banda http://blografando.splinder.com

giovedì 27 dicembre 2007

Veltroni, la cultura gay e l’ansia di bene.

(Christian Rocca) Sottoscrivo l’articolo di Veltroni sulla Stampa di oggi (ieri per chi leggerà il diarietto sul Foglio). Polemica breve, asciutta, non devastante con la senatrice Binetti, che con quella storia della malattia omosessuale fa un po’ di confusione positivista tra “scienza e vita”, per usare il nome del benemerito comitato da lei presieduto. (Se allo stile l’uomo farà seguire il coraggio politico, sarà un bene per tutti). W sostiene, vecchia tesi fogliante, che l’omosessualità è, da un punto di vista laico e in ragione della lezione della cultura classica, una condizione umana, una variante dell’amore. Bisognerebbe ricordarsene anche quando l’omoerotismo di alcuni preti viene stigmatizzato ipso facto, e criminalizzato automaticamente (per dirla con il lessico corrente e andante), come infamia prepotente, molestia, violenza, stupro. Un prete che ama le donne o una donna, e magari fa un figlio con lei, è considerato nella mentalità prevalente un eroe della sua comunità, un profeta del moderno anelito all’eliminazione del celibato, un bravo presbitero in lotta con uno degli ultimi tabù della chiesa di rito latino; un prete che ama i ragazzi o un ragazzo, spesso conflittualmente e nella dimensione propria del peccato, non viene assimilato al profeta tragico dell’amore poetico e impossibile, Pier Paolo Pasolini, non c’è arcigay che lo difenda, è piuttosto bollato come un mostro pedofilo, e senza tanti complimenti; se poi un prete anglicano sistema le cose a modino, e rivendica uno sposalizio di fatto con un uomo in termini aperti e regolari, certe denominazioni americane lo fanno anche vescovo. Come si vede, c’è molta confusione sotto il cielo dell’amore. Invece è semplice. Da un punto di vista religioso, e in questo la Binetti è nel suo diritto di cattolica, contestato ieri da Scalfari anche come diritto di pregare per il bene comune, l’omosessualità praticata è peccato o comportamento intrinsecamente disordinato, lo dice il catechismo, c’è qualche testimonianza rumorosa di San Paolo in merito. Sempre da un punto di vista religioso, la capacità di comprensione del peccatore è altissima, e in certe diocesi americane, attraverso una specie di abuso laicista e anticattolico della class action, talvolta semplice strumento di avidità, è diventata (a parte fatti criminali singoli che occorrono in ogni comunità) una esosa prova a carico per processi farsa: tutti chiedono giustamente tolleranza, ma se un vescovo la eserciti nella sua chiesa, ecco che la tolleranza e la ricerca di soluzioni delicate diventa complicità efferata. Tiro in ballo questo aspetto della faccenda perché non so se Veltroni, impeccabile nella sua tirata equilibrata contro le discriminazioni omofobe e per i diritti delle persone omosessuali, si renda conto di questo punto decisivo. Un conto sono i comportamenti omosessuali, condizione umana, un conto la cultura gay e la pretesa libertina di togliere a questi comportamenti la loro differenza, il loro discrimine (sto discriminando, ma benevolmente e saggiamente) rispetto alla famiglia e all’amore o amicizia coniugale tra uomo e donna costruita nell’ipotesi della generazione dei figli, della loro educazione e della trasmissione dell’eredità di specie, che qualche legame con la differenza di genere ce l’ha. Una certa cultura gay, che ha vinto in Spagna e in tanti altri paesi la sua battaglia di omologazione completa nella cultura e nel diritto, non vuole liberare comportamenti difformi e varianti minoritarie dell’amore da discriminazioni negative, come si dice, vuole destituire di senso e di fondamento i comportamenti conformi. Vuole conformare tutto. E questo si chiama conformismo neosecolarista, roba che finisce con l’eliminazione dal vocabolario della parola peccato, impronunciabile anche in un contesto kantiano di distinzione di peccato e reato, come mostrò il caso di discriminazione contro il cattolico Buttiglione in Europa. Oppure con l’eliminazione delle parole moglie, marito, padre e madre dal codice civile spagnolo in fatto di matrimonio. Non so se a W piaccia o no una società fatta di progenitori A e di progenitori B, dove la famiglia biparentale classica debba conformarsi a un’idea di paternità, maternità, generazione e educazione della prole integralmente conformata all’egualitarismo libertino dei diritti. Mi pare di no, ma vorrei saperlo. E vorrei anche sapere, in tutta la sua ansia di bene, perché non sia stato lui a lanciare la moratoria contro l’aborto (non contro la legge, ma per la sua applicazione in senso civilmente e culturalmente antiabortista). Perché Prodi e tutta la sua simpatica banda cattolica ami sedersi alla tavola di un rom, a Natale, e non a quella dei talassemici che non sono scontenti di essere stati generati in un loro qualche Natale, Flamigni permettendo, o dei bambini Dawn e variamente disabili e dei loro genitori, anche quelli contenti della loro esistenza e decisi a difenderla. Con tutta quell’ansia di diritti, una dieta speciale avrebbe fatto bene soprattutto a loro, governo e partito democratico neokennedyano. Ma lo avete letto, il testo di Timothy Shriver che abbiamo pubblicato ieri?

Sphere: Related Content

Buffon è l'unico italiano nella Top 11 de L'Equipe.

(Calcioblog) L’invidia per il nostro calcio è sempre stata presente in giro per l’Europa. I nostri cugini francesi poi ne hanno fatto addirittura un’arte con il loro Domenech come capostipite. Ma se qualcuno avesse ancora dubbi sull’esistenza di questo fenomeno potrà presto ricredersi. L’occasione questa volta ce l’ha data L’Equipe che come ogni anno ha pubblicato il suo Dream Team per l’anno appena concluso.

Chiaramente nessuno si aspettava di trovare 11 italiani, certo è che 1 soltanto è forse un po’ poco. L’unico fortunato che è riuscito a entrare in questa lista è il portiere della Juventus Gianluigi Buffon. A parlare la lingua di Dante Alighieri, per tenere compagnia al portierone, c’è il solito Kakà. In totale quindi un italiano e soltanto due giocatori della Serie A.

Ognuno di noi, è chiaro, vorrebbe tirare acqua al suo mulino; forse però qualcosina il calcio tricolore in questi ultimi mesi l’ha dimostrata. Oltre a essere campioni del mondo con la nazionale, siamo anche campioni d’Europa e del mondo per club grazie al Milan.

L’ultimo pallone d’oro, Kakà, è un nostro figlio adottivo e l’Inter è un gruppo composto da così tanti campioni da far paura. Giusto per completare la lista non dimentichiamo la scarpa d’oro di Francesco Totti conquistata in un campionato notoriamente durissimo per gli attaccanti. Serve altro per caso?

Per i francesi forse si visto che la loro lista è infarcita di giocatori della Premier League. Il calcio inglese è spettacolare ma i club d’oltremanica non si piazzano bene in Europa da tempo e la nazionale addirittura ha mancato clamorosamente la qualificazione ai prossimi europei. Evidentementemente i giornalisti de L’Equipe hanno parametri di valutazione totalmente diversi.

Noi per completezza vi riportiamo la selezione dei “migliori” undici giocatori d’Europa: Buffon (Juventus), D. Alves (Siviglia), Vidic (Manchester Utd), Gallas (Arsenal), Evra (Manchester Utd); Kakà (Milan), Fabregas (Arsenal), Gerrard (Liverpool), C.Ronaldo (Manchester Utd); Drogba (Chelsea), Van Nistelrooy (Real Madrid).

Voi potete sbizzarrirvi a commentarla senza dimenticare però che noi italiani siamo catenacciari e imbroglioni, lo dice Domenech…

Sphere: Related Content

Capodanno 2008 a Roma: il concerto di Cinecittà.

Capodanno X Municipio(06 blog) Amici, come ogni notte di S. Silvestro anche per il capodanno 2008 si profilano grandi eventi per la nostra capitale. Per molti di questi si stanno ancora definendo gli ultimi dettagli, ma non mancano già le conferme come il concerto gratuito organizzato dal X Municipio.

A partire dalle 21.30 nel cuore di Cinecittà (via Lamaro) ci sarà infatti l’esibizione degli Elio e le Storie Tese e della Banda Bardò, gruppi che per la verità si erano già esibiti di recente qui a Roma: il primo al Laghetto dell’Eur, il secondo in Piazza S.Giovanni.

Ovviamente il concerto andrà avanti almeno fino alle 24 quando verranno sparati in aria i fuochi d’artificio.

Sphere: Related Content

Discoteche in rivolta, vogliono servire alcolici dopo le 2 di notte.

(02 blog) Le discoteche di Milano e dintorni sono in rivolta per due motivi ben precisi. Il primo riguarda l’orario di chiusura dei locali che da tempo è fissato alle 5 di mattina, il secondo è legato al recente decreto del governo Prodi che impone alle discoteche di non servire alcolici dopo le 2 di notte.

I gestori chiedono una deroga per la notte di San Silvestro ad entrambe le ordinanze. Per quanto riguarda l’orario di chiusura, che dipende dall’autorità locale, leggasi comune, l’assessore Tiziana Maiolo ha detto che si potrà prorogare l’orario di chiusura alle 6, ma per quanto riguarda gli alcolici dovrebbe intervenire il governo. I gestori delle disco sostengono che le prenotazioni siano calate del 50% e che i milanesi quest’anno preferiranno festeggiare in Svizzera.

Infine, il comandante dei Vigili Bezzon, ha dichiarato che ci saranno squadre della polizia locale che controlleranno orari e somministrazione di alcolici oltre i limiti di legge. Pare che negli ultimi mesi siano già state pescate varie disco con le mani nella marmellata, mentre vendevano alcolici dopo le 2, però, nonostante i verbali stilati, ancora nessuna è stata sanzionata.

Voi che ne pensate ci vuole una deroga alla legge sugli alcolici per la notte di capodanno?

Sphere: Related Content

La Rai? Tv geriatrica.

(Tvblog) Dal 2001 al 2007 il crollo del livello degli ascolti Rai è più eloquente e non riguarda esclusivamente il Prime Time. Sulle 24 ore di programmazione è passata dal 47% al 42.1% in termini di share. Una contrazione che può essere spiegata andando a ragionare sui dati degli ascolti tv rapportati alle fasce d’età: i “giovani” hanno abbandonato “Mamma Rai” che deve ringraziare il pubblico degli anziani se riesce a mantenere complessivamente il predominio su Mediaset.

Il Biscione di Cologno soffre l’espansione del pubblico della Pay-Tv satellitare, cresciuto dal 2% all’8% nello stesso periodo, ma perde “solo” il 2.6% contro il 5% della Rai riuscendo a barcamenarsi grazie ad una maggiore attenzione e al sostanziale successo dei suoi prodotti indirizzati alle fasce d’età commercialmente più rilevanti da quella dei bambini e adolescenti (4-14) a quella dei giovani più propriamente detti dai 15 ai 34 anni. In sostanza Mediaset è riuscita a rimanere in pari fra quella parte di popolazione che le grandi aziende con le loro inserzioni puntano a raggiungere.

La Rai nello stesso periodo ha visto trasformarsi la composizione del suo pubblico con cali dall’8% ad oltre il 10% in tutte le fasce dai 4 ai 54 anni. Il suo risicato predominio complessivo negli ascolti è dovuto alla fedeltà dei telespettatori oltre questa soglia d’età, mentre solo 1 bambino su 3 continuare a preferire la sua programmazione. Facile spiegare l’insofferenza di tanti italiani al pagamento del Canone Tv, ancora più odioso visti i recenti e contemporanei aumenti che l’hanno portato fino ai 106 euro di quest’anno.

Nel contempo il calo complessivo del 6.6% nel target 15-64 spiega anche la progressiva disaffezione degli inserzionisti nei confronti della Rai, una situazione che non può peggiorare i buchi neri nei bilanci della tv di stato.

L’ultima annotazione può essere dedicata a Raitre, l’unico dei tre canali a non dover sopportare cali del genere anche nelle fasce d’età più “interessanti” mentre Raidue affonda. La terza rete, quella meno costosa dal punto di vista del budget, perde al massimo l’1.3% di ascolti anche nella cruciale fascia 15-54. Una magra consolazione per i vertici Rai.

Sphere: Related Content

Pitti Uomo 73°: dal 9 al 12 gennaio business e creatività della moda internazionale.

(Nove da Firenze) Tra le novità di questa edizione si segnalano anche gli investimenti che tante e importanti aziende dello sportswear e dell’informale stanno facendo sul salone, individuato sempre più come il contesto ideale in cui presentarsi sia a livello commerciale sia di immagine. Per far questo ampliano i propri spazi espositivi e pensano progetti specifici di layout: come North Sails che partecipa al prossimo appuntamento in Fortezza presentandosi alla Sala della Scherma, il gruppo Batrax (con i marchi Cashus, Jaggy, University Place, W.H.O.P. Without Paper) che va a occupare gli spazi finora inediti della Sala dell’Orologio, La Martina Polo Player Gear che presenta la propria collezione nel nuovo layout nel Padiglione delle Ghiaia, e il gruppo Geospirit che presenta una overview dei propri marchi (Geospirit, Peuterey, Kejo) occupando lo spazio delle Grotte. Axessories è il nuovo progetto di Pitti Uomo dedicato al mondo degli accessori maschili di ricerca. Nasce negli spazi del Rondino, nel cuore del fashion district – il percorso del salone creato dalle sezioni Touch!, Futuro Maschile, l’Altro Uomo e Ynformal - che racconta l’eleganza più all’avanguardia dell’uomo di oggi. All’interno di uno speciale set di allestimento, un numero selezionato di brand metterà in scena le sue esclusive collezioni di accessori uomo per l’autunno-inverno 2008/2009. Rooms n.7, la versione più sofisticata del luxury design contemporaneo, è di casa nelle stanze di Villa Vittoria, di fronte alla Fortezza da Basso. Collezioni di ricerca, preziose e anticonvenzionali, si dispongono secondo un originale percorso a nastro, in un’atmosfera da gran ballo ottocentesco. Il concept è firmato da Sergio Colantuoni, uno tra i più eclettici fashion editor italiani.

Il 10 gennaio, la Fondazione Pitti Discovery presenta, in anteprima assoluta, Adam Kimmel menswear collection F/W 08-09 con un evento installazione all’Istituto d’Arte di Porta Romana: una performance di moda, arte e fotografia realizzata dal giovane designer newyorkese che cita l’arte americana e coinvolge gli artisti più cool della scena contemporanea della Grande Mela. E’ giunto alla nona edizione New Beat(s), l’area che Pitti Uomo riserva al debutto dei designer emergenti, giovani marchi che guardano in direzione fashion. Il nuovo allestimento ideato da Ilaria Marelli si intitola “Cave”, e trasforma gli spazi del Lyceum in una grotta attraversata da fasci di luce, pronta ad accogliere le anteprime di progetti d’avanguardia provenienti da tutto il mondo. ¬Welcome to my house è il progetto espositivo che interpreta la moda influenzata dalla street culture: un mercato in rapida evoluzione, in Italia e all’estero. Al Lyceum un numero selezionato di giovani ma già piuttosto conosciute aziende – di cui molte italiane - presentano la loro ricerca sullo stile della strada. Graphic art e gusto visionario si mescolano nell’allestimento a cura di UP! Studio, gruppo di creativi con base a Parigi.

Sphere: Related Content

Il ravvedimento operoso di Veltroni: Binetti “sbagliata e pericolosa”.

(Adnkronos) - Quella dell’omosessualita’ come una malattia da curare, secondo la tesi riproposta dalla senatrice del Pd Paola Binetti e’ una “tesi sbagliata e pericolosa”. E’ quanto scrive il segretario del Pd, Walter Veltroni, che in una lettera a ‘La Stampa’, spiega: “E’ una tesi sbagliata perche’ l’omosessualita’ e’ una condizione umana, che non ha senso alcuno ridurre a una patologia e che deve essere rispettata in quanto tale. Ma e’ anche una tesi pericolosa, perche’ induce, o almeno asseconda, il misconoscimento dei diritti delle persone omosessuali di condurre una vita normale, senza subire discriminazioni sociali o addirittura, come purtroppo capita ancora con preoccupante frequenza, soprattutto nei riguardi dei piu’ giovani, atti di persecuzione e di violenza, fisica e psicologica”.
Veltroni afferma di voler onorare l’impegno preso nella campagna per l’elezione a leader del Pd quando affermo’ che “il Partito democratico lavorera’, in Parlamento e nel Paese, per contrastare, con la legge, con le buone pratiche amministrative, con l’impegno culturale e civile, ogni forma di intolleranza e discriminazione, tanto piu’ se violenta, correlata con l’orientamento sessuale delle persone. Il primo impegno e’ il sostegno in Parlamento al disegno di legge del governo contro la violenza sessuale, nel testo di larga convergenza approvato dalla commissione Giustizia della Camera”.
Inoltre, prosegue Veltroni, il Partito democratico “lavorera’ per dare seguito al preciso impegno assunto nel 2006 da tutta l’Unione
davanti agli elettori: il riconoscimento con legge nazionale dei diritti delle persone che vivono nelle unioni di fatto,
indipendentemente dal loro orientamento sessuale. In Senato sono all’esame della commissione Giustizia numerose proposte. I senatori del Pd sono impegnati a costruire il consenso piu’ ampio possibile attorno a un testo che segni un deciso passo in avanti. Penso infatti -conclude il leader Pd- che il Paese possa e debba unirsi e non dividersi su temi cosi’ decisivi per la nostra convivenza civile e che in quanto tali non possono andare soggetti al variare delle maggioranze di governo”.

Sphere: Related Content

Genova. Capodanno, sorpresa retrò la star sarà Boy George. Notte bianca bis dall´Expò a De Ferrari.

L´ex cantante dei Culture Club chiuderà, alle due, la kermesse al Porto Antico.

(Donatella Alfonso - La Repubblica, edizione di Genova) IL PROGRAMMA completo di Capodanno sarà presto online» avverte fino a sera la scritta sul sito www. genovaurbanlab. it. San Silvestro è tra quattro giorni ma è solo tra le brume di un grigio Santo Stefano che il programma si rivoluziona e prende definitivamente corpo. E mentre si fa sera, il titolo "Il nuovo anno, sul mare" diventa qualcosa di più che uno slogan, perché tutti gli spettacoli si trasferiscono in massa al Porto Antico, lasciando al palco di De Ferrari, a cui si affianca la terza piazza, Matteotti, la musica dei Dj set, con gli anni Settanta e Ottanta che si sfidano. Mentre al palco il prevalenza femminile - Gianna Nannini, Antonella Ruggero, Roberta Alloisio e i Bailam - si aggiunge in volo una controversa icona pop: Boy George, diventato negli anni (e tra mille disavventure, compresa la condanna a spazzare le strade di New York per abuso di droga nel 2006) il DjGeorge che negli ultimi due mesi, spiega il suo sito, ha fatto ballare Dubai come HongKong, dopo essere stato avvistato a Londra e in Provenza. Sarà lui, alle due del mattino di Capodanno, - così almeno si confida, vista la disponibilità data due giorni fa - a concludere la notte di San Silvestro, che inizia alle 22 con la Alloisio, seguita dalla Ruggero mentre, dopo il brindisi di mezzanotte con tutti gli artisti sul palco, sarà Gianna Nannini a riempire di rock il Porto Antico. E tra Matteotti e De Ferrari, dove giostreranno i dj set con la musica anni Settanta e Ottanta e i maxischermi a rimandare la musica che suona altrove, annunciato l´arrivo dei genovesi Subway Project e Sunset Boys.
Ma come mai il cambio in corsa? Qualche dubbio sulla sicurezza che ha convinto a spostare la maggior folla sul Porto Antico piuttosto che su De Ferrari e vicoli adiacenti, qualche timore sul meteo, anche se le previsioni più avanzate parlano di un cielo parzialmente nuvoloso e freddino, ma soprattutto l´intenzione di organizzarsi meglio, con meno punti di attrazione, magari, ma di maggior livello. Resta invece fermo il "format" della Notte Bianca, cioè tutte le misure di trasporti e servizi perché il Capodanno sia una buona serata per tutti. E quindi, come spiega il vicesindaco e assessore alla mobilità Paolo Pissarello, «la metropolitana e gli ascensori e funicolare di Castelletto chiuderanno alle 3,30, mentre anche i bus saranno rinforzati sino a quell´ora». Chiusa al traffico tutta l´area tra via Ceccardi e caricamento, con la possibilità di arrivare a chiudere alla circolazione anche il sottopasso, bloccando eventualmente i veicoli all´altezza di Porta dei Vacca, mentre per andare da levante a ponente e viceversa restano aperti i collegamenti attraverso le gallerie di Portello e Zecca, oltre che Piccapietra. Per evitare il "fai da te" sanitario, una muraglia di wc promette di essere schierata ai margini dell´area pedonalizzata. Amiu e Aster dal canto loro saranno pronti con squadre potenziate per ripulire tutto.
Capodanno è una Notte Bianca un po´ più piccola, «una festa particolare che deve continuare essere una festa» spiega Stefano Francesca, coordinatore degli eventi. Dura meno perché intorno alle tre di notte gli amplificatori si spengono, è più mirata al pubblico cittadino o di un raggio più limitato rispetto all´evento dello scorso settembre; più contenuti anche i costi. Tra 300 e 350 mila euro, di cui 80 mila dal Comune e una quota consistente dalla porto Antico Spa, invece del milione costato la Notte Bianca, anche se coperto quasi completamente dagli sponsor. Solo oggi si saprà quali siano gli eventi preparati dai Civ del Centro Storico - ci lavora l´ufficio di promozione - da mettere in relazione al San Silvestro con il marchio dell´Urban Lab. Il 2008 è bisestile, ci sarà un giorno in più per prepararsi, si potrebbe dire...

Sphere: Related Content

Pena di morte, il NYT contro il Texas: Stato senza pietà.

(Panorama) In un editoriale, il secondo in una settimana contro la pena di morte, il New York Times ha criticato il Texas, “stato senza pietà“‘, per la “vergognosa distinzione ” di essere l’ “indiscussa capitale delle esecuzioni”.

L’editoriale prende le mosse da un servizio di ieri in prima pagina in cui, cifre alla mano, si dimostrava che negli ultimi tre anni la percentuale di esecuzioni effettuate in Texas era salita dal 32 al 60 per cento su scala nazionale. “Le tradizionali ragioni per opporsi alla pena di more sono più vere che mai”, scrive il quotidiano: “E’ una barbarie, è imposta con criteri discriminatori, è troppo soggetta a errori”. Il Times osserva che “tutti gli stati americani dovrebbero abolire la pena capitale “, ma che se il Texas non è disposto a farlo, “dovrebbe per lo meno aprire una revisione di un sistema che produce così tante esecuzioni e che è così selvaggiamente in disaccordo con il resto del paese “. Il quotidiano di New York aveva dedicato un editoriale alla pena di morte il 20 dicembre, appoggiando il voto all’Assemblea Generale dell’Onu sulla moratoria delle esecuzioni.

Sphere: Related Content

Don Gelmini, chiuse le indagini. Otto le presunte vittime di abusi.

(La Repubblica) Sono otto le presunte vittime delle molestie sessuali per le quali è imputato don Pierino Gelmini. Oggi la procura della repubblica di Terni ha notificato al sacerdote l'avviso di conclusione delle indagini. Ad altri 3 imputati è stato invece contestato il reato di favoreggiamento personale.

Gli episodi di molestie sessuali contestati al fondatore della Comunità Incontro sarebbero avvenuti dal 1999 al 2004 e due delle vittime all'epoca dei fatti sarebbero stati minorenni. Dei tre imputati di favoreggiamento personale uno è ancora collaboratore del sacerdote nella Comunita Incontro, mentre un altro lo è stato in passato.

Sphere: Related Content

La nuova Dinasty. È «Dirty Sexy Money» fatto di scandali e vendette a resuscitare il genere soap.

Sta per arrivare in Italia la serie (su una potente famiglia di Manhattan)
che ha fatto impennare gli indici di ascolto Usa.

(Alessandra Farkas - Il Corriere della Sera) È lo show che, da solo, ha resuscitato il morente genere delle soap operas serali, dopo i tentativi — deludenti — di Titans, defunto dopo solo 11 episodi e The O.C., che ha chiuso i battenti al termine della quarta stagione. È Dirty Sexy Money, la nuova telenovela creata da Craig Wright che ha debuttato sul canale tv ABC il 26 settembre e in Italia verrà trasmessa a partire da gennaio su Fox. Con oltre 9 milioni di telespettatori, Dirty Sexy Money è stata definita dai critici l'erede legittima — ma più intelligente e drammatica — di Dallas e Dinasty, le fortunatissime serie degli anni 80 su due famiglie di petrolieri americani.

Il segreto? Da una parte il cast che vede due veterani di Hollywood come Donald Sutherland e Jill Clayburgh nei panni dei protagonisti Tripp e Letitia Darling, la coppia più ricca e potente di Manhattan. Il primo è il patriarca del clan, un uomo potente e persuasivo con vigneti e ville in tutto il mondo. La seconda, la sua aristocratica e infedele moglie — elegante, salottiera alla Jackie Kennedy Onassis — che gli ha dato 5 figli, di cui uno illegittimo. Stellare anche il resto del cast. A partire da Peter Krause ( Six Feet Under), l'avvocato idealista Nick George, che prende il posto del padre come legale di fiducia della facoltosa famiglia Darling, quando Bill Clinton rifiuta, ma indaga anche sulla misteriosa morte del genitore (per 40 anni amante di Letitia e padre segreto di uno dei cinque figli) precipitato con l'elicottero dei Darling senza che mai si sia ritrovato il corpo. Anche i cinque figli nascondono scheletri nell'armadio. Il primogenito Patrick (William Baldwin), candidato al Senato Usa, ha per amante un transessuale con cui tradisce la moglie. Karen (Natalie Zea) sta per convolare a nozze per la quarta volta con uno interessato solo ai soldi. Jeremy (Seth Gabel) è uno scansafatiche; Juliet (Samaire Armstrong), la più giovane, ha manie di celebrità. E il pastore protestante Brian (Glenn Fitzgerald) ha un figlio illegittimo che non vuole riconoscere.

Come i clan Kennedy e Rockefeller, cui si ispirano, anche i Tripp sono inseguiti dal glamour e dagli scandali. La sceneggiatura incalzante, drammatica e insieme comica, esplora dinamiche famigliari e sociali: l'infedeltà coniugale, il rapporto tra figli viziati e genitori assenti, l'impunità di cui gode chi è al potere. Ce n'è quanto basta per tenere il pubblico incollato alla poltrona per ore. Ed è esattamente ciò che sono riusciti a fare il regista Bryan Singer ( Dr. House) e il producer Greg Berlanti ( Brothers & Sisters). Ma la vera anima creativa dietro lo show è Craig Wright, il talentuoso produttore scappato di casa a 14 anni, dopo la morte della madre, e finito, dopo un'adolescenza da autostoppista attraverso il Midwest, in un seminario «dove metà degli studenti erano gay o lesbiche». «La mia esperienza personale è infusa nel personaggio di padre Brian», racconta Wright, che cita Pier Paolo Pasolini come il suo «grande maestro». La sfida, adesso, è vedere se Tripp Darling avrà tutte le carte in regola per occupare, nell'immaginario collettivo americano, il posto lasciato vuoto da JR Ewing e Blake Carrington. «I tempi non sembrerebbero propizi — mette in guardia un critico —. Il mercato immobiliare è in crisi, i timori di una recessione tengono in ostaggio Wall Street e per la prima volta nella storia la lista dei 400 uomini più ricchi del pianeta pubblicata da Forbes contiene solo miliardari e neppure un milionario». In altre parole: il divario tra ricchi e poveri non è mai stato tanto vasto.

Ma se la storia insegna, è proprio in tempo di crisi che l'ossessione della gente per i ricchi e famosi raggiunge l'apoteosi. Basta pensare che Dallas debuttò nel 1978, nel bel mezzo della crisi economica dell'amministrazione Carter. La vera sfida, secondo il Los Angeles Times, è un'altra. «Non è facile inventare, settimana dopo settimana, personaggi che possono superare sul set le malefatte commesse nella vita da certe pop star ed eredi di imperi alberghieri». La ABC è pronta a scommetterci e, nonostante lo sciopero degli sceneggiatori ancora in corso, ha commissionato altri 9 episodi da aggiungersi ai 13 previsti, portando così a 22 gli episodi della prima stagione di Dirty Sexy Money. È il primo show ad avere ricevuto il via libera nel bel mezzo dello sciopero.

Sphere: Related Content

Timoteo Ocampo. Piccole nuove marche che crescono.

grntankweb.jpg
(Menchic) Da testa a piedi: il designer americano Timoteo Ocampo veste tutti con le sue creazioni. Creative director e capo designer nella sua azienda, Timoteo Ocampo, stilista nato e cresciuto in California si è messo in testa di vestire tutti i maschi del mondo e a suon di piccoli passi, è riuscito ad arrivare al successo. Dopo molti anni di studio alla California State University e lunghi studi nell’industria del fashion, si specializza nel trattamento del denim e della pelle con un risultato discreto. Un risultato che è stato abbastanza incisivo da permettergli di imporsi come una firma indipendente, presentando una collezione contemporanea dal nome TIMOTEO che include jeans, t-shirts e intimo, compresi una serie di accesso. Dal 2006, è all’attivo anche nella creazione di costumi da bagno.

Come potete vedere, Timoteo strizza l’occhio all’immagine del bulldog inglese, usato come stampa per le sue magliette, ma anche dall’abbigliamento dei surfer professionisti e dilettanti, così come ai giocatori di beach volley. Con una particolare ispirazione per l’arte e lo stile orientale, ritrovato sui dragoni. Minimalista, di facile consumo, molto commerciale. Non aspettatevi grandi innovazioni.

ml1127sgro.jpg

Sphere: Related Content

Genny Flower torna al San Carluccio.

(Napoligaypress) Il personaggio di Genny Flower, creato dalla penna di Pasquale Ferro e interpretato per la prima volta da Loredana Simioli nel maggio scorso nell’ambito della rassegna Ambigua al Teatro Il Primo, ritorna in un nuovo allestimento e in una nuova location.

“Confessioni di una travestita in attesa di pensione di invalidità” sarà in scena da stasera fino al 6 gennaio al Teatro San Carluccio per la regia di Myriam Lattanzio. Ad affiancare la Simioli ci sono in questa nuova versione Ettore Petraroli, Mary Sommella e Carmen delle Coccinelle.

La storia è, appunto, quella di Genny alla ricerca di quell’amore sognato da tutti gli esseri viventi. Ma Genny è un essere disperato che ha avuto la sfortuna di nascere in un corpo sbagliato con la sensibilità e la percezione profonda della realtà che solo i disperati possono avere.

Sphere: Related Content

Zarri, la pornostar dei circoli della libertà: servono leggi a luci rosse.

La home page del sito di Federica Zarri, pornostar che vuole farsi politica
(Panorama) Prima è rimasta folgorata da Silvio Berlusconi e Michela Vittoria Brambilla (di cui si dice amica e sodale). Poi ha deciso di fondare un Circolo della Libertà, in provincia di Lecco (terra cara proprio alla rossa Michela): “Il mio circolo, anzi la nostra associazione, nasce perché vi è tanta voglia di sana imprenditorialità, di sicurezza sociale, di giustizia. Ed è mia intenzione organizzare in tutta Italia riunioni invitando esponenti politici nazionali, e locali, per discutere i temi che ci stanno più a cuore”.

Tra le cose che stanno a cuore alla trentenne Federica Zarri, professione pornostar, c’è ovviamente il mondo dell’hard. Che, dice lei, ha urgente bisogno di una riforma. Di nuove leggi. E sul tema, una proposta Federica ce l’ha. Per esporre quella che lei, correndo un po’, chiama già Legge Zarri, l’attrice sta girando i club a luci rosse italiani: prima di esibirsi, arringa la folla sulla necessità di norme che regolamentino il proficuo mondo del porno. Per seguirla nei suoi movimenti, basta affacciarsi alla rete e cliccare sui suoi siti: quello erotico e quello politico. Ma cosa prevede la proposta di riforma del mondo hard? Primo: che in Italia si possano svolgere festival di film hard sotto il patrocinio del ministero dei beni culturali. Secondo: “abolire la legge che, attualmente, vieta di girare film pornografici nel nostro Paese”. Tutti gli attori sul set dovranno essere muniti di certificato medico, che sarà controllato prima di iniziare le riprese. “Per ogni film, non si potranno girare più di tre scene di sesso ed il compenso per gli attori sarà minimo di seimila euro per le donne e cinquemila per gli uomini”.

Ha le idee chiare la Zarri, che però rifiuta qualsiasi paragone con chi, come Cicciolina, dai set a luci rosse approdò in Parlamento (Ilona Staller venne eletta nelle fila dei radicali nell’87, portando a casa 20.000 preferenze: seconda solo a Marco Pannella, grazie alle sue battaglie contro il nucleare e l’ora di religione). Ma non è detto che le sue proposte (libertarie e, soprattutto, libertine) si sposino con la linea di un partito centrista che dovrebbe richiamarsi al Ppe. Il settore che la porno star vorrebbe normare è un’industria che da anni, nonostante l’avvento delle nuove tecnologie e alcuni segni di cedimento, viaggia con numeri da capogiro, a differenza di tanti altri comparti che in Italia vivono una grave crisi economica. Le “luci rosse” restano intramontabili e segnano fatturati incredibili: oltre 1.000 milioni di euro, secondo l’ultimo rapporto Eurispes.

Sphere: Related Content

Amici di Maria. Chiuso per ferie.

(River-blog) La scuola di Amici è in ferie. Maria e gli autori si stanno riposando, dopo aver già iniziato a discutere, prima dell’ultimo giorno di diretta, le modalità del serale. Ci si chiede quanti e quali cambiamenti apportare circa l’accesso dei ragazzi ma, soprattutto, sui vari passaggi verso la finalissima. Luca Zanforlin è alle Canarie, rientrerà il 2 gennaio. I ragazzi ne hanno approfittato per tornare ognuno nella sua casa e, soprattutto, di “oliare” quella cosa fondamentale che sono i fan club. Chi conosce i meccanismi della trasmissione sa che il voto, spedito via sms, può decretare la vittoria, o comunque l’avanzamento verso la fase finale, di questo o quel concorrente. E così ogni singolo fan club rappresenta linfa vitale per gli allievi. C’è chi lo ha capito meglio, chi fatica ad arrivarci. L’anno scorso, Karima lasciò un ambiguo messaggio sul suo forum, il cui senso era questo: votatemi, e se vinco vi ripagherò gli sms con una cena. So di persone che hanno speso centinaia di euro. E non solo parenti dei ragazzi.

Immaginecartaaeroporto

Qualche pillola natalizia. Francesco Mariottini, il privilegiato (unico caso nella storia di Amici di allievo infortunato rimasto nella scuola a fare nulla, o quasi), si è ricongiunto ai familiari. Siccome il ragazzo è abile nel calcolare le sue mosse, non ha scritto una riga nel suo fan club: ha, infatti, delegato il fratello. Più paravento, Antonino, che ha addirittura organizzato una chattata, il 23, con le sue fan, alle quali ha inviato nuove foto personali, ovviamente senza maglietta (il ragazzo è spudoratamente piacione). Sebastiano Formica, al centro di numerose polemiche dopo la sua uscita, per dimostrare al suo fan club che era effettivamente lui a scrivere sul forum ha scattato una foto natalizia, di fronte all’albero. Sempre sul fronte degli eliminati, Mattia de Salve, talentuoso ballerino 18enne, ha comunicato che da febbraio lavorerà su Rai1. Giuseppe, un altro amatissimo dalle ragazze, ha chattato più volte con le sue fan, ribattezzandole le “salsettine” (di cognome fa Salsetta). Lo stesso ha fatto Marco Carta, che può già contare su otto fan club (sbarcato all’aeroporto di Cagliari - vedi foto - si è ritrovato a firmare molti autografi, il che spiega come mai sia, da quasi un mese, in cima alla classifica di gradimento settimanale): alle sue giovani ammiratrici ha regalato una foto ascellare fronte-specchio. Pasqualino, penultimo nella classifica di gradimento, ha lanciato un appello al suo fan club: “Votatemi, perché solo i primi 12 vanno al serale”. Dubito ce la possa fare: ha il carisma sotto alla suola delle scarpe.

Tutte le chattate e i messaggi nei forum non sarebbero “formalmente” consentiti. Fino alla finale, gli autori hanno vietato ai ragazzi di lasciare direttamente traccia del loro passaggio. Ma l’escamotage è presto trovato: c’è chi incarica un familiare, chi ha stabilito un contatto con l’amministratrice/tore del fan club e gira a lei/lui tutte le comunicazioni.

Piccoli paraculi crescono.

Sphere: Related Content

Spagna. Si diffonde il "Poliamor", il triangolo ma con sentimento.

Da Barcellona alle Canarie, un nuovo modello di convivenza.

(Apcom) - Il governo di Josè Luis Zapatero, sempre all'avanguardia nell'ampliare i diritti civili degli spagnoli, ancora non ha legiferato in merito, e forse non lo farà mai: ma il movimento del 'poliamor' (più partner allo stesso tempo) sta guadagnando nuovi adepti in Spagna, a partire da Barcellona, già in passato apripista in tema di diritti come le unioni civili dei gay. Al punto che il quotidiano spagnolo 'Publico' dedica oggi a questo stile di vita un'ampia inchiesta.

Le pratiche poliamorose nascono nella California degli anni '60, insieme al movimento hippie, ma il termine 'Poliamor' non appare negli Usa fino agli anni '90, e si tinge di sfumature filosofico-religiose di stile 'new age'. In Spagna ancora no: l'esempio è quello che un tempo si sarebbe chiamato un 'menàge a trois': Juliette Sigfried e Roland Combes, statunitense lei e britannico lui, entrambi di 40 anni e sposati da 10, e Laurel Avery, anche lei americana, di 32 anni, convivono in un appartamento nel centro storico della capitale catalana.

La loro, affermano orgogliosamente i tre, non è una relazione solo sessuale: a letto si va solo in coppia, e a turno. Ci sono di mezzo anche i sentimenti, e - perché no? - anche il sociale: Juliette coordina un gruppo di internauti poliamorosi, riunioni e incontri a cui sempre più barcellonesi sembrano interessarsi. "La norma di base è l'onestà, il resto è molto aperto", chiarisce Roland, secondo cui il governo dovrebbe appoggiare questo tipo di unioni. E quanto ai figli, se nel loro caso non ce ne sono, in altri invece sì: l'importante è sottoscrivere patti chiari e alla fine avere bambini "solo in due significa troppo lavoro", spiega sempre Juliette.

Ma in Spagna non è solo l'ambiente cosmopolita e pieno di 'expat' di Barcellona a riconoscersi in questo nuovo costume: e se quelli 'dichiarati' sono appena mezzo migliaio, i 'poliamorosi' semi-calndestini sono "molti di più". Almeno a sentire Ana, madrilena di 42 anni, medico di professione, che preferisce un nome inventato come pure suo marito Juan, disegnatore grafico, secondo cui "la maggior parte delle coppie monogame si mentono, non dicono quello che fanno".

Per favorire la presa di coscienza del nuovo gruppo sociale, la modella Lilian Kimberly Jeronimo, originaria delle isole Canarie, ha deciso di mettere il suo volto al servizio della causa: nel suo caso c'è un 'partner primario' da quattro anni, uno secondario da un anno, e due 'amici speciali' con cui c'è "amicizia profonda e sincera che può anche andare oltre".

Se il governo tarderà a disciplinare queste nuove unioni, dagli Stati Uniti arrivano alcune regole di base - flessibili - per queste convivenze libere e allargate: onestà, integrità personale e indipendenza come valori di fondo; separazione totale dei beni materiali, possibilmente con contratto; accordi nero su bianco per quanto riguarda i figli e tutto ciò che li concerne. E infine, se possibile, preservativo e analisi frequenti, misure grazie alle quali, assicurano i poliamorosi, il rischio di contrarre malattie 'veneree' è molto più basso che nelle coppie...

Sphere: Related Content

Senilità. Lucio Dalla: con l’Opus Dei contro l’ateismo.

Intervista rilasciata al quotidiano cattolico online Petrus. «Professione di fede» del cantautore bolognese: «Mai stato marxista. Ammiro Escrivá de Balaguer».

(Claudia Voltattorni - Il Corriere della Sera) «Nessuno può impedire all’uomo di aspirare al divino. Dio è in ogni luogo, nel volto degli uomini, nel sorriso di un bambino, anche in una canzone ben eseguita». Lo dice oggi Lucio Dalla. Pochi mesi ai sessantacinque anni, alle spalle una storia di note e parole diventate immortali, l’artista bolognese racconta la sua anima di oggi, che abbraccia fede, religione e Dio. E che disconosce quella sinistra che, volente o nolente, per anni lo ha considerato una delle sue voci. Anche se lui non la pensa così, pur avendo più volte confermato di aver «sempre votato Pci, poi Ulivo».

«Non sono mai stato né marxista né comunista» ha sottolineato in un’intervista al quotidiano cattolico online Petrus. Anzi «sfatiamo questa leggenda, se mi sono esibito alle manifestazioni di sinistra è perché sono un professionista: gli organizzatori mi hanno pagato ed io ho cantato. Non credo che un cattolico - perché io tale sono - debba rifiutare le offerte che gli vengono fatte solo per una questione ideologica». Non solo. Dalla rivela di essere anche un devoto di Josemaría Escrivá de Balaguer, il fondatore dell’Opus Dei. Si sente vicino al santo spagnolo per la sua logica del lavoro, spiega: «Io credo nella ricerca del bello, nella santità e nella mistica del lavoro, che poi vuol dire santificarsi per mezzo della propria professione», e anche Escrivá de Balaguer «non faceva del lavoro un idolo, ma affermava che qualsiasi attività dovesse essere eseguita con scrupolo, professionalità e dedizione. Così ci si santifica nel lavoro e si santifica il lavoro»: quello che la voce di «Henna», «Caruso», «Disperato Erotico Stomp» cerca di fare ogni giorno della sua esistenza, «anche attraverso la mia affiliazione all’Opus Dei», contrastando «ogni forma di ateismo e di secolarismo, fenomeni che mortificano purtroppo i nostri tempi».

Professione di fede inaspettata da un personaggio come lui, sempre un po’ controcorrente. Ma Lucio Dalla è un profondo credente. Va a messa, rifiuta l’aborto («La vita va difesa sempre e comunque »), cerca Dio («La ricerca del divino e della trascendenza fanno parte della natura umana»). Lo scorso settembre cantava a Loreto davanti ai giovani e a Benedetto XVI, ama papa Ratzinger, «un grande e grande e fine intellettuale », di cui ha apprezzato l’enciclica sulla Speranza, «il livello della sua catechesi è così elevato da sfuggire a quelle menti che ricercano, nel mondo attuale, solo l’insulto». Ma in fondo, a suo modo, Lucio Dalla la sua fede la cantava anche ieri. Nel 1971, sull’ingessato palco di Sanremo «4/3/1943» dove fu costretto a censurare il suo Gesù Bambino messo tra i «ladri e le puttane». Oppure anni dopo, quando in «Se io fossi un angelo» parlava con Dio chiedendogli: «I potenti che mascalzoni/ e tu cosa fai li perdoni?». Fino al 2007, quando nel suo ultimo, mistico, disco, scrive «I.N.R.I.» («La dedicherei al Papa») e si rivolge al crocefisso: «Io non ho dubbi Tu/ esisti/ e splendi con quel viso da ragazzo con la barba senza età… di cercarti io non smetterò/ abbiamo tutti voglia di/ parlarti mi senti/ mi senti…». Pochi anni prima, in «Il Duemila, il gatto e un re» faceva cenare insieme Karl e Jesus: «tutti e due coi blue-jeans e un giacchettone dicono che nessuno ha più ragione/ concludono che religione e ideologia saranno mescolate nei problemi/ precise come l’orario per i treni».

Sphere: Related Content

Sesso, feste e latitanti. È la little Italy d’Africa.

(Fausto Biloslavo - Il Giornale) «Ciao mi chiamo Andrea», oppure Giovanni o Roberto è la frase classica pronunciata in italiano dai beach boy, i ragazzoni di colore sulle spiagge immacolate di Malindi. Al turista appena arrivato dal Belpaese, sulla costa del Kenya baciata dall’oceano Indiano, vendono di tutto, dai souvenir alla gita in barca.

Malindi, ai tempi del primo boom degli anni Ottanta era stata battezzata la Saint Tropez d’Africa. Con il tempo è stata un po’ surclassata da altri luoghi esotici, ma rimane una piccola «colonia» italiana. Quelli che ci vivono sono circa 800, ma ad almeno 2500 italiani sono intestati alberghi, villone, ristoranti e appartamenti. Dei 30mila connazionali che ogni anno volano in Kenya, l’80% punta su Malindi o la vicina Watamu. Possono scegliere fra sole, spiagge candide, safari, ma anche gioco d’azzardo, feste sfrenate e sesso facile.

Negli anni Ottanta l’invasione cominciò con i socialisti e facevano notizia le storie vere o presunte della marijuana trovata in tasca a Martelli, o la droga più pesante dell’infelice Edoardo Agnelli. Malindi è diventata celebre anche per la leggenda di clamorose latitanze. Andrea Ghira, uno dei massacratori del Circeo, era stato segnalato più volte latitante a Malindi. In realtà si arruolò nella legione straniera spagnola. Bancarottieri e qualche mafioso, invece, trovarono rifugio nella «perla» del Kenya dove non c’è l’estradizione. Oggi i tempi sono cambiati e per Malindi sono passati dei super ricercati di Al Qaida, che hanno fatto saltare per aria ambasciate ed alberghi in mezza Africa orientale. Passano i latitanti, ma Malindi rimane la «little Italy» africana. Sotto i portici di Lamu Road o nella famosa piazzetta dell’Elefante si sorseggia un aperitivo leggendo i giornali italiani. Un supermercato tricolore vende prosciutto crudo a 50 euro al chilo ed un ottimo provolone.

Fra gli habitué spiccano i giornalisti come Pietro Calabrese, Giovanni Minoli e Paolo Liguori. I riflettori, però, sono puntati su uomini di mondo del calibro di Flavio Briatore. Nella sua villa, «Lion in the Sun», le feste senza freni sono la regola. Al Capodanno del 2006 l’Espresso pizzicò Giovanna Melandri. Coprendosi di ridicolo il ministro del centrosinistra prima smentì, sostenendo che in Africa aiutava i bambini sieropositivi. Alla fine fu miseramente inchiodata dalle foto pubblicate da Chi che la ritraggono in kaffetano mentre balla scatenata a casa di Briatore.

Malindi è anche una meta del turismo sessuale. Secondo un rapporto dell’Unicef almeno 18 mila minorenni si prostituiscono sulla costa orientale del Kenya. Nella «colonia» italiana non manca di incontrare attempate signore e talvolta signorine più giovani a braccetto di muscolosi indigeni. Oppure uomini più o meno maturi in compagnia di facili bellezze locali.

Di notte si frequentano le discoteche di grido come Fermento e Star Dust, altrimenti ci si barrica in casa. All’esterno gli «ascari» locali, armati di lance, machete e frecce, talvolta avvelenate, dovrebbero evitare l’arrivo di intrusi. Non tutto è fatuo a Malindi, come ricorda il veterano della colonia, il console onorario Roberto Macrì, da 33 anni a Malindi. Gli italiani hanno anche creato scuole, reparti ospedalieri e orfanotrofi.

www.faustobiloslavo.com

Sphere: Related Content

Dopo Il Mario Mieli anche Nuova Proposta lascia il Tavolo del Comune di Roma.

(Queerblog) Dopo l’annuncio del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di uscire dal Tavolo permanente orientamento sessuale e identità di genere promosso dal Comune di Roma in seguito alla non approvazione del Registro delle Unioni Civili un’altra associazione romana lascia.

La defezione arriva questa volta da Nuova Proposta , uomini e donne omosessuali credenti, le motivazioni dell’uscita sono più o meno le stesse del Mieli anche se, come scrivono nel comunicato pubblicato proprio sul sito del Mario Mieli,

Nuova Proposta non è un gruppo propriamente politico, per le persone cui si rivolge, per la maggior parte d’orientamento cristiano, per Nuova Proposta l’accaduto – l’ennesimo respingimento di un registro delle unioni civili – diventa ancora più grave, a seguito dell’ingerenza del Segretario di Stato Vaticano Bertone.

Purtroppo, a nostro avviso, dopo la bocciatura delle delibere in esame, il tavolo di “coordinamento” non può più essere definito tale.

L’abbandono del tavolo da parte del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, presente da tempo nel territorio romano e nazionale e nel panorama culturale e politico del movimento gltq italiano, non garantisce l’indipendenza del lavoro del tavolo dalle logiche partitiche che come cristiani rigettiamo.

A malincuore prendiamo questa decisione, riconoscendo l’ottimo lavoro che, attraverso tante tortuosità “politiche”, è stato fatto con l’assessore Mariella Gramaglia prima e con l’assessore Cecilia D’Elia poi (in primis il bando per le scuole) che di cuore.

Via Circolo Mario Mieli

Sphere: Related Content

il futuro e' donna e gay...

(Forzapaddick) La campagna elettorale tra 250000 anni sara' molto interessante... a parte le possibili discussioni sui rincari dei prezzi delle case al polo nord e sulla luna, gli unici posti dove verosimilmente la temperatura sara' ancora sopportabile, un altro tema la fara' da padrone...tutto sommato piu' avvincente del premierato forte... "ha ancora senso tenere in vita il genere maschile?" questo si chiederanno verosimilmente le coalizioni politiche del futuro... e dato che a quelle elezioni il sesso maschile si presentera' probabilmente in minoranza nell'elettorato, c'e' poco da stare allegri per i maschi del futuro...

No, stavolta non sono panorama e l'espresso ad interrogarsi sulla crisi del maschio... e' il professor Bryan Sykes, docente di gentica umana all'Universita' di Oxford, ad interrogarsi sulla possibile futura estinzione del maschio, nel suo ultimo libro dal titolo significativo di "La maledizione di Abramo", edito da Bantam Press. il problema e' questo a quanto pare: il cromosoma Y, quello che contiene il magico pulsante che blocca lo sviluppo automatico dell'embrione in bambine di sesso femminile, e' in grossa crisi da qualche milionata di anni...questo cromosoma e' trasmesso solamente per via maschile, dal padre al figio maschio, ed e' completamente assente nel sesso femminile. da quando si e' fatto carico, qualche milione di anni fa, di questa rottura di scatole di far diventare uomini embrioni destinati ad essere donne, ha progressivamente perduto una quantita' enorme di utili geni che un tempo conteneva, e adesso gliene rimangono solo 27. questo perche' e' l'unico cromosoma che e' permanentemente racchiuso nelle cellule germinali del maschio, dove e' piu' facile che si verifichi una sua mutazione al momento della trasmissione del patrimonio genetico dal padre al figlio. queste mutazioni del cromosoma Y disattivano geni idispensabili, e sono soprattutto all'origine del 25% dei casi di infertilita' maschile. questa continua mutazione cui e' esposto il cromosoma non sembra probabile che si arresti tutto d'un colpo, al contrario sembra destinata ad accelerare. il che significa che in un futuro non cosi' lontano le mutazioni del cromosoma Y ed il suo progressivo impoverimento di geni sono destinate a ridurre costantemente la fertilita' maschile. calcola il professor Sykes che tra 125000 anni la fertilita' maschile potrebbe essere ridotta all'1% del livello attuale. che significa in pratica l'estinzione del cromosoma Y, del sesso maschile, e di conseguenza, uno si immagina, del genere umano.

Non necessariamente del genere umano, afferma il professor Sykes. esistono 2 modi per impedire che il lento impoverimento del cromosoma Y porti all'estinzione dell'intera specie umana. il primo prevede il mantenimento in vita del genere maschile. basterebbe trasferire il in un'altro cromosoma dei 27 geni nel cromosoma Y indispensabili per avere un maschio che "funzioni bene" nella riproduzione. esistono dei roditori del caucaso in cui l'evoluzione ha portato naturalmente a questo trasferimento di geni, e questo ha salvato i roditori maschi dall'estinzione e l'intera specie. ma esiste una seconda soluzione, per molti versi piu' semplice e ovvia: sbarazzarsi del genere maschile e continuare la specie senza. e' possibile? in linea teorica si. non esiste infatti alcuna ragione di principio per cui una bambina di sesso femminile non possa nascere dall'incontro di 2 ovuli invece che da quello di un ovulo con lo sperma. al momento non e'ancora possibile, ma niente impedisce di pensare che non si possa iniettare il nucleo di un ovulo invece che di una cellula spermatica in un secondo ovulo. si otterrebbe cosi' una bimba perfettamente normale, che non sarebbe un clone perche' ha il patrimonio genetico di entrambe le madri, e che sarebbe capace come ogni bambina dei nostri giorni di avere bambini con uomini, almeno finche' questi sono ancora in circolazione, o altrimenti farsi impiantare il patrimonio genetico di una seconda madre... e' questo desiderabile? chi lo sa... magari i nostri pronipoti faranno un bel referendum democratico e decideranno se tenere in vita ancora il maschio... il problema e' che i maschi saranno a quel punto molto probabilmente in minoranza nella popolazione mondiale...

Percio' e' meglio che il genere maschile inizi fin d'ora a rendersi un po' meno indesiderabile con quello femminile e con la specie umana... ne va dellla sua stessa sopravvivenza...

Sphere: Related Content

Beckham: "Orgoglioso di essere un'icona gay".

Il divo inglese conferma di essere onorato dalle simpatie omosessuali, ma che è il suo look è merito solo della moglie Victoria.

(Renato Tortarolo - Il Secolo XIX) David Beckham non smette di stupire. Non tanto per le esternazioni sulla sua vita privata o sul sentirsi «orgoglioso di essere un'icona gay» come ha fatto due giorni fa, quanto per la strategia originale che sta adottando in vista dell'addio al calcio. Il 32 enne fuoriclasse inglese, in forza al Galaxy di Los Angeles dove per la verità non ha dato gran prova di sé, si sta preparando infatti al grande salto, al momento di appendere le scarpette al chiodo.

Se la moglie Victoria è tornata ai fasti del pop con il tour insieme alle Spice Girls, il biondo David si sta ritagliando un nuovo personaggio, nato dalle ceneri dello strambo consorte che confessa di indossare i tanga e i sarong della moglie. Dice Beckham, che ormai esterna un giorno sì e un giorno no: «Senza dubbio Victoria ha un'influenza decisiva nel mio look. Credo che tante coppie sarebbero felici di un partner che ti dice cosa ti sta bene e cosa invece no. Che ispiri il tuo senso estetico nel vestire. Sono molto pignolo e, in assenza di mia moglie, mi preparo tutto la sera prima. Devo andare a letto sapendo cosa indosserò sino all'ultimo particolare».

Onore. Da qui, il passaggio successivo: «Sono molto onorato di avere l'etichetta di icona gay». A confermare quest'ultima confessione c'è una campagna pubblicitaria che ha fatto molto discutere, quella dell'intimo Emporio Armani in cui il calciatore è semi sdraiato, con la camicia aperta sul torace tonico e un paio di slip che non lasciano nulla all'immaginazione. Un look studiato nei minimi particolari, che rispecchia il genere "metrosexual": aspetto iper curato, depilazione, uso di cosmesi innovativa.

«Mi è sempre piaciuto apparire in ordine, lo facevo già da ragazzino - dice Beckham - una volta indossai knickerbocker e scarpette da ballo. Mio padre non ci pensò due volte e mi riempì di botte, ma io mi sentivo felice». A dispetto dell'amore per il glamour, però, il calciatore è incappato in clamorose cadute di gusto, come la volta che indossò un sarong di Jean-Paul Gaultier: molto bello ma adatto a una donna e non a un "metrosexual". Anche la sua esternazione sull'uso estemporaneo di intimo femminile, quello di Victoria, gli è costata ripetute umiliazioni mediatiche. Ma Beckham, grazie alla moglie, se n'è tirato fuori e dopo il contratto da testimonial per Armani le sue azioni, nel borsino del gusto, sono risalite. Anche e soprattutto per la parola decisiva della comunità gay: David è un idolo, quindi non si tocca per nessun motivo.

Sphere: Related Content

Ex gay su YouTube: la terapia non funziona.

(Alessia Grossi - L'Unità) A cercare su YouTube tracce della «terapia riparativa» del dottor Nicolosi - medico che negli Usa promette di salvare i gay trasformandoli in eterosessuali - si può rimanere scioccati dal numero di video di ex. YouTube, infatti, offre decine e decine di testimonianze di ex. Ex gay che metterebbero la mano sul fuoco che con loro la terapia ha funzionato. Ex pazienti che ricordano di giovani cavie che si sono arse vive perché incapaci di seguire i dettami del terapista. E, infine, ex ex-gay, quelli cioè che da ex gay hanno avuto una ricaduta. Ma YouTube, anche in questo caso, più che a convincere o a distogliere dall'intento quanti vorrebbero provare a redimersi, ci tiene ad informare. Così c'è chi spiega in che consiste la divina terapia che dovrebbe farti diventare eterosessuale. Come funziona, ma soprattutto cos'è che spinge un omosessuale a chiedere di diventare etero. E a spiegare il fenomeno sono i diretti interessati. YouTube diventa così una sorta di riunione globale degli alcolisti anonimi. Gli alcolisti in questo caso sono i gay, o ex gay, o ex ex gay a seconda che abbia funzionato o meno la terapia di recupero e astinenza. I postatori però non sono anonimi, anzi, ci mettono proprio la faccia per convincerti a perdere l'attrazione nei confronti di esseri umani del tuo stesso sesso. E, come quelli che ti devono convincere a perdere chili con l'aiuto di questa o quella clinica dimagrante, gli ex mostrano le proprie foto prima e dopo la cura.
---

---
Paziente di Nicolosi: la terapia di ex gay non funziona. A parlare su YouTube è Daniel Gonzales, che parla da ex. Non ex gay ma ex paziente del dottor Nicolosi, «terapista per la cura dell'omossessualità e fondatore della Narth, associazione Nazionale per la Ricerca e la terapia dell'omossessualità». Daniel è cresciuto nella Chiesa Battista e dice di aver avuto solo due contatti con giovani omossessuali, uno dei quali tentò il suicidio per non essere riuscito a riconciliare la sua fede con la sua omossessualità. A detta di Daniel due sono le «grandi bugie» che spingono un giovane gay alla terapia di Nicolosi. La prima è che «non si può essere gay e cristiani»e l'altra è che «essere gay non è una vita valida». E il ragazzo si domanda da sé come mai abbia scelto di ricorrere alla terapia riparativa. La risposta è nel contesto religioso nel quale viveva. Più volte Daniel si è trovato a pregare il Signore di farlo diventare eterossessuale. «Ma il Signore non l'ha fatto». Dove non arriva la fede arriverà la scienza. Non restava, dunque, che rivolgersi a Nicolosi, la cui idea scientifica di base - spiega Daniel- è che «il tuo senso di mascolinità è in qualche modo danneggiato e tenti di ritrovarlo in persone che rappresentano quello che ti manca». Detta in parole semplici la terapia ex gay è «il tentativo di convincerti che le attrazioni omosessuali sono qualcos'altro rispetto a ciò che sono in realtà, che hanno altri significati». Le attrazioni forse saranno diverse da quelle che sembrano, ma come dice Daniel in chiusura: «I pesci non volano».
---

---
A proposito di ex, Michael Bussee, invece, è stato uno dei fondatori di Exodus International, una delle più grandi organizzazioni ex gay statunitensi. Ora è un ex ex gay. Michael insomma è gay e spiega a favore del mondo quanto sia inefficace una terapia di conversione a seguito della quale lui stesso si è innamorato di Gary, un altro del gruppo degli ex.
---

---
Ma su YouTube comunque non mancano testimonianze di veri e propri cambiamenti, ex gay sposati, ex gay felici di essere eterosessuali, video di interi gruppi che si raccontano e di terapisti che spiegano. Un esempio sono queste interviste raccolte da una trasmissione canadese, in cui si può ascoltare dalla diretta voce degli ex gay la riuscita trasformazione. Da gay ad ex gay, appunto. Titolo del post: «ex gay ed etero sono la stessa cosa.

Sphere: Related Content

Walter Veltroni scrive a La Stampa: Sui gay Binetti sbaglia.

Caro Direttore,
va riconosciuto al Suo giornale il merito di prestare una particolare attenzione al tema dei diritti civili e di promuovere sull’argomento un confronto non rituale tra opinioni diverse.

In particolare, nei giorni scorsi, ha suscitato scalpore la riproposizione, da parte della senatrice Binetti, della tesi che considera l’omosessualità come una malattia, in quanto tale meritevole solo di essere curata. Si tratta, a mio modo di vedere, di una tesi sbagliata e pericolosa. È una tesi sbagliata perché l’omosessualità è una condizione umana, che non ha senso alcuno ridurre a una patologia e che deve essere rispettata in quanto tale. Ma è anche una tesi pericolosa, perché induce, o almeno asseconda, il misconoscimento dei diritti delle persone omosessuali di condurre una vita normale, senza subire discriminazioni sociali o addirittura, come purtroppo capita ancora con preoccupante frequenza, soprattutto nei riguardi dei più giovani, atti di persecuzione e di violenza, fisica e psicologica.

Nella campagna elettorale per l’elezione diretta del segretario del Pd ho preso pubblicamente un impegno che intendo onorare. Ho detto che il Partito democratico lavorerà, in Parlamento e nel Paese, per contrastare, con la legge, con le buone pratiche amministrative, con l’impegno culturale e civile, ogni forma di intolleranza e discriminazione, tanto più se violenta, correlata con l’orientamento sessuale delle persone. Il primo impegno è il sostegno in Parlamento al disegno di legge del governo contro la violenza sessuale, nel testo di larga convergenza approvato dalla Commissione Giustizia della Camera.

Allo stesso modo, il Partito democratico lavorerà per dare seguito al preciso impegno assunto nel 2006 da tutta l’Unione davanti agli elettori: il riconoscimento con legge nazionale dei diritti delle persone che vivono nelle unioni di fatto, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. In Senato sono all’esame della Commissione Giustizia numerose proposte. I senatori del Pd sono impegnati a costruire il consenso più ampio possibile attorno a un testo che segni un deciso passo in avanti. Penso infatti che il Paese possa e debba unirsi e non dividersi su temi così decisivi per la nostra convivenza civile e che in quanto tali non possono andare soggetti al variare delle maggioranze di governo.

Sphere: Related Content