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sabato 22 dicembre 2007

Al cinema rivive il mito del bandito Jesse James.

(Panorama) Chi era veramente Jesse James, il bandito che per l’America ha rappresentato una leggenda? La sua fama ha riempito giornali e libri, tra verità, folklore e immaginazione. E soprattutto chi era Robert Ford, il giovane che dedicò una vita per coronare il sogno di cavalcare accanto al suo mito e che alla fine lo uccise sparandogli alle spalle?

È attorno a queste domande che si muove il film di Andrew Dominik, tratto dal racconto di Ron Hansen, L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, dal 21 dicembre al cinema. Con Brad Pitt, capelli bruni e barba incolta, nei panni del bandito che intorno al 1870 divenne il fuorilegge più famoso a stelle e strisce. Negli anni appena successivi alla Guerra di secessione, ex soldato confederato, Jesse con la sua banda rapinò banche e treni unionisti, e impedì la costruzione di una grande ferrovia nel Missouri. Agli occhi dei contadini del Sud, oltraggiati dai soldati dell’Unione, divenne un eroe.
Qui il trailer da Youtube (in inglese):
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“È più un dramma psicologico che un western” dice Pitt del film, di cui è anche produttore. “Descrive l’anatomia di un assassinio e le sue conseguenze”. Nei panni di Ford, il killer, Casey Affleck: “Sono molto legato affettivamente a Robert Ford, non penso assolutamente che sia stato un codardo” afferma. “Non ricordo di aver mai visto un personaggio migliore di lui nell’affrontare il caos complicato della vita umana. Passa dall’essere un bambino affascinato da Jesse James che idealizza il suo eroe dopo averne letto le gesta nei romanzetti melodrammatici al fatto di incontrarlo realmente, di rapinare un treno insieme a lui e di diventarne amico. Poi, quel rapporto diventa più complesso e, alla fine, lui lo deve uccidere”.

Arriva nelle sale il 21 dicembre anche un’altra produzione hollywoodiana. Ma il clima è totalmente diverso. Attualità pura, tra ipocrisie e drammi della guerra in Afghanistan. Il maestro è Robert Redford, regista e attore di Leoni per Agnelli. Film secco, che vuole scuotere coscienze addormentate. E anche il titolo la dice lunga: i leoni sono i soldati, al servizio di agnelli, i politici. La pellicola si sviluppa su tre linee parallele: un senatore, interpretato da Tom Cruise, alle prese con la giornalista Meryl Streep; un giovane universitario in dialogo con il professore di scienze politiche Redford; due ragazzi in missione in terra afgana.
Qui il trailer da Youtube (in inglese):
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LEGGI ANCHE: Giovanna Mezzogiorno, ciak si gira - Non solo Brad Pitt: la storia del bandito Jesse James è anche un libro

LA GALLERY DEI FILM DELLA SETTIMANA

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Urgente per i Radicali da parte del Governo Prodi i riconoscimenti delle unioni civili anche omosessuali.

Mozione congiunta della Direzione di Radicali Italiani e della Giunta dell’Associazione Luca Coscioni.
Tenuta oggi, sabato 22 dicembre 2007, presso la sede del Partito radicale a Roma, trasmessa in diretta audiovideo su www.radioradicale.it, con la partecipazione di Emma Bonino e Marco Pannella, e le relazioni introduttive di Rita Bernardini e Marco Cappato.
(Radicali.it) La Direzione Nazionale di Radicali Italiani e la Giunta dell’Associazione Luca Coscioni riuniti a Roma il 22 dicembre 2007 ritengono indispensabile per la prosecuzione della legislatura che Romano Prodi ponga al centro della sua azione l’obiettivo di riforme calendarizzate per lo sviluppo del benessere, la lotta alla povertà e il rientro dal debito pubblico: in particolare l’avvio immediato di una nuova coraggiosa fase di liberalizzazioni, sia a livello nazionale che locale, seguita dal completamento della legge Biagi per la creazione di veri strumenti di welfare per i più poveri e i disoccupati, in sostituzione degli attuali strumenti assistenzialistici e statalisti.

Su questo obiettivo sono pronti a mettersi in gioco, come fino ad oggi hanno dimostrato di volere e di sapere fare, ma ritengono indispensabile che lo stesso Presidente del Consiglio intervenga con urgenza per contribuire ad interrompere – invece che, come finora è accaduto, ad aggravare – la cancellazione violenta e anch’essa suicida del soggetto politico Radicale; tale intervento, come la vittoria storica della moratoria per le esecuzioni capitali ha dimostrato, sarebbe doveroso non solo per il rispetto dei diritti civili e politici di tutti i cittadini italiani, ma per l’immagine del nostro Paese oltre che per il consenso dell’Esecutivo; in particolare propone un’azione volta a:

- consentire al Centro d’ascolto per l’informazione radiotelevisiva – il cui personale ha già ricevuto le lettere di licenziamento in ragione del boicottaggio che la RAI e l’Autorità garante per le comunicazioni hanno praticato da anni, privandosi delle informazioni necessarie al rispetto della legge - di svolgere il servizio pubblico, unico per qualità e quantità, di monitoraggio del sistema televisivo italiano;

- consentire ai Radicali di esercitare responsabilità di Direzione di un settore di comunicazione pubblica, attraverso in particolare la creazione di un settore dedicato finalmente ai diritti umani, finora incredibilmente assenti nella proposta del servizio pubblico;

- consentire una decisione politica e parlamentare che sancisca il rientro alla legalità sulla vicenda degli otto senatore eletti nel 2006 e finora esclusi dal Senato.
PROPOSTE DI RIFORMA ELETTORALE
Conferma il proprio obiettivo di realizzare una riforma “americana” delle istituzioni, attraverso presidenzialismo, federalismo, sistema maggioritario uninominale anglosassone a turno unico.

Constata che tale riforma, approvata all’inizio degli anni ’90 dal voto popolare referendario, non ha diritto di cittadinanza italiana nel confronto politico parlamentare; constata altresì che il sistema maggioritario e presidenzialista cela e pur mantiene margini di consenso nel sistema politico stesso, anche se nella versione del sistema semi-presidenziale a doppio turno alla francese;

Ritiene perciò necessario trovare strumenti e forme di proposizione della riforma maggioritaria e presidenzialisti – anche nell’opzione alla francese – ad esempio con la creazione di una lega per il maggioritario uninominale, e richiede perciò un incontro con Walter Veltroni e con Gianfranco Fini, i quali in diverso modo hanno manifestato aperture al sistema francese (oltre a Valdo Spini, che ha presentato una proposta di legge in tal senso), per proporre un accordo su questo modello e ascoltare le loro proposte.

RADICALI DELLA ROSA NEL PUGNO
Prende atto della decisione dello SDI di imporre il cambio di nome al gruppo della Rosa nel pugno, al fine di rappresentare il Gruppo parlamentare come espressione di un mero accordo elettorale. Conferma l’impegno di Radicali italiani e dell’Associazione Luca Coscioni per la realizzazione del progetto – socialista, laico, liberale e radicale – della Rosa nel pugno. Stabilisce di agire, per gli obiettivi comuni a RI e ALC, come “Radicali della Rosa nel Pugno”, con il simbolo presentato al Congresso di Padova e attraverso le definizione di responsabilità tematiche da definire in vista del Comitato di gennaio di Radicali italiani;

Impegna gli organi dirigenti a verificare, in vista del Comitato di Radicali italiani e sulla base delle esperienze e proposte sulla pubblicità della vita politica a tutti i livelli e sulle proposte locali di iniziative popolare a partire da quella sul registro delle Unioni civili a Roma, la possibilità di presentare alle prossime elezioni amministrative liste “laiche, ambientliste, referendarie di democrazia diretta”.

DIRITTI CIVILI
Considera di fondamentale importanza per le riforme di laicità su diritti civili e libertà individuali l’appuntamento del Congresso dell’Associazione Luca Coscioni, che si terrà a Salerno dal 15 al 17 febbraio; sarà quella l’occasione non solo per rafforzare l’azione parlamentare trasversale agli schieramenti su questioni di grande concretezza e urgenza come il testamento biologico, la fecondazione assistita, la ricerca sulle cellule staminali, le unioni civili, anche omosessuali, la contraccezione e l’informazione sessuale, l’aborto e la RU486, l’uscita dalla guerra violenta contro i consumatori di droghe; sarà anche occasione di rilancio per la lotta politica e giudiziaria su casi individuali, che - come dimostrato dalla vittoria personale e politica di Piergiorgio Welby in materia di diritto all’interruzione delle terapie - e dalle sentenze sulla legge 40 - hanno costituito i principali elementi di novità per le libertà di tutti; a tal proposito sostiene l’iniziativa “soccorso civile” che mira a fornire, dal sito lucacoscioni.it, tutte le informazioni necessarie a realizzare libere scelte su eutanasia, fecondazione assistita e altri dritti negati.

POLITICA INTERNAZIONALE
Si impegna a fornire il massimo sostegno all’obiettivo, deciso dal Consiglio generale del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, di organizzazione del Primo Grande Satyagraha Mondiale per la Pace.

Propone al Governo - di fronte alla sinora vaga e generica idea di “Unione mediterranea”, che rischia di concretizzarsi come istituzione esterna all’Unione europea - di rilanciare l’alternativa del rafforzamento della dimensione politica dell’Unione, degli accordi di cooperazione e della politica di vicinato, nella prospettiva della grande riforma federalista europea che consenta l’allargamento dell’Unione sull’altra sponda del mediterraneo, a partire dal completamento del processo di adesione della Turchia e dalla proposta di avviare il processo di adesione di Israele.

(approvata all’unanimità con una astensione)

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Mentalità vecchia e polemiche sterili in Forza Giovani.

Bindi e Ferrero: i pasdaran dell'illegalità.

(Giovani e politica) "Niente asilo ai bimbi senza permesso di soggiorno. Solo i figli di immigrati regolari ammessi alle materne comunali". Normale, no? Se voi leggeste un titolo così concepito sulla prima pagina di un giornale, probabilmente vi chiedereste dov’è la notizia. Che cosa c’è di strano nel fatto che i clandestini non possano accedere alle graduatorie per gli asili, o per le case popolari, o per qualsiasi altra attività? Nulla. Consultate qualunque vocabolario e accanto alla parola «clandestino» leggerete la definizione «illegale». E chi non si trova legalmente in un Paese non ha diritto a usufruire dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione, con la naturale eccezione della tutela della salute: la vita è sacra e il medico non è tenuto a chiedere i documenti a chi cura. Ma in qualsiasi altra circostanza, il clandestino è una persona fuorilegge e come tale andrebbe segnalata alle forze dell’ordine perché l’accompagnino alla frontiera.

È proprio su queste cose che si costruisce la credibilità di un Paese e sono soprattutto le «autorità», coloro che eleggiamo come nostri rappresentanti, a dover rispettare questi elementari principi. Vi chiederete: perché questo la fa tanto lunga su simili ovvietà? Semplice: poiché il titolo di cui sopra è comparso sulla Repubblica, e poiché l’amministrazione «colpevole » è quella di Milano, maggioranza di centrodestra, sindaco Letizia Moratti, ecco che un provvedimento di puro buonsenso è diventato «una scelta razzista », «un’azione discriminatoria », «un atto cinico», una manifestazione di «livore xenofobo », «un’ignominia». L’assessore Mariolina Moioli s’è affannata a spiegare che non è cambiato nulla rispetto al passato. «Anzi - ha aggiunto - i figli di clandestini possono essere accolti nei servizi a condizione che i posti non siano tutti occupati e che dispongano dei documenti richiesti». Di quali documenti possa essere in possesso il figlio di due clandestini resta vagamente misterioso. Comunque, anche questa concessione non è servita a preservare l’assessore e il suo sindaco dagli improperi e dalle accuse di razzismo piovute per tutto il giorno da esponenti di centrosinistra e della Cgil.

A distinguersi nella dichiarazione scandalizzata sono stati però due ministri: Paolo Ferrero, rifondarolo titolare del dicastero della Solidarietà sociale, e Rosy Bindi, devota ministra alla Famiglia. Per il primo, «si tratta di razzismo». Per la seconda, «è intollerabile: anche i figli degli immigrati privi di permesso di soggiorno hanno diritto a frequentare l’asilo». Se può consolare la Moratti e la Moioli, sono gli stessi due ministri che si scagliarono contro i carabinieri per la famosa vicenda del «bacio gay» al Colosseo. «Follia inconcepibile», definì Ferrero il fatto che due omosessuali romani fossero stati denunciati per atti osceni. «Eccesso di zelo da parte dei militari », rincarò la dose la sua collega. Poi saltò fuori che non di «bacio» bensì di «fellatio» in pubblico si trattava. Ma la Bindi non si scompose: «Indagine eccessiva », scandì. Già, l’importante è dichiarare, mica capire di che cosa si parla.

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I travestiti vanno in Paradiso, di Maurizia Paradiso.

(Booksblog) L’autobiografia di Maurizia Paradiso, “I travestiti vanno in Paradiso” (Aliberti Editore) fa venire in mente i mitici Squallor, quando nel 1980 cantavano: “c’è un dottore a Casablanca/ che ti leva quel che vuoi/ se non hai una palanca/ non andare a Casablanca“.

Maurizio Paradiso non ha mai avuto una palanca. Figlio di una prostituta diciottenne, abituato a dormire in macchina mentre mamma andava a fare le marchette, Maurizio ha vissuto un’infanza a dir poco atroce.

Una ‘via crucis’ di collegi - tutt’altro che un Paradiso - tra abusi psicologici, fisici e sessuali senza posa. Fino a quella volta in cui sua madre gli chiese di sparare alla rivale di strada, meglio nota come la Tigre.

Poi l’omosessualità si fece spazio in modo sempre più prepotente nella vita di Maurizio. Nel 1978 la decisione drammatica: cambiare sesso.

Nonostante i prodigi ironicamente cantati dagli Squallor, la medicina non aveva ancora raggiunto standard di sicurezza adeguati. L’operazione era dolorosissima, pericolosissima e costosissima. Al punto che Maurizio, per permettersela, dovette andare a battere a propria volta.

“Più che battere”, scrive, “conoscevo gente. Più che battere diventavo specializzata in psicologia. Io ho fatto un anno di questa specializzazione, per fare i soldi per il seno”.

Dopo l’intervento, si aprì per Paradiso un ulteriore calvario. Dosi massicce e dannose di ormoni, a corredo di tredici (13!) operazioni al seno.

Fanno tette a Casablanca/ peli in cachemire se li vuoi/ fanno sconti a comitive/ mo’ ci andiamo pure noi“, cantavano sempre i mitici Squallor.

Racconta invece Maurizia Paradiso nella sua autobiografia: “ho deciso di operarmi a vent’anni e a 23 l’ho fatto. Pensavo che questo avrebbe reso più facile la mia vita.

“E invece quella sofferenza non è mai sparita. Anzi, si è raddoppiata: se prima portavi la croce, con l’operazione ti viene messa la corona di spine. Nessuno dei motivi per cui mi sono operata ha a che fare con il sesso. Io non amo fare sesso…”

Ma dopo il Calvario, fu resurrezione. Maurizia Paradiso divenne in breve tempo il travestito più famoso d’Italia, grazie al trionfo nelle pionieristiche televisioni private e a “Colpo Grosso”, show cult degli anni ‘80 che arrivò a condurre dopo il celeberrimo Umberto Smaila.

Tutto ciò e molto altro è narrato nella bella biografia edita da Aliberti, “I travestiti vanno in Paradiso”, scritta da Maurizia insieme alla giornalista del Giornale Stefania Vitulli.

Si può ben prendere in considerazione questo libro per un regalo di Natale, che apra la mente e al tempo stesso lasci un bel po’ da pensare.

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"Amici di Maria", anche a Natale Alessandra Celentano sadica con i ragazzi.

Amici susy natale(Tvblog) A Natale siamo tutti più buoni… con qualche eccezione. Prendete Alessandra Celentano che, per non rischiare di farsi contagiare dallo spirito del Natale, è rimasta fedele al personaggio di zio Scrooge senza alcuna speranza di redenzione. Sadica fino in fondo, ha congedato Amici dal suo pubblico nel peggiore dei modi.

Dopo essersi sbarazzata di tre ballerine che non le andavano a genio (in ordine di eliminazione, Alessandra Valenti, Vale Mele e Valentina Tarsitano), la temutissima prof di classico ha infierito con l’unica superstite della categoria. Si tratta di Susy Fuccillo che, dopo essersi presentata come l’erede di Agata Reale per via delle mancanza di doti fisiche, ha dimostrato di avere personalità da vendere. Bella e diligente, gentile con tutti e sempre rispettosa dei giudizi della sua insegnante, Susy si merita ampiamente la permanenza nella scuola, oltre che un futuro nel mondo dello spettacolo vista la sua grande telegenia.

Nello speciale del sabato andato in onda quest’oggi la sua perfida insegnante ha pensato bene di fare l’uccello del malaugurio. La diretta si avviava al termine, dopo due sfide estenuanti trasmesse al sabato con una serie di ritardi sulla tabella di marcia. La conduttrice Maria De Filippi ha dato il la alla Celentano, dicendole che i ragazzi avevano in serbo una sorpresa per lei. Il pubblico si aspettava l’inizio del medley natalizio a cui gli allievi si sono preparati tutta la settimana. E invece la docente ha dato loro il benservito con una pessima prova di dispotismo didattico.

Per dare una lezione a Susy, da lei definita prima “dalle gambe tozze” e poi “volgare”, la Celentano l’ha messa alla sbarra in diretta tv… confrontandola con il modello Anbeta, “la ballerina per antonomasia”, e una compagna dal livello “medio-alto”, Cristina Da Villanova. Al loro fianco, la nuova arrivata Giulia Piana, che si è rubata mezza trasmissione con il leit motiv ‘entro-non entro’. La Celentano, dopo aver ammesso che “tutto per le ballerine di questa scuola risulterà essere troppo”, le ha denigrate sottolineando i loro difetti tecnici. Di sbavature ce n’erano, effettivamente, a bizzeffe. Ma c’era proprio bisogno di dare un brutto spettacolo togliendo spazio all’impegno settimanale dell’intera classe?

Il medley, infatti, è presumibilmente riservato agli abbonati Sky che, per ammissione della stessa De Filippi, restano ancora un pubblico ridotto rispetto a quello Mediaset (ed è un peccato si sia perso l’unico ingrediente di rito non procrastinabile). Detto tra noi, c’è sempre Youtube ma il punto è un altro.

Qui si continua a gettare fango sulla pelle dei ragazzi, molti dei quali quest’anno valgono davvero sia artisticamente che umanamente. Un pizzico di rispetto in più nel farli esibire e nel non umiliarli sarebbe ben accetto, soprattutto in tempo di festa ma più in generale come monito educativo.

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Francia, retroscena di un flirt.

(Panorama) È lo scoop del momento. Il presidente francese Nicolas Sarkozy fotografato sabato a Eurodisney, vicino a Parigi, con la nuova fidanzata (di cui pare già follemente innamorato), la cantante Carla Bruni. Tutti i giornali francesi sono in competizione per avere nuove foto, dettagli, indiscrezioni, interviste per approfondire il retroscena di un amore patinatissimo. Scintilla tra i due scattata durante una cena il 23 novembre, relazione ufficializzata durante un’uscita per niente riservata tra la folla a Eurodisney.

Il settimanale francese Closer (edito dalla Mondadori France) pubblica in copertina la sequenza fotografica del finesettimana della nuova coppia. In questa pagina Panorama la mostra in anteprima. Ma è soprattutto per capire come è nato lo scoop (in particolare se è stato pilotato o no dall’Eliseo) che ha intervistato Laurence Pieau, direttore di Closer.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy è un grande manipolatore di mass media. Si dice che abbia chiamato lui i fotografi a Eurodisney per ufficializzare il suo legame con la Bruni.
Non mi risulta, la notizia della gita a Eurodisney non ci è stata passata dall’Eliseo.
Da chi allora?
Non posso dirlo, ma non da lui.
Chi ha convocato i fotografi nel parco di divertimenti?
Nessuno. Se ci fosse stata una convocazione ufficiale, ci sarebbero stati migliaia di fotografi, invece erano solo sei. Chiariamolo subito: io so esattamente com’è andata e so che non è stato Sarkozy a offrire le foto. Ho avvertito io stessa i fotografi, dicendo loro di essere a Eurodisney, perché sapevo che la Bruni e il presidente ci sarebbero andati. Il mio lavoro è questo: lavorare sulle indiscrezioni. Ho avuto un’indiscrezione, non è stata una velina dell’Eliseo.
Però il servizio d’ordine di Sarkozy non ha cacciato i sei fotografi.
No, li ha tollerati, D’altronde se il presidente francese va il sabato in un luogo pubblico non può cacciare i fotografi che lo immortalano.
Perché secondo lei ha scelto di farsi vedere in un luogo così frequentato?
La storia stava deflagrando e Sarkozy non ha voluto più nascondere il suo nuovo amore.
Quanti scatti della nuova coppia presidenziale circolano in giro?
Ci sono due serie di foto, la sequenza più tenera è quella che abbiamo pubblicato noi in copertina.
Quante foto avete in redazione?
Una ventina.
Quanto le avete pagate?
Non tantissimo, perché siamo stati noi ad avvisare i fotografi.
Qual è stata la reazione di Cecilia Sarkozy, la moglie di Nicolas?
Non c’è stata. Ma si dice che stia scrivendo un libro di memorie sulla sua vicenda privata. (S.G.)

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My School Musical: concorso per la registrazione di un videoclip.

(Tvblog) Il film tv High School Musical ha avuto un grande successo tra i ragazzi soprattutto per i legami tra i personaggi, ancora più forti nel sequel, e per i brani musicali coinvolgenti e parte integrante della storia che seguono i vari momenti della trama e si fondono con la coreografia.

Per tutti gli appassionati di canto e ballo, Disney Channel lancia l’iniziativa ‘My School Musical’ che si concluderà il 26 maggio 2008 e che mette in palio un premio la registrazione di un videoclip della coreografia creata sulle note di ‘All for One’ tratta da High School Musical 2 (se non la ricordate sotto c’è il video). Il video sarà successivamente mandato in onda su Disney Channel.
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Ecco i dettagli per partecipare all’iniziativa:

Dal 1 dicembre 2007 al 1 febbraio 2008 i ragazzi, di età non superiore ai 16 anni, abbonati e non a Disney Channel, oltre a seguire i messaggi promozionali in onda sul canale, possono collegarsi al sito ufficiale per trovare la descrizione e il regolamento del concorso.

E’ sufficiente formare un gruppo composto da 2 a 5 persone e scegliere un nome. Si scarica poi la canzone tratta da High School Musical 2 “All for One” insieme al questionario e alle liberatorie.

Una volta creata la coreografia, il gruppo non dovrà fare altro che registrarla in un video su supporti tecnici a scelta quali DVD, CD, VHS o miniDV. Il video, unitamente al questionario e alle liberatorie firmate dai genitori, andrà spedito, entro e non oltre il 1 febbraio, a:

Disney Channel
My School Musical
Via Ingegnoli 32/38 20093
Cologno Monzese (Mi)
Farà fede il timbro postale di spedizione.

Entro il 23 marzo tra tutte le esibizioni pervenute si arriverà, grazie a una selezione da parte di una giuria Disney e Compagnia della Rancia, a scegliere i 4 migliori video.

Dal 24 marzo i 4 video andranno in onda su Disney Channel e saranno visibili anche sul sito.
Inoltre, i gruppi saranno convocati presso gli studi di Disney Channel per registrare alcuni provini, dei “dietro le quinte” e brevi interviste e saranno protagonisti di alcune miniclip che verranno messe in onda su Disney Channel e inserite nel sito a partire dal 28 aprile.

Dal 28 aprile al 26 maggio il pubblico potrà votare la miniclip del proprio gruppo preferito collegandosi al sito.
L’annuncio del vincitore avverrà nella serata del 26 maggio.

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Professionisti travestiti da improvvisati.

(Booksblog) Viene da chiedersi come facciano personaggi sostanzialmente estranei alla letteratura, come Fabio Volo, Giorgio Faletti e tanti altri, a uscirsene con libri che sono perfetti congegni narrativi, in grado di appassionare il pubblico e vendere centinaia di migliaia di copie.

Niente da dire su Volo e Faletti, straordinari artisti di eccezionale simpatia e capacità nel loro settore (Faletti poi è di una poliedricità rara). Ma probabilmente i loro successi letterari sono operazioni di marketing, legate più allo sfruttamento di un “marchio” (il loro nome) che alla letteratura come se la immagina la gente.

In altre parole, il sospetto (non provato) è che l’operazione consista nel prendere un personaggio famoso, affiancargli editor sconosciuti ma di mestiere che non dico che gli scrivano i libri, ma quasi. Dopo di che vendere il tutto, alimentando l’illusione che la narrativa sia un’arte per improvvisati.

Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina…

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Polonia, il nuovo Primo Ministro tace davanti alle richieste delle Associazioni Lgbt.

Nessun cambiamento nemmeno dopo la fine della Repubblica Monozigote.

(Lamanicatagliata) La storia si ripete. Un nuovo Primo Ministro che promette e promette e poi non mantiene. Non succede solo in Italia, ma anche in Polonia, dove - terminata la Repubblica Monozigote - il nuovo Primo Ministro si guarda bene dal considerare le richieste della popolazione lesbica e gay, dopo avere prima dichiarato di aderire e poi rifiutato, la Carta Europea dei Diritti. Donald Tusk, nonostante le ripetute richieste tace. Ma in questo caso non acconsente. Le Associazioni Lgbt minacciano di trascinarlo in tribunale.

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Le dritte di Altroconsumo: la spesa per Natale senza bufale.

Italiani al supermercato | Ansa
(Panorama) Professionisti in cucina si nasce. O si diventa. Nei frenetici giorni di festa si rischia di prendere qualche granchio, se non si fa più che attenzione a cosa si infila nel carrello.

Pacchi e pacchetti luccicanti a volte nascondono prodotti di qualità non elevata, spesso a un prezzo più alto del necessario. Alcune dritte di Altroconsumo possono orientarvi nella scelta degli acquisti.
Salmone. Sbirciare dentro la busta trasparente non serve a capire se si tratta di una prelibatezza oppure no. Il colore del salmone infatti non è un indice di qualità, è una strategia di marketing per rendere più appetibile il prodotto. Il colore rosato, studiato per essere il più possibile vicino alle preferenze dei consumatori, è ottenuto alimentando i pesci con mangimi più o meno ricchi di carotenoidi. Quello che conta invece è la freschezza. La durata ottimale del salmone affumicato è di circa 3-4 settimane, non due mesi come previsto. In un nostro recente test su 12 marche diverse di salmone sono emersi problemi di igiene dovuti a tempi di conservazione troppo lunghi. Quindi guardate sempre la scadenza prima di comprare e consumate il pesce il prima possibile. Infine ricordate che solo il salmone selvaggio è pescato, tutti gli altri sono di allevamento e sono di qualità molto simile tra loro.
Panettone. La specialità meneghina, come altri prodotti dolciari, è disciplinata da un decreto dei ministeri delle Attività produttive e delle Politiche agricole e forestali. La legge prevede innanzitutto quali devono essere gli ingredienti, in che quantità minima e quali possono essere quelli eventualmente aggiunti. L’impasto del panettone, per esempio, deve contenere farina di frumento, zucchero, uova di gallina di categoria “A” (in quantità non inferiore al 4%), burro per almeno il 16%, uvetta e scorze di agrumi canditi in quantità non inferiore al 20% (possono anche non esserci, purché sia indicato), lievito naturale costituito da pasta acida (cioè da un pezzetto di impasto già lievitato), sale. Per verificare l’autenticità dell’impasto potete leggere l’etichetta del prodotto, vera e propria carta d’identità del nostro acquisto.
Spumanti. Gli spumanti sono classificati sia in base al tipo di uva utilizzata sia in base alla lavorazione. A volte sulle bottiglie si trovano alcune sigle misteriose, di cui invece è bene conoscere il significato al momento dell’acquisto. La dicitura V.S.Q. è l’acronimo di vino spumante di qualità, che viene attribuito ai vini con una lavorazione di almeno un mese. Si tratti in genere di vini aromatici, come Moscato, Malvasia e Brachetto. V.S.Q.P.R.D. sta invece per vino spumante di qualità prodotto in regione determinata, sigla di cui si possono fregiare le bottiglie che seguono un disciplinare di produzione stabilito per legge, cioè a denominazione di origine controllata (doc) o docg (denominazione di origine controllata e garantita).

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Le t-shirt di H & M per supportare la lotta all'AIDS.

(Fashionblog) Per dimostrare il suo impegno nella lotta contro l’AIDS e nel tentativo di aumentare la consapevolezza rispetto a questa terribile malattia H&M ha lanciato una collezione di t-shirt che porta il nome di “Fashion Against AIDS Collection”. Per realizzare il progetto sono stati chiamati a disegnare le t-shirt una fitta schiera di artisti provenienti dal mondo della moda e della musica.

Tra gli artisti che hanno aderito all’iniziativa promossa dal colosso svedese della fast fashion: Jade Jagger, Catherine Hamnett, My Chemical Romance, Rufus Wainwright, Scissor Sisters, The Cardigans, Tiga, Timbaland y Ziggy Marley”.

A rendere ancora più speciale il progetto il 25 per cento del ricavato delle vendite sarà devoluto per appoggiare la campagna di prevenzione che farà il giro del mondo. Tutta la collezione sarà realizzata in cotone organico e saranno in vendita negli store H&M a partire del prossimo Febbraio

Fashion Agaist AIDS Collection
H&M H&M H&M H&M H&M H&M H&M H&M H&M H&M

Via Trendencias

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Cattolici in guerra. Bertolini Fi: Gli auguri di Prodi al Papa, ipocrisia senza limiti.

Lavora contro famiglia, disastrose conseguenze sul piano sociale.

(Apcom) - "L'ipocrisia di Prodi è veramente senza limiti. Negli auguri natalizi al Santo Padre si è soffermato sul ruolo fondamentale della famiglia nella società. Assolutamente giusto. C'è però un problema: non sarà per caso lo stesso Romano Prodi sostenuto da una maggioranza di governo che si è inventata prima i Pacs, poi i Dico e oggi i Cus, senza dimenticare il divorzio breve, il doppio cognome per i figli e le norme sull'omofobia?". E' quanto dichiara in una nota Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia.

"Il 'cattolico adulto' Prodi, pur di salvare il suo esecutivo, non ha mai esitato - sostiene l'esponente azzurra - ad avvallare il delirio ideologico di chi vuole trasformare ogni desiderio in un diritto, disinteressandosi delle famiglia e delle disastrose conseguenze sul piano sociale. Un po' di ritegno, almeno a Natale, non guasterebbe. Basta con gli auguri di facciata. Ci vogliono fatti concreti. Noi continueremo a contrastare duramente in Parlamento - conclude Bertolini - ogni progetto che attenti alla famiglia e alle fondamenta della nostra società".

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Addio di Richarlyson alla Roma. Al San Paolo fino al 2010. Per la maglia Adriano record di richieste. Il centravanti presentato dal San Paolo.

(Raisport) Adriano e' stato appena presentato dal San Paolo e la sua maglia personalizzata con il n.10 fa gia' il record di vendite e di richieste. Nello shop ufficiale 'sao paulino' allo stadio Morumbi si e' gia' formata una lunga fila di tifosi, desiderosi di assicurarsi l'oggetto, che puo' essere acquistato e 'personalizzato', il tutto al prezzo di 71 reais, circa 27 euro. Intanto il San Paolo fa sapere di aver prolungato fino al 2010 il contratto con l'esterno di centrocampo Richarlyson.

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Treviso: Ragazzini troppo chiassosi, Gentilini elimina le panchine di Piazza Pola.

(Adnkronos) Dopo i giardinetti di via Roma, a Treviso, a due passi dalla stazione, esattamente a 10 anni di distanza il prosindaco di Treviso torna ad intervenire: eliminate le panchine di Piazza Pola. "Ho dato ordine di togliere le panchine di Piazza Pola. Ho voluto assecondare le richieste di residenti e negozianti, che da tempo si lamentano. In piazza ci sono gruppi di ragazzini che si stravaccano sulle panchine, fanno confusione, danno fastidio", ha detto Gentilini. Cosi, come riportato dal quotidiano ''il Gazzettino'', gli operai comunali, armati di fiamma ossidrica hanno eliminato le quattro panche della discordia frequentate dai rumorosi e chiassosi ragazzi della cosiddetta Treviso bene, per la gioia di residenti ed esercenti

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Nuova accusa. Alberto Stasi indagato per pedopornografia.

L'ex fidandato e primo sospettato della morte di Chiara Poggi aveva messo su internet filmini hard con bambini.

(La7) Dal computer di Alberto Stasi , dopo la smentita del suo alibi, potrebbe arrivare anche il movente del delitto di Garlasco. E' l'ipotesi che inizia a circolare tra gli inquirenti, dopo la notizia che l'ex fidanzato e primo sospettato della morte di Chiara Poggi è indagato dalla procura di Vigevano per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Ieri, il pubblico ministero Rosa Muscio ha convocato lo studente in procura per chiedergli conto dei filmati che ritraevano minorenni nudi o durante atti sessuali e dei video e delle immagini che Alberto invece deteneva sul suo computer. Quest'ultimo risvolto dell'inchiesta getta per la prima volta un ombra su Stasi, considerato dai garlaschesi il classico bravo ragazzo. E' forse questo l'inconfessabile segreto di Alberto, che Chiara aveva scoperto e per il quale è morta? Sarebbe il primo, possibile, movente del delitto.
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Argentina. Tutte le foto online delle maestre che facevano orge sullo scuolabus.

Le foto degli incontri messe sul web dalla ragazza (tradita) di lui.
Scandalo a Saladas, in Argentina, dove 6 insegnanti, prima di scuola, facevano sesso con l'autista del mezzo.

(Il Corriere della Sera) Adesso è uno scandalo nazionale. Grazie al web. Tutte le mattina lo scuolabus del villaggio «Pago del desiderio» (Luogo del desiderio) si recava a Saladas, il villaggio più vicino, a prendere le sei maestre di scuola. Il viaggio di 15 chilometri di solito era rapido, ma a volte tardava perché il gruppo faceva onore al nome della località. Parcheggiato il pulmino in un luogo appartato, l'autista (nella foto) si dedicava alla sua attività preferita: il sesso con le sue passeggere, tutte donne comprese tra i 30 e i 40 anni (cinque delle quali sposate e con figli), che si lasciavano anche fotografare dal telefonino dello "stallone" argentino. E alcune si facevano ritratte con il volto rivolto all'obiettivo e sorridenti.

LE FOTO SUL WEB - Adesso queste foto sono sul web, a documentare gli appassionati momenti di svago del gruppo: la fidanzata tradita dell'autista, curiosando nella casella di posta elettronica di lui, ha scovato le foto; e infuriata per il tradimento, ha cominciato a diffonderle tra gli amici attraverso Internet e i cellulari. Non solo: la donna ha creato anche un blog in cui ha scaricato le immagini. Lo scandalo sessuale, già battezzato come «l'orgia delle maestre», ha messo in subbuglio non solo il piccolo villaggio, dove tutti si conoscono, ma anche l'intera Argentina. Il figlio 18enne di una delle maestre, quando ha visto un gruppo di amici che si scambiavano le foto della madre, impegnata in una focosa seduta di sesso orale, ha avuto una crisi nervosa ed è stato precipitosamente ricoverato in ospedale. Le maestre adesso si difendono dalle accuse, hanno chiamato in causa i sindacati, una ha detto che «non c'è mai stata un'orgia», ma che si è trattava di «azioni private», svoltesi in maniera indipendente. E mentre i mariti cercano il giovane, oriundo di Buenos Aires, è ben magra consolazione per le donne sapere che, secondo il ministero della Pubblica Istruzione, probabilmente non subiranno alcuna azione penale, perche gli incontri avvenivano al di fuori dell'edificio scolastico.

Tutte le foto.

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Proietti dopo il caso Costanzo. "Brancaccio, che squallore".

Sei anni di direzione, poi l'improvvisa estromissione. Ora la nuova avventura: "Già 60mila biglietti venduti".

(Laura Larcan - La Repubblica) "La botta l'ho avuta, ed è stata bella pesante. Quello che più mi ha infastidito di più sono stati i modi volgari con cui hanno gestito la storia, una situazione tra le più squallide che mi siano mai accadute nella vita. Ma forse sarà che io passo per un volgarone romano, e hanno pensato che questi modi fossero in linea col mio personaggio. Chissà'".

Così Gigi Proietti ricorda a quattro mesi di distanza la sua "disavventura" estiva col Brancaccio, culla del teatro nazional-popolare: dopo sei anni di direzione artistica sull'onda dei successi, il "golpe all'amatriciana", come lo chiamò lo stesso Proietti, portò al potere Maurizio Costanzo. Gigi Proietti parla della "batosta" brancaccina, alla presentazione della versione aggiornata del suo one man show di culto, "Di nuovo Buonasera", con cui la scorsa stagione ha segnato un record di tutto esaurito proprio all'ingrato Brancaccio. Un omaggio divertito e nostalgico al varietà che ha fatto storia, con cui cavalcherà il palcoscenico monumentale del Gran Teatro di Tor di Quinto a Roma, dal 29 dicembre fino al 16 marzo.

"Fortunatamente, dopo questa débacle al Brancaccio - continua Proietti - che per me è stato un vero calo di zuccheri, ho ricominciato subito a pensare alla mia carriera, con la sicurezza di ricominciare in un teatro bellissimo come questo, che mi fa venire in mente uno slogan come 'Proietti ri-tenda'. E allora facciamo questo tenda-tivo. Perché mi sembra di essere tornato agli inizi, nel '76, quando a piazza Mancini, portai per la prima volta uno spettacolo in un teatro tenda. In fondo, a Roma il teatro tenda l'ho inventato io".

Grande spirito condito con un pizzico di amarezza: "Quella col Brancaccio è stata una grande sconfitta, non l'ho certo metabolizzata in due settimane, anche se adesso la considero vecchia e passata da vent'anni".

E se gli si chiede se si informa sulla salute del Brancaccio sotto la nuova direzione di Costanzo, replica: "Francamente al Brancaccio non voglio più pensare, nenanche ci passo più, talmente è lontano da casa mia. E non mi interessa sapere neanche come stia andando. Adesso voglio fare le mie scelte personalmente, senza che nessuno venga a dirmi cosa fare o non fare. Quello che farò da oggi in poi, lo decido solo io. Perche', in passato, le mie iniziative manageriali hanno dato fastidio a qualcuno".

Ma una rivincita se la prende subito, visto che lo spettacolo prossimo al debutto ha già registrato un record: "60 mila biglietti prevenduti - come annuncia Proietti - segno che Roma ha risposto in maniera straordinaria e che ha scelto di seguirmi".

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Un popolo di compiaciuti pornografi? La vita impigliata in rete.

(Antonio Scurati - La Stampa) Una sorta di giudizio universale anticipato. A questo sembra esporci il combinato composto delle tecnologie informatiche, televisive e telematiche. Quando nella Valle di Giosafat saremo chiamati a veder la nostra vita sciorinata innanzi agli occhi dell’umanità, quello scrutinio finale non sarà che una replica di quello a cui siamo stati sottoposti qui sulla Terra. Con la sola differenza che l’occhio onnisciente di Dio si sostituirà all’occhio tecnologico della sorveglianza totale. Ci induce a pensarlo l’ultima svolta nelle indagini di Garlasco. Gli esperti informatici hanno rintracciato nella memoria del computer del fidanzatino presunto assassino l’orma di perversi percorsi pedopornografici che il biondino credeva cancellati per sempre. Ora forse il delitto trova un movente nella feroce determinazione a non vedere scoperte inconfessabili inclinazioni sessuali. La rete non perdona. La tecnologia non fa sconti. Tutto il nostro passato, tutto quello che abbiamo fatto o che siamo stati, ci sarà imputato. Camminiamo sotto un cielo di ricognizione piena e totale. Al solo pensiero ci coglie la vertigine: chi di noi può reggere il peso di tutto se stesso agli occhi del mondo? Alzi la mano chi non ha mai guardato un film porno. Molti ultracinquantenni, un po’ sdegnati, staranno alzando le loro mani innocenti.

Ma se scendiamo anagraficamente, troveremo che sotto i quaranta sono già ben pochi i lettori che potranno proclamarsi immacolati rispetto alla pornografia. Sotto i vent’anni d’età, poi, non troveremo quasi nessuno che non abbia fatto uso di pornografia. La pornografia è, infatti, una presenza massiccia, multiforme e permanente nei consumi culturali di adolescenti e ragazzi odierni. Grazie alla immediata accessibilità domestica consentita da Internet, quella che un tempo era una pratica segreta, nascosta, marginale, è ora diventata abituale e quotidiana. Il consumo di dosi massicce di pornografia diventa così un’esperienza centrale nell’educazione sentimentale e sessuale delle nuove generazioni.

Ma anche i lettori più avanti negli anni che si dichiarassero totalmente estranei alla pornografia s’ingannerebbero. La cultura in cui tutti, volenti o nolenti, siamo immersi, è dominata dal visuale e il visuale - come sosteneva Fredric Jameson - è essenzialmente pornografico. La nostra comune fascinazione estatica per le immagini della realtà è parte di una cultura che ci spinge a guardare al mondo come se si trattasse di un corpo nudo, all’esistenza nostra e altrui come a un corpo erotico da possedere visivamente. Dapprima i mass media elettronici hanno incenerito le barriere tra vita privata e sfera pubblica riversando completamente nella visibilità immediata ogni aspetto dell’esistenza dei personaggi pubblici, poi hanno cominciato a farlo anche con le vite degli uomini comuni. Tutta un’umanità euforizzata dalla disinibizione mediatica si è volontariamente resa complice di questa messa a nudo di massa, di quest’esibizione madornale e vagamente oscena di quelle zone della vita intima un tempo sottoposte a riserbo.

L’impudicizia compulsiva e generalizzata si spinge ben oltre i confini del senso della vista. Anche l’udito, se considerato come «senso collettivo», va oggi assumendo i tratti di una sovraesposizione iperrealista, tipicamente pornografica. Non soltanto ci siamo abituati al fatto che i più piccoli gesti della nostra vita vengano spiati a ogni angolo di strada da un capillare sistema di videosorveglianza, ma stiamo facendo l’abitudine a leggere quotidianamente sui giornali le trascrizioni di conversazioni private, spesso sconvenienti, sboccate, immorali fino all’illegalità, di politici e manager. Il tratto pornografico di questo orecchiare su vasta scala non sta tanto nei contenuti, spesso triviali o pecorecci, ma nella forma del nostro ascolto: ogni sussurro o sospiro degli intercettati viene amplificato con enfasi tipicamente pornografica per il nostro orecchio voluttuoso. Se un tempo il potere si fondava sull’arcano, oggi si rifonda sull’osceno. È tutto il nostro mondo sovraesposto, ipersorvegliato, ultravisionato a essere essenzialmente pornografico.

In questo mondo ogni segreto verrà rivelato, ogni passato dissepolto, ogni intimità esibita, ogni carnalità denudata, ogni peccato confessato. È un mondo a brache calate, spudorato, svergognato. Un mondo privo di inconscio - individuale e sociale - perché in esso ogni rimosso allegramente ritorna. In questo mondo, i pochi che ancora coltivano una vergogna segreta, una «parte maledetta» con la quale proprio non riescono a scendere a patti, sono disposti a uccidere per tenerla nascosta. Pare possa essere questo il caso del fidanzatino di Garlasco, forse spinto ad ammazzare la sua fidanzata-alibi perché venuta a sapere delle sue inclinazioni omosessuali e pedofile. Il fatto che fosse dedito alla pornografia - come parrebbero dimostrare i materiali pedo-pornografici rintracciati dagli inquirenti nel suo Pc - è più parabola morale sul vasto universo pornografico in cui tutti viviamo che non rivelazione sull’angusto cosmo psicopatologico in cui il presunto assassino stava imprigionato.

Tutti gli «altri» che non reagiscono in modo violento all’esposizione della loro persona, all’esibizione della loro vita segreta e del loro torbido mondo interiore - o che non reagiscono affatto -, tutti noi che assistiamo o esibiamo con grande nonchalance i nostri vizi privati quasi fossero pubbliche virtù, dobbiamo la nostra disinvoltura a un patto stretto con il demone della pornografia. Non ci scandalizziamo più di niente perché non abbiamo più rispetto per niente, non abbiamo più segreti perché non abbiamo nulla da custodire. Siamo tutti immoralisti di professione e pornografi per vocazione. Invece di rischiare la vergogna abbiamo scelto di confessare spontaneamente e in anticipo ogni nostra colpa e ogni vizio. Ma una confessione del genere non purifica la coscienza. La cancella. Che cos’è questo cinismo sfacciato e imperante dell’Italia odierna se non il manifesto ideologico di un popolo di compiaciuti pornografi?

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Caro Walter... tuo Aurelio. Arcigay a Veltroni: “Al Pd manca l’alfabeto dei diritti”.

Caro Walter,
abbiamo letto su la Repubblica la tua replica “i diritti civili in cui crede il Pd” all’articolo di Miriam Mafai “la prima sconfitta del Pd” e, ci pare di capire che nella nuova formazione politica sulla laicità e i diritti civili regni sovrana la confusione. Vedi caro Sindaco della Capitale e Segretario del più grande partito del centro sinistra, al riformismo italiano che tu intendi rappresentare manca un codice valoriale e civile che sappia interpretare correttamente la società moderna. Quando tu parli di questioni che attengono alla coscienza, fai riferimento a prese di posizioni che sono emerse in questi giorni soprattutto tra i cattolici Tonini, Binetti e alcuni atei attenti come D’Alema e Chiti, che in qualsiasi paese d’Europa non potrebbero essere interne né nei partiti socialisti e socialdemocratici, né nei partiti liberali, né in alcuni grandi partiti conservatori. E’ inutile girarci intorno, perché la bocciatura del Registro delle Unioni Civili si collega ad una escalation da parte del vostro partito contro la cittadinanza lgbt (che non dovrebbe suscitare questioni di coscienza, e invece viene definita malata da tuoi eletti, rispetto a cui non abbiamo letto alcuna tua presa di distanza) cadenzata dalle bislacche dichiarazioni di D’Alema contro il matrimonio gay e le adozioni (non era necessaria la replica di Chiti, abbiamo capito che non volete alcuna parificazione dei diritti civili), dal pasticcio indecoroso andato in scena al Senato sull’ormai defunto decreto sicurezza, fino al pilatesco ordine del giorno presentato dal PD in Consiglio Comunale di Roma, su cui il tuo capogruppo non ha voluto operare una reale mediazione. Bisogna che il popolo romano ed italiano sappiano, che l’ordine del giorno del PD conteneva in un linguaggio coerente con il miglior democristianese, blandi auspici rispetto a diritti individuali civili imprecisati, auspicava una legge in materia, senza pronunciare quale fosse la materia. La Sinistra, davanti agli occhi increduli del sottoscritto e d’altri esponenti del movimento, ha proposto un’aggiunta che citava le parole “forme di convivenza” e “un provvedimento per le unioni solidali”. Queste parole blasfeme e incitative di un disordine morale dilagante, eticamente insensibile, sono state recisamente respinte.
Caro Walter ma di cosa stiamo parlando? Come omosessuali italiani, sappiamo quali sono le attività che il Comune di Roma finanzia, i patrocini che riconosce, i gesti simbolici (vedi che sono necessari anche quelli?) pubblici che sono stati decisi.
Ma il tema è sempre lo stesso: ritenete che oltre un certo confine non si possa andare. Il confine è quello etico, delle coscienze, della sensibilità religiosa. E’ un assunto valoriale tipico del cattolicesimo nemmeno reazionario: come persone, specificità di percorsi, sensibilità che si esprimono, anche gli omosessuali sono degni del nostro interesse e vicinanza.
Ma quando dal bisogno si passa al diritto le cose cambiano, qui nasce una cesura, che evidentemente il PD non riesce nella sua infanzia a superare: al bisogno si risponde con gli strumenti dell’assistenza, della pietas, delle culture solidali, al diritto si risponde la legge, la certezza della cittadinanza, l’assunzione della responsabilità civile.
Per questo caro Walter, oltre a riconoscerti meriti, non possiamo negare che il vostro attuale approccio alle nostre vite ed idee è oggettivamente ostile. Lo sai, parliamo di persone in carne ed ossa, di percorsi di felicità e altri più complicati, parliamo di vita, che non possiamo mediare per alcuna ragione di coalizione o partito.
Ah in ultimo, quale ulteriore arretramento ci dobbiamo attendere, dopo che i Pacs sono stati uccisi, i Dico (per fortuna) sepolti, i Cus insabbiati, le norme anti discriminazione cancellate? Qualche risposta sarebbe gradita.
Con stima

Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay

(Liberazione)

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Diritti civili nell’era di Veltroni. La sinistra non si arrende.

(Liberazione) Lo strappo del Campidoglio veltroniano con la “Roma reale”, con la città laica e dei movimenti, è destinato ad avere effetti al di là della battaglia d’Aula che, lunedì, ha bocciato tutto ciò che c’era in discussione: tanto le due delibere per l’istituzione del registro delle unioni civili, quanto gli ordini del giorno del Pd e delle destre. Gli uni scaraventavano la palla in tribuna chiedendo a questo Parlamento di trovare la quadra di una legge. Gli altri, dopo aver convinto due possibili dissidenti a starsene a casa, ripetevano la solfa sulla famiglia eterosessuale, sposata, sacra. Il ricatto vaticano era stato stringente. O così o addio appoggio alle imminenti provinciali.
Il giorno successivo socialisti e radicali avevano brandito l’arma referendaria forti della velocità con cui sono state raccolte, sei mesi fa, le firme necessarie alla presentazione della delibera di iniziativa popolare per il registro agognato. Poi è venuto lo strappo del Mario Mieli, il circolo di cultura omosessuale che sta per compiere un quarto di secolo in una città molto diversa da quella che lo vide nascere. Il circolo, promotore del Pride e delle serate di Mucca assassina che non poco hanno contribuito a mutare il senso comune della città reale, s’è sfilato, sbattendo la porta, dalla consulta delle associazioni Glbtq del Campidoglio, uno dei tanti tavoli concessi da Veltroni dove si simula la partecipazione perché non esistono strumenti reali a loro disposizione. E’ un altro addio al modello Roma che era stato sperato come governo di una città plurale e «avvolgente».
Ieri mattina, intanto, si sono rivisti i capigruppo della Sinistra/arcobaleno del Campidoglio per discutere anche della tensione sui diritti civili che sembra materializzarsi all’indomani della bocciatura in Aula. E dell’eventualità di giocare la carta referendaria.
Adriana Spera, capogruppo del Prc, fu tra le centinaia di attivisti che raccolsero le 50mila firme necessarie per i referendum contro le privatizzazioni di Acea e Centrale del latte volute nella seconda metà degli anni Novanta dall’allora sindaco Rutelli. Quell’esperienza insegna che le insidie sono altrove. Non stanno nella raccolta delle prime cento firme per la presentazione del quesito, né, necessariamente, nella raccolta delle 50mila necessarie all’indizione. Però potrebbero sorgere complicazioni quando il quesito dovesse passare al vaglio della commissione composta da tre docenti universitari. Saranno sopra le parti? si domanda la capogruppo di Rifondazione. Ma, soprattutto, ci sarà un problema di comunicazone. Quando si trattò di quei referendum votarono in pochi e fu decisivo lo zoccolo duro della Quercia. E vinsero per mille voti di scarto i Sì. Ma votarono meno dei firmatari del referendum. E non c’era il mago delle comunicazioni, Veltroni, capace di mobilitare i capiredattori. Si dice che sia efficace, questo suo rapporto con la stampa, non solo per parlare lui ma anche per non far parlare chi lo ostacola. Si dice anche che rivendichi questa sua capacità. I maggiori quotidiani capitolini, è innegabile, hanno tutti interessi legati all’urbanistica, sono di proprietà di palazzinari e le redazioni della cronaca sono inzeppate di precari: una miscela velenosa per la possibilità di un’informazione. E chi non ha bisogno di concessioni edilizie, dicono i maligni che potrebbe accontentarsi di notizie in esclusiva. E’ necessario fare nomi? Basta sfogliare i giornali d’”opposizione” per un’indigestione di cronaca mordace ma che si guarda bene dal disturbare il manovratore.
E poi, spiegano a Sinistra, «un referendum sarebbe meglio se lo indicessero i movimenti, la Roma reale, insomma», dice ancora Adriana Spera, con cui i partner della Cosa rossa vogliono arrivare presto a una «consultazione ampia». «Non ci possiamo fermare - conferma il capogruppo di Sd, Roberto Giulioli - non possiamo arrenderci all’idea che quel consigllio comunale, con la sua maggioranza trasversale reazionaria, rappresenti la città. Giusto utilizzare tutti gli strumenti, tra cui il referendum consultivo sulla delibera Garavaglia». Ossia sul testo scritto dalla vice sindaco, condiviso da tutti nell’Unione, fuorché dall’Udeur, finché non è iniziato il pressing vaticano. Anche per Giulioli, i partiti devono «dare una mano ma la spinta dovrà arrivare dalla società civile». Il comitato promotore dovrà essere composto da uomini e donne del «centrosinistra largo», cioè anche da chi, nel Pd, soffre per il deficit di laicità.

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Uruguay, sì alle unioni civili.

(Peacereporter) E’ il sesto paese al mondo ad approvare le unioni civili, pure tra persone dello stesso sesso. Il Congresso uruguagio ha approvato il disegno di legge che introduce nella cattolicissima nazione sudamericana l’istituto delle unioni civili. Un record storico per tutta l’America latina, visto che in Sud e Centro America le unioni tra cittadini dello stesso sesso erano state, finora, solo introdotte a livello locale dai municipi di Città del Messico e Buenos Aires in Argentina. La conquista degli uruguagi arriva dopo che già Olanda, Belgio, Spagna, Canada e Sudafrica avevano concesso pari dignità alle unioni dei propri cittadini, senza discriminazioni di sesso.

la prima unione civile permessa dal municipio di Città del MessicoLa norma, approvata in Senato con 17 voti favorevoli e 7 contrari, è indirizzata espressamente a legalizzare le relazioni tra coppie dello stesso sesso, escludendo però la possibilità di contrarre matrimonio e di adottare. Per i legislatori uruguagi - si attende adesso solo la ratifica del presidente Tabaré Vazquez, che appoggia l’iniziativa - anche coppie di persone dello stesso sesso devono avere il diritto a formalizzare la propria unione con l’iscrizione in un registro, che darà loro gli stessi benefici sociali di cui godono le coppie etero. Viene richiesta una convivenza di almeno cinque anni, per poter disporre testamento verso il convivente, garantirsi assistenza reciproca, creare società commerciali e rendere reversibili eventuali pensioni, di varia natura. La norma, denominata per la ”Union concubinaria”, andrà a beneficio anche delle coppie di fatto eterosessuali: secondo un sondaggio della tv pubblica, a trarne beneficio sarà il 40 percento delle relazioni in Uruguay. “Questa legge arriva dopo 15 anni di lotta per il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto - ha detto Clara Fassler, coordinatrice dell’associazione ‘Red, Genero y Familia’ (rete, genere e famiglia) - che finora non avevano nessun diritto. C’è ancora però una lacuna: la possibilità per le coppie omosessuali di sposarsi e adottare”.

Quella uruguagia è la prima legge latinoamericana per le unioni civili”Arcigay Italia saluta questa graditissima novità a beneficio delle unioni civili, come d’altrondesi cerca di promuovere da tempo in altri paesi latinoamericani come Cile o Cuba - ha detto a PeaceReporter il presidente dell’associazione Aurelio Mancuso - E’ la dimostrazione che nel mondo ci si sta aprendo a questi temi grazie a decenni di lavoro degli attivisti. Dobbiamo purtroppo registrare una netta vittoria dell’Uruguay sull’Italia; quello latinoamericano è un paese fortemente cattolico, ma questo non ha impedito ai legislatori di continuare nel solco di nazioni che stanno aprendo ai diritti di tutti i cittadini senza discriminazioni di sesso. Penso anche al Sudafrica, che garantisce i diritti dei gay espressamente nella Costituzione. La cosa triste da notare è che l’Italia rimane fanalino di cosa nella classifica del riconoscimento della parità dei diritti per tutti”.

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Internet e pedofilia. Nella tana dell’orco.

(River-blog) L’orco si chiama Shon. Sul suo profilo in Myspace - la social community preferita dai teen americani, sbarcata da poco dalle nostre parti - ha piazzato la foto di un 16enne, e si spaccia per lui. Ma basta fare qualche giro tra quelli che lui definisce “suoi amici”, per rendersi conto che quello pubblicato nella cartella di foto è uno squallido catalogo di minorenni, carne da dare in pasto ad altri orchi: ragazzi dai 15 ai 18 anni, con indicato il nome e, tra parentesi, l’età (vedi la foto sotto; il volto del 15enne è stato da me censurato). Lo stesso Shon ha creato un gruppo, sempre su Myspace, che si chiama TeenBoysWorld (sono iscritte 52 persone, molte delle quali over 40). Raccoglie esclusivamente foto di adolescenti. Scrive l’orco nel forum: “Le mie foto preferite sono quelle di ragazzini dai 13 ai 19 anni di età, in topless e possibilmente con un bel fisico”.

L’ho trovato per puro caso, seguendo link su link. Poi mi sono fermato, impietrito. Qualcosa, però, mi dice che se continuassi a cercare troverei anche di peggio.

Se avessi un figlio, oggi, avrei paura a fargli usare internet.

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Prostituzione, terzo rinvio La delusione di Amato. Rutelli spiega lo stop: tema non per il governo.

Sfida laici-cattolici No anche da Bonino: così il ddl è svuotato. La precisazione del Viminale. inutile portare per ben tre volte in Consiglio un ddl che aveva ricevuto parere favorevole.

(Corriere della Sera) Doveva colpire la baby-prostituzione, istituire zone vietate alle squillo (divieto davanti a scuole, chiese e ospedali), dare una mazzata al racket, introdurre la certezza delle pene e il reato di prostituzione coatta. Ma il ddl voluto dal ministro dell'Interno Giuliano Amato, già entrato due volte in Consiglio dei ministri e sempre rinviato, ieri è stato ritirato per la terza volta. Il no è arrivato dal vicepremier Francesco Rutelli e dal ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino. Per motivi diversi. A questi stop s'è aggiunto anche quello del ministro per la Famiglia Rosy Bindi. Uscendo dalla riunione Bonino aveva detto, a caldo: «Non era un provvedimento urgente, non ne capivo la priorità». Un pensiero conciso che aveva immediatamente scaldato gli animi nel centrodestra. Parole «inquietanti » le aveva definite Barbara Saltamartini, An, e «sconcertanti », Beatrice Lorenzin di Forza Italia. Pier Ferdinando Casini senza far riferimento al ddl sulla prostituzione ha detto che Amato dovrebbe dimettersi «se fosse uomo di polso», dopo la scelta del governo di far cadere il decreto sicurezza. Come non comprendere dunque l'amarezza del ministro? Sembra che in Consiglio sia sbottato e che abbia mascherato poi la sua rabbia con una battuta: «D'altronde, Merlin era una socialista, finché c'è la sua legge mi va pure bene».
Più tardi la precisazione del Viminale: il ministro ha solo detto quanto fosse inutile portare per ben tre volte in Consiglio un ddl che aveva ricevuto parere favorevole in preconsiglio e sul quale non c'erano obiezioni di merito. E poi rifiutarlo. Ma allora perché quei no? Rutelli ha detto di essere convinto che «questa non sia una materia che il governo deve regolamentare » e che la sua è una «riserva etica non moralistica». Perplessa Rosy Bindi, che pur volendo dare il suo «contributo ad un testo che era stato migliorato », teme una qualche forma di pseudolegalizzazione della prostituzione. Ma non è un segreto che il ddl spiaccia ad una parte del-l'area cattolica, che teme l'introduzione di distretti «a luci rosse». Il Viminale nega: si vuole vietare non favorire. Non zone rosse ma nere.
Anche dall'ala radicale c'è insofferenza. Emma Bonino ha precisato: «M'è parso che dopo gli innumerevoli ritocchi che lo hanno svuotato, il testo fosse diventato una legge inutile. L'ennesimo provvedimento manifesto. Ma le leggi ci sono già, occorre la certezza della pena». Quanto al ministro Barbara Pollastrini, non ha posto il veto perché pensa che il ddl «era migliorabile in Parlamento. Comunque quel che conta è la convinzione comune che il dramma da aggredire è la prostituzione coatta».

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Il lupo, l'agnello e i diritti.

(Moni Ovadia - L'Unità) La parabola del lupo che si abbevera a monte di un ruscello e accusa l’agnello, il quale beve a valle, di intorbidargli l’acqua è piuttosto nota. Essa rappresenta molto bene la prepotenza del più forte esercitata sul debole con un’argomentazione deliberatamente assurda per affermare una prerogativa di potere ammantandola con un inverosimile rapporto causa effetto. Questa mi pare essere la situazione che si è creata nel nostro paese in merito allo statuto giuridico pubblico delle unioni di fatto e in particolare a quelle fra omosessuali. Una parte delle gerarchie vaticane, devotissimi cattolici, teocon vari, in solido con divorziati e pluridivorziati appartenenti ad entrambe gli schieramenti politici, si oppongono ai «Dico» o a qualsivoglia altra modalità di riconoscimento pubblico delle unioni di fatto. Costoro essendo maggioranza nel paese o ritenendosi tale si comportano come il lupo vaneggiando di azioni di provocazione o di disturbo da parte dell’agnello. Con argomentazioni assurde, agitano inesistenti «questioni eticamente sensibili», accusano l’agnello di intorbidare le purissime acque della morale cattolica, quando le acque frequentate dall’agnello sgorgano da un’altra fonte, quella del libero pensiero e del diritto delle minoranze e, se si sentono alle corde, inventano capziosamente aggressioni laiciste inesistenti per passare dalla parte delle vittime. Il risultato di questa propaganda «lupesca» è inesorabilmente la negazione della piena titolarità di cittadinanza a chi non si sottomette al volere del prepotente. Uno stato democratico non può tollerare questo stato di cose senza perdere il suo carattere di stato di diritto e senza cadere in intollerabili forme di perversione del senso comune e dei più basilari criteri di equità nei confronti di ogni essere umano. Un esempio? Le nostra legislazione tollera senza problemi né scandali che una coppia eterosessuale si sposi, divorzi e si risposi più volte, tollera che ogni donna o uomo possa costituire un “n-numero” di unioni matrimoniali, ciascuna con figli e dare vita a famiglie allargate con intrecci multipli, ritiene pienamente lecito che ciascun coniuge abbia amanti ad libitum senza che questo sia motivo di colpa nelle cause di divorzio, ritiene pienamente legittimo che figli nati dalle nozze di un coniuge con la prima moglie convolino a giuste nozze con figli di primo letto di una seconda moglie e quindi che tutte queste famiglie formino una tribù aperta o una famiglia super allargata. Ma, se due gay, o due lesbiche che vivono insieme condividendo amore, affetto, gioie, dolori, cure, progetti chiedono una forma di unione pubblicamente sancita allora ecco che i custodi della morale strillano al vulnus contro la sacra famiglia. Ci sarebbe da ridere se questo démi-pensée camuffato da morale cristiana non ferisse nell’intimo centinaia di migliaia di persone. Sulle coppie di fatto, i Dico, Pacs o altre formule di unione pubblicamente riconosciute non c’è nessuna discussione da fare. Il Pd e le altre forze dell’Unione devono uscire da questo pantano che rappresenta un gravissimo vulnus alla democrazia con una legge ferma e seria se in non vogliono sprofondare nelle sabbie mobili dell’intolleranza, residuo penoso di un tempo oppressivo e tristo. La legge potrebbe essere votata con il concorso dei laici di ogni schieramento. Per superare questa ridicola e avvilente arretratezza civile si devono aggregare tutte le forze laiche e democratiche che siano cattoliche, cristiane, altrimenti credenti, agnostiche o atee. Qui non si tratta né di religione, ne di fede, né di morale, e tanto meno di conflitto con la Costituzione. Qui si tratta di sacrosanti diritti e basta. Stupisce che autorevoli esponenti di una grande istituzione come la Chiesa Cattolica, ricca di culture, di organizzazioni e di uomini straordinari combattano una battaglia di retroguardia foriera di sofferenze morali e fisiche inflitte a persone che scelgono di amarsi a modo loro. Ha senso nell’Europa del terzo millennio partire lancia in resta per una crociata persa in partenza solo al fine di raschiare una manciata di anni in cui tenere aperto sopra la società italiana il vetusto ombrello schizzato dal fango della storia che si chiama: «nulla salus extra Ecclesia»?

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E Sarkò "paggio del Papa" inquieta anche la destra. Polemiche dopo il richiamo del Presidente alle "radici cristiane della Francia".

La sinistra: vuole ridiscutere la legge del 1905 sulla separazione tra Stato e Chiesa. Critiche all´Eliseo anche da Le Figaro "Una laicità che volta le spalle alla nostra tradizione".

(Anais Ginori - La Repubblica) Una laicità positiva e pacificata, un Paese fortemente ancorato alle sue radici cristiane. Nicolas Sarkozy reinterpreta a modo suo uno dei capisaldi della République, ed è subito polemica.
«È un paggetto in ginocchio dal Papa» attacca il giornale comunista L´Humanité mentre Le Monde usa l´ironia. Nella vignetta pubblicata in prima pagina, il presidente è travestito da vescovo e recita «In nome del padre, del figlio e di Carla Bruni». Al suo fianco, George W. Bush, aggrappato a un´enorme croce implora Benedetto XVI: «Santo Padre, credo che questo tizio voglia rubarmi il mestiere». Sarkozy che diventa un teocon? Persino il moderato Figaro, vicino all´Eliseo, ha dovuto prendere atto di un nuovo, inedito rapporto tra Francia e Vaticano. «La laicità versione Sarkozy - scrive il giornale - volta le spalle alla tradizionale concezione della laicità alla francese».
L´interesse spirituale di Sarkozy era già stato notato quando lui era ministro dell´Interno, e aveva fatto della rispetto dei culti la sua battaglia.
Aveva espresso perplessità sulla legge contro i simboli religiosi nelle scuole (velo ma anche croce), e affidato alcune riflessioni sul bisogno di fede al libro "La Repubblica, le religioni, la speranza" scritto insieme al domenicano Philippe Verdine e al filosofo Thibaud Collin, e offerto in dono al Papa.
Le parole pronunciate a Roma non sono dunque del tutto inaspettate e si inseriscono in un clima di dialogo con Parigi aperto a suo tempo dal governo socialista.

Ma nessun presidente francese si era spinto fino al punto di rivendicare l´eredità cattolica della Francia, parlando della «sofferenza» provocata in numerosi fedeli dalla legge di separazione tra Stato e Chiesa del 1905. Sarkozy, che ha tenuto a prendere il titolo di canonico onorario laterano che presidenti laici come Mitterrand e Pompidou avevano rifiutato, ha ribadito che la fede è una ricchezza e una necessità per la vita privata ma anche pubblica. «Abbiamo bisogno di cattolici convinti che non abbiano paura di dire chi sono e in che cosa credono» ha detto il capo di Stato, accomunando la sua vocazione a quella di un sacerdote. «Non si può essere prete a metà e neanche presidente a metà».

«È un discorso che farà storia» ha osservato il giornale La Croix, salutando la fine delle «ostilità» con la comunità cattolica francese. I vescovi francesi avevano preso posizione contro alcune misure del governo di destra, dalla legge sull´immigrazione al progetto di apertura domenicale dei negozi.
Sarkozy, pluridivorziato e che si definisce «culturalmente cattolico», ha comunque negato di voler parteggiare per una fede o un´altra. «Ovviamente, chi non crede deve essere protetto dall´intolleranza e dal proselitismo. Ma una persona che crede - ha precisato - è qualcuno che spera. E la Repubblica ha bisogno di donne e uomini che abbiano speranza».
Secondo la sinistra, il discorso a San Giovanni in Laterano potrebbe invece preparare il terreno per una revisione della legge del 1905. «Da tempo i laici francesi sono preoccupati dall´atteggiamento "religioso" di Sarkozy» spiega il socialista Jean Galvany.
Il segretario del partito, Francois Hollande, confuta gli argomenti del presidente. «Lascia pensare che la laicità è stata chiusa, settaria e che ha commesso un errore nel combattere le religioni. Questo è un vecchio ritornello della destra più clericale». «Si tratta di un arretramento notevole e di una rimessa in discussione del nostro fondamento repubblicano» aggiunge la senatrice dei Verdi, Dominique Voynet. Già mobilitato il potente sindacato degli insegnanti pubblici, che teme attacchi alla laicità della scuola. «Oggi - commentano i rappresentanti dell´Unsa-Education - è la laicità una garanzia della pace sociale, e non il contrario».

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Via dal solito Natale. Fuggite negli hotel più particolari d’Europa.


(Panorama) Voglia di scappare per le feste? Siete ancora in tempo per prenotare un weekend lungo in un hotel particolare. Dove dormire tra i ghiacci di un igloo o magari dentro una grotta. O passare una notte in un faro, cullati dallo sciabordio delle onde: forse non è più una novità, ma il Corsewall Hotel però, ricavato nel vecchio faro di Kirkcolm, nella selvaggia costa scozzese, è un po’ diverso. Perché non offre una romantica ma rude ospitalità marinara, bensì poche camere lussuose, più alcune suite, affacciate sul mare che separa la Scozia dall’Irlanda, e un ristorante di classe superiore dove gustare il famoso salmone. Qui un tour virtuale dell’hotel. I prezzi partono da circa € 98 per la camera doppia, fino a € 195 per la suite. L’aeroporto internazionale più vicino è Glasgow, raggiunto anche da alcune compagnie low cost.

Se preferite qualcosa di più natalizio, in Finlandia, tra i ghiacci della Lapponia, c’è l’Igloo Village Hotel Kakslauttanen a Saariselkä. Potete scegliere tra lo stile esquimese, dormendo nei veri igloo di ghiaccio, oppure optare per una soluzione più comoda in quelli con il tetto di vetro, per ammirare l’aurora boreale. Sconsigliato ai freddolosi; anche bar e ristorante sono tutti di ghiaccio (circa € 130 la doppia). Gli igloo si raggiungono volando su Ivalo oppure via terra da Rovaniemi, situata a circa 250 km.


Per chi non teme la claustrofobia, ci sono le grotte vicino a Granada, a pochi chilometri da Guadix, sullo sfondo della Sierra Nevada. Alloggiare nelle Cuevas Pedro Antonio de Alarcón è come fare un viaggio nel tempo, per rivivere la vita rurale dell’Andalusia. Ma con il bonus di una jacuzzi nella suite. I prezzi variano da € 56,99 per una cueva da due persone fino a € 105,50 per la suite con idromassaggio, in alta stagione.
Chi è già stato in Cappadocia ricorderà sicuramente l’atmosfera fiabesca regalata al paesaggio dai camini delle fate, le caratteristiche formazioni laviche a cono che punteggiano il territorio. Il Gamirasu Cave Hotel, ad Ayvali, era un antico monastero bizantino nel cuore di questa regione incantata. Oggi offre stanze lussuose e suite ricavate all’interno delle grotte scavate nella pietra chiara (prezzi da € 95 per la doppia a € 250 per la suite).
Infine il meraviglioso villaggio scolpito nella pietra di Les Baux de Provence cela uno dei B&B più affascinanti d’Europa, Le Prince Noir. All’ombra di un castello medievale, domina i crepacci e il paesaggio surreale della Val d’Enfer e permette di vivere la Provenza più vera. Da prenotare al volo però: ci sono solo tre stanze, una doppia, una suite e un mini appartamento. Prezzi da € 85 a € 145.

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In manette un vice parroco. E' accusato di violenza su un 12enne. Il prete insegna religione in una scuola di Villa Literno, nel Casertano.

Il sacerdote sorpreso in auto dai carabinieri disteso sul sedile della vettura con a fianco il ragazzo.

(Il Corriere della Sera) Tre ore di interrogatorio e poi l'arresto: M.C., vice parroco trentatrenne della Chiesa del SS.Salvatore di Casal di Principe (Caserta) è in carcere con l'accusa di violenza sessuale su di un bambino di 12 anni. Una pattuglia di carabinieri, dopo una segnalazione telefonica, ha sorpreso il sacerdote, insegnante di religione in una scuola media dell'istituto comprensivo di Villa Literno, fermo in auto su di un lato di una strada di campagna, a poca distanza dalla provinciale Casal di Principe-Castelvolturno, disteso sul sedile della vettura con a fianco il ragazzo.

LA FUGA E L'ARRESTO - Accortosi della presenza dei militari il sacerdote è fuggito ma è stato raggiunto dopo qualche chilometro ed arrestato. Il gip del Tribunale di S.Maria Capua, Raffaele Piccirillo ha confermato l'arresto a conclusione di un interrogatorio nel corso del quale, secondo quanto si è appreso, il sacerdote non è riuscito a contestare le accuse degli investigatori; un impianto accusatorio molto articolato, basato anche sul racconto del bambino, effettuato con l'ausilio di una assistente sociale. Il difensore del sacerdote ha annunciato che chiederà per il suo assistito il beneficio degli arresti domiciliari. Il sacerdote arrestato era stimato e benvoluto per il suo impegno anche nel volontariato.

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