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domenica 24 agosto 2008

Spagna. Aereo, nessun riscontro Dna della vittima italiana.

(Ami) Le autorità spagnole non hanno ancora trovato riscontri sul Dna prelevato ai familiari di Domenico Riso, l'unico italiano morto nel disastro della Spanair a Madrid, ed i corpi delle vittime finora esaminati. I familiari della steward aspettano notizie dall'ambasciata italiana che li sta assistendo nella capitale spagnola.
I corpi non ancora riconosciuti e all'esame dei medici legali sono circa sessanta. «Non abbiamo contatti diretti con gli investigatori», dice Antonino Croce, parente di Domenico Riso, anche lui a Madrid. «Tramite i funzionari dell'ambasciata sappiamo che sono in corso le procedure di rito». Croce, anche a nome degli altri familiari, ringrazia l'ambasciata italiana «per il supporto che ci sta dando anche dal punto di vista umanitario». Domenico Riso, diretto alle Canarie per le vacanze, era originario di Isola delle Femmine, cittadina marinara a pochi chilometri da Palermo; dal '97 lavorava per l'Air France e dal '99 viveva stabilmente a Parigi.

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Dalle pernacchie alle ovazioni. Luxuria al gayvillage romano.

Luxuria brilla sul palco del Gay village.
"All'Isola vi mostrerò chi è un trans". Prima i fischi del pubblico alla menzione del programma Rai, poi le canzoni e gli applausi. Il pubblico del Gay village si diverte alle battute e agli aneddoti satirici di Luxuria. Parla anche dell'Isola dei famosi, che tra pochi giorni diventerà casa sua: "Vado lì perché sono curiosa, ma voglio entrare nelle case della gente per difendere i diritti dei gay e dei transgender".

(Matteo Marini - la Repubblica) Spregiudicata e senza peli sulla lingua, vestita di un lungo abito di raso con strascico, l'ex onorevole transgender Vladimir Luxuria ha strappato grasse risate a un pubblico che, in contumacia, l'aveva poco prima condannata per la sua scelta di andare all'Isola dei famosi. Lo scenario era quello del Gay village all'Eur.

Non era ancora entrata sul palco, quando il presentatore ha esortato tutti a farle un "in bocca al lupo" per la prossima avventura dell'ex parlamentare. A quel punto una bordata di fischi e di buuh hanno invaso per un attimo l'aria seppellendo i pochi applausi. Ma il pubblico ha fatto subito pace con la cantante-comico-attrice che con la sua presenza, un attimo dopo, ha messo d'accordo favorevoli e contrari.

La serata è scivolata via tra canzoni dal gusto più vario, da Gabriella Ferri a Cocciante, dal classico napoletano a Caterina Caselli. Fino a the Doors con "People are strange". Accompagnata da un pianoforte, un'impostazione un po'approssimativa della voce potente e del vibrato ma le canzoni erano scelte e rivisitate per raccontare, a modo suo, la vita di chi è emarginato e discriminato, come è stato anche per lei all'inizio: "Io vengo da Foggia – spiega – una ridente città, nel senso che le prime volte che giravo vestita da donna la gente mi rideva dietro. E mi gridavano finocchio".

Tra una canzone e l'altra lo spazio è per la comicità, la satira e il riso. Il bersaglio preferito è papa Ratzinger poi, naturalmente, gli ex colleghi parlamentari: a tutti loro è dedicata "Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu" . Gli aneddoti e le storie fanno presa sul pubblico più di tutto il resto. Come l'imitazione di Patti Pravo: "Una volta le chiesi quale fosse il suo segreto e lei rispose «Mi alzo tutte le mattine con un sorriso, anche se mi sono successe cose brutte. Anche se la sera prima ero troppo ubriaca per ricordare cos'era successo, mi alzo e sorrido»". Scherza anche sull'omosessualità e sul suo essere transessuale "Io sono nata da un utero e in un utero non ci ho fatto più rientro".

Ora Vladimir Luxuria è pronta per la prossima scena, quella della rassegna Todi Arte festival in uno spettacolo, "Discarica", che la vedrà protagonista pochi giorni prima della partenza per i famosi lidi. Proprio parlando della sua scelta più contestata ha voluto chiudere la serata. "Finalmente non scandalizza più vedere un transessuale in tv all'isola dei Famosi – ha detto – ma fa più discutere il fatto che io sia un ex parlamentare. Porterò nelle case della gente anche temi di solito non si trattano. Finalmente vedranno e capiranno chi è un trans".

Gli applausi a suggello della performance e delle ultime parole non lasciano spazio ad altre contestazioni in un ambiente, quello del Gay village, dove Luxuria non si può non amare.

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Bellezze: Raffaele Casuccio: da Darwin alle Debuttanti (passando a Sanremo)

(Tvblog) Piano piano anche Raffaele Casuccio (il suo sito su Youtube), ballerino diventato noto grazie a Ciao Darwin prima, poi per la partecipazione al 58esimo Festival di Sanremo per merito degli imbarazzanti balletti di Bianca Guaccero e Andrea Osvart, a soli 29 anni si ritrova con le chiavi in mano per una popolarità ancora maggiore sotto le potenti braccia di Maria De Filippi nel programma “Il ballo delle debuttanti“, il nuovo reality di Canale 5 condotto da Rita Dalla Chiesa in onda dal prossimo settembre.

29 anni, di origini campane, Raffaele muove i primi passi della danza da auto didatta, contro il volere dei suoi genitori. Il salto dall’apprendimento alla professione avviene ad un provino al quale arrivò in ritardo di tre ore in presenza di Luca Tommassini, grazie al quale ha potuto intraprendere un percorso lavorativo che lo ha portato in giro per tutto il mondo. Dovendo confrontare le due esperienze di maggior rilievo della sua carriera televisiva, Ciao Darwin e Sanremo, dice al settimanale Vero:

“(Sono state) Due esperienze diametralmente opposte. Se posso essere sincero ho preferito la prima. Innanzitutto è stata professionalmente più gratificante. […] ho veramente visto come il Festival sia, da una parte, davvero troppo istituzionale, esageratamente ‘ingessato’ per certi versi e dall’altra troppo stressante, nel senso negativo del termine. Ma il prestigio dell’Ariston non si discute, e quando se lì, lo senti tutto. E’ palpabile”.

Laureato in Scienze della Comunicazione, il suo grande desiderio (che presto pare sarà realizzato) è quello di poter parlare in tv. Il primo passo modesto di un aspirante show man tuttofare? Lo scopriremo molto presto. Nel frattempo, al pubblico che apprezza il suo folto capello biondo, il fisico atletico e i suoi profondi occhi azzurri, non sentirà di il bisogno che dica nemmeno una parola.
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Caro Mancuso non siamo quelli di Vichy!

REPUBBLICA VS ARCIGAY: NON E' FINITA.

La querelle tra La Repubblica e Arcigay non si è affatto conclusa e, se nelle stanze della direzione del giornale si pensa che con la pubblicazione delle due belle lettere di oggi di Luigi Valeri e di Franco Grillini sia stato dato sufficiente diritto di replica, ci si sbaglia di grosso. A queste due civili e persin troppo educate risposte, replica seccamente Francesco Merlo con un brevissimo commento che lascia senza fiato.

Nei prossimi giorni decideremo che fare, in un primo momento avevo lanciato l’idea di picchetti davanti alle sedi Rai, Mediaset e dei grandi giornali il giorno del funerale di Domenico. Ma ho passato due interi giorni a setacciare con cura servizi tv e rassegna stampa, in effetti da quando c’è stata la nostra reazione la musica è cambiata. I mass media, a parte la Repubblica e qualche giornale siciliano, hanno dato correttamente conto della vita di Domenico, certo non si sono sperticati in particolari, ma hanno cambiato tono E parlato della sua storia.

Allora, incassato questo risultato, bisogna concentrarsi su La Repubblica, perché la questione vera riguarda proprio l’idea che ha una certa sinistra italiana rispetto alla dignità e alla visibilità delle persone omosessuali e di conseguenza il loro diritto a veder riconosciuti i propri amori.

In queste ore sono giunte alla redazione del giornale centinaia di lettere di protesta, alcuni giornalisti ci hanno manifestato la loro solidarietà, vediamo come evolve la vicenda, ma stiamo pronti a dare vita ad una protesta clamorosa e forte.

Vorrei, infine dire ad alcuni blog pseudo gay che in queste ore hanno dato ragione a Francesco Merlo, tutti presi dal solito furore anti Arcigay, che stare con il proprio avversario per dispetto ad Arcigay, ricorda il classico collaborazionismo in cui sono incappate tante persone appartenenti a minoranze e popoli.

Aurelio Mancuso
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Caro Mancuso non scambiare chi dissente dalla linea (che parolona...) dell'Arcigay per dei collaborazionisti di Vichy, non scambiare chi non è d'accordo su quelli che sono evidenti strumentalizzazioni in repubblichini. Non fa onore ad un uomo democratico come te, semmai è un bagaglio ormai logoro dello stalinismo modello Cominform, scomparso ormai da decenni ma, probabilmente, ben stampato nel cervello di certi militanti di sinistra.

La maggioranza della nostra redazione è di sinistra con tutte le varie sfumature del caso (verdi, rifondaroli, dilibertiani, veltroniani, mussiani) e presi assieme rappresentano il "caos" della sinistra di oggi. Pertanto non crediamo di essere scivolati in una sorta di "reazione anti-Arcigay" diciamo solo che quanto stava e sta succedendo non ci piaceva e non ci piace.

Nessuno mette in discussione le sacrosante ragioni della visibilità omosessuali e dei diritti negati a noi popolo Lgbt, ci mancherebbe altro. Ciò che viene contestato è il metodo, l'intolleranza, l'aggressività a tutto campo utilizzata in questo frangente (il caso di Domenico Riso, per intenderci) per ripararsi da un "fuoco amico" (tra l'altro cercato) qual'è stato quello di Repubblica.

Sospettiamo, e con noi moltissimi altri, che la necessità di recuperare consensi da parte del mondo Glbt del nostro paese nei confronti della tua gestione (probabilmente ai minimi storici nella storia dell'Arcigay), ti abbiano indotto ad alzare tutte queste cortine fumogene (ed altre certamente ne verranno alzate) per nascondere o sviare l'attenzione dai continui flop che si sono registrati proprio sotto la tua presidenza (uno per tutti il gaypride nazionale meno affollato d'Europa... ed è un dato reale, basta essere intellettualmente onesti) e nascondere la spaccatura di una specie di movimento Glbt di cui l'associazione da te presieduta è in parte responsabile e lasciamo correre sulla linea politica, l'assenza di una strategia omogenea e coerente, diciamo "molto creativa" come le finanziarie di Tremonti. E fai i nomi di quei giornalisti che hanno testimoniato la loro solidarietà altrimenti non sei credibile ed uguale alla stampa che critichi e attacchi. Fatti e trasparenza, non parole.

Se tutto ciò che è stato messo in campo aveva come fine trarre visibilità sia personale che della associazione, dobbiamo dare atto che è stato un lavoro superbo, peccato che oggi nelle redazioni i giornalisti eviteranno di avere a che fare con i gay nel timore di cadere in polemiche velenosi rendendo la presenza dell'informazione Glbt ai minimi temini della cronaca più becera o alle polemiche che tormentano i Glbt italiani per vendere di più... Ma staremo a vedere...

Individuare un nemico per aggregare più consensi possibili è un metodo vecchio come l'uomo leggiti Omero, e la biografia di Hitler di Joachim Fest e vedrai come questo rozzo modo di fare dia sempre effetti immediati ma anche sempre e comunque rovinose cadute).
Caro Mancuso, non sei certo un intellettuale, sai anche tu di essere solo il presidente stipendiato di quella che può essere definita la "Confcommercio gay", una milionaria struttura che scambia la ghettizzazione per cultura, pertanto non metterti a fare della "mistica gay" anche quella è paccottiglia del passato. Arcigay non può imporre dogmi. Essa rappresenta unicamente i suoi iscritti e non il mondo Glbt italiano e non dobbiamo certamente essere noi a ricordarti che un buon 70/80% di tali iscritti si tessera solo per entrare nei locali ricreativi affiliati (caso unico nel suo genere...) , questa precisazione probabilmente ti fischia in modo ossessionante nelle orecchie perchè tu sai quanto sia vera.

In quanto ai nemici dell'Arcigay, una volta per tutte, il "sovrano disprezzo" nei suoi confronti da parte di una parte consistente degli omosessuali italiani è dovuto soprattutto (ma non solo, se ci pensi bene...) per l'utilizzo dell'artifizio dell'associazionismo per i cosidetti "club affiliati" (pur ritenendo legittima e necessaria la loro presenza ed il loro lavoro sul territorio) e non di chi, giorno per giorno, combatte mettendoci la propria faccia per i sacrosanti diritti Glbt, volontariamente e gratuitamente. E' vero, è una polemica vecchia, ma vecchia proprio perchè irrisolta. Saremo dei puri, degli idealisti, chissà a noi sembra solo di essere persone che vogliono solo trasparenza. Detto ciò non abbassate la guardia ma siate più sinceri, leali concreti e meno strumentali.

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Dal 18 al 20 settembre 2008 la 3. Edizione del "Festival del Cinema Invisibile.

(Cinemaitaliano.info) Le migliori produzioni indipendenti del recente cinema italiano saranno finalmente visibili nel Salento durante le tre giornate del Festival del Cinema Invisibile che ospiterà a Lecce i videomakers più quotati, attori amati dal pubblico, film pluripremiati, anteprime e documentari provenienti da ogni regione d’Italia.
La manifestazione torna ad accendere il centro storico di curiosità ed emozioni con due serate di proiezioni nel chiostro dell’Accademia di Belle Arti (Giovedì 18 e Venerdì 19 con inizio alle ore 19,00) e si chiuderà con incontri, eventi speciali e un’anteprima nazionale nella sala DB D’Essai (Sabato 20).
Dopo aver messo in luce, nelle scorse edizioni, l’importanza delle piccole produzioni regionali e dopo aver valorizzato la figura degli autori indipendenti, quest’anno il Festival vuole dare voce al pubblico, vero obiettivo della diffusione culturale cinematografica.
La 3. Edizione si segnala per la presenza, tra i film in concorso, del corto vincitore del David di Donatello 2008, "Uova" di Alessandro Celli (in gara anche con "Fine Corsa"), del corto "Lo Sguardo Ritrovato" di Marco Ottavio Graziano, premiato a Giffoni, e dell’apprezzato "Adil e Yusuf " di Claudio Noce, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e primo classificato all’ultimo Festival di Genova.
Di sorprendente qualità anche le altre opere in concorso che affrontano sia tematiche sociali, come l’intenso "L’Oro Rosso" di Cesare Fragnelli o il surreale "Pink Forever" di Davide Scovazzo, sia la controversa quotidianità come il romantico "Carlos y Anna" di Fabrizio Nigro o il dolente "Dietro le Cose", coproduzione italo-spagnola di Antonello Novellino.
Tutto da gustare "Basette" di Gabriele Mainetti, atteso da tempo dai fans di "Lupin III", che gareggia nel divertire il pubblico con la folle comicità di "Vorrei Vivere in un Film Porno", lungometraggio di Fabrizio Favaloro, con l’ironia di "Cuore di Mamma", nuovo lavoro di Maurizio Mazzotta, con l’esemplare determinazione di "Amelia" di Chiara Idrusa Scrimieri.
Michele Mossa e Michele Trentini ci presentano una Sardegna inedita in Furriadroxus, vincitore del Festival Arcipelago di Roma e del Parma Film Festival, mentre l’inconfondibile stile di Massimiliano Giacinti, regista rivelazione, propone in "D.D.T." una Roma non proprio da cartolina. Infine, gli equivoci, le sorprese, i drammi e i sorrisi delle relazioni umane non mancheranno di appassionare il pubblico nel gustoso "Non è Così" di Angelo Cretella e in "Extra" di Paola Crescenzo, "Vietato fermarsi" di Pierluigi Ferrandini, "Ciao Tesoro" di Amedeo Procopio, "Chronos" di Daniele Fossati e nel delicato "Tana Libera Tutti" di Vito Palmieri.
Tra gli attori che si contenderanno il premio di miglior interprete, oltre a bravissimi esordienti, ci saranno Valerio Mastandrea, Alessandro Haber, Paolo Ferrari, e le promettenti Carolina Gamini e Antonella Bavaro.
Una nota di merito va anche ai produttori e ai tecnici che hanno collaborato alla realizzazione di queste opere, dimostrando una professionalità che è garanzia per il futuro del cinema italiano.
Di particolare rilievo saranno gli appuntamenti fuori concorso: Marco Martinelli del Teatro delle Albe di Ravenna impegnato con i ragazzi di Scampia in "Ubu Sotto Tiro"di Alessandro Renda, i nuovi modi di concepire il documentario di "Beddu Nostru Signuri " e "Urime la Lingua Salvata" del siciliano Giuseppe Tumino e dell’insolito "Murgia" Fenomeno Carsico, terzo capitolo sul territorio murgese di Cosimo Terlizzi.
Autori, critici, esercenti e soprattutto spettatori appassionati discuteranno nella mattinata di sabato 20 sulle nuove esigenze del pubblico al cinema. Una riflessione che proseguirà in serata con il documentario curato da Vito Zagarrio "Gli Invisibili", panoramica sulle difficoltà distributive del cinema in Italia.
Alla premiazione delle opere vincitrici seguirà l’anteprima nazionale, alla presenza del cast, del film "La Canarina Assassinata", commedia a sfondo giallo con Ignazio Oliva, Chiara Conti, Caterina Vertova e Remo Remotti, che segna l’esordio nel lungometraggio di Daniele Cascella, già vincitore della precedente edizione del Festival con "Compito in Classe".
L’evento è organizzato dal Cineclub Fiori di Fuoco con la direzione di Nicola Neto e Ornella Striani; per l’ingresso alle serate presso l’Accademia è sufficiente acquistare la tessera del cineclub.

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Cammarelle mette ko la Cina, l’Olimpiade italiana si chiude con l’oro più bello.

Roberto Cammarelle

(Panorama) L’ultima giornata dei Giochi era cominciata male per l’Italia. Delusione dopo delusione: maratona, volley maschile, ginnastica ritmica. Ma a far dimenticare le amarezze della mattinata ci ha pensato Roberto Cammarelle, il gigante buono del pugilato azzurro che ha strappato l’oro proprio alla Cina mandando al tappeto il suo avversario. L’Italia chiude le Olimpiadi di Pechino con 28 medaglie (8 ori, 10 argenti, 10 bronzi), quattro in meno rispetto ai Giochi del 2004.

Il finale dei Giochi era iniziato con la maratona, vinta dal keniota Samuel Wanjiru, che ha visto Stefano Baldini finire in dodicesima posizione, Ruggero Pertile quindicesimo e Ottaviano Andriani ventitreesimo. I maratoneti azzurri hanno complessivamente disputato una buona prova: a livello di squadra l’Italia è stata battuta solo dal Kenya. Ma Baldini non ha nascosto la propria delusione: “Questa era la mia ultima maratona”, ha detto al termine l’oro di Atene 2004. “Mi è sembrato giusto chiudere la mia carriera con un’Olimpiade. Ero venuto per fare molto meglio, ma sono stato condizionato da mille cose in questo periodo”.

Amarezza, proteste e lacrime per il risultato (quarto posto) delle ragazze della ritmica (Elisa Blanchi, Fabrizia D’Ottavio, Marinella Falca, Daniela Masseroni, Elisa Santoni e Anzhelika Savrayuk), in una gara vinta dalle russe, seguite dalle cinesi e dalle bielorusse. Dopo il primo esercizio alle funi, in cui l’Italia aveva totalizzato 17 punti, lo staff azzurro aveva fatto ricorso giudicando eccessivamente penalizzante lo score, ma i giudici dopo aver rivisto il filmato hanno confermato il punteggio.

Nella pallavolo un altro quarto posto. Un 3-0 rifilato dalla Russia agli azzurri, che non sono riusciti a continuare la striscia olimpica di medaglie degli ultimi Giochi: pur non avendo mai vinto l’oro, l’Italia nelle ultime tre edizioni aveva conquistato 2 argenti e 1 bronzo.

Intorno alle 10.30 è salito sul ring Roberto Cammarelle. Il supermassimo lombardo, campione mondiale in carica della categoria e bronzo ad Atene, ha sconfitto il cinese Zhang Zhilei nell’ultima gara azzurra di questa 29esima edizione dei Giochi. Un colpo potente in avvio del quarto round ha posto fine all’incontro, confermando un ampio pronostico che dava vincente Cammarelle. La prima ripresa si era chiusa già con un vantaggio per l’italiano: 6 a 1; nella seconda 5 a 2 per l’azzurro, mentre la terza era risultata più equilibrata, 2 a 1 per Cammarelle. Infine il colpo del ko che ha spinto l’arbitro a dichiarare concluso l’incontro e a decretare la vittoria di Cammarelle. Era dalle Olimpiadi di Seoul, nel 1988, che l’Italia non vinceva un oro nella boxe. Al termine dell’incontro, Cammarelle è stato letteralmente sommerso dall’abbraccio del team azzurro e dai dirigenti del Coni, in testa il presidente Gianni Petrucci e il segretario generale e capo delegazione italiano a Pechino, Raffaele Pagnozzi.

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Donna Assunta Almirante da forfait alla Versiliana. Tafferugli tra militanti di destra e sinistra.

Scritta offensiva e stella a 5 punte contro 'An'.
Ancora strascichi dopo i tafferugli tra militanti di destra e sinistra che si sono verificati alla Versiliana in occasione della presentazione del libro su Almirante. Nelle vie del centro sono infatti comparse scritte offensive contro il presidente della Fondazione Versiliana Massimiliano Simoni, il sindaco Massimo Mallegni e il vice sindaco Alberto Giovannetti.

(Daniele Masseglia - La Nazione) Non si è ancora spenta l'eco dei tafferugli di martedì in Versiliana, accaduti durante un incontro su Giorgio Almirante. La contestazione di partiti e movimenti di sinistra si è infatti 'trasferita' sui muri della città, imbrattati nella notte tra mercoledì e giovedì con scritte offensive e minacciose all'indirizzo di esponenti del centrodestra, in particolare verso il presidente della Fondazione Versiliana Massimiliano Simoni, il sindaco Massimo Mallegni e il vice sindaco Alberto Giovannetti.

Le scritte, comparse in via del Teatro, nel passo tra via Stagi e via Oberdan e dietro il mercato comunale, sono state fatte con uno spray rosso e riportano come 'firma' la stella rossa a cinque punte oltre a falce e martello. Gli operai comunali hanno subito pulito i muri imbrattati. Immediato anche lo sdegno del centrodestra.

"E' puro vandalismo - commenta il sindaco Massimo Mallegni - oltre ad essere un atteggiamento volgare compiuto da persone che non conoscono il dialogo. Atti preoccupanti che non hanno l'obiettivo di arrivare ad alcun positivo risultato di confronto civile. Sono anche gesti irresponsabili contro la comunità: gli operai comunali, impegnati in altri servizi sul territorio, sono stati distolti per ripulire le pareti imbrattate".

Il gesto, di cui si sta occupando il commissariato di polizia di Forte dei Marmi, viene condannato anche da Massimiliano Simoni: "E' un clima da guerra civile: la responsabilità è di chi soffia sul fuoco, incitando alla violenza. Vediamo se l'onorevole Caprili esprimerà solidarietà per il dileggio a cui mi hanno sottoposto con quelle scritte".

Simoni esprime poi la sua vicinanza alle forze dell'ordine per i fatti di martedì: "Hanno sempre garantito il regolare svolgimento delle manifestazioni promosse in Versiliana, con senso del dovere". Sui fatti del 'caffè' emergono intanto altri particolari. Azione giovani Versilia, per bocca di Luca Pedretti e Giuseppe Vitale, parla infatti di "due telefonate anonime che prima del dibattito annunciavano la presenza di una bomba": "La Digos - spiegano - ha controllato palco e platea intorno alle 17, dopo le due telefonate. Non si può far finta di niente: sono cose gravissime. Non ci faremo intimidire e ci batteremo per un'Italia libera, democratica e pluralista".

Sui tafferugli arriva anche la testimonianza di Paolo Pieraccini, di Viareggio: "Ero presente alla rissa: è stata una vera e propria aggressione da parte dei giovani di sinistra, i quali, evidentemente ripudiati dal popolo italiano, non hanno altri sistemi per farsi sentire".

Solidarietà a Simoni, infine, da parte di Giuseppe Lucchesi, coordinatore del circolo di An di Massarosa: "Simoni è stato oggetto di un linciaggio culturale perché ha il coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni. Un personaggio come Almirante forse è scomodo, ma non è mai stato un gerarca: era giusto che se ne parlasse. Non era apologia di fascismo".

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Strumentalizzazioni?. Grillini scrive a Repubblica che gli risponde duramente.

Steward morto, la sua era una famiglia normale.
Ho letto con un certo stupore la requisitoria di Francesco Merlo, nell'articolo pubblicato ieri, contro il sottoscritto e contro l'Arcigay, colpevoli di aver notato nell'immane disastro della Spanair solo la morte di due omosessuali che stavano assieme. Merlo non deve aver letto i giornali o ascoltato tutti i Tg perché in Italia si è parlato soprattutto della vittima italiana dell'incidente aereo. Per sensibilità verso i familiari abbiamo taciuto per ben 2 giorni, ma quando un grande quotidiano nazionale ha finalmente parlato in modo esplicito dello steward e del suo "compagno" abbiamo fatto notare i due pesi e le due misure usati da quasi tutta la stampa nazionale, quella "progressista" compresa. E cioè se si tratta del povero architetto ammazzato da un prostituto romeno, allora si scatena la bassa macelleria della cronaca nera: si parla di "omicidio gay", di "ambienti omosessuali", addirittura di "festini gay", tralasciando in questo caso ogni riguardo verso la famiglia della vittima. Il poveretto è stato massacrato due volte ma di questo e di altre tragedie, del "camposanto" gay (morti ammazzati, suicidi, mancata prevenzione sanitaria e via dicendo) a Merlo poco importa. E nemmeno importa il nocciolo del nostro ragionamento che non era tanto l'identità omosessuale dello steward quanto il pubblico riconoscimento dell'esistenza della sua famiglia. Si è parlato di tante vedove, di tanti vedovi, di molti figli rimasti soli, di un sacco di genitori piangenti. Si è parlato di famiglie disperate, e guarda caso erano tutte famiglie splendidamente eterosessuali. Sulla famiglia di Domenico, nemmeno una parola. Sui suoi sogni, i suoi progetti di vita, sull'impegno che lui e il suo compagno avevano profuso nel crescere insieme un figlio: nulla, silenzio. Quella era una famiglia a tutto tondo, Domenico aveva un partner e un figlio come ne abbiamo in tanti. Non davano scandalo a nessuno a Parigi, ma siccome era, a Parigi per l'appunto, una famiglia "normale" che conduceva una vita normale, allora in Italia non lo si può dire. Zitti, i gay non hanno famiglie normali, anzi, non possono nemmeno avere famiglia, ma solo "torbidi ambienti omosessuali". Non possiamo proprio accettarlo.

Franco Grillini
Presidente Gaynet*
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La risposta di Francesco Merlo
Sulla base di un assoluto diritto di proprietà dell'argomento lei continua a trarre rendita dai morti, architetti o steward che siano. Il riconoscimento dei sacrosanti diritti dei gay passa anche per la liberazione dai 'rentiers' ideologici.
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Ndr. Ma qualcuno sa cos'é sto Gaynet? L'ennesimo ordine della casta dei giornalisti e questa volta omosessuali? Esiste uno statuto? Chi sono gli associati? Si è costituito davanti asd un notaio, possiede una partita iva ed un organo direttivo? Su internet non abbiamo trovato traccia di questa fantomatica sigla. L'unico riferimento relativo a GayNet, associazione d'informazione omosessuale, è qui e pare essere "l'editore" di Gaynews, infatti cliccando su gaynet.it si finisce proprio su Gaynews. Nient'altro. Insomma, ancora una volta poca trasparenza, tanta nebbia in val Padana... . Ognuno è libero di pensare ciò che vuole e come vuole... anche male. E per favore non tirateci in ballo, noi siamo un blog, non una testata giornalistica registrata in tribunale. Ecco perchè chiediamo conto.

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La destra ottusa. Alemanno, un fascista è per sempre.

(Luigi Rossi) Ecco le parole dell'illuminato camerata Alemanno riguardo lo stupro e l'aggressione di due turisti olandesi "Quello che è accaduto, ripeto, è un caso limite: due turisti che arrivano in bici e poi decidono di accamparsi con la tenda ai margini della città, tra l’altro con un comportamento illegale nel senso che non è consentito il campeggio libero. Voglio dire che non sarebbe successo nulla se avessero pernottato in un camping autorizzato e protetto. Ogni persona dovrebbe essere prudente, non esponendosi a rischi evidenti".
In poche parole la colpa è della donna e dell'uomo aggrediti. Questo ometto che grazie al Cicoria (Rutelli) e all'americano patacca (Veltroni) si trova a essere il Sindaco della nostra capitale, dimostra per l'ennesima volta quanto sia meschina la sua piccola mente fascista: quando è stata aggredita la povera Giovanna Reggiani la colpa era del lassismo di Prodi e Veltroni, ora che il duo Prodi Veltroni è stato sostituito dal duo oscuro Berlusconi Alemanno la colpa è dei due turisti.
Cari Romani ve la siete cercata, voi avete eletto questo mediocre fascista.

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Presidenziali Usa Joe Biden, un cattolico per vicepresidente.

Nel passato del candidato l'ingombro di Wright e dell'islam.

(Apcom) Fra gli 'asset' che il senatore del Delaware Joe Biden porta in dote a Barack Obama come candidato vicepresidente c'è un pezzo importante dell'elettorato. Biden, 65 anni, infatti è di religione cattolica. E questo - soprattutto in un paese come gli Stati Uniti e soprattutto in una campagna elettorale in cui la religione è tra i temi caldi - può essere un punto di forza non indifferente per la corsa alla Casa Bianca.

Anche l'avversario di Obama, del resto, avrebbe scelto (ma non ancora annunciato) un vice dai forti connotati religiosi, il mormone Mitt Romney. E che la fede sia centrale nella politica così come, più in generale, nella vita pubblica d'Oltreatlantico, lo dimostra, da ultimo, il primo confronto avvenuto tra Obama e McCain. Scenario: una 'megachurch' evangelica della California. Intervistati dal pastore Rick Warren, i due candidati alla presidenza hanno discusso di politica internazionale e di peccati, di energia e di fede. Consapevoli che nelle due tornate elettorali precedenti il voto della destra cristiana ha fatto la fortuna di George W. Bush e la sfortuna dei suoi sfidanti.

La situazione, nel corso degli anni, è cambiata. La 'christian right' è meno legata alle sorti del Partito repubblicano e diversi leader 'evangelical' hanno allargato il proprio campo di attenzione, includendo, oltre ai temi tradizionali dell'aborto e dei matrimoni gay, questioni più trasversali come l'ecologia e il contrasto all'aids in Africa. Anche il profilo dei due candidati alla Casa bianca ha contribuito a sfumare ulteriormente la situazione. Il repubblicano McCain, ex episcopaliano diventato battista, ha dovuto faticare a riconquistare il favore dei protestanti e dei cattolici conservatori dopo le sue posizioni troppo tiepide e liberal espresse gli anni scorsi su temi come l'interruzione di gravidanza.

Obama, al contrario, ha un rapporto fin troppo ingombrante con la religione. Non solo è stato membro attivo di una comunità protestante afroamericana guidata dall'esuberante pastore Jeremiah Wright (noto per i suoi discorsi anti-bianchi) dal quale, come candidato alla Casa Bianca, ha preso le distanze. Le sue origini keniote e il padre musulmano, inoltre, hanno creato qualche imbarazzo al senatore democratico e hanno suscitato più di un sospetto tra quegli americani diffidenti dell'islam dopo l'11 settembre 2001.

Un vice cattolico, in questo senso, potrebbe aiutare Obama a 'controbilanciare' il suo pedigree religioso e tranquillizzare l'elettorato moderato. "Mi conforta dire il rosario e andare a messa ogni domenica", ha detto di recente Biden intervistato dal 'Christian science monitor'. Quella del vice di Obama è, in realtà, una fede tanto liberal quanto pragmatica. Roma, 23 ago. (Apcom) - In passato l'unico presidente cattolico della storia americana - John Fitzgerald Kennedy - dovette rassicurare i suoi elettori, prima del voto, di non essere al comando del Papa, e un altro cattolico, il candidato alla Casa Bianca John Kerry, ha perso le elezioni anche a causa delle frizioni con alcuni vescovi sul tema del diritto all'aborto. Ma Biden - che come vicepresidente potrebbe assumere il comando se qualcosa accadesse a Obama - sembra più incline alla mediazione, contemperando indipendenza e rispetto. "Le mie opinioni sono del tutto coerenti con la dottrina sociale della Chiesa", ha detto. "C'è chi all'interno della Chiesa dice che chi va contro uno degli insegnamenti della Chiesa, va contro alla Chiesa. Io penso che la Chiesa sia più grande".

Da parlamentare ha difeso la sentenza del 1973 con la quale la Corte suprema sancì il diritto di abortire, pur dicendosi personalmente contrario all'interruzione di gravidanza. "Non credo di avere il diritto di imporre il mio punto di vista, o quello che io considero materia di fede, al resto della società", ha spiegato nella sua autobiografia. Una posizione questa che Obama ha fatto pubblicamente propria.

Un punto di riferimento, per Biden, è il Concilio vaticano II, la grande riunione di vescovi e teologi che nei primi anni Sessanta rinnovò la Chiesa cattolica. "Sono stato tirato su in un'epoca nella quale la Chiesa era fertile di idee ed aperta alla discussione su alcuni dei suoi insegnamenti basilari", ha spiegato al 'Christian science monitor'. "Porre questioni non era criticato, era incoraggiato".

Di certo i cattolici, da un punto di vista elettorale, sono una componente importante nei calcoli degli strateghi della campagna presidenziale. Anche perché la Chiesa statunitense è profondamente cambiata in questi anni. Non sono più pionieri e immigrati, povera gente proveniente dall'Irlanda, dall'Italia o da altri Paesi europei in cerca di fortuna, i cattolici d'Oltreatlantico. Sono finiti i tempi in cui i cugini e gli zii d'America vivevano tra di loro, discriminati da una società prevalentemente 'wasp' (white, anglo-saxon and protestant, bianca, anglosassone e protestante), esclusi dalle stanze del potere. Oltre alla presidenza di Kennedy (eletto nel 1960), dai primi anni del secolo il numero di senatori e di membri del Congresso di confessione cattolica è costantemente aumentato (sino a rappresentare, oggi, un quarto del Senato ed il 29% della camera bassa), cinque giudici della Corte suprema su nove sono oggi cattolici (tra di essi, il presidente John Roberts), e la comunità cattolica Usa, che conta oltre 70 milioni di persone, si è spostata verso la 'middle class' ed è entrata appieno nella vita economica e sociale statunitense.

Sempre di più, inoltre, accanto un cattolicesimo tradizionale va crescendo la popolazione di cattolici ispanici di recente immigrazione, dalla fede più calorosa e dal tenore di vita più povero. Bacino elettorale per lo più inaccessibile al nero Barack Obama. Almeno fino ad ora.

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Olimpiadi. E' gay la medaglia d'oro di tuffi! Vince Matthew Mitcham.


(Ansa) L'australiano Matthew Mitcham ha vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Pechino nei tuffi, nel trampolino da 10 metri. Nella finale ha fatto segnare 537.95 punti precedendo il cinese Zhou Luxin, medaglia d'argento con 533.15, e il russo Gleb Galperin, bronzo con 525.80. Fuori dal podio l'altro cinese, Huo Liang, che ha chiuso con il quarto posto frutto di 508.40 punti. A seguire Cuba, Australia, Gran Bretagna, Messico, Germania, Stati Uniti, Colombia e nuovamente Usa.
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Germania, svastiche memoriale shoah.

(Ansa) Svastiche sul memoriale dedicato alle vittime dell'Olocausto a Berlino. Lo ha reso noto la polizia che ha aperto un'inchiesta. E' stato il custode del monumento, uno dei piu' visitati della capitale tedesca, a trovare le undici svastiche rosse e nere, dai 10 ai 60 cm di lunghezza, disegnate su sette colonne. Sabato scorso era stato profanato il monumento alle migliaia di omosessuali deportati e torturati dai nazisti, a due mesi dalla sua inaugurazione

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"Sister Italia", nasce il concorso della suora più bella.

(La Repubblica) Dopo la "Clericus Cup" benedetta dalle alte sfere vaticane, nasce anche "Sister Italia 2008", un concorso on-line lanciato in coincidenza con "Miss Italia" per eleggere "La Suora d'Italia del 2008". L'iniziativa vuole "sfatare il pregiudizio che a farsi suore sono solo ragazze non belle o non avvenenti", mostrando "nel rispetto del pudore e della vita di consacrazione al Signore, anche i volti belli dei monasteri e dei conventi: religiose che provengono da Paesi ove la bellezza e' una costante nelle donne ma anche italiane doc". Eta' richiesta: 18-40 anni. Stato religioso: novizia o professa. "In futuro non escluderei l'ipotesi - annuncia padre Antonio Rungi, teologo morale e promotore dell'iniziativa - di far partecipare, rivedendo le norme attuali del Concorso Miss Italia, a latere, delle Suore, molte delle quali sono davvero belle, intelligenti, preparate, colte, con un fascino spirituale ed umano che cattura l'interesse dei giovani e dei grandi". "Nell'immaginario collettivo - spiega il sacerdote passionista -passa un'idea di suora e monaca triste, delusa della vita, non realizzata nel matrimonio o nei sentimenti, a volte delusa anche professionalmente e socialmente: tutto l'opposto della realta' e della verita' entro le quali si muovono le scelte di consacrazione di donne davvero eccezionali, belle soprattutto nell'animo, ma sempre piu' frequentemente anche belle nella loro fisicita'. Percio' - conclude - vengano fuori e si rendano visbili le suore che possono legittimamente aspirare al titolo di Sister Italia 2008".

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