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sabato 2 febbraio 2008

Osservatore Romano, cambia la grafica ma i contenuti sono sempre gli stessi.

Da oggi nuova veste grafica per "L'Osservatore Romano": intervista con il direttore Giovanni Maria Vian.

(Radio Vaticana) L'Osservatore Romano si presenta oggi con una nuova veste grafica: così, a cento giorni dall'insediamento del nuovo direttore, il prof. Giovanni Maria Vian, il giornale del Papa continua a rinnovarsi. Ma di quali novità si tratta? Ci risponde lo stesso prof. Vian al microfono di Roberto Piermarini:

R. – Soprattutto, direi, una maggiore leggibilità, perché usiamo caratteri diversi, leggermente più grandi, maggiori spazi ... quindi, sarà un giornale più arioso. E poi, introduciamo stabilmente il colore, in prima e in ultima pagina.

D. – Cambierà anche il formato?

R. – Il formato, no. Il formato resta quello tradizionale, tradizionale resta anche l’impostazione – per il momento – delle diverse edizioni periodiche.

D. – Quali novità, per il futuro de “L’Osservatore Romano”?

R. – Soprattutto, puntiamo su una maggiore diffusione e per questo stiamo pensando anche a forme che coinvolgano altre testate giornalistiche in Italia e ad altre forme di diffusione, soprattutto in rete.

D. – A 100 giorni dalla ristrutturazione del giornale sotto la sua direzione, quali reazioni avete avuto?

R. – Le reazioni in generale sono positive: abbiamo notato da molte parti interesse per il giornale del Papa. Del resto, il fatto che sia – appunto – il giornale del Vescovo di Roma che predica e parla a tutto il mondo, è un biglietto da visita che per noi è fondamentale, ovviamente.

D. – Prof. Vian, piace anche al Papa questa nuova linea?

R. – Spero di sì! Ogni volta che lo incontro, mi dice sempre: ‘Andiamo avanti, andiamo avanti!’.

D. – Cosa vuole essere, oggi, “L’Osservatore Romano” nel quadro della stampa italiana e internazionale?

R. – Vuole essere quello che è sempre stato: il giornale del Papa che documenta e informa sulla sua attività e su quella della Santa Sede, con un respiro internazionale, sempre più internazionale, privilegiando la sua caratteristica che è quella di giornale di idee.

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La Candelora e la Festa dei "femminielli".

(Parole non dette) La Solennità della Presentazione del Signore, si celebra 40 giorni dopo la festività del Natale del Signore. Conosciuta anche come "Festa delle Luci", ebbe origine a Gerusalemme intorno al IV sec., con il nome di "Ipapante" ("Incontro"), dove veniva celebrata con grande solennità. Nel VI sec., Papa Sergio I ne fece tradurre i testi liturgici in latino e la fece celebrare anche nella Chiesa d'Occidente, dove in Francia venne arricchita di significato con una solenne benedizione di candele e processione. In Occidente, questa festività, pian piano si trasformò in "Festa della Purificazione di Maria"; va dato atto alla Chiesa Cattolica di averne ripristinato il nome originale nel 1960 e con questo il suo autentico significato. Questa "Festa delle Luci" è senz'altro la festività di riferimento della prima parte del Tempo Ordinario, e seconda come importanza solo alla solennità della Trasfigurazione del Signore. Ma la festività della "Presentazione del Signore" oltre che "Festa delle Luci", viene anche chiamata "III° Natale" o "Piccolo Natale", questo perché se nel "I° Natale" (25 dicembre), Cristo si è rivelato ai poveri e ai "marginali" in genere nella figura del pastori, se nel "II° Natale" (Epifania) si è manifestato ai popoli del mondo nella figura dei Magi, nel "III° Natale si è manifestato ai credenti. Nel "III° Natale" inoltre la situazione si capovolge:non sono più: poveri, pastori, magi che vanno dal Signore, ma è lui che nelle braccia dei suoi genitori va a "incontrare" credenti e sacerdoti nel tempio. I credenti, spesso impastoiati se non ingannati dalle loro tradizioni, morali, presunzioni e discipline di ogni genere, spesso si trovano nell'incapacità di "vedere", di "trovare" Dio, se Dio non va da loro, non si manifesta al loro cuore. Dio, inoltre, non disdegna di manifestarsi ai credenti, nei luoghi che i credenti hanno riservato alla preghiera, nella sua più sublime e stupefacente Epifania: quella nell'umanità di un fragile bambino.

La denominazione di "Candelora" data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui parla Egeria: "Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima" (Itinerarium 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio).

La Festa dei "femminielli"
Ogni anno, il 2 febbraio, in occasione della Candelora, tutti i femminielli da Napoli (soprattutto dai Quartieri Spagnoli) si ritrovano sul sagrato di Montevergine a intonare canti di ringraziamenti alla Madonna Schiavona (di cui si conserva un mirabile ritratto all'interno della Chiesa) con i ritmi della "Tammurriata". La Tammurriata, come scrivono Patrizia Gorgoni e Gianni Rollin nel libro "Tammuriata" è un "ballo", un canto, un suono, una delle maggiori espressioni musicali e sociali della tradizione folcloristica campana. Essa si è sempre realizzata, sin da tempi remoti, e continua a realizzarsi in tutta la sua solare estemporaneità, ad opera del popolo, nelle campagne di provincia, Il fenomeno della tammurriata è legato soprattutto a momenti ritualizzati della collettività e con più precisione alla sacralità devozionale rivolta alle tante Madonne campane e a Sant'Anna
Ma perché i femminielli dovrebbero cantare lodi alla Madonna Schiavona? Secondo una leggenda che si tramanda da secoli, la festa dei "femminielli" sarebbe ancora più antica della costruzione del Santuario stesso e risalirebbe addirittura al 1256, quando due omosessuali furono cacciati dalle mura cittadine per atti considerati osceni e portati sul monte Partenio per lasciarli morire in una giornata d'inverno. Invece il miracolo si compì, e oltre al sole che squarciò le tenebre i due potettero anche accoppiarsi secondo le leggi di natura. I "femminielli" da anni si recano il 2 febbraio per ringraziare la Madonna per il miracolo compiuto, in una tammurriata di sincretismo religioso tra sacro e profano accettata da tutta la comunità che vi partecipa di vero cuore.

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Oggi sposi... Finalmennte nozze per la Bruni e Sarkozy.

(La7) La cerimonia si è svolta al primo piano dell'Eliseo alla presenza di una ventina di persone.
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GF8. Thiago piange disperatamente.

Gli manca la moglie Benedetta.

(TGCom) Irrompe forte la nostalgia dentro la Casa. Thiago volge il suo pensiero a Benedetta e non riesce a staccarsene. Il barista è dispiaciuto per il videomessaggio di lunedì. I compagni captano il suo stato d'animo. In particolare Francesco cerca di stargli vicino per aiutarlo a superare questo difficile momento. Gli dà forza spiegandogli che senza dubbio la moglie ha capito il senso della sua decisione, di rimanere cioè per continuare il gioco.

E Thiago sembra convincersi di aver fatto la scelta più giusta, confidarsi con qualcuno è senz'altro una buona valvola di sfogo per fare anche chiarezza su certe dinamiche che inevitabilmente dentro la Casa si ingigantiscono. Anche Alice sente la mancaNza del fidanzato e mostra alle amiche una foto che ritraggono insieme lei e il suo ragazzo. Si domanda cosa stia facendo in questo momento ed è convinta che anche lui senta nel profondo la sua mancanza.

Le grandi sorelline sono in crisi d'astinenza da nicotina e puntano il dito contro Alì, accusandolo di essere egoista e avere poca sensibilità. Fuori piove fitto fitto e nel camping i campeggiatori, rintanati nella tenda, si tengono compagnia chiaccherando anche delle stranezze di Thiago.

Raffaella, incuriosita, chiede proprio a Thiago perché abbia deciso di partecipare al reality di Canale5. Lui risponde di non avere mire particolari e che il suo sogno, se dovesse vincere, sarebbe aprire un winebar per turisti. Anche Fabio vorrebbe investire i soldi vinti in un'attività che gli garantisca sicurezza, sebbene non gli dispiacerebbe diventare speaker radiofonico. La napoletana vola alto e non nasconde di essere entrata nella Casa per avere più opportunità di diventare attrice.

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Pedopornografia, denunciato un deejay. Vendeva i film e i file in discoteca.

L’indagine dei militari ora punta a scoprire eventuali complici La Finanza ne sequestra un migliaio.

(Giovanni Cagnassi- La Nuova di Venezia) Pedopornografia, nei guai un 35enne dj di Oderzo. I militari della Guardia di finanza di San Donà lo hanno stanato tra le maglie della rete di internet, ascoltando «soffiate» e segnalazioni nell’attività investigativa mirata inizialmente al contrasto del fenomeno della pirateria audiovisiva e dei diritti d’autore. Mentre cercavano cd taroccati e altro materiale riprodotto illegalmente o «prelevato» dalla rete, si sono imbattuti in immagini raccapriccianti.
Così, attraverso una sofisticata azione di intelligence, sono risaliti ad un noto dj di Oderzo, per ora deferito all’autorità giudiziaria per detenzione di materiale informatico destinato alla vendita.
Hanno anche perquisito la sua casa e i luoghi di lavoro, dove hanno sequestrato 4 computer e 2.500 supporti informatici, serviti al dj per la duplicazione abusiva dei circa 1000 film venduti poi on line. I suoi scratch al mixer attualizzati con i moderni sistemi di pitch control e jog wheel, ovvero moderni strumenti utilizzati dai dj in consolle, gli consentivano una vendita diretta ai numerosi frequentatori dei locali presso i quali lavorava. Per questo le indagini si sono allargate a tutto il territorio nella provincia trevigiana, poi in quella veneziana fino al Basso Piave.
Certe vergognose immagini, che hanno fatto rabbrividire gli stessi finanzieri, coordinati dal capitano Francesco Mirarchi, circolavano dunque anche tra amici e «clienti» delle discoteche e discobar in cui lavorava. Si rifornivano da lui per questo materiale pericoloso e non facile da reperire.
Dall’esame attento e meticoloso del materiale sequestrato, i militari delle fiamme gialle hanno ricostruito un vasto archivio di oltre 200 file pedopornografici che risultavano in suo possesso. Tutte fotografie, immagini e video che ritraevano minori nudi, coinvolti in atti sessuali con altri minori o degli adulti.
Erano furbescamente memorizzati in sottocartelle per cercare di nasconderne l’origine ed evitare problemi o domande pericolose di curiosi. Il dj di Oderzo, 35 anni, è dunque responsabile anche del reato di detenzione di materiale pedopornografico. Le indagini comunque sono ancora in corso e potrebbero dare sviluppi clamorosi.
I finanzieri adesso vogliono raggiungere quel cerchio segreto di persone attratte da una simile pornografia che non esita a sfruttare o obbligare bambini innocenti, con consenguenze fisiche e psicologiche spesso molto gravi e destinate a segnare l’intera vita della vittima.

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Caso Manaudou. Luca Marin: "Ora parlo io".

luca marin (Gossipblog) Avevamo lasciato la storia di Luca Marin e Laure Manaudou con le dichiarazioni di lei: “E’ finita perché lui è troppo geloso”. Il nuotatore italiano però non ci sta e dalle pagine di Gente, in edicola dal 31 gennaio, spiega la sua versione.

Laure Manaoudou lascia Luca a metà novembre, dopo una storia di un anno e mezzo, e dopo una settimana lei è in compagnia di Benjamin Stassilius. Scenata di gelosia, lei gli tira l’anello e gossip sui giornali.

“Puntualizzo: io non mi sono scocciato del fatto che lei stesse con un altro ad una manciata di giorni dal nostro addio. Ma che lei portasse il solitario all’anulare mentre usciva con lui mi dava molto fastidio”

“Quando Laure mi ha detto ‘Basta non ti amo più’ ho cercato di parlarle. Di capire. Sono stato male, malissimo per tre, quattro giorni, poi mi sono detto ‘Adesso volto pagina”.

Ed ha cambiato pagina Luca Marin anche se tutta l’intervista è incentrata su di lei. Su Laure. E confessa che era lei quella gelosa: “E comunque ne andavo fiero. L’amore passa anche attraverso una forma di possessività no?”

Tra i sogni di Luca? Le gare, le olimpiadi, la medaglia d’oro ma anche il cinema “Vorrei fare l’attore, lavorare con Will Smith. E mi affascina il mondo della moda”.

Diventerà un prezzemolino anche lui? Speriamo di no.

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Il sesso è sicuro con il preservativo telecomandato.

(Cac/Dire) Grazie ad una valvola che regola il flusso di sperma dai testicoli con un sistema radio, il preservativo funziona come un telecomando. L'applicazione che lega la tecnologia all'andrologia è frutto di uno studio degli scienziati australiani dell'università di Adelaide.

Il meccanismo si impianta nel vaso deferente, il dotto che trasporta il liquido seminale maschile da ogni testicolo nel pene. "E con un telecomando - spiegano gli inventori sulla rivista scientifica Smart Materials and Structures - è possibile aprire o chiudere il passaggio, come una sorta di vasectomia reversibile che non comporta un intervento chirurgico, ma solo l'impiego di un ago ipodermico". La valvola radiocomandata è di un polimero del silicone che si apre o chiude a piacere anche grazie a una specie di micro-antenne che hanno il compito di convertire l'impulso elettronico in onde sonore.

La radiofrequenza che apre o chiude la valvola è personalizzata, per evitare interferenze di altri sistemi elettronici casalinghi o dell'ambiente circostante. Tuttavia è meglio che il telecoamdo lo tenga il medico di fiducia, per evitare errori di accensioni o spegnimento.
C'è poi un altro inconveniente è di natura biologica. Con il tempo, infatti, la valvola potrebbe fondersi con i tessuti circostanti restando sempre chiusa. Per questo l'intenzione è quella di proporre il sistema solo agli uomini intenzionati a eseguire una vasectomia. Con il vantaggio di permettere loro per un certo lasso di tempo di tornare indietro sulle proprie decisioni.

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I mille volti dell’incredibile Schnabel.

(Manuela Grassi - Panorama) A 43 anni Jean-Dominique Bauby fu colpito da un ictus. Si risvegliò dal coma con il cervello attivo e il corpo paralizzato, a eccezione della palpebra sinistra. Era la “locked-in syndrome”. Bauby, caporedattore della rivista francese Elle con due figli e una vita sentimentale complicata, riuscì, comunicando con il solo battito della palpebra, a dettare un libro che diventò un fulmineo best-seller pochi giorni prima della sua morte: Lo scafandro e la farfalla.

La versione cinematografica, premio per la miglior regia a Cannes, due Golden globe e quattro nomination all’Oscar, esce in Italia il 15 febbraio con lo stesso titolo, firmata dal pittore-regista Julian Schnabel. L’opera ne consacra il talento di cineasta, dopo i primi due film Basquiat e Prima che sia notte. E rinfocola la curiosità per un uomo ubiquo, multiforme, “larger than life”, dicono i suoi amici. In lui tutto si mescola per diventare prodotto artistico. Un esempio: nello Scafandro e la farfalla i titoli di testa scorrono su immagini di radiografie che Schnabel ha trovato in un vecchio padiglione vicino all’ospedale marittimo di Berck, in Normandia, dove ha girato molte scene. Subito ha pensato di trasformarle in quadri. Le radiografie scannerizzate e ingrandite sono state messe su tele. E la galleria Gagosian di Los Angeles dedica a queste opere, una ventina, il suo tradizionale Oscar show, dal 21 febbraio al 22 marzo. “Sono elegiache, intimistiche, molto diverse dallo stile eroico e visivamente aggressivo, fatto di pennellate vigorose, che di solito si associa a Schnabel. Sono vicine allo spirito del film” spiega Valentina Castellani, direttore di Gagosian New York.

A 56 anni, testa leonina e barba folta che incornicia una faccia da condottiero, la figura imponente avvolta da pigiami di seta mauve o da parei variopinti abbinati al blazer, l’artista non si priva di niente. Sontuoso il suo restyling del decrepito Gramercy Park Hotel di New York. Rosso veneziano il colore con cui ha dipinto Palazzo Chupi, sulla 11th street nel West Village, facendo infuriare il quartiere. Era una fabbrica di profumi su tre piani, lui ne ha aggiunti 11, lì ha casa e studio, e vende appartamenti di lusso: Richard Gere ha abboccato per 12 milioni di dollari. Schnabel è un vulcano, non privo di fiuto commerciale. Almeno sulla carta. Ha disegnato un letto in acciaio, prodotto in edizione limitata, per il quale la sua seconda moglie, l’ex modella spagnola Olatz Lopez Garmendi, ha creato una linea di lenzuola in cotone e lino che vende nel suo negozio Olatz. Ha anche inciso un disco nel 1993, Every silver lining has a cloud con la Island record: si può comprare su Amazon a 2 dollari. E girato Berlin, un documentario su Lou Reed.

La sua ultima mostra a New York Navigation Drawings è stata inaugurata l’8 gennaio alla Sperone Westwater Gallery, nel pubblico Al Pacino, Jeff Koons, Harvey Keitel (i media americani gli rimproverano di essere un cacciatore di teste famose). “L’ho conosciuto alla fine degli anni Settanta in ascensore, andavamo da Leo Castelli” ricorda il suo gallerista storico Gian Enzo Sperone. “Senza preamboli mi disse: “Ti conosco, tu dovresti vendere i miei quadri”. Schnabel è un personaggio imponente, ha la spontaneità dei bambini, si butta in avventure come quella del Palazzo Chupi, magari perché pensa di finanziarsi il prossimo film, si mette spesso nei guai”. Non sazio delle due case newyorkesi e di quella a San Sebastian, sulla costa basca, sta pensando di comprarne una in Messico, sul mare che ama da surfista accanito, nonostante i 140 chili.
Negli anni Ottanta ha avuto successo come esponente di spicco del neoespressionismo. Poi, alterne fortune. Continua Sperone: “Essendo un poeta vero, un pittore dai gesti ampi che producono una sonorità visiva, credo che alla fine abbia passato gli esami. Diciamo che forse oggi le sue quotazioni sono sottovalutate”. Il record più recente, per una sua opera del 1980, è di 822.400 dollari.

Anche in Italia Schnabel conta estimatori: adora Bernardo Bertolucci, e ne è ricambiato. La leggenda vuole che il pittore abbia cantato tutta la colonna sonora di Novecento al regista di Parma, conquistandolo. Meno certa la frase di Bertolucci: “Ho trovato uno che ha un ego più monumentale del mio”. È con il nome di un personaggio di Novecento, Olmo, che Schnabel ha chiamato il suo ultimo figlio. La sua immagine viene accostata alle brand di lusso. Matteo Montezemolo, vicepresidente della Poltrona Frau, lo ha voluto tra i testimonial dell’ultima campagna pubblicitaria: “È tra gli amici che hanno aperto per noi i loro studi e le loro abitazioni” afferma. Da anni Schnabel è amico della famiglia. E il padre di Matteo, Luca, ha alcune opere del pittore americano nella sua collezione di arte contemporanea. Anche Tonino Perna, presidente di It holding (marchi Ferré, Malo), nella sua collezione ha Schnabel: “Penso sia un grande, una forte personalità internazionale che resterà ai posteri”. Un quadro di Schnabel dei primi anni Ottanta campeggia nella boutique Malo in via della Spiga a Milano.

Qualche anno fa il pittore fece il ritratto a Roberto Cavalli, a New York. Un quadro della serie dei “piatti” (frammenti di stoviglie fissati su tavole di legno). “Pensavo che il risultato sarebbe stato molto astratto” dice lo stilista. “Non mi fece vedere niente fino alla fine, e la sorpresa fu grande: un ritratto vibrante, vero, con occhi di incredibile intensità”. Alla rituale Amfar night di Cannes il maggio scorso, la cena che raccoglie fondi per la ricerca contro l’aids, Schnabel ha messo all’asta la sua disponibilità a ritrarre chi faceva la miglior offerta, e Cavalli si è aggiudicato il ritratto per sua moglie Eva: “Un uomo di cuore, artista poliedrico e pieno di energia” conclude.
Come regista predilige gli aspetti non glamorous della vita. La malattia del padre, un immigrato ebreo cecoslovacco, scomparso a 92 anni, lo ha avvicinato al libro Lo scafandro e la farfalla. “Mio padre aveva paura della morte, perché non era mai stato malato” confida Schnabel. “Finché ha assistito mia madre, con la quale è stato sposato 60 anni, non ha pensato a sé, ma quando lei è morta, ha dovuto affrontare il suo destino. Non sono riuscito ad aiutarlo”.

Vicino al padre nei suoi ultimi giorni c’era l’infermiere Darin McCormack: “È stato lui a darmi il libro di Bauby, tempo prima” ricorda Julian. Così si sono intrecciati i fili. Nei primi 20 minuti di Lo scafandro e la farfalla lo spettatore vede esattamente quello che vede Bauby. Solo dopo la macchina da presa svela il personaggio (interpretato dall’attore francese Mathieu Amalric, straordinario, il prossimo cattivo di James Bond). La cosa inattesa è che il film fa spesso ridere, perché il libro (Ponte alle Grazie) rivela lo humour indomabile dell’autore (per esempio il flashback di una gita a Lourdes con l’amica, drammaticamente poco erotica). Persa la vita di un tempo “Jean-Do” rinasce a un’altra vita, quella di scrittore. Superbe le immagini: “Sono stato fortunato: l’ospedale di Berck sembra lo scenario di un film di Antonioni” dice Schnabel.
Aspettando la notte degli Oscar, il 24 febbraio, l’artista può archiviare un 2007 scintillante. Il suo film è stato premiato, le sue opere sono state esposte ovunque nel mondo, dalla Spagna alla Cina, all’Italia. A Palazzo Venezia, ha incontrato la giornalista palestinese Rula Jebreal. “Ho parlato con il suo produttore Jon Kilik, che è anche il produttore di Babel” dice Jebreal piuttosto contenta “mi ha chiesto se avevo uno script basato sul mio romanzo La strada dei fiori di Miral, che parla delle donne palestinesi in Israele. Ce l’avevo, ma si è creato un problema di diritti. Insomma, per ora è un progetto, ma ci stiamo lavorando”.
(ha collaborato Erika Suban)

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Omicidio Seganti: La madre chiede aiuto per trovare gli assassini e l'Arcigay di Roma fa propaganda.

Un appello perche' chiunque abbia visto qualcosa la notte dell'omicidio si metta in contatto con le autorita'.

(Agi) Chiunque abbia visto qualcosa chiami Gay Help Line 800 713 713. Arcigay Roma si unisce all'appello lanciato ieri nel corso dell'edizione del Tg1 delle 20 di ieri, da Augusta Seganti, madre di Paolo Seganti, ucciso perche' gay la notte tra l'undici e il dodici luglio 2005. Un appello perche' chiunque abbia visto qualcosa la notte dell'omicidio si metta in contatto con le autorita'.

"Ci uniamo alla richiesta di aiuto di Augusta Seganti. L'omicidio di Paolo e' stato tra i piu' violenti degli ultimi anni e ha scosso moltissimo la comunita' gay romana - afferma Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma -. Negli ultimi dieci anni, nella capitale, si sono verificati piu' di 30 omocidi, cioe' assassinii di omosessuali, e i responsabili non vengono quasi mai individuati. Anche Gay Help Line 800 713 713, il numero verde antiomofobia dedicato proprio a Paolo Seganti, potra' essere un riferimento per tutti coloro che hanno visto qualcosa quella terribile notte di due anni e mezzo fa'".

"Il procedimento si trova in una fase molto delicata - aggiunge Daniele Stoppello, legale di Arcigay Roma -. Nei due anni d'indagine sono stati acquisiti elementi consistenti che ancora non possono essere considerati univoci e concordanti per attribuire a persone specifiche la responsabilita' penale dell'omicidio. E' quindi assolutamente importante dare riscontro all'appello fatto".

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Courtney Love: aiuterò Orlando Bloom a uscire dalla droga.

Orlando Bloom fotografato in Nepal durante il suo viaggio per conto dell'Unicef.

(Topboys topgirls) Courtney Love vuole aiutare l'attore Orlando Bloom a uscire dalla droga avvicinandolo al Buddhismo. La cantante suggerisce a Bloom di cambiare vita avvicinandosi al Buddhismo La 43 enne vedova di Kurt Cobain dice: "faccio questo perchè io amo Orlando, e la fede Buddhista, lo può aiutare a cambiare la sua vita - restituendogli il corpo e la mente. Pratica usata con successo in prima persona da Courtney, e che l'ha aiutata a liberarsi dall'uso delle droghe e dagli eccessi di cui era schiava. Courtney è in questo periodo alle prese con la realizzazione del nuovo disco, "Nobody's daughter", in uscita nel 2008. Il disco e' prodotto da Linda Perry gia' al lavoro con Pink e Cristina Aguilera.

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Educazione, gay e terrorismo: i vescovi spagnoli contro Zapatero.

(Giacomo Rossi - Sfera pubblica) “Los españoles hemos sido convocados a las urnas para el próximo 9 de marzo.” Così si apre la nota della Conferenza Episcopale Spagnola, redatta in occasione delle elezioni spagnole del prossimo 9 marzo. Quelle che vedranno l’esponente del Partido popular Mariano Raoy fronteggiare il premier in carica José Luis Zapatero.

Terzo partito. La nota, di cui è disponibile solo la versione in spagnolo, prosegue affermando come i vescovi spagnoli vogliano ofrire “a los católicos algunas consideraciones que estimulen el ejercicio responsable del voto”. Insomma, l’intenzione della Cee (l’equivalente spagnola della conferenza episcopale guidata in Italia da Bagnasco), è quella di fornire, come già accaduto in altre occasioni, un’indicazione agli elettori cattolici circa il voto da destinare nelle prossime elezioni generali. Così facendo, non solo interferisce apertamente con la campagna elettorale in corso, ma a sole cinque settimane dal voto pone sul tavolo del confronto tra Rajoy e Zapatero problemi particolarmente sentiti dalla popolazione: diritti civili, scuola e terrorismo.

Eta. Non più solo matrimonio tra omosessuali, questione definita «inquietante» in una nota della Cei del 2003, ma anche educazione e sicurezza. In entrambi i casi l’obiettivo è di smontare, pezzo per pezzo, il lavoro portato avanti dal Psoe di Zapatero in quanto, si legge ancora nella nota, «non tutti i programmi sono compatibili con la fede e le esigenze della vita cristiana». Ed è così che l’attenzione dei vescovi si sposta dalla famiglia all’educazione, dove la sostituzione dell’ora di religione con quella di educazione civica ha irritato non poco le gerarchie ecclesiastiche, e alla delicata questione legata al terrorismo basco. In quest’ultimo caso il riferimento è ai tentativi di Zapatero, giudicati «inaccettabili», di trattare con la formazione terroristica del Nord.
Se divorzio lampo e unioni civili avevano tenuto banco per parecchio tempo, meritando addirittura la convocazione di un Family Day, ora lo spazio di confronto si allarga. Il tentativo è duplice: da una parte si cerca di porre il premier in ottica negativa, rilanciando la questione basca e coniugandola ad una impropria strategia politica del leader socialista; dall’altra si sposta leggermente lo spettro d’interesse della comunità cattolica. Se gay e famiglie “non-tradizionali” sono ampiamente tollerati dalla società spagnola anche di tradizione cattolica, allora deviare l’attenzione su altri temi ed evitare una battaglia svantaggiosa, se non inutile, in termini elettorali, potrebbe rivelarsi una mossa efficace.

Difesa. Dopo il raduno organizzato in difesa della famiglia tradizionale, la Chiesa spagnola torna a far discutere. Soprattutto i giornali. El Pais, che già aveva dedicato all’intraprendenza dei vescovi spagnoli un duro editoriale intitolato “Victimismo”, ieri torna all’attacco con un altro articolo che prende di mira “l’intrusione” della Chiesa nella campagna elettorale. Le acque non sono calme nemmeno nei giornali più vicini al partito popolare come El Mundo, che però non sembra cavalcare l’onda scatenata dalla nota. Il tempo, in effetti, non c’è stato. Zapatero è presto corso ai ripari definendo una “tentazione” quella dei vescovi spagnoli nell’appellarsi al terrorismo per sferrare l’attacco verso il suo partito. Definizione che segue quella, ancor meno morbida, che aveva etichettato come “immorale” l’accusa mossa dalla nota. Due aggettivi coraggiosi e spiazzanti, specialmente considerando il destinatario a cui sono indirizzati. Destinatario che rappresenta l’autorità morale di una comunità religiosa.
Come detto, Zapatero ha già risposto alle accuse. Ora tocca a Raoy provare a sfruttare la sferzante critica mossa dai vescovi per capitalizzare le polemiche e conquistare il voto dei cattolici. Tentativo però che non deve falsare la percezione della realtà. L’influenza della polemica scatenata dalla nota della Cee potrebbe avere meno risonanza di quanto sembra aver fatto sui media. Schierarsi apertamente con i vescovi, dunque, non necessariamente porterà a esiti positivi per il partito dello sfidante. Forse attraverso una tale riflessione è possibile interpretare la cautela adottata da Raoy in merito ai particolari temi trattati dal documento della Conferenza Episcopale. Cautela che lo aiuta a presentarsi come il candidato capace di raccogliere le istanze dei cattolici, senza, per questo, rinunciare all'indipendenza politica e programmatica.

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