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venerdì 30 maggio 2008

Lettonia. Domani il gaypride a Riga. Contrari la chiesa e il comune.

Presenti 2 eurodeputati. Amnesty: clima discriminazione diffusa.
(Apcom) Domani a Riga i gay, bisessuali e transessuali scendono in piazza per il Gay Pride 2008, che sfilerà lungo il fiume nonostante l'ostilità dichiarata della Chiesa cattolica e della 'indifferenza' delle autorità comunali, che hanno chiesto ai cittadini di "ignorare" l'evento.

A prendere una posizione più netta è stato il cardinale Janis Pujats (nella foto), il quale ha scritto al premier, al ministro dell'Interno e al sindaco di Riga chiedendo che la manifestazione venga dichiarata "illegale" in base ai dettami della Costituzione. "In primo luogo perché è diretta contro la moralità e il modello della famiglia esistente nella nostra nazione e protetto dalle leggi fondamentali dello Stato. In secondo luogo, l'omossessualità è contro la natura, e quindi contro le leggi di Dio. Terzo, gli omosessuali rivendicano illegalmente i diritti di minoranza", accusa Pujats.

Il cardinale spiega che le minoranze si distinguono dagli altri "per questioni di nazionalità, lingua, razza, colore della pelle e altre caratteristiche neutre, ma non in base ai valori morali.

Questo - ammonisce - vuol dire che non ci possono essere minoranze di alcolizzati, omosessuali, tossicodipendenti o qualsiasi altro gruppo se si tratta di una minoranza basata su orientamenti immorali."

Al Gay Pride lettone parteciperanno due eurodeputati, l'euroscettica svedese Hélène Goudin e la liberale olandese Sophie In't Veld, che ha chiesto di essere ricevuta dal premier e dal ministro all'Integrazione sociale. Sarà presente anche Amnesty International, inclusa la filiale italiana, che in un comunicato denuncia il "clima di discriminazione diffusa" contro i gay in Lettonia. "Gli ultimi tre Riga Pride si sono svolti in un contesto di grande tensione, con ripetuti attacchi nei confronti dei manifestanti", ricorda l'Ong.

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Milano. Dibattito sulle unioni civili. Bocciata la mozione bipartisan. Pd e Pdl si spaccano.

(Il Giorno) No del consiglio comunale (27 voti contrati, 23 favorevoli e tre astensioni, tra le quali quella del presidente dell’assemblea Manfredi Palmeri) alle unioni civili. O, meglio, alla mozione presentata da Ines Quartieri (Rifondazione comunista) e controfirmata da diversi esponenti della maggioranza (tra gli altri, Giulio Gallera, Carola Colombo, Stefano Di Martino e Giancarlo Pagliarini) per favorire «l’istituzione di un registro comunale delle unioni civili, comprensivo delle coppie dello stesso sesso che ne facciano richiesta». Tema che, ovviamente, ha spaccato gli schieramenti. Al punto che i consiglieri del Pd di matrice Margherita (Andrea Fanzago, Marco Granelli e Babrizio Spirolazzi) hanno bocciato la mozione diversamente dai colleghi di provenienza Ds.
E al punto che l’area liberal di Forza Italia s’è distinta con un convinto sì dalla componente ciellina.
L’esito del voto, arrivato, per di più, nello stesso giorno in cui il governatore dello Stato di New York ha sdoganato i matrimoni gay, ha innescato polemiche persino all’interno delle correnti dei vari partiti. Per ora, comunque, si allontana l’istituzione del registro per le unioni civili sollecitato dalla Quartieri.

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Thailandia: storia di Nong Toom, il pugile che ha cambiato sesso.

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Foto e testo di Silvia Dogliani - dal Campo Firetex di Bangplee a nord di Bangkok (clicca qui)

(Panorama) “Vorrei diventare una ragazza”. La confessione che il piccolo Parinya aveva fatto alla madre risale a quando aveva soli sette anni. Oggi, di anni, ne ha 26, si appresta a tornare sul ring a Stoccolma e il suo sogno di diventare donna è riuscito a coronarlo. In Thailandia la chiamano Nong Toom (foto). Ma il suo vero nome è Parinya Jaroenphon. Nota come l’unico pugile transessuale del Paese, acclamata come una star dai media nazionali, la sua storia diventa pubblica nel 2003, quando il regista, Ekachai Uekrongtham la scrittura per Beautiful Boxer (presentato al 18° Festival del cinema Gay-Lesbo di Milano), un film biografico dove la protagonista è proprio un giovane e talentuoso boxer che sale sul ring truccato come una fanciulla. Nong Toom si guarda indietro e racconta con garbo quelli che sono i suoi primi passi nella vita: “La mia famiglia è di origini umili” racconta timidamente. “Ho il ricordo di un’infanzia colma d’amore ma priva di mezzi. Mia madre è stata sempre il mio grande modello e la mia più forte sostenitrice. Ha deciso di mandarmi a studiare al Wat Si Soda Temple, nel nord della Thailandia. Era l’unica possibilità per farmi avere un’educazione”.

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I primi passi nella boxe. Cresce lì insieme ai coetanei, ma capisce subito di essere diversa, di non percepire come propria l’identità di genere che la natura le ha cucito addosso. “Ho ricevuto il mio primo bacio da un ragazzo a scuola. Mi desiderava perché, a suo dire, ero bello come una donna”. All’età di undici anni diventa monaco. Ed è lì, all’interno del Tempio, che scopre la boxe tailandese mostrando da subito le sue doti sportive. Nonostante gli sfottò di amici e parenti, non si scoraggia e la Muay Thai, la boxe tailandese, diventa la sua unica ragione di vita. Ma nel frattempo, quando ha soli 13 anni, inizia a truccarsi, a prendere ormoni e ad indossare abiti femminili. A 17, racconta, ha il suo primo rapporto sessuale. “Volevo essere come le altre donne ed avere anch’io un vero fidanzato”, spiega.

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L’operazione. “Il mio primo ragazzo era molto innamorato” prosegue. “Ma ho deciso di lasciarlo perché entrambi eravamo pugili ed io mi sentivo più forte. Non potevo avere un fidanzato più debole di me”. A soli 16 anni Nong Toom era già un pugile professionista noto a livello internazionale ma era anche pronto a sottoporsi all’operazione per cambiare sesso. “Ho voluto portare i miei genitori in ospedale. Hanno parlato con i dottori e, nonostante tutto, hanno dato il loro consenso affinché mi operassero”, racconta con un misto di sollievo e tenerezza. Sei ore d’intervento, tre giorni di dolore acutissimo e 90.000 BHT, circa 2 mila euro, da pagare (sette anni fa) accumulati grazie alla boxe.

Boxeur, transgender e anche madre. Una scelta, quella di Nong Toom, che ha cambiato radicalmente anche la sua carriera pugilistica tanto che oggi sul ring combatte solo con le donne. Il prossimo incontro lo farà proprio domani, il 31 maggio, a Stoccolma. La sua carriera sportiva si alterna a quella di attrice e di fotomodella di successo, ma anche di “mamma”, complice la cultura tollerante thailandese nei confronti del terzo sesso, che qui chiamano katoey. “Nutsalah ha 5 anni. La madre naturale è in prigione per droga e io ho deciso di adottarla quando aveva quattro giorni. Ora legalmente sono io sua madre”, continua orgogliosa. “La Muay Thai mi ha dato tutto: i mezzi per aiutare la famiglia, il denaro per affrontare questa operazione e la forza fisica per sopportarla, la fama, il successo ed infine la maternità. Mi manca solo il ‘grande amore’” confessa con un filo di amarezza. “E ora ho solo un sogno: un bravo padre per mia figlia”.

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I gesuiti aprono alle coppie omosessuali. La contentezza di Aurelio Mancuso.


Su "Aggiornamenti sociali" il sì alla registrazione delle convivenze.
(Zita Dazzi - La Repubblica) I gesuiti aprono agli omosessuali e definiscono «scelta giustificabile» quella del riconoscimento giuridico del «legame tra persone dello stesso sesso».
Lo sostengono con un articolo di oltre venti pagine sul numero di giugno di "Aggiornamenti sociali", rivista della Compagnia di Gesù, diretta da padre Bartolomeo Sorge, politologo, scrittore, grande esperto della dottrina sociale della chiesa.
Il problema è analizzato sotto il profilo dottrinale, giuridico, psicologico, storico, sociale. La conclusione è che «il riconoscimento giuridico, quale presa d´atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto concorre alla costruzione del bene comune.

Prendersi cura dell´altro stabilmente è contributo alla vita sociale». Al centro San Fedele di Milano, sede della rivista, spiegano che «lo scopo dell´intervento è quello di aprire uno spazio di dialogo e di confronto sereno, fuori dalle strumentalizzazioni politiche» su un tema molto controverso all´interno del mondo cattolico e della società.
L´articolo mette in fuga subito le possibili obiezioni da parte di chi sostiene che il riconoscimento legale delle coppie gay potrebbe minare le fondamenta del matrimonio tradizionale, cioè l´unione fra un uomo e una donna: "La centralità sociale del matrimonio è collegata al compito della generazione ed educazione di nuovi individui". Anzi "pare difficile" che riconoscere "alcuni diritti fondati su una continuità di una convivenza e di una relazione affettiva" possa portare a una "svalutazione" della famiglia tradizionale o a una rivoluzione sociale.

Per i gesuiti, la richiesta degli omosessuali per ottenere il riconoscimento legale trova sostegno nell´articolo 2 della Costituzione "il quale prescrive che alla persona debbano essere riconosciuti diritti inviolabili e imposti doveri inderogabili sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità".

Quanto alla scelta della forma giuridica di riconoscimento, l´articolo propende per la mera registrazione della convivenza, senza manifestazione di consenso proprio per evitare di "introdurre modelli paralleli a quelli matrimoniali".
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GAY/ MANCUSO: BENE APERTURA DEI GESUITI, SIAMO APERTI A CONFRONTO 'Aggiornamenti sociali': Rilevanza sociale di tutti legami.
(Apcom) "Eppur si muove". Questo il commento del presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso nell'apprendere la notizia secondo cui la rivista 'Aggiornamenti sociali' ha aperto alle coppie omosessuali.

"E' importante che una rivista cosi prestigiosa - commenta Mancuso in una nota - riconosca il valore sociale delle coppie omosessuali cosi come scritto nero su bianco nell'articolo 2 della Costituzione. E' lo stesso principio che noi andiamo sostenendo da anni. Pur da posizioni differenti, da vissuti e percorsi anche lontani è possibile costruire ponti di dialogo, che permettano finalmente anche in questo paese affrontare una discussione che riguarda la vita concreta di milione di persone. Come Arcigay siamo pronti a confrontarci con i Gesuiti, e con tutte quelle parti della chiesa cattolica disponibili a mettere in soffitta gli elmetti e a favorire reciproco ascolto".

"Si possono disciplinare giuridicamente le unioni omosessuali?", si domanda il quindicinale diretto da padre Bartolomeo Sorge. "Se si riconosce, con la Costituzione, una rilevanza sociale di tutti i legami di convivenza in termini di solidarietà e condivisione, questo varrebbe anche per le persone dello stesso sesso. Non sarebbe infatti la connotazione sessuale dei conviventi il criterio che motiva tale riconoscimento. Questa è la prospettiva aperta da un gruppo di studiosi, facendo riferimento alle indicazioni del Magistero e mettendosi in dialogo con altre opinioni alla ricerca di un terreno comune".

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Polemiche molto dure sulla partecipazione dello Iadl ai gaypride.

Sembra non ci sia pace sui gaypride dopo le polemiche suscitate dalla necessità di richiedere il patrocinio al Ministro Carfagna, al sindaco Alemanno, al sindaco Moratti e dopo l'off-limits della piazza San Giovanni causato una sorta di "festival di musica" o presunto tale nell'omonima basilica, ora è la volta dell'adesione e partecipazione di un sedicente gruppo islamico, lo Iadl e dato da Dacia Valent a nome di tale associazione.
Ne abbiamo dato notizia dopo che ci è pervenuto un'agenzia e subito abbiamo ricevuto una robusta quantità di email che denunciavano come insostenibile nonchè irricevibile tale adesione a causa dello stato di gestione di tale associazione portando come esempi, tra i molti, offese nei confronti della religione islamica, (vedi qui) e la gestione poco trasparente ed alquanto disinvolta del premio "La mezzaluna d'oro" (vedi qui) .

Ci teniamo a precisare che Notizie gay ha dato solo la notizia dell'adesione dello Iadl ai gaypride, notizia peraltro pubblica essendo stata diramata da un'agenzia giornalista internazionale (l'Aki, facente capo all'AdnKronos). Notizie gay non fa parte del comitato organizzatore di nessun gaypride che si svolge in Italia o all'esatero. Detto questo non possiamo che invitare tutti coloro che hanno protestato con noi a rivolgere le loro legittime rimostranze e richieste di spiegazioni ai comitati organizzativi dei suddetti gaypride. Per quel che ci riguarda non siamo d'accordo con l'attuale gestione dei gaypride, crediamo che l'iniziativa politica Glbtq debba svolgersi in tutt'altro modo.

Poi per quel che ci riguarda siamo contrari a qualsiasi tipo di discriminazione o persecuzione politica, una pubblica manifestazione deve vedere la partecipazione della maggior parte di cittadinanza ed organizzazioni ma siamo altresì contrari a che sedicenti organizzazioni o associazioni, siano esse politiche che culturali di dubbia fama o costituzione, siano accolte all'interno dei comitato organizzatori o delle adesioni senza le necessarie verifiche. Non si può e non si deve accogliere chiunque per ingrossare le fila dei partecipanti, oltre ad essere pericoloso è di dubbia serietà. E' sempre necessaria una seria vigilanza proprio per evitare polemiche del tipo di cui abbiamo parlato in questo articolo e, a tutt'oggi, ci sembra esserci parecchia superficialità.

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