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venerdì 23 novembre 2007

Stupra l'ex fidanzata. Il fidanzato non si era rassegnato.

Costretta ad un rapporto sessuale nei bagni di un grande centro commerciale «Ci eravamo lasciati ad agosto, ma lui non si era rassegnato».

(La Stampa) Ha stuprato l’ ex fidanzata nel bagno di un grande magazzino dell’ hinterland torinese, poi, prima di andarsene, le ha detto in modo sprezzante: «Ho fatto quello che dovevo fare, ora possiamo lasciarci». È stato arrestato poche ore dopo dai carabinieri.

È accaduto nel centro commerciale della Bennet di Settimo Torinese, un centro a nord di Torino, dove la giovane, che ha 19 anni, lavora come dipendente in uno dei negozi del centro commerciale. Dopo la violenza ha denunciato il fatto ai carabinieri. Ha raccontato che ieri pomeriggio, verso le 14,30, durante la sua pausa per il pranzo si è presentato il suo ex fidanzato Marco Lapiccirella, di 23 anni, nato a Chivasso (Torino) residente a Settimo Torinese, che ha covato per mesi la vendetta. «Ci eravamo lasciati ad agosto, ma lui non si era rassegnato e mi seguiva, mi telefonava», ha detto la giovane.

Nel grande magazzino Lapiccirella ha trovato la ragazza in un’area in cui non c’ erano altre persone, l’ ha minacciata e costretta a seguirlo in uno dei bagni. Lì l’ ha violentata. Poi le ha detto la frase offensiva e se n’ è andato. Una collega di lavoro l’ ha vista uscire dal bagno sconvolta e l’ ha aiutata. La ragazza si è rivolta ai carabinieri della Compagnia di Chivasso, cui ha raccontato l’ aggressione.

Il comandante, capitano Dario Ferrara, ha immediatamente organizzato le ricerche dell’ uomo che però è stato rintracciato solo in serata, alle 21.30, quando ha fatto rientro nella sua abitazione, dove c’ era ad attenderlo, appostata, una pattuglia. La ragazza è stata portata nel reparto ginecologico dell’ ospedale Sant’ Anna di Torino ed i medici hanno accertato la violenza subita. Marco Lapiccirella - hanno successivamente precisato i carabinieri - non ha precedenti per droga, ma per minacce e ingiurie.

L’ aveva denunciato, all’ inizio dello scorso anno, proprio l’ ex fidanzata. Fra i due comunque il rapporto sembra sia proseguito, pur in modo burrascoso. Poi, stanca del carattere aggressivo del giovane, la diciannovenne 15 giorni fa gli aveva detto: «Non mi cercare più. Non esisto più per te». Poi, l’epilogo e l’aggressione.

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Oggi i funersali della madre di Jonathan Rhys Meyers.

Vi avevamo parlato dell'arresto per alcolismo e violenza privata di Jonathan Rhys-Meyers avvenuto a Dublino. La causa il decesso della giovane madre (cinquantenne) avvenuta martedi per un colpo apolopettico. Oggi si sono tenuti i funerali, Presenti alle esequie tenutasi a Dublino nella chiesa di St. Joseph, oltre a Jonathan e la sua ragazza Reena, c’erano anche i colleghi Colin Farrell e Cillian Murphy.

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Unioni civili a Roma: Si va avanti.

Il Vicesindaco riceve il comitato promotore del Registro delle Unioni Civili.

Ieri alle ore 15.30 il vicesindaco Maria Pia Garavaglia ha ricevuto i rappresentanti del Comitato Promotore della delibera di iniziativa popolare per l’istituzione del registro delle unioni civili al Comune di Roma. L’incontro, durato circa un’ora, è stato positivo a detta del Segretario dei Radicali di Roma, Massimiliano Iervolino “il vicesindaco ci ha ricevuto con molta serenità rassicurando il Comitato Promotore circa il rispetto delle norme dello Statuto del Comune di Roma che impongono il termine massimo di sei mesi per la discussione in aula della delibera. Spetta ora alla Conferenza dei Capigruppo ed al Presidente del Consiglio Comunale portare, entro i primi giorni di Dicembre, la delibera in aula Giulio Cesare. Il termine di sei mesi scadrà il 5 dicembre e mi sono sentito in dovere di ricordarlo all’Amministrazione capitolina. Credo che in aula si potrà trovare una maggioranza che consentirà di far approvare la delibera nel rispetto della volontà dei 10.000 sottoscrittori della delibera”. Gianluca Santilli, Presidente del Consiglio del Municipio Roma 6 e membro del Comitato Promotore ha dichiarato: "E’ stato un incontro di cui mi posso dire soddisfatto per la grande sensibilità dimostrata dalla nostra Vice Sindaco. Ci tengo a questa delibera poiché considero i valori di democrazia e rispetto dei diritti civili in essa contenuti fondamentali per una società che, ancora una volta, si trova ad essere inseguita dalla politica che è rimasta clamorosamente indietro su questi temi”.

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Il chierichetto gay e i retroscena del suo allontanamento dal coro.

(Padova blogolandia) Da quando è scoppiata la “bomba” della sua esclusione dal coro della sua Chiesa ad Este per i suoi gusti sessuali, Alberto Ruggin ha invaso giornali e televisioni diventando ben presto un volto noto e conosciuto.

L’ultima tappa di questa Odissea tra i Media è stata negli studi di Otto e Mezzo , trasmissione diretta da Giuliano Ferrara e Eritanna Armeni. Il ragazzo è apparso serio e deciso e insieme al presidente veneto di Arci Gay Alessandro Zan ha tenuto testa allo scrittore cattolico Camillo Logane.

Durante la trasmissione Ruggin ha confessato che questa storia sta mettendo in crisi il suo rapporto con un ragazzo di Padova, il quale non vuole uscire allo scoperto ed è spaventato dalla tempesta mediatica. Tuttavia la cosa che ha sorpreso è stata una dichiarazione del Ruggin. Ha raccontato che circa tre anni fa, fu “beccato” dalla polizia( che in quei tempi era a caccia di piromani) nei pressi di Baone, mentre si stava baciando con il suo compagno. La notizia arrivò alle orecchie di Don Paolino, il parroco di questa storia, il quale gli chiese delle spiegazioni. Il prete però in quella occasione non prese provvedimenti e lo lasciò cantare nel coro.

Questa storia è molto significativa e in parte scagiona il parroco. Da quanto appreso dal racconto di Ruggin pare di capire che don Paolino non abbia allontanato il ragazzo tanto per le sue scelte sessuali, bensì perchè impaurito della tempesta mediatica che si poteva scatenare attorno alla sua chiesa. E immagino che il pensiero del prete sia andato a quanto successo a Monterosso con Don Sante. Quindi prende piede l’ipotesi che tutta questa storia sia stata oranizzata nei minimi dettagli al fine di garantire a Ruggin, militante in Forza Italia , una grande pubblicità mediatica al fine di ottenere spazio politico. Un macchiavellico piano. Una trappola nella quale il parroco è caduto. Tuttavia bisogna dire che l’allontanamento del ragazzo dal coro è stato pur sempre un atto senza spiegazioni e non tollerabile. Ma però alla luce di questi fatti la posizione del parroco e della Chiesa appaiono molto meno gravi.

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Panorama ci prova a parlare di gay e prende una cantonata, Il ragazzo suicidatosi a Roma era o non era gay?

Ndr. Quanta superficialità e mancanza di serietà c'è nel giornalismo italiano. Era ormai appurato che Claudio, il giovane romano suicidatosi gettandosi sotto il metro nei giorni scorsi, non aveva compiuto il gesto estremo perchè gay, almeno secondo la famiglia, un pò più dubbiosi ma poco attendibili gli amici, che i giornalisti in cerca di sensazionalismo ci riprovano. Dopo il tentativo di appropazione propagandistica con articoli di riprovazione oleografica e successive scuse alla famiglia da parte di Fabrizio Marrazzo, l'Arcigay nazionale e Gay.tv, ci prova Panorama. Come se nulla fosse successo. Vorremmo conoscere le fonti di questa signora Gandus che firma l'articolo. Una vergogna.
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Famiglia & tabù: mamma mia, sono gay.

(Valeria Gandus - Panorama.it) Lunedì 12 novembre, mentre l’Italia si interrogava sulla morte assurda di un giovane tifoso e la violenza di orde di suoi coetanei, un altro ragazzo di 22 anni toglieva il disturbo in silenzio. Si chiamava Claudio, aveva 22 anni ed era studente di economia a Tor Vergata. Prima di suicidarsi ha mandato un sms agli amici spiegando la ragione di quel gesto: Claudio era gay e, non riuscendo ad affrontare le discriminazioni che subiva per il suo orientamento sessuale, aveva trovato come unica soluzione il suicidio. Oltre a quel gesto estremo, di Claudio non si sa molto. Non si sa, per esempio, se la famiglia fosse al corrente della sua omosessualità. Ma è probabile che non lo fosse: se avesse avuto il conforto di amici e familiari solidali, Claudio forse non si sarebbe sentito così solo e impotente ad affrontare la cattiveria del mondo.
«La conoscenza dell’omosessualità dei propri figli aiuta le famiglie a prevenire la violenza contro di loro perché li fortifica» spiega infatti Alessandro Galvani, educatore dell’Agedo, l’Associazione di genitori, parenti e amici di omosessuali che offre sostegno ai ragazzi gay e alle famiglie. «Essere capiti e appoggiati dai propri cari li mette in condizione di reagire alle violenze invece di subirle».
Ma dirlo ai genitori è ancora oggi un problema, anzi il problema per i ragazzi e le ragazze che scoprono di avere un orientamento sessuale differente da quello dei loro coetanei. E accettare questa peculiarità è altrettanto difficile per i genitori, anche i più aperti, del tutto impreparati a confrontarsi con figli diversi da quelli che credevano di conoscere.
«Chiunque abbia un figlio prefigura per lui, o per lei, un futuro fatto di fidanzamenti, convivenze, matrimoni, figli» ricorda Galvani. «L’ipotesi di poter generare un omosessuale non è contemplata, o se è presa in considerazione, lo è in modo puramente teorico». Per i ragazzi non è diverso: quella omosessuale è una condizione a cui nessuno li ha preparati: invaghirsi di un compagno di scuola invece che di una compagna è una rivelazione che per primi faticano ad accettare.
«Io m’ero accorta presto, già verso i 14-15 annni, che mia figlia era omosessuale» dice Patrizia Querini, madre di Benedetta Emmer. «Tante cose lo suggerivano: il rapporto con le amiche, l’attaccamento esagerato a qualcuna di loro, le ansie e le delusioni per queste relazioni». Ma Benedetta, molto riflessiva e chiusa, non si confidava. «Ha aspettato fino ai 25 anni. Anche se a modo suo lo diceva, magari venendo a cena con amiche vistosamente gay. E comunque sapeva che in famiglia eravamo aperti e che in me avrebbe trovato tutto l’appoggio possibile».
Eppure per Benedetta, oggi splendida quarantenne al nono mese di gravidanza (inseminazione artificiale a Londra), è stato difficile non solo parlarne con i genitori ma prendere lei stessa atto della sua condizione: «La prima fidanzata l’ho avuta a 21 anni, prima avevo avuto solo ragazzi» racconta. «La scoperta di poter avere relazioni erotiche con le femmine mi ha mandato in crisi: sono entrata in conflitto con me stessa, ho faticato ad accettare questa realtà».
A quei tempi l’omosessualità era un argomento tabù in molte famiglie (anche se non in quella di Benedetta) e le poche organizzazioni gay erano più sensibili all’aspetto politico che a quello privato della questione. Per un giovane il coming-out risultava difficile sia in famiglia sia fuori. Ma anche oggi che la mentalità pare cambiata e i gay impazzano al cinema e in tv (un certo tipo di gay: tanto vistosi quanto lontani dalla realtà), fra i giovani e le giovani omosessuali il silenzio, la chiusura in se stessi, la paura di confrontarsi su questo aspetto così importante della vita, è pratica comune: secondo i dati dell’Arcigay, l’83 per cento degli omosessuali tiene all’oscuro la famiglia della propria condizione. In attesa che qualcuno o qualcosa li aiuti ad accettarsi e a disvelarsi.
Qualcosa che può essere la rete, buca virtuale delle lettere dove inviare richieste d’aiuto e coming-out o trovare consigli di esperti e siti dedicati. Ma più spesso l’aiuto viene da associazioni come l’Arcigay, che con la sua Gay help line, un numero gratuito, fornisce ascolto, sostegno e informazioni in forma riservata; o la Listalesbica, che fa lo stesso online.
In aiuto dei genitori vanno organizzazioni come l’Agedo, dove lavorano come volontari padri e madri che mettono a disposizione di altri genitori la propria esperienza, fornendo un supporto umano e psicologico.
Tutti hanno alle spalle storie che li hanno cambiati. Come quella di Mila Banchi, responsabile dell’Agedo Toscana, con sede a Livorno. «Jacopo aveva 17 anni quando s’è confidato con sua sorella Marta, di 3 anni maggiore» racconta. «Lei pensava che non avesse le idee chiare e l’ha frenato nel dichiararsi coi genitori. Io invece l’ho capito senza che me lo dicesse: approcci inconcludenti con le ragazze, tante amiche del cuore e nessun innamoramento. Finché un giorno ho visto in lui gli occhi di una persona innamorata. Di un ragazzo. Ed è stato un colpo al cuore».
Pianti e lacrime («non me li perdonerò mai» dice ora Mila), poi la paura: «Che qualcuno potesse ferirlo, che rimanesse vittima del bullismo, che facesse incontri sbagliati». E il padre? Come la figlia non era sicuro che l’orientamento sessuale di Jacopo fosse definitivo e gli ha imposto un percorso psicologico. «Per fortuna la scelta è caduta su uno psichiatra serissimo che ha capito subito tutto e non ha messo in dubbio il mio orientamento sessuale, tantomeno ha cercato di correggerlo» dice oggi Jacopo.
Ma la strada per l’accettazione in famiglia è stata ancora lunga. «Eravamo persone aperte, avevamo vissuto negli Stati Uniti, a Boston, dove l’omosessualità è totalmente sdoganata. Eppure, il percorso è stato lungo e difficile» ricorda Mila. «Quello che ha lavorato più di tutti è stato Jacopo: ci ha accompagnato con pazienza a scoprire questa realtà per noi nuova, ci ha redarguito quando dicevamo scemenze, ci ha portato nei locali che frequentava, ci ha fatto conoscere i suoi amici». Un’iniezione di normalità, insomma, la dimostrazione pratica che la vita di un ragazzo gay non è poi troppo diversa da quella degli altri.
«Ed è proprio così» assicura Claudia Toscano, orgogliosa madre di Manlio. «Mai avrei pensato, tanti anni fa, che avrei avuto un figlio di 31 anni affermato nel lavoro e in coppia con un uomo. E invece Manlio convive felicemente da 2 anni con Claudio (sono insieme da 10) e io e mio marito siamo affezionati a lui, il miglior genero che potessimo sperare».
Manlio, figlio unico, buon carattere, aveva 17 anni quando si presentò ai genitori con un fascio di fogli di giornale sotto il braccio e un’aria seria. «Devo dirvi una cosa: sono gay». E senza nemmeno dar loro tempo di riprendersi dalla notizia dispiegò i fogli (un inserto del Corriere Salute sull’omosessualità) e ne riassunse il contenuto (l’omosessualità non è una malattia). La prima reazione della madre (il padre era ammutolito) fu d’incredulità: «Ne sei sicuro?». La seconda quasi di offesa: «Perché non ce l’hai detto prima?». La risposta di Manlio, lapidaria: «Perché avevo paura che mi metteste alle calcagna uno strizzacervelli. Non fatelo, sto benissimo».
Dice Claudia che i primi tempi dopo la rivelazione furono dolorosi («dove abbiamo sbagliato?») e stranianti: «Vigeva una specie di silenzio-assenso: “Fa’ quel che vuoi, ma noi non vogliamo saperne niente”». Un atteggiamento di difesa, sbagliato, dice oggi. «Ci pareva di avere in casa un estraneo e ci tenevamo a distanza. Poi, lentamente, le cose sono cambiate. Soprattutto non abbiamo avuto più paura. Perché bisogna dirlo: il pregiudizio crea paura. Di un futuro di dolore e difficoltà per il proprio figlio omosessuale».
Oggi Claudia è volontaria al centro Jonathan di Pescara, dove da qualche anno si è trasferita, ed è referente dei genitori con figli gay. È attiva e battagliera, ma ha un rimpianto: non aver capito prima che cosa stava succedendo a suo figlio. E a tanti dei suoi studenti (ha insegnato per anni alle medie): «In classe almeno uno su 20, secondo le statistiche, era così e io non me ne sono accorta: avrei potuto aiutarli, far loro coraggio, e invece li ho lasciati soli, disorientati, impauriti».
Ma anche chi capisce può avere rimpianti. È il caso di Laura Mariotti Manfredi, responsabile con il marito Lino dell’Agedo a Torino. «Andrea non ci ha detto niente. Ho scoperto tutto io facendo una cosa di cui mi vergogno: frugare fra le sue cose» racconta. «L’ho fatto a fin di bene, per capire che cosa c’era alla base di quel suo cambiamento d’umore, di un’aggressività esagerata anche per un adolescente come era lui all’epoca». E fra le sue carte ha trovato la risposta: fogli con su scritto «amo Miky («e fra i suoi amici non c’era nessuna Michela ma un Michele») e una lettera d’amore di un certo Marco.
«È stato un colpo» ricorda Lino, il padre, «ma naturalmente ha prevalso l’amore per nostro figlio. E separatamente, senza nemmeno dircelo, Laura e io abbiamo fatto la stessa cosa: gli abbiamo scritto una lettera».
«Me l’ha portata il mio migliore amico, che i miei genitori avevano scelto come tramite ignorando che fosse anche lui gay» ricorda Andrea. «Erano lettere molto simili, mi rassicuravano sul fatto che nulla sarebbe cambiato, che sarei stato sempre il loro figlio amatissimo. Io invece di sentirmi sollevato sono rimasto paralizzato: per un giorno intero non sono uscito dalla mia camera nemmeno per parlare. Poi ho finalmente trovato il coraggio».
La sofferenza è stata di tutti e tre. «Sono stato malissimo, ho faticato molto ad accettare la situazione» ammette Lino. «Io, invece, all’inizio mi sono sentita offesa: perché non me l’aveva detto, perché mi aveva esclusa?» dice Laura. Il motivo era semplice quanto doloroso: la sorella maggiore di Andrea, una ragazza disabile. Il ragazzo non voleva dare ai suoi genitori un altro dolore, caricarli di un altro problema.
Dice Lino, il padre, che il percorso di accettazione è stato lungo e doloroso: 2 anni per elaborare una sorta di lutto, seppellire la vecchia immagine del figlio e far nascere quella nuova. «Ma anche noi siamo rinati: oggi possiamo dire di essere diversi: più ricchi, attenti, sensibili».

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Ragazzi denudati e picchiati, da Lecce la storia del carcere lagher.

«E' difficile cancellare dalla memoria quello che ho visto. Quella di Lecce è la pagina buia della giustizia minorile», racconta ora Roberto Marzo, 52 anni, in pensione dallo scorso 11 giugno dopo 28 anni di servizio.

(Silvia Barocci - La Gazzetta del Mezzogiorno) Ragazzini denudati e pestati in cella, agenti che urlano e si accaniscono su un detenuto fino a spaccargli tre denti: sono alcuni degli episodi di maltrattamento che la procura di Lecce contesta a undici poliziotti penitenziari, tra cui il comandante, in servizio all’Istituto per minori sulla via per Monteroni.
L'attività della struttura (circa 50 detenuti e 25 agenti) è sospesa dallo scorso luglio, quando sono iniziati i lavori di ristrutturazione. Ma gli episodi denunciati risalgono al 2003, quando da un istituto per adulti è arrivato il nuovo comandante, Gianfranco Verri, 42 anni.
In quattro anni non sono mancante denunce e segnalazioni da parte del medico dell’istituto, Roberto Della Giorgia, di assistenti sociali e anche di alcuni agenti penitenziari. Eppure in quattro anni – sottolinea il sindacato Osapp che punta il dito contro l’inadempienza del Dipartimento della giustizia minorile – nell’istituto di Lecce sono cambiati quattro direttori ma il comandante Verri è sempre rimasto lì e tutt'ora lavora senza essere stato mai sospeso in via cautelare. E' a lui che sono contestati episodi di prevaricazione e atteggiamenti persecutori nei confronti del personale del carcere non allineato alle sue logiche basate su regole intransigenti e violente.

«E' difficile cancellare dalla memoria quello che ho visto. Quella di Lecce è la pagina buia della giustizia minorile», racconta ora Roberto Marzo, 52 anni, in pensione dallo scorso 11 giugno dopo 28 anni di servizio nella polizia penitenziaria e dopo aver detto 'bastà ai presunti maltrattamenti sui minori.
Le segnalazioni arrivate tra il 2003 e il 2004 a Roma si sarebbero risolte in un’attività ispettiva disposta dall’allora responsabile del Dipartimento della giustizia minorile Rosario Priore, che però non portò ad alcun esito. A dare nuovo impulso all’indagine penale è stato invece un esposto-denuncia presentato nel giugno del 2006 alla procura di Lecce dal sottosegretario alla Giustizia Alberto Maritati. A lui infatti si rivolsero il medico del carcere minorile e un assistente sociale, raccontando nel dettaglio episodi allarmanti e chiedono un intervento del ministero. «Mi sono stati raccontati episodi allarmanti di violenze e brutalità su cui fino a quel momento sembrava che il tribunale dei minori, la procura minorile o il magistrato di sorveglianza non fossero intervenuti. Ho messo a disposizione la mia cultura e la mia storia di magistrato – racconta Maritati – e ho presentato un esposto». Arrivata nove mesi fa al Dipartimento per i minori al posto di Priore, Melita Cavallo si è recata personalmente a Lecce lo scorso aprile-maggio: «Ho visitato l’istituto e sentito tutti. Mi hanno detto 'andiamo abbastanza bene anche se non andiamo tutti d’accordo'. Girando mi sono accorta di strutture fatiscenti». Da qui la decisione di chiudere temporaneamente per ristrutturazione, lasciando però aperto il centro di prima accoglienza dove continuano a lavorare dieci poliziotti penitenziari. Se tra di loro dovessero risultare alcuni indagati, Cavallo assicura che chiederà al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di «prendere provvedimenti» e spiega di aver ritenuto opportuno attendere l’esito delle indagini perchè qualsiasi altro suo provvedimento «sarebbe stato fuori luogo». Nel frattempo però - fa notare il sottosegretario Maritati – «gli unici a rimetterci sono stati gli addetti alle pulizie che, a causa della chiusura temporanea dell’istituto, hanno perso il posto».

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Al liceo Einstein di Milano. Bullismo: minacce con Sms, arrestati due ragazzi.

(Tiscali notizie) Un ragazzo di 18 anni e uno di 16 sono stati arrestati dagli uomini del Commissariato Vittoria di Milano con l'accusa di tentata estorsione in concorso. I due da diverso tempo bersagliavano un loro coetaneo con sms di minaccia, schiaffi in presenza di altri compagni e mail minatorie.

Lo ricattavano con minacce sul telefonino - I bulli chiedevano alla vittima di dare loro 30 euro, denaro che sarebbe servito perché i due si potessero divertire durante il week-end. I soprusi avvenivano quasi sempre all' esterno della scuola frequentata dai tre studenti, il Liceo scientifico Einstein. La vicenda è stata scoperta dalla mamma del ragazzo che ha notato strani messaggi sul cellulare. La donna si è così rivolta alla polizia che insieme al ragazzo ha organizzato la consegna del denaro. I due sono stati arrestati in flagranza.

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Aids: Le iniziative a Genova per la giornata mondiale contro la malattia.

Provincia, Comune e Arcigay organizzano il 29 novembre un incontro con esperti e testimonianze sulla discriminazione dei sieropositivi e il riaffermarsi del sesso non protetto e la proiezione del film “Giorni” di Laura Muscardin, storia di un amore contro l’Aids.

(Prono) Nuove campagne nazionali di informazione e sensibilizzazioni e nuove iniziative rivolte ai giovani e non solo per prevenire la diffusione del virus Hiv che purtroppo sta aumentando in Liguria, e per vincere le discriminazioni che colpiscono le persone sieropositive. Le hanno chieste “perchè bisogna rompere il troppo silenzio sui drammi dell’Aids seguito all’incessante attenzione e preoccupazione di qualche anno fa” la vicepresidente della Provincia di Genova Marina Dondero e l’assessore alla cultura Giorgio Devoto presentando con Francesco Serrali di Arcigay le iniziative organizzate dall’associazione che si svolgeranno a Genova il 29 novembre, con il sostegno di Provincia e Comune e il patrocinio dalla Regione, per la giornata mondiale di lotta all’Aids. Le iniziative affrontano temi di dura e concretissima realtà, come la discriminazione delle persone sieropositive sia dentro che fuori dalla comunità “LGBT” (lesbica, gay, bisessuale e transgender) e lo sconsiderato riaffermarsi del sesso non protetto (il “bareback”), ormai la prima via di trasmissione per l’Hiv, di cui si discuterà alla sala Barabino del Teatro della Gioventù di via Cesarea giovedì 29 alle 17 nell’incontro pubblico con Pigi Mazzoli, giornalista del mensile di cultura omosessuale Pride, sieropositivo dal 1985 e in cura contro l’Hiv dal 1993, e Uber Sossi, pedagogista, analista ed esperto di studi di genere e della sessualità e di prevenzione giovanile. La seconda iniziativa della giornata sarà la proiezione (alla sala Sivori di salita Santa Caterina alle 21) del film “Giorni” della regista Laura Moscardin, storia di un amore contro l’Aids raccontata attraverso la vita, la malattia e i sentimenti di una coppia omosessuale con un partner sieropositivo. “Siamo molto felici che la Provincia e il Comune sostengano le nostre iniziative – ha detto Francesco Serrali – perché far conoscere, informare e sensibilizzare sui problemi dell’Aids è fondamentale per la prevenzione della malattia che i farmaci antivirali possono solo tenere sotto controllo, ma non guarire e anche nella nostra associazione ci sono iscritti che nascondono la testa per non vedere”. L’impegno per la lotta all’Aids, quindi “non si può esaurire in una giornata - dicono Marina Dondero e Giorgio Devoto - ma deve dare impulso a nuove iniziative nazionali di prevenzione che a partire dagli studenti e dai giovani si rivolgano a tutti, informando sul virus Hiv, sulle possibilità e le modalità di contrarre la malattia, e sulla necessità che la sessualità, per essere davvero libera, sia consapevole e protetta”.

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Colletta alimentare: un giorno di spesa per un aiuto lungo un anno.

Volontari della Colletta Alimentare, fuori da un supermercato nell'edizione del 2006
(Guido Castellano - Panorama) Quando il signor Francesco, 69 anni, alle 9 di mattina del martedì e del giovedì apre le porte del Pozzo di San Nicola, nel quartiere industriale di Sestri Ponente alla periferia di Genova, c’è già una fila composta e silenziosa di persone che aspettano. Mamme, papà, anziani ed extracomunitari che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese trovano sugli ordinati scaffali di Francesco e dei 20 volontari che lavorano con lui tutto quello che serve in casa. Il suo è un supermercato un po’ speciale, però: non ci sono né casse né cassieri.
“Lo scorso anno abbiamo distribuito a più di 300 famiglie 11 tonnellate di cibo gratis” spiega il fondatore del centro, padre Modesto Paris, sacerdote agostiniano.
Quello di Genova Sestri è solo uno degli oltre 7 mila enti che quotidianamente offrono generi alimentari ai bisognosi. Tonnellate di cibo che ricevono dalla Fondazione nazionale Banco alimentare, associazione onlus che opera in Italia da 18 anni e che oggi sfama oltre 1,3 milioni di persone ogni giorno.
“Il miracolo nasce da un’idea geniale avuta nel 1989 da Danilo Fossati, presidente della Star, e monsignor Luigi Giussani, fondatore del movimento Comunione e liberazione” ricorda don Mauro Inzoli, presidente della Fondazione. Il Banco alimentare raccoglie nei suoi 20 magazzini distribuiti sul territorio nazionale le eccedenze alimentari di oltre 400 grandi aziende come Barilla e Ferrero. Prodotti con difetti (etichette e confezioni sbagliate) o prossimi alla scadenza che non potrebbero essere messi in commercio. “Arrivano anche tir dall’Unione Europea carichi di riso, latte, formaggi e scatolame: eccedenze produttive ridistribuite fra gli stati membri” prosegue don Inzoli. “In più ogni anno organizziamo quella che noi chiamiamo Colletta alimentare, che quest’anno è giunta alla 11ª edizione”.
Sabato 24 novembre, davanti a oltre 6.800 supermercati, 100 mila volontari del Banco distribuiranno all’ingresso sacchetti di plastica vuoti ai clienti, che poi ritireranno all’uscita, si spera pieni. In prima fila a riempire i sacchetti e caricare i camion anche testimonial come Marcello Lippi, allenatore della Nazionale di calcio che ha vinto i Mondiali in Germania, e il pilota di formula uno Giancarlo Fisichella. “Confidiamo nel senso di carità di chi va a fare la spesa e può permetterselo” aggiunge don Inzoli. “Lo scorso anno è andata bene. Abbiamo raccolto 8.422 tonnellate di generi alimentari, per un totale di 26,2 milioni di euro”.
Pasta, olio, tonno in scatola, zucchero, farina, sugo che tramite i volontari arrivano a famiglie e anziani, comunità per minorenni e ragazze madri, mense per i poveri, comunità di recupero per tossicodipendenti e malati di aids e case per disabili.
La locandina della Colletta del 2007. Questi i numeri del Banco Alimentare: 8.422 tonnellate di cibo sono state raccolte durante la Colletta alimentare 2006 per un valore di 26,2 milioni di euro. 65.976 tonnellate di cibo raccolte in totale nel 2006 dal Banco alimentare. 1,3 milioni di persone, in Italia, ogni giorno mangiano grazie al Banco. 7.122 enti ricevono e distribuiscono gli aiuti del Banco
Un progetto, quello gestito dall’intraprendente sacerdote, che ha le sue radici negli Stati Uniti. La prima food bank nasce a Phoenix in Arizona alla fine degli anni Sessanta con lo scopo di valorizzare socialmente le eccedenze alimentari attraverso la selezione, lo stoccaggio e la distribuzione a titolo gratuito alle strutture di assistenza. Oggi sono oltre 200 negli Usa e più di 150 i banchi in Europa, aderenti alla Fédération européenne des banques alimentaires.
Ma il Banco alimentare non è soltanto un servizio impersonale: “Si tratta di un’esperienza di vita, di amicizia e di condivisione” assicura don Inzoli. “Un’esperienza che è più forte della diversità di idee e che rende a tutti una convivenza più umana, dove a prevalere è l’essere, l’uomo”.

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Regali di Natale.

Che regalo vuoi per Natale. Ti va un bel maglione? No grazie, preferisco quello che c'è dentro...




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Si mangia o si assume? Quando il gusto passa per una pasticca.

Il cibo goduria per eccellenza, simbolo di peccato dei sensi, il cioccolato, è diventato Chocopirina, un blister di pillole che fa il verso a un noto farmaco antipiretico. L’hanno inventato i creativi di Eurochocolate per evidenziare le proprietà antitrombotiche ed energetiche del flavanolo (sostanza del cioccolato) e, nel frattempo, arricchirlo di vitamine
(Panorama) I primi sono stati gli yogurt. Favoriscono le funzioni intestinali (come insegna una pubblicità) meglio di capsule di carbone e lassativi da chimica farmaceutica. Poi è stata la volta dell’acqua: priva di sodio, ricca di microelementi essenziali, ideale per fare tanta “plin plin”. Ma adesso le frontiere del cibo che fa bene si sono allargate a dismisura. Tanto da trasformare i piaceri della gola in appetitose medicine.

Lo yogurt è diventato nel frattempo una pomata. Non si spalma, si ingerisce, ma fa lo stesso effetto, liscia la pelle. Perché è un concentrato di antiossidanti che una storica marca ha fatto tirar fuori in due anni di ricerche a un team di nutrizionisti e dermatologi.
Stesso destino per i cereali: hanno appena inventato quelli al betaglucano, una sostanza tratta dall’avena che cattura i grassi in eccesso nell’organismo (in pratica, aiuta a ridurre il colesterolo). E persino pane e biscotti sono diventati “medicine buone”. Una nota marca di pasta ha creato un’intera linea di prodotti con l’aggiunta di tanti tipi di sostanze: probiotici che aiutano a ricostituire l’equilibrio della flora batterica per rinforzare le difese immunitarie, ingredienti attivi che riducono i livelli di colesterolo e trigliceridi ed evitano rischi al cuore, antiossidanti che contrastano l’azione dannosa dei radicali liberi in eccesso e rallentano l’invecchiamento cellulare.
Insomma, il limite tra un buon pasto e l’asettica assunzione di sostanze benefiche sta sbiadendo sempre di più. Fino all’assurdo. Il cibo goduria per eccellenza, simbolo di peccato dei sensi, il cioccolato, è diventato Chocopirina, un blister di pillole che fa il verso a un noto farmaco antipiretico. L’hanno inventato i creativi di Eurochocolate per evidenziare le proprietà antitrombotiche ed energetiche del flavanolo (sostanza del cioccolato) e, nel frattempo, arricchirlo di vitamine.
Insomma, dopo decenni di cibo spazzatura, e di farmaci e interventi chirurgici per riparare ai danni, si riscopre il connubio cibo-salute. E diventa una moda. Che, speriamo, non tralasci il gusto.

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«Anna mitica. Siamo nel Medioevo» Il popolo della rete difende la pornoprof.

E c'è anche chi propone un contributo economico per eventuali «spese legali».
Nel forum di Madameweb, l'insegnante sospesa per i suoi video a luci rosse, messaggi di solidarietà e sostegno.

(Il Corriere della Sera) «Anna è mitica» ma del resto «in un italia con il vaticano in casa cosa ci dovevamo aspettare?». Poi la denuncia: «siamo in pieno medioevo». In fondo «non stiamo parlando di pedofolia, ma di sesso tra persone adulte e consenzienti. Non c'è nessun reato, un provvedimento disciplinare di sospensione dal posto di lavoro é un atto grave». Dal forum di Madameweb. Di questo tenore, ma non solo (ce ne sono anche di più piccanti che elogiano le capacità amatorie della bella prof di Pordenone) e assai numerosi i messaggi di «appoggio e solidarietà» ad Anna Ciriani, l'insegnante, meglio nota come pornoprof, di San Vito al Tagliamento, sospesa dopo che il video a luci rosse che l'avvenente insegnante ha girato alla Fiera dell'eros di Berlino.

«CONTRIBUTO PER ANNA» - Per i forumisti sostenitori dell'audace prof tutto quello che sta succedendo è «vergognoso!!». «Anna dicci tu cosa dobbiamo fare e lo faremo... » scrive uno dei suoi sostenitori, mentre un altro suggerisce «Anna dovrebbe appellarsi contro la decisione, con un formale ricorso». E c'è pure chi propone di «protestare ... scrivere mail all'autore del provvedimento» e chi addirittura si dice «disposto ad offrire un contributo economico per sostenere eventuali spese legali» invitando contemporaneamente «tutti i frequentatori di questo forum a fare altrettanto. Un gesto simile sarebbe anche un bello schiaffo al falso moralismo ed all' ipocrisia della dirigenza scolastica regionale».

«DOVEVA EVITARE DI SBANDIERARE I VIDEO» - Messaggi di sostegno, manifestazioni di speranza, in qualche caso («vedrete che sicuramente il giudice darà ragione ad Anna e il provvedimento verrà revocato, posso scommetterci anche un miliardo di euro...questo provvedimento non ha nessuna giustificazione oggettiva dal punto di vista giuridico. E' carta straccia) ma soprattutto ritagli di un mondo giovanile che fa riflettere. Un ultimo esempio? La teoria di uno degli amici forumisti della pornoprof che scrive: «Quello che fa anna nella sua vita privata sono ka... suoi. Ma se inizia a PUBBLICARE su internet ciò che fa nella vita privata questa non sarà più tale ed è inevitabile che prima o poi si scontri con la sua sfera lavorativa». E fin qui potrebbe quasi sembrare una voce fuori dal coro. Ma poi si aggiunge: «Se considerate poi che non lavora in uno stanzino chiuso ma in una scuola media dove i ragazzini passano la maggior parte del loro tempo sui siti che mettono in mostra le prodezze della loro professoressa...è inevitabile che perda tutta la propria autorevolezza, indispensabile al suo ruolo. In buona sostanza anke se fa la prof può praticare tutti i tipi di sesso che desidera ma dovrebbe evitar di sbandierarli a destra e a manca...».

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I gay salgono in cattedra a Milano.

Lezioni gay nel doposcuola del liceo Manzoni.

(Camilla Montella - Libero) Il liceo classico Manzoni di via Orazio sarà il primo istituto a ospitare un ciclo di lezioni sull'omosessualità e le discriminazioni tenuto dall'Arcigay. Gli incontri si terranno un pomeriggio a settimana a partire da gennaio, probabilmente di giovedì. Nello stesso giorno, la direzione del liceo ha anche inaugurato il progetto "Scuola aperta", che mette a disposizione le aule dell'istituto per gli studenti che vogliono ripassare o prepararsi per un'interrogazione insieme a insegnanti volontari che si fermano fino all'ora del tè.

Finora l'Arcigay era entrato nelle scuole superiori di Milano solo durante le autogestioni, chiamato dai collettivi. Da gennaio, invece, l' "invito" a tenere lezioni sull'omosessualità e le discriminazioni è ufficiale: viene direttamente dal liceo classico Manzoni di via Orazio, che si è "prenotato" per un ciclo di sei incontri pomeridiani a partire da gennaio.

«L'idea è venuta a uno dei nostri professori e noi abbiamo accettato, perché è occasione per parlare non solo dei gay, ma di tutte le forme di discriminazione», spiega il preside Luigi Barbarino. Le lezioni (facoltative) saranno tenute da iscritti all'Arcigay e avranno per argomento: "Stereotipi e pregiudizi: dal secchione al musulmano", "Linguaggio mediatico", "Identità e orientamento sessuale", "Coming out e introspezione", "Incontri diretti: storie di adolescenti" e "Peer education: per far riportare l'esperienza del laboratorio nella classe". Seguirà, un mese dopo, un "Incontro di verifica". «L'obiettivo è di affrontare il tema delle alterità, per disinnescare fenomeni di bullismo e facilitare l'integrazione di ragazzi portanti una diversità», spiega Gabriele Sciuto, responsabile del settore scolastico dell'Arcigay. Dopo il Manzoni, anche l'istituto magistrale Agnesi potrebbe ospitare il ciclo di lezioni sull'omosessualità. «Non è ancora sicuro, ma dovremmo iniziare a febbraio», ipotizza Sciuto. Tutto pronto, invece, al liceo di via Orazio: «Gli incontri dovrebbero tenersi il giovedì», dice Sciuto. In questo caso, il ciclo di lezioni si inserirebbe in un pomeriggio già molto attivo al Manzoni: è infatti stato inaugurato il progetto "Scuola aperta", tutti i giovedì dalle 14 e 30 alle 16 e 45. L'idea è quella di far tornare a scuola i ragazzi (che vogliono) all'ora del tè, lasciare che studino nelle aule e affiancargli degli insegnanti che li aiutino a tenersi al passo col programma. E gli studenti rispondono bene: si presentano in una trentina ogni giovedì, ripassano in coppia e fanno le traduzioni di prova coi professori. «E dopo un paio d'ore di studio ce ne andiamo al piano di sopra a prendere un tè e chi vuole va a fumare fuori», spiega Antonio Schiano, studente di 2^ B. «I ragazzi sono più educati di pomeriggio: puliscono prima di uscire, stanno in silenzio e si aiutano a vicenda», aggiunge Francesco Leonardi, docente che ha "inventato" il pomeriggio aperto. In effetti, nelle aule del piano terra occupate da piccoli gruppi di giovani non si sente volare una mosca. Degli incontri con l'Arcigay i ragazzi non erano ancora informati. «Bella idea, questa è una scuola aperta», spiega Davide Canzano, rappresentante degli studenti. Il Manzoni è un vulcano di idee: la prossima tappa potrebbe essere il cineforum pomeridiano. Mentre il "sogno" dell'Arcigay «è quello di organizzare dei corsi per insegnanti, così da dare qualche strumento in più a chi è presente quotidianamente nelle scuole».

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Islam: è essere donna che è un reato.

(Massimo M. Veronese - Il Giornale) Nazanin aveva sedici anni quando fu aggredita. Attraversava il parco pubblico di Karaj, non lontano da Teheran, aveva appena incontrato le amiche, scambiato qualche confidenza, tra quei sorrisi complici che illuminano a primavera il viso delle ragazzine di quell'età. Ad aggredirla sono stati tre soldati, l'hanno aspettata in un angolo vicino all'uscita, erano sicuri di farla franca, nessuno avrebbe ascoltato di certo le grida di aiuto di una ragazzina. Invece lei sotto il vestito non aveva niente. Aveva un coltello, che entrò senza fatica nel cuore del suo stupratore. Sentenza facile: condanna a morte. Per Nazanin. Colpevole di essersi difesa da chi la voleva morta. L'ha salvata una sollevazione internazionale, niente pena capitale, ma carcere duro e dovrà pagare i danni alla famiglia di chi ha cercato di stuprarla senza riuscirci. La sharia è così: non ha pietà per le donne, ovunque vai, dalle parti dell'Islam, se sei femmina il tuo destino è segnato, spesso dalle frustate. Nel mondo sono più di quaranta i Paesi che hanno adottato la legge musulmana come legge di Stato. E la fantasia nel colpire le donne non manca mai.

In Iran per le adultere c'è la pena di morte, preferibilmente attraverso la lapidazione. Con una precisazione però: «Le pietre non devono essere tanto grosse da uccidere il condannato al primo o secondo colpo, né tanto piccole da non poter essere definite vere e proprie pietre». Non si muore facile, non si muore subito. E se non porti il velo o se non ti vesti come si deve consolati: c'è la pubblica frusta. In Siria chi uccide la moglie adultera non viene punito, chi uccide il marito adultero invece fa la sua stessa fine. In Pakistan chi denuncia il proprio violentatore senza prove rischia la flagellazione. Ma la rischia lo stesso anche se non lo denuncia o se resta incinta. E a volte può capitare di essere violentate dai poliziotti un momento dopo aver presentato la denuncia.

La vita però a volte è più dura della morte. In Sudan quattro bambine su dieci sono costrette a svolgere lavori pesanti, in Indonesia, oltre a ricevere la metà della paga degli uomini, lavorano più ore, in condizioni più dure e se restano incinte vengono licenziate. Aver commesso reato oppure no in fondo conta poco. È essere donna che è un reato.

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Stasera Veltroni a 8 e mezzo. Ferrara: Lo strano abbraccio.

(L’Arcitaliano - Panorama) Walter Veltroni voleva Veronica, è arrivato addirittura Silvio. Veltroni voleva un Paese più mite e gentile, voleva la fine dei conflitti insensati e personali, voleva infine un sistema elettorale proporzionale che impedisse l’eccessiva frammentazione del Parlamento: eccolo servito, Silvio Berlusconi molla il coalizionismo ed è disponibile a discutere a mani libere con il suo nuovo Partito della libertà. Adesso al leader del Partito democratico arriva perfino troppa grazia. Ma se avrà fede, si salverà.

Dietro tutta la faccenda dello spariglio berlusconiano c’è un fantasma: la trasfigurazione dell’uomo nero. La chiave della politica italiana, e questo Veltroni lo sa bene, è stata dal 1994 la polarità Berlusconi contro il resto del mondo. In un certo senso, era cominciato tutto prima ancora dell’arrivo in politica di quell’imprenditore milanese non rassegnato all’esproprio, con la fondazione della tv commerciale e il suo rigetto culturale e ideologico. Veltroni aveva sbattuto la faccia, pur procurandosi il prestigio che spetta a tutti i crociati nel mondo dell’intelligenza gauchista, contro il muro opposto dall’audience alle sue campagne per sradicare la pubblicità dai film e, in sostanza, per la distruzione del grande nemico di società, l’amerikano che aveva imposto modelli di intrattenimento e di cultura (qualche volta di sottocultura) così lontani dalle rassicuranti certezze vecchia Europa del modello Rai e partito Rai.
Un paio di referendum nel 1995 avevano seppellito l’ambizione di riportare al monopolismo di stato, assistito dal canone, le serate ordinarie e straordinarie di milioni di italiani. Ora il nemico di società diventa interlocutore di società (e di palazzo).
Come si fa adesso che il Cav. è diventato buono senza aver perso i denti? Come si fa a governare un partito del leader nato sulla scia del berlusconismo, ma anche dell’ulivismo, un partito che avrà i suoi circoli e le sue leggerezze alla Italo Calvino (così dicono), a patto di sapersi divincolare con garbo dalla stretta di un’Unione prodiana morente e di un governo così inconsapevole da festeggiare la perdita della maggioranza in Parlamento? Come si fa ad abitare in un bipolarismo che adesso deve fare i conti con due grandi partiti che convergono verso il centro, uno dei quali è intitolato all’arcinemico di ieri?
Veltroni voleva la bella politica, e quest’immagine di successo era il contraltare “a vocazione maggioritaria” di un teatro di palazzo incupito dallo scontro muro contro muro, un’immagine che funzionava a patto di avere davanti a sé l’eterno conflitto ideologico ereditato dalla fine della Prima repubblica. Ma se adesso quel conflitto si incanala sulla via neobicameralista della trattativa per un sistema in cui c’è spazio per tutti e tutti si sentono meno vincolati alle alleanze, come si fa a riprogrammarsi?
Veltroni ce la può fare. Può evitare la tentazione di mandare tutto a carte quarantotto, come fece Massimo D’Alema quando trasformò la Bicamerale per le riforme costituzionali in un’arma per l’aggiramento del Cav., come al solito con la complicità di Gianfranco Fini, ottenendo in risposta da Berlusconi l’immediato rovesciamento del tavolo. Veltroni può, almeno sulla carta, disfare gradualmente il mito del nemico assoluto e del male assoluto. Quei due, legati dall’amore per l’industria culturale, fatti di tv e di cinema e di libri e di aspirazioni al rapporto ravvicinato con l’opinione popolare, cultori dell’immagine personale e corteggiatori indefessi della donna moderna e del suo ruolo innovatore nei partiti, sembrano costruiti per intendersi. W e il Cav., due sigle fatali per uno strano abbraccio.

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Biennale internazionale dell'arte contemporanea a dicembre a Firenze. Premio a Gilbert & George.

(Artsblog) Dall’1 al 9 dicembre Firenze ospita la Biennale internazionale dell’arte contemporanea, l’evento nato nel 1997 per divulgare senza barriere e pregiudizi economici, sociali, culturali, di corrente o di stile, la natura artistica di tutti i popoli del mondo.

In questa sesta edizione del 2007 saranno presenti 840 artisti provenienti da 76 nazioni con un totale di 2500 opere esposte.

Due segnalazioni evento nell’evento:

  • Gilbert & George riceveranno il premio “Lorenzo il Magnifico” e saranno presenti insieme a Tim Marlow, direttore delle esposizioni della White Cube Gallery di Londra, curatore di un programma per Channel Five, autore e fondatore di Tate Magazine.
  • L’Ars Electronica Center (che organizza il Prix e il festival Ars Electronica) di Linz avrà a disposizione 300mq di spazio per presentare arte elettronica, digitale, interattiva e video.

Biennale internazionale dell’arte contemporanea, Fortezza da Basso, Firenze, dal 1 al 9 dicembre.

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I gemelli Mendoça per Med Underwear.

I gemelli Mendoça per Med Underwear
(Menchic) Med Underwear ha trovato i suoi testimonial d’eccezione. Sono due e sono gemelli: stiamo parlando dei fotomodelli brasiliani Gustavo e Flavio Mendoça che prestano corpo e volto a una delle griffe latine più emergenti del momento nel settore dell’intimo. Med Underwear ha creato questa collezione con lo scopo di unire un forte dinamismo maschile alla contemporaneità del fashion, enfatizzando però l’aspetto brutale dell’uomo. Maglie, slip e boxer realizzate senza le fastidiose cuciture laterali – tipiche invece dei soliti classici capi intimi - che donano al corpo un profondo senso di relax e comodità, ma anche una libertà di movimento non indifferente. Nessuna costrizione per l’uomo del domani, ma solo la ricerca della soddisfazione e di quell’indolenza aggressiva che diventa quasi meccanica e animalesca.

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Per questi motivi, la scelta dei fotomodelli che rappresentassero il marchio è andata proprio ai gemelli Mendoça, considerati da tutti prettamente maschili, selvaggi, ma anche fortemente omoerotici. Attraverso loro Med Underwear presenta un disegno moderno che sorprende, un taglio giovane che promuovere una filosofia di stile che va oltre il semplice “vestirsi”. Piccole borchie tonde sulle rifiniture per definire la muscolatura e allo stesso tempo impreziosire l’individuo, anche quando gli rimane ben poco addosso. Una gamma di colori che vanno dal verde militare al nero, dal più vivace fucsia al candido bianco. Animali - tigri e pantere soprattutto - stilizzati in tratti che sembrano rubati dalle illustrazioni dei libri di Salgari, ma anche ali argentate e musi di toro su magliette per un intimo che, più che rivestire, tatua.

Vale la pena osare così tanto? Senza alcun dubbio, quando un prodotto è così trendy e ben rifinito, ma anzitutto originale.

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La violenza sulle donne dà spettacolo, per salvare la vita. Gli appuntamenti contro la violenza alle donne in tutta Italia.

Lo spettacolo, scritto, diretto e interpretato da Chiara Casarico e Tiziana Scrocca, vuole gettare una luce sui diritti negati delle donne. In scena a Roma il 25 novenbre al teatro dell'Angelo.
(Panorama) Domenica 25 novembre: Giornata internazionale contro la violenza alle donne. In tutta l’Italia, istituzioni, enti locali, associazioni e centri antiviolenza propongono eventi culturali per ricordare questo giorno e sostenere la battaglia. Spettacoli teatrali, mostre fotografiche, concerti, presentazioni di libri: tante iniziative (quasi tutte ad ingresso gratuito) con un obiettivo comune ovvero attirare l’attenzione sul problema dei maltrattamenti alle donne e promuovere una crescita culturale sul piano delle relazioni tra uomo e donna. Panorama.it disegna una mappa di alcuni di questi eventi.

Una delle pièce più toccanti è Donne di Sabbia – Ciudad Juarez, che racconta il dramma delle giovani rapite e uccise in una cittadina del Messico. La lettura - teatralizzata - di lettere dei parenti delle vittime, di poesie, diari e dichiarazioni ufficiali va in scena sabato 24 novembre a Genova, alle ore 18:00 nella Sala Chierici della biblioteca Berio, e il giorno dopo a Torino, alle 21:00 al teatro Vittoria. Qui interviene anche Marisela Ortiz Rivera, fondatrice di Nuestras hjias de regresso a casa (l’associazione di familiari e amici delle donne uccise a Ciudad Juarez) e coautrice dello spettacolo.

Sempre al teatro Vittoria, il 25 novembre, con il patrocinio del Comune di Torino, l’appuntamento è con la proiezione di Bordertown, che narra proprio la vicenda del “femminicidio” di Ciudad Juarez. Interpretato da Jennifer Lopez, il film era stato presentato in anteprima in Italia, lo scorso 8 marzo, da Amnesty International nell’ambito della campagna Mai più violenza sulle donne.

A Roma il 25 va in scena al teatro dell’Angelo, alle 21:30, Figlie di Sherazade – raccontare per salvarsi la vita: scritto, diretto e interpretato da Chiara Casarico e Tiziana Scrocca per gettare una luce sui diritti negati delle donne. Lo spettacolo ha vinto il premio RadioRai Microfono di cristallo ed è stato finalista al premio Ustica 2007 per il teatro di impegno civile e al Festival internazionale di Lugano. Prima dell’inizio della rappresentazione, sul palco saliranno le operatrici di L.I.S.A., uno dei centri antiviolenza più importanti della capitale, per portare la loro testimonianza, illustrare i dati sulla violenza in Italia e indicare i luoghi dove rivolgersi in caso si sia vittime di maltrattamenti.

Il 24 novembre a Genova aprie la mostra fotografica Prigioniere: un reportage che la fotografa Susanna Perachino ha realizzato partecipando agli incontri nella casa-rifugio per donne vittime di violenze domestiche, nella casa madre-bambino e nel centro di accoglienza UDI di Genova. La mostra (nella gallery, tre degli scatti) verrà allestita nel “tunnel” della biblioteca Berio e rimarrà aperta, dalle 8:30 alle 19:00, fino al 12 dicembre.

Infine, per i ritardatari segnaliamo due eventi in calendario lunedì 26 novembre: a Milano, alle ore 21:00 al teatro Ciak, andrà in scena lo spettacolo Un pugno di artisti per una carezza, condotto da Debora Villa (la “Patti” della sit-com Camera Cafè) con la partecipazione, tra gli altri, della showgirl Elena Santarelli e del comico Enrico Bertolino. Il ricavato verrà devoluto all’associazione Cerchi D’Acqua che a Milano sostiene le donne vittime di violenza. A Firenze invece, al Viper Theatre alle ore 19:00, l’associazione Artemisia promuoverà un evento per la presentazione della Campagna del fiocco bianco. Alla serata, condotta dall’attrice Anna Meacci, interverranno molte stelle del panorama sportivo cittadino: giocatori della Fiorentina, della Everlast basket e delle squadre di rugby, pallanuoto e volley.

Altri appuntamenti:

Bologna - venerdì 23 novembre, palazzo della Regione Emilia-Romagna: presentazione del libro curato da Giuditta Creazzo Scegliere la libertà: affrontare la violenza (FrancoAngeli). Una fotografia statistica del fenomeno della violenza in Emilia-Romagna, sulla base delle donne accolte ed ospitate nei dodici Centri antiviolenza del territorio.

Siracusa - sabato 24 novembre, ore 10:00, aula magna IT.I. Enrico Fermi: nell’ambito della conferenza Demoni del focolare - Delitti in famiglia alcuni allievi insieme alle operatrici delle Nereidi appunteranno al bavero degli uomini presenti il fiocchetto bianco dell’omonima campagna. Nel contempo un’attrice leggerà un appello agli uomini composto da Raffaella Mauceri, giornalista-editrice e fondatrice dei cinque centri antiviolenza Le Nereidi.

Ravenna - Giardini Speyer, tutta la giornata: esibizione di vari gruppi musicali (Prenke Jakova, Colobraro, Associazione Romeno-Moldava, Dave Kaye, Sìdì Salem), proiezione del documentario La sottile Linea Rosa e rappresentazione dello spettacolo di cabaret Non solo cipria. Alla promozione dell’evento partecipa il centro antiviolenza Linea Rosa di Ravenna.

Siziano (PV) - Venerdì 23 novembre, ore 21.00, sala Consiliare: Presentazione del video documentario Se potessimo cambiare il finale… - Segue dibattito con Antonella Ceriotti, assessora ai Servizi sociali del Comune di Siziano e il Centro Antiviolenza di Pavia.

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Intervista in esclusiva alla Porno Star Johnny Castle, Uomo dell'anno 2007.

Johnny Castle è in auto si sta dirigendo all’aeroporto, ed è in ritardo. Il ventisettene porno star, che è appena stato nominato da una rivista per uomini “Man of the Year 2007”, è volato a Miami per prendersi cura di alcuni suoi affari e sta per iniziare un fine settimana con la sua famiglia in Pennsylvania. Adesso sta tornando a New York per partecipare al Derek and Romanine Show e promuovere il suo ultimo lavoro.

Castle, ìn un’intervista esclusiva dice: “Sono molto impegnato”. Non immaginavo che diventando uomo dell’anno sarebbe stato un così grande affare. Sapevo di essere in corsa per l’elezione ma non mi aspettavo nulla fino a quando non è successo.”

Per il nativo del New Jersey che è cresciuto ad Allentown in Pennsylvania, dire che è molto impegnato, è minimizzare. Castle, da quando, un paio di anni fa, ha incominciato a lavorare nell’industria del porno in ruoli etero, è stato molto prolifico, partecipando a più di 150 films. Ma è stato in questo ultimo anno, quando ha incominciato a girare scene per il mercato gay le sue azioni sono parecchio aumentate.

Castle dice: “Ho fatto molte scene con le ragazze ed è stato piacevole essere pagato per fare del sesso. Molti uomini hanno questa fantasia. Ma poi ho incominciato ad avere offerte per lavorare con i ragazzi. Sono un tipo dalla mentalità abbastanza aperta, così incominciai a lavorare solo per dei siti Web come Randy Blue e Corbin Fisher.”
Castle iniziò la sua attività dopo aver ottenuto la laurea in psicologia. Ricorda “Avevo finalmente finito la scuola”. Stavo lavorando in un negozio di mobili, e mi annoiavo. Volevo fare qualcosa di diverso. Incominciai a frequentare un corso di recitazione, misi le mie foto su internet ed incominciai ad avere offerte come modello. Realizzai che più mi svestivo più venivo pagato.”

Ricevetti proposte da registi come Chi Chi LaRue ed altri per apparire in films. Castle disse “Non recito in films con ragazzi ma faccio films con ragazze.” Cominciò a recitare per diverse case di produzione etero, incluso Hustler, Penthouse, Club Jenna e Adam & Eve. Prima di sfondare nel mondo dello spettacolo, Castle disse che “Erano conoscenti prevalentemente italiani ed irlandesi che informavano la mia famiglia sul mio lavoro. Avevano visto i miei servizi come modello, Dissi a mia madre che avevo un’opportunità per provare cose nuove. Lei mi disse che non era per quello che pensava del mio lavoro , che avrebbe rovinato il nostro rapporto. Così lei sopportava, ma mio padre fu particolarmente severo. Io non ho mai veramente parlato a lui di questa roba".

Castle divenne noto come protagonista etero attraverso internet, e recitò solo in due films gay. Hustle and Cruise (falcon Studios) e Sun Soaked (Channel 1 Releasing/Rascal video) che gli procurarono diversi interessi nei suoi confronti da parte dell'ambiente della cinematografia gay e di non sapere che sarebbe stato sulle copertine di entrambi i films. Dice semplicemente “Incominciai a realizzare che c’era gradimento e decisi di approfittare della situazione.”

Fu circa in questo periodo che il talent-scout David Forest mandò in giro le sue foto. Forest disse “Da molto tempo incontravo i clienti di pornostar che si buttavano su questo meraviglioso ragazzo, sentivo che poteva ottenere un buon risultato, Johnny stava apparendo su molti siti internet facendo solo l’attivo ed era appena apparso sulla copertina di Men del mese di marzo 2007. Non avevo idea che grazie alla pubblicazione in contemporanea della rivista e delle copertine dei due films mi stesse pubblicizzando in così larga misura.

Forest organizzò un incontro con lo Screen stud che ebbe l’idea di mandare Castle in giro per locale consentendogli così di capitalizzare tutto il successo che aveva prodotto. Castle dice “Non avevo mai pensato di danzare nei clubs. Pensai che ero ancora il tipo di ragazzo che andavo nei clubs e ballavo per divertirmi. Ero più riservato, ma quando Dave mi avvicinò, pensai che sarebbe stato utile per interagire con i films".

Castle ammette che le prime volte era nervoso perché era a diretto contatto con del pubblico, ma non si fece prendere dal panico “Un paio di Corona e un colpo di tequila” e non riuscivano a fermarla. Adesso dice che gode nell’incontrare e salutare i fans. “Gli spettacoli, soprattutto nelle piccole città sono così amichevoli e carini. Sono realmente apprezzati.”

Un altro mezzo che in breve tempo i fans potranno apprezzare è il Castle’s killer abs il nuovo sito internet, www.JohnnyCastleXXX.com. Dice “Partirà all’inizio del prossimo anno. Ci sarà tutto il nuovo materiale. Sarò focalizzato sul materiale di lancio e sui miei di spettacoli per mezzo del Web. Ci sarà un’area riservata ai soci ed un blog. La gente può reperire informazioni su di me, ed io posso comunicare con i fans. Ed io darò visibilità ai miei amici (buddies) che hanno intenzione di fare del porno.”

Forest dice “Johnny ama scoprire ed aiutare nuovi talenti maschili, penso che abbiamo bisogno di mettere a disposizione questo talento per un lavoro speciale, lanciando i nuovi ragazzi lui li trova da solo, con le rappresentazioni e negli spettacoli in diretta su internet.”
Per questo fine settimana Castle ha un nuovo film in uscita, BucK Naked and Huge, diretto da Matt Sterling, ed il suo primo spettacolo in Florida al Cupid Sports Bar in West Palm Beach. Posa pure la Fleshjack sex toy. E il titolo di Man of the Year è tutta gloria per lui. Forest che rappresenta anche due dei precedenti vincitori Mark Dalton (2002) e Zeb Atlas (2003 e 2006), dice che vincere è una “Fantastica spinta per la carriera delle pornostars. Certamente da una carica di orgoglio al vincitore che lo rende veramente speciale.”

Malgrado i suoi impegni, quando Castle arriva a New York il giorno successivo per il Derek and Romaine Radio Show ha un viso fresco. Con abbigliamento casual, con t-shirt e pantaloni mimetici, la star di bell’aspetto ammette di iniziare ad essere stanco e si lamenta per il fatto che passa poco tempo nella casa che ha comprato l’anno scorso a Los Angeles.

Dice “Mi piace viaggiare, ma la parte più dura è trovare un punto di equilibrio, così da poter trovare del tempo per me stesso.” E per la sua ragazza, una porno attrice debuttante che si porta con se allo studio, Castle dice che è la donna della sua vita e che è “Ancora intimorita da come tutto si è gonfiato così velocemente.” Sul suo futuro nei film gay, Castle dubita che mai interpreterà scene di sesso passivo. “Mai dire mai, ma non penso che ciò accadrà.” E’ soddisfatto di frequentare la palestra (dice “Avere questo corpo è un lavoro a tempo pieno,”) e prevede ciò che succederà prossimente. “Non prendo queste cose così seriamente. Questo è tutta fortuna sfacciata. Sto avendo una bella carriera, ed il Man of the Year è certamente un buon risultato. Quindi farò questo per un pò e vedrò dove mi porta.”
V.L. (Traduzione di Giorgio Castoldi per Notizie gay)

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La classifica dell'independet: Ecco gli abiti che hanno fatto la storia.

Dalle giacche Armani di Richard Gere in «American Gigolo» alla femminilità della Dietrich vestita da uomo.

(Francesco Tortora - Il Corriere della Sera) Un vecchio proverbio dice che l'abito non fa il monaco. Ma ci sono vestiti, indossati da personaggi famosi, che segnano i tempi e rendono ancora più celebri. In un lungo reportage il quotidiano inglese Independent ha cercato di indicare i dieci principali vestiti che non solo sono impressi fortemente nella memoria collettiva, ma che hanno letteralmente trasformato e influenzato il mondo.

POLITICI - Nella rassegna, tra i primi abiti segnalati vi è quello indossato ripetutamente da Winston Churchill nelle occasioni di protocollo durante la Seconda Guerra Mondiale: si tratta di un tre pezzi di flanella gessato. Vi è una celebre foto del 1940 nella quale il primo ministro inglese oltre a indossare questo famoso abito tiene in mano una pistola Thompson, ha il sigaro in bocca e l'immancabile bombetta sulla testa. «Sembra più un gangster di Chicago che un leader britannico» commenta l'Independent. Il messaggio subliminale è chiaro: anche la classe ricca e aristocratica inglese non si sottrarrà alla lotta se i tedeschi invadono il Regno Unito. Il prossimo marzo una replica di questo mitico abito sarà messa in mostra a Londra al «BADA Antiques & Fine Art Fair». Il vestito di un altro celebre statista è presente in questa top ten. È quello «semplice, chic e minimalista» indossato da Mao Tse Tung nella sua lunga carriera politica e immortalato da Andy Warhol in alcuni suoi celebri quadri: un abito con bottoni fino al collo, con il colletto piegato e con 4 tasche ai lati. Ai tempi di Mao la gran parte dei comunisti cinesi, maschi e femmine, amava indossare questo vestito. Tuttavia gli ex sudditi del «Celeste Impero» hanno abbandonato l'abitudine di metterlo quotidianamente già negli anni novanta, anche se in alcuni angoli del mondo, come la Corea del Nord e la Tanzania è ancora molto popolare.

ATTORI E ATTRICI - Secondo l'Independent il cinema ha regalato diversi indimenticabili vestiti, anche se sarebbe meglio dire stili, che hanno cambiato la storia: tra questi i più famosi sono l’abito Giorgio Armani indossato da un giovane e sensuale Richard Gere in American Gigolo e i diversi vestiti maschili portati dalla musa del regista Josef von Sternberg, l’indimenticabile Angelo Azzurro Marlene Dietrich. Per quanto riguarda l’abito Armani di Gere, l’Independent afferma che per la prima volta nella storia una giacca elegante accentuava la sensualità di una persona piuttosto che la formalità e il rigore. Nella scena più famosa Richard Gere sceglie il look per la serata cercando di abbinare camicia e cravatta a quattro o cinque completi buttati sul letto: inutile dire che tutti gli abiti sono Armani e che questo film farà conoscere lo stile italiano in tutto il mondo. Ancora più forte fu lo choc che i vestiti maschili di Marlene Dietrich provocarono sull’opinione pubblica americana negli anni ’20-30. Severamente criticata dagli esperti, lo stile maschile dell’interprete de L’imperatrice Caterina divenne subito un classico ed è stato copiato nel corso della storia da altri personaggi famosi come Madonna, Judy Garland, la principessa Diana e Catherine Deneuve. Tra gli altri vestiti di attori menzionati non potevano mancare quello di Chaplin indossato nelle sue più famose commedie (chi non ricorda la giacca stretta, i pantaloni larghi, il piccolo cappello e le scarpe enormi indossati dal mitico Charlot ne Il monello e nel commovente Luci della Città) e l’elegante vestito grigio di Cary Grant in Intrigo Internazionale di Alfred Hitchcock (questa pellicola è stata votata dal magazine GQ come il film più elegante della storia del cinema).

SCRITTORI, RIVOLUZIONARI E CANTANTI - Nella classifica compare anche il nome di un famoso scrittore: Tom Wolfe. Anche chi non ha letto mai né uno dei suoi celebri romanzi come “Il Falò delle Vanità” né uno dei suoi irriverenti saggi come “Radical Chic” saprebbe identificare il suo stile unico e semplice: il padre del «New Journalism» comprò il suo primo vestito interamente bianco nel lontano 1962 quando cominciò a lavorare a New York. Con il passare degli anni, naturalmente, i vestiti son cambiati, ma l’immancabile bianco è rimasto e il suo stile è quotidianamente imitato. Tra i vestiti che più hanno cambiato la moda vi è anche quello del leader nero Malcom X, famoso per i suoi abiti neri, con la cintura molto alta e coperti da un lungo cappotto. Terminano la rassegna due celebri abiti indossati da cantanti: il primo è quello portato dai Beatles agli inizi degli anni sessanta e che sarebbe divenuto in pochi anni molto "trendy": si trattava di una giacca senza colletto molto simile agli abiti creati nello stesso periodo dal famoso designer francese Pierre Cardin. I Beatles la indossarono anche nel film “A Hard Day’s Night”. Infine vi è l’abito bianco del cantante maledetto Gram Persons sul quale compaiono le immagini di foglie di marijuana, donne nude e una gigantesca croce rossa: questo vestito che divenne un’icona nel periodo hippy, negli ultimi due decenni è stato ripreso da designer di culto come Versace e Cavalli e ha ispirato gli abiti di famosi cantanti come Elton John, Johnny Cash e Eric Clapton.

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Le votazioni di Arcigay Milano. Prima parte. Saltano gli altarini.

(Famiglia fantasma) Come sapete sono andato a votare per le elezioni della presidenza di Arcigay Milano.
Era necessaria la tessera, e la mia era scaduta…
Per regolamento, poi, era impossibile rinnovarla al momento della votazione. Così mi hanno detto che potevo recarmi nella sede di Arcigay (ma era molto lontana da raggiungere) oppure in un locale gay.
E così mi armo di coraggio e spiego a Riccardo che andrò in via Sammartini (la gay street di Milano, malfamata come non si addice ad una gay street, ma nessuno se ne cura) a fare la tessera. Lì è pieno di locali gay…
Entro in un pub, mi sembra un quasi-normalissimo bar. Ma lì non fanno la tessera.
Allora vado al famosissimo AfterLine, un posto dove ballare la sera… ma anche lì niente da fare. La tessera non si può fare.
“Devi andare in una sauna” mi dice. Ed è proprio così, altrimenti non c’è verso.
E così ho fatto: 10 minuti all’X-Club e passa la paura.

Ora io mi dico: quale è quella associazione che per fare la tessera devi entrare in un luogo di “apputtanamento” come direbbe la mia buona vecchia zia? Non ci si rende conto di quanto è assurdo tutto questo?

Qualunque persona che ragiona, ipotizzerebbe almeno due possibilità: nessuna certa, ma entrambe ragionevoli:

  • Arcigay è “collusa” con il locali gay, con i quali ha messo su una specie di cartello;
  • Dopo anni di inacuta politica, Arcigay è divenuta “vittima” dei locali gay, costretta a fare buon viso a cattivo gioco.

E più riesco ad informarmi, più propendo per la seconda.
Arcigay incapace di liberarsi di un cappio infamante, dunque.

Per essere un po’ più precisi, forse non tutti sanno che:

  1. Se fai la tessera in un locale gay, una piccola parte va ad Arcigay Nazionale, tutto il resto al locale. Niente, della mia tessera (circa 15 Euro), è andato ad Arcigay Milano!
  2. Arcigay, nonostante è fonte di denaro e di clientela per questi locali, non ha nessun “potere” su di essi. Tanto per fare un esempio, non può controllare questi locali, magari per verificare se educano alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, dicasi AIDS.

    Quindi, oltre il danno la beffa: magari ci sono dei locali che promuovono pratiche sessuali promisque e rischiose e socialmente dannose e questi locali prendono anche una provvigione dal circuito Arcigay. Bella roba.

Senza dubbio una situazione imbarazzante.
Secondo me se ne può uscire se ognuno di noi reagisce in modo costruttivo, ad esempio stimolando Arcigay alla trasparenza di cui ogni cittadino democratico ha tanta voglia.

E così quella stessa sera ho chiesto all’Arcigay Nazionale se era possibile avere una copia del bilancio.
Sono curioso di vedere un po’ di cose, tipo: quanto, degli introiti di Arcigay va a finanziare le sedi locali? E quanto, invece, i “locali” gay?
Poiché il neo confermato presidente di Arcigay Milano è anche il Tesoriere di Arcigay Nazionale… confido che riuscirò a farvi sapere.
Intanto, se volete potete richiedere il bilancio di Arcigay Nazionale ai seguenti indirizzi: tesoriere@arcigay.it , presidente@arcigaymilano.org , oppure info@arcigay.it

E ricordate: non bisogna essere etero per promuovere la trasparenza di una associazione utile e importante.

Buona militanza a tutti!

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Abusi su minore, arrestato 40enne.

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(Vivicentro) Abusi sessuali nei confronti di un minorenne che gli era stato affidato in custodia dai genitori. È pesante l’accusa con cui gli agenti della Squadra mobile della Questura di Brescia hanno arrestato nelle scorse ore un 40enne della città. L’uomo - di cui al momento non sono state diffuse le generalità - avrebbe infatti molestato un ragazzino che - pare - gli era stato affidato dal padre per accompagnarlo alle partite e agli allenamenti di una delle tante squadre di calcio della città. Dunque sarebbe un conoscente della famiglia, ma del tutto estraneo alla società in questione. Gli investigatori della polizia ora stanno cercando di capire da quanto tempo si ripetevano gli eventuali abusi e verificando l'eventuale coinvolgimento del quarantenne in altri episodi simili.
Per il momento l’uomo è agli arresti domiciliari.

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Brasile, detenuta stuprata per un mese. Una 15enne messa in cella con 20 uomini.

(TGCom) E' scandalo in Brasile. Un'adolescente di 15 anni sospettata di furto, è stata rinchiusa in una cella con oltre 20 uomini per un mese. Lì è stata ripetutamente violentata e costretta a rapporti sessuali per procurarsi il cibo. Lo ha denunciato l'organizzazione umanitaria "Children and Adolescent Defense Center" subito dopo il rilascio della ragazzina. Non è il primo caso del genere: una 23enne fu incarcerata con 70 uomini.

"E' stata stuprata dal primo giorno" non appena è entrata in prigione nello stato di Parà dai suoi compagni di cella che avevano da 20 a 34 anni, hanno raccontato al Cedeca. La giovane era stata arrestata nella capitale di Parà, Abaetetuba, il 21 ottobre e era finita in guardina nelle celle della stazione di polizia fino a quando qualcuno non ha informato, con una soffiata, la stampa. La polizia, secondo il legale dell'adolescente non ha saputo indicare per quale caso di furto fosse stata imprigionata e si è difesa affermando che non si erano accorti che fosse minorenne. "Ma questa non è una giustificazione. Se avesse avuto 15, 20, 50, 80 o 100 anni non doveva essere rinchiusa con degli uomini", ha dichiarato il governatore locale, la signora Ana Julia Carepa annunciando che avrebbe chiesto una punizione esemplare.

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Milano. Vini e produttori al Leoncavallo: La Terra Trema.

Terra_trema_Leoncavallo(Travelblog) Vini critici e vignaioli autentici, agricoltori periurbani, produzioni agricole di qualità: si presenta così l’evento che si terrà presso lo Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo di Milano nei giorni 23-25 novembre prossimi dal titolo La Terra Trema.

L’appuntamento riunirà l’agricoltura critica di qualità, cento aziende agricole alternative che presenteranno i loro prodotti ai visitatori. Per scaricare il programma e altre informaioni in pdf cliccare qui, mentre per vedere alcune foto delle edizioni precedenti qui

Un evento che mi piace sia nello stile che nei contenuti. Un momento per avvicinarsi a modi di intendere la produzione vinicola, agricola e gli allevamenti di carni in maniera diversa. Vi ricordo che via Watteau ospita anche la Fiera dei Particolari - t/Terra e Libertà/Critical Wine, un evento voluto niente popò di meno che da Luigi Veronelli in persona! Se qualcuno fosse interessato ad andarci ci faccia un resoconto nei commenti.

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