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lunedì 25 febbraio 2008

Sono trenta gli anni che li dividono. Amanda Lear: "Ho mollato Manuel". Dopo l'Isola dei famosi è cambiato.

(TGCom) "Ho lasciato Manuel. Le cose tra noi non funzionavano più: da mesi ormai lo sentivo lontano da me". Amanda Lear, 59 anni (ndr. in realtà sono 63), dopo sette anni d'amore ha detto addio a Manuel Casella, 29. "La mia è stata una decisione molto dolorosa - dice la Lear a Di Più - La storia ha cominciato a scricchiolare tre anni fa, quando lui ha partecipato all'Isola dei famosi. Dopo il successo ottenuto è cambiato".

Proprio il successo avrebbe rovinato il rapporto di coppia. La prima apparizione in tv di Manuel è nel 2000, Amanda lo sceglie come valletto nel Brutto anatroccolo: “All’epoca non era ancora molto noto e alle serate mondane – racconta la Lear – preferiva la lettura di un buon libro. Gli piaceva studiare, amava visitare musei e le città d’arte. Ed era proprio questo che mi aveva colpito di lui”.

“Tutte queste passioni che ci univano, a un tratto sono finite - continua Amanda – Dopo il reality Manuel ha cominciato ad avere voglia di sperimentare altri campi… Era sempre circondato da molte ragazze… Il suo telefono squillava a qualsiasi ora… E io mi tormentavo l’anima cominciando a sentirmi sola, mentre lui cavalcava l’onda della popolarità”.

La Lear era rosa dalla gelosia e le continue rassicurazioni di Manuel (“Non essere triste Amanda. Sappi che ti amo”) non bastava a placarla: “Nel dicembre scorso però è accaduto qualcosa che mi ha fatto molto riflettere. Quella sera, Manuel mi ha degnato sì e no di uno sguardo, era molto nervoso, quasi infastidito. Mi sono sentita messa da parte”.

Così durante un viaggio a Barcellona gli ha detto addio, lasciando stupito lo stesso Casella. “Mi ha guardato incredulo dicendomi: ma perché?”. Poi ognuno ha preso la sua strada, ma Manuel ha continuato a cercare Amanda: “Mi ha scritto una lunga lettera dicendomi che mi ama e che continuerà ad amarmi”. Intanto però l’ex naufrago pare essersene fatto una ragione, visto che è stato pizzicato con una ragazza sulla spiaggia…e pare che la versione di Manuel sia un'altra, staremo a vedere.

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GF8: Parla Clelia, ex fidanzata segreta di Roberto a Buona Domenica.

(Mari & Kikka) In una domenica del c***o, dove la Kiki ha deciso di rimbalzare i numerosi inviti ricevuti e, conscia di avere la testa piena di pensieri vaporosi, si è messa a guardare Buona Domenica. E chi ti trova? Tale Clelia, che rivela di essere stata la fidanzata segreta di Roberto.
Decide di comparire il TV e raccontare la sua storia perchè, agli occhi dei suoi amici e conoscenti, lei è stata LA fidanzata di Roberto, non “l’altra”. Partiamo dall’inizio…che fortunatamente mi sono persa. Me la sono trovata già bella bellissima in primo piano a parlare con quella cima di mente che è la Perego. Fatto sta che lei ha cominciato ad uscire con Roberto quando lui era (è) ancora fidanzato con Elena. Lui ha portato avanti la storia con lei per più di due anni, continuando a ripeterle di voler lasciare Elena. Si vedevano, uscivano, progettavano vacanze insieme, sia per i lunghi periodi estivi ai Caraibi che per weekend stacca-la-spina a Berlino. Poi, sarà per attaccamento alla famiglia, sarà per affezionamento a Elena, sarà perchè in questi casi è la scelta più facile (!!!), lei ha pensato bene di uscirsene fuori perchè stava impazzendo e non ne veniva a capo. Lui continuava (e continua) a stare con Elena.

Ora Clelia, nei confronti di Roberto, prova solo tanto affetto, nonostante la loro storia sia ancora relativamente fresca: si sono lasciati a settembre 2007, quattro mesi prima dell’inizio dell’avventura del Cumenda nella casa del GF, dopo aver trascorso le vacanze insieme. Tantissime persone erano a conoscenza della loro relazione, proprio perchè questo era il messaggio che passavano alla gente. Si vedevano praticamente tutti i giorni, lui trascorreva spesso la notte da lei, viveva a casa sua. Anche i genitori di Roberto, a detta di Clelia, sapevano di questa storia. E forse anche Elena.

A questo punto, il comportamento di Roberto è messo notevolmente in discussione. Prima afferma di non amare più Elena, all’interno della casa, nonostante provi nei suoi confronti una stima e un rispetto incondizionati. Poi salta fuori questa tresca, nemmeno tanto segreta, portata avanti per due anni. Ha ancora la vostra simpatia (se mai l’avete avuta) oppure ha perso punti? E forse è il caso che mi fermi qui con le domande perchè me ne verrebbero tante altre, ma è meglio che cancelli…

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Elezioni, l'Arcigay vuol fare l'esame ai candidati per non prendere l'ennesima fregatura

L'1 e il 2 marzo si riuniranno a Bologna gli stati generali dell'associazione per decidere sull'orientamento politico in vista delle elezioni di aprile.

(La Repubblica, edizione di Bologna) "Se Berlusconi, Veltroni, Bertinotti e Casini vorranno chiarire meglio le loro posizioni sui diritti di cittadinanza delle donne e degli uomini lgbt, avranno l'occasione per esporle davanti ai rappresentanti della rete territoriale di Arcigay". L' invito viene da Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, che l'1 e il 2 marzo riunirà a Bologna i suoi stati generali per decidere l'orientamento dell' associazione.

Nell'ordine del giorno dei lavori - spiega Mancuso in una nota - "potremmo ritagliare uno spazio per un confronto tra i quattro candidati a premier delle formazioni più importanti che si contenderanno il governo del paese. Naturalmente, sottolineando la nostra autonomia da tutti i partiti ed alleanze - precisa - l'incontro ha un carattere puramente informativo e presuppone la presenza di tutti e quattro gli invitati, senza delega a loro rappresentanti più o meno autorevoli. Il confronto sarebbe condotto da un giornalista, che darà agli interlocutori lo stesso tempo per esporre le proprie tesi".

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A Speciale TG1 Casini: Adozioni gay aberrazione.

(Il mio canto libero) A speciale TG1 Bertinotti e Casini duellano anche sulle unioni omosessuali. Naturalmente Bertinotti difende l'idea di tutelare e valorizzare le diversità, o meglio dice lui "le differenze". Lo fa in modo convinto e deciso, ancora un po' confuso, nel senso che si capisce che pensa a un modello di unioni civili ma non lo riempie di molti contenuti e non lo rafforza di un pilastro indispensabile che è la coerenza della porspettiva e l'uguaglianza tra i cittadini. Fa davvero piacere, però, che sembra appassionarsi sinceramente all'agomento e tenta di replicare e di incalzare Casini non tagliando corto come era accaduto altre volte.

Casini ribadisce e articola anche meglio quanto già aveva detto ad Anno Zero: sì a diritti individuali basati su singole concessioni in alcuni settori (eredità, ontratti d'affitto etc) e su contratti privatistici, no a qualsiasi riconoscimento della coppia in quanto tale persino in forme superblande come i DICO. Per lui la famiglia è e rimane quella di uomo e donna e lo Stato deve continuare a imporre questo unico modello a tutti. Poi ribadisce ancora una volta per lui il fatto che due uomini possano adottare un bambino per realizzare il loro desiderio di paternità è inconcepibile, lo considera "un'aberrazione".
La stessa parola già ripetutami per ben due volte in faccia poco più di una settimana fa.
Qualcuno gli farà notare che anche questa è omofobia? ripeto potrà pure non piacergli la cosa ma si parla comunque di due persone non di due marziani. Anche nell'esprimere disaccordo verso una propettiva si può essere civili! E del resto quanti orfani sono cresciuti nei secoli in conventi di sole suore o soli frati? era anche quella cosa aberrante per il cattolico Casini?

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Cassazione, rapporti omosessuali e incesto. Facciamo chiarezza.

(Famiglia fantasma) Nei giorni scorsi mi è giunta la strabiliante notizia secondo la quale le Sezioni Unite penali della cassazione, considerano l’omosessualità disonorevole come l’incesto.

Questo un articolo di giornale, un pezzo della Repubblica dal tono scandalistico e privo di contenuti. Allora ho cercato il testo della sentenza pubblicata sul sito ufficiale della cassazione. Personalmente non sono riuscito a leggerla tutta. E quel che ho letto mi è sembrato per lo più incomprensibile.

Virgolettate, vi riporto la frase incriminata (che però va interpretata nel contesto, qui è solo estrapolata!): “E’ da aggiungere che la tutela accordata dal primo comma riguarda non solo le dichiarazioni previste dall’art. 63 cpp ma anche tutte le altre dichiarazioni dalle quali potrebbero emergere fatti disonorevoli (un rapporto incestuoso; un rapporto omosessuale) per il testimone.”

Molti sono rimasti allibiti e senza parole di fronte a queste affermazioni. Arcigay ha ritenuto opportuno emanare questo comunicato stampa ripreso a sua volta fa GayNews in toni un po’ più morbidi (il titolo parla di Gaffe), anche essi molto generalisti.

In tutto questo tran tran, mi sono allarmato anche io. Ho subito pensato agli stupri e ai jeans della Mussolini. Ho pensato che un po’ di cyberattivismo non sarebbe poi stato male, quanto meno per chiedere spiegazioni.

Ma per fortuna lungo la strada ho incontrato altre persone che hanno avuto la capacità di operare i giusti distinguo.

Segue una analisi forse non breve. Ma vi assicuro molto interessante, perché frutto dello scambio di opinioni di molte persone. Chi lo legge avrà qualche strumento di riflessione che lo aiuterà ad uscire dalla sindrome da omofobismo che a volte respiriamo in Italia.

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Grazie a Guido Allegrezza e ai suoi Lampi di Pensiero, mi si è chiarito questo: la Cassazione non ha dato un giudizio di merito. Si è limitata a prendere atto che per l’imputato in questione il rendere pubblica la notizia di un rapporto omosessuale sarebbe stato un disonore, per il quale valevano entrambe le seguenti condizioni:
a) il disonore discende dalla condizione personale del soggetto
b) il disonore discende dal contesto sociale in cui l’uomo vive.
E la legge parla chiaro: in questo caso, se sussistono entrambi i due elementi, il reato di falsa testimonianza non è punibile. Insomma: non bastano i convincimenti personali dell’imputato, ma bisogna considerare il contesto sociale.

Poi c’è stata un altra persona, l’avvocato Francesco Bilotta di Avvocatura LGBT – Rete Lenford, che mi ha aiutato a risolvere i seguenti dubbi che avevo. Ve li riporto perché vale la pena rifletterci sopra.

PUNTO PRIMO: Dai delitti d’onore ai reati d’onore
Secondo la legge ogni cittadino deve poter salvaguardare il suo onore. Questo diritto è considerato dall’ordinamento preminente rispetto alla ricerca della verità dei fatti nell’ambito di un procedimento giudiziario.
Probabilmente è una regola perbenista, retaggio di una morale borghese.
Resta il fatto che è una norma del codice penale e la Cassazione (e noi tutti) deve rispettarla.
Un tempo c’erano i delitti d’onore. Oggi sono rimasti i reati d’onore. I delitti d’onore di un tempo erano un modo per colpire la dignitàdelle donne e limitarne la libertà. Ora accade lo stesso con gli omosessuali.

Purtroppo in questo la legge non ci aiuta a liberarci del pregiudizio. Anzi, ci scava la fossa.
Forse è stata fatta a fin di bene, ma ha un vizio di base. Ovvero: questa legge permette alla gente che infrange certi tabù di continuare a fare una vita che non sia messa all’indice. Quindi, in un certo senso tutela i coraggiosi. Tuttavia, questa tutela dell’individuo paradossalmente viene messa in atto irrobustendo il pregiudzio sociale (invece di eliminarlo!). E così per dare vantaggio all’individuo, la legge danneggia la dignità di intere categorie. Dà strumenti a chi considera disonorevole una cosa, ma priva di altrettanti strumenti chi, quella stessa cosa la considera onorevole. Insomma: è una regola che va a braccetto con un certo puritanesimo.

PUNTO SECONDO: Se ribaltassimo i ruoli cosa accadrebbe?
Ovvero, se fossi stato io a voler difendere l’onore della mia relazione con Riccardo, avrei avuto il diritto di nascondere con falsa testimonianza un ipotetico rapporto eterosessuale? La risposta è no, perché manca il punto b) di cui sopra: ovvero la gente non considera disonorevole un rapporto eterosessuale.

Perciò non vedremo mai una sentenza della Cassazione in cui vengano virgolettate in analogia le parole “rapporto eterosessuale” con il termine “incesto”. Il pregiudizio eterosessista c’è. Ma non so fino a che punto sia da imputare alla Cassazione.

Nell’espressione della Cassazione c’è effettivamente qualcosa di inaccettabile. E’ inaccettabile (anche se è un fatto oggettivo) che la società italiana ritenga disonorevole che una persona costruisca una famiglia con una persona dello stesso sesso. Ma non si può dire che la Cassazione sbaglia a prenderne atto.

PUNTO TERZO: Chiariamo cosa è l’incesto secondo la legge.
Infatti, sebbene ogni analogia tra omosessualità e incesto è inapplicabile e fuori luogo, l’incesto è foriero di pregiudizi e tabù che è bene rompere.
Ad esempio, non sapevo che l’incesto non fosse punito dalla legge. L’incesto non è reato! Quindi, questo lo accomuna non solo ai rapporti omosessuali, ma ad ogni altro tipo di rapporto sessuale libero e consenziente: lecito.

Tuttavia non è lecita l’espressione pubblica di rapporti incestuosi, perché la legge punisce lo scandalo che ne deriva. L’amore e l’attrazione incestuosa, non è libera di esprimersi pubblicamente. L’amore e l’attrazione omosessuale sì.
Questa è una gran bella differenza tra rapporto omosessuale e incesto. Una differenza in base alla quale noi possiamo rivendicare i nostri diritti senza andare in galera.
Una differenza in base alla quale possiamo rivendicare il diritto al matrimonio e alla genitorialità con più efficacia di quanto possano le coppie incestuose.

Questa differenza, però, non è chiara a tutti. Ad esempio non è chiara a chi spinge affinché non ci sia riconoscimento pubblico degli affetti omosessuali. Non è chiara a chi pensa che l’omosessualità debba essere lecita solo nella dimensione personale, ma non pubblica. Quindi, questo è un altro motivo per cui anche io ritengo l’espressione della Cassazione quanto meno una gaffe.

CONCLUSIONI
Può sembrare penoso dover sottolineare le differenze tra incesto e omosessualità. Ma ne vale la pena, per vari motivi. Prima di tutto perché entrambi sono realtà sulle quali pesano pesanti pregiudizi (tra loro diversi, ovviamente, ma pur sempre pregiudizi sono). Inoltre, da questa analisi, dovrebbe risultarne una maggiore consapevolezza dell’autorevolezza con cui gli omosessuali rivendicano i propri diritti.

Diritti di famiglia, diritti di coppia. E anche diritti di genitorialità.
Infatti pochi sanno che un Tribunale di Venezia ha riconosciuto rilevanza giuridica all’affetto tra due fratelli. In particolare il giudice ha riconosciuto il risarcimento del danno alla sorella di un uomo morto in un incidente con cui viveva pubblicamente more uxorio, e da cui aveva avuto due o tre figli.
Questo fatto può farci pensare che, fuori dai tabù, la Corte di Cassazione in un certo senso ha associato omosessualità e incesto non perché bollate come immorali, ma perché entrambi oggetto di pregiudizi che arrecano un nocumento e una condizione di non diritto anche quando dalla legge questo non diritto non è affatto espresso.

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Sanremo e la "rivoluzione" delle canzonette. Licenziamenti selvaggi e gay discriminati: tutta qui la rivoluzione.

(Cesare G. Romana - Il Giornale) Insomma, temi come la disoccupazione, i licenziamenti selvaggi, la violenza, la discriminazione degli omosessuali irrompono nel polveroso tran tran sanremese, e subito c'è chi guarda al festival numero cinquantotto, al via domani sera, con lo sbigottimento con cui un lettore di Liala avrebbe a suo tempo sfogliato il catalogo d'una rassegna dadaista. Così Pippo Baudo, che da due anni porta alla kermesse canora argomenti che la miglior canzone italiana fa suoi da oltre mezzo secolo, viene guardato come un bombarolo.
Dunque è proprio vero, tutto è relativo, e ciò che altrove è routine, a Sanremo diventa rivoluzionario. Che un Gigi d'Alessio, che non è precisamente Bob Dylan, scriva per Anna Tatangelo una canzone in difesa dei gay, appare come un evento epocale. Che la brava Valeria Vaglio dedichi il suo brano a una «lei», che il romano Valerio Sanzotta evochi in Novecento personaggi come Moro, Berlinguer e le vittime di piazza Fontana, che Eugenio Bennato ci parli di emigrazione, ebbene, tutto ciò ha i connotati di una normalità che al festival della canzonetta diventa trasgressione, come è ovvio, d'altronde, in una rassegna che si è quasi sempre ricusata al compito primario d'ogni forma d'arte, quello di raccontare semplicemente la vita.
E allora evviva quel guastatore in smoking, carico di giovanile curiosità, che siamo soliti apprezzare in Baudo, settantun anni suonati, e auguriamoci che finalmente le giurie, che l'altr'anno hanno sì premiato il brano di Cristicchi sulla follia e quello di Fabrizio Moro sulla mafia, ma ne hanno grossolanamente puniti altri non meno avanzati, mostrino un'inedita chiaroveggenza.
Le occasioni non mancheranno. Non che siano assenti, dal menu del nuovo festival, esemplari di quel sanremismo che tradotto in soldoni significa sentimentalismo oleografico e déjà vu a pioggia. Ma per una volta non prevalgono: magari con sgomento di quelle major discografiche che contro un festival di qualità si sono sempre spese - ben lo sanno i Tiromancino, scaricati da un'importante multinazionale per un bel brano sui licenziamenti, fortunatamente recuperato da un'etichetta indipendente -, e che oggi annunciano, tramite il vertice Fimi, la morte entro cinque anni della rassegna: laddove il vero interrogativo è se tra cinque anni esisterà ancora la discografia.

Nell'attesa, ben venga quel manipolo d'artisti che a Sanremo 2008 si presenta viaggiando controcorrente, come Loredana Berté che dalla Bibbia trae gli interrogativi angosciosi della sua Musica e parole, narrando il male oscuro d'una civiltà senza più valori né speranze. E Bennato, che sul ritmo antico e nuovissimo della taranta racconta di emigranti, di mare, di sole, delle nostalgie di chi «va per il mondo/ e si porta il sud nel cuore». E perfino Cutugno, Little Tony e Grignani, che neanche loro sono Bob Dylan ma forzano angustie concettuali stratificate nei decenni, per dirci le loro personali battaglie contro le gabbie della vita, verso un futuro diverso.
Poi c'è Gianna Nannini, che alle voci di Giò di Tonno e Loca Ponce, già acclamati nel Notre Dame di Cocciante, affida un inedito dalla sua Pia de' Tolomei, il Colpo di fulmine tra Pia e il futuro marito-carnefice: e ancora una volta l'aliante sanremese vola più alto d'un jet. Ma ecco ancora Frankie Hi-Nrg, il rapper torinese cui compete di dimostrare che l'hip hop nostrano non è fatto solo di Fabri Fibra, include anche personaggi di spessore. E che citando De André e coinvolgendo Roy Paci e Enrico Ruggeri annuncia, sardonico, una Rivoluzione che non si farà, perché anche i ribelli tengono famiglia, eppoi le clientele, i furbetti, i tangentisti, la tivù...
Non siamo sempre, va da sé, a livelli letterari adeguati alle intenzioni. Ma che cale: L'Aura, per esempio, invita a dire basta alla violenza e alle guerre più o meno sante («quante sono le persone/ che in nome del Signore/ finiranno nella cenere?»), con uno stile in cui l'ingenuità fa comunque rima con genuinità. E quanto alla canzone d'amore, c'è chi riesce a sollevarla dal pantano della banalità: come Mario Venuti, che conquista la palma dell'originalità, paradossalmente, adagiando su un ritmo assai moderno romanticismi residuali e perfino medievalismi da torneo cavalleresco. Del tipo: «Se mi battessi per avere un tuo sorriso/ a singolar tenzone...», per dire.
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Festival di Sanremo, la Tatangelo si confessa: canto i gay con in tasca la foto di Padre Pio.

(Paolo Giordano - Il Giornale) Anna Tatangelo, lei è la superfavorita più giovane della storia del Festival.
«In effetti sono emozionata. D’altronde ho appena compiuto ventun anni ma è la quinta volta che vengo qui».
Gigliola Cinquetti vinse a sedici anni, Caterina Caselli a venti ma pochi se lo aspettavano. Invece stavolta pure i bookmaker la danno per certa (anche se Mietta si avvicina).
«Bisogna pur stare al gioco. Però sono scaramantica. Tutta questa attesa mi fa toccar ferro. E poi ho i miei piccoli riti».
Spieghi, forza.
«Prima di entrare in scena mi farò un bel segno della croce. E in tasca porterò una piccola foto di Padre Pio, lui è il mio vero protettore».
Ma diciamola tutta, Anna Tatangelo non ha molto bisogno di aiuti. È una forza della natura che tra l’altro con lei ha alzato la media: oltre a una bella voce, le ha regalato le phisique du rôle (o, per lo meno, le phisique e basta) e per forza lei arriva al Festival che più favorita non si può. Le giurie non si sa, ma il televoto sarà dalla sua parte se non altro perché è riconoscibile, è melodica e il suo brano va a toccare (meno banalmente di quel che sembra) un argomento delicato: l’omosessualità. E poi gliel’ha scritto Gigi D’Alessio e chissà se conta di più che sia il suo compagno o che sia uno dei cantanti italiani più amati. «Lui mi dice sempre: ammazza, hai fatto più Festival tu di me».
Anche a Gigi D’Alessio, cara Tatangelo, è capitato di arrivare papa all’Ariston e poi di uscirne cardinale.
«Lo so che dirlo fa ridere, ma a me importa poco della vittoria. Se ci sarà, ben venga. Però è anche vero che Vasco arrivò ultimo ma poi fece un successo clamoroso. Ma l’importante è cantare bene davanti a milioni di persone che ti guardano».
E che commenteranno il testo de Il mio amico: «Se ami un altro come te/l’amore non ha sesso/il brivido è lo stesso». Per di più si parla anche della discriminazione nei confronti degli omosessuali. Il suo amico come l’ha presa?
«Claudio è davvero uno dei miei migliori amici. Ed è entusiasta, mi ha detto di star serena».
Il sindaco di Sora, la vostra città, lo è invece molto meno. Ha detto: «Con quel brano Gigi D'Alessio ha dato una immagine distorta della nostra gente».
«Sappiamo tutti che nelle città di provincia la discriminazione è più radicata. Dovunque. Ma la nostra canzone non è un attacco a Sora, che tra l’altro io ho sempre portato in palmo di mano. Credo che il sindaco abbia voluto solo farsi pubblicità alle nostre spalle».
Un po’ di polemica non guasta.
«Ma se è fuori luogo, dispiace molto».
Con chi duetterà venerdì sera?
«Con Michael Bolton».
Un gigante di voce e di statura.
«Due anni fa ho acquistato un suo disco e sono rimasta senza parole. Ha un’estensione vocale impressionante».
Ma a lei interessa solo cantare?
«E cantare bene».
Nient’altro? Magari tv, cinema o teatro?
«Michele Guardì mi chiese di recitare nel suo Promessi sposi a teatro nel ruolo di Lucia. Ma ho detto no. E ho fatto così anche per altro».
Per esempio?
«Ho rifiutato un ruolo nella fiction Carabinieri».
Magari avrebbe potuto prendere della Marcuzzi o della Arcuri.
«Ma non è questo che mi interessa. Il mio ruolo è di cantare, solo così mi sento bene. E, se proprio devo dirlo, sono già in tensione per l’esordio del tour di supporto al mio cd Mai dire mai ad Agrigento il 25 marzo. Quelli sì sono i momenti difficili da superare e che mi esaltano. Perciò ho detto di no anche alle proposte che mi sono arrivate da produttori di cinema. Non fa per me».
Mai dire mai.
«Qualche volta sì. Io sono nata per la musica e qui rimango».

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Strasburgo: obbligatoria l'adozione ai single. Bisognava tener conto dei cambiamenti che si sono verificati all'interno della società.

Lo ha annunciato il vice segretario generale del Consiglio d'Europa, intervistato da VITA dopo la presentazione della nuova Convenzione.

(Sara De Carli - Vita) È stato presentata ieri a Strasburgo la bozza della nuova Convenzione europea sulle adozioni di minori. Ci ha lavorato, tra gli altri, Maud de Boer-Buquicchio, olandese, vice segretario generale del Consiglio d'Europa. L'abbiamo intervistata subito dopo la fine della conferenza stampa di presentazione.

Avremo presto una procedura europea per le adozioni?
Io in realtà mi sono concentrata soprattutto sulla procedura per le adozioni nazionali. Naturalmente l'Unione Europea desidera arrivare a una procedura comune per le adozioni, una adozione europea, ma mi creda, c'è molto ancora da fare. Quel che invece è successo al Consiglio d'Europa, un organismo che rappresenta 47 Paesi, è che abbiamo ragionato sui principi dell'adozione nazionale, le condizioni che bisogna garantire nella procedura delle adozioni nazionali. È ovvio che questo avrà conseguenze anche sulle adozioni internazionali, perché una volta che abbiamo stabilito le condizioni, chi può adottare e chi no, e altri principi, è ovvio che anche la procedura internazionale ne risentirà.

Questo documento è una revisione della Convenzione europea sulle adozioni del 1967…
Era necessario aggiornarla, perché sono passati 40 anni. Bisognava tener conto dei cambiamenti che si sono verificati all'interno della società. La Convenzione non è ancora stata adottata dal Consiglio d'Europa, lo sarà presto, a inizio maggio.

Il punto più innovativo è l'apertura all'adozione da parte di coppie dello stesso sesso…
In realtà la prima cosa da sottolieneare è che la nuova Convenzione focalizza tutto sul migliore interesse del minore, la regola base per qualsiasi adozione. E i minori con un sufficiente grado di comprensione devono essere coinvolti, ascoltati, nel processo decisionale: questo deve accadere sempre e comunque quando il minore ha più di 14 anni. La Convenzione poi estende la possibilità di adottare ai single e alle coppie eterosessuali non sposate. Ma tornando alla sua domanda, deve essere chiaro che qundo si parla di coppie dello stesso sesso la Convenzione apre la possibilità, per ogni signolo stato membro, di consentire l'adozione anche per coppie dello stesso sesso. La Convenzione non lo prescrive, lascia aperta la possibilità, a discrezione di ogni Stato: così come lascia a ogni Stato di decidere se queste coppie devono essere sposate o registrate o solo conviventi. Nelle scorse settimane c'è stata una novità importante, la sentenza della Corte europea per i diritti umani che ha condannato la Francia per aver discriminato una donna per il suo orientamento sessuale. È uno sviluppo molto importante.

Mentre per quanto riguarda i single la Convenzione è prescrittiva?
Sì, i single hanno il diritto di adottare, questo è un diritto pieno.

Quindi gli Stati nazionali, una volta che la Convenzione sarà approvata, dovranno cambiare le loro leggi e introdurre l'adozione per i single?
Assolutamente. Questo è un obbligo.

La Convenzione riconosce anche il diritto dei minori a conoscere le loro origini…
Sì, anche se è chiaro che questo diritto cozza contro il diritto dei genitori naturali di rimanere anonimi. Ci deve essere un equilibrio. Bisognerebbe creare o individuare una autorità competente in ogni Stato che decide, di volta in volta, qual è il diritto prevalente: in alcuni casi può decidere di oltrepassare il diritto all'anonimato dei genitori in favore del diritto del minore.

Il testo sarà approvato così com'è o ci sono margini di dibattito?
Stiamo ancora mettendo a punto il testo, poiché la bozza è stata esaminata da alcuni esperti che ora ci stanno rimandando le loro osservazioni. Poi il Consiglio d'Europa lo presenterà al Comitato dei Ministri e allora sarà pronto per la firma. Naturalmente poi ci sarà la ratifica di ogni Paese, anche tra i nuovi membri.

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Oscar, l'Italia vince con le scene di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.

La pellicola violenta e crepuscolare dei Coen vince le statuette per miglior film regia, sceneggiatura non originale e attore non protagonista (Javier Bardem).
"Non è paese per vecchi" trionfa agli Oscar 2008.
L'avversario più agguerrito, "Il petroliere", si consola col premio a Day-Lewis.
Due riconoscimenti all'Italia: Marianelli colonna sonora, Ferretti-Lo Schiavo scenografia.

(Claudia Morgoglione - La Repubblica) Violento, crepuscolare, metafisico, a suo modo nostalgico. Al cento per cento americano, così come il romanzo del grande Cormac McCarty, da cui è tratto. E' Non è un paese per vecchi - ritratto degli Usa in nero, non certo popolare né facile da digerire - il film premio Oscar 2008. Una pellicola, scritta e diretta da Ethan e Joel Coen (nella foto), che ha dunque dimostrato di saper conquistare, oltre ai critici di mezzo mondo, anche i ben più "istituzionali" e paludati giurati dell'Academy. Risultato: quattro statuette pesanti, che comprendono regia, sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista. Un mefistofelico e inquietante Javier Bardem, nel ruolo del killer.

IL SUCCESSO ITALIANO. Ma la cerimonia di premiazione, che si è tenuta come ogni anno al Kodak Theatre di Los Angeles, passa alla storia anche per una doppia affermazione italiana: quella di Dario Marianelli, autore della suggestiva colonna sonora di Espiazione; e quella della coppia Dante Ferretti-Francesca Lo Schiavo, creatori delle immaginifiche scenografie del musical Sweeney Todd, diretto da Tim Burton. Per loro, è la seconda affermazione, visto che un Oscar l'avevano già portato a casa per The Aviator di Martin Scorsese.

LA LOTTA AL VERTICE. Fra i titoli in gara per il miglior film in pole position c'era, oltre a Non è un paese per vecchi, l'altrettanto forte Il petroliere di Paul Thomas Anderson (entrambi con otto candidature), storia di un folle magnate nell'oro nero nella California di inizio Novecento. E si sapeva che la battaglia per la statuetta sarebbe stata tra queste due sanguinolente epopee a stelle e strisce. Alla fine, come si è visto, hanno prevalso i Coen. Ma Il Petroliere si consola con la scontata affermazione di Daniel Day-Lewis come migliore attore protagonista, e con la statuetta per la migliore fotografia.

GLI ALTRI FILM IN POLE POSITION. Nella cinquina della migliore pellicola c'erano anche: l'unica commedia, Juno di Ivan Reitman, già vincitrice alla Festa di Roma 2007 ("Viva le gravidanze delle teenager" ha commentato scherzosamente il conduttore della serata Jon Stewart, riferendosi all'alto tasso di violenza, morte e drammaticità degli altri titoli in gara), che vede premiata la scrittrice cult Diablo Cody per la sceneggiatura originale; Espiazione di Joe Wright, che si aggiudica, come già detto, la colonna sonora; e Michael Clayton di Tony Gilroy, con George Clooney protagonista e candidato miglior attore (sconfitto da Day-Lewis), che ottiene l'Oscar per la non protagonista femminile, Tilda Swinton.

L'AFFERMAZIONE EUROPEA. Un po' a sorpresa la francese Marion Cotillard, ovvero la Edith Piaf del biopic La Vie en rose di Olivier Dahan, vince come miglior attrice protagonista. La pellicola ottiene anche il riconoscimento per il miglior trucco. Mentre, nella corsa al miglior film straniero, prevale l'austriaco Il Falsario, regia di Stefan Ruzowitzky. Per l'Austria, è il primo Oscar della storia.

GLI ALTRI PREMI. Abbastanza scontata, nella categoria animazione, la vittoria del Ratatouille targato Disney-Pixar. Tra i documentari si afferma Taxi to the Dark Side di Alex Gibney ed Eva Orner, storia di un prigioniero afgano torturato in una base americana. Il film d'azione a tutta adrenalina The Bourne ultimatum ottiene ben tre riconoscimenti tecnici: montaggio, sonoro, montaggio sonoro. Gli effetti speciali vanno al fantasy La Bussola d'oro; i costumi a Elizabeth: The Golden age. Tra le canzoni, un po' a sorpresa, vince Falling Slowly, da Once.

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Un appello da prendere sul serio. Paola Binetti nel Pd: Se c’è lei non vi votiamo!


(Bioetica) La presenza di Paola Binetti e della pattuglia teodem (Luigi Bobba, Emanuela Baio Dossi, Dorina Bianchi, Marco Calgaro, Enzo Carra) all’interno dell’Ulivo prima e del Partito Democratico poi è stata fin dall’inizio causa di grave sconcerto per gli elettori e i simpatizzanti del centrosinistra. Cos’ha a che fare un membro dell’Opus Dei, animatrice del Comitato Scienza & Vita a favore della Legge 40, nemica della Legge 194, con forze politiche che – nonostante tutte le prudenze tattiche imposte dai tempi – si vogliono ancora progressiste e liberali? A quale scopo è stata ammessa questa presenza?
Conosciamo tutti la risposta immediata: per acquistare favore agli occhi di Camillo Ruini e delle gerarchie vaticane. Ma questo favore quanti voti ha portato al Centrosinistra? C’è qualcuno che può credere veramente che un cattolico integralista darà mai il suo voto a quelli che per lui rimarranno sempre i «comunisti»? I cattolici sono già rappresentati al meglio all’interno del Partito Democratico: si pensi al senatore Ignazio Marino, la cui opera generosa e autenticamente laica come Presidente della Commissione Sanità è stata non a caso vanificata proprio dai veti della Binetti e dei suoi amici.

Ci sarà probabilmente qualche calcolo astuto che giustifichi lo spazio concesso ai teodem; ma come molte italiche astuzie, anche questa ha mostrato le gambe corte. Il bilancio del Governo Prodi sarebbe stato meno fallimentare, e il Partito Democratico si presenterebbe oggi agli elettori con maggiori chance di successo, se alcune riforme liberali (niente affatto espressione di una minoranza di esagitati «laicisti») fossero passate in Parlamento: il testamento biologico, i Pacs, una drastica revisione della Legge 40. Se questo non è successo si deve appunto al veto dei teodem, in una situazione – ampiamente prevedibile prima delle scorse elezioni – che li ha visti essere l’ago della bilancia in Senato.
Questa situazione rischia oggi di ripresentarsi. In un Senato di nuovo spaccato a metà i teodem potrebbero far lega con i loro omologhi, che quasi monopolizzano la destra.
Per questo motivo, ma anche e soprattutto per un’elementare scelta di coscienza, che ci impedirebbe di votare una persona che giudica l’omosessualità una malattia, non daremo il nostro voto al Partito Democratico se i teodem continueranno a essere presenti nelle liste elettorali. Nessuna presenza di segno contrario, che pure si annuncia, potrà farci cambiare idea.

Non crediamo che si possa giudicare antidemocratica questa scelta. Un partito è di parte; deve fare delle scelte, e non può riprodurre al suo interno ogni articolazione della società. Anche in questo modo – e non solo riducendo il numero dei partiti – si contribuisce alla semplificazione della politica. La stessa Binetti, del resto, non ha risparmiato giudizi pesanti, al limite del veto, su alcune candidature annunciate del PD, come quella di Umberto Veronesi.
Paola Binetti, come sa chi l’ha conosciuta di persona, è umanamente molto simpatica; ma il suo posto non è nel Partito Democratico. L’Italia ha bisogno di scelte nette, non della filosofia del «ma anche».

(Chi condivide queste considerazioni può esporre il banner che abbiamo preparato – una versione ridotta si trova in alto nella sidebar – e, se crede, linkare questo post. Grazie ad Albina Regalzi per l’assistenza grafica.)


Petition on line: Paola Binetti free! Libera il PD da Paola Binetti, libera Paola Binetti dal PD!
Per firmare (con nome e cognome, grazie) qui.

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Unioni civili, nuovo scontro Pd-Sinistra. Arcigay per bocca di Fabrizio Marrazzo si dice pronta a discutere.

Smeriglio: "Non andiamo alla festa per Roma, serve un referendum etico".

(Gabriele Isman - La Repubblica, edizione di Roma) Polemiche tra il Pd che frena e la Sinistra Arcobaleno che vuole l´istituzione delle unioni civili nel programma di Rutelli-sindaco. Così ci va di mezzo anche l´appuntamento di domani al Palalottomatica, la festa con Veltroni e Rutelli intitolata "Viva Roma", con la Sinistra che dice: «Non ci saremo. Avremmo voluto sul palco anche i nostri rappresentanti di questi anni e invece non sono previsti». Ancora una giornata movimentata quella di ieri nel centrosinistra, mentre il Pdl non è riuscito ancora a ufficializzare i nomi dei suoi candidati al Comune e alla Provincia.

Ieri lo stesso Rutelli - parlando di Patrizia Sentinelli, l´esponente di Rc possibile vicesindaco - ha detto: «Con lei lavorerei splendidamente. Le voglio bene e la stimo ma grazie a Dio provo stima verso tantissime altre persone di tanti partiti. E di ticket o di squadra se ne parlerà dopo il programma». E sempre Rutelli, che ieri ha incontrato una delegazione dell´Arcigay, ha precisato che le unioni civili non saranno nel suo programma. «Incontriamo Rutelli lunedì mattina e il programma si chiude in settimana - dice Massimiliano Smeriglio, segretario romano di Rifondazione - L´importante è che i nomi arrivino prima delle elezioni. Quanto alle unioni civili, Rutelli ha esplicitato quanto sapevamo e, anche se su tante cose Pd e Sinistra Arcobaleno convergono, per altri temi, magari etici, propongo un referendum consultivo».

Domani, in ogni caso, la Sinistra annuncia di disertare "Viva Roma" al Palalottomatica aperto ai romani dalle 10.30. E Franco Grillini, altro aspirante sindaco, dice: «La bocciatura del registro delle unioni civili a Roma è una ferita grave per la comunità gay romana. Proprio il Pd ha votato, con la destra, contro le coppie omosessuali e contro i conviventi». Ma Fabrizio Marrazzo, presidente dell´Arcigay Roma, precisa: «Rutelli ci ha detto di essere disponibile a valutare forme di regolamentazioni che eliminino ogni discriminazione verso gay, lesbiche e trans. Possiamo lavorare e valutare con lui queste forme alternative, indipendentemente da nome e forma giuridica». Fin qui il centrosinistra.

E il Pdl? Ieri, nella prima riunione del direttivo romano, ha rinviato stavolta a lunedì alle 12 la scelta dei propri nomi: per il Campidoglio in pole position resta Giorgia Meloni (di An, ma ieri da Matrix Berlusconi ha dichiarato che su di lei «non è stata presa nessuna decisione») e per Palazzo Valentini, Alfredo Antoniozzi (Fi). E invece An ha nuovamente proposto Silvano Moffa alla Provincia. Lunedì saranno presentati anche i candidati vicesindaco (dovrebbe essere azzurro) e vicepresidente della Provincia (probabilmente An). E la voce - rilanciata da Dagospia - di Giancarlo Elia Valori candidato sindaco per il centrodestra, è stata smentita dal coordinatore di Fi Francesco Giro.

Intanto la corsa al Campidoglio ha un altro concorrente, oltre a Rutelli, Grillini, Storace, Luciano Ciocchetti e Willer Bordon: Raffaele D´Ambrosio, del Movimento per l´Autonomia, mentre l´azzurro Michele Baldi si propone come «candidato sindaco supplente». E circolano i primi nomi dei candidati consiglieri: Giuseppe Falcao, figlio del calciatore brasiliano, sarà candidato al Comune per Storace Sindaco e i consiglieri e assessori verdi uscenti si ricandidano in blocco con la Sinistra Arcobaleno.

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Ragazzo gay iraniano rischia espulsione dall'Inghilterra all'Iran con il pericolo di essere condannato a morte.

Si chiama Seyed Mehdi Kazemi, ha poco meno di vent’anni ed è uno dei membri del Gruppo EveryOne. E’ un iraniano omosessuale che a novembre 2005 si è recato da Teheran a Londra per motivi di studio, e che è stato costretto a richiedere l’asilo come rifugiato all’Home Office del Regno Unito in seguito alla scoperta, da parte delle autorità iraniane, della sua relazione omosessuale con un altro ragazzo, già condannato a morte e giustiziato nell’aprile del 2006.

(ImgPress) Parham, il suo partner dall’età di 15 anni, era stato infatti arrestato dalla polizia di Teheran con la fatidica accusa di “lavat” (sodomia) dopo essere stato colto dalle autorità iraniane in compagnia di un altro ragazzo, mentre Medhi già soggiornava in Inghilterra e frequentava il college. Nel corso di un interrogatorio in carcere, Parham è stato costretto dai suoi aguzzini a riferire nomi e cognomi di tutti gli uomini con cui aveva intrattenuto relazioni, tra cui lo stesso Mehdi. La polizia iraniana si è già presentata a casa del padre di Mehdi, a Teheran, intimandogli la custodia del figlio per sottoporlo a giudizio. E’ di pochi mesi fa il verdetto negativo dell’Home Office Britannico, che ha respinto la richiesta d'asilo: Medhi dovrà essere re-impatriato nel suo Paese d’origine perché, secondo il Governo Britannico, non corre rischi di alcun tipo. Medhi è dunque fuggito clandestinamente dall’Inghilterra, intenzionato a raggiungere il Canada, ma è stato fermato dalla polizia di frontiera tedesca. Una volta ascoltata la sua storia, è stato mandato in Olanda (nota per concedere lo status di rifugiati ai gay iraniani), in consegna sempre alle forze di polizia. Tuttavia, il Regno Unito ha presentato in questi giorni all’Olanda una richiesta formale di ripresa in consegna, secondo il Trattato di Dublino e secondo il regolamento CE 343/2003, di Mehdi, per poi provvedere alla sua deportazione in Iran.

Omar Kuddus, dell’associazione Gay Asylum UK, racconta al Gruppo EveryOne di aver ricevuto una telefonata da Mehdi il 18 febbraio scorso, nella quale il ragazzo lo ha informato che è già stato fissato il volo che martedì 26 febbraio lo riporterà in Inghilterra: partirà alle 8 del mattino (ora olandese) da Schiphol, l’aeroporto di Amsterdam, e arriverà a Heatrhrow, Londra, intorno alle 8.30 del mattino (ora inglese).

“Chiediamo una forte presa di posizione dell’Unione Europea, con un commissariamento nei confronti del Governo di Brown” dichiarano i leader del Gruppo EveryOne, che ha preso in consegna il caso, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Il Regno Unito continua imperterrito nel violare le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti dei rifugiati, nonché le direttive e i regolamenti europei che disciplinano le richieste di asilo: lo ha fatto con la lesbica iraniana Pegah Emambakhsh, negandole lo status di rifugiata per non poter provare la sua omosessualità; lo ha ripetuto, appena un mese fa,” continuano “con la vergognosa deportazione nel Ghana di Ama Sumani, malata terminale di cancro che aveva chiesto disperatamente di potersi curare in Inghilterra, a causa dell’impossibilità di farlo nel suo Paese d’origine”.

Il Gruppo EveryOne chiede ufficialmente al Parlamento Europeo e all’Alto Commissario per i Rifugiati dell’ONU, António Guterres, di far sì che venga subito fermata la deportazione del ragazzo e venga concesso allo stesso, nell’immediato, lo status di rifugiato. E’ di appena il 31 gennaio scorso la presa di posizione della Commissione Europea, secondo cui “gli Stati membri non possono espellere o rifiutare lo status di rifugiato alle persone omosessuali senza tenere conto del loro orientamento sessuale, delle informazioni sulla relativa situazione nel paese di origine, ivi comprese le disposizioni legislative e regolamentari e il modo in cui sono applicate.

E’ ora che quanto espresso dalla Commissione europea divenga realtà” concludono i rappresentanti di EveryOne. “Invitiamo tutta la società civile a esprimere il proprio sdegno nei confronti dell’operato del Governo Britannico, che mina ai valori della libertà e della dignità stessa della persona”. La storia completa del giovane, nonché la sua testimonianza, inviata all'Iranian Queer Organization, sarà presto disponibile in italiano sul sito www.everyonegroup.com.

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