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venerdì 28 dicembre 2007

Capodanno di danza a Bologna. Maratona di 4 notti con grandi maestri e 2000 ballerini.

Angeli alle fermate in stazione e via Rizzoli. I desideri e la musica viaggiano sull´autobus.

(Alessandra Lucarini - La Repubblica, edizione di Bologna) In duemila, da Milano a Palermo, stanno per calare sulla città a ritmo di Tanghissimo Bologna Tango Festival: il via alle danze oggi all´Hotel CenterGross in via Saliceto 8 in quel di Bentivoglio. Danze che continueranno fino al primo gennaio 2008. A promuoverlo e ad organizzarlo, diciannove importanti Scuole e Milonghe d´Italia: ben quattro bolognesi e la maggior parte comunque in Emilia Romagna.
E´ a Bologna l´epicentro del tango (l´Associazione Milonga è quella che 17 anni fa ha importato la danza Italia). Costo, per chi riuscisse a seguire anche tutti gli stage pomeridiani, 370 euro. E´ compreso l´albergo, prima colazione, cena e veglione di Capodanno, oltre a due serate in Milonga (così si chiama il luogo in cui si danza all´argentina).
I due luoghi che si trasformeranno in milonghe saranno il circolo Mazzini domani sera (via Emilia Levante 6) e Le Scuderie di Piazza Verdi il 30. Si danza dalle 22 in poi. E´ possibile per ognuno farsi il proprio pacchetto, acquistando anche uno solo tra gli eventi compresi gli stage (ad esempio se si vuole partecipare da esterni al festone del 31 si «compra» solo quello per l´ammontare di ottanta euro). In quanto alle lezioni sono tutte di alta qualità, ma ce ne sono alcune da considerarsi comunque un extra.
Quella di Esteban Moreno, stella internazionale della tangueria, che per l´occasione affiancato da Annalisa di Luzio, tratterà il tema «El tango de hoy», in cui si improvvisa di più e le sonorità sono jazz disco ed elettroniche (gruppo di riferimento i Gotan Project). Gli orari del seminario sono sabato 29: ore 15.00-16.30 principianti/intermedi; ore 17.00-18.30 avanzati domenica ore 15.00-16.30 avanzati; ore 17.30-19.00 masterclass.
Ci sarà inoltre (sempre extra) un corso per sole donne tenuto da Loredana De Brasi e uno di tango teatro Claudio Frost y «Las marionettas argentinas». Sono incluse invece diciassette ore di ordinarie (si fa per dire) lezioni sui passi base che si terranno anch´esse all´hotel. Nello stesso albergo ci saranno sessioni di salsa boogie boogie hip-hop, rumba con ArcenCiel Group per la stessa durata dell´evento Tanghissimo.
Per informazioni e prenotazioni è disponibile il sito dell´evento: www.tanghissimo.com Infoline Tobias Bert Annalisa Di Luzio: cell. 328.7564246 - tel. 051.4840961

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Martin Lousteau, il ministro argentino dell’economia è il più precario che ci sia.

Il ministro dell'economia argentino che ha assunto l'incarico il 10 dicembre 2007 sotto la presidenza di Cristina Kirchner

(Panorama) Tifoso sfegatato dell’Independiente e del suo miglior calciatore (el maestro Ricardo Bochini); capelli lunghi alla Batistuta; un’età – 37 anni compiuti il giorno dell’Immacolata - che da noi lo farebbe rientrare di diritto nella categoria dei “bamboccioni” di Padoa-Schioppa; un passato da corrispondente di guerra in Afghanistan per il settimanale argentino El Planeta urbano; istruttore di tennis mancato in un club esclusivo del quartiere Palermo, a Buenos Aires, dopo una brutta lesione al ginocchio che gli fece appendere la racchetta al chiodo.

Stiamo parlando del nuovo ministro dell’Economia argentino - o flamante, come dicono più pomposamente sulle sponde del Río de la Plata.

Neanche a Buenos Aires, dove negli ultimi 50 anni di ministri dell’Economia ne sono succeduti 53, uno come Martín Lousteau lo avevano visto mai. Non fosse altro che per l’età dal momento che ha già infranto un record, quello di più giovane ministro argentino dell’Economia di tutti i tempi. Comunque, dati i finali ingloriosi dei suoi predecessori, è difficile che possa far peggio.

Dal ministro dell’Economia del genocida Videla, Martinez De Hoz, denunciato di recente per apologia della dittatura, a quello di Menem e De La Rúa, Domingo Cavallo, ricordato più per il “corralito”, ovvero il blocco dei conti bancari, che per i meriti accademici, la storia dei ministri dell’Economia argentini è degna di un thriller alla Stephen King.
Pastore, Pugliese, Rapanelli, Cavallo I, Machinea, Cavallo II, Frigeri, Lavagna I, Lavagna II, Miceli, Peirano. Non fatevi ingannare, non si tratta di una squadra di calcio, bensì degli undici ultimi ministri dell’Economia di origine italiana che negli ultimi 25 anni si sono succeduti al comando del dicastero che decide le politiche monetarie e fiscali per dare all’Argentina la stabilità e il futuro radioso che meriterebbe questo paese ricco di risorse e di terra.

Invece della stabilità, tuttavia, le performance economiche del Paese del Tango negli ultimi 25 anni ricordano quelle di un ottovolante. Prima l’epoca della plata dulce, ossia dei “soldi facili”, di inizio dittatura (1976-1980) quando era sufficiente mettere i risparmi in banca perché, con rendimenti di gran lunga superiori all’inflazione reale, il denaro si moltiplicasse. Poi la crisi del 1989, quando dopo una svalutazione del cambio ricordato ancora oggi come “Rodrigazo”, l’inflazione superò il 2mila% in un anno. A seguire il boom degli anni Novanta sino a quando, a causa di una insostenibile parità di 1 a 1 nel rapporto peso-dollaro, il sistema crollò a fine 2001. “Corralito”, default e i tristemente noti tango bond furono la conseguenza di quell’ultima crisi in cui in 12 mesi al ministero dell’Economia si succedettero addirittura in sette: Manichea, López Murphy, Cavallo II, Capitanich, Frigeri, Lenicov e Lavagna…

In quanto a stabilità dunque, il giovane Lousteau difficilmente potrà far peggio. Inoltre, il ministro dell’Economia uscente Peirano gli lascia un Paese il cui Pil cresce dal 2003 a ritmi quasi cinesi (una media del 9% l’anno), con un ciclo che appare dunque fortunato. Il condizionale è però d’obbligo sull’ottovolante argentino e le sfide che ha di fronte Lousteau sono tante: dall’inflazione (che, dopo quella venezuelana, è la più alta del Continente), all’ammodernamento dell’apparato produttivo.

Di sicuro il ragazzo ci sa fare – un master alla London School of Economics, in politica dal 1996 e più giovane presidente (dal 2005 al 2007) del Banco de la Provincia de Buenos Aires – e ha le idee chiare. I suoi obiettivi, più volte ribaditi, sono una politica monetaria che favorisca la svalutazione del peso per spingere le esportazioni delle commodities agricole che, a loro volta, devono essere tassate per garantire entrate fiscali. Sarà questa la ricetta giusta che consentirà al giovane Lausteau dalla folta chioma di restare in sella più a lungo dei suoi predecessori?

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A Sant'Anastasia. Moglie ferita, marito e amante denunciati: «triangolo» amoroso finisce in rissa.

La donna incontra i coniugi e attacca la moglie colpendola al volto con una pietra. Interviene l'uomo per sedare e ferisce l'amante.

(Il Corriere del Mezzogiorno) Una zuffa furibonda: protagonisti marito, moglie e l'amante di lui. Un litigio estremamente focoso che finisce con il ferimento al volto della coniuge, colpita al volto con calci, pugni e una pietra: è accaduto a Sant’Anastasia, nel Vesuviano, dove una donna di 34 anni, E.M., residente a Portici ha ferito la rivale in amore, C.G. di 36 anni, rimanendo a sua volta contusa lievemente a una mano dall’uomo, S.F. di 34 anni, durante la lite.
La 34enne sarebbe arrivata a Sant’Anastasia per contattare lui, l'amante, «colpevole» di non essersi fatto sentire per alcuni giorni. Giunta sotto la casa dei coniugi ha però incontrato la coppia ed ha iniziato a litigare violentemente con la 36enne, estraendo anche un piccolo coltello.
L’uomo ha estratto a sua volta un’arma da taglio ed ha preso le difese della moglie, ferendo lievemente l’amante ad una mano. La donna, lasciato il coltello si è scagliata contro la rivale brandendo una pietra e l’ha colpita al volto, procurandole una ferita giudicata guaribile in 10 giorni. L’uomo e la sua amante sono stati denunciati in stato di libertà per lesioni.

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Dl Sicurezza: Villetti, la conclusione non poteva essere brillante.

"Ma non si può gettare la croce addosso ad Amato".

(Apcom) "Il decreto legge sulla sicurezza era partito male, è stato gestito ancora peggio e la conclusione non poteva essere certo brillante". Lo afferma Roberto Villetti, capogruppo alla Camera di Socialisti e Radicali. "Non si può gettare la croce - continua Villetti - addosso al ministro degli interni Amato che aveva presentato tutti disegni di legge, ma la responsabilità di questo pasticcio è del vertice del Partito democratico, che ha forzato la mano al governo costringendolo a fare in fretta e furia un decreto per fronteggiare l'ondata emotiva dovuta all'atroce omicidio della signora Reggiani avvenuto nella capitale".
"Così - prosegue il socialista - si sono trasformate misure sulle quali si poteva riflettere attentamente nel dibattito parlamentare in un prodotto mediatico all'insegna della scoperta del 'pericolo criminale romeno'. A tutto ciò si è aggiunto poi il 'giallo' della norma contro la discriminazione degli omosessuali, tanto per rendere ancora più ingestibili di fronte all'opinione pubblica le misure adottate. E che tutto ciò sia stato un errore - conclude Villetti - lo dimostra anche il fatto che lo stesso Veltroni ha corretto il tiro smorzando i toni".

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Milano. Al Teatro alla Scala Roberto Bolle danza Tchaikovsky.

(La Repubblica) Capodanno di danza al Teatro alla Scala di Milano: il 31 dicembre, rispettando la tradizione dei grandi Gala di Balletto, vetrina per i virtuosismi delle stelle di casa e delle etoiles ospiti, l'anno si concludera' con il Gala Tchaikovsky. Biglietti tutti esauriti. In scena ci saranno brani estratti da Il lago dei cigni, La Bella addormentata nel bosco e Lo schiaccianoci, con alcuni dei piu' celebri e impegnativi momenti coreografici, vero banco di prova per il Corpo di Ballo e per le etoiles, a partire da Roberto Bolle e Polina Semionova, prima ballerina dello Staatsballett di Berlino, gia' applaudita alla Scala in occasione del Gala des Etoiles. Sempre da Berlino arriva la coppia formata da Nadja Saidakova e Ronald Savkovic, al loro debutto sul palcoscenico della Scala. David Coleman dirigera' alcuni dei brani musicali piu' noti dei tre balletti di Tchaikovsky. Nella scenografia del terzo atto di Il lago dei cigni, con il salone del castello addobbato a festa per il compleanno del principe Sigfrido, il Corpo di ballo sara' impegnato in un susseguirsi di danze, dalla czarda alla danza spagnola, dalla tarantella alla mazurka, fino al celeberrimo passo a due del Cigno Nero, interpretato da Roberto Bolle con Polina Semionova. Subito dopo, Aurora e i suoi quattro principi (Marta Romagna con Alessandro Grillo, Mick Zeni, Matteo Buongiorno, Bryan Hewison) danzeranno l'Adagio della Rosa della Bella addormentata, oltre al passo a due degli uccellini blu (Antonino Sutera con Daniela Cavalleri), e il passo a due dal secondo atto dello Schiaccianoci che vedra' in scena Nadja Saidakova e Ronald Savkovic. Al termine dello spettacolo, il sovrintendente Stephane Lissner offrira' a pubblico e artisti un brindisi.

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Pd/Binetti. Parole forti dall'Arcigay: Sostiene idee identiche al nazismo.

"La replica di Veltroni non basta, Pd non l'ha esplusa".

(Apcom) "La senatrice Binetti sostiene idee identiche al nazismo, al fascismo e a tutti i regimi dittatoriali di destra e di sinistra che hanno internato e ucciso centinaia di migliaia d'omosessuali, senza che ciò provochi scandalo e presa di distanza da parte d'alcun esponente del Pd; il passo successivo si chiama collaborazionismo": lo scrive l'Arcigay in un comunicato.
"Dopo l'ennesima intervista apparsa oggi su 'La Stampa' della senatrice Binetti, dove ribadisce che gli omosessuali sono malati, ci chiediamo come sia possibile per gli ormai pochi, in alcuni casi pure coraggiosi, gay e lesbiche rimasti dentro il Pd convivere con questa campionessa del clerical fascismo italiano", prosegue la nota.
"Sicuramente il movimento lgbt italiano (lesbiche, gay, bisessuali e transgender, ndr.) non può ritenere un serio interlocutore un partito che non ha messo alla porta una senatrice che orgogliosamente propaganda e agisce affinché le persone lgbt siano discriminate e curate in barba a tutte le legislazioni internazionali, le determinazioni scientifiche, le regole deontologiche".

"Ci spiace Walter", prosegue la nota rivolgendosi a Veltroni: "La tua lettera di ieri è insufficiente per due ragioni. La prima perché sostieni che la Binetti sbaglia ma non ne trai le logiche conseguenze e la seconda perché gli strumenti che individui per tutelare e riconoscere la cittadinanza lgbt sono alla tua portata, essendo il segretario del partito di riferimento del governo che in questi due anni non è stato in grado di realizzare nulla".

"La Binetti dà voce ad un potere antico da sempre presente dentro la chiesa cattolica che ha ripreso coraggio, che intende sulla pelle delle persone lgbt rafforzare una posizione di forza dentro la politica italiana; chiunque sostenga, taccia, non si opponga a questo disegno ne diventa concretamente complice".

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AltaromaAltamoda: sfilate a Roma dal 27 al 31 Gennaio 2008.

(Fashionblog) Anche quest’anno le sfilate di AltaromaAltamoda si terranno all’Auditorium. Un calendario provvisorio dal 27 al 31 gennaio che vede nomi dell’alta moda romana come Fausto Sarli e Gattinoni.

Già però cominciano le polemiche tra stilisti, specialmente quelli più grandi che cercano di trovare un orario e un giorno vantaggioso per i loro affari.

I piccoli stilisti invece si accontentano di quel che rimane, cercando di farsi pubblicità come possono. Riflettori accesi quest’anno sulla giovanissima (solo 15 anni, già definita la baby-stilista) Kira Plastinina, stilista russa che sarà ospite delle sfilate di Altaroma e che riscuote un grandissimo successo in patria, specialmente tra i giovani. Da tenere d’occhio perchè ha già ben 29 negozi monomarca a Mosca ed è anche l’attuale preferita di Paris Hilton: c’è da scommettere che l’ondata modaiola travolgerà anche noi dell’italica penisola.

foto by Ansa

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Feste di Capodanno 2008 a Roma: Brancaleone.

(06 blog) In questa settimana ci concentreremo nelle segnalazioni sugli eventi previsti a Capodanno nella capitale, sperando di farvi cosa gradita.

Cominciamo con la serata prevista al Brancaleone per il 31 dicembre: un party per il Capodanno 2008 all’insegna della musica con le selezioni ai piatti di Nicola Conte, i live acustici di Rosalia
de Souza ed Alessandro Mannarino, i dj set di Raffele Costantino, Andrea Lombardo e della crew di Sidesteppin’.

Il programma della serata inizierà alle 23, con il concerto acustico della talentuosa cantante brasiliana Rosalia De Souza, accompagnata da chitarra e percussioni. A seguire, aprirà le danze il dj set di uno dei maggiori rappresentanti della club culture italiana nel mondo, Nicola Conte con
la sua miscela unica di new jazz, bossa, sonorità latine, elettroniche e 60’s. Si andrà quindi in crescendo con le selezioni ai piatti di due dei dj di riferimento dell’underground romano:Raffaele Costantino, dj e producer da sempre alla ricerca di sonorità “altre” nei suoi set a Re:life, Afrodisia e Kick it!, con un originale percorso alla scoperta della nuova musica nera, e Andrea Lombardo, dj resident della fortunata serata Firewater, che ogni venerdì al Brancaleone ospita alcuni dei più importanti nomi della scena dance internazionale.

E ancora, il live acustico di Andrea Mannarino, giovane cantautore che ha visto crescere la propria popolarità tra le strade ed i locali off della capitale, grazie al suo originale mix di musica e poesia.

Lunedì 31.12 @ Snob & Firewater

NICOLA CONTE dj set
ROSALIA DE SOUZA live concert
RAFFAELE COSTANTINO dj set
ANDREA LOMBARDO dj set
SIDESTEPPIN’ dj set (Mr Moto + Knuf)
ALESSANDRO MANNARINO live concert

Clichèvideo visuals

website: www.brancaleone.it
myspace: http://www.myspace.com/capodannoalbrancaleone

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A Milano il Capodanno 2008 in piazza.

buon anno(02 blog) Per festeggiare tutti in piazza l’arrivo del nuovo anno a Milano, sono state organizzate tre diverse feste, tutte ad ingresso gratuito, in cornici suggestive e particolari.

La prima è quella dello Snow Park di Piazza del Cannone, al Castello Sforzesco, con l’evento Burn, che vedrà alternarsi dj e gruppi per tutta la notte, tra Freestyle Live Party e Mondosettanta, con il Concerto per fuochi d’artificio allo scoccare della mezzanotte.
Dalle 22.30 in avanti, ingresso gratuito
Snow Park Milano 2007 - Piazza del Cannone, Castello Sforzesco
Per informazioni: tel. 02.45506104

Milano Eleganza, invece, è la festa del Palalido, con orchestra dal vivo per balli anni 60/70 e latini, i Golden Gospel Singer di Harlem, e cotechino e lenticchie, panettone e spumante, per tutti.
Dalle 22.00 alle 2.00, ingresso gratuito
Palalido – Piazza Stuparich 1 (MM1 Lotto)
Per informazioni: tel. 02.69311603

Infine, al Villaggio delle Meraviglie dei Giardini di via Palestro, La possibilità di fare il cenone (questo a pagamento, 35 euro a persona, con prenotazione) o semplicemente di pattinare sulla pista di ghiaccio, accompagnati da spumante fino al mattino.
Dalle 21.30 per tutta la notte, ingresso gratuito (cenone escluso)
Villaggio delle Meraviglie – Giardino Indro Montanelli di Palestro
Per prenotazione del cenone: 335.7627350

Il primo dell’anno, inoltre, il concerto di Capodanno è affidato alle dolci note di Noa e Radiodervish. La cantante israeliana, preceduta dal gruppo di Bari con basso e chitarre, si esibirà alla Chiesa di San Fedele con canzoni sacre tradizionali di origini yemenite ed ebraiche, e motivi classici.
Martedì 1° gennaio, ore 16.30, ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili
Chiesa Santa Maria della Scala in San Fedele – Piazza San Fedele, Milano

Le proposte per le feste e i party in discoteca e i cenoni nei ristoranti arriva invece dal sito 2nightMilano, con una ricca rassegna dei locali in cui festeggiare l’arrivo del nuovo anno.

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Venezia pronta per il bacio collettivo "LoVe2008".

(Tiscali notizie) Allo scoccare della mezzanotte Piazza San Marco a Venezia si trasformerà nella piazza dell'amore. Un bacio collettivo di 60 mila persone saluterà l'Anno Nuovo immortalato dai flash e dalle televisioni di tutto il mondo. LoVe 2008, iniziativa voluta dalla neonata agenzia Venezia Marketing Eventi e ideata da Marco Balich, diventerà nel tempo un appuntamento annuale.

Un Capodanno veneziano che non avrà come colonna sonora i consueti botti e i fuochi artificiali ma cuori luminosi e una raffinata orchestra che farà da tappeto musicale alle coppie che dalle 22.30 inizieranno la più lunga maratona di bacio. Intanto le cento coppie selezionate dall'agenzia degli eventi si stanno allenando in questi giorni per non sfigurare la notte di San Silvestro.

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La Binetti, neuropsichiatra che vuol guarire i gay.

(L'Unità) L’omosessualità è una malattia. E come tale va curata. A dirlo è la senatrice del Pd, nonché neuropsichiatra, Paola Binetti. Le risponde, dalle colonne de La Stampa, il segretario del suo partito, Walter Veltroni: «Una tesi sbagliata e pericolosa». Sbagliata, dice Veltroni, «perché l’omosessualità è una condizione umana che deve essere rispettata in quanto tale». Pericolosa, prosegue il leader del Pd, perché «asseconda il misconoscimento dei diritti delle persone omosessuali».

Veltroni accenna alle tappe compiute dal governo nella lotta alle discriminazioni: da un lato il ddl Pollastrini contro la violenza sessuale approvato dalla commissione Giustizia alla Camera. Dall’altro, l’impegno per il riconoscimento dei diritti delle unioni di fatto, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Riconoscimento, precisa Veltroni, che dovrà avvenire «con legge nazionale», visto che proprio a Roma, la città dov’è sindaco, l’istituzione di un Registro delle unioni civili è stata bocciata dalla sua stessa maggioranza.

Ma la Binetti non ci sta. E il giorno dopo, sempre dalle colonne de La Stampa, rincara la dose. Non vuole «diktat», la senatrice teo-dem. «È grave – comincia il suo intervento – che Veltroni, spinto dalle pressioni degli omosessuali, voglia soffocare il confronto su temi così importanti. No, Walter, non è con i diktat su unioni civili e omosessuali che si costruisce il partito Democratico». E a conferma della sua tesi, la Binetti rispolvera i suoi trascorsi professionali. La senatrice, che in passato non ha nascosto di usare il cilicio come forma di penitenza, altri non è che una neuropsichiatra. Una scienziata, insomma. «Ho esperienza decennale di omosessuali che si fanno curare – azzarda – non sono andata a cercarli io, sono loro che sono venuti in terapia da me perché dalla loro esperienza ricavano disagio, sofferenza, ansia, depressione e incapacità di integrarsi nel gruppo».

Nessuno lo mette in dubbio. Ma da una neuropsichiatra ci si aspetterebbe conforto e rassicurazioni sulla propria “normalità”, non certo di essere trattati come dei malati. Veltroni o non Veltroni, scienza o non scienza, comunque Paola Binetti non cambia idea: «La mia coscienza – dice – resta qua». E nessuno si illuda che le acque si possano calmare: «Non ho alcuna intenzione di uscire o di farmi cacciare». È una minaccia.

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Omofobia: Amato, testo a parte che rispetti dettato costituzionale.

(Asca) Sara' un apposito testo di legge, ora all'esame della Commissione giustizia del Senato a contenere le norme sull'omofobia. A confermarlo e' il Ministro dell'Interno Giuliano Amato dopo l'approvazione in Cdm del decreto sulle espulsioni che, come previsto, non le contiene.

Per Amato e' importante che sia il Parlamento ad affrontare tutta la questione aggiungendo che le norme in materia ''non potranno prescindere dal rispetto dell'articolo 21 della Costituzione che non ammette il reato d'opinione''.

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Take that oggi. Odore di omosessualità.


(Parole in libertà) Lo "storico" gruppo dei Take That che, ormai molti anni fa, ha fatto venire in mente tanti pensieri impuri (Vedi video sotto) ad un sacco di ragazzi/e, pare sia tornato sulla cresta dell'onda riscuotendo un discreto successo.


Questi scatti provengono da una recente esibizione live della ex boyband. Sopra vedete Jason Orange, classe 1970, perfettamente conservato.


Qui sopra, il suddetto Orange posa le labbra su quelle del compagno Howard Donald (1968 - ) in quello che appare un bacio piuttosto sexy. Semplice trovata scenica? Ci piace credere il contrario (il che è esattamente lo scopo della scenetta ;)
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Accusa di un Vescovo spagnolo. I ragazzini sono sessualmente troppo disponibili.

Lo afferma Bernardo Alvarez, vescovo di Tenerife, in una intervista a un giornale locale.

(Gaynews.it via Lamanicatagliata.com) Lo scrive Valerio Bartolucci sul sito Gaynews.it senza però citare la fonte; il vescovo di Tenerife, Bernardo Alvarez (nella foto), in una intervista rilasciata a un giornale locale, ha dichiarato parlando di sesso con adolescenti ''Ci possono essere minori che lo consentono e, di fatto, ci sono. Ci sono adolescenti di 13 anni che sono minori e sono perfettamente d'accordo e, per di piu' lo desiderano. Incluso se ti distrai, ti provocano! Questo della sessualità è qualcosa di più complesso di quello che sembra''. Non contento, Alvarez ha deciso di ridicolizzarsi ulteriormente dichiarando: ''L'omosessualita' pregiudica le persone e la società'' e continua, ''la persona pratica l'omosessualità come può praticare l'abuso di minore''. Ci sembra evidente, a noi de Lamanicatagliata.com, che il presule parla a suocera perché moglie intenda. O no?

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Un ex Presidente della Camera si diverte con le ragazze a Montecitorio...


(Temis) L'Unità è stato il primo giornale a lanciare il gossip che appassiona le Feste dei ns parlamentari. Il Foglio l'ha ripresa e ormai tutti ne parlano: chi è l'ex presidente della Camera che si intrattiene con le sue fidanzate negli uffici? L'unico dato certo è che si tratta di un uomo. Escludendo Ingrao e Scalfaro (anche se l'età non sempre è decisiva!), rimangono Violante e Casini. Quanto al primo, il suo successo con le donne è leggendario. Le Violantine - come in Parlamento hanno battezzato le sue fidanzate - sono tutte belle e brillanti. Tanto è vero che hanno fatto tutte una splendida carriera. Si parla di una ministro (attuale?) e di una capogruppo (attuale?). Purtroppo, però, le violantine litigano spesso tra di loro e i bene informati raccontano che la politica è solo il motivo ufficiale. Quanto a Casini, le malignità riguardano i gusti del suo primo sponsor politico e l'ultimo matrimonio (come si capirà, per ragioni opposte). E che possa essere lui l'indefesso gaudente, la foto che pubblichiamo (che non vuole essere subliminale) lo dimostra....

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Alessandra Casella apre la porta ai libri. Dalla tv al web.

[i](Credits: [url=http://www.flickr.com/photos/polifemus/111515924/]polifemus[/url] by Flickr)[/i]

(Panorama) “La mia voglia di parlare di libri in tv parte da lontano”. Alessandra Casella, conduttrice qualche anno fa di A tutto volume, attrice, giornalista e soprattutto avidissima lettrice ha finalmente trovato il modo di soddisfare questa voglia senza dover passare la maggior parte del proprio tempo a convincere i dirigenti televisivi che leggere è bello. “Non è che le tv in generale siano molto disponibili: mi dicono sì per qualsiasi altra cosa ma non vogliono fare trasmissioni che parlino di libri. Invece secondo me si può parlare di libri in tv ed essere divertenti e vari”. E ci ha creduto al punto da crearsi la propria tv, tutta dedicata ai libri, che va in onda su internet.

Come nasce Booksweb.tv?
Digital Identity, il provider di una marea di televisioni, da quella del Senato a quella dell’Enel e di altre grandi aziende, aveva progetti per creare delle web tv aperte a tutti. Hanno sviluppato il sistema in tempi in cui nessuno parlava di tv sul web, perciò sono i più ferrati in assoluto e Booksweb.tv è il primo progetto “aperto” che hanno realizzato.

[i](Credits: [url=http://www.flickr.com/photos/allansiew/159274927/]Passi?n[/url] by Flickr)[/i]

Come si mantiene una web tv che parla di libri?
Io lavoro con tecnici che per amicizia e fiducia nel progetto hanno dato il loro apporto e autori-amici che danno il proprio contributo su base volontaria. Abbiamo Roberta Schira, Raul Montanari, Marco Buticchi, Fabio Bonini attore e ora autore di un libro sul mare. Barbara Garlaschelli si è proposta per la rubrica Libri in carrozza. E poi Zap Mangusta, filosofo anomalo e grande comunicatore, Antonio Capitani, astrologo numero uno di Astra, che abbina libri e segni zodiacali… Inoltre diversi editori per fiducia mi hanno dato subito da intervistare dei pezzi da 90 (come Michela Chabon e altri grossi nomi). Questo è un ambiente in cui ci si conosce ed è una cosa molto positiva. Sono determinanti gli scrittori che rilasciano belle interviste. Arturo Perez Reverte, per esempio, come autore del nostro Libro del mese, ci ha rilasciato una sostanziosa intervista di un’ora e mezza - che noi abbiamo ovviamente tagliato e montato - dicendo anche cose molto personali. Tra di noi c’è un’amicizia letteraria che dura da 10 anni. Poi ci sono anche editori che hanno aspettato di vedere la tv prima di proporci i propri autori.

A parte il contributo volontario di persone dell’ambiente, immagino che avrete presto bisogno di inserzionisti…
Sì, cerchiamo sponsorizzazioni e abbiamo già due o tre contatti buoni. Noi non vogliamo editori come sponsor: devo essere libera di parlare dei libri che voglio come mi pare. Ci consideriamo uno spazio aperto. Per tutti. Abbiamo anche una rubrica dal titolo Mi raccomando… in cui ospitiamo uno scrittore che ci parla del proprio libro. E il titolo la dice lunga sul nostro atteggiamento: te lo proponiamo ma prendilo con le pinze. C’è anche spazio per gli esordienti (Stasera mi butto) e in pentola bollono molte altre cose che faremo quando avremo più soldi. Comunque per essere un sito nato nell’anonimato stiamo andando bene: nei primi due giorni abbiamo avuto 1300 contatti. E la buona notizia è che la permanenza è molto lunga, da mezz’ora a un’ora.

Quali opportunità offre il web rispetto alla tv?
L’apporto del web è fondamentale: il feedback e la partecipazione sono essenziali. Abbiamo in programma di fare delle dirette di alcuni eventi e dei dibattiti in diretta. Il pubblico si collega ed entra nel dibattito. Gli scrittori si mettono a disposizione del pubblico, come in un festival letterario perenne. Per ogni autore ci sarà una mail “@booksweb.tv” e noi ci prendiamo l’impegno di inoltrare la corrispondenza. Poi, come ogni tv, abbiamo un palinsesto, su cui però si può intervenire: puoi far partire in qualunque momento le cose che ti interessano. Ma Internet si fa facendolo, e tra un mese il sito sarà ancora più ricco e funzionale. Integreremo i video e le interviste con molti materiali scritti: biografie, bibliografie, citazioni. Siamo molto attenti anche alla qualità anche nell’immagine: per le riprese ci appoggiamo a persone di grandissima professionalità, che appartengono a due società di produzione conosciute tramite Francesco Grazzini, uno dei migliori cameraman di Mediaset con cui ho lavorato ai tempi di A tutto volume, e che si è messo in proprio. Infine apprezzo la libertà. La tv è un luogo di potere, è sempre stato così. Qui il potere ce l’ho io. Io sono il direttore editoriale e nella mia tv non ci sono i libri degli amici degli amici imposti da qualche dirigente, ma solo buoni libri, che vale la pena leggere.

Guarda il video

Booksweb tv

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Se Bush finanzia il fronte anti-gay.

(Giulio M. Piantadosi - Il Manifesto) Let us live in peace! Lasciateci vivere in pace! Chiedevano solo questo gli attivisti omosessuali ugandesi che alcuni mesi fa hanno lanciato a Kampala la prima campagna in difesa dei diritti di gay e lesbiche. Non è andata come speravano, perché in Uganda essere omosessuali è un reato punito con l’ergastolo. In molti, dal presidente Yoweri Museveni ai principali leader religiosi, sono convinti che essere gay è un comportamento non-africano. E per propagandare le loro idee omofobe non si fanno scrupoli a usare i soldi del Fondo Globale per la lotta all’Aids.
A scoprirlo è stata Iglhrc, un’associazione gay americana, che è andata a verificare dove finiscono i soldi del governo Usa destinati al Fondo Globale. Cercando nei rapporti dell’amministrazione ha trovato tra i beneficiari del Fondo i principali esponenti anti-gay ugandesi, come il pastore Martin Ssempa, capo della Chiesa dell’università di Makerere e della Coalizione interreligiosa per la Famiglia. La sua chiesa ha ricevuto da Usaid (Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale) un sussidio per la prevenzione, il trattamento e l’assistenza ai malati di Aids. Pochi giorni dopo la manifestazione degli attivisti gay Ssempa ha organizzato una marcia per chiedere il loro arresto. Insieme a lui hanno sfilato anche alcuni esponenti del governo.
Ma non è finita. Il 28 agosto, lo sceicco Mutah Bukeyna aveva rivelato che erano pronte «squadre anti-gay per ripulire rapidamente la società dall’omosessualità». Recentemente l’organizzazione di cui farebbe parte, Tabliqh Organization, ha ricevuto finanziamenti da Prefar, un fondo di emergenza voluto da Bush per combattere l’Aids in Africa.
Padre Ssampa è anche il responsabile di un sito web dove sono comparsi nomi e foto degli attivisti gay, e l’autore di una petizione in cui chiede al governo di mettere fine «all’umiliazione degli ugandesi» portata avanti dagli omosessuali.
Tutti gli interessati hanno smentito di aver ricevuto soldi dal fondo di prevenzione contro l’Aids. Solo l’ambasciata Usa di Kampala ha detto una mezza verità: ha ammesso di aver finanziato Tabliqh, ma senza essere a conoscenza del legame tra lo sceicco omofobo e l’organizzazione.
Samuel Ganafa è uno degli coordinatori della campagna «Let us live in peace». «Andremo avanti», dice. «La situazione è troppo grave. Se qualcuno scopre che sei omosessuale perdi tutto: famiglia, lavoro, dignità». E poi c’è il problema dell’Aids. «Nonostante i miliardi spesi dal Fondo, per noi non c’è nessuna prevenzione specifica perché essere gay è illegale». Secondo Iglhrc su 15 milioni di dollari stanziati da Prefar per l’Africa, meno di un milione è utilizzato nella prevenzione del virus tra gli omosessuali. E se il ministro dell’etica ha già risposto che «non ci sarà mai spazio per i loro diritti in Uganda», un risultato è stato raggiunto: la pagina con le foto degli attivisti gay è sparita.

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Un centrosinistra più omofobo del centrodestra. Risposta della Binetti alla lettera di Veltroni. Per gli specialisti l'omosessualità è disturbo.

(Adnkronos) - "Non e' con i diktat su unioni civili e omosessualita' che si costruisce il Partito democratico". Il messaggio a Walter Veltroni viene dalla senatrice del Pd Paola Binetti che, su 'La Stampa', replica alla lettera del segretario che ieri prendeva le distanze dalla tesi dell'esponente teodem sull'omossessualita' che puo' essere 'curata'. E lei ribadisce, proprio dalle colonne del quotidiano torinese: "Come neuropsichiatra ho esperienza decennale di omosessuali che si fanno curare. Non sono andata a cercarli io, sono loro che sono venuti in terapia da me perche' dalla loro esperienza ricavano disagio, sofferenza, ansia, depressione e incapacita' di sentirsi integrati nel gruppo. Non sono io a sostenerlo, e' un dato oggettivo".

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Le "cure" per guarire dall'omosessualità. La lettera del Prof. Tonino Cantelmi che difende il suo operato.

«Nessun pregiudizio o terapia "forzata". Solo professionalità per chi chiede aiuto».

(Liberazione) Caro Davide,
sarebbe bastata una richiesta di intervista e ti avrei spiegato tutto, senza che nascesse questa inutile caccia alle streghe (vedi quello che dichiara Mancuso sulla base delle tue affermazioni).
Mi spiace ma, permettimi di dirlo, l'articolo è davvero squallido: forzature, anche nel linguaggio, falsità, deformazioni della realtà, ironia sulla sofferenza, danno un quadro distorto della realtà. In questa sede mi preme comunicarti il dispiacere di chi, come me e come i miei collaboratori, lavorano con passione e con onestà. Ripeto, sarebbe bastata una richiesta di intervista (non mi sono mai sottratto alla stampa ed al dialogo): tutto avviene alla luce del sole. E' facile, forzando e storpiando la realtà, ridicolizzare le persone, ma oltre che non rispettoso, è anche oltraggioso per professionisti che ogni giorno lottano contro la sofferenza con tutto se stessi. Non riconosco alcune affermazioni che mi attribuisci, trovo che alcune frasi hanno un linguaggio che non mi appartenga e che decontestualizzate assumano significati persino opposti. Mi sembra che trattiamo tutti i pazienti con rispetto e dignità. Alcune tue affermazioni sono del tutto false, come avremo modo di dimostrare. Ho trovato poi davvero offensivo le illazioni su terapie "forzate" su minorenni: abbiamo dati per disconfermare tali illazioni e per mostrati quanti ragazzi (non c'entra l'omosessualità) ci consultano per il disagio che vivono (vorrei farti notare che i pazienti con omosessualità, che mi contattano per vari motivi, sono davvero la minoranza) e che invece nessun minorenne ha avuto accesso a terapie "forzate".
Quell'articolo nel complesso offende me, i miei collaboratori ed i pazienti. Mi auguro che tu voglia anche tranquillizzare Mancuso: non ci sono persecutori, nè "psicosantoni fanatici" (basterebbe leggere i libri e le pubblicazioni scientifiche che ho fatto), nè ultracattolici e non c'è alcun pregiudizio, ma solo la voglia di aiutare chi chiede liberamente aiuto. Infatti persone omosessuali che richiedono il nostro aiuto e non intendono mettere in discussione il loro orientamento sono accolti, rispettati ed aiutati rispettando la loro dimensione valoriale e la loro scelta. Sono sicuro che un gran numero di persone omosessuali che ho avuto in terapia potranno confermarti il rispetto per le loro scelte. Come ti ho ben chiarito nei nostri colloqui, diamo aiuto e sostegno anche a coloro che vogliono invece verificare aspetti inerenti la loro omosessualità, senza avere alcuna preclusione ed adottando percorsi terapeutici ben accetti dalla comunità scientifica. Non ritengo corrette un mucchio di cose da te scritte, che ti saranno contestate in modo adeguato. Tuttavia, poichè spero nella tua onestà intellettuale, mi attendo una rapida ed onesta valutazione da parte tua di questa mia richiesta di rettifica, anche dando alla stessa il rilievo pari al tuo articolo.
Professor Tonino Cantelmi

Gentile Professor Cantelmi,
per rigore professionale pubblichiamo la lettera da Lei inviataci. Per quanto mi riguarda, ribadisco di aver raccontato fedelmente quello che ho vissuto in quei sei mesi provando a mettermi nei panni di chi si sente dire che la propria omosessualità può essere "riparata" anzichè accettata e vissuta con serenità. Ma il Medioevo, è noto, fatica a lasciare alcune "coscienze" del nostro Paese.
Davide Varì

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Nel pd qualcosa si muove... Lettera a Fioroni, più attenzione ai gay nelle scuole.

(Davide Varì) Una lettera aperta è stata inviata da alcuni esponenti del Partito Democratico al ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, con un invito a rivolgere particolare attenzione alle diversità nelle scuole.
«In Italia ci sono moltissimi omosessuali, impiegati, manager, spazzini, studenti che sarebbero felici di testimoniare il loro percorso di vita, nelle scuole». Questa in sintesi la proposta di alcuni esponenti del P.D. «Caro Ministro un giovane omosessuale il più delle volte è solo, e senza alcun supporto sociale: a volte evita di parlare anche con se stesso, un vero cortocircuito esistenziale che avviene proprio nel momento più delicato della propria formazione: l’adolescenza. Per questo riteniamo che sia molto, molto importante che a trattare l’argomento siano anche delle persone che vivono la propria omosessualità con estrema tranquillità e naturalezza».

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Nei bagni un guardone hi-tech. Foto alle donne in stazione col videofonino: denunciato.

(Il Trentino) Era andata un momento in bagno prima di prendere la corriera che l’avrebbe riportata a casa, in Valsugana. Era entrata nella toilette quando ha visto una mano arrivava da sotto il separé. La mano teneva un cellulare con l’obiettivo puntato verso di lei. Più arrabbiata che spaventata la ragazza ha schiacciato con un piede il braccio prendendo il cellulare e poi è uscita di corsa dal bagno e assieme al marito ha chiamato la polizia. È successo sabato scorso alla stazione di via Pozzo e un operaio di 30 anni di Rovereto è stato denunciato per molestie: la mano con il cellulare era la sua. Tre anni fa era stato denunciato a Vienna per atti osceni.
Su quello che è successo e su altri possibili casi sono al lavoro gli agenti della squadra volante della polizia ma la vicenda sembra abbastanza chiara anche grazie alla testimonianza della donna vittima della molestia. Il ragazzo deve essere entrato nei bagni riservati alle donne in un momento in cui nessuno lo aveva notato e si era sistemato in una delle toilette. E si era messo in attesa. Ad agevolare le sue intenzioni, il fatto che la separazione fra un bagno e l’altro è garantita da un pezzo di compensato che lascia una trentina di centimetri di spazio fra il pavimento e la parete stessa. In questo modo era possibile infilare una mano e arrivare nella toilette adiacente. Quando ha sentito la porta del bagno chiudersi ha atteso qualche secondo e poi ha infilato la mano nello spazio sotto la separazione con in mano il cellulare in funzione fotografia. La ragazza (è una moglie e mamma di 27 anni) ha avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di strano, forse ha sentito un rumore e ha girato gli occhi verso il baso vedendo mano e telefono. Con il piede ha bloccato il braccio e ha quindi preso il cellulare uscendo di corsa dal bagno. All’eterno ad aspettarla c’era il marito con i figli e la coppia, insieme, ha chiamato la polizia mentre il ragazzo era bloccato nel bagno. Agli agenti della volante la coppia ha raccontato quello che era successo ma sul cellulare non c’era alcuna immagine della ragazza e questo farebbe pensare che chi aveva il cellulare in mano non avesse fatto in tempo a scattare l’immagine intima. Sempre sul telefono non sono state per ora trovate delle immagini che facciano pensare che il ragazzo avesse fatto la stessa cosa in precedenza ma potrebbero esser state scaricate in precedenza e quindi ci saranno delle ulteriori verifiche.
Intanto il giovane roveretano (D.D. sono le sue iniziali) è stato denunciato per molestie.

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Romanzo giallo. I delitti dell’Arcigay?

Una torrida estate romana interrotta da una serie di delitti. Le modalità degli omicidi sono identiche, come se l’assassino volesse inscenare un macabro rituale.

(Alfredo Felaco - Napoli.com) Ma è vero che si aggira un serial killer per le strade della capitale oppure dietro ai crimini si cela qualcosa di più grosso? E c’entra qualcosa il fatto che alcune delle vittime appartengono all’ambiente omosessuale? Una affascinante ispettrice e uno scrittore deciso a darsi al giallo uniscono gli sforzi per farsi strada lungo la misteriosa scia di sangue. In mezzo: Politici corrotti e immigrati clandestini, un mistero che sembra affondare le proprie radici nella fredda Russia e un giornalista che rende famosi i crimini come “I delitti dell’Arcigay”.
E “I delitti dell’Arcigay?” (con un bel punto interrogativo alla fine) è anche il titolo del romanzo di Sybille de Rivière, scrittrice nota più in patria che da noi proprio come il protagonista della storia e suo alter-ego al maschile.

Si tratta sicuramente di un giallo appassionante, che parte con l’idea ormai abusata dell’omicida seriale per poi sfociare in una trama torbida, più intricata di quanto ci si aspetterebbe, con un numero impressionante di cadaveri che continuano ad accumularsi mentre man mano che si va avanti il mistero sembra infittirsi invece che districarsi. Ma non si vive solo di indagini: c’è anche la storia d’amore fra i due protagonisti, lo scrittore vedovo ed emotivo e la poliziotta che forse ha qualcosa da nascondere…

“I delitti dell’Arcigay?” è sicuramente un romanzo che tiene incollato il lettore fino all’ultima pagina, quando tutti i nodi vengono al pettine. Il mondo descritto è quello dell’Italia in cui uno scandalo ci fa scordare il successivo e i segreti e i sotterfugi politici sembrano dominare dall’ombra le nostre vite. E’ la realtà italiana fatta di malcostume, ma anche di buona gente che vive con coraggio le proprie vite malgrado i giudizi della gente. Appartenenti a quest’ultima categoria, molto spesso sono i personaggi omosessuali che popolano le pagine del libro e che vengono tirati in ballo dalla stampa per liquidare la notizia dei delitti. E grazie ai quali l’autore si interroga a più riprese sul ruolo dell’associazione del titolo, che da un lato cerca di proteggere i propri soci e dall’altro li obbliga a dichiarare le proprie tendenze.
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I delitti dell’Arcigay?
di Sybille de Rivière, Graus editore

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Tra uno scandalo sessuale e l'altro. Usa, un anno di incertezze.

Lo stallo politico nel Congresso, lo stillicidio di morti nei teatri di guerra, la precarietà nell'economia, la mancanza di un sistema sanitario per tutti, il fronte caldo dell'immigrazione: gli americani sanno che nei prossimi 12 mesi tutto questo potrebbe non cambiare e perciò, forse, già sperano e sono proiettati al 2009 e ad una nuova presidenza.

(Stefano Rizzo - Aprile online) Come sarà il 2008 negli Stati Uniti? Sarà un anno di incertezza e di attesa. Da molti anni l'opinione pubblica è divisa e indecisa su quasi tutto: sulla guerra, che ha voluto a grandissima maggioranza e adesso ripudia; sull'economia, che tira ma non produce frutti apprezzabili per la gente comune; sulla politica, che promette cambiamenti, ma non si capisce bene quali e in ogni caso sono di là da venire; sulla natura stessa della collettività nazionale, del patto di convivenza tra cittadini, che non si sa più se deve ispirarsi al primato della religione, come pretendono gli evangelici, o al primato della ragione, come vorrebbero i laici.

L'incertezza regna sovrana in economia e durerà ancora a lungo. Secondo gli esperti finanziari la crisi dei mutui seguita allo scoppio della bolla immobiliare provocherà effetti negativi su tutto il mercato finanziario e azionario ancora per un paio d'anni. Se il governatore della Federal Reserve Fred Bernanke non si pronuncia e si limita ad abbassare i tassi, l'ex governatore Alan Greenspan annuncia che ci sono probabilità di recessione al 50 per cento.
I consumi tirano, trainati dagli acquisti natalizi, ma l'inflazione ha raggiunto il livello allarmante del 4,3 per cento, il doppio di un anno fa, e minaccia i già bassi salari. Decine di migliaia di famiglie sono costrette a rinunciare alla propria casa perché non possono pagare i mutui. Quaranta milioni di persone continuano ad essere senza assistenza sanitaria e a rivolgersi ai pronto soccorso per le cure di urgenza. Il ceto medio (il 58 per cento dei cittadini) è quello più colpito e ha sempre più difficoltà a pagare l'assistenza sanitaria per la famiglia e l'istruzione superiore per i figli. I poveri stanno sempre male, dal momento che il reddito del quintile più basso è aumentato in tre anni di soli 200 dollari (senza contare l'inflazione). Mentre i ricchi stanno sempre meglio: nello stesso periodo l'uno per cento più ricco della popolazione ha aumentato il proprio reddito di quasi 500.000 dollari. E questo grazie alla "riforma" fiscale voluta dall'amministrazione Bush nel 2003 che ha detassato i dividendi e i redditi da capitale, cosicché quell'uno per cento più ricco paga al fisco il 19 per cento del proprio reddito contro il 32 per cento di tutto il resto della popolazione.

Se l'economia sta male, la politica non sta meglio. I democratici hanno vinto le elezioni congressuali dell'anno scorso, ma non hanno la maggioranza per battere l'ostruzionismo sistematico dei repubblicani (il GOP, il Grand Old Party -il partito repubblicano- è stato ribattezzato il Gran Partito Ostruzionistico) e tanto meno per contrastare il veto presidenziale. Il risultato è la paralisi legislativa. A fine dicembre neppure il bilancio dello stato è stato approvato. I democratici hanno dovuto rinunciare ad attuare il loro programma di aumento delle spese sociali, e il loro ambizioso piano di risparmio energetico. Volevano fermare la guerra e fare tornare a casa i ragazzi, ma si sono dovuti acconciare a votare stanziamenti sempre maggiori per le truppe e per la "difesa".

Ma neppure Bush riesce più a fare molto. Aveva promesso all'inizio del suo secondo mandato grandi riforme - immigrazione, sicurezza sociale- per lasciare un segno della sua evanescente presidenza, ma ha dovuto rinunciare per le divisioni interne nel suo partito. Ormai si limita a porre o a minacciare il veto sulle proposte della maggioranza: spese di guerra, spese sociali, piano energetico, assistenza sanitaria per i bambini, lotta all'AIDS. In politica estera sta cercando di riconvertirsi a posizioni più dialoganti, ma i risultati delle timide aperture sul riscaldamento globale a Bali o della conferenza per la pace tra israeliani e palestinesi ad Annapolis si vedranno - se si vedranno - tra un paio d'anni.

C'è poi, ad aumentare l'incertezza e la disaffezione dell'elettorato, il capitolo corruzione. In questi ultimi anni gli Stati Uniti sono stati squassati da scandali finanziari, il fallimento di grandi e potenti società, come la Enron, la Worldcom, la Tyco, che foraggiavano il partito repubblicano; da scandali politici, come quello Abramoff-DeLay, che hanno messo in luce, ammesso che ce ne fosse bisogno, l'intreccio corruttivo tra le lobby economiche e il potere politico. I democratici avevano promesso di fare pulizia, ma a tutt'oggi si sono limitati ad una modesta legge che vieta ad un ex parlamentare di fare attività di lobby prima di due anni dalla fine del mandato.

Sul piano dei "valori morali", sui quali i repubblicani, spalleggiati dal mondo evangelico, avevano fondato la loro strategia di vittoria, il marasma è totale. Non solo gli scandali sessuali (omosessuali) che hanno coinvolto influenti parlamentari repubblicani (Mark Foley, Larry Craig) campioni dell'omofobia, ma anche la Chiesa cattolica (i numerosi e costosissimi processi per pedofilia) e perfino organizzazioni collaterali come i Boy Scouts of America. Da ultimo la fobia sessista dell'amministrazione ha ricevuto due duri colpi, consistenti l'uno in una lettera di un gruppo di generali che chiedono che finisca la discriminazione contro gli omosessuali nell'esercito, l'altro in un rapporto del National Health Institute che rivela come sia completamente fallita "la strategia dell'astinenza" propagandata a suon di centinaia di milioni dall'amministrazione, dal momento che nel 2006, per la prima volta in molti anni, le ragazze madri (sotto i 18 anni) sono aumentate del tre per cento.

Quanto alle due guerre, che tutti considerano ormai perdute, quella in Iraq e quella in Afghanistan, l'elettorato preferisce non pensarci più. Mentre qualche mese fa la guerra era al primo posto nelle preoccupazioni della gente, oggi viene considerata ancora un problema importante, ma molto meno rispetto ad altri più pressanti, come l'economia, l'assistenza sanitaria e l'immigrazione. Il fatto è che le polemiche hanno stancato tutti (e in questo la strategia di Bush di "tenere duro" ha funzionato). Ci sono state denunce di atrocità, denunce di torture, violazioni della costituzione, rivelazioni ogni giorno più sconvolgenti. Ci sono state condanne, inchieste parlamentari, sentenze della Corte suprema, ma nulla è cambiato. I democratici, timorosi di apparire antipatriottici, si sono rassegnati ad aspettare. I repubblicani non ne parlano, eccetto per ripetere la litania della "grande guerra globale al terrorismo", cui nessuno più crede (la preoccupazione per il terrorismo dopo sei anni senza attentati è scesa agli ultimi posti nelle preoccupazioni comune).
La famosa "surge" (montata), l'aumento delle truppe, ha prodotto in Iraq qualche risultato nel diminuire gli episodi di violenza e contenere le perdite americane, ma l'opinione degli esperti è che si tratta di un fenomeno transitorio, risultato di una tregua tra le varie fazioni sciite e sunnite, che sono pronte a riprendere le ostilità non appena gli americani se ne andranno. In ogni caso, se stabilizzazione ci sarà, sarà molto lontana dagli obbiettivi magniloquenti di "democratizzazione del Medioriente". In Iraq sarebbe già un successo avere un regime autoritario che mantenga un tappo sulla violenza in un paese spaccato in tre. Quanto all'Afghanistan, dopo sette anni di combattimenti i talebani controllano larga parte del territorio e la situazione in termini di sicurezza e di consolidamento delle istituzioni è semmai peggiorata.

Possono gli americani aspettarsi qualcosa di nuovo dalle elezioni, una svolta nella vita politica? Forse sì, ma certamente non prima del 2009 inoltrato. Per tutto il 2008 continuerà la campagna elettorale iniziata già da un anno. Per la prima parte del 2008 continueranno ad affrontarsi con toni sempre più acrimoniosi i candidati dei due partiti per conquistare la nomination che sarà formalizzata nelle convenzioni di fine agosto-primi di settembre. Poi ci sarà la campagna elettorale vera e propria che terminerà - forse- con le elezioni del 4 novembre, a meno che anche questa volta non ci sia uno strascico di polemiche, contestazioni, e ricorsi alla magistratura. In ogni caso volerà fango a palate, non diversamente da altre elezioni, ma forse di più quando i repubblicani si renderanno conto che stanno per perdere e i democratici che potrebbero non vincere.

Per tutto questo periodo in ogni caso continuerà la situazione di stallo nel Congresso, lo stillicidio di morti nei teatri di guerra, la precarietà nell'economia. Gli americani sanno (o dovrebbero sapere) che nei prossimi 12 mesi non avranno una legge sull'immigrazione che regolarizzi o decida qualcosa per i 12 milioni di immigrati clandestini; sanno che non ci sarà una riforma sanitaria che assicuri un minimo di assistenza a chi non ce l'ha; sanno che non ci sarà un piano energetico che riduca i consumi di petrolio e l'inquinamento e che metta sotto controllo il prezzo della benzina e del gasolio da riscaldamento; sanno, o dovrebbero sapere, che la criminalità rimarrà ai livelli più alti del mondo civile e che 30.000 uomini, donne e bambini moriranno a causa dei 200 milioni di armi da fuoco in circolazione. Sanno che tutto questo e molto altro non cambierà per tutto il 2008 e quindi, probabilmente, vorrebbero che il 2009 arrivasse presto.

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T.a.t.u, ancora scandali? No grazie.

(The gossipers) Passano gli anni, ma le T.a.t.u tentano ancora di “scandalizzare”. Ecco come si presentano in alcuni scatti per il magazine Maxim Julia Volkova e Lena Katina. Come potete ben notare, a soli 22 anni Julia è già incinta del secondo figlio (Viktoria, che oggi ha 3 anni, è nata nel 2004 dalla relazione con Pasha Sidorov). Il padre del futuro nascituro è l’attuale boyfriend Parviz, la nascita è prevista per fine dicembre-inizio gennaio, quindi ormai ci siamo. Uhm…meno male che era lesbica!

UPDATE –> Il bambino di Julia Volkova è nato ieri mattina (27 dicembre) in Russia. Non ci sono state difficoltà di alcun genere, madre e bambino stanno benone. Congratulazioni!

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Benedetto XVI. Un esorcista in ogni diocesi.

(Giacomo Galeazzi - La Stampa) «Decine di vescovi vivono sotto peccato mortale perché non delegano i propri sacerdoti ad effettuare esorcismi». Parola di padre Gabriele Amorth, il decano degli esorcisti italiani. Ora padre Amorth torna alla carica annunciando, attraverso il sito cattolico «Petrus», che Benedetto XVI sta lavorando ad una «istruzione» per obbligare i vescovi, non solo italiani ma di tutto il mondo, ad istituire in ogni diocesi un numero stabile di esorcisti per controbattere la presenza di Satana.

Tale istruttoria pontificia dovrebbe essere pubblicata nei primi mesi del 2008 per consentire agli «ammalati nello spirito», cioè ai posseduti dal maligno, di fare affidamento su uno o più preti «specializzati» della propria diocesi, senza necessità di spostarsi da un luogo all'altro.

Nella stessa istruttoria, sulla cui applicazione dovranno vigilare le Conferenze episcopali, il Papa incoraggerà anche la diffusione, al termine delle liturgie, della Preghiera a San Michele Arcangelo, sulla stessa scia del suo predecessore, Leone XIII, che «impressionato dall'incalzare del diavolo», pose obbligatoriamente alla fine della messa la supplica a colui che viene venerato come protettore dalle insidie del male.

La preghiera, che seguiva la lettura del prologo del Vangelo di Giovanni al termine di ogni messa, venne abolita dal Concilio Vaticano II ancora presieduto da Giovanni XXIII, cioè ancora non sottoposto ai sulfurei teologi di Papa Montini ai quali è ora di moda imputare ogni nequizia liturgica e teologica.

«Grazie a Dio abbiamo un Papa che ha deciso di combattere frontalmente il diavolo - commenta padre Amorth - era ora che i vescovi diocesani fossero obbligati a incaricare un numero stabile di esorcisti per liberare le persone possedute dagli spiriti maligni. Per la verità, l'obbligo ce l'hanno già ora, ma non lo rispettano perché proprio loro che sono esorcisti per diritto divino, non credono all'esistenza del diavolo».

Benedetto XVI, invece, crede nell'esistenza e nella pericolosità del maligno sin dai tempi in cui era Prefetto dell'ex Sant'Uffizio. «Da allora non perde occasione per mettere in guardia l'umanità dai rischi che derivano dall'azione del diavolo. E ha sempre esortato noi esorcisti ad impegnarci sempre di più nel nostro ministero», aggiunge padre Amorth. Che Benedetto XVI voglia disciplinare l'attività degli esorcisti è una notizia plausibile.

L'attuale legislazione canonica, infatti, prevede che l'intervento del sacerdote debba essere preceduto dall'analisi di una commissione di psichiatri. La norma, ampiamente disattesa dagli esorcisti, dovrebbe ricondurre sulla retta via anche quelle pratiche «liberatorie» che, come una recente inchiesta della «Stampa» ha raccontato, preoccupano le autorità ecclesiastiche. Perché con la scusa del diavolo, gli abusi psicologici stanno diventando un problema serio.

Sono passati più di venti anni da quando padre Amorth, allora direttore di «Myriam», una rivista dedicata alle suore, annunciò al mondo che il 20% dei romani «aveva contatti con il demonio». L'affermazione suscitò incredulità tra i vescovi di Roma, del Lazio e anche dei dintorni, ma impressionò i mass media.

E dette anche, secondo molti studiosi, un vigoroso contributo alla diffusione del satanismo «fai da te», quello rockettaro e metallaro. L'esorcista deve essere un sacerdote che «si distingua per pietà, scienza, prudenza e integrità di vita». All'inizio del pontificato, Benedetto XVI aveva ricevuto in udienza gli esorcisti di tutta Europa esortandoli e incoraggiandoli a continuare nel loro importante ministero, «sostenuti dalla vigile attenzione dei loro vescovi e dalla incessante preghiera della comunità cristiana».

Ora il Vaticano intende richiamare i vescovi di tutto il mondo a conferire il mandato di esorcista ad un numero sufficiente di sacerdoti che si impegnino stabilmente in tale ministero. E ogni diocesi deve averne almeno uno.

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Jolie: adoro far sesso coi colleghi. Il compagno Brad Pitt è avvisato.

(TGCom) In fondo si tratta solo di lavoro. Angelina Jolie non ha bisogno del permesso del suo Brad per "fare sesso" durante le riprese di un film. "Alcune persone - ha detto l'attrice al sito contactmusic - non hanno difficoltà ad avere un contatto fisico con qualcuno per cui non si prova attrazione. Io provo imbarazzo solo quando ho del sentimento verso una persona". Insomma: sì al sesso con estranei, ma solo sul set.

"Siamo adulti e sappiamo cosa stiamo facendo" ha spiegato Angelina, che però non ha nascosto di subire qualche pressione da parte dell'altrettanto affascinante compagno, che invece sembra non gradire la professionalità della madre dei suoi figli. A questo punto c'è da chiedersi cosa sia accaduto veramente sul set di un vecchio film della Jolie: "Original Sin" del 2001. Nella pellicola gli incontri con Antonio Banderas erano bollentissimi e la carica erotica alle stelle. Ma entrambi gli attori mantengono le bocche cucite su quei giorni di riprese.

Dal canto suo Brad Pitt non dovrebbe assolutamente creare problemi ad Angelina perché ha girato alcune scene di sesso con le attrici più belle e affascinanti di Hollywood da "Thelma & Louise" ad "Alexander". In fondo anche per lui si è trattato "solo di lavoro".

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Fabriquées en Italie, i segreti del fascino da esportazione.

(Gianmaria Padovani e Lucia Scajola - Panorama) “Se c’è un frangente in cui i francesi non si dimostrano sciovinisti è questo. Il fatto che Carla Bruni sia italiana anzi dà a tutta questa storia un tocco di esotismo”. Eric Joseph, corrispondente da Roma per il quotidiano francese Libération, risponde così al giornalista italiano che lo punzecchia chiedendogli se il love affaire fra la bella ex modella e il presidente francese Nicolas Sarkozy non sia visto oltralpe come un piccola vittoria della seduzione made in Italy su quella parigina. “In questa vicenda, casomai” continua Joseph “i miei connazionali vedono più il successo di Sarkozy. La cosa divertente è che non sceglie mai una compagna che dica di aver votato per lui: Bruni aveva sostenuto Ségolène Royal”.

Insomma, lo stereotipo si ribalta: il presidente di Francia sembra il tipico italiano posseduto dal demone del collezionismo di belle femmine (dopo Cécilia si è parlato di flirt con la giornalista Laurence Ferrari e della bella ministra della Giustizia Rachida Dati). Carla Bruni, invece, fa la figura della francesina gattamorta sedotta dal fascino del potere.
Ma il feuilleton all’ombra dell’Eliseo una constatazione, magari un po’ sessista, la induce: fra i tanti prodotti da esportazione del made in Italy minacciati dalla concorrenza estera non c’è di sicuro la bellezza femminile. I nostri prodotti di punta? Ce n’è una lista intera. Che decreta la fine del modello 90-60-90 occhi e capelli corvini: uno stereotipo polveroso che ci portavamo dietro dal dopoguerra e ormai più fastidioso del trittico da barzelletta “italiano pizza spaghetti mandolino”. La donna che oggi seduce lo straniero, sia esso uno stilista, un regista o un presidente della repubblica, assomiglia sempre meno a Gina Lollobrigida per avvicinarsi a un esotico mix che unisce spirito mediterraneo e colori nordici.
Le portabandiera dell’avvenenza sono proprio le donne che più si allontanano dal concetto tradizionale di femmina italiana. “Non è un caso che a New York, Berlino o Tokyo nessuno sappia chi è Sabrina Ferilli” rileva Francis Rocca, editorialista del Wall Street Journal. “Lei è sexy quanto Monica Bellucci e ha molto carisma. Se non ha sfondato, forse, è perché non conosce le lingue e perché incarna fin troppo una figura rassicurante”.
Se si ha la ventura di nascere in Italia belle, formose e giunoniche, per fare strada oltrefrontiera bisogna fare come Bellucci, che sulla morbidezza mediterranea ha innestato un tocco cosmopolita sposando un sex symbol francese che più francese non si può come Vincent Cassel, da cui ha imparato la lingua. Ora i galletti la adorano al punto da averla eletta lo scorso mese di marzo “la femme la plus sexy du monde”.
A Parigi Monica Bellucci è in buona compagnia: sono amatissime e ben inserite nella società francese anche la siciliana Eleonora Abbagnato, 28 anni, da 14 a Parigi, e la romana (ma solo di nascita) Maya Sansa, 32 anni. La prima è ballerina, étoile dell’Opéra, esile per esigenze professionali ed esteticamente all’opposto di Monica: bionda e con due occhioni blu felini. Sansa è un’attrice impegnata che ha recitato in film su Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. E anche lei, come Bellucci con Matrix, grazie al cinema si è fatta conoscere fino a New York, dove è considerata “la nuova Anna Magnani”. Così la definisce Antonio Monda, critico cinematografico e docente di regia alla New York University.
Fra le ultime scoperte dei francesi c’è anche Laura Chiatti. Emersa a maggio al Festival di Cannes, ha avuto più successo del film che le ha fatto da trampolino, L’amico di famiglia. Poco dopo Elle l’ha consacrata con un servizio di dieci pagine che la indicava, nell’ordine: “l’emblema del nuovo cinema del Belpaese”, “la nuova Lolita” e “la bomba italiana”.
Popolarissima è anche Giovanna Mezzogiorno, che a Parigi ha vissuto, studiato e lavorato da quando vi si trasferì nel 1994. Qui Giovanna non è apprezzata solo per la bellezza, ma è indicata anche come “il prototipo dell’attrice europea del futuro”.
Sei ambasciatrici del fascino italiano ai piedi della Tour Eiffel? “Per quanto riguarda “Carlaccia” non direi proprio, è più francese che italiana” commenta tagliente il fotografo Fabrizio Ferri. Ferri sull’argomento ha il punto di vista di molti addetti ai lavori della moda. Un mondo che non accetta più, anzi ritiene retrogrado lo stereotipo che fa coincidere la femminilità italiana con il classico cocktail capelli corvini e forme generose. E forse ha ragione Ferri, visto che le modelle italiane più quotate all’estero non corrispondono più a questo canone estetico. La lodigiana Bianca Balti, testimonial della lingerie Victoria’s Secret, ha occhi blu e una silhouette esile. Vanessa Hessler, già vista al Festival di Sanremo e pronta al debutto cinematografico in Asterix ai giochi olimpici, sembra una valchiria, a partire dal cognome.
Dove le bellezze italiane fanno più fatica a sfondare è oltreoceano. Per diverse ragioni: la lingua, innanzitutto. Per farsi conoscere negli Usa il trampolino per eccellenza è il cinema. Ma non esistendo il doppiaggio è necessario parlare l’inglese senza inflessioni o accontentarsi dei ruoli di “bella straniera”, come ha fatto Caterina Murino nell’ultimo 007.
“Questo è un momento provinciale per gli Usa” osserva Christopher Winner, direttore di The American, mensile di cultura e attualità in lingua inglese stampato in Italia, “il mito di Cinecittà è tramontato e da noi funzionano solo le bionde bollenti, un po’ come le vostre veline. La stessa Bruni qui ha avuto notorietà solo quando ebbe un flirt con Mick Jagger. Monica Bellucci? È conosciuta solo a New York”.
Un nome nuovo, per noi italiani, ma notissimo a Manhattan, è quello della “sexy food diva on the food network” Giada De Laurentiis. Fisico da top model, la nipote di Silvana Mangano e Dino De Laurentiis conduce il programma di cucina italiana Everyday Italian. Di lei l’attrice Jo Champa, la più inserita a Hollywood tra gli italoamericani, dice: “È l’unica connazionale di cui non mi vergogno: non è nota per la sua vita privata, ma per il suo apprezzatissimo talk-show ai fornelli”.
L’unica bellezza made in Italy dalle fattezze e dal curriculum veracemente nazionalpopolari che ha preso il volo verso gli States è Manuela Arcuri, chiamata da Prince per il video del suo singolo Somewhere here on Earth. Ironia della sorte, a Manuela non è neanche servito inviare un curriculum. Prince cercava una bellona stile Ciociara, non gli serviva nemmeno che parlasse inglese. L’ha trovata guardando un film spagnolo, Giovanna la pazza, di cui Arcuri era protagonista. L’ha vista, l’ha scelta e, come ha raccontato lei stessa, “non ci ha nemmeno provato”. Altro che Sarkozy.

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Savona. «Gay, troppa ipocrisia».

(Il secolo XIX) Un altro passo avanti a sostegno della causa gay. A compierlo è l’amministrazione comunale di Savona, che si rivolge a coloro che molto spesso - per colpa dei pregiudizi e di retaggi culturali - vivono da emarginati nella nostra come in tutte le realtà provinciali. Nelle scorse settimane alcuni esponenti della dirigenza dell’Arcigay “L’Approdo” di Genova hanno incontrato il sindaco, Federico Berruti, e l’assessore alla Cultura, Ferdinando Molteni (nella foto), per mettere a punto una serie di iniziative che, in futuro, potrebbero anche portare alla riapertura di una sede dell’Arcigay in città. Sede esistita dal 1998 al 2002. L’accordo stretto fra l’amministrazione comunale e l’Arcigay rientra nell’ambito di una politica comunale aperta a tutti, senza discriminazioni, che qualche tempo ha dato origine al registro delle coppie di fatto, nel quale sono iscritti sia eterosessuali che omosessuali.

A dare il via alla collaborazione fra il Comune e l’Arcigay sarà una mostra, che ha già fatto il giro di mezza Italia. “Omocausto” dovrebbe essere ospitata dal palazzo comunale tra fine gennaio e inizio febbraio. Nella mostra fotografica viene ricordato lo sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento. Ad annunciarla è l’assessore alla Cultura del Comune, Molteni. «Si tratta di un’iniziativa importante - spiega -, di un modo per affrontare un argomento delicato che ha spaccato il governo. Sono molto sensibile alle istanze omosessuali, individui portatori di una cultura originale. Per questo motivo vanno aiutati. Rappresentano un frammento della società, presente ovunque, anche all’interno del Consiglio comunale. Nel mio programma su Radio Savona Sound dedicherò una puntata alla musica gay». Ma Molteni guarda oltre alla mostra: «A Savona faremo di tutto per promuovere la riapertura di circoli gay».

La notizia interesserà sicuramente un’ampia fetta della popolazione, soprattutto chi vive la propria condizione di nascosto, da emarginato. Secondo i sociologi, infatti, dal 5 al 10 per cento della popolazione adulta è omosessuale. «Chi è affermato professionalmente di solito non ha problemi di inserimento nella vita sociale - spiega Giovanni Durante, presidente provinciale dell’Arci - mentre li ha chi non ha successo. A Savona, come in tutte le realtà provinciali, sul tema c’è ancora molta ipocrisia. Così i gay sono costretti a spostari nelle grandi città per vivere con serenità la loro condizione, senza essere emarginati». Anche Durante è favorevole alla riapertura di un circolo dell’Arcigay a Savona. «Negli anni in cui è esistito “Un posto per noi” - ricorda - veniva svolta soprattutto attività di counselling telefonico. In particolare venivano dati consigli e aiuti ai giovani rifiutati o maltrattati dalla famiglia perché erano omosessuali. Inoltre c’erano iniziative culturali, come la proiezione di film o il prestito di libri. In poco tempo gli iscritti sono saliti a 200».

A parlare della propria condizione è un affermato professionista savonese, un uomo maturo, che non fa mistero delle proprie scelte, ma preferisce non svelare la sua identità. «Non ho mai partecipato ad alcun circolo - si racconta - neppure saltuariamente. Credo che qualche forma di aggregazione sarebbe utile per i più giovani, che spesso hanno difficoltà a rapportarsi con le famiglie. Il fatto di essere accettato nella società è legato alla serietà professionale, alla personalità, al modo di rapportarsi col prossimo, all’atteggiamento virile che non dia luogo a derisioni». «L’omosessuale che si mette in testa le penne e sfila ai gaypride è lontano dai miei canoni mentali - continua -. Certe manifestazioni divistiche di esibizionismo grottesco, patetico possono dare fastidio. Ho sempre fatto in modo che le mie scelte fossero contrassegnate da un’assoluta normalità di comportamento esterno, che non fossi omologato a certe tipologie di gay che cercano l’avventura in luoghi squallidi».

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Non avrebbe mai immaginato che, aiutando una coppia di amiche lesbiche ad avere dei figli, sarebbe quasi finito sul lastrico.

(Mina Timossi - Grazia) Andy Bathie, pompiere londinese 37enne, si era fidato di Sharon e Terri Arnold (unite in matrimonio civile). Aveva donato loro il suo sperma, due volte, ed erano nati una femmina e un maschio. Gli accordi prevedevano che lui non sarebbe comparso legalmente come genitore e che non si sarebbe mai occupato dei piccoli. Ma l’anno scorso le due donne si sono separate e Terri, in difficoltà economiche, si è rivolta a un avvocato e ora mister Bathie è costretto a pagare circa 700 euro al mese di alimenti.
Com’è potuto succedere? «Non avendo donato il seme in una regolare struttura sanitaria, non sono protetto dalla legge. L’accordo amichevole stretto tra noi non vale nulla. E adesso che mia moglie e io vorremmo un figlio non possiamo permettercelo perché non abbiamo di che mantenerlo», racconta a «Grazia» il signor Bathie, che abbiamo incontrato fuori dal suo appartamento di Enfield, periferia di Londra.
Le sue amiche sostengono che lei faceva da padre ai due bambini. «Non è vero. Io ho sempre detto che non erano figli miei, ero solo un donatore. Andavo a trovare Sharon e Terri saltuariamente, come succedeva anche prima, ma non ho mai fatto regali o spedito biglietti firmati “daddy” come loro hanno raccontato».
Ma non è stato un po’ troppo ingenuo? «No. Mi fidavo. Volevo solo aiutarle a realizzare il loro sogno. Non ero convinto al cento per cento, ma l’ho fatto in buona fede».
Che sentimenti ha verso i suoi due bambini? «Non li sento miei. Mi dispiace per quello che stanno passando. Essere figli di un genitore single è sempre triste. Ma ancora più triste è il fatto che la loro madre non si prenda le sue responsabilità».

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L'editoriale di Eugenio Scalfari su Repubblica: Non nominate il nome di Dio invano.

MI HANNO molto colpito i pensieri e le parole scritte nei giorni scorsi dalla senatrice Paola Binetti e da lei affidate in una lettera al "Foglio" che, a quanto lei stessa scrive, è ormai il suo giornale di elezione. Il testo di quella lettera è stato poi integralmente ripubblicato dal "Corriere della Sera". E di nuovo la senatrice ha ripetuto e ancor più estesamente formulato i suoi pensieri in un dialogo sulla "Stampa" con Piergiorgio Odifreddi.

Il tema di questi interventi è singolare. Viene affrontato per la prima volta nel mondo e per la prima volta nella Chiesa cattolica da parte d'un cattolico militante che si riconosce in un partito ed ha un seggio nel Senato della Repubblica. Si tratta dell'intervento di Dio nella formulazione delle leggi, sollecitato dalle preghiere della senatrice devota.

Ricordo il caso per completezza di informazione. Si votò pochi giorni fa in Senato la conversione in legge del decreto sulla sicurezza. Tra le varie norme ce n'era una che configurava come reato di razzismo la discriminazione nei confronti degli omosessuali effettuata con atti o parole di istigazione a discriminare. La Chiesa si allarmò per timore che la sua predicazione che considera l'amore tra omosessuali una devianza contro natura venisse giudicata reato penalmente perseguibile. Reclamò la cancellazione di quella norma e invitò esplicitamente i parlamentari cattolici a votare contro di essa.

Si trattava con tutta evidenza d'un intervento e d'una interferenza che violavano in modo grave le disposizioni concordatarie. Talmente scoperta - quell'interferenza - da richiedere una protesta formale del governo nei confronti della Santa Sede. Protesta che invece e purtroppo non c'è stata.

Il governo però, a sua volta allarmato dai possibili effetti di quell'interferenza clericale, pose la fiducia sul decreto e sui singoli articoli. I molti parlamentari cattolici che fanno parte della maggioranza votarono la fiducia pur con qualche disagio di coscienza. La Binetti, anch'essa con qualche disagio di segno opposto, votò invece contro la fiducia, cioè contro il suo partito e il suo governo, in obbedienza al dettame della gerarchia ecclesiastica romana.
Il Partito democratico nel quale la senatrice milita decise di mostrare comprensione per il suo voto di dissenso e di non applicare nei suoi confronti alcuna censura politica.

Quanto alla norma concernente l'omofobia, essa fu approvata per un solo voto. Quello contrario della Binetti (e l'altro egualmente contrario del senatore a vita Giulio Andreotti) furono infatti compensati da altri voti. Forse ispirati, questi ultimi, dal demonio. Non si sa e non si saprà mai.

* * *

Fin qui il caso Binetti. Niente di speciale: un caso di coscienza che avrebbe potuto far cadere il governo il quale riuscì tuttavia ad ottenere la fiducia e passare ancora una volta indenne in mezzo a tante traversie.

Trasferitosi l'esame della legge alla Camera, dove il governo dispone d'una più solida maggioranza, si scoprì però che proprio quell'articolo sull'omofobia era affetto da un errore di redazione. Si menzionava infatti come punto di riferimento della norma una direttiva dell'Unione Europea contenuta in un trattato che risultò non essere quello citato ma un altro. Insomma una citazione sbagliata, un errore di sbaglio come si dice in casi analoghi con qualche ironia.
Per evitare che l'emendamento dovesse nuovamente implicare un voto del Senato, il governo decise alla fine di far cadere l'articolo in questione per poi ripresentarlo in altro modo e con altro strumento legislativo.
Normale gestione d'una situazione parlamentare complicata.

* * *

Ma ecco a questo punto insorgere un secondo caso Binetti. Ben più clamoroso del precedente, anche se per fortuna senza effetti parlamentari immediati. E sono appunto le lettere al "Foglio" e il dibattito sulla "Stampa" dove la senatrice sostiene la tesi del miracolo. L'errore di sbaglio, la citazione incomprensibilmente sbagliata non si può attribuire, secondo la Binetti, ad una trascuratezza umana. Quella trascuratezza c'è indubbiamente stata, ma non è né dolosa né colposa. E' talmente macroscopica e impensabile che non può che essere stata effetto d'un "intervento dall'Alto" - così testualmente scrive la Binetti - stimolato dalle sue preghiere.
La senatrice enumera altri casi di leggi e norme da lei ritenute indispensabili per il bene della comunità e della morale, che sono state approvate in Parlamento e da lei attribuite ad altri "interventi dall'Alto", anch'essi stimolati dalle sue preghiere.

Altre norme da lei desiderate e altre preghiere da lei elevate al cielo non hanno invece trovato ascolto (è sempre la senatrice che parla) ma ella non dispera che lo troveranno in un prossimo futuro.

Siamo di fronte ad un caso che, come ho prima accennato, non ha riscontro nella storia né parlamentare né religiosa di nessun Paese. Leggi e norme sull'approvazione delle quali si sarebbero verificati interventi di Dio in accoglienza di preghiere di parlamentari. Come giudicare simili affermazioni? Una presunzione inaudita? Un disturbo mentale? Una fede capace di muovere le montagne e quindi nel caso specifico di ottenere risultati parlamentari altrimenti inspiegabili? Una forma di fondamentalismo ideologico che può suscitare un anti-fondamentalismo di analoga natura ma di segno diverso?

* * *

Mi permetto di segnalare alla senatrice Binetti che il tipo di preghiere da lei elevate a Dio affinché intervenga nella legislazione italiana sono decisamente in contrasto con la costante dottrina della religione da lei professata.

E' curioso che la senatrice non se ne renda conto. È ancor più curioso che sia io a segnalarglielo. Ciò crea una situazione a dir poco comica. Divertente. Paradossale.

La dottrina cattolica infatti ha costantemente incoraggiato la preghiera dei suoi fedeli. La preghiera privata ma soprattutto quella liturgica, tanto meglio se effettuata pubblicamente e coralmente nelle chiese o in qualsiasi sede appropriata.

Ha anche indicato - la dottrina - quale debba essere l'oggetto della preghiera. Non già invocare Dio a compiere miracoli su casi concreti come la guarigione da una malattia o, peggio, un beneficio immediato, una promozione, una vincita alla lotteria, l'ottenimento d'un posto di lavoro e simili.

L'approvazione di un articolo o di un comma o la vittoria d'un quesito referendario non sono state mai contemplate in questa casistica, ma ritengo che possano logicamente rientrarvi. Impegnare il nome e l'intervento di Dio in questi "ex voto" avrebbe piuttosto l'aria d'una provocazione e sfiorerebbe la blasfemia violando il comandamento mosaico che fa divieto di "nominare il nome di Dio invano".

L'oggetto della preghiera deve essere solo quello di chiedere a Dio che la sua grazia discenda sull'orante, che lo aiuti a sopportare il dolore e la sofferenza, che non lo induca in tentazioni, che lo liberi dal Male (cioè dal peccato), che fortifichi il suo amore per il prossimo.
Perciò lei fa benissimo, senatrice Binetti, a pregare affinché la grazia discenda su Giuliano Ferrara (nella sua lettera al "Foglio" c'è scritto anche questo) volendo, potrebbe anche cimentarsi a chiedere che la grazia divina scenda su di me. Non me ne offenderei affatto e sarebbe carino da parte sua.

Ma coinvolgere Dio nella discussione parlamentare, questo, gentile senatrice, è una bestemmia di cui forse lei dovrebbe confessarsi. Però da un sacerdote scelto a caso. Se va da sua eminenza Ruini sarebbe sicuramente assolta in terra. In cielo non so.

Post scriptum. "Il giusto modo di pregare è un processo di purificazione interiore. Nella preghiera l'uomo deve imparare che cosa egli possa veramente chiedere a Dio, che cosa sia degno di Dio. Deve imparare che non può pregare contro l'altro. Deve imparare che non può chiedere le cose superficiali e comode che desidera al momento, la piccola speranza sbagliata che lo conduce lontano da Dio. Deve purificare i suoi desideri e le sue speranze".

Queste parole si leggono nell'enciclica "Spe Salvi" di Benedetto XVI, a pagina 64 nell'edizione dell'"Osservatore Romano". Le rilegga, senatrice, e cerchi di capirne bene il senso. Soprattutto non si autogiustifichi: il Papa, nella pagina seguente, ne fa espresso divieto.

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