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martedì 26 febbraio 2008

Harry Potter, due premi e un bacio (gay).

(Il Messaggero) Il primo bacio è stato studiato per anni, il secondo è arrivato all'improvviso. Parliamo di Daniel Radcliffe-Harry Potter (o viceversa). Per allacciarsi a Cho il maghetto ha dovuto aspettare il quinto libro della saga, L'ordine della Fenice. Per essere baciato da un presentatore su un palcoscenico sono bastati pochi secondi.

E' accaduto alla cerimonia dei Whatsonstage Awards. Daniel-Harry è stato chiamato sul palco per ricevere un premio. Neanche il tempo di prendere posizione che James Corden, attore anche lui ed autore di testi per la Bbc, lo ha abbracciato e baciato appassionatamente sulla bocca (un po' come è accaduto fra Britney Spears e Madonna, ricordate?).

I due sono rimasti avvinghiati nell'appassionato bacio per diversi secondi, tra lo stupore dei presenti alla cerimonia nella quale Henry-Daniel ha ricevuto ben due premi per Equus: miglior esordiente 2007 nel West End e per l'Evento teatrale 2007.
Il giovane attore è rimasto inizialmente interdetto dal moto passionale di Corden, ma poi ha contraccambiato, abbracciando e restando incollato alle labbra dell'entusiasta collega, che ha 29 anni.
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Tricarico: sul palco dell'Ariston scende "la neve blu".

(Florence Ursino - Agenzia radicale) È quasi l'una di notte quando sul palco dell'Ariston fa il suo enigmatico ingresso. Come sempre spettinato, vestendo abiti firmati "Codiceasbarre" (un progetto Onlus realizzato da detenuti), scende lentamente le scale, guardandosi intorno con gli occhi azzurri indifesi, timorosi. Sembra totalmente disorientato. Chiambretti e Baudo, forse in un tentativo di metterlo a suo agio, invadono il suo spazio vitale con eccessiva ironia, facendolo indietreggiare in un silenzio sempre più ostinato. Quando inizia la canzone, "Vita Tranquilla" i suoi occhi diventano, se possibile, ancora più vulnerabili, smarriti, intensi. E, alla fine della performance, l'applauso immediato è qualcosa di inevitabile. E Tricarico abbandona il palco sussurrando un grazie.

Ecco Francesco al Festival, dunque. Lui che non ha il televisore, lui che non è abituato ai riflettori, lui che canta le sue poesie, perché questo sono i suoi testi, dipinti, abbandonandosi al movimento di un animo estremamente sensibile. E "Vita tranquilla" giunge alle orecchie degli spettatori come l'urlo pacato di chi è alla costante ricerca della pace, di chi costantemente e "spericolatamente" si fa inghiottire dalla vita, dai suoi colori, dai suoi misteri. "La musica è un piacere, ma il percorso è sempre molto tortuoso" dice Tricarico.

Ha iniziato a suonare molto giovane, Francesco, dopo essersi diplomato al Conservatorio in flauto traverso. Andava in giro con una piccola band a suonare jazz nei locali di Milano. Poi, nel 2002 esordisce con il singolo "Io sono Francesco", racconto autobiografico che parla della sua infanzia, del padre aviatore morto in volo, che viene premiata col Disco di Platino e altri riconoscimenti. Tricarico non ha intenzione di produrre un album e così al suo primo singolo segue "Il drago", testo profondamente introspettivo e allegorico che però non ottiene lo stesso successo del primo, nel 2001 "La pesca" e "Musica". Del 2002 è la bellissima, onirica "Neve blu", un inno alla forza dei desiderio; nello stesso anno viene pubblicato il suo primo album, "Tricarico" che aprirà i concerti di Jovanotti nel suo "Quinto Mondo Tour".

Ed è del 2004 il suo secondo album, "Frescobaldo nel recinto". L'anno dopo è la volta del singolo "Solo per te", bellissima dichiarazione d'amore e colonna sonora del film "Ti amo in tutte le lingue del mondo" di Leonardo Pieraccioni, che ottiene la nomination al "Nastro d'Argento". Fino a giungere nel 2007 al singolo "Un'altra possibilità", canzone dedicata a chi ha avuto un passato segnato dalla sofferenza e cerca di riscattarsi. Suo è anche il brano inserito nel nuovo album di Celentano "Dormi amore, la situazione non è buona", intitolato appunto "La situazione non è buona", considerata la canzone piò originale del disco.

E, mentre si continuerà a vederlo a Sanremo, si attende l'uscita del suo nuovo album, "Giglio", prevista per il 29 febbraio. Non deluderà, Tricarico. Regalerà ancora, a chi sarà capace di ascoltare davvero, quella delicatezza estrema che lo caratterizza, quella forza ingenua e prepotente che solo i bambini hanno, quelle immagini, quelle visioni che sono viaggi dentro i propri sogni, dentro i propri timori, dentro se stessi.
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Un'altra possibilità.

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GF8. Un eccitatissimo Francesco dice: "Non mi bastano più le coccole ora voglio tutto o niente". Tensioni e litigi nella Casa.

(TGCom) Tensioni nella Casa: Mario ha dato nuovamente prova della propria irruenza. Questa volta se l'è presa con Teresa colpevole di avergli fatto notare di aver bevuto troppi caffè. L'ira funesta del muratore abruzzese si è scatenata: "Devi farti gli affari tuoi e non rompere le scatole" ha detto Mario alla ragazza. Decisa anche la reazione di Francesco alle coccole di Christine: "Non mi bastano più, ora voglio tutto o niente" confessa a Benedetta.

Il romanaccio confessa a Benedetta di non sopportare più la situazione ambigua con Christine: "Non sono di carta ma di carne e ossa". Baci, abbracci, carezze, coccole, sorrisini, grattini e massaggi non gli bastano più. La veejai milanese gli provoca tanta passionalità che Francesco è arrivato a prendere una decisione. Le mezze misure non gli piacciono più: ora vuole o tutto o niente.
Sembra tanto convinto, ma basta che Christine gli si avvicini che la sua arrabbiatura svanisce.

Nel soggiorno Raffaella, Christine, Roberto e Gian Filippo discutono della bellezza. Raffa vuole sapere dai due ragazzi chi sia secondo loro l'uomo più bello della casa. I due provano a spiegare alla napoletana che il bello non è un fatto oggettivo, ma lei non sembra capire. Portato allo stremo, Roberto la accontenta e confessa: "Se fossi una donna mi piacerebbe Gian". Christine aggiunge che ciò che conta non sono i lineamenti, ma i modi di fare di una persona; d'accordo con lei il cummenda e Gian Filippo.

Ed è proprio il marocchino ad essere protagonista di una discussine con Lina. La dottoressa partenopea punzecchia Gian che questa volta reagisce: ne nasce un litigio dai toni forti e il marocchino accusa la ragazza di utilizzare un linguaggio sguaiato e irrispettoso e di essere eccessivamente permalosa.

I ragazzi si preparano per la diretta serale, ignari del fatto che la puntata è rimandata a mercoledì: il Gf glielo ha comunicato soltanto lunedì sera, quando i fratellini erano già vestiti e truccati di tutto punto per la prima serata.

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Nuda al carnevale di Rio, è la bomba sexy di Adriano. Il video osè di Viviane Castro.

(TGCom) Chissà quali delle molteplici doti della prosperosa Viviane Castro avranno fatto girare la testa ad Adriano! Che sia stato il prosperoso décolleté oppure il triangolino pubico di 4 cm sfoggiato al Carnevale di Rio, fatto sta che il calciatore nerazzurro, ora in prestito al San Paolo, è stato vittima di un vero colpo di fulmine. Del resto la bella brasiliana non fa nulla per nascondere le sue meraviglie. Eccovi qualche scatto esemplare...

Il flirt carioca di Adriano non mostra alcuna timidezza davanti ai flash e alle telecamere e posa come mamma l'ha fatta per scatti ormai cliccatissimi in rete. Dopo lo scandalo al Carnevale di Rio, quando Viviane, 25 anni, ha improvvisato una sexy samba coperta solo da un mini cache-sexe che lasciava poco spazio all'immaginazione, sono spuntate una serie di immagini bollenti che di certo non sono sfuggite all'occhio attento del calciatore.

L'attaccante nerazzurro, lontano da Milano per recuperare forma e motivazione, è stato ammaliato dalle forme prorompenti di Viviane, che, tra poco, debutterà senza veli sulla copertina di "Playboy". Una vera bomba sexy per il calciatore, finita anche nel mirino di un regista di film porno, che la voleva come protagonista della sua ultima produzione osé. Ma questa volta, anche per la bollente Castro, era davvero troppo e, dopo aver mostrato tutto, ma davvero tutto dì sé, ha detto "no". Al pressing di Adriano, però, la bella 25enne non ha saputo resistere. E per l'attaccante, in attesa di andare a segno con la maglia nerazzurra, mette in rete un gol... d'amore!
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L'intercettazione telefonica tra Gigi D'Alessio e Anna Tatangelo e la canzone per Sanremo. Anna icona dei portafogli gay?

(Insy Loan) Tratto dalle intercettazioni telefoniche tra Anna Tatangelo e Gigi D’Alessio (fonte: Procura della Repubblica di Napoli).


*A.T: “A Gi’, teng’ lo scuorn!”
G.D.A.: “Pecchè amo’, t’aggia fatt’anna n’coppa a tutti i magazzin, aggio lasciat’muliere’ma comm’ na strunz per sta cu te e tu tien o scuorn?!”
A.T: “Gigì appart’o fatt che pari nu muor e famm…”
G.D.A.: “Amò, ma se song vestit DeGG da ped a ccopp…”.
A.T: “Ma In copp a te pare robb e bancarell. E’ ca tienn’a ffaccia è ppovr. Ma lo scuorn è pecchè ancora nun so ddiventat un Icon ppi ricchuin!! So’ rimast solo ij e chilla stpec’è travestit de la Moratti la n’gopp a Milan”.
G.D.A.: “Amò e che ce vvò?! Tanto chilli abbocan a tutt’. Sto su la tazza do ccess e tieng cinq minut libbberi. Mo te scriv na canzone pe San Rem su nu ricchion ca campp è mmerd e vedi te si nun divient l’icona dell’icone de li ricchiun e vinc pure lu premio dda ggiuria!!”
A.T: “Gigi’, si na bbellezz!”
Non chiedetemi chi mi ha fornito questo preziosissimo reperto ma i fatti sono andati realmente così.
Potete scaricare il fail audio da Ai Insy mettendo la parola chiave: “Tantanghei”.
Insomma Giggino e Annarella si saranno detti: se l’anno scorso quello ha vinto con una canzone sui matti, vuoi che quest’anno non facciamo il botto parlando dei froci?
Sanremo quindi quest’anno stupisce tutti portando agli onori del dell’Ariston una storia di “amori diversi” (che poi era il titolo della canzone Della Casale e della Di Michele e, visto che una adesso canta solo quando fa la doccia e l’altra è finita a insegnare canto nella scuola di Amici, fossi nella Tatangelo, la cambierei piuttosto con una canzone a favore della giad Islamica).
Ma non voglio fare il solito ghei in piena sindrome da minoranza vessata, né sono di quelli che crede che le storie debbano essere raccontate solo da chi ne ha esperienza diretta (o preferite che cantino, a scelta, Malgioglio o Cattaneo?), sarebbe come criticare la Chiesa quando fa esternazioni sulla famiglia e il sesso non avendo nessuno dei suoi esponenti principali alcuna esperienza diretta di questi argomenti.
Fatto sta che alla Tatangelo quest’anno il carro di apertura del ghei praid, legata sul muso del camion come la polena di un galeone spagnolo del ‘600, non glielo toglie nessuno.


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A.T: “Caro Gigi, sono un po’ seccata!”
G.D.A.: “Pecchè amore, sei sulle copertine di tutti i magazine e per te ho lasciato anche la mia adorata moglie. Cos’è che ti tedia?!”
A.T: “Gigi, a parte il fatto che disapprovo il tuo look…”
G.D.A.: “Amore, ma se indosso solo capi D&G…”.
A.T: “Ma indosso a te non rendono. Hai il viso troppo “vissuto”. E poi sono giù perché vorrei tanto essere un’icona ghei!! A non esserlo siamo rimaste soli io e la signora Letiza Moratti di Milano”.
G.D.A.: “Amore come posso allora io aiutarti?! I ghei sono persone di buon cuore che credono nelle favole. Ora mi concentro e scrivo una bella canzone per Sanremo su di loro, tu la canterai e diverrai icona ghei anche tu e chissà che non vinca anche il premio della giuria!!”
A.T: “Gigi, ti adoro!”

traduzione di Insy Loan

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"Sequestrate le opere d’arte di Vittorio Sgarbi".

Una manager torinese pretende 800mila euro per il mantenimento della figlia avuta dal critico otto anni fa.
(Silvia Tironi - Cronaca qui) «Ottocentomila euro? Mi sembra una cifra modesta». L’assessore alla Cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi risponde così all’avvocato Giulia Facchini, che ieri ha chiesto al Tribunale dei minori di Torino il sequestro conservativo del tesoro artistico del critico.
Il legale, che rappresenta Barbara Hary, manager torinese 40enne e madre della piccola Evelina, 8 anni, avuta dalla relazione con Sgarbi, sostiene infatti che «il professore ha provveduto spontaneamente al riconoscimento della piccola però, nonostante la trattativa stragiudiziale ed amichevole intrapresa oltre un anno fa, ad oggi nulla ha provveduto a versare per il mantenimento della bambina, che tuttavia nel tempo ha frequentato seppure non con continuità».

Secondo la richiesta avanzata dalla Hary, 800mila euro in tutto, 2500 al mese fino al compimento del 26esimo anno di età, i soldi serviranno a «coprire le spese effettuate nei primi 8 anni di vita di Evelina, nonchè a contribuire al mantenimento della figlia fino al raggiungimento dell’autonomia economica: la richiesta di un sequestro conservativo è un modo per la conservazione dei beni per eseguire i pagamenti».
A seguito delle dichiarazioni di Sgarbi apparse su alcuni quotidiani e di quelle della signora Rina Cavallini Sgarbi pubblicate da un settimanale circa l’attuale situazione debitoria del professore «la mia assistita - prosegue il legale - ha dovuto chiedere al Tribunale di provvedere, in via d’urgenza, al sequestro dei proventi dell’asta della collezione Sgarbi, prevista per il prossimo 5 marzo a Milano presso la casa d’aste Finante».
«La madre della minore - ha infine dichiarato la Facchini -ha sempre cercato una soluzione amichevole, cui è disposta ancora oggi, soprattutto per evitare di turbare la serenità della figlia».
Secca la replica di Sgarbi: «Il Tribunale ha già negato il sequestro dei ricavi dell’asta e comunque non capisco perché gli venga in mente solo adesso di chiedermi dei soldi, che per altro non ho.
E comunque se si accontenta di questa cifra... - ironizza il critico - si capisce il livello della persona».
Intanto i giudici hanno convocato Sgarbi per il prossimo 3 marzo presso il Tribunale dei minori, ordinandogli di esibire in giudizio i modelli fiscali degli ultimi cinque anni e l’inventario delle opere d’arte in vendita all’asta con l’indicazione del valore stimato per ciascuna opera. «Ci andrà il mio avvocato - conclude Vittorio - io non ci penso minimamente».
Scelta analoga a quella adottata nel procedimento in corso ad Ancona per un’altra presunta paternità.

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Veltroni in difficoltà. Nel Pd esplode la "bomba" cattolica.

Imbarazzo. Walter Veltroni non lo lascia trasparire pubblicamente. Preferisce ricordare che «serve unità e rispetto reciproco», ma è chiaro che lo scontro tra laici e cattolici rischia di far esplodere il Pd.
(Nicola Imberti - Il Tempo) E il segretario non può certo far finta di niente visto che, a scatenare la bagarre, è stato proprio lui con la sua testarda voglia di ospitare i Radicali nelle sue liste.
Una decisione che ha mandato su tutte le furie addirittura Famiglia cristiana, il settimanale dei paolini considerato in passato vicino a posizioni uliviste. Un segnale chiaro che, stavolta, Veltroni ha passato il segno. Così, in un editoriale dal titolo «Pasticcio veltroniano in salsa pannelliana», la testata cattolica si lancia in una lunga intemerata nei confronti del Pd.
Secondo Famiglia Cristiana «i radicali hanno una concezione "confessionale" della loro identità. Ogni scelta, ogni nome ha valore simbolico. La squadra di candidati, negoziata con Walter Veltroni, ha una forte fisionomia radicale, connotata su battaglie che, come ha detto Emma Bonino, "non si interrompono affatto"».
Quali siano queste battaglie, sottolinea il settimanale, è chiaro: aborto, eutanasia, depenalizzazione della droga, abolizione del Concordato e dell'8 per mille. E, «sopra ogni cosa, un'ideologia libertaria, in salsa pannelliana, alternativa alla storia e ai principi etici, economici e sociali di questo Paese».
Certo, continua Famiglia Cristiana, i cattolici potrebbero «non preoccuparsi della pattuglia di radicali nelle liste del Pd se si potesse esercitare il voto di preferenza. Ma siccome le liste sono bloccate, un candidato o un altro fa la differenza, perché comporta da parte del partito l'assunzione di un progetto ideologico».
Parole dure che scatenano l'immediata reazione dei cattolici democratici. A dire il vero, più che di reazioni, si tratta di rassicurazioni. Tutti, all'unisono, spiegano che non bisogna aver paura perché le componenti cattoliche del Pd «vigileranno» sui Radicali che, fanno notare, dovranno comunque sottoscrivere il programma.
«Siamo più uniti, più determinati e fortemente motivati a evitare qualsiasi slittamento» ricorda la senatrice teodem Paola Binetti. «Manifesto e programma del Pd realizzano una sintesi equilibrata che vincola e garantisce tutti contro eventuali forzature» le fa eco il prodiano Franco Monaco.
Completa il quadro delle anime cattoliche del Pd il popolare Giuseppe Fioroni che non ha dubbi: «I Radicali, quando sottoscrivono il nostro programma e si impegnano a rispettarlo in Parlamento, credo offrano un risultato importante». E mentre il veltroniano Giorgio Tonini sottolinea che «la convergenza è avvenuta su tutto compresi i temi eticamente sensibili», Pierluigi Castagnetti invita Veltroni a chiarire che non sarà rimesso in discussione il manifesto dei valori.
Insomma, il clima all'interno del Pd è incandescente, anche perché la polemica esplode proprio nel giorno in cui il candidato premier presenta il suo programma «realistico e ambizioso» per governare l'Italia. Tra i 12 punti anche il testamento biologico, il riconoscimento dei diritti delle persone stabilmente conviventi, la difesa della legge 194. Su tutti e tre i punti, però, il segretario ha lavorato con la logica del «ma anche». Così, parlando di coppie di fatto, non si citano le unioni omosessuali. Il testamento biologico diventa uno degli strumenti per evitare l'accanimento terapeutico e la legge sull'aborto deve essere sì difesa, «ma anche» attuata in tutte le sue parti. Tra l'altro, nonostante Emma Bonino dichiari di condividere la posizione programmatica del Pd sulla pillola abortiva Ru486, nel testo illustrato dal segretario non se ne trova traccia. Che si tratti di un caso?

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A Sanremo governa Chiambretti e Arcigay plaude alla Tatangelo, non bastavano Paola e Chiara?


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Mai dire: tutto tranquillo al Festival. Quando già i cronisti temevano di passare le ore della vigilia a scommettere sulle pulci saltatrici, ecco che uno sconsiderato minaccia di eseguire una personalissima cover di "Stasera mi butto".
(Il Tempo) Ti affacci dall'Ariston e vedi quello sul tetto, i pompieri sotto col telone che si dicono sottovoce "se si lancia si sfracella", e i curiosi con il videofonino che lo incitano all'atto estremo. Così poi magari il film del suicidio finisce su YouTube. Ma è Sanremo o Real Tv? Pippo temeva di replicare la vecchia gag dell'arrampicata sulla balaustra, poi tutto finisce bene. Niente sangue sui fiori.
Rosso relativo. Ma il Festival è di destra o di sinistra? E se si considerano veltroniane almeno un terzo delle canzoni, le altre da che parte pendono? Dai kolkoz spuntano gli ultrà post-sovietici della Sinistra Arcobaleno. Che vorrebbero alla kermesse il leggendario coro dell'Armata Rossa. Con Del Noce pronto a baciare le salme di Breznev e Andropov.
Mimmo e Gianni. La diretta si apre con l'omaggio al mezzo secolo di "Nel blu dipinto di blu". Morandi interpreta Modugno con degno understatement, canta su un filo, spalanca le braccia nel gesto catartico: eppure gli basterebbero le mani. Enigma: perché invece di "Volare" pronuncia "Folare" come un tedesco? Il Papa benedice da lontano.
Ultrapippi. Chiambretti esce con una giacca bianca rubata ai camerieri del Casinò, e scarpe tricolori sospette di vilipendio alla bandiera. Capisci subito che governa lui, come Raul Castro. Infatti dice: «Pippo ha fatto un passo indietro, come Fidel». Fruga Del Noce alla ricerca di un telefonino («impari da Saccà sulle intercettazioni»), poi escono i dodici sosia di Baudo («presi in Cina, con 20 euro te ne danno tre più un resto di Amadeus»). Le maschere di gomma, però, somigliano a Fini.
La botola. Altro messaggio subliminale: per evitare favoritismi politici Pippone esce da un buco sul palco. Al centro, però: molto demitiano. Inutile il tentativo chiambrettiano di accreditare il presentatore come una spia del Kgb, o di farlo scivolare su calembour come «Sia Clemente, non faccia Casini, si comporti da Cavaliere». Dal pullman di Veltroni trasecolano.
La chiameremo Andrea. Gnocca imperiale, e molto umana. Il balletto stile 007 è sbagliato, e le streghe dell'Ariston le fanno perdere la voce, prima di un crollo emotivo sulla spalla di Baudone. La Osvart ammette che sul permesso di soggiorno è qualificata come «domestica». Più tardi dice sommessamente che occorrerebbe dedicare una giornata alla «festa dell'uomo». In milioni di case italiane, le mogli picchiano preventivamente i mariti. Viva Andrea. Con quella bocca può dire ciò che vuole.
Ariston, Cremlino. Spunta il redivivo (e svociato) Cutugno che annuncia di essere tornato dalla Russia dopo un concerto in onore dell'Armata Rossa (again). Dietro le quinte cercano la firma di Toto sulla dichiarazione di apoliticità.
Musica. Dopo un'ora tutti hanno già finito le pizzette e la Fanta ma nessuno ha badato alle canzoni, tranne a quella della talentuosa L'Aura. Poi arriva Frankie Hi Nrg ed è come mettere le dita nella presa della corrente. Intro morriconiana, trombe mariachi, ritornello virale. Invaderà allegramente le radio. Nonna Carmelina fatica a seguire le parole, ma eccole lì sparate in bella vista sulla sepolcrale scenografia del palco. Tutto un profluvio di "tangenti", "vallette nude sotto lo zerbino", "cappucci sulle fronti" e "furbetti del quartierino". "Non si fa la rivoluzione, l'hanno detto in televisione", urla il rapper. Che può contare sui voti dei nostalgici di Silvestri, e di chiunque abbia il fegato a pezzi e le orecchie aperte.
High School. Stamani tutti i bimbi con le occhiaie sui banchi: è tarda sera quando spuntano gli eroi della versione italiana del musical. Che non valgono Zac Efron e compagnia originale, ma tanto i piccoli sono mezzo addormentati..
Ancora musica. Fabrizio Moro piace anche in versione sentimental-vaschista, Anna Tatangelo chiede l'appoggio del circolo «elettorale» della sua Sora: il Paese natio si è diviso sull'amico gay, mentre le lobby omosessuali* plaudono. Canzone confezionata per vincere, non guasterebbe un po' più di cuore e meno glamour vocale. Classico Zarrillo, vibrante Bennato, ammaliante Gazzè. A Tricarico serve un diapason.
Promossi. I quattro giovani che accedono alla finale: Frank Head, Milagro, la dirompente Giua e Valerio Sanzotta, promessa di un folk rock che dà un senso alla memoria e al coraggio di dire le cose.
Troppo forte? Ma quale Hollywood: con Verdone si risparmia. Anche se quel pover'uomo non può essere sempre il salvagente di Sanremo. Le gag? Usurate. Fa più ridere Kravitz, quando ondeggia sul refrain della pippiana "Donna Rosa".
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SanRemo: Arcigay, importante la canzone della Tatangelo.
Così commenta Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay.
(Vita) "Il testo non e' entusiasmante, alcune affermazioni sono figlie di stereotipi, ma nel complesso la canzone della Tatangelo, di cui e' autore Gigi D'Alessio, e' un contributo importante per respingere l'odio omofobico che sta dilagando nel paese".

Il presidente dell'Arcigay, Aurelio Mancuso, giudica cosi' il brano "Il mio amico", interpretato da Anna Tatangelo al Festival di Sanremo. "Aver voluto dedicare al proprio truccatore una canzone dai tratti struggenti, inserendo anche affermazioni importanti, rende meritoria -prosegue Mancuso- la presenza della cantante nella popolare kermesse di Sanremo. 'Il mio amico' e' un omaggio sicuramente a Claudio, ma anche a tutti quei gay che subiscono il pregiudizio, patiscono la solitudine sociale, e s'interrogano sul proprio futuro".

"Per fortuna molti gay e lesbiche, nonostante che nella societa' italiana non sia facile vivere alla luce del sole, riescono a costruire rapporti d'amore stabili e duraturi. 'Che male c'e' se ami un uomo come te' e' una delle frasi che vorremmo ascoltare oltre che dal palco del Teatro Ariston, anche -conclude Mancuso- nelle aule parlamentari. Grazie Anna Tatangelo".
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Sanremo 2008: Anna Tatangelo e la fiera delle banalità.
(Gaywave) Era la canzone più attesa di questo Festival di San Remo. In tanti, dopo le numerose polemiche, aspettavano di ascoltare questo brano di Anna Tatangelo dedicato all’amico gay.
Poteva la giovane amante del già patetico Gigi D’Alessio fare di peggio? No. “Il mio Amico” è quanto di più ridicolo e banale sia stato scritto per raccontare una storia d’amore e d’amcizia gay.

Tralasciando lo stile neomelodico e ripetitivo del brano, ed evitando di dare giudizi sulle qualità canore della ragazza, vogliamo soffermarci sul testo di questo pezzo, esaminarlo con voi. Perché a ben vedere di peggio, forse, non poteva essere scritto.

Che ci crediate oppure no la Tatangelo ha cantato questi versi osceni:

Il mio amico che non dorme mai di notte
Resta sveglio fino a quando fa mattina
Con il viso stanco e ancora di po’ di trucco
lascia i sogni chiusi dentro ad un cuscino
Fa di tutto per assomigliarmi tanto vuole amare come me

Il mio amico avvolto dentro l’amarezza
Mi fa tanta tenerezza

Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso

Il mio amico cerca un nuovo fidanzato
Perché l’altro già da un pezzo l’ha tradito
Dorme spesso accanto a me dentro al mio letto
E si lascia accarezzare come un gatto

Il mio amico mi confida le sue cose
Anche quelle che non sa
Poi mi guarda mentre spegne il suo sorriso
Spera sempre in quell’amore che non ha

Nel cammino dell’amore
Scende sempre quel dolore dentro te
C’è chi ti guarda con disprezzo
Perché ha il cuore di un pupazzo dentro

Se a chi dice che non sei normale
Tu non piangere su quello che non sei
Lui non sa che pure tu sei
Uguale a noi e che siamo figli dello stesso Dio

Dimmi che male c’è

Bene. Quello che è chiaro è che l’amico della Tatangelo (a quanto pare la canzone è dedicata al suo truccatore nonché vecchio amico di infanzia) è uno di quei gay da vizietto: truccato, molto femminile, paranoioco ed infelice.
E sembra anche abbastanza chiaro che la Tatangelo lo tratta come un peluche, meravigliandosi quasi che il ragazzo possa anche non essere così timido e insicuro quando lo accoglie nel suo letto e lo accarezza come un gatto (?).

Un’accozzaglia di banalità quasi offensive, che raccontano il mondo di gay come un universo di persone infelici che vorrebbero essere donne, frustrati da ciò che la natura gli ha procurato: umiliazioni e insulti.
Per carità, sappiamo bene che ci sono ancora oggi situazioni in cui i gay vengono maltrattati e derisi e che in giro qualche omofobo ancora c’è, ma c’è modo e modo di raccontare certe cose, senza necessarimente renderle così patetiche e strappalacrime.
Quello che è evidente di questa canzone è che la “brava” Tatangelo e il suo amante-pigmaglione-tutor Gigi D’Alessio (è lui l’autore di tale meraviglia, non dimentichiamolo) hanno portato a San Remo una canzone furba che vuole intenerire, non far ragionare, con l’obiettivo chiaro di commuovere, senza lanciare alcun messaggio concreto ed utile.

Il nostro timore, reale e possibile, è che questo brano diventi una hit e che saremo costretti a sorbircelo in radio, continuamente, nei prossimi mesi. Che Dio (lo stesso Dio degli eterosessuali, come anche precisa la “bella” Anna) ci aiuti?

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La realtà della prostituzione maschile. Confessioni di un ragazzo in vendita.

Max, ventotto anni, due lauree. Compagnia e sesso per 300 euro.

(Emanuela Minucci - La Stampa) Ciao a tutte! Mi chiamo Max. Sono un ex modello 28 enne di Torino. Con me potrai finalmente trasgredire, sarai al centro delle mie attenzioni, e ogni tuo desiderio diventerà realtà. Potrò accompagnarti a fare shopping, farti compagnia o regalarti esperienze erotiche uniche e indimenticabili...». Ed eccolo qui Max, seduto in un bar di corso Francia con davanti un succo di frutta all’albicocca. Capelli a spazzola, felpa verde, jeans, scarponcini. Così lontano dall’immagine virtuale che lampeggia nel suo annuncio su Internet.

A leggerlo ti aspetti chissà quale sciupafemmine lampadato con il gel che ingessa i capelli. E invece se ne arriva vestito da studente bene, stile «sono fuoricorso perché tanto paga papà». E ti spiazza. Prima a colpi di cinismo: «Per un’intervista di mezz’ora fa 150 euro perchè per vederti ho rinunciato a un incontro di lavoro». Poi perchè scopri che a casa ha un bambino di quattro anni rimasto orfano quando aveva solo 10 giorni: «Eravamo giovanissimi. Mi son messo a fare lo gigolò per tirare su uno stipendio sicuro quando sua madre è morta in un incidente».

I suoi genitori lo pensano dietro una scrivania: impiegato amministrativo di terzo livello. E anche lui, in fondo al cuore, vorrebbe fosse vero. «Smetterei domani se solo potessi. Ma dove trovo 4 mila euro al mese?». E dire che Max (il nome vero è molto meno ruspante) ha avuto pure il tempo di prendere due lauree dopo l’Accademia Aeronautica frequentata a Pozzuoli: «Giurisprudenza e Scienze politiche». Non bara, altrimenti non ti piazzerebbe fra racconti di tanga maculati parole come «secolarizzazione».

Max, mai visto «American Gigolò»?
«No, forse ero troppo piccolo».

Quanto guadagna a sera?
«Lavoro prevalentemente il pomeriggio e la mia tariffa base è oraria: 300 euro».

Anche solo per fare shopping?
«Sì, certo. E sono in molte a chiedermelo. Ma il sesso seguito dalle coccole è la richiesta più frequente».

L’età media delle clienti?
«Dai 35 in su. Ma mi sono dato un tetto: mai oltre i 60».

E se non le piacciono?
«Lo dico subito: non sei il mio tipo. Ma capita di rado, il mio è un lavoro, non un piacere».
L’identikit della cliente tipo?
«Sposata, infelice, ricca, villa in collina».

Professione?
«C’è di tutto. Dalla casalinga all’architetto sino al notaio. Ma sono le prime quelle più assatanate e vendicative».

In che senso?
«Pensi che una volta una si è messa a telefonare mentre facevamo l’amore. E ha detto: “Senti che cosa sta succedendo?”. Mi son chiesto chi ci fosse dall’altra parte: era il marito».

Mai avuto bisogno di aiutini?
«No, quando mi trovo in quella situazione penso ai soldi. E’ l’unico afrodisiaco che funzioni».

E’ accaduto che le sue clienti si innamorassero di lei?
«A volte. A me, no, mai. Nessuna riesce a trasmettermi qualcosa che vada oltre un rapporto ginnico».

Nel suo annuncio spiega che lavora sia a Torino sia a Milano. C’è differenza fra le due piazze?
«A Milano si lavora di più e lì ti possono capitare anche le modelle. Donne che intimidiscono per la loro bellezza e alla fine restano sole. A Torino non si bada a spese».

Che ne pensa della definizione «Torino grigia e bacchettona»?
«Che è soltanto una facciata. Sembra grigia, ma sotto è una brace. Mi ascoltino, i signori mariti: lasciate perdere i congressi e le missioni all’estero. Le clienti dicono tutte la stessa cosa: «E’ la prima volta che lo tradisco. Sono anni che non mi guarda più come una donna».

Che momento è per lavorare?
«Troppo pochi soldi in giro».

E’ fidanzato?
«No, non ci penso neppure. Devo pensare a guadagnare».

E’ felice?
«No. La mattina non sopporto la mia immagine nello specchio. Ma dove trovo un lavoro che renda 300 euro all’ora e allo stesso tempo mi permetta di stare con mio figlio quando voglio?».

Ps: (I 150 euro per l’intervista, non li ha voluti).

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