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martedì 16 ottobre 2007

Elezioni Usa: Perché Giuliani non convince i credenti.

(L'occidentale) Da ragazzo aveva seriamente pensato di diventare sacerdote. Ora la religione può rappresentare un grosso ostacolo nella sua marcia di avvicinamento alla Casa Bianca. Rudy Giuliani è saldamente in testa nei sondaggi sul gradimento dell’elettorato repubblicano e nell’ultimo trimestre si è piazzato al primo posto nella raccolta di fondi elettorali. Eppure, il sindaco d’America non riesce proprio a smorzare gli animi dei christian conservative, componente di peso della base repubblicana, che contestano al cattolico Giuliani le posizioni liberal sulle grandi questioni etiche (aborto e omosessualità) e una vita personale poco in linea con i valori del Grand Old Party (due divorzi e tre matrimoni).

L’ultima spina nel fianco del frontrunner repubblicano l’ha conficcata l’arcivescovo di St. Louis, Raymond Burke, il quale, la settimana scorsa, ha affermato che, in ragione delle posizioni filoabortiste di Giuliani, gli negherebbe il sacramento della Comunione. Parole che ricalcano quanto il vescovo americano affermò 4 anni fa nei confronti di John F. Kerry, candidato Democratico alla presidenza, anch’egli cattolico e pro choice in materia di aborto. Giuliani ha cercato di gettare acqua sul fuoco, rispondendo che mons. Burke è libero di avere una sua opinione, come ne hanno tanti altri. In realtà, il presule di St. Louis non ha espresso una sua idea, ma ha ripetuto quanto stabilisce sulla questione il Catechismo della Chiesa Cattolica. Un documento fondamentale (e vincolante) per i fedeli cattolici. Dal canto suo, Mayor Rudy, fin dall’inizio della sua campagna elettorale, ha affermato di non essere un cattolico praticante, ammettendo di non andare a Messa regolarmente.

L’atteggiamento di Giuliani aveva già trovato negli ultimi mesi, le critiche di un membro dell’episcopato statunitense, il vescovo di Providence, Thomas Tobin, che aveva definito la posizione di Giuliani confusa e ipocrita. D’altro canto, si era capito che aria tirava fin dall’11 marzo scorso quando il settimanale National Catholic Register aveva pubblicato un editoriale di fuoco dal titolo No Deal, Rudy, “Nessun affare, Rudy”. “I Repubblicani – avvertiva il NCR – hanno conquistato il voto cattolico per anni grazie alle loro posizioni pro-life. Se ora proporranno un presidente abortista, questo risultato costruito negli anni svanirà dall’oggi al domani”. Anche la burrascosa vita sentimentale dell’ex sindaco di New York è stata presa sotto tiro dalla destra religiosa. Nel 1968, Giuliani si sposa con sua cugina Regina Peruggi. Dopo 14 anni divorzia, ottenendo l’annullamento dal tribunale ecclesiastico. Quindi, si risposa nel 1984 con la giornalista Donna Hanover, anche lei già divorziata. Infine, nel 2003, il matrimonio con l’infermiera Judith Nathan. Il divorzio con la Hanover è stato preceduto da una battaglia durissima che ha coinvolto anche i figli. Giuliani aveva una relazione con la Nathan già prima della rottura con la moglie. Nel 2002 Giuliani annuncia l’intenzione di separarsi dalla Hanover durante una conferenza stampa. Niente di straordinario, se non fosse che anche la moglie lo viene a sapere in quel modo.

La vita stile soap opera di Giuliani fa venire i mal di pancia a molti conservatori tanto che il blogger Stephen Dillard ha addirittura dato vita al sito Internet “Catholic Against Rudy”. Intervistato dall’Associated Press ad agosto, Dillard ha dichiarato: “Il modo in cui ha trattato la moglie ci fa capire che idea ha Giuliani della famiglia e del matrimonio e che valore dà all’insegnamento della Chiesa sull’adulterio e il divorzio”. Sembra comunque lontana l’ipotesi che i christian conservative possano presentare un proprio candidato, qualora Giuliani ottenesse la nomination repubblicana. L’ex governatore dell’Arkansas ed ex pastore battista, Mike Huckabee, si è detto indisponibile ad una candidatura anti Giuliani. “Una mia candidatura terza”, ha affermato in un’intervista al Washington Post, “servirebbe solo ad aiutare Hillary Clinton. Non penso che sia una buona strategia da parte di coloro che vogliono portare avanti una politica in favore della famiglia e della difesa della vita. Se vogliono farlo, la cosa migliore è che mi aiutino a conquistare la nomination repubblicana”. Intanto, nonostante la “questione religiosa” sia un rompicapo difficile da risolvere Rudy Giuliani non perde la calma e soprattutto il suo ben noto senso dell’humour. In una delle ultime interviste, sollecitato per l’ennesima volta sulla sua vita personale, ha risposto lapidario: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!” (nella foto Rudolph Giuliani in una famosa performance in veste di drag queen)

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Al Teatro delle Erbe di Milano va in scena "El Saqiyeh".

La Compagnia di danza Iskandar in "El Saqiyeh" il 10 Novembre 2007 ak Teatro delle Erbe di Milano. Milano

«Una performance irresistibile»
Dusseldorfer Kultur

“El Saqiyeh è come un’oasi di calma ristoratrice »The Herald

“Un senso di libertà percorreva l’ottimo spettacolo El Saqiyeh, dell’Iskandar Dance Company…creando una meravigliosa armonia tra costumi, danza e musica”. Ballet Magazine

Forte del successo ottenuto al teatro Sadler's Wells di Londra, la nuova produzione dell’Iskandar Dance Company, El Saqieh, celebra la potente integrazione tra lo Shaabi (danza popolare tradizionale), danza contemporanea e teatro attraverso le forma moderne e sempre in evoluzione della Hilal Dance, arte fondata sull’estetica della cultura araba/egiziana.

El Saqiyeh, che significa “il mulino ad acqua”, simboleggia la ciclicità e la continuità della vita e del legame con la terra. I danzatori raccontano una storia di unità e di coesione attraverso il linguaggio a spirali di una calligrafia scolpita dai corpi, che percorre lo spazio con grazia rivelando l’estetica, la serenità e l’anima del puro movimento.

Danzatore e coreografo internazionale, Alessandro el Bascioni ha collaborato con Suraya Hilal ed ha partecipato ai tours europei delle sue recenti produzioni, tra cui Al Janub e Aseel. In El Saqiyeh è accompagnato da due danzatrici e dal celebre percussionista Ibrahim El Minyawi, sulla musica ricca e varia dei Musicisti del Nilo. Gli artisti sviluppano un complesso gioco fatto di movimento, melodia e ritmo, che rivela una sottesa sensazione di forza attraverso l’unità, un equilibrio energetico perfetto fra controllo e abbandono.

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Omofobia nella inglese Royal Navy: A bordo date ai gay bagni e docce diverse.

E` quanto emerge da uno studio del ministero della Difesa inglese pubblicato dal Times. Si dimettono i militari contrari all`ingresso degli omosessuali nelle forze armate.

(Gay tv) Dal 1993 la politica americana del 'don't ask don't tell' vieta ai gay di servire l'esercito. Diverso invece il trattamento riservato ai militari omosessuali della Gran Bretagna, che insieme al Canada è stato uno dei primi corpi ad adottare una politica pro-gay.
I marinai della Royal Navy possono così sfilare tranquillamente al Pride e la British Air Force realizza campagne di reclutamento con un target esclusivamente gay. L'esercito promette tolleranza zero verso ogni atto di omofobia e in caso di civil partnership al compagno è permesso vivere negli alloggi delle basi militari.

Ma non tutto è così semplice come sembra. Uno studio del ministero della Difesa del 2002 sulla convivenza fra gay ed eterosessuali nelle forze armate dimostra che diversi ufficiali della marina hann odato le dimissioni contro l'ingresso degli omosessuali nell'esercito. A riportare la notizia è il Times che parla di un difficile rapporto tra soldati gay e etero. I militari sarebbero riluttanti a spogliarsi e rimanere nudi di fronte ai commilitoni omo e a condividere gli alloggi con loro. Tanto che a là Gardini hanno addirittura chiesto docce e bagni riservati ai gay. Per non parlare poi dell'influenza negativa sui figlioli degli ufficiali provocata dalle coppie dello stesso sesso che giravano indisturbate negli alloggi militari.

I casi di bullismo o molestie che hanno coinvolto gli omosessuali sono risultati per fortuna rari e il ministero giudica positivamente l'arruolamento dei gay nelle forze armate.

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La mappa mondiale dei Paesi che censurano il web.

Tratto dal blog di Sky Tg24 "Reporter Diffuso".
Non conoscevo questa mappa mondiale che evidenzia i paesi in cui sono applicate censure/filtri alla navigazione.
Reporters senza frontiere, se non ricordo male, aveva fatto qualcosa di simile tempo fa, ma questa sembra molto più curata da un punto di vista tecnico.

Sarebbe utile, però, che i dati oggi sparsi tra associazioni ed iniziative spot, venissero aggregati e visualizzati in modo unitario.
In altre parole si potrebbe creare una sorta di mappa mondiale dei comportamenti dei singoli paesi, che tenga conto non solo della censura web ma anche di ogni altro comportamento repressivo o in violazione dei diritti civili.

Una sorta di Planetfeedback dei diritti civili potrebbe avere, a mio parere, un impatto importante sullo sviluppo della democrazia.

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L'arte contemporanea indiana a Milano.

L’India fa parte del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), il gruppo di potenze mondiali emergenti, ed in questi giorni sembra voglia “colonizzare” culturalmente Milano (ed anche Roma). Ci sono tre mostre dedicate all’India. Urban Manners. Artisti contemporanei dall’India, presso l’ Hangar Bicocca. India Arte Oggi: L’arte contemporanea indiana fra continuità e trasformazione, esposta allo Spazio Oberdan. Contemporary Indian Art, allestita all’AR / Contemporary Gallery.

Sono quindici gli artisti che rappresentano l’arte indiana all’Hangar Bicocca in “Urban Manners”, i media sono differenti: scultura, pittura, fotografia, video, installazioni; tutto all’interno di un allestimento appositamente pensato per rafforzare il senso della dualità del mondo indiano che è un tema di fondo della loro opera. Mentre allo Spazio Oberdan si riflette su sessanta anni di arte contemporanea indiana, esattamente dal 1947, data dell’indipendenza della più numerosa democrazia del mondo. Una mostra in grado di abbracciare sei decenni anche grazie ad un esclusivo prestito da parte della National Gallery of Modern Art di New Delhi. Ed infine l’esposizione alla AR Contemporary Gallery che propone quattro artisti, tutti di Mumbai, rappresentanti del new indian style.

Come già accade per la Cina da un po’ di anni, ( ed a tal proposito non si può non menzionare la mostra “Cina: prospettive d’arte contemporanea” organizzata proprio allo Spazio Oberdan nel 2005 ) la nostra cultura si interessa all’arte contemporanea dei paesi che si affacciano al tavolo degli equilibri mondiali e che sembrano in bilico tra tradizione radicata ed estrema modernità. L’India è un paese delle forti contraddizioni, e viene sondato dai propri artisti con opere in grado di parlare ormai anche del nostro mondo.

Urban Manners. Artisti contemporanei dall’India - Hangar Bicocca. Dal 19/10/2007 al 6/1/2008.
Artisti presenti in mostra: Sheba Chhachhi, Atul Dodiya, Anita Dube, Probir Gubta, Subodh Gupta, Jitishkallat, Reena Kallat, Rambir Kaleka, Bharti Kher, Nalini Malani, Raqs, Ragubir Singh, Vivan Sundaram, Hema Upadhyay, Avinash Veeraraghavan.

India Arte Oggi: L’arte contemporanea indiana fra continuità e trasformazione. Spazio Oberdan. Dal 18/10/07 al 3/2/08
Artisti presenti in mostra: Dhruvi Acharia, Navjot Altaf, Atul Dodiya, V.S. Gaitonde, Chitra Ganesh, Scheela Gowda, Sakshi Gupta, Shilpa Gupta, Suboth Gupta, M.F. Husain, Tushar Joag, Jitish Kallat, Saini Reena Kallat, Bhupen Khakhar, Sonia Khurana, Riyas Komu, Bose Krishnamachari, Nalini Malani, Tyeb Mehta, Nasreen Mohamedi, Akbar Padamsee, S.H. Raza, Ravinder Reddy, T.V Santosh, Tejal Shah, Arpita Singh, F.N.Souza, Vivan Sundaram.

Contemporary Indian Art. AR / Contemporary Gallery. Fino al 20/10/2007
Artisti presenti in mostra: Rachana Nagarkar, Tushar Potdar, Sachin Shinde, Kirann Telkar.

Immagine: Sheba Chhachhi - Winged Pilgrims: A Chronicle from Asia, 2006/2007. Courtesy of Hangar Bicocca

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Chiesa nella bufera: Forse domani il Papa annuncia il nuovo concistoro.

Il secondo concistoro di Benedetto XVI: mercoledì la creazione di venti nuovi cardinali

(Franca Giansoldati - Il Messaggero) Domani mattina, salvo sorprese dell'ultima ora, Benedetto XVI al termine dell'udienza generale dovrebbe annunciare la creazione di nuovi cardinali. Sarà il secondo concistoro del pontificato, dopo quello celebrato nel febbraio dell'anno scorso. Stavolta l’elenco messo a punto da Papa Ratzinger riguarderà poco meno di una ventina di futuri principi della Chiesa. Un calcolo che si deduce dal fatto che i posti disponibili all'interno del Collegio Cardinalizio per arrivare al tetto dei 120 è di 17.

Secondo le indiscrezioni che circolano al di là del Tevere la cerimonia, tanto solenne quanto suggestiva, che prevede l’imposizione della berretta vermiglia, il giuramento con l'antica formula latina e il dono dell’anello, dovrebbe essere celebrata il 24 novembre, il giorno successivo della festa di Cristo Re, ricorrenza liturgica che precede l'inizio dell’Avvento.

Papa Ratzinger sembra deciso a muoversi nel solco dei suoi predecessori, vale a dire nel pieno rispetto delle regole vigenti e, anche stavolta, dovrebbe evitare di superare la soglia dei 120 cardinali elettori, i cardinali con meno di 80 anni. Come si sa questo limite stabilito con una legge da Paolo VI, fu derogato più volte da Giovanni Paolo II benché Papa Wojtyla non volle mai metter mano alla norma con una modifica sostanziale.

Le new entry in quello che viene definito il club più esclusivo del mondo si misurano a seconda dei paesi da cui provengono, dalla loro attuale occupazione, se curiali o diocesani, se sono religiosi. In questo caso si guarda a quale ordine religioso appartengono. Il Papa nella distribuzione delle “berrette rosse”, seguendo una specie di manuale Cencelli, è assai attento a mantenere un certo equilibrio per non alterare la rappresentatività della Chiesa nei diversi continenti. Attualmente vi sono alcune grandi sedi residenziali - come la diocesi di San Paolo del Brasile, di Parigi, di Washington o di Varsavia, in attesa di vedere elevato al rango di cardinale l'attuale arcivescovo.

Tra le nomine più attese - per gli italiani - c'è sicuramente il nuovo presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova. Per l'Italia seguiranno monsignor Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro, monsignor Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo ed ex nunzio in Italia, Giovanni Lajolo, Governatore dello Stato della Città del Vaticano e per anni ministro degli esteri, Raffaele Farina, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa e l’argentino Leonardo Sandri, da poco al vertice della Congregazione delle Chiese Orientali.

In lista d'attesa ci sono anche illustri stranieri, come il tedesco Jozef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum e amico personale di Papa Ratzinger, il polacco Stanislaw Rylko e l’americano John Foley. Con la scomparsa del cardinale venezuelano Josè Castillo Lara, grande oppositore di Chavez, morto ieri a Caracas dopo una lunga malattia, il numero complessivo dei membri del Collegio cardinalizio è sceso a 180; di questi 104 hanno il diritto ad eleggere il Papa in un eventuale conclave. Numero, quest'ultimo, destinato a calare ulteriormente da qui al concistoro perché due illustri cardinali, festeggiando gli 80 anni, perderanno il diritto di voto. Si tratta dell’americano Edmunk Kasimir Szoka, per anni Governatore dello Stato della Città del Vaticano ed Angelo Sodano, già segretario di Stato, attualmente Decano del Collegio Cardinalizio

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Veltroni - Guzzanti: La Satira che ci manca,,,

(Tv blog) Il mondo politico è in fermento, weekend di grandi passioni con gli elettori del centrosinistra chiamati alle urne per le Primarie del Partito Democratico.
Tre milioni e mezzo di cittadini (dicono) che hanno tributato, non esattamente “contro ogni previsione”, un autentico plebiscito a Walter Veltroni, nuovo segretario del PD.

Certo, la realtà fornisce già alcuni spunti ironici senza bisogno di grandi elaborazioni, ma la Tv italiana è ancora preda della totale assenza di un programma di Satira degno di questo nome. Luttazzi torna (forse), su La7, Santoro imperversa (anche troppo) su Raidue, ma la satira della tv di stato rimane la grande assente del palinsesto. Per farci due risate sul nascituro PD ci sono giusto le canzoni del Marcorè-Ligabue, infilate quasi clandestinamente nel talk-show Parla con me, nulla di più.

Allora viene naturale ricordare ancora una volta “i tempi che furono”, quando al Pippo Chennedy Show Corrado Guzzanti dipingeva Veltroni, al tempo Vice Premier del primo governo Prodi e Ministro ai Beni Culturali, come un leader politico lamentoso ed infantile, distratto dalle sue passioni che prova ad affabulare gli italiani con i suoi “sogni” e le sue “visioni” scimmiottando Kennedy e Martin Luther King.
Insomma, era il 1997, son passati 10 anni ma sembra oggi.

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Michelle Bachelet: Finanzio personalmente la squadra gay ai Campionati di calcio in Argentina.

Contro-laudatio per Michelle Bachelet.
Oggi la presidente cilena Michelle Bachelet è a Roma, incontrerà le massime cariche dello stato, sarà elogiata da tutta la stampa nazionale e sarà chiamata ad inaugurare l'anno accademico a Roma Tre. Domani, mercoledì, riceverà a Siena una laurea Honoris Causa in Medicina. Ma merita davvero tanti onori?

Quando lo scorso anno si sollevò l'intero mondo dell'educazione cilena, scesero in piazza perfino i bambini delle elementari, l'Università -caso unico al mondo- restò assolutamente silente. Le università cilene, giardino di delizie e di opportunità per i giovani benestanti, con un modello totalmente privatistico ed escludente tramandato da Pinochet a Bachelet, con rette stratosferiche, tra i 7-8.000 e i 15.000 Euro, restavano tranquille. Esplodevano invece le scuole medie, dove centinaia di migliaia di adolescenti sanno di essere esclusi in partenza, per censo, dagli studi superiori. E' esattamente l'opposto dell'Università pubblica e gratuita di Salvador Allende, che l'apartheid sociale voleva superare. Che modello di Università rappresenta Michelle Bachelet oggi a Roma Tre e domani a Siena? La si premia per quel modello di Università?

L'università è una cartina tornasole di una presidenza conservatrice. A un anno e mezzo dall'insediamento nel palazzo della Moneda, il sistema neoliberale alla cilena resta intatto. Lo "stile Bachelet" -pallida attenzione al progressismo e ai diritti civili e mantenimento pieno del modello economico neoliberale- si è tradotto in pochi gesti simbolici, una sconfitta politica nel tentativo di rendere legale la prescrizione della "pillola del giorno dopo" e nel pagare (causando un piccolo scandalo) con una donazione personale della Presidente la partecipazione della nazionale gay di calcio ai mondiali. Poca cosa.

In campagna elettorale la Bachelet aveva venduto una sorta di neoliberismo[1] dal volto umano. A quasi due anni di distanza, proprio educazione e salute sembrano rappresentare i due talloni d'Achille del governo. Con il programma AUGE (finanziato finora con un quinto della cifra promessa), non essendoci la volontà politica di garantire cure sanitarie gratuite ed opportune alla popolazione, che altrimenti smetterebbe di fare inenarrabili sacrifici per pagare la salute privata, sono state scelte dal mazzo una cinquantina di patologie, per le quali lo stato si fa carico ed escluse le altre. Il presidente dell'Ordine dei Medici, Carlos Villarroel, definisce AUGE un progetto discriminatorio e largamente insufficiente. Di fronte a questi fatti, qual'è il motivo per il quale l'Università di Siena concede a Michelle Bachelet una laurea h.c. in medicina? Il ministro Fabio Mussi non ha nulla da obbiettare stavolta?

In questa sede è possibile fare solo brevi cenni ad alcuni dei nodi del perché il governo di Michelle non può non essere criticato. L'esercito, modernissimo, professionale, armato fino ai denti, continua a dragare il 4.5% del PIL. E' il triplo della media latinoamericana (1.5% in media anche per paesi fantasiosamente accusati di militarismo). Secondo Washington il nemico strategico della macchina da guerra cilena sarebbero niente di meno che i movimenti indigeni boliviani (sic!), un paese pauperrimo con appena 20.000 soldatini di leva e un bilancio in difesa pari a 1/20 (un ventesimo, il 5%) di quello cileno. All'estremo Sud, la più dimenticata guerra del mondo, quella che da 150 anni conduce il Cile contro gli indigeni mapuche, segna ogni giorno maggiori strette repressive e centinaia di prigionieri politici. Cinque di loro, e venti familiari, sono in questo momento in sciopero della fame, nell'indifferenza della Bachelet, dei media e di chi la descrive e la premia come "la sinistra responsabile latinoamericana". La Bachelet non ha in programma alcuna conferenza stampa in Italia; che sia per non rispondere a scomode domande su cosa abbia fatto davvero il suo governo per i diritti umani in Cile?

Nel passato mese di agosto, il più grande sciopero generale dalla fine della dittatura, convocato dalla gloriosa Central Unica de Trabajadores (CUT) per mettere in discussione il modello neoliberale si è concluso con una selvaggia repressione, approvata e pubblicamente difesa dalla presidente, che ha causato 760 arresti. I dati ufficiali parlano di una disoccupazione ferma all'8%. Ma da questo numero, apparentemente incoraggiante, sono esclusi centinaia di migliaia di sottoccupati, precari, temporali, mal pagati, in condizioni sindacali che sono le stesse imposte col ferro e col sangue dalla dittatura militare. Altre 140 persone sono state arrestate l'11 settembre: volevano deporre una corona di fiori in un posto proibito: la porta della Moneda della calle Morandé da dove passò il corpo di Allende. Tra loro vittime e familiari di desaparecidos dei quali la Bachelet farebbe parte.

In febbraio il caos provocato dal nuovo piano di trasporti della capitale, il Transantiago, aveva simboleggiato meglio di tutto la cultura politica del governo Bachelet, tagliando fuori dai servizi pubblici interi quartieri popolari, perché non redditizi. Per settimane, decine di migliaia di lavoratori furono costretti a percorrere a piedi anche molti chilometri per raggiungere il mezzo di trasporto più vicino al quale non conveniva più raggiungere capillarmente i quartieri popolari. Il profitto come unico valore dunque, altro che "governo dei cittadini", lo slogan giocato dalla Bachelet quando entrò in carica l'11 marzo 2006.

FINE DELL'INNAMORAMENTO Se la stampa internazionale, in maniera tediosamente banale, disinformata e disinformante, continua ad elogiare Michelle Bachelet, il malessere dei cileni non smette di aumentare. I dati parlano chiaro. Durante buona parte dell'anno 2006, Michelle Bachelet fu il Presidente latinoamericano con il miglior indice di approvazione: aveva il 71% di appoggio secondo il Barometro Iberoamericano di Governabilità. Ma negli ultimi 12 mesi la pazienza dei cileni verso la presidente ha avuto un rapido declinare. Oggi è rovinosamente passata al penultimo posto per approvazione su 22 paesi. Appena il 19% dei cileni continua ad approvare la sua gestione: il 52% ha cambiato opinione. Solo il paraguaiano Nicanor Duarte va peggio di Bachelet, mentre al capo opposto si trova quello che a Washington chiamano "asse del male latinoamericano", l'ecuadoriano Rafael Correa, Hugo Chávez, Evo Morales, tutti tra il 50 e il 60% di approvazione popolare, in compagnia di un alleato di ferro di Washington, il colombiano Álvaro Uribe.

Non solo, ancora l'11 marzo 2006, l'85% dei cileni continuava in qualche modo a credere nel modello. Oggi solo il 39%, meno della metà, continua ad avere fiducia nel futuro economico del paese. E' possibile che la Bachelet abbia avuto la ventura di diventare Presidente al momento della maturazione della società e che non sia peggiore di chi l'ha preceduta, ma è anche vero che questi dati sono sicuramente viziati in positivo dal controllo totale dei media del paese che non fanno che ripetere un messaggio tuttora costantemente favorevole al sistema neoliberale. In Cile non esiste né una televisione, né un grande giornale (tipo La Jornada) che critichi il governo e il modello. Eppure oggi la Bachelet è impopolare in Cile e in America Latina. In un anno e mezzo è passata di fallimento in fallimento verso i propri elettori di centro-sinistra e di trionfo in trionfo verso le oligarchie per le quali è la perfetta garante della prosecuzione del modello neoliberale. Possibile che in Italia, media, governo, università, non se ne sia accorto nessuno?


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Zac Efron è tornato a Los Angeles.

Con le stesse identiche infradito che aveva indossato alla conferenza per gli Australian Kids Choice Awards, ecco Zac Efron in arrivo all’aeroporto di Los Angeles, direttamente dalla terra dei canguri.
Ad accompagnare il giovane attore, che dopodomani festeggerà il suo 20esimo compleanno, c’era il padre David.

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Festival del Cinema Latino e Americano in scena a Milano.

(Milano 2.0) Il Festival del Cinema Latino Americano, dopo Trieste, arriva anche a Milano per il consueto appuntamento al Cinema Gnomo, dal 13 al 18 novembre.

Il Festival dedica maggior, se non esclusiva attenzione a tutte quelle opere che sono marginali, a un'arte filmica curiosa, a volte sublime, ma quasi sempre negletta o sconosciuta e con poco diritto di cittadinanza al di fuori dei circuiti particolari.

Quest'anno a Milano, in collaborazione con Milano Cinema, un percorso che travalica i generi, per sottolineare le diversità, la creatività, le singolari condizioni che fanno il cinema latino americano di cui offriamo il meglio.

L'apertura della rassegna milanese è affidata a un inedito. Da Cuba arriva finalmente la director's cut di Suite Habana, di Fernando Pérez, film manifesto di una generazione, che mostra attraverso le vite di vari personaggi le molte anime di Cuba oggi, tra sogni e contraddizioni,

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Questa volta Scalfarotto ce l'ha fatta.

Ivan Scalfarotto, che nel 2005 sfidò Prodi nelle primarie dell’Unione, domenica era uno dei giovani candidati de “iMille” nelle primarie del Pd.
Come è andata lo racconta lui stesso nel suo blog. “Per quanto mi riguarda la novità sostanziale è che ho fatto un centesimo del rumore mediatico di due anni fa, ma sono stato eletto, e molto bene. Vi dirò la verità, ne sono contentissimo. Non tanto dell’elezione in sé, ma per il fatto che la scelta di non essermi candidato alla segreteria nazionale - come molti mi avevano chiesto di fare - ha dimostrato di essere stragiusta. Entro in assemblea nazionale, e non da solo. iMille saranno presenti anche in alcune assemblee regionali, senz’altro nel Lazio e in Lombardia. Era questo che volevamo, non altro. Nessuna pubblicità personale, ma la possibilità concreta di fare, di partecipare al cambiamento, di dare un contributo vero al possibile riscatto del nostro paese”. “Io credo che questo sia ciò che ci ha unito, e questa sarà la sola molla che ci muoverà nel lavoro all’interno del Partito, un lavoro di apertura e di dialogo, di conoscenza e di incontro con tutte le persone che hanno creduto a questo Partito come abbiamo fatto noi. Penso ai giovani che sono stati eletti, ai tanti candidati che ho conosciuto in campagna elettorale a Milano che hanno deciso di spendersi su di un progetto politico per la prima volta nella propria vita. iMille ripartono da qui, con molta umiltà e moltissimo entusiasmo, consapevoli (e orgogliosi) di assomigliare parecchio a tante delle persone che domenica sono andate a votare."

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La Baronessa di Carini e il dogma italiano dell’happy end.

(Televisionando) E’ terminata ieri sera su RaiUno la miniserie La Baronessa di Carini, con Vittoria Puccini, Luca Argentero, Enrico Lo Verso e Lando Buzzanca, che ha fatto registrare ottimi ascolti, vincendo le serate di domenica e lunedi con una media di 6.191.000 telespettatori e uno share medio del 26%.

Della miniserie e della tendenza della fiction italiana di proporre a distanza di anni i remake degli sceneggiati anni ‘60 e ‘70 abbiamo già parlato (qui l’articolo) suscitando l’interesse degli affezionati lettori di Televisionando e degli appassionati del genere fiction “storica”. Ma la Baronessa, titolo peraltro piuttosto bistrattato nella promozione Rai, ha stimolato l’interesse per la micidiale scelta di molti sceneggiatori di rivoluzionare le storie-fonte, forzandole puntualmente al lieto fine. E così se nel 1975 la Baronessa Laura Lanza, reincarnazione di un’omonima vissuta 300 anni prima uccisa con il suo amante per mano del marito geloso, tornava ineluttabile al suo destino di morte con l’amato bene, nel 2007 si vendica del marito e vive felice e contenta nei prati siciliani con il suo vero amore. Svolta femminista o semplice violenza narrativa?

Per rinfrescare la memoria a quanti non ricordino lo sceneggiato Rai del 1975 o non l’abbiano mai visto, L’amaro caso della Baronessa di Carini (questo il titolo della prima versione tv) si ispira ad un antico “cunto” siciliano del Cinquecento - diffusosi in tutta Europa - cha narra la triste vicenda di una nobildonna uccisa dal padre per lavare l’onta dell’adulterio da lei consumato. Circolano presto diverse versioni della ballata da cui, dopo un’attenta ricerca e un lavoro di ricostruzione storico-letteraria, Lucio Mandarà, sceneggiatore della prima versione, ricompone una storia tra il giallo e il noir ambientata nell’Ottocento che ruota intorno alla reincarnazione dei protagonisti del fatto di sangue, che torna, ineluttabile, a compiersi con le stesse modalità 300 anni dopo. Un racconto di suspence, una narrazione fondata su un amore impossibile e sulla predestinazione, che rendono la storia ancor più torbida ed appassionante e che lega il pubblico all’”amaro” destino dei suoi beniamini (all’epoca interpretati da Ugo Pagliai e Janet Ågren). La sigla dell’edizione 1975, che vi proponiamo nel video qui sotto, è proprio la ballata trasmessaci da Otello Profazio, e cantata da Gigi Proietti, che racconta la storia della Baronessa di Carini. Da notare come si faccia esplicito riferimento alla natura “popolare” del soggetto. Inoltre va ricordato che la prima puntata fu introdotta da una “prefazione” dello stesso Mandarà che illustrava al pubblico Carini e la storia della Baronessa, in perfetto stile “tv pedagogica“.

Da questo materiale partono gli sceneggiatori del 2007 (Anna Samueli, Lorenzo Favella ed Enrico Medioli) ottenuta la liberatoria da Lucio Mandarà ad utilizzare il suo soggetto (e qui ringrazio pubblicamente dell’informazione Vagasilvio, nostro appassionato lettore).
Senza tornare al “testo-fonte”, che essendo frammentato in centinaia di versioni avrebbe potuto fornire mille altre possibilità narrative per portare sullo schermo un nuovo taglio alla vicenda della Baronessa, gli sceneggiatori decidono di lavorare sul “già fatto” senza rinunciare a lasciare la propria firma. Ma lo fanno nel modo più sbagliato, a nostro modo di vedere, ovvero cambiando il finale.
Senza scomodare gli studiosi di narratologia, si sa, però, che cambiare il finale non vuol dire dare una nuova interpretazione di una storia già raccontata, bensì raccontarne un’altra. Trasformare la predestinazione (morte) in ribellione e rivalsa (happy end) vuol dire cambiare il senso stesso della storia, la sua “morale”, e modificarne il genere, che da noir venato di mistery diventa un comune romanzo rosa con una spruzzata di esoterismo.
No, non ci siamo. Tralasciamo gli effetti di montaggio sulle numerose (e a un certo punto ripetitive) sedute di ipnosi che permettono ai protagonisti di ricordare la propria vita precedente, con dissolvenze al bianco e tagli di zoom che ricordano i R.I.S., tralasciamo la recitazione, che però ci permette di riscoprire un bel Lando Buzzanca, ma non possiamo ignorare il finale.

Sul perchè di questa scelta saremmo davvero curiosi di sentire gli autori (qui però potete trovare le note di produzione rilasciate dalla Rai). La rivendicazione di un amore degno di essere vissuto non può certo reggere, tantomeno qualche giustificazione sulla necessità di liberare la donna dalle violenze di un matrimonio combinato. Questa storia non prevede il libero arbitrio, concederlo vuol dire violentare la propria materia narrativa. Che davvero la fiction italiana sia convinta che il pubblico non accetti un finale diverso da quello lieto? Così parrebbe, se consideriamo un altro capolavoro Rai degli anni ‘60, La Cittadella, che nel 2004 non solo non “uccide” la moglie del dottor Manson - moglie che con la sua morte aveva invece determinato la svolta professionale e umana del marito -, ma che per di più le regala un figlio sconfiggendo miracolosamente la sua infertilità.
Consiglierei a quanti realizzano oggi fiction di rivedere un po’ di titoli degli anni ‘70, quando la parola d’ordine era sperimentare.
In breve sulla scena finale della Baronessa, complice la protagonista e le crinoline, credevamo di essere a Rivombrosa.

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"Farragut North" da Broadway con Gyllenhaal a Hollywood con DiCaprio.

Si sa come funzionano le cose ad Hollywood: uno ha un progetto, tira in ballo l'altro, che magari è amico di quell'altro o stanno insieme alla stessa festa.
E il gioco è fatto: il film è pronto. Un po' la stessa cosa deve essere successa con Furragut North, lavoro teatrale prossimo al debutto a Broadway, con Jake Gyllenhaal come attore e Mike Nichols come regista.

Qualcuno deve aver pensato subito a farne un film e la Warner (che detiene i diritti) non ha voluto coinvolgere le stesse star dello spettacolo teatrale, ma si è invece rivolta ancora più in alto, a due del calibro di Leonardo DiCaprio (per il ruolo di protagonista) e George Clooney (per la regia).

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Turismo Gay and Lesbian alla tavola rotonda di TTG .

Un appuntamento strettamente riservato ai professionisti del turismo, per meglio comprendere le potenzialità e le opportunità di business legate all'utenza gay & lesbian, un segmento che in Italia è fonte di un fatturato di 3,2 miliardi di euro.

Questo vuole essere la tavola rotonda organizzata da TTG Italia nei giorni del 12 e 13 novembre a Firenze e Milano.
Sono invitati gli agenti di viaggi, che riceveranno anche una raccolta di dati e statistiche sul tema, appositamente realizzata da TTG Italia. Gli enti del turismo e fornitori di servizi interessati a illustrare la propria specifica offerta possono avere maggiori informazioni contattando: TTG Italia, Iniziative Speciali, allo 011436.67.74 oppure via e-mail all'indirizzo ttgroadshow@ttgitalia.com

Per le adv è richiesta la preregistrazione via web su www.ttgitalia.com, sezione Roadshow "Iscriviti on-line", oppure via mail a ttgroadshow@ttgitalia.com o via fax allo 0114366.440

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Intervista con il comitato No Expo.

Il momento della valutazione di Milano ad opera del comitato che deciderà la sede dell’Expo 2015 si sta avvicinando, per questo abbiamo posto alcune domande a chi è a favore e chi è contro questa manifestazione. Mentre attendiamo che l’assessore Mascaretti ci mandi le proprie risposte pubblichiamo quelle del comitato NoExpo.

Perchè, secondo voi, l’Expo non dovrebbe approdare a Milano?
Se proviamo a guardare bene dentro la scatola Expo scopriremmo che non solo i milanesi, ma osiamo dire, tutti gli abitanti della ValPadana avrebbero di che preoccuparsi e buoni motivi per opporsi da subito al “mostro”. Un nuovo grande evento… il più grande… e per la cui realizzazione servono tante belle grandi opere… e tanto cemento… e tanti prefinanziamenti ai progetti… per la felicità di banche, costruttori, finanzieri, speculatori vari… e chissenefrega se milioni di mq di terreni agricoli saranno cementificati, se aumenterà l’inquinamento e la nocività del vivere a Milano e in Lombardia.

Quali saranno i principali vantaggi e svantaggi dell’Expo?
Non abbiamo bisogno di grandi eventi e grandi opere ma ti tante risposte e soluzioni a piccoli e grandi bisogni e problemi quotidiani. Non ci interessa una città esclusiva vogliamo una città per tutti a misura di bambino. Ci vuole l’Expo 2015 perché crea posti di lavoro… 65.000 secondo quanto sostengono i promotori della candidatura.

Peccato che la stragrande maggioranza saranno opportunità di lavoro e non posti:

  • sarà precario, subappaltato, in nero il lavoro nei cantieri;
  • saranno a termine le occupazioni durante la rassegna;
  • saranno precari o in nero (come accade oggi in Fiera) tutte le occupazioni negli spazi espositivi che rimarranno dopo l’Expo.
  • 1.700.000 mq di superficie per realizzare il sito dell’Expo adiacente all’attuale Fiera di Rho-Pero
  • 2.100.000 mq di superficie per possibili strutture di servizio e supporto all’Expo sull’area ex-Alfa Romeo di Arese
  • opere ricettive per un fabbisogno stimato di 124.000 posti letto al giorno
  • opere per la mobilità per far viaggiare i 160.000 visitatori al giorno previsti e le merci del caso, tra cui la TAV, la terza pista di Malpensa, la Pedemontana e la Bre.Be.Mi.
  • 3,2 miliardi di Euro di costi diretti per realizzare il sito dell’Expo e tutto ciò che serve all’evento (di cui 1.400 milioni di denaro pubblico)
  • svariati miliardi di Euro (si suppone pubblici) per realizzare le altre opere suddette. Insomma strade, strade, parcheggi, alberghi e TAV….e le risorse per la mobilità sostenibile? I soldi per il trasporto locale? Le piste ciclabili? I parametri di Kyoto? …parole parole parole…

Le polemiche, anche su 02blog.it, sono già cominciate.

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Scienza e fede sono incompatibili.

(Trotzky) Il Creazionismo non è una teoria scientifica come l'Evoluzionismo. Scienza e religione non si possono mettere sullo stesso piano.

Con questa motivazione la Commissione Europea ha sventato il tentativo dei fondamentalisti cattolici di far rientrare dalla finestra quello che era stato cacciato dalla porta.
Gli uomini che hanno scritto la bibbia non avevano nessuna cognizione scientifica. Non potevano dire pertanto che assurdità, come quelle della luce creata prima del sole e dell'uomo modellato con il fango.
Dubbi sulla favoletta secondo cui l'universo e l'uomo sarebbero stati creati dal nulla sorsero quando furono rinvenuti i primi fossili di animali che erano vissuti e si erano estinti prima che l'uomo apparisse sulla faccia della terra.
Le pressanti richieste dei fondamentalisti di contrapporre le loro convinzioni religiose a una teoria scientifica, la cui validità è stata sperimentata nel corso di secoli, è una manovra congegnata per confondere le idee e continuare a manipolare le coscienze.
Oggi l'uomo non crede più alle verità rivelate né alle imposizioni dogmatiche, non riconosce più l'autorità di personaggi che si spacciano per rappresentanti di dio in terra, non si lascia prendere più per mano da un burattinaio irascibile e vendicativo, che pretende di segnare il suo destino, e ritiene assai più dignitoso avere come antenato una scimmia piuttosto che un pugno di fango.
Proclamare che "la scienza deve fare riferimento a dio" fa venire allo scoperto la riserva mentale di chi si serve dei soliti sofismi con l'obiettivo di continuare ad assoggettare la scienza alla religione.
Con tutti gli errori commessi in passato a causa della protervia con cui, interpretando letteralmente i testi sacri, ha dettato legge in ogni campo dello scibile umano, la chiesa pretende ancora di pontificare sulle acquisizioni scientifiche e perseguitare gli scienziati che non si piegano alle sue imposizioni.
Chi ha scelto di pensare invece di credere non può tacere di fronte ai continui assalti di una istituzione, che, per far fronte al crollo del sistema di credenze sul quale ha fondato il suo potere, mette il bastone tra le ruote del progresso, semina zizzania, aggrava le sofferenze umane e mantiene nella più crassa ignoranza un esercito di creduloni, che, affetti da una insanabile pigrizia mentale, fanno volentieri a meno di esercitare il proprio senso critico.
Il fondamentalismo è una piaga purulenta che minaccia di infettare l'umanità. Sui laici, gli atei, i relativisti, i neoilluministi, gli evoluzionisti, in una parola i liberi pensatori, incombe come la spada di Damocle il dovere di ricacciarlo indietro con determinazione e coraggio.
La posta in gioco è la sconfitta della superstizione, la realizzazione dei diritti civili, il rispetto della Costituzione e l'affermazione del dialogo sulla intolleranza, E' questa la sfida che ci attende per i prossimi anni.

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Ddl, no discriminazione gay e donne

(Ansa) Carcere fino a 18 mesi o multa fino a 6000 euro per discriminazioni alle lavoratrici donne o gli omosessuali:cosi' il ddl sulla violenza sessuale. Le disposizioni, in particolare, sono previste dalla parte del disegno di legge, stralciata dalla commissione Giustizia della Camera per poterla esaminare in sede legislativa. La pena puo' aumentare fino a quattro anni se si commette violenza o si cerca di provocarla, sempre per motivi "fondati sull'orientamento sessuale o sull'identita' di genere".

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Australia: concessa la pensione ai partner omosessuali.

L'Australia , secondo quanto riporta il The Age di Canberra, ha concesso ai conviventi omosessuali il diritto alla pensione dei partner, esattamente come ne godono già le coppie conviventi etero (perché in Australia esiste già una legge sulle coppie di fatto) e i cittadini sposati. E' una vittoria che i gruppi e le associazioni gay registrano dopo avere portato avanti una battaglia per questo riconoscimento. L'annuncio ufficiale sarà fatto nei prossimi giorni dal primo ministro John Howard.

Di matrimonio ancora non si parla, a causa dell'influenza dei partiti conservatori e cristiani, ma ci sono buone speranze perché si raggiunga l'uguaglianza in termini di tasse e sanità dato che il partito dei verdi e dei democratici stanno esercitando pressioni sul governo in questo senso. Inoltre la locale Commissione per i diritti umani e le pari opportunità sta stilando un elenco di leggi che di fatto discriminano le coppie omosessuali e che per questo sono da modificare.

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Fare Action Week: stop al razzismo nel calcio.

Al via in tutta Europa da domani, mercoledì 17 ottobre. La campagna prosegue fino al 30 ottobre.

(Uisp) Parte ufficialmente in tutta Europa domnani la FARE Action Week: settimana d'azione contro le discriminazioni nel calcio. L'ottava edizione di quella che è diventata la più grande campagna di questo tipo nel mondo del calcio andrà avanti fino al 30 ottobre e coinvolgerà 38 paesi.

Tante le attività in programma organizzate da associazioni sportive, comunità di migranti, gruppi di tifosi e società di calcio.

In Italia l'apertura dell'Action Week è stata anticipata di qualche giorno con un torneo che ha festeggiato l'antirazzismo e anche i vent'anni di tifo di un gruppo storico tra le nostre tifoserie: Rude Boys Sampdoria. Il 13 ottobre si è svolto a Genova un torneo di calcio fra varie tifoserie italiane ed europee e che ha coinvolto anche una squadra composta da migranti equadoregni tifosi della Sampdoria, che ha poi vinto il torneo. Le iniziative in programma saranno le più svariate e coinvolgeranno migliaia di persone in tutta la penisola. Gli aggiornamenti al programma si possono vedere ogni giorno sul sito: www.progettoultra.it

Per tutto il periodo l'associazione Fasano Supporters distribuirà materiale, fanzine e informazioni fuori e dentro gli stadi, allestendo banchetti in piazza e incontrando gli studenti nelle scuole. Tutto in collaborazione con il commercio equo e solidale, Operazione Mato Grosso e Associazione la Fontanella.
Dal 17 al 30 ottobre l'organizzazione Dai un calcio al razzismo presso lo stadio comunale di Pordenone, distribuirà volantini, magliette e depliant, esporranno uno striscione all'entrata in campo dei giocatori, che indosseranno la maglietta contro il razzismo. Tutta la manifestazione sarà annunciata più volte al microfono prima della partita. Sempre nello stesso periodo Millucci and Partenrs parteciperanno con una mostre fotografiche itineranti contro il razzismo all'esterno degli stadi. All'evento parteciperanno gli stessi tifosi, minoranze etniche e immigrati, che si lasceranno fotografare indossando una maglietta con il logo FARE. Ognuno di loro poi potrà lasciare una testimonianza di violenza o sopruso subito. Il materiale così raccolto sarà utilizzato per le mostre. Al termine la storia più antirazzista e quella più cruenta verranno pubblicate.

La UISP Nazionale impegnata in prima linea nella campagna dell'Action Week coordinando tutte le attività nazionali insieme a Progetto Ultrà Uisp Emilia-Romagna, quest'anno dedicherà idealmente la propria Assemblea Generale ai temi ampi dello sport per tutti e alla lotta contro la discriminazione. Nelle giornate dal 18 al 21 ottobre, saranno distribuiti materiali informativi sulla rete FARE e sull'Action Week e magliette della campagna “Antirazzisti Mondiali” sia ai giornalisti presenti, che alle istituzioni e a tutti i dirigenti Uisp del territorio nazionale. I
n maniera particolare, il 18 ottobre (Centro Frentani di Roma) all'interno del faccia a faccia fra Filippo Fossati, presidente nazionale Uisp, e Giovanna Melandri, Ministro dello sport, si presenterà la campagna dell'Action.
Il 19 ottobre (Centro Frentani di Roma, ore 10) alla tavola rotonda dal titolo “Il valore sociale dello sport” interverrà tra gli altri Pedro Velazquez (direttore dell'Unità Sport della GD EAC dell'Unione Europea), che presenterà il nuovo Libro Bianco sullo sport redatto da poco dall'Unione Europea, in cui come esempio di buone pratiche nel campo della lotta contro la discriminazione viene citata la rete FARE. Infine nel pomeriggio (Centro Frentani di Roma, ore 16) nel workshop sulla “globalizzazione dello sport” Daniela Conti (responsabile Rete FARE in Italia) e Carlo Balestri di Progetto Ultrà, avranno l'occasione di presentare le diverse attività dell'Action Week in Italia e in Europa.
Il 21 ottobre la Cooperativa Sociale onlus "Cantiere Giovani” nel pomeriggio organizzerà un torneo interetnico a Frattamaggiore, a cui seguirà un incontro dibattito sul tema dell'antirazzismo. Il tutto si concluderà con una festa. Queste attività verranno appoggiate dal Centro Astalli sud e l'Arcigay Antinoo di Napoli.
Il 24 ottobre Uisp Roma organizzerà un triangolare di calcio all'istituto minorile di Roma di Casal del Marmo. Le squadre saranno formate da alcuni dei ragazzi ospiti dell'IPM, una rappresentativa dello Iusm di Roma e una squadra di un quartieri romano. Al termine ci sarà una festa di consegna dei premi, distribuzione di materiali antirazzisti e un dibattito sui temi della lotta contro al discriminazione nello sport. Presentarà l'iniziativa la cabarettista Valentina Persiani.
Il 27 ottobre la Uisp Varese farà un torneo di calcetto con 8 squadre: 2 formate da persone di pazienti dei Dipartimenti di Salute Mentale, 2 di comunità di migranti, 2 di studenti di scuole superiori, 1 di giornalisti e 1 di Polis. A seguire ci sarà un convegno sul tema l'Antirazzismo nello sport e parallelamente verrà organizzato un concorso letterario nelle scuole.

Il 29 ottobre a Milano e il 30 ottobre a Roma, Panafrica presenterà il secondo rapporto sul razzismo nel calcio del campionato 2006/2007 di serie A, B, C1 e C2, redatto da Mauro Valeri (autore fra gli altri di Black Italian e della prima edizione di Attacco Antirazzista).
Per concludere il 31 ottobre i giocatori della Sampdoria, in occasione di Sampdoria-Milan, scenderanno in campo con uno striscione contro il razzismo. Il progetto è stato fortemente voluto dai Rude Boys & Girls, che organizzeranno una coreografia antirazzista. La società UC Sampdoria si è resa disponibile a appoggiare la campagna antirazzista, coinvolgendo al Lega Calcio.
Infine, durante la prima settimana di novembre la Uisp Umbria organizzerà un dibattito sul tema della lotta contro la discriminazione nello sport, in cui verranno presentati i risultati della campagna italiana dell'Action Week e verrà discusso il delicato problema delle nuove forme di “schiavismo” nel mondo sportivo.

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Per la prima volta un prelato incontra associazione gay.

(Ansa) Il vescovo di Grosseto, monsignor Franco Agostinelli, compira' domani sera una visita pastorale nella sede dell'Arcigay a Barbanella. "Provo rispetto per queste persone, anche se posso non condividere alcune cose", ha detto all'Ansa il prelato. Trionfante il commento dell'Arcigay di Grosseto. "Per la prima volta - si legge in una nota - nel nostro paese un rappresentante delle istituzioni cattoliche partecipera' ad un incontro con un'associazione che lotta per i diritti di gay".

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La polizia fracese rivede il proprio vocabolario.

(Queerway)Dal 10 ottobre tutti gli articoli del regolamento generale che disciplina l'impiego nella polizia nazionale francese (RGEPN) sono stati rivisti e il nuovo vocabolario della polizia di stato menziona da ora il termine "orientamento sessuale" al posto del termine ritenuto improprio di "preferenze sessuali".
La modifica è stata fortemente voluta dalla Flag!, associazione dei poliziotti gay e lesbiche, che aveva manifestato i suoi dubi a proposito del regolamento adottato e della lotta all'omofobia nella polizia collegata ad esso.
La Flag! ha reagito a tale cambiamento dicendosi finalmente "ascoltata" dal proprio ministero di riferimento.
L'associazione si felicita di essere stata ascoltata dal ministero dell'Interno ma fa notare come ancora si debba intervenire per integrare la nozione di "identità di genere" nel RGEPN, ricordando al ministero "che la transfobia è sfortunatamente una realtà ancora presente all'interno dei suoi ranghi".
L'associazione chiede anche che le disposizioni del RGEPN siano trasposte nel codice deontologico della polizia di stato e mette in luce che ci sia la necessità di mettere a punto una guida procedurale di lotta contro l'omofobia, stabilita insieme all'Halde (Alta Autorità per la Lotta Contro le Discriminazioni e per lUguaglianza) e alla Direzione per la formazione della polizia di stato.
Tale guida mira a contrastare l'insieme delle discriminazioni (razzismo, antisemitismo, xenofobia e omofobia) nei corpi delle forze dell'ordine per arrivare ad un pieno riconoscimento di tutte le minoranze a per dare un segnale concreto di uguaglianza.

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Il femminismo fa bene ai rapporti di coppia.

(Ansa) Femminismo e romanticismo vanno d'accordo, tanto da rendere le donne che si definiscono tali le migliori candidate a rapporti di coppia stabili e appaganti. Lo ha dimostrato uno studio dell'università americana di Rutgers, pubblicato dalla rivista tedesca Sex Roles, secondo cui sia le donne che si autodefiniscono femministe sia i loro partner hanno relazioni migliori.

Lo studio è stato condotto su 531 uomini e donne americani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, tutti eterosessuali, a cui sono stati fatti compilare dei questionari con domande sulla propria soddisfazione nei rapporti di coppia (tipo 'quante volte ti senti rilassato con il tuo partner?'), sulle prospettive della relazione ('quante volte hai pensato di cercare un altro compagno?') e sulla percezione del 'tasso di femminismo' proprio e del partner.

Alle domande si poteva rispondere dando un punteggio tra uno e sei (ad esempio, nel caso del rapporto, da 'non soddisfatto' a estremamente soddisfatto'), mentre il 'tasso di femminismo' proprio e del partner era misurato con una scala da uno a dieci. Contrariamente alle aspettative e agli stereotipi, il risultato è stato che le donne che si autodefiniscono femministe hanno dichiarato di avere relazioni migliori e più durature, questo anche nel caso in cui i loro partner si definivano invece 'non femministi'. "Sorprendentemente questo vale anche per gli uomini - scrivono Laurie Rudman e Julie Phelan, le autrici dello studio - che non solo dichiarano di avere migliori relazioni con le femministe persino dal punto di vista sessuale, ma sembrano percepire il femminismo come un fattore che migliora la stabilità della coppia. Anche il luogo comune che una donna assertiva e autonoma sia un problema in camera da letto è sbagliato".

In un'altra fase dello studio le ricercatrici hanno cercato di stabilire se gli stereotipi prevalenti sulle femministe (cioé che sono single, non attraenti e hanno una tendenza maggiore ai rapporti omosessuali) sono giustificati, ponendo al campione domande come 'Le altre persone mi considerano attraente' o 'Ho difficolta' a trovare qualcuno con cui uscire'. Anche in questo caso il risultato rovescia le aspettative: "Anzi - concludono le autrici - anche se c'è una piccola tendenza nelle femministe ad avere più rapporti omosessuali delle non femministe, da parte dell'uomo non c'é nessuna differenza fra i due gruppi nella percezione di sex appeal e predisposizione a un rapporto".

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Merci Karl! Il libro scandalo sui segreti di Karl Lagerfeld.

(Panoram) Da anni ormai, scandali e capricci dell’alta moda, combinati al lusso sfrenato di questa realtà, fanno la gioia degli editori e dei loro lettori. Ma c’è un limite a tutto. Almeno questo avrà pensato il designer Karl Lagerfeld, noto nell’ambiente non soltanto per le sue prodezze artistiche, ma anche per la sua strenua volontà a voler preservare con ogni mezzo l’immagine di Re Mida infallibile su cui ha costruito la sua carriera.

Prendente Arnaud Maillard, ex braccio destro del direttore creativo di Chanel. Contattato da Panorama.it, Maillard ripercorre le disavventure di una carriera iniziata “da Lagarfeld come stagiaire” e giunta quindici anni più tarda alla guida dello studio della Lagerfeld Gallery. Poi, il fatidico maggio 2005. “Di punto in bianco, sono stato licenziato per motivi cosiddetti economici. In realtà, Lagerfeld era venuto a sapere che volevo lavorare per altre griffe”. Risultato: “oggi vivo a Madrid, da esiliato, dopo che lo stilista ha deciso di imporre un veto sul mio nome nel mondo della moda francese”. Le memorie vengono diligentemente trascritte nell’autobiografia che Maillard ha fatto pubblicare in Francia presso l’editore Calmann-Lévy. In libreria dal 19 settembre scorso, Merci Karl! (Grazie Karl!) è ormai al centro di molte attenzioni. E di molte polemiche. Secondo l’autore, “questo libro è in realtà un omaggio a una delle più grandi figure della moda contemporanea”. Certo, dopo il licenziamento improvviso, Maillard non poteva essere così compiacente. E così, dal testo emerge un uomo dotato di generosità “immensa”, ma anche ultra narcisistica, capace di condizionare il suo intero ambiente. Prova ne è, la cura dimagrante che lo vede snellire di 42 kg in tredici mesi. “Sei settimane, otto kg” esordisce lo stilista entrando nel suo ufficio. “Chi può fare meglio qui?”. Il suo sguardo incrocia quello della sua addetta stampa, Caroline Fragner, che per uno strano gioco di specchi si vede costretta a seguire la stessa cura. “Finirà per dimagrire di una quindicina di chili” ricorda nel suo libro Maillard, “tormentata all’idea di deludere lo stilista”.

Frasi di questo tipo hanno spinto Lagerfeld ad esercitare grandi pressioni sulla stampa francese. A Panorama.it, l’addetta stampa di Calmann-Lévy incaricata di promuovere Merci Karl!, Florence Morin, rivela che “i giornali femminili hanno fatto calare un silenzio totale sul libro”. Peggio, secondo Maillard “l’entourage di Lagerfeld ha chiesto al mio editore di togliere alcune frasi o paragrafi”. Il clima che si è venuto a creare attorno a Merci Karl! (da cui è nato anche un blog) riflette la guerra aperta che oppone Maillard al suo ex mentore. Tra un settimana, entrambi saranno chiamati a comparire presso il Conseil de prud’hommes, istituzione giudiziaria francese dove il giovane autore intende ottenere dal suo ex datore di lavoro la liquidazione che gli spetta. “Nonostante quindici anni di sacrifici, non ho visto nemmeno un euro”. Grazie Karl!

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In Occidente ormai gli omosessuali sono difesi a spada tratta come una specie protetta.

(Grazia) Chi avrebbe mai immaginato di trovare similitudini tra Condoleezza Rice, afroamericana e Segretario di Stato di George W. Bush e Claudio Burlando, il presidente Ds della Regione Liguria?
Poche settimane fa ci siamo irritate per “l’accusa” di lesbismo alla Rice per il solo fatto d’aver ospitato e aiutato un’amica in gravi difficoltà economiche.
Abbiamo denunciato l’aggressione come l’ennesimo ingiusto esame in più che devono subire le donne in politica. Poi è successo che Burlando è andato contromano in autostrada e ci siamo trovate di fronte alla par condicio tra i due: il “sospetto” di omosessualità.
Quel che è capitato a Burlando, più che un incidente politico, sembra un reality show, quelli in cui gli ospiti spiattellano segreti e misfatti intimi davanti ad un vasto pubblico. Ma andiamo con ordine. Il 16 settembre scorso il governatore ha percorso contromano una rampa d’accesso dell’autostrada A10, terrorizzando gli automobilisti e rischiando un grave incidente frontale. La polizia, avvertita da cittadini indignati, lo ha fermato e lui ha esibito il tesserino da parlamentare, peraltro scaduto. È stato rilasciato senza multa. In seguito ha giurato di aver dimentico a casa patente e carta d’identità e solo per questo aveva tirato fuori il tesserino scansamulte. Non male per un politico di lungo corso che tra i molti incarichi di prestigio ricoperti, è stato nientemeno che Assessore al traffico a Genova e Ministro dei trasporti nel primo Governo Prodi. Ce n’era abbastanza da chiedere le sue dimissioni, cosa che l’opposizione ha prontamente fatto. Emerso il fattaccio a dir poco imbarazzante, Burlando ha chiesto la piena applicazione della legge ed è stato subito accontentato: sospensione della patente di guida per un anno e in seguito la decurtazione di dieci punti, una sanzione pecuniaria di 3.508 euro e una di 72 euro perché era senza patente e il fermo amministrativo per tre mesi dell’auto. È qui che è scoppiata la polemica che ricorda l’aggressione alla Rice.

Guidava quella dell’Italbroker, società che ha rapporti con la Regione; inoltre Burlando vive dal presidente della società, Franco Lazzarini, da quando si è separato dalla moglie. Come per la Rice, è stata sospettato d’omosessualità all’istante. La fine della telenovela avviene in Consiglio Regionale, dove la maggioranza di sinistra respinge le dimissioni di Burlando, autore di una perorazione strappalacrime pro domo sua in cui rivela che Lazzarini è un amico d’infanzia, che lo ospita da quando si è separato, perché innamorato di un’altra donna e sfoga il dolore per il figlio adottivo e la famiglia sfasciata. Segue lungo e commosso applauso del pubblico.

È strano: in Occidente ormai gli omosessuali sono difesi a spada tratta come una specie protetta, con Brad Pitt e Angelina Jolie che giurano: «Ci sposeremo solo quando potranno farlo anche i gay», eppure l’accusa d’essere tale rimane un’offesa sanguinosa e infamante per maschi e femmine. Alla Columbia University, quando il tiranno Mahmoud Ahmadinejad condanna duramente Stati Uniti e Israele (di cui in passato si è augurato l’annientamento) e difende sia il programma nucleare iraniano sia il diritto di negare l’Olocausto degli ebrei sotto Hitler, ci sono solo mormorii nella sala gremita. Ma quando afferma che «in Iran non ci sono omosessuali», scoppia un boato d’indignato dissenso, una lapidazione virtuale. Buffo, no?

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Caccia all’uomo sul web: il pedofilo ora ha un nome.


(Panorama) Christopher Paul Neil, 32 anni, insegnante di inglese, nazionalità canadese.
È lui, secondo l’Interpol, il pedofilo responsabile dello stupro di almeno dodici ragazzini tra il Vietnam e la Cambogia. È lui l’uomo di cui la polizia internazionale, la scorsa settimana, aveva diffuso un’immagine sul suo sito Internet per lanciare un’appello cui hanno risposto 350 persone. Cinque, provenienti da tre continenti, avrebbero ora consentito la sua identificazione. Neil, al momento, si nasconderebbe a Bangkok, dopo aver lasciato la scuola sudcoreana dove insegnava nella speranza di sfuggire alle ricerche. La sua latitanza avrebbe però i giorni contati: “Si consegni. Non c’è alcun posto dopo possa nascondersi”.

L’Operazione Vico è partita da un’immmagine online ritoccata dallo stupratore in compagnia delle sue vittime (oltre 200 fotografie pedopornografiche sulla pagina web incriminata) che un gruppo di poliziotti tedeschi esperti in tecniche digitali è riuscita a decrittare. Ne è emersa l’immagine di un uomo bianco, con i capelli scuri e un’incipiente alopecia. Dopo l’appello e la successiva identificazione l’Interpol ha diffuso ora un’altra foto scattata giovedì scorso dalle telecamere di sicurezza dell’aeroporto di Bangkok (dove il pedofilo ha insegnato, tra il 2003 e il 2004, in una scuola internazionale): fotografato dopo il suo arrivo da Seul, appare invecchiato e più calvo rispetto alle foto decrittate (clicca qui), con indosso un paio d’occhiali. “Stiamo ancora cercando i ragazzini di cui ha abusato e con cui si era fatto fotografare”, ha riferito Panaspong Sirawongse, dell’Interpol thailandese. “Sono tre i bambini violentati, uno è stato identificato e lo stiamo cercando, gli altri due non sono stati riconosciuti”. C’è anche un’email per segnalare a Interpol informazioni utili alla sua cattura.

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Teatro: Prigionieri del sesso.

(Queerwave)In scena a Roma al Teatro Casa delle Culture (info: 06 58333253) “Prigionieri del Sesso”, lavoro teatrale del regista Antonio Serrano, da un’opera di John Roman Baker.
Dieci uomini si confrontano sul sesso, fra paure, ansie e rapporti complicati.
Ritratti di omosessuali in bilico fra la difficoltà di creare storie solide e veri momenti d’amore.

In scena il bisogno di affetto che spesso si traduce in storie di sesso forte e anche cinismo.
Il regista Antonio Serrano si è imbattuto in questa pierce teatrale ad Amsterdam e ne è rimasto colpito, tanto da volerla portare a tutti i costi in Italia.

“Prigionieri del Sesso” sarà in scena dal 16 al 28 ottobre prossimi.

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Uganda: "lasciate morire tutti i gay si un'isola"

La drammatica situazione degli omosessuali in Uganda è peggiorata dopo la denuncia delle associazioni gay lo scorso agosto. Intanto Bush continua a finanziare le associazioni omofobe.

(Kobsrugby.com) Il capo dei musulmani in Uganda ha proposto al presidente Museveni di concentrare i gay in un isola del Lago Vittoria e lasciarli morire là. "Una volta concentrati là, non ci sarano più omosessuali nel paese" ha spiegato lo sceicco Mubajje ai media ma il presidente ugandese non ha rilasciato nessuna dichiarazione.

L'Uganda punisce con l'ergastolo i codannati per omosessualità e il capo islamico non è il solo a volere la morte degli omosessuali. Recentemente un altro leader ha proposto la creazione di squadre della morte per i gay, simili a quelle che in Iraq legano le persone vive sul retro delle auto e le portano in giro per la città finchè non muoiono ridotte a brandelli.

Da quando in agosto le organizzazioni gay in Uganda hanno denunciato le terribili condizioni di vita degli omosessuali celati da una maschera per evitare il riconoscimento della polizia, gli attacchi contro gli omosessuali sono incrementati.

Una settimana dopo, una coalizione di cristiani e musulmani ha chiesto l'arresto di massa dei gay nel paese. Non bastasse, la commissione internazionale dei diritti glbt ha scoperto che l'amministrazione Bush ha sostenuto finanziariamente associazioni in Uganda che fanno della violenza e della discriminazione dei gay la loro attività principale, tra cui la moschea del suddetto mufti e la chiesa di Makerere, il cui pastore capo ha organizzato una manifestazione per chiedere l'arresto di massa.

La coalizione cristiana ha anche pubblicato su un sito web le foto e i nomi degli esponenti delle organizzazioni gay in Uganda incitando il popolo a "fare pulizia".

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Google mette la museruola a You Tube: basta video sgraffignati da cinema e tv.

(Panorama) Google prova ancora una volta a rassicurare l’industria del cinema e della televisione, preoccupata dall’avanzata della pirateria tra i tanti contenuti condivisi dal basso.

Ieri l’annuncio di YouTube Video Identification, tecnologia di filtraggio messa a punto nei laboratori di Mountain View per porre un freno alla fin troppo facile condivisione di immagini protette da copyright e, al tempo stesso, evitarsi ulteriori grane giudiziarie (come l’ultima da 1 miliardo di dollari intentata da Viacom).
Sul lungo termine, lo scopo è duplice: da una parte “addomesticare” con le buone una community cresciuta in completa libertà; dall’altra dar vita a una piattaforma di ridistribuzione dei contenuti, economicamente virtuosa sia per le major sia per Google (che ha investito 1,65 miliardi di dollari su YouTube).

La nuova tecnologia si basa su un sofisticato sistema di scansione e comparazione tra le immagini protette da copyright e quelle caricate dagli utenti. Affinché il meccanismo funzioni, le media-company dovranno inviare a Google tutti i contenuti che vogliono proteggere. Mountain View si preoccuperà di estrarre una “impronta digitale” per ogni filmato e conservarla in un archivio. Ogni volta che un utente condividerà un video, scatterà un confronto con le “impronte” conservate nel database. In caso di corrispondenza, il video sarà eliminato nel giro di qualche minuto.

Attualmente il sistema è in fase di test con nove colossi dell’entertainment (tra cui Disney, Time Warner, Viacom), ma presto dovrebbe essere esteso a tutti i produttori di contenuti che chiederanno di aderire.

Al di là della buona accoglienza tra le media company, restano ancora molti dubbi sull’efficacia della tecnologia. Lo stesso Eric Schmidt, Ceo di Google, ha spiegato al New York Times che il sistema non è infallibile: “Il punto è se riusciremo a raggiungere l’80% o il 90%”. Potrebbe non funzionare, ad esempio, con immagini a bassa risoluzione o molto trattate (si pensi ai mash-up).
Altrettanto problematica è la questione del database: per salvaguardarsi, le compagnie si vedono costrette a consegnare anche le immagini che non intendono pubblicare online; da parte sua, Google si troverebbe tra le mani un gigantesco archivio di contenuti.
C’è poi chi, come la Electronic Frontier Foundation, solleva la questione del fair use: il sistema sarà in grado di distinguere tra violazione del copyright e giusto utilizzo (come nel caso di citazioni in documentari, servizi giornalistici, etc)?

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Preti gay: "Exit" rilancia con una nuova intervista.

Secondo don Felice "i preti gay'' sono una buona parte del totale ed e' ''triste l'accanimento della gerarchia".

"Exit", il programma de La7 che aveva diffuso la settimana scorsa l'intervista al monsignore al centro di polemiche nei giorni successivi e che aveva portato alla sua sospensione da parte del Vaticano, oggi ha rilanciato con una nuova intervista a un prete che dichiara e difende la propria omosessualita'.
Al termine della trasmissione di oggi la conduttrice Ilaria D'Amico, ricordando la vicenda di monsignor Stenico, di cui, ha precisato, non e' stato il programma a fare il nome, ha detto di non voler ''partecipare ad alcuna caccia alle streghe ma di avere come obiettivo di mettere in luce ''una realta' che esiste e di discuterne anche con la Chiesa''.
Per questo, ha aggiunto la D'Amico, ''mostriamo un'intervista a don Felice (nome di fantasia, Ndr), che parla del suo tentativo di conciliare omosessualita' e fede''.

Subito dopo e' andata in onda una confessione di don Felice, ripreso di profilo in controluce, il quale ha raccontato la sua storia dal momento in cui e' stato ordinato prete alla presenza del suo 'fidanzato'.
Don Felice ha spiegato che per lui e' stato come ''mettere insieme i due amori''.
Il prete ha anche raccontato che un giorno un sacerdote anziano gli disse: ''Sei un bravo prete e l'importante e' compiere bene il proprio apostolato''.
Don Felice, che ha detto di sentirsi come ''un indiano in un mondo di cowboy'' ritiene che anche l'amore omosessuale sia ''una cosa buona'', perche' al centro c'e' pur sempre l'amore e che la demonizzazione del sesso da parte della Chiesa produce solo ''guai''.
Secondo don Felice ''i preti gay'' sono una buona parte del totale ed e' ''triste l'accanimento della gerarchia''.
Per il sacerdote essere prete significa ''stare vicino alle persone ed esistere per gli altri''. La Chiesa, ha concluso, e' ''una Chiesa di popolo, siamo tutti peccatori e tra questi ci sono anch'io''.

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Vip: Mccartney, Lennon gay? Io l’ho visto solo Con donne.

(La Repubblica) ‘John Lennon non era gay’: a smentire, se ce ne fosse stato bisogno, le voci di una presunta omosessualità del musicista, è stato Paul McCartney, che in un’intervista rilasciata al collega Pete Doherty per il quotidiano britannico The Observer ha ribadito come in vita sua abbia visto Lennon accompagnato solo da rappresentanti del gentil sesso.

Voci sul fatto che l’ex Beatle frequentasse in segreto degli uomini — prima e durante i suoi due matrimoni con Cynthia Lennon e Yoko Ono — sono circolate nei giorni scorsi sulla stampa inglese, ma Paul non ci sta: ‘John un gay? Quello a cui ho assistito dimostra l’esatto contrario. Con lui c’erano solo ragazze, ragazze e ancora ragazze.

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Birra e patatine, la versione UK di Friends su Sky Show.

(Televisionando) Birra e patatine ( titolo originale Two Pints of Lager and a Packet of Crisps ) è la nuova serie tv che andrà in onda da questa settimana su Sky Show (canale 116 di Sky).
Una sitcom britannica che in UK ha avuto un grandissimo successo e piacerà sicuramente ai nostalgici di Friends.
I protagonisti di Birra e Patatine sono cinque ragazzi che abitano a Runcorn, vicino Manchester, Janet (Sheridan Smith) esce con Jonny (Ralf Little), mentre il suo migliore amico Gaz (Will Mellor) ha iniziato ad uscire con Donna (Natalie Casey), la migliore amica di Janet. L’egocentrica Louise (Kathryne Drysdale) vuole avere un lavoro per mantenersi il vizio del fumo. La serie in UK va in onda sulla BBC ed è giunta alla sesta stagione e ha un grande seguito di pubblico che si ormai affezionato ai cinque ragazzi e alle loro vicende. Molti hanno definito Birra e Patatine come la versione britannica di Friends, non solo perchè entrambe le sitcom parlano delle vicende di un gruppo di amici ma anche il fatto che Janet, Johnny, Gaz, Donna e Louise sono soliti ritrovarsi a chiacchierare in due pub, veri e propri “quartieri generali” il Mayhew delle donne e l’ Archer degli uomini come per gli amici di Friends c’era il Central Perk. Appuntamento con Birra e Patatine a partire dal 18 ottobre ogni giovedì alle 21.00 su Sky Show.

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