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mercoledì 30 gennaio 2008

Tribunale di Roma, condannato Schicchi per spettacoli troppo hard.

(Tiscali notizie) Reclutavano numerose giovani donne, italiane e straniere, da impiegare in spettacoli a luci rosse in locali gestiti "sotto la simulata forma di associazioni o club privati, ma in realtà accessibili a chiunque corrispondesse un prezzo stabilito in relazione alle prestazioni sessuali offerte ovvero alla fruizione dei cosiddetti "strip tease" o "hard porno". In pratica si trattava di sfruttamento della prostituzione. L'accusa è costata al produttore cinematografico Riccardo Schicchi la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione e a ottocento euro di multa. La decisione è dell'ottava sezione del tribunale di Roma, un collegio tutto al femminile, che ha ritenuto responsabili anche Giacomina Filippello (5 anni di reclusione e mille euro di multa), Umberto Bernasconi (4 anni e due mesi e 700 euro di multa) e Diomede Castaldo (4 anni e sei mesi di reclusione e 800 euro di multa).
Le accuse contestate - A seconda delle posizioni erano di associazione per delinquere e violazione della legge sullo sfruttamento della prostituzione. Il tribunale ha stabilito il non doversi procedere nei confronti di Schicchi e dell'avvocato Castaldo per estinzione per intervenuta prescrizione per quanto riguarda il reato associativo, mentre l'assoluzione di tutti dalle fattispecie di atti osceni e pubblicazioni e spettacoli osceni. Scagionato da tutte le imputazioni Luca Cioeta.
La ricostruzione della procura - Gli imputati, "in tempi diversi, all'interno del locale gestito dall'Associazione Dafne Club, nonché in altri locali analoghi (Dream Games, La Baita, Sexi Game, Bleu Moon, Elite, Pegasus), compivano atti di lenocinio" attraverso il reclutamento di ragazze, di età inferiore ai 21 anni. Le giovani "venivano indotte, anche mediante corresponsione di compensi in denaro, a compiere atti sessuali sugli spettatori e, quindi, favorivano e sfruttavano la prostituzione delle donne, attirando nei locali una clientela maschile con la prospettiva dello svolgimento di spettacoli di "strip tease" completati dalla possibilità di atti sessuali con le spogliarelliste".

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Coppie omosessuali: Tel Aviv facilità la legalizzazione.

(Agenzia Radicale) Cambiamento epocale nel riconoscimento dei matrimoni in Israele: Tel Aviv sta facilitando il riconoscimento delle coppie miste e omosessuali, oltre ad altre non formalmente sposate davanti al rabbinato, ai fini di servizi municipale ed erariali. Si attenua, finalmente, il monopolio del rabbinato nel riconoscimento delle unioni matrimoniali, e città come Lod e Mevaseret Zion hanno già accolto benevolmente la proposta.

Il comune di Tel Aviv-Jaffa ha accettato di riconoscere le nuove "carte di partnership" emesse dall'organizzazione New Family. Le carte, formato carta di credito, sono un documento formale firmato dalla coppia di fronte a un notaio che testimonia che il rapporto è legalmente vincolante secondo il "yeduim betzibur" o rapporti secondo la common-law: uno status sempre più popolare, anche se non legalmente definito, tra le coppie israeliane che vogliono sposarsi al di fuori dell'egida del rabbinato.

Si valuta che il numero delle coppie non riconosciute rappresenti il 40% delle famiglie israeliane, con circa 18.000 coppie omosessuali, 250.000 coppie che comprendono almeno un immigrante non ebreo, e un numero sempre maggiore di ebrei israeliani che rifiutano di sposarsi davanti al rabbinato o che decidono di sposarsi all'estero.

"Lo status di yeduim betzibur è riconosciuto in oltre venti leggi per scopi di ogni genere", spiega l'avvocato Irit Rosenblum, fondatrice e presidente di New Family. "Il problema sta nella burocrazia, in quanto le coppie non hanno modo di provare questo status. Di solito viene formalmente riconosciuto in situazioni spiacevoli come il divorzio o la morte, quando un giudice deve dichiarare che lo status esisteva per poter dividere i beni o stabilire i destinatari dell'eredità."

Questa iniziativa, ha lo scopo primario di correggere proprio quelle mancanze burocratiche che spesso devono affrontare le coppie di fatto, come ad esempio l'impossibilità per uno dei partner di ottenere un permesso di parcheggio per l'altro, o la difficoltà di cercare di qualificarsi per uno "sconto di coppia" per eventi e corsi municipali. "In sostanza, si tratta di un vero e proprio contratto legale, che specifica diritti e doveri della vita in comune, e che qualifica - dice Rosenblum - la loro relazione da ‘normativa', secondo la common-law, a contrattuale".

Ma il gap tra diritti legali e attuazione burocratica può essere grosso, e la nuova iniziativa cerca di riempirlo. "Molti diritti in questo paese non sono ancora equamente garantiti - afferma Etai Pinkas, un consigliere comunale di Tel Aviv che collabora con il sindaco Ron Huldai sui problemi gay-lesbiche - Ora il comune si è assunto il compito di fare tutto quello che è in suo potere per garantire l'uguaglianza". Con Tel Aviv come terza città, dopo Lod e Mevaseret Zion, a promettere di riconoscere le carta di partnership, Pinkas confida che "sia solo questione di tempo prima che la cosa si estenda a molte altre città israeliane".

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Inghilterra. Per abituare i bambini delle elementari all'idea che ci potrebbero essere genitori dello stesso sesso, basta dire «mamma e papà».

La proposta fatta propria dal ministro per la scuola e l’infanzia Ed Balls. Contro l'omofobia meglio parlare di «genitori».

(Il Corriere della Sera) Nelle scuole elementari britanniche sarà proibito usare l'espressione «mamma e papà» e diventerà obbligatorio utilizzare l'espressione neutra «genitori», in modo particolare nelle comunicazioni a casa. Come scrive mercoledì il popolare quotidiano Daily Mail, il ministro per la Scuola e l’infanzia Ed Balls farà propria la proposta lanciata dall'organizzazione per i diritti degli omosessuali Stonewall, mirante ad abituare i bambini britannici delle elementari all'idea che potrebbero esserci genitori dello stesso sesso.

DIRITTI GAY - Secondo gli attivisti di Stonewall, l'espressione «mamma e papà» lede i diritti dei genitori omosessuali e favorirebbe pregiudizi anti-gay, inoltre ritengono che i bambini non dovrebbero avere un'idea «convenzionale» della famiglia. Ma non solo: l'iniziativa prevede che, quando si discuterà di matrimonio nelle scuole medie, gli insegnanti dovranno parlare anche delle unioni civili e dei diritti sulle adozioni gay.

TOLLERANZA ZERO - La proposta di Balls tende inoltre a combattere l'intolleranza nei confronti degli omosessuali e prevede punizioni per chi offenderà un compagno chiamandolo gay. Tra le espressioni che dovrano essere bandite dalle scuole britanniche ci sono anche: «comportati da uomo» e «siete un branco di donnicciole». Il ministro Balls si è detto «orgoglioso che il governo e il dipartimento siano stati fermi su questa strada. Il nostro punto di vista è che ogni scuola debba mettere in pratica azioni chiare contro ogni forma di bullismo, incluso quello a sfondo omofobico».

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Platinette. Un cellulare al Grande Fratello 8? E' caccia aperta da parte della redazione.

grande fratello 8 logo gf(Prima) E' caccia aperta da parte della produzione del GF8 al concorrente che nasconderebbe da qualche parte nel condominio un cellulare. Potrebbe infatti essere squalificato se scoperto il partecipante al Grande Fratello 2008 che all'interno del condominio secondo un vero e proprio scoop fatto da Platinette su Radio Dj questa mattina, nasconderebbe un telefono cellulare. Nel corso della trasmissione radiofonica Platinette infatti ha intervistato un radioascoltatore che ha fatto la rivelazione: "Io parlo ogni giorno con un partecipante di sesso maschile del Gf8 - ha detto il testimone - ha con sè un cellulare e parliamo quando si trova in bagno". Platinette un po' diffidente ha chiesto una prova di quanto asserito dal suo interlocutore. E così enrtro due giorni verrà provata la presenza del cellulare all'interno del condominio. Questo, ovviamente a patto che non si tratti di una bufala e che prima gli autori di Gf8 non scoprino il "colpevole".

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Israele: proteste contro deputato, aveva paragonato gay a epidemia aviaria.

(Aki) Si infiammano le polemiche in Israele per le posizioni di due deputati ultra-conservatori, Eli Gabbay (National Union-NR) e Nissim Zeev (Shas), che hanno proposto di vietare per legge eventuali future sfilate gay a Gerusalemme. Zeev, nei giorni scorsi, ha anche definito la comunita' gay "una piaga che puo' distruggere Israele" e contro la quale bisognerebbe "agire come sta facendo il minsitero della Sanita' contro l'epidemia di aviaria". In risposta alle parole di Zeev - che ha proposto per gli omosessuali centri di riabilitazione "come per le dipendenze d droghe e alcool" - la scorsa notte membri delle "Pantere Rosa" - gruppi di omosessuali di sinistra - hanno affisso sulle abitazioni dei due deputati manifesti di protesta. Al centro del dibattito resta comunque l'ipotesi di vietare nella Citta' Santa il ripetersi di sfilate come quella della 'Gay Parade' che - pur essendosi svolta lo scorso anno in forma ridotta - ha provocato la protesta degli esponenti religiosi e conservatori. La richiesta di vietare per legge tali manifestazioni viene contestata dai rappresentanti delle comunita' omosessuali come una violazione della liberta' di espressione sancita dalla Costituzione israeliana.

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Sgarbi: casa di riposo per gay? A Capri e Taormina sì. A Milano no, c'è la Lega.

Il critico: «Un'idea del genere fallirebbe al Nord. Invece andrebbe bene nelle città del Sud: lì sopravvive una cultura più pagana».

(Corriere del Mezzogiorno) A Berlino apre i battenti la casa di riposo per gay e lesbiche, la prima in Europa. E in Italia? «Un posto di accoglienza è ragionevole. Ma sicuramente non lo vedrei a Milano. Piuttosto al Sud». Parola di Vittorio Sgarbi che, a sorpresa, ritiene più semplice far attecchire un tale progetto nel Meridione che nell'«emancipato» Nord del paese. Il motivo? «Al Nord - risponde il critico d'arte, intervistato dal Corriere della Sera - non sarebbe possibile realizzare un'idea del genere in luoghi dove è preponderante il peso della Lega, che difende i valori della cultura contadina».

CULTURA PAGANA - Al Sud invece un ospizio per gay e lesbiche «si può fare a Taormina o a Capri dove c'è una cultura più pagana e una religione meno partecipata». Conclusione: la parte meno avanzata d'Italia sarebbe il Settentrione dove, secondo Sgarbi, «ci sono enclave culturali che mancano al Sud». L'assessore alla cultura della giunta Moratti, ricordiamolo, fu protagonista in primavera dell'aspra querelle che oppose il sindaco meneghino ai curatori della mostra sull'arte omosessuale, patrocinata proprio da Sgarbi, e finita poi beatamente a Firenze dopo un tentativo anche napoletano da parte del soprintendente Nicola Spinosa.

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Coco Chanel, la biografia pubblicata da Lindau.

(Fashionblog) Il 2008 si prospetta come l’anno celebrativo di Coco Chanel, una donna dalla personalità carismatica che ha rivoluzionato in pochi anni la moda francese. Uscita da pochi mesi con la casa editrice Lindau, una biografia completa della famosa stilista, che narra la vita della designer francese, tra povertà, genio estremo, lusso e dolore.

Una figura a volte distante dal personaggio che con le sue “invenzioni” (le più famose il tailleur e la storica fragranza Chanel n°5) ha rivoluzionato il modo di vestire delle donne, che voleva belle, libere e moderne. Gabrielle Chanel un’orfana che, cresciuta in un convento e commessa in un negozio di stoffe, emerge dalla modesta realtà di provincia trasformandosi in Coco Chanel, grazie al suo coraggio, al suo carattere e principalmente al suo genio.

Moltissime le sue frequentazioni artistiche e la sua attività di mecenate verso l’arte, prediligendo le avanguardie e gli innovatori dell’epoca come Picasso, Djagilev, Cocteau, Colette, Stravinskij, Dalì, ecc…Numerosi anche gli amori celebri e non, e le vicende personali che si intrecciano con quelle storiche, come la seconda guerra mondiale, che causa della chiusura della maison all’apice del successo. Ma non si è mai arresa, riportando in alto l’impero che aveva costruito con tenacia ed un carattere dalle mille sfaccettature.

Un’icona che ha cambiato per sempre la moda ed oggi è ancora uno dei marchi più importanti del mondo. La biografia, scritta da Henry Gidel è apprezzabile per la sua completezza e per i contributi fotografici all’interno del libro. Noi di fashionblog, abbiamo avuto l’opportunità di leggerla e di conoscere tutte le facce di Coco Chanel e non solo quella della famosa stilista. Un ritratto inedito per chi conosce il suo lato “pubblico” e sicuramente interessante per chi è curioso verso la storia della moda, visto che il marchio Chanel ne rappresenta un capitolo fondamentale.

In lavorazione nel 2008 anche un film sulla vita della stilista che vedrà protagonista Audrey Tatou.

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Costantino: Addio Linda. Vitagliano pizzicato con un architetto... Sorpresi poco vestiti.

(TGCom) Costantino Vitagliano e Linda Santaguida si sono lasciati. Qualche settimana fa l'ex naufraga negava che ci fosse una crisi col fidanzato nonostante lei avesse deciso di comprar casa a Bologna, mentre lui vive a Milano. Ora Chi pubblica le foto di Costa in dolce compagnia. L'ex tronista è stato pizzicato a Napoli, mentre si affaccia appena sveglio, in slip, dal balcone di un albergo insieme a Francesca, architetto bresciano.

Le notizie di presunti tradimenti di Costa non erano riusciti a guastare l’intimità di coppia, perché Linda ha sempre difeso Vitagliano schierandosi dalla sua parte.

Ora però, foto alla mano, sarà difficile negare l’evidenza. Costa e Francesca, l’architetto che ha curato la sistemazione dell’appartamento milanese dell’ex tronista, sono stati fotografati al Grand Hotel Santa Lucia di Napoli. I due si affacciano dal balcone di una camera: lei in completino grigio, lui con gli slip. Assolutamente incuranti di occhi indiscreti e soprattutto del paparazzo in agguato.

Soltanto poche settimane fa Vitagliano e la Santaguida avevano passato insieme le vacanze di Natale sulla neve a Cortina. Nonostante voci di crisi, Linda aveva smentito e sostenuto il suo amore per Costa. Adesso però è tutta un’altra storia…

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Lele Mora chiede udienza al Papa. Tutti si chiedono se ci andrà con Costantino.

[i](Credits: Panorama)[/i]

(Panorama) Lele Mora spera di avere udienza dal Papa. L’agente dei vip, coinvolto nello scandalo di Vallettopoli - ma il procedimento è archiviato - ha deciso di confessare la sua passione per il Pontefice. E - come ha dichiarato all’Ansa - spera di essere ricevuto da Benedetto XVI per comunicargli tutta la sua ammirazione.

Non importa se Benedetto XVI, giovedì scorso, ha strigiato i media e lo star system accusandoli di “imporre modelli distorti di vita personale, familiare o sociale”. E non importa nemmeno se Ratzinger se l’è presa esplicitamente con certa televisione che: “per favorire gli ascolti non esita a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla violenza”. Il Talent Scout non vede nessuna contraddizione tra quelle parole e la propria attività. Anzi, vede il proprio mestiere come “una missione: quella di portare al successo le persone, facendo le cose nel miglior modo possibile, inseguendo il bene e non il male”. E ne approfitta per togliersi pure un sassolino dalla scarpa: “I giornali mi dipingono come un lupo mannaro” dice “e invece sono l’opposto”.
L’ammirazione dell’agente dei vip per Benedetto XVI è sincera. E se il pontefice non piace a tutti, basta dare tempo al tempo: “Anche Papa Wojtyla non era stato apprezzato immediatamente, c’e’ voluto tempo perché la gente capisse il suo valore” rievoca l’impresario. Ma attenzione a dare giudizi affrettati sull’accostamento Mora/Ratzinger. Servano da monito le parole che l’agente dei vip dispensa su Papanews.it, il quotidiano on line sul pontificato di Benedetto XVI: “Qualcuno ora si scandalizzerà e dirà: ‘Mora adesso vuole fare il religioso’. Ma so di essere sincero e ai moralisti di turno dico: non giudicate se non volete essere giudicati”.

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Il caso della lesbica Pegah Emambakhsh: Il Governo Britannico ci spiega le sue verità.

(Miriam Bolaffi - Secondo protocollo) Ricorderete tutti la storia di Pegah Emambakhsh, la presunta lesbica iraniana la cui storia ha tenuto tutti con il fiato sospeso per diversi giorni lo scorso mese di agosto, quando la Gran Bretagna intendeva deportarla in Iran nonostante rischiasse la pena di morte per lapidazione.

Allora il web fu un’esplosione di solidarietà verso questa fragile donna iraniana. Ci furono petizioni, migliaia di mail furono spedite al Foreign Office, gruppi per la difesa dei diritti umani si mobilitarono in massa per far si che non venisse deportata. Persino il Governo italiano e molti politici si mossero, dando la disponibilità ad ospitare Pegah nel caso la Gran Bretagna avesse continuato con l’intenzione di deportarla.

Tutte queste pressioni portarono all’ultimo secondo alla momentanea scarcerazione di Pegah e di conseguenza allontanarono lo spettro della deportazione, questo in attesa che un tribunale rivedesse la sua posizione di “richiedente asilo” e soprattutto che rivedesse le motivazioni che la spingevano a tale richiesta.

Di Pegah non se ne è più parlato, forse anche per espresso volere della ragazza o delle autorità britanniche che in attesa di giudizio avrebbero preferito il silenzio sulla vicenda, questo fino a oggi, fino a quando cioè sono tornate alla ribalta voci non verificate riguardanti la deportazione di Pegah.

Allarmati da queste voci abbiamo chiesto, per correttezza e prima di tutti, informazioni all’associazione inglese che all’epoca si era interessata alla ragazza iraniana dando nel contempo, come allora, la nostra completa disponibilità nel caso queste voci fossero risultate vere. Dopo due settimane non è arrivata nessuna risposta se non qualche scaribarile in merito a chi fosse la persona che curava gli interessi di Pegah. Un vero mistero. Eppure crediamo fermamente che il bene di Pegah vada oltre qualsiasi protagonismo o interesse personale.

Partendo da questo presupposto ci siamo quindi attivati attraverso alcune conoscenze iraniane in Gran Bretagna e soprattutto attraverso un contatto diretto con il Foreign Office Britannico. Per la verità non ci aspettavamo alcuna risposta dai britannici, invece con nostro estremo stupore abbiamo trovato alcune persone molto collaborative che ci hanno spiegato con chiarezza l’attuale situazione di Pegah Emambakhsh.

Innanzi tutto va detto che la prima richiesta di asilo, basata esclusivamente sul fatto che la ragazza fosse omosessuale, era fondamentalmente sbagliata, non tanto per il fatto in se, quanto piuttosto perché la legge internazionale impone al richiedente asilo di dimostrare con chiarezza il motivo per cui detto asilo viene richiesto, cosa chiaramente impossibile nel caso di omosessualità in quanto, a meno che non si pretenda un rapporto sessuale pubblico, la condizione di omosessuale riguarda la sfera emotiva e personale.

Si è quindi tentato di far rientrare Pegah in un gruppo sociale perseguitato, ma continuando sempre a battere esclusivamente sulla presunta omosessualità della ragazza e quindi a rischio di persecuzione. Si sono quindi mobilitati i gruppi omosessuali di tutto il mondo, facendo di Pegah una vera e propria bandiera di una battaglia (anche politica) sui diritti degli omosessuali e non sui diritti di Pegah stessa o delle donne iraniane, escludendo dalla richiesta di asilo tutte le altre voci che invece le avrebbero garantito l’asilo.

Fermo restando il problema della “presunta” omosessualità della ragazza, è limpido che nel caso venisse deportata in Iran Pegah rischierebbe la vita, non solo perché ormai è “la lesbica iraniana” ma anche per tanti altri motivi che vanno dalla persecuzione religiosa alla discriminazione sessuale in quanto donna, fino al tradimento e chi più ne ha più ne metta. Di certo ai giudici iraniani non mancano gli argomenti per condannarla a morte.

Tuttavia rimane il problema della richiesta di asilo impostata esclusivamente sulla omosessualità di Pegah, richiesta che allo stato attuale non può essere accolta così com’è in quanto aprirebbe un caso di immensa portata sui richiedenti asilo e che comunque necessiterebbe di un apposito decreto che riconosca la “non dimostrabilità” della propria omosessualità Una cosa, questa, che potrebbe avere un rovescio della medaglia e aprire la strada della richiesta di asilo a chiunque si dichiari omosessuale pur non essendolo.

Chiarito questo aspetto fondamentale, non rimane altro che presentare la richiesta di asilo per Pegah sotto un’altra forma che non sia esclusivamente basata sulla presunta omosessualità della ragazza, ma soprattutto occorre mettere da parte gli interessi politici dei vari personaggi che ruotano attorno a questa vicenda i quali vorrebbero creare un precedente che, in questo momento, la Gran Bretagna non si può permettere. Insomma occorre mettere il bene di Pegah al di sopra di qualsiasi interesse politico o personale. Lo so che il caso può offrire una grande visibilità, ma cercare la notorietà a discapito della salvaguardia della vita di Pegah non è ammissibile. Prima deve venire il bene e il diritto di Pegah, se poi ne avanza chi vuole potrà attribuirsi i meriti che ritiene e farsi bello di fronte al mondo, ma non prima e non a discapito delle possibilità “reali” che Pegah ha di rimanere in Gran Bretagna.

Per la cronaca, l’avvocato che segue la vicenda sta preparando una richiesta di asilo basata anche su altre argomentazioni che permettano al Governo britannico di accettarla senza necessariamente creare un precedente pericoloso. In ogni caso (anche in quello in cui le venga rifiutato l’asilo) Pegah non verrebbe deportata in Iran ma verrebbe espulsa verso un qualsiasi paese disposto a ospitarla, tra i quali ricordiamo c’è l’Italia. Non verrebbe nemmeno accettata una eventuale richiesta di estradizione fatta dall’Iran essendoci in Europa il divieto di estradare qualsiasi persona verso paesi dove la persona estradata sia a rischio di condanna capitale o disumana.

Concludo ribadendo la necessità di rimanere vigili ma senza falsi allarmismi e soprattutto senza campagne medianiche mirate a ottenere un ritorno di immagine o politico a discapito della salute, già fragile, di Pegah Emambakhsk.

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Single Day a Roma organizzato da Virgin Active e Meetic.

(06blog) Nell’aria c’è già odore di San Valentino, di romantici doni e rose rosse. Nulla di peggio per chi non ha proprio niente da celebrare visto che la dolce metà ancora la attende. Per coloro che “vorrebbero, ma manca la materia prima” Virgin Active e Meetic realizzano insieme per il primo Dancing Date d’Italia, un single day dedicato agli incontri.

Ovviamente il giorno prima di San Valentino, 13 Febbraio, giornata dei single. La partnership tra le due aziende permetterà di organizzare una serie di eventi in tutta Italia, per permettere di trovare nuove amicizie e divertirsi.

Mercoledì 13 febbraio dalle 19 alle 21 nei Virgin Active di Roma (Talenti e Ostia) si terranno i Dancing Date: 15 minuti tra balli di coppia, qualche chiacchiera in libertà e tanto divertimento. Vi conviene cominciare a prendere ripetizioni di ballo…

foto by hili_hybrid

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Due lesbiche buddhiste sul cammino di Santiago de Compostela.

Federica e Cristina ci hanno provato, portando con sé la loro storia d'amore.

(Tiscali notizie) Ma chi l'ha detto che due lesbiche buddiste non possono fare il cammino di Santiago? Federica e Cristina ci hanno provato, portando con sé la loro storia d'amore, il conflitto con la chiesa cattolica, la ricerca di una dimensione spirituale e libera. Il loro percorso è diventato il telefilm documentario Santiago - Anche le lesbiche sono pellegrine, che sarà trasmesso dalla rete satellitare Cult a partire dal 6 febbraio.

Avventura tra sacro e profano - Cristina e Federica insieme decidono di partire a piedi per percorrere il cammino di Santiago di Compostela. Sono amiche, ex-fidanzate, buddiste e compagne di avventure. Nel loro viaggio di 800 km a piedi (in compagnia della "multinazionale del rosario", un gruppo "sgangherato" di pellegrini senza soldi composto da Kevin, aspirante seminarista, Laura e Cristiano in cerca di una strada per la vita e Ricardo, cileno, l'angelo custode del gruppo, guida morale e materiale del gruppo) affronteranno molte avventure, rideranno, piangeranno e si confronteranno con le molte anime di chi decide di affrontare questo viaggio fuori dal tempo.

La ricerca della normalità - Essere diverse e cercare quella normalità nascosta in ogni individuo, di ogni vocazione, di ogni forma d'amore. L'avventura di un viaggio iniziatico che passa per la materia (vesciche ai piedi, pulci negli alberghi, fatica del percorso) e conduce fino allo spirito, in quel luogo sconosciuto dove l'anima si nasconde. "Ora anima e corpo camminano insieme" dichiarano alla fine del viaggio.

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E' in arrivo il Viapro, l'alternativa naturale al Viagra.

(Pinkblog) La cura per l’impotenza maschile passa anche dalle corna. Non in senso figurato, bensì di cervo, e non so cosa sarebbe meglio sperare. Per la disfunzione erettile maschile oggi arriva in commercio Viapro, la risposta naturale al farmaco Viagra e suoi epigoni (Cialis, Levitra ecc…).

Questo rimedio “naturale”, tutto made in Uk, oltre che essere in vendita on line si può trovare nei drugstore inglesi e presso il celeberrimo Harrods, tempio della grande distribuzione borgeous chic dell’ex-impero britannico.

I produttori del Viapro, assicurano la totale naturalità della composizione e l’efficacia del prodotto, da assumersi appena 45′ prima del rapporto e con durata di 24 h. No, non capite male, non promette erezioni di durata 24 h ma il suo effetto copre le 24 h. E’ pur sempre una pasticca, mica il miracolo di San Gennaro.

L’effetto è provocato dalla combinazione di 22 sostanze naturali fra cui: ortica, erbe di montagna, Maca peruviana (radice afrodisiaca usata da secoli dalla popolazione sudamericana), shilajit (minerale che viene dall’Hymalaya ricco di calcio e zinco) ed un amminoacido che si ricava dalle corna di cervo, capace di stimolare il testosterone e migliorare sia la durata dell’erezione che il turgore della stessa.

Funzionerà? La casa farmaceutica che produce il Viagra, la Pfizer pensa di no: “Il Viagra è una prescrizione medica per una malattia molto seria mentre in genere questi trattamenti naturali non hanno prove scientifiche a supporto delle loro tesi”.

Paese che vai usanza che trovi, per ora in Italia di Viapro non se ne vede ancora, tutt’al più nei nostri supermercati si può trovare il “Viagra calabrese”, peperoncini piccanti sott’olio. Se curino l’impotenza non lo so, ma certo sono ottimi per gli spaghetti all’arrabbiata.

Via | DailyMail
Foto | 12watercolours

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Marc Jacobs "mette a nudo" Victoria Beckham.

David Beckham indossa la t-shirt di Marc Jacobs.

(Fashionblog) Dopo aver posato per la campagna publicitaria primavera/estate 2008 di Marc Jacobs, ora si spoglia per il progetto “Protect the skin you’re in”. La t-shirt realizzata per sensibilizzare alla prevenzione contro il cancro sarà in vendita questa settimana nelle boutique Marc Jacobs a circa 23 euro.

Prima di lei avevano posato senza veli per questa causa anche Dita von Teese, Selma Blair, Naomi Campbell, Winona Ryder, Julianne Moore and Christy Turlington. Le t-shirt sembrano davvero essere un eccellente strumento di comunicazione!

Via trendencias

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Il tributo di Chris Nolan. Il regista di "The Dark Knight" ricorda Heath Ledger.

Nella foto Heath Ledger con Donatella Versace e Naomi Campbell.

(Mtv) Da quando Heath Ledger è morto molti colleghi famosi hanno voluto rendergli omaggio. Le parole di Ang Lee ("Brokeback Mountain") ve le abbiamo girate, ma il grosso delle dichiarazioni le abbiamo lasciate andare per la loro strada senza riprenderle. Oggi facciamo un'eccezione con Christopher Nolan, regista di "The Dark Knight".

Ecco quel che ha scritto sulle pagine di Newsweek: "Heath aveva una creatività inesauribile. Lo dimostrava con ogni suo gesto. Una volta mi ha detto che gli piaceva aspettare ad accettare un nuovo lavoro fino a quando non era affamato di creatività, fino a quando non sentiva di averne bisogno. Ha portato questo atteggiamento sul nostro set, ogni giorno. Non sono molti gli attori capaci di farti vergognare di tutte le volte in cui ti lamenti pur facendo il miglior lavoro del mondo. Heath era uno di quelli".

"Quando finisci le riprese di un film ed entri in sala di montaggio, senti la responsabilità nei confronti di un attore che si è fidato di te, e Heath ci ha dato tutto se stesso. Mentre valutavamo a fondo ogni inquadratura scelta, ogni taglio, mi immaginavo il momento in cui gli avremmo mostrato il film completo, sedendoci qualche fila dietro di lui per guardare i movimenti della sua testa alla ricerca di indizi su quel che stava pensando di ciò che avevamo realizzato con tutto quello che lui ci aveva dato. Ora quella proiezione non sarà mai una realtà. Ogni giorno, in sala di montaggio, lo vedo, studio il suo volto, la sua voce. E mi manca terribilmente".

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Diritti. Unioni civili, si sciolgono le camere: Tutto da rifare.

La crisi blocca la discussione.

(Asca) Unioni di fatto: il lungo lavoro fatto dal Presidente della Commissione Giustizia, Cesare Salvi, per individuare una piattaforma il piu' possibile condivisa della riforma diretta a sancire i diritti dei conviventi aveva portato al netto superamento del testo sui Di.Co. varata dal Governo.

Si era delineata una possibilita' di piu' costruttivo confronto - superando la netta contrapposizione sul ddl governativo - per una nuova normativa diretta a tutelare maggiormente i conviventi senza alcuna possibilita' di accoglimento di matrimoni omosessuali.
Ora questa riforma possibile, seppure ancora fortemente contrastata da molti senatori della CdL, resta bloccata.

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Milano. Chiesta dal PM Alessandra Dolci l'archiviazione del caso Oldani. L'omosessualità non c'entra e non è certo l'assassinio.

(Davide Carlucci - La Repubblica) La morte di Maurizio Oldani rimane un mistero. L´omosessualità non c´entra nulla. E non è neppure certo che sia stato assassinato. Il pubblico ministero Alessandra Dolci, infatti, ha chiesto l´archiviazione del fascicolo sull´omicidio del commercialista - dirigente della Margherita e tra i fondatori, a Milano, del Partito democratico - trovato agonizzante, in una pozza di sangue, all´alba del 3 giugno in via Porta Tenaglia, nel centro della città. Le indagini non hanno dato risultati utili e l´esito della perizia potrebbe essere compatibile anche con uno scenario diverso dall´aggressione, persino con un urto dovuto a un malore. L´avvocato, Ivana Maffei, si riserva di presentare opposizione all´archiviazione, chiedendo indagini più approfondite. E secondo il fratello, Massimo Oldani, «non si può morire così per un malore, è più probabile che si sia trattato di una rapina». «Così, alla fine, mio fratello è stato ucciso due volte - accusa Oldani - e sul suo conto sono circolate tante calunnie ma non è arrivata la verità sulla sua fine. La sua vicenda, a differenza di altri delitti, come quello di Garlasco, è caduta nel silenzio. E anche nel mondo politico nel quale si stava impegnando così tanto, a Milano, molti, anche se non tutti, sembrano aver dimenticato». Di sicuro, però, non si può dare la colpa alla polizia, che oltre a sentire decine di testimoni, ha controllato i telefonini di più di 3mila persone che sono passati nei dintorni di via Porta Tenaglia quando Oldani stava morendo.

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Il Ministero della Salute manda in onda lo spot tv contro l'Aids.

Lo spot, diretto da Francesca Archibugi e con Ambra Angiolini come testimonial, sarà visibile anche in 12 aeroporti italiani.

(AdnKronos) 'Rispetta la vita, rispetta te stesso e gli altri, usa il preservativo e nell'amore non rischiare'. Questo il messaggio dello spot del ministero della Salute, in onda sulle reti Rai, Mediaset, La7 e Sky. L'obiettivo dichiarato, spiega il ministero in una nota - è la prevenzione dell'Aids, che continua a rappresentare una seria minaccia per la salute, con oltre 3.500 nuovi casi di contagio l'anno. Ma anche delle altre malattie sessualmente trasmissibili, che ogni anno colpiscono in Italia oltre 500 mila persone.

Lo spot, diretto da Francesca Archibugi e con Ambra Angiolini come testimonial, sarà visibile anche in 12 aeroporti italiani, sui principali circuiti cinematografici e sulle televisioni locali. Il messaggio è visibile anche sul sito del ministero, www.ministerosalute.it
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Uno schiaffo a Ferrara e alla chiesa. Il 71,5% di italiani convinti che maggiori tutele per maternità e famiglia diminuirebbero gli aborti.

(Clandestinoweb) Telesurvey ha intervistato 200 italiani per conoscere la loro opinione sul dibattito in corso in merito all’aborto. Ne è emerso che l'85% è favorevole all’aborto regolato per legge ed il 71,5% chiede più tutele per maternità e famiglia.

Secondo questa percentuale, la strada migliore per ridurre gli aborti è di garantire una maggiore tutela della maternità e della famiglia, anche dal punto di vista economico, mentre per il 19,5% rimarrebbe invariato". L'85% del campione non è contrario all'aborto, ma con le opportune precisazioni: il 57% ritiene che deve essere consentito solo in casi particolari (per esempio, malattie genetiche, stupri…) e il 28% sostiene che deve essere approvato in qualsiasi caso. Soltanto l'11,5% del campione ha bocciato categoricamente l'aborto sostenendo che non deve mai essere praticato".

Il 37,5% ritiene che la legge, che quest’anno compie 30 anni, non deve essere modificata in quanto 'civilmente avanzata' ma il 30%, invece, la boccia ed è favorevole alla sua abolizione per tutelare la 'sacralità della vita' presente nel grembo materno. Il 27,5% degli intervistati, infine, concorda sulla necessità di modificarla, sulla base del progresso scientifico".

Per quanto riguarda l’informazione sulle norme che regolano la legge, secondo il 57,5% del campione la legge italiana consente di abortire entro i tre mesi di gravidanza, per il 15% meno dei tre mesi, per il 4,5% oltre i tre mesi. Infine, il 23% degli intervistati ha ammesso di non conoscere la riposta. (mps)

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Crisi di Governo. La mossa Montezemolo.

(OneMoreBlog) La campagna elettorale è già cominciata. E i politici, quanto più hanno in mente solo i loro interessi di bottega, tanto più vociferano di «bene del Paese». Vedi Fini e Berlusconi, quest’ultimo addirittura minacciando oceaniche marce su Roma se il presidente Napolitano non indice le elezioni seduta stante. Eppure, anche i sassi sono consapevoli che una campagna elettorale con la attuale «legge porcata» (definizione dei suoi autori di centro-destra, non nostra) sarebbe foriera solo di un aggravarsi della situazione italiana già precaria, più che precaria, quasi disastrosa. Che andare subito alle urne sarebbe una iattura non lo dice solo Veltroni (che potrebbe parlare pro domo sua) ma un qualsiasi osservatore europeo conservatore e di destra.

Ma il Presidente Napolitano ha le mani legate, si dirà. Se il padrone di Forza Italia non vuole, nessun “governo per un anno” è impossibile fare altrimenti. Non è così. Una adeguata “moral suasion” renderebbe il Cavaliere di Arcore non solo disponibile al “governo per un anno”, ma ne farebbe anzi un entusiasta di tale ipotesi.

Siamo perfino in grado di dimostrarlo. Eugenio Scalfari ha autorevolmente ricordato domenica su la Repubblica che se dalle consultazioni non emerge nessun nome in grado di ottenere la fiducia in Parlamento, il Presidente della Repubblica non è affatto tenuto ad indire le elezioni con il governo attualmente in carica. Ha tutto il diritto, se ritiene che così si salvaguardino meglio gli interessi della nazione (della cui unità la Costituzione lo rende garante), di affidare l'incarico ad una nuova personalità. Se poi le forze politiche si assumeranno la responsabilità di bocciarla, è con questo nuovo governo che si andrà alle elezioni.

Poniamo che il Presidente Napolitano faccia capire che, in assenza di una maggioranza bipartisan su un nome istituzionale “per un anno”, è sua intenzione incaricare una personalità fuori del Parlamento, e con questo governo, se i partiti lo insisteranno con i loro interessi di bottega (e lo bocceranno) si andrà alle elezioni. Non in primavera ma in estate, nella data più lontana che le leggi consentano.

Poniamo che faccia capire che questo nome è quello di Luca Cordero di Montezemolo, il quale gli consegnerebbe una lista di ministri di una quindicina di personalità di altissimo profilo, tutte estranee ai partiti (e magari per metà donne). Cioè esattamente lo stato maggiore del famoso nuovo Partito di Centro di cui si parla da oltre un anno. Sono (quasi) certo che sarebbe lo stesso Berlusconi a proporre il governo istituzionale “per un anno” (col programma minimo di una nuova legge elettorale, che magari restituisca agli elettori un briciolo di potere, e altre essenziale misure urgenti), minacciando magari oceani di folle a Roma se il Presi-dente della Repubblica non accoglie la “sua” proposta.

Un governo Montezemolo a me non piacerebbe affatto, sia chiaro. Ma a Berlusconi piacerebbe ancora meno. Con quasi quattro mesi di esposizione mediatica massiccia, e con il discredito di cui gode l’intero ceto politico (ciascun segmento presso il proprio potenziale elettorato di riferimento), il governo di un centro confindustrial-sindacal-ecclesiale (Pezzotta e il suo family day, nuove leve alla Marcegaglia e tecnocratici del calibro di Mario Monti), che al momento di presentare le liste diventasse Partito, toglierebbe al Cavaliere la maggioranza dei suoi elettori. E per Berlusconi, politicamente, sarebbe la fine.

Un governo Montezemolo risulterebbe detestabile anche al centro-sinistra, probabilmente. Significherebbe una sconfitta ancora più cocente di quella che i suoi dirigenti sembrano ormai avere messo in un rassegnato conto. L’ostilità nei confronti del Presidente Napolitano sarebbe quindi perfettamente bipartisan, ma il Presidente avrebbe tutto il diritto di passarci sopra (Scalfari docet, e un’ampia casistica nei sessant'anni passati), se i grandi partiti di destra e di sinistra non sono in grado di proporgli una soluzione comune “per un anno”, e lo costringono a indire comunque le elezioni. Non possono costringerlo, infatti, ad andarci col governo che loro preferiscono.

Fantapolitica? E perché mai? Di fronte al vero e proprio avvitamento della crisi italiana, che è morale, sociale, economica, politica, solo l’esercizio di una notevole “immaginazione istituzionale” (per parafrasare un grandissimo sociologo dell’immediato dopoguerra) può evitare la catastrofe. Il Presidente della Repubblica è autorizzato dalla Costituzione ad esercitarla.

p.s. Se invece tutto avverrà in obbedienza ai veti incrociati dei partiti, è bene sapere che ci si profila il seguente tunnel: Berlusconi promette a Fini che a metà legislatura gli cede la Presidenza del Consiglio, Berlusconi e Fini stravincono le elezioni (con Casini e Bossi subalterni), Berlusconi passa la staffetta al quarto anno (magari quarto e mezzo) e alla fine della legislatura si fa eleggere Presidente della Repubblica. Al termine dei suoi dodici anni di potere la democrazia italiana assomiglierà a quello che è l’ideale di democrazia da Berlusconi fin troppo sbandierato: la democrazia della Russia di Putin.

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Gf8, ecco le prime effusioni. Gianfilippo bacia Lisa sulla bocca e Francesco s'è invaghito di Christine.

(TGCom) Continuano i lavori all'interno della Casa, coordinati dal muratore professionista Mario. Intanto c'è chi pensa alle nomination e si preoccupa per il futuro del proprio gruppo e chi invece comincia a rilassarsi, trovando riscontri amorosi tra compagni di avventura. C'è stato bacio fugace tra Gianfilippo e Lisa, coppia che nessuno avrebbe mai immaginato. Intanto Francesco punta Christine, che piace anche a Roberto.

Teresa è stata nominata all'unanimità "guardiano della casa". Lusingata ha trascorso la notte nella stanza dei lavori insieme a Nadia. Le due ragazze si sonoconfidate e hanno commentato la scelta di Thiago di non abbandonare il programma. Diana, inoltre, si dice dispiaciuta dell'uscita di Domenico e rivela all'amica i suoi timori: "Una volta eliminata la famiglia, qua dentro ci sarà una strage". La ragazza teme per il suo gruppo, composto appunto da Teresa, Mario e Francesco. Le ragazze condividono anche la difficoltà a fare amicizia con Alice.

Anche per Andrea è tempo di confidenze. Parla con Roberto e gli racconta il bel rapporto che ha con il padre, che considera come un fratello. "Mio padre sa tutto di me, con lui mi confido, ma non ho voluto seguire la sua carriera".

Anche Nadia non ha vissuto una situazione familiare semplice. E' andata via di casa quando era ancora molto giovane, i genitori litigavano spesso e il padre si è risposato tre anni fa. La ragazza serba rancore nei confronti del genitore, con il quale non ha rapporto, ma tutto sommato confida di volergli bene: in fondo è sempre il padre.

Il Gf ha consegnato a Carmela la busta con le indicazioni per la spesa. La Signora raduna tutti i compagni e legge le istruzioni per compilare la lista. Sono stabiliti quindici euro a persona, in totale duecentosettanta per il gruppo, e potranno scegliere solo tra le alternative loro proposte. Intanto Roberto, Raffaella e Teresa si dedicano ai lavori di costruzione della Casa, seguiti e supervisionati attentamente dal muratore ternano.

Momenti di velocissima intimità tra Lina e Gian Filippo. I due ragazzi si scambiano un bacio impercettibile sulle labbra, mentre lui, a torso nudo, l'abbraccia calorosamente. Iniziano i primi avvicinamenti e, forse, questa è la coppia meno scontata. Chissaà come la prenderà Roberto.

Ed è proprio il dandy milanese ad attirare le attenzioni di Nadia, che tra una pennellata di vernice e l'altra cerca di provocarlo: "Stasera ci si prende a cazzotti, ti prego. Ho bisogno di uno sfogo fisico. Poi dopo gli spintoni, sai, non si può mai sapere quello che succede". A buon intenditor...

Francesco rivela a Mario di essersi invaghito della bella Christine, che definisce "seducente e mai banale".

A volte si sa essere belli finisce per attirare su di sè le critiche di chi ti sta attorno. E' quello che sta accadendo a Raffaella, la giovane napoletana, che sembra snobbare le attenzioni dei concorrenti maschili e non riuscire a legare con le sorelline della Casa. Se per i maschietti è come per la volpe che non arriva all'uva, nel rapporto con le altre ragazze della Casa, forse gioca un po' la differenza d'età.

Intanto continuano i lavori all'interno della Casa. Coordinati da mario, il muratore professionista, Teresa e Roberto si destreggiano tra mattoni e assi di legno.

Prostrati e sfiancati delle lunghissime ore lavorative, i nostri sette muratori fanno ritorno nel Camping. I loro volti, e non solo, la dicono lunga. Nadia corre ad implorare aiuto ai fratellini; l'avvilita Teresa ringrazia, quasi per dovere, i compagni che le hanno ricordato il compleanno della madre; Thiago, infine, avanza con silenzio impassibile. L'unico a non mostrare segni di cedimento nello stato d'animo sembra, invece, il pimpante Roberto. "Sfinito ma contento", il nostro latin lover, non solo non la smette di sorridere, ma trova pure l'energia per provocare la sua Christine: " Tu che hai fatto? Se hai fatto la scema con qualcuno, guarda che t'ammazzo".

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Napoli gay. Il sociologo Barba: «Città distratta e sinistra annacquata».

(Mirella Armiero - La Repubblica) La notizia di ieri ha suscitato commenti postivi e anche facili ironie: è nata a Berlino, nel quartiere di Pankow, la prima casa di riposo europea per omosessuali. Iniziativa di cui la città tedesca va fiera e che sarebbe senz'altro giudicata come indicatore positivo di modernità e sviluppo urbano dai sociologi della scuola di Richard Florida. Lo studioso statunitense è infatti l'autore della teoria delle tre «T» — vale a dire talento, tecnologia e tolleranza — usate per indicare fondamentali fattori di modernizzazione delle metropoli contemporanee.

Sulla base di questi valori, applicati da Florida anche alle realtà italiane, Napoli si è trovata ai piani bassi della classifica delle città più innovative. In particolare, in base ai dati del 2005, risultava molto indietro rispetto a Roma e Milano per numero di coppie gay conviventi. Eppure, alla notizia della casa di riposo berlinese, il provocatore Vittorio Sgarbi ha commentato dicendosi convinto che un'iniziativa del genere potrebbe attecchire proprio al Sud, da Capri a Taormina, piuttosto che nel Nord leghista e bigotto. Un'immagine «colta », legata alle presenze illustri di scrittori e artisti omosessuali che abitarono a Capri nel secolo scorso, più che alla realtà oggettiva della Napoli dei nostri giorni. A sostenere la tesi di una società meridionale tutt'altro che tollerante è il partenopeo Davide Barba (nella foto), docente di Sociologia della devianza all'Università del Molise nonché ex presidente dell'Arcigay di Napoli.

Professore, cosa pensa delle dichiarazioni di Sgarbi?
«Nella condizione in cui ci troviamo a Napoli non c'è propensione a tollerare alcunché. Descrivere la città con questi parametri è solo un luogo comune che deriva dal radicamento nelle nostre radici culturali di alcune figure che rappresentano l'altro femminile. Intendo i ‘‘femminielli'', i travestiti, che hanno fatto sempre parte dell'economia del vicolo e si sono inseriti, a loro modo, come una parte oscura ma positiva del corpo sociale. Ma questa cultura oggi a Napoli si è completamente persa ».

Dunque la città è diventata intollerante?
«Preferisco parlare di città poco ricettiva, distratta. È vero che in questo momento le priorità sono altre: laddove non sono stati risolti problemi elementari è chiaro che vengono trascurate a maggior ragione le esigenze delle categorie minoritarie. Altrimenti significherebbe fare la rivoluzione e qui non siamo affatto pronti. Poi c'è un altro punto».

Quale?
«Stabilire cosa significa tolleranza. Dai sociologi questa parola viene guardata con grande sospetto perché presuppone che ci sia qualcuno che concede uno spazio sociale a qualcun altro che ne fa richiesta. Ma chi ne ha il diritto? Meglio allora cambiare prospettiva e parlare di riconoscimento dell'altro. E meglio ancora se si tratta di un riconoscimento giuridico, che misura il grado di civiltà del paese ».

Sul piano giuridico l'Italia intera è abbastanza indietro per le questioni gay, a Napoli come a Milano: è così?
«Senz'altro. Però va aggiunta una cosa: Milano ha un livello più alto di chance, ha un mercato spregiudicato, offre occasioni di socialità e ha un'imprenditoria che investe sui gay anche quando gay non è».
Eppure Milano non ha voluto la famosa mostra «Vade retro».
«È cosa diversa dalla ricchezza di opportunità sociali. Quello è un piano politico e Milano lì si è mostrata intollerante».

La Moratti è di destra, in Campania governa la sinistra: va meglio?
«No. la sinistra si è annacquata e si preoccupa solo di sperimentare forme ammorbidite di capitalismo. Ha detto addio alle politiche per le minoranze sociali. L'ultima grande iniziativa a fianco del movimento gay risale al '96: Bassolino tenne un discorso memorabile in prima persona in occasione del Gay Pride. Da governatore, invece, non ha voluto far passare l'assegnazione delle case alle coppie gay. Più involuzione di così».

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Teatro. «India»: Storie di uomini e dei tra mito e realtà al civico di Spezia.

(Genovapress) Debutta mercoledì 30 gennaio (in replica anche giovedì 31) al Teatro Civico di La Spezia, "India", lo spettacolo di e con Mara Baronti: si tratta di una novità italiana prodotta dal Teatro Stabile di Genova, in collaborazione con il teatro Mercadante di Napoli, per la regia di Alfonso Santagata: in scena, al fianco della Baronti, Cristina Alioto e Patrizia Belardi che ne accompagnano la narrazione con canti, movimenti, percussioni e fiati. Le scene, i costumi e le immagini sono firmate da Beatrice Meoni, la fonica da Francesco Menconi e le luci da Sandro Sussi. Musiche a cura di Chiara Cipolli, Davide Ferrari, Cristina Alioto e Francesco Menconi.

Spettacolo che porta in scena diversi livelli di teatralità (narrazione, musica, danza, canto e immagini video), India racconta un popolo e la sua cultura, intrecciando la millenaria tradizione dei Miti orientali («che rinvia alle cicliche interferenze del sovrumano nel mondo temporale»), con improvvise aperture alla realtà contemporanea e alla Storia («i cui accadimenti sono come la sabbia mossa dal vento»). Accade così che i grandi poemi indiani (dal Mahabaratha al Kalika Purana, al Ramajana), dialoghino costantemente con un presente magmatico e una società in veloce processo di trasformazione, lasciando emergere un suggestivo mondo in cui gli uomini e gli Dei convivono nelle contraddizioni della vita quotidiana.

«L’India è il paese dove gli Dei esistono ancora: concreti, reali, oggi», è stato scritto. E non si tratta solo di un modo di dire, sottolinea Mara Baronti. «Fin dalla prima volta che arriva in India, oggi come ieri, un viaggiatore non disattento percepisce che il significato che qui si dà alla vita è davvero diverso da quello occidentale: dagli indiani, anche da quelli immersi nella più indicibile povertà, la vita è sempre vista come un gioco, come qualcosa che va e viene, passa e ritorna. L’India è tutto e il contrario di tutto: il sublime e la sporcizia, la ricchezza culturale e l’indigenza più estrema. Per questo, credo che faccia bene andare ogni tanto da quelle parti. Con un viaggio, con una buona lettura, anche con uno spettacolo come il nostro».

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