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giovedì 21 febbraio 2008

GF8, intrighi nella casa. Sospetti, polemiche e lite furibonda tra Roberto e Silvia.

(TGCom) Polemiche e litigi nella Casa del Grande Fratello. Al centro degli intrighi c'è Roberto, che si sfoga con l'amico Gian Filippo, sostenendo che qualcuno ha voluto "tirargli dei colpi bassi": "Hanno voluto mettermi in cattiva luce - afferma il 26enne milanese - Christine è andata a raccontare che io ho rivelato prima le sue nomination e così sto passando per quello che fa i giochetti".

Il "cummenda" spiega poi la sua teoria anche ad Alice: "Christine è venuta a dirmi che io ho detto prima di lunedì sera a Benedetta che lei l'avrebbe nominata e che avrebbe nominato anche Thiago. Ma non è vero!". La vicenda si complica quando Silvia corre in lacrime da Benedetta e le confessa di averla tradita: "Ho fatto un danno! Ti ho messa in mezzo e non volevo!". La verità emerge: Silvia è andata da Christine a dirle che Benedetta sapeva già che lei l'avrebbe nominata, e che a dirglielo era stato Roberto, al quale la ragazza lo aveva confidato. Ecco quindi cos'è successo tra il "cummenda" e la bella Christine. La situazione si complica in vista delle prossime nomination, dato che ora Roberto pensa che sia stata proprio Benedetta a spifferare tutto a Christine.

Roberto, una volta scoperti tutti i retroscena della vicenda, ce l'ha con Silvia: "Silvia è una persona molto strategica con cui litigherò", annuncia il 26enne milanese, dopo la confessione di Benedetta, che gli racconta come siano andate davvero le cose: la ragazza spiega a Roberto che ora Silvia è pentita, ma il "cummenda" non ha certo intenzione di perdonarla, per aver messo zizzania nel gruppo.

Intanto, altrove nella Casa, Gian Filippo e Alice flirtano sempre di più: Nicola sembra sempre più lontano dal cuore della pugilessa romana, che si lascia andare a comportamenti e a commenti espliciti. Mentre Gian Filippo prepara la cena, Alice imprime con un dito sullo sformato appena tirato fuori dal forno le parole "bel tipo". L'intesa tra i due ragazzi è sempre più evidente.

Verso la tarda serata, quando gli animi si sono un po' calmati, inizia il chiarimento tra Silvia e Roberto: Silvia accusa il ragazzo di essere troppo curioso prima delle nomination, Roberto si difende spiegando che "fa solo un giro per chiedere chi sta simpatico e antipatico". Silvia lo incalza, sostenendo che le informazioni che ha arrivano da Lina e Christine, che definisce "due del suo gruppetto": Roberto perde la pazienza, sostenendo che loro non sono più del suo "gruppetto", e incolpa Silvia di essersi "limitata a giudicare senza conoscere".

Silvia però non cede: "A me dava fastidio che già si sapevano prima le nomination!". Il cummenda prova a rispiegare a Silvia il suo punto di vista: "Ma io non l'ho detto! Un conto è dire 'questa persona secondo me potrebbe nominarti perchè non avete rapporto', un altro è dire 'sono sicuro che questa persona ti nomina perchè me lo ha detto'!". Dopo il litigio con Silvia, almeno con Christine Roberto riesce a riappacificarsi: lui le racconta della confessione di Silvia a Benedetta, che gli risparmia l'ingiusto titolo di "spia".

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«Sui gay Zapatero sbaglia» E il giudice non applica la legge.

(Manlio Alfano - Il Giornale) Sono giorni che Fernando Ferrin Calamita non va più in tribunale, da quando ha scelto di servire la morale contro la legge. E per uno che indossa la toga non è affatto un affare scontato. Molti dicono che è un pazzo, per i laici è un bandito, un sovversivo, per i cattolici più intransigenti è una sorta di Don Chisciotte, un hombre vertical, il giudice anti Zapatero. È l’uomo in toga che ha deciso di correre solo contro un sistema di regole nuove, per lui sempre più strette, inaccettabili, immorali. L’ultima parola spetta comunque al Consejo del Poder Judicial, il Csm spagnolo. Il verdetto è arrivato ieri: stia a casa, sospeso.
Tutto comincia con un caso di adozione un po’ particolare, in realtà non il primo che capita per le mani al giudice Ferrin. Susanna e Vanesa sono una coppia sposata, hanno una bambina di 2 anni, Candela. Susanna è la mamma biologica, Vanesa fa richiesta di adozione, vivono insieme tutte e tre, ma vogliono che la legge riconosca come madre anche Vanesa. «Voglio solo che mia figlia abbia anche il mio nome, racconta la donna. L’abbiamo cresciuta insieme, sono con lei ogni giorno, è un mio diritto». Loro sono una coppia secondo le regole. La legge sul matrimonio omosessuale approvata dal governo di Zapatero nel 2005 consente l’adozione in modo regolare. «La legge è dalla loro parte. Sono sposate, hanno avuto la bambina all’interno del matrimonio, dice José Luis Mazon, l’avvocato della coppia. «Non ci dovevano essere ostacoli, pratiche di questo genere vengono risolte in un mese, ma da quando sulla loro strada si è messo quel giudice il loro caso sta diventando un vero e proprio calvario».
Ferrin dal suo studio di Murcia si occupa del caso, lo studia, lo analizza, lo seziona, cerca il lato debole a cui aggrapparsi per attaccare e vincere. Ma contro Susana Meseguer e Vanesa des Heras nessun elemento. Ferrin punta allora tutto sul logoramento, sullo sfinimento della coppia. Quando si riferisce a loro scrive le parole matrimonio e coniuge usando le virgolette, chiede decine di documenti alla coppia, nomina un pool di psicologi per discutere dell’eventualità che la piccola abbia due madri, nomina un difensore giuridico per la bambina, si perde in cavilli, tergiversa, ritarda, si oppone. Passano i mesi, diventano tanti.

Tre anni dopo la coppia non ha ancora nessuna risposta, la richiesta di adozione giace sul fondo di uno scaffale del tribunale della famiglia di Murcia. Scatta la denuncia per «ritardo doloso nell’amministrazione della giustizia». «È inammissibile - dice l’avvocato della coppia -, il giudice deve parlare per bocca della legge non decidere in base alle sue credenze e opinioni morali».
Ma Ferrin Calamita va avanti per la sua strada: «La famiglia è una, io credo in quella. Non c’è da aggiungere altro. Non servono esperti per dire che un bambino per crescere sano abbia bisogno di una madre e di un padre. Creare confusione non aiuta certo il minore». Parole che incendiano gli animi della Federación de mujeres progesistas e la Federazione di gay e lesbiche. Lui, l’ultra cattolico, il «talebano» come lo chiamano le femministe, che nell’87 fece arrestare due ragazzine per topless (autorizzato) a Cadice ora, nella Spagna di Zapatero rischia di essere sempre meno adatto in un tribunale di famiglia.
Lui intanto si difende come può e dice: «Non è un diritto del minore avere una famiglia normale?». Già un’altra volta Ferrin Calamita negò l’affidamento del figlio a una madre divorziata per il fatto di convivere con un’altra donna. Anche in quel caso scontri e accuse: discriminazione nei confronti degli omosessuali. In quell’occasione lui mise nero su bianco negli atti, senza nessun pudore, infischiandosene del «politically correct»: «La condizione omosessuale pregiudica i minori e aumenta sensibilmente il rischio che lo diventino anch’essi». È la legge della sua morale. Ferrin Calamita allora come oggi batte ancora quel suo martelletto per farsi ascoltare. E si sente l’ultimo paladino della deriva zapateriana.

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La Federcalcio tedesca: "Calciatori gay fate outing"... e poi?

(Temis) Il presidente della federazione calcio tedesca ha lanciato un appello. Chiede ai calciatori omosessuali di fare outing. Il fine è quello di rendere pubblica una condizione che spesso rischia di risultare discriminatoria in un settore, come quello del calcio, tradizionalmente considerato virile. D'altro cano anche in Italia sono anni che il gossip perseguita i calciatori: (ex) presidenti di squadre scudettate grandi frequentatori del cd.d. divano del produttore; giocatori (ex) nazionali bisex; etc etc. E il gossip, si sa, talora esalta, ma il più delle volte ferisce.

Quello che, però, il presidente della federcalcio tedesca non ci dice è come intende gestire gli effetti dell'outing. Che saranno dirompenti. Vedi il problema degli spogliatoi. Oggi gli spogliatoi sono contraddistinti in ragione del sesso sull'assunto che sesso si identifichi con sessualità e che la privacy debba essere tutelata (solo) rispetto all'altro sesso. Capite bene, cari sodali, che quando un giocatore ammette di essere attratto dai compagni del proprio sesso nulla potrà essere uguale! cosa accadrà? ci saranno spogliatoi ad hoc? e questo non sarà vissuto come discriminazione? al contempo, gli etero non hanno diritto alla loro privacy?

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Gay africani e arabi si dichiarano, ma online.

(Andrew Heavens - Reuters Italia) Quando Alì ha cominciato a scrivere sul blog che è sudanese e gay, non si è reso conto che andava ad aggiungersi a tutta una serie di omosessuali africani e mediorientali che, di fronte all'ostilità e alla repressione, hanno dichiarato i propri orientamenti sessuali online.

Ma nel giro di pochi giorni al suo blog, black-gay-arab.blogspot.com, hanno iniziato a giungere diversi messaggi.
"Continua così", ha scritto da Dubai il blogger 'Gay by nature'. "Sii fiero e blogga nel modo in cui sei", scrive il kuwaitiano 'ayboyweekly'. A seguire, commenti post e link almeno metà dei quali da paesi della Lega Araba, tra cui Egitto, Algeria, Bahrain e Marocco.
Alì, che indica come propria città Khartoum ma vive in Qatar, è finito in una piccola rete di auto-sostegno di persone che hanno aperto siti web sulla propria sessualità, pur mantenendo segreta la propria identità.
La cautela è cruciale: gli atti omosessuali sono illegali nella maggior parte dei paesi africani e in Medio Oriente, con pene che vanno da diversi anni di prigione alla morte.
"L'idea era partita come un diario. Volevo scrivere quello che ho in testa e in gran parte sull'omosessualità", ha detto Alì a Reuters via e-mail. "A dire il vero, non mi aspettavo tante risposte".
Nel clima attuale, i blogger dicono di aver raggiunto un grande risultato anche solo dichiarando la propria nazionalità e l'orientamento sessuale.
"Se non avete mai sentito o visto dei gay in Sudan allora permettetemi di dirvi che 'Voi non vivete nel mondo reale'", ha scritto Alì in un messaggio ad altri blogger sudanesi. "Sono sudanese e anche un gay fiero".
I sentimenti di Alì trovano eco in un mini-manifesto sul blog "Rants and raves of a Kenyan gay man" (Deliri e farneticazioni di un gay keniota) che sentenzia: "Il gay keniota è un mito e potresti non incontrarne mai uno in vita tua. Comunque, io e molti altri esistiamo; solo, non apertamente. Questo blog è stato creato per consentire l'accesso alla mia psiche, che rappresento migliaia di noi che non siamo rappresentati".

NOTIZIE E ABUSI
Questa forma limitata di coming out, di dichiarasi omosessuali, è valsa ai blogger sia abusi che critiche attraverso i commenti ai loro blog o messaggi di posta elettronica.
Alcuni dei blogger usano il diario in rete per condividere le gioie e i dolori della vita da gay - il dilemma se dichiararsi ai propri amici e genitori, i rischi di incontrarsi in noti bar gay o, secondo il blogger "...and then God created Men!" le gioie di Sharm el-Sheikh, noto luogo di villeggiatura in Egitto .
Altri hanno trasformato i loro blog in notiziari, specializzandosi su notizie di persecuzioni contro omosessuali nella loro zona ma anche all'estero. Il blog GayUganda ha scritto dell'arresto di gay in Senegal questo mese. A gennaio, Blackgayarab ha pubblicato video di presunti abusi della polizia in Iraq.
Il keniota "Rants and Raves" ha scritto che persone gay sono bersagli della violenza elettorale in Kenya, mentre il blogger Gukira ha parlato delle presunte violenze sessuali contro ragazzi nel corso degli scontri. Afriboy ha organizzato un'asta delle sue opere d'arte erotiche per raccogliere fondi che servano ad "aiutare la mia comunità in Kenya".
C'è stato anche un vasto dibattito sulle dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad del settembre scorso sull'omosessualità nel suo paese.
Il numero totale di blogger gay nella regione è ancora relativamente piccolo, secondo i pochi siti web che monitorano la scena.
"C'è un certo numero di persone della comunità (omosessuale) che bloggano sia dall'Africa che dall'estero, ma è ancora abbastanza sporadico", dice il blogger nigeriano Sokari Ekine, che gestisce un elenco di blog lesbici, gay, bisessuali e transgender sul proprio sito web Black Looks.

MODI PER INCONTRARSI
Sacche di gay che usano i blog cominciano a emergere qui e lì.
Ci sono blog che fanno da ponte nel mondo che parla arabo tra il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti. C'è un circolo di auto-assistenza di blogger gay in Kenya e Uganda e un pugno di siti gestiti da gay nigeriani.
Poi c'è il Sud Africa, dove il riconoscimento costituzionale dei diritti degli omosessuali ha incoraggiato molti blogger a dichiararsi apertamente.
"Non preservo affatto il mio anonimato. Abbraccio la nostra costituzione, che ci dà il diritto di libertà di parola... Non c'è niente di sbagliato in quello che sto facendo", dice Matuba Mahlatjie, del blog My Haven.
Oltre la blogosfera, le chat room su Internet e i siti comunitari sono spesso uno dei metodi più sicuri per i gay africani e arabi di incontrarsi, lontano dallo sguardo di una società ostile.
"E' quello che facevo all'inizio, voglio dire: cercavo altri finché non li ho trovati", dice Gug, l'autore del blog GayUganda.
"Oh sì, amo la Rete, e penso sia uno strumento che ha fatto uscire noi gay ugandesi e africani dai nostri villaggi e ci ha fatto capire che l'omofobia del parroco non è una opinione universale. Sorpresa!".

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Il Pd non convince il popolo Glbt. Il dibattito nei Bloggers.

Già, perché mai un gay dovrebbe votare per il PD?
L’ambiente, le tasse, la spesa pubblica, la legalità (quella di Di Pietro o quella dello stato di diritto?), tante belle cose molto “economiciste”. Noi, nei 12 punti del PD non ci siamo. E infatti una quindicina di gay del PD, da Scalfarotto a Benedino, scrivono un pezzo sull’Unità che difende il loro lavoro nelle...

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Perché le persone GLBT non devono votare il pd alle prossime elezioni politiche.

Ogni tanto leggo il blog di Andrea Benedino, un po' per masochismo, un po' perché non trasmettono più "Ai confini della realtà" in tv. Personaggio degli ex Democratici di Sinistra, ex Gayleft, fa parte della nuova schiera di "froci" - uso un linguaggio affine ai suoi nuovi compagni di partito - che militano nel piddì. Motivazione ufficiale: portare dentro il partito della Binetti tematiche come quelle dei...

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Keanu Reeves da guerra nell'action movie "Street Kings".

(Mtv) Le strade di Los Angeles sono un campo di battaglia, soprattutto se sei un poliziotto costretto a farsi giustizia da solo: benvenuti in "Street Kings", action thriller che promette di essere niente male. Parola del trailer, che è appena comparso sul Web.

Le immagini che trovate cliccando sotto sono ruvide e sporche al punto giusto e sembrano confermare la buona mano del regista David Ayer (alla sua seconda prova dopo il successo di "Harsh Times - I Giorni Dell'Odio"). Pure il cast sembra cavarsela bene, dal protagonista Keanu Reeves ai colleghi Hugh Laurie (il dottor House) e Forest Whitaker (Oscar per "L'Ultimo Re Di Scozia").
Insomma: vale la pena di attendere l'uscita nelle sale (11 aprile 2008 negli USA, da noi ancora non si sa).

Ultime due cose sul film: per un certo periodo "Street Kings" era conosciuto col titolo "The Night Watchman". Inoltre, la pellicola nasce dalla penna di James Ellroy, gran maestro del thriller noir ("The Black Dahlia" è roba sua, per esempio). Soprattutto quest'ultima cosa contribuisce a rendere il progetto interessante.
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Cauta apertura dell'Udc ai gay. Cesa: "Non caccerei mai un gay dall'Udc".

No a ricandidatura Mele, è storia chiusa.
(Apcom) "Non caccerei mai un gay dall'Udc, assolutamente. Noi siamo rispettosi della persona in quanto tale, siamo rispettosi della diversità. Naturalmente, su alcune questioni concrete, abbiamo le nostre idee: quando, ad esempio, parliamo di riconoscimenti alle coppie gay, noi diciamo no perché le famiglie tradizionali per noi hanno la precedenza". Lo ha dichiarato Lorenzo Cesa, Segretario nazionale dell'Udc, in un'intervista a Radio Monte Carlo.

Il segretario centrista ha poi assicurato che l'Udc non ricandiderà Cosimo Mele, il deputato centrista che aveva trascorso una notte in una suite dell'hotel Flora in via Veneto a Roma con una donna poi ricoverata in ospedale per un malore a causa del consumo di droga. "Per noi la vicenda è una storia chiusa", ha detto Cesa.

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