiva, Emma Bonino e compagni non sembrano avere intenzione di aprire un fronte polemico con quello schieramento — i teodem e gli ex ppi del Partito democratico — che sembra dare in questo momento dei grattacapi a Veltroni. Del resto, l'ex sindaco di Roma, che ha confermato la candidatura del prefetto Achille Serra (il quale dovrebbe debuttare in Toscana perché in Campania il partito locale non lo vuole), deve recuperare i rapporti con il mondo cattolico, quindi la presenza o meno di rappresentanti dei gay nelle liste del Pd non sembra essere il primo dei suoi problemi. Anche perché l'ingresso dei radicali non ha portato troppa fortuna al Pd.

Veltroni era convinto che Emma Bonino gli facesse guadagnare un punto in percentuale in più e per questa ragione si è battuto dentro il partito per l'accordo con i radicali che lasciava perplessi anche i dirigenti che provengono dai Ds. Ora, conti alla mano, parrebbe che quell'accordo — in meri termini elettorali, ovviamente — non sia stato un grande affare. Peggio, secondo le simulazioni di voto segretissime che sono sui tavoli dei big del centrodestra e del centrosinistra, la situazione per il Pd sembra più che critica. Anche un sondaggio che dà ragione a Veltroni, che rivela, cioè, che effettivamente il distacco tra il Pd e Berlusconi è di poco più del 6 per cento lascia pochi dubbi. Alla Camera il Cavaliere sbanca, ottenendo il premio di maggioranza. Ma anche al Senato i numeri danno ragione al leader del Pdl. Nel suo insieme l'opposizione, Cosa rossa inclusa, ottiene 144 seggi a Palazzo Madama, ma la formazione di Berlusconi insieme alla Lega ne guadagna 162. E questo dopo l'accordo con i radicali, che lascia immutata la percentuale del Pd: 34 per cento.
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ELEZIONI, LUXURIA E DE SIMONE CANDIDATE SINISTRA ARCOBALENO.
(Rassegna.it) Wladimir Luxuria e Titti De Simone saranno ancora candidate per la Sinistra Arcobaleno. Lo annuncia Franco Giordano a 'Panorama del giorno'. A Maurizio Belpietro che chiede se la sinistra e' pronta a candidare esponenti dell'Arcigay che il Pd non vuole presentare, il segretario di Rifondazione comunista risponde: 'Per noi non e' un problema ospitare personalita' che si sono battute per il tema dei diritti. Penso a Wladimir Luxuria o a Titti de Simone'.

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Sanremo. Andrea Osvart "No! Non sono lesbica". Non è che con tante canzoni che parlano di omosessualità si è creata un’atmosfera giusta per...?

(Paolo Crecchi - Il Secolo XIX) «No! Non sono lesbica! Mi piacciono gli uomini!»: come possano concludersi così le confessioni di Andrea Osvart, davanti al camerino di Bianca Guaccero in lacrime, potrebbe meritare nei prossimi giorni ulteriori approfondimenti. Del resto: le hanno scelte apposta, la valletta bionda e la valletta nera, perché affascinassero l’Italia e possibilmente la dividessero. Sono i suoi agenti a confermarlo: «Una più esile, l’altra più rotonda. Una esotica, l’altra mediterranea. Un’operazione commerciale, non abbiamo lasciato niente al caso». E tuttavia nessuno poteva prevedere che le due ragazze, entrambe non ancora trentenni, diventassero amiche per la pelle. Che pretendessero di alloggiare nella stessa suite, all’albergo Londra, e solo l’italica scorta di mamma Rosa alla sua bambina, Bianca, convincesse Andrea a rassegnarsi. La prima al secondo piano, la seconda al quarto. Con licenza di incontrarsi. E incontrate si sono eccome, una nelle braccia dell’altra, all’alba di ieri. Quando Andrea Osvart è rincasata ostentando la sua bellezza altera per le telecamere, ma profondamente ferita dalle critiche subite al Dopofestival: «Sarei bugiarda se dicessi che non ci sono rimasta male, io ho eseguito semplicemente quello che mi avevano detto di fare. Forse mi hanno preso di mira perché sono straniera». E difatti “Festival Daily”, la storica testata sanremese diretta e distribuita da Ilio Masprone, titolava beffardamente ”La colf che tutti vorremmo”. Non è forse entrata in Italia con un permesso di soggiorno da cameriera, la bella ungherese?

«Abbiamo deciso di dirlo, in televisione, per far crescere la simpatia attorno a me. Ma il mio datore di lavoro era l’agente, non ho mai spazzato un pavimento in vita mia». Bianca Guaccero ha provato a consolarla. Ancora prima delle rassicurazioni mattutine di Pippo Baudo, da lei sono venuti il notturno «tieni duro» e l’albeggiante «non penserai mica di arrenderti adesso». Lacrime liberatorie. Abbracci. Bacini. Almeno la cena era stata saltata per qualcosa. Va da sé che il personale degli alberghi è tra i più maligni, specialmente quello allenato a convivere con i Vip. E così le mezze frasi e le gomitate hanno cominciato a sprecarsi, opportunamente sollecitate naturalmente: e la bionda e la bruna hanno superato le più rosee aspettative degli agenti, risultando ancora più intriganti. Bianca: «Vieni nel mio camerino stasera, Andrea»? Andrea: «Bianca, non ti lascerò sola neanche un istante». Bianca: «Promettimi che resterai sempre con me». Andrea: «Te lo giuro!».

Mettetevi nei panni di un elettricista, di un tecnico del suono, di un operaio già esasperato dalla promiscuità del backstage, quando i costumi volano via prima ancora di raggiungere il camerino e i pensieri li seguono fino in cielo. Aggiungeteci che Bianca lasciava filtrare lacrimoni lucenti oltre il bordo inferiore delle lenti scure. Mica tutti sapevano che aveva semplici problemi di voce. Voce arrochita dal freddo preso la notte, ecco, a piedi nudi nel corridoio. Malanno invano curato con il cortisone, disagio che accresceva la tensione, contrattempo che rischiava di apparire come una fuga dalle responsabilità: «Andrea è stata criticata per come ha cantato e ballato, che figura ci faccio se io mi tiro indietro?».

Lo spettacolo doveva continuare. E mentre Andrea dichiarava «mi piacciono gli uomini maturi perché ho avuto il papà assente durante l’infanzia», lei doveva esibire la mamma, la signora Rosa di Bitonto. Se l’ungherese non rinnegava il suo ruolo nel bel film “Mare Nero”, «una storia di scambisti, io muoio durante un gioco erotico e di fatto divento la protagonista», l’italiana doveva apparire rassicurante: «Sogno un fidanzato della mia età, tanti bambini e non mi monterò la testa se avrò successo». Per il resto, complimenti e sbaciucchiamenti reciproci, insomma all’amicizia mica si comanda. Pensierino della sera: non è che con tante canzoni che parlano di omosessualità si è creata un’atmosfera giusta per...? Risate, assicurazioni, lievi rossori: «Noo! Per carità! Niente contro, naturalmente, ma…». Ma. Peccato però, dopo la pubblicazione delle foto osè sulla rivista semipornografica poteva essere lo scandalo numero due.

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Sanremo, il Cardinale Tonini 'scomunica' la canzone della Tatangelo: “Strumentalizza e danneggia gli omosessuali". Intervista.

(Bruno Volpe - Papanews) Sanremo non vuol dire solo musica ma anche critiche. Se ne saranno resi conto Pippo Baudo (dall’alto della sua esperienza) e Piero Chiambretti, i conduttori di questa edizione, che ben presto hanno dovuto fare i conti su un vorticoso calo degli ascolti. Che il Festival di quest’anno non piaccia agli italiani? Difficile dirlo, anche se non sembrano esserci particolari entusiasmi all’interno stesso dell’entourage Rai. Di sicuro, la kermesse nazional-popolare non è di gradimento del Cardinale Ersilio Tonini, che ha trovato particolarmente di cattivo gusto l’ammissione in gara della canzone ‘Il mio amico’, che tratta una storia tra omosessuali, della super-favorita Anna Tatangelo.

Allora, Eminenza, ci illustri le Sue perplessità.
"Ad esser sincero, anche per l'età piuttosto avanzata (questo illustre porporato ha 93 anni, ndr) vado a letto presto e non guardo il Festival, ma ho sentito ugualmente parlare della canzone della Tatangelo. Ritengo che un tema così scottante, così delicato e tanto controverso come l’omosessualità non possa essere oggetto di una canzonetta. Mi sembra assurdo, oltre che offensivo verso gli omosessuali stessi, fare di questa diversità l’oggetto di un concorso televisivo. Ma si sa, oggi si sacrifica tutto sull'altare dell'audience, sia per rendere il prodotto più morboso e prurigginoso, sia per riempirsi il portafogli ai danni di quella parte debole che si pretende, falsamente e con ipocrisia, di difendere. Non ho dubbi: boccio su tutta la linea la canzone di Anna Tatangelo quella canzone, e penso che neppure ai gay piacerebbe".


Il Suo è davvero un giudizio molto severo, una vera e propria stroncatura…
"Parlo così in difesa degli omosessuali. Ma, aggiungo, anche se oggi ormai vale tutto e la morale sembra non contare più nulla, non è plausibile che un argomento delicato come quello dell’omosessualità, sia pure in termini musicali, venga trattato in prima serata, e per giunta al Festival di Sanremo, durante la cosiddetta ‘fascia protetta’, quando cioè ci sono milioni di bambini e adolescenti davanti alla Tv. Così si lanciano messaggi sbagliati”.


Lei sembra davvero avere molto a cuore i problemi degli omosessuali.
“Guardi, sono stato parroco a Salsomaggiore, e le assicuro che i ‘diversi’ vivono un grandissimo dramma interiore, per questo mi dà fastidio che si speculi su di loro. Dio solo sa quanti di essi mi hanno chiesto aiuto piangendo per uscire dalla loro diversità o, comunque, per essere aiutati a superare i pregiudizi della gente. Con questo non voglio dare giustificazioni all’omosessualità, perché si tratta comunque di una tendenza contro-natura e di un gravissimo disordine mentale ed esistenziale, ma è palese che i gay vivano una immensa tragedia interiore".


Cardinale Tonini, dalle Sue parole emergono accoglienza e fermezza.
"Nutro verso gli omosessuali, come del resto fa la Chiesa, dolcezza, carità e misericordia. Ma con ciò non legittimo l'omossessualità sotto l'aspetto etico. Chi sbaglia nei confronti dei gay è chi scrive racconti e canzonette per lucrare sulle loro disgrazie".


I dati Auditel, intanto, hanno mostrato un calo degli ascolti: c’è già chi parla di un flop del festival di Sanremo.
"Mi dispiace. La musica è una cosa bella e buona, serve per distendersi e passare ore di svago. Ma se vi è stato un pesante calo, penso che gli organizzatori debbano riflettere seriamente e prendere esempio da questa salutare lezione".


Eminenza, l'Italia è in piena campagna elettorale: ritiene che i valori etici e i cosiddetti principi non negoziabli debbano essere al centro del dibattito pubblico e politico?
"Ovvio: la difesa della vita, della famiglia, la lotta contro l'aborto non possono essere ingorate. Il dibattito politico deve mettere al centro i valori irrinunciabili e i cattolici, ma anche i non credenti, ne devono tenere conto quando andranno a votare".

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Ecco la storia di Claudio Ferri, l'amico gay di Anna Tatangelo.

Claudio Ferri Anna Tatangelo(Queerblog) Mi rendo conto che l’argomento Anna Tatangelo è diventato senza dubbio preponderante in questi giorni, ma abbiamo oggi l’occasione di conoscere Claudio Ferri, l’amico gay di cui tanto si è parlato in questi mesi, l’ispiratore del brano “Il mio amico“.

L’intervista che vi riassumo nei punti nodali è stata pubblicata su “Chi” di questa settimana. Il percorso di Claudio è molto complicato, un po’ come quello di ogni ragazzo o ragazza omosessuale. Ha impiegato molto tempo ad accettarsi e farsi accettare, un doppio passaggio che molti di noi conoscono bene.

Nonostante il brano sembra dire il contrario, lui non vuole essere donna ma non ha “paura di mettere una maglia rosa o i pantaloni aderenti”. Claudio crede nell’unione civile tra gay, cosa che secondo lui dovrebbe essere accettata anche dalla Chiesa, non nell’affidamento a coppie omosessuali, perchè “ancora presto”.

A cinque anni scopre di amare le Barbie e non le macchinine. Insegnanti preoccupati, madre apprensiva. A tal punto da spedirlo dallo psicologo per “correggere” i comportamenti distorti. Per colpe delle violenze fisiche ricevute a scuola, è stato costretto ad abbandonarla.

Per fortuna la famiglia (madre, padre, fratello maggiore e due sorelle piccole) hanno accettato con molta serenità l’omosessualità del figlio.Ha avuto il primo fidanzato a 15 anni, ma ancora non aveva ben chiara la sua sessualità. Gli uomini che ha avuto durante la sua vita erano quelli “mascherati, che non accettano o nascondono il loro lato omosessuale”.

Oggi a 30anni è un ragazzo felice, orgoglioso. Ed è l’amico gay più conosciuto d’Italia. Quanti di voi si rispecchiano nella sua storia?

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Sanremo. Il coraggio di cantare l’amore fra donne. Valeria Vaglio e la canzone “Ore ed ore”.

«Aspetto serena anche possibili critiche della Chiesa».
(Renato Tortarolo - Il secolo XIX) Due versi peseranno come pietre, questa sera (ndr. martedì), sul Festival. Uno dice “e già iniziava a nevicare, e il nostro letto all’improvviso si trasformò in altare...”. L’altro aggiunge: “Dio fa che ritorni il sole che senza lei non so più stare...”. A cantarli, con garbo ma anche grande sicurezza, sarà Valeria Vaglio, 28 anni, barese, in gara fra i Giovani dopo essere uscita da SanremoLab. Forse sarà scandalo, ma la cantautrice non fa nulla per alimentarlo: “Ore ed ore” è una canzone gay dove la protagonista è sinceramente innamorata di un’altra donna.

Nulla da vedere con il brano della Tatangelo, “Il mio amico”, dove viene tirata in ballo la discriminazione contro il mondo omosessuale. «Però sono contenta che ci siano addirittura due brani al Festival» dice la Vaglio «che affrontano lo stesso tema: evidentemente è venuto il momento di parlarne senza più ipocrisie né sotterfugi». Liceo classico, poi il Conservatorio, voce «da contralto», un “demo” mandato a Gianni Morandi che la incoraggia a scrivere canzoni, un secondo lavoro di grafica pubblicitaria quando ormai dispera di diventare una cantante professionista, la Vaglio ha il coraggio delle persone, rare, che non hanno paura.

«La mia è una storia d’amore universale, solo che dove ci si aspetta un lui c’è una lei: quel verso èl’unico momento in cui si capisce di cosa si parla. E sono felice così: ci sono argomenti che rimangono confinati nel silenzio, tutti lo sanno ma voltano la testa dall’altra parte. Fra l’altro “Ore ed ore” non è nemmeno autobiografica: quando l’ho scritta mi sono accorta che “lei” suonava meglio di “lui” e ho scoperto che poterlo dire mi piaceva, che mi dava un brivido lungo la schiena. Che poi il tema sia anche il motivo per cui è stata scelta non mi sorprende: credo che il Festival sia lo specchio di una società che cambia».

Pippo Baudo e la commissione selezionatrice, infatti, non ci hanno pensato due volte: «Mi è andata bene, perché credo di aver affrontato il tema dell’amore fra due donne con una certa leggerezza, e soprattutto senza parlare di discriminazione. Se uno poi vuole cogliere anche quell’aspetto sbaglia. So benissimo che tutto ciò che viene considerato “anomalo” fa paura, ma se lo tratti con garbo è diverso». La cantautrice rimane serena anche davanti a eventuali polemiche: «Me le aspetto: sicuramente la Chiesa potrà aver qualcosa da obiettare e al Festival tutto è amplificato.

Ma proprio per questo motivo sarebbe un ottimo punto di partenza». Però il verso del letto paragonato all’altare può scandalizzare, no? «Me l’hanno detto, ma se è per questo mi hanno fatto notare che la canzone può essere letta in difesa di Pacs o Dico. Mi limito a rispondere che nei sentimenti qualsiasi contratto mi pare inadeguato». La Vaglio pubblicherà in questi giorni il suo album d’esordio: «Ma non è una visione gay del mondo, e non c’è un’altra lei in primo piano come in “Ore ed ore”. Però ci tengo che l’amore fra donne emerga, perché è sempre rimasto nascosto. L’unica immagine che è venuta fuori, sino ad oggi, è quella gay maschile ma purtroppo con un’accezione perversa. È venuto il momento di abbattere queste ipocrisie, anche se non mi sento certamente una Giovanna d’Arco». Ipocrisie come quelle di tante popstar bisessuali per fare scandalo ma rigide sulla propria privacy? «Non giudico nessuno, nella propria camera da letto ciascuno è libero e solo».
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In Israele la politica si spacca su porno. Per gli ortodossi si deve vietare accesso a siti hard.

(TGCom) La possibilità di consentire o meno agli israeliani l'accesso in blocco ai siti internet pornografici ha spaccato la Knesset, il parlamento israeliano. Il partito ortodosso Shas ha presentato in prima lettura la bozza di una legge che permetterà di impedire di visitare i siti pornografici, istigatori alla violenza o incoraggiatori dei giochi d'azzardo. Al momento del voto, 46 deputati hanno votato a favore, mentre 20 sono stati i voti contro.

La coalizione di Ehud Olmert attraversa una fase di debolezza e il partito rabbinico sefardita Shas è ora un tassello importante. Fra gli oppositori, si sono espressi con eguale fervore Ghilad Erdan (Likud, destra nazionalista) e Dov Henin (comunista). ''Questa legge - hanno esclamato - non deve passare. Altrimenti saremo come l'Iran''.

Anche gli opinionisti sono scesi in campo. Secondo Maariv i rabbini ortodossi di Shas sono in realtà impegnati in una 'guerra di cultura' contro il mondo moderno, allo scopo di difendere i loro ghetti mentali. Ma il ministro delle comunicazioni Ariel Atias, un dirigente di Shas, ha assicurato di essere animato solo dal desiderio di difendere i giovani israeliani dai mille rischi che incombono su di loro in internet. Atias ha detto di aver preso ad esempio non l'Iran, bensì Australia, Turchia e Singapore. L'idea è di elaborare una lista dei siti perniciosi: quindi ai server sarebbe ordinato di bloccare ogni possibilità di contatto con essi.

Secondo il deputato Henin, Atias e il partito Shas hanno intrapreso una strada molto rischiosa per la democrazia israeliana. ''Non desideriamo affatto avere un Grande Fratello'', ha osservato. Gli espedienti tecnici, a suo avviso, non potranno mai risolvere un problema del genere. Anche perché comunque i bambini resteranno esposti a rischi nelle sale chat e nello scambio di messaggi con possibili pedofili.

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Esiste una storia "gay" del mondo? Si, eccola in un libro.

La storia gay del mondo. Il libro - La casa editrice veneziana Cicero pubblica un volume di Robert Aldrich che dimostra come l’omosessualità sia esistita nelle diverse epoche e nei diversi luoghi. I casi dei marinai della Serenissima e delle lesbiche trevigiane del Medioevo.

(Claudio Malfitano - La Nuova Venezia) Dall’epopea di Gilgamesh (a fianco), protagonista del poema assiro-babilonese con il compagno Enkidhu, fino a Axel e Egil Axgil, i pionieri del matrimonio gay in Olanda, che nel 1957 unirono i loro nomi in un nuovo cognome che ne rappresentasse l’unione. Tre mila anni di storia in chiave gay: chi erano e come vivevano gli omosessuali nelle diverse epoche e in diversi luoghi del mondo. E’ l’ambizioso volume Vita e cultura gay curato dallo storico australiano Robert Aldrich e portato in Italia dalla casa editrice veneziana Cicero.
Non un qualcosa di nascosto e innominabile, ma la dimostrazione che l’omosessualità è sempre esistita in tutte le epoche e in tutti i luoghi del mondo. Con il consueto corollario di roghi e persecuzioni, fino alle lapidazioni e le impiccagioni dell’Iran di oggi, dove guardacaso il presidente Ahmadinejad sostiene che «non esistono omosessuali». Una storia che parte proprio dalla vita quotidiana degli uomini e delle donne omosessuali. E che sentenze, leggi e processi ci svelano nella loro semplicità.
Se nella Venezia del ’400 il Consiglio dei dieci dovette dare il via una stagione di «pulizia» dei sodomiti nella marina, vuol dire che tra i marinai della Serenissima il «vizio» era decisamente diffuso. Così come non dovevano mancare le lesbiche a Treviso se nel tardo medioevo troviamo un editto che prevedeva, per le donne che commettevano «questo vizio o peccato contronatura», la pena di venire «legate nude al palo sulla via delle locuste e là restare per tutto il giorno e la notte».
Il volume è stato presentato al centro Candiani di Mestre, con il deputato Franco Grillini e la storica inglese Laura Gowing. «Sul tema della storia dell’omosessualità non esisteva prima di questo libro un’opera contemporaneamente scientifica e divulgativa - ha spiegato l’editore Stefano Bortoli - All’estero è uscito più di un anno fa. In Italia è stato rifiutato da molte case editrici. Noi abbiamo voluto investire su un’opera così impegnativa, per fortuna con un certo successo». Collegare storia e sessualità non è un percorso semplice, anche se nessuno storico ha mai negato il ruolo dell’attrazione fisica nell’organizzazione delle società di ogni epoca. Lo stesso vale anche per la “deviazione” omosessuale. Anzi gran parte dell’articolazione teorica dell’omosessualità è di origine storica: per molti gay era, e lo è tutt’ora, importante ritrovarsi nella cultura greco-romana, nell’esaltazione e nella celebrazione di relazioni come quella tra Zeus e Ganimede, di Alessandro e Bagoas o di Adriano e Antinoo. Tant’è che per un periodo l’omosessualità prese il nome di «amore greco».
Proprio la difficoltà di definizione è una delle costanti storiche di quello che, appunto, Oscar Wilde chiamava l’«amore che non osa dire il suo nome». E se in Cina, grazie alla leggenda del duca Ling che offrì una pesca al favorito Mizi Xia, venne chiamato l’«amore della pesca condivisa», in occidente si dovette aspettare il 1860 perché un medico ungherese, Karoly Benkert, coniasse il neologismo greco-latino «omosessualità». Solo in tempi recenti, e con i movimenti di liberazione sessuale degli anni ’70 è arrivato il termine gay, per poi trasformarsi nell’acronimo LGBT (che sta per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) negli anni ’80, e nell’onnicomprensivo «queer» degli anni ’90. Fino a oggi quando la pluralità di comportamenti sessuali ha coniato Msm, una sigla per indicare gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini ma che non si definiscono omosessuali.

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mercoledì 27 febbraio 2008

Cardinale Tonini: Canzoni su gay offendono etero e omosessuali.

(Agi) La Chiesa si rivolge agli omosessuali con "dolcezza, carita' e misericordia". "Chi sbaglia nei confronti dei gay e' chi scrive racconti e canzonette per lucrare sulle loro disgrazie". Lo afferma il card. Ersilio Tonini, che ha trovato particolarmente di "'cattivo gusto" la presenza a Sanremo della canzone "Il mio amico", che tratta una storia tra omosessuali: "penso - dice in un'intervista a 'papanews.it' - che neppure ai gay piacerebbe e comunque non e' plausibile trasmetterla in un orario nel quale anche i bambini possono essere davanti alla tv". Tonini, che ha 93 anni, va a letto presto e non guarda il Festival, ma della canzone della Tatangelo si e' fatto un'idea precisa: "ritengo - spiega - che un tema cosi' scottante, cosi' delicato e tanto controverso come l'omosessualita' non possa essere oggetto di una canzonetta. Mi sembra assurdo, oltre che offensivo verso gli omosessuali stessi, fare di questa diversita' l'oggetto di un concorso televisivo". Secondo Tonini, la vicenda delle canzoni gay ha soprattutto motivazioni commerciali: "oggi - conclude - si sacrifica tutto sull'altare dell'audience, sia per rendere il prodotto piu' morboso, sia per riempirsi il portafogli ai danni di quella parte debole che si pretende, falsamente e con ipocrisia, di difendere".

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Famiglia Cristiana e Arcigay attaccano il Pd.

(L'Unità) «Pasticcio veltroniano in salsa pannelliana». È questo il titolo dell'editoriale di "Famiglia Cristiana" - martedì in edicola - con il quale il settimanale dei Paolini boccia l'apertura di Walter Veltroni ai radicali nel Partito democratico.

Secondo Famiglia Cristiana «i radicali hanno una concezione "confessionale" della loro identità. Ogni scelta, ogni nome ha valore simbolico. La squadra di candidati, negoziata con Walter Veltroni, ha una forte fisionomia radicale, connotata su battaglie che, come ha detto Emma Bonino, "non si interrompono affatto".

«È facile - si legge ancora nell'editoriale - dire quali siano: aborto, eutanasia, depenalizzazione della droga. E poi c'è l'abolizione del Concordato e dell'otto per mille, e sopra ogni cosa un' ideologia libertaria, in salsa pannelliana, alternativa alla storia e ai principi etici, economici e sociali di questo Paese».

E non solo: la lotta contro l'omofobia, evocata nel discorso di Walter Veltroni alla recente Assemblea nazionale del Pd, non è stata inclusa nel programma: è quanto denuncia il presidente nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso, alla luce della presentazione, questa mattina, del testo definitivo del programma elettorale del Partito Democratico.

Secondo Mancuso «è evidente che le pressioni esercitate in questi giorni dalla pattuglia teodem, che ritiene inaccettabile qualsivoglia tutela delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisex e trans, ndr) ritenendole solo malati da curare, abbiano vinto. Gli assassini, le violenze, gli assalti alle sedi delle associazioni lgbt non contano nulla».

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Sanremo. Il caso Bertè, non c'è plagio. Chiuso l'incidente.

Loredana Bertè

(Panorama) Non rischia la squalifica Loredana Bertè. Almeno, stando alle sue dichiarazioni. OAnche se “Musica e parole”, il suo brano in gara, potrebbe essere una copia di un pezzo pubblicato 20 anni fa col titolo “Ultimo segreto” e cantato da Ornella Ventura. Gli autori sono Alberto Radius e Avogadro, gli stessi del pezzo della Bertè, per un disco di 20 anni fa era prodotto da Tullio De Piscopo. Secca però arriva la risposta di Loredana: “Non c’è nessun plagio. È tutto regolare perché il brano non è mai stato depositato”. Così la cantante, intervistata da Fiorello a Viva Radiodue, ha respinto le accuse sull’irregolarità del brano che ha presentato alla 58ma edizione del Festival di Sanremo. “È vero che ho preso un pezzo di quella canzone” ha aggiunto la cantante “ma è tutto valido, il dolo non c’e’. Radius (l’autore, ndr) non l’ha nemmeno depositata. Dunque è tutto regolare. Mi piacerebbe vincere il premio della critica e mettere fine a queste voci ignoranti e cattive. Non sanno che dire. La canzone non è mai stata incisa da nessuno. Stava in un cassetto da vent’anni”.
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