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giovedì 5 giugno 2008

Aurelio Mancuso scopre che la Carfagna è di destra.

GAY PRIDE/ MANCUSO: CARFAGNA?DIALOGO OK MA DIVERSA DA POLLASTRINI. "Bene modifiche a norme anti discriminatorie sul posto di lavoro".
(Apcom) "L'annuncio del ministro Mara Carfagna di voler presentare un provvedimento per contrastare l'odio omofobico è interessante, attendiamo di conoscere il contenuto della proposta". Lo afferma in una nota Aurelio Mancuso, presidente dell'arcigay, spiegando che "il ministro Mara Carfagna è ritornata oggi, con una dichiarazione, sulla questione del negato patrocinio al Pride nazionale di Bologna del 28 giugno. Ribadiamo ancora una volta che la richiesta riguardava le manifestazioni culturali e non il corteo e, in questo senso, non è vero che l'ex ministro Barbara Pollastrini si sia comportata allo stesso modo".
"L'apertura di Carfagna, che ha annunciato tra l'altro lo studio e la presentazione in tempi rapidi di una normativa che si occupi dei reati d'odio contro le persone gay e lesbiche, non può fare altro che piacere. Stiamo ora in attesa - prosegue Mancuso - di capire come verrà formulato questo studio e se, in qualità di associazione che si occupa della difesa e della promozione dei diritti dei gay e delle lesbiche, verremo ascoltati rispetto alla stesura di questo studio. Abituati e disillusi come siamo stati da diversi governi rispetto agli annunci che poi si sono dissolti nelle Aule parlamentari, manteniamo una motivata diffidenza, che speriamo possa essere fugata dai fatti".
"Intanto - conclude il presidente dell'Arcigay - registriamo positivamente l'approvazione definitiva del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59 recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, che modifica le norme antidiscriminatorie sul posto di lavoro, si prefigura come un atto importante".
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Ndr. Ma riusciamo a renderci conto in che mano sono i gay italiani? E' grottesco comparare la Carfagna e la Pollastrini...

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I tabù di "Corazones de Mujer".

C’era una volta il miglior sarto di vestiti arabi della città: si chiamava Shakira e c’era una promessa sposa a cui lui doveva fare il vestito da matrimonio: Zina. Il problema era che Zina aveva già perso la verginità e nel mondo arabo non è permesso. Per tornare a “chilometri zero” saliranno al volante di una vecchia Alfa Romeo spider, da Torino fino in Marocco e… inizieranno il viaggio che le salverà la vita.

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Roma. Gaypride, trovato l’accordo. Si arriva a piazza Navona.

(River-blog) Il Mario Mieli e la Prefettura hanno raggiunto un accordo sulla conclusione del corteo del Gay Pride, previsto dopodomani. Dopo aver negato piazza San Giovanni, è stato deciso, poco fa, che la manifestazione si concluderà a piazza Navona. Il Mieli, naturalmente, è critico: “Dopo l’incomprensibile divieto di arrivare in piazza San Giovanni, solo oggi, ad appena 48 ore dallo svolgimento della parata, è stato sciolto il nodo relativo al punto di arrivo del corteo”. Diversa la valutazione sul luogo prescelto: “Piazza Navona è una piazza storica di rivendicazioni che hanno fatto la storia democratica del nostro Paese, come l’aborto, il divorzio e la manifestazione contro la violenza sulle donne del 24 novembre 2007. Piccola polemica, poi, con l’ArciGay, che ieri sera aveva proposto di far concludere il corteo a piazza del Popolo: “Il Mario Mieli, organizzatore della manifestazione, ci tiene a precisare che le voci sull’arrivo a Piazza del Popolo sono sempre state prive di fondamento, in quanto nella piazza in questione c’è un reale impedimento tecnico per la presenza di altra manifestazione”.

La partenza resta confermata da Piazza della Repubblica con concentramento alle 15 e via ufficiale alle 16.

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'Improvvisamente l'inverno scorso', proiezione il 12 giugno in Parlamento.

L'iniziativa di Concia (Pd): "Tutti i parlamentari sono invitati".
(Apcom) Improvvisamente il Parlamento torna a parlare dei Dico. Dopo lo sfortunato iter del provvedimento sulle unioni civili presentato dal governo Prodi nella scorsa legislatura e poi affossato sotto un fuoco bipartisan di pareri contrari, è grazie ad un documentario di una coppia di omosessuali, che sarà proiettato giovedì 12 giugno presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini, che il tema, finora non contemplato nell'agenda politica della maggioranza, si ripropone nel dibattito parlamentare.

La pellicola, dal titolo 'Improvvisamente l'inverno scorso', ha avuto una menzione speciale al Festival di Berlino lo scorso anno e racconta di come Luca e Gustav, una coppia che sta insieme da otto anni, ha vissuto la discussione del Senato sui Dico. L'idea di proiettarla alla Camera è partita dalla deputata del Partito democratico Anna Paola Concia, portavoce del tavolo nazionale degli omosessuali del partito: "L'intenzione - rileva Concia - è quella di creare un dibattito più sereno intorno all'omosessualità attraverso un film che la racconta anche in modo lieve ed ironico. La politica parla male dell'omosessualità perché non la conosce".

Proprio oggi l'esponente del Pd ha fatto recapitare nelle caselle postali di senatori e deputati (Ministro Carfagna compresa) l'invito alla proiezione del 12 giugno dove saranno presenti anche i registi Gustav Hofer e Luca Ragazzi che auspicano: "Dopo Piazza San Giovanni negata al GayPride noi vogliamo continuare il dialogo e fare in modo che anche l'Italia segua l'Europa".

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I bloggers e il gaypride. Io e il Pride.

(Uguali amori) E’ un po’ di tempo che ci penso sopra. Trovo molto grave che un ministro della Repubblica dica che gli omosessuali in Italia non sono discriminati. E’ un andare contro il principio di realtà, pensando (o facendo finta di pensare, è difficile dire se sia più malafede o semplice stupidità) che le discriminazioni siano sono quelle di tipo attivo, cioè quelle per cui c’è una norma che impedisce di esercitare un diritto, mentre le discriminazioni sono anche quelle che nascono quando manca una norma che consenta di esercitare un diritto. Quando un ministro, perdipiù delle Pari Opportunità, confonde la realtà con la sua idea della realtà, rinuncia ad esercitare il suo ruolo di amministratore, e si mette a fare il capopopolo, o nello specifico torna al suo mestiere di soubrette che fa un commento brillante (relativamente parlando) durante lo show della Domenica pomeriggio su Rai1.

Oltre a questo, vedo che la società va progressivamente disgregandosi, è un tutti contro tutti, tribù contro tribù. Non penso che sia stata la vittoria di Alemanno a sguinzagliare certi cagnacci rabbiosi, questo malessere è ben più profondo ed è innanzitutto sociale, poi casomai politico.

Io temo molto che, presto o tardi ma temo più presto di quanto spererei, ci scappi il morto, inteso come il gay ammazzato in quanto gay. A quel punto sarebbe ulteriormente insopportabile sentire la Carfagna piangere lacrime da soubrette, vedere la puntata di Porta a Porta con la Mussolini che è contro le adozioni gay, e così via così via in un Paese che sta smarrendo anche il senso del ridicolo.

Io non ho mai partecipato ad un Gay Pride. Per un motivo di fondo, e cioè che non mi è mai parsa una manifestazione politica, con una rivendicazione politica, ma solo un corteo troppo folcloristico, con troppa gente che coglie l’occasione per mettersi in mostra e andarsene a culo di fuori, la cosa più peggiore assai che si possa fare per rivendicare dei diritti. Sarà anche vero che quando una identità è repressa, allora trova i modi più conflittuali per emergere, però credo che il passaggio alla dimensione politica dell’agire anche individuale sia un sentimento poco diffuso nel mondo gay italiano.

Tutto questo detto, penso che quest’anno una piattaforma politica ci sia, nei fatti, per cui ho proposto a L. se volevamo andare insieme al Pride di Bologna - da solo no, mi sfracasso le balle - perchè la mia sensazione è che quest’anno debba esserci. Mi ha molto colpito una lettera che Cristina Alicata ha scritto ad Alemanno, in questo senso.

Però, è anche possibile che L. non possa, e comunque come ha detto Andrew il Pride di Roma sarebbe anche l’occasione per conoscere persone che per ora ho conosciuto solo via blog. Per cui, pur con tutte le mie rigidità (che non sono probabilmente sempre e del tutto salutari), penso che per intanto, al Pride romano, ci vengo.

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Roma. L'Assessore Croppi dichiara che si deve ripensare il diritto di famiglia per gay ed eterosessuali.

L’esponente della giunta di centrodestra: non si può chiedere l’adeguamento dei diritti degli uni ai diritti degli altri.
(Adele Cambria - L'Unità) «Credo che bisogna ripensare il diritto di famiglia, piuttosto che chiedere l'adeguamento dei diritti degli uni a quelli degli altri». Lo dice Umberto Croppi, il nuovo Assessore alla Cultura in Campidoglio, e basta sostituire ai due termini generici da lui pudicamente usati- "uni" e "altri"- le parole giuste, " gay" ed "etero", perché la frase abbia un chiaro significato: non esiste già più un unico modello di famiglia, anche se lui, come conservatore, lo preferirebbe..

«E quindi, Assessore - gli chiede la giovane collega dell'Ansa- lei proporrebbe un diritto di famiglia che tenesse conto anche della condizione omosessuale?» Ed io incalzo: «Del resto, Luce Irigaray sostiene da anni la necessità di un diritto materno…»

Questi discorsi, e potrà sembrare strano, si tenevano ieri pomeriggio nella Sala del Carroccio del Campidoglio, dove si svolgeva l'incontro richiesto alla nuova amministrazione capitolina dal Di' Gay Project, l'associazione gay presieduta da Imma Battaglia. L'interlocutore istituzionale designato dal Sindaco era l'Assessore alla Cultura capitolino, ma c'erano anche l'Assessore alla Cultura della Provincia di Roma, Cecilia d'Elia, la neodeputata del Pd Paola Concia- «Mi spiace di essere l'unica omosessuale dichiarata in Parlamento» - e poi Benedetto Della Vedova,(«La questione gay sarà la prova del nove per il centrodestra»), lo storico Domenico Rizzo, il sociologo Luca Trampolin, lo scrittore gay Domenico Scalise, il giornalista e conduttore del Tg1 Stefano Campagna, invitato dalla "moderatrice" Maria Giovanna Maglie a dire la sua "sull'omofobia Rai".

Avrebbe potuto essere un dibattito come tanti, se non fosse che era nato dalla forte volontà dell'associazione presieduta da Imma Battaglia di «non stare fermi cinque anni in posizione di stallo». «Mo', per dirla alla napoletana - esclama a un certo punto la simpatica Imma- io sempre omosessuale resto, che vinca la destra o la sinistra!» Si poteva rischiare il discorso qualunquista, ma non è successo: salvo, forse, una overdose di celebrazione della fine delle ideologie(Maria Giovanna Maglie), a cui ha replicato con civile fermezza Cecilia d'Elia.

L'iniziativa era partita da una lettera del Dì Gay Project indirizzata al sindaco Gianni Alemanno : e sottoscritta anche dall'Arcigay nazionale e da quello romano, mentre Arcilesbica sospendeva e quindi "espelleva" Francesca Grossi, presidente del Circolo romano dell'associazione, per aver firmato. Ma aldilà delle polemiche, la proposta è quella della «pratica della conoscenza e del dialogo, consapevoli che il rischio di una partita di ping-pong ideologico sia purtroppo dietro l'angolo».

Croppi, dal canto suo, riconosce che nel quadro generale di una società che evidenzia ancora oggi una componente di omofobia - Daniele Scalise ha citato i dati Ocse, secondo i quali ogni anno si suicidano in Italia 400 adolescenti, un terzo dei quali è vittima della 'vergogna' di scoprirsi gay - «non si può negare che i comportamenti del genere si mostrino con più forza nella destra».

Risposte concrete? Imma Battaglia incalza l'Assessore, annunciando che si proporrà in Consiglio Comunale una nuova richiesta per l'istituzione di un registro delle convivenze gay, Paola Concia lascia la Sala del Carroccio per un incontro con il Prefetto Mosca sulla concessione di Piazza San Giovanni al corteo del Gay Pride di sabato. Ma la missione fallisce, la parlamentare presenterà oggi stesso una interrogazione a Montecitorio. E L’assessore Croppi commenta: «Niente San Giovanni? Mi dispiace»

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Milano. All'Università Bicocca lezione di sadomaso.

(Paolo Apice - Il Corriere della Sera) Un paio di gambe di una donna (forse), avvolte da un paio di stivali al ginocchio, in vernice nera. Tacco alto a spillo, e un frustino che corre di fianco. Sotto un paio di manette cingono amorevolmente come suggello passionale due loghi: Kob, kollettivo omosessuale Bicocca e Università di Milano Bicocca. «Master in Bicocca? No slave!». Lo strillo della locandina, in bella mostra all'entrata dell'ateneo. Un'introduzione al mondo sado-maso e bondage, oggi alle 14.30 nell'aula 3 del palazzo U6. Ci sarà anche uno psichiatra, Alberto Caputo. E un domani forse ci sarà anche un esame sulla materia, gli studenti porteranno degli elaborati, con tanto di valutazione da parte del docente.

Che al momento non si sa chi sarà. Forse Cicciolina. Certo, ci sarebbero da insegnare agli studenti, ai giovani, magari i fondamenti, del tipo quando è nata la Repubblica italiana, chi è l'attuale presidente e chi quello del Consiglio. E tante altre cose del genere. Ma che pubblico può attirare una lezione di teorie sociali o scientifico-matematiche? Per dare una rinfrescata alla polvere accademica, molto meglio il bondage o rispolverare gli usi del marchese de Sade. Il quale concludeva in una lettera: «Sono un libertino, ma non un criminale né un assassino». Certo, ormai tutto dipende dai punti di vista.

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Nastri d’argento, Tutta la vita davanti è miglior film 2008.

Tutta la vita davanti

(Panorama) Paolo Virzì con Tutta la vita davanti è il regista del miglior film 2008. Con quattro premi è però Caos Calmo di Antonello Grimaldi il film più votato dai giornalisti cinematografici ai Nastri d’Argento 2008 che saranno consegnati sabato 14 giugno al Teatro Antico di Taormina. Così il verdetto finale dei giornalisti cinematografici che premiano come migliori attori dell’anno Toni Servillo, Margherita Buy, Sabrina Ferilli e Alessandro Gassman.

Nel palmarès dei Nastri, annunciato dal SNGCI, tre premi a La ragazza del lago di Andrea Molaioli, confermato dai Nastri, dopo il “pieno” ai David di Donatello, miglior regista esordiente dell’anno. Due ciascuno, infine, a Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, I Viceré di Roberto Faenza e I demoni di San Pietroburgo di Giuliano Montaldo. Produttore dell’anno è Domenico Procacci, miglior soggetto quello de La giusta distanza di Carlo Mazzacurati, firmato dal regista con Doriana Leondeff. Premiati per la migliore sceneggiatura La ragazza del lago (Sandro Petraglia) e Mio fratello è figlio unico (ancora Petraglia con Stefano Rulli e Daniele Luchetti).

Infine i film internazionali 2008: per il SNGCI sono Irina Palm di Sam Garbaski (europeo) e Onora il padre e la madre di Sidney Lumet (extraeuropeo). Biùtiful cauntri di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero è il miglior documentario 2008. Tra i tecnici, premi per la fotografia a Arnaldo Catinari (Parlami d’amore, I demoni di San Pietroburgo) per il montaggio a Mirco Garrone, per i costumi a Milena Canonero: con un verdetto a sorpresa proprio la Canonero è il solo premio Oscar tra i quattro candidati che ritirerà il Nastro. A sorpresa, infatti, nel voto dei giornalisti cinematografici italiani Francesco Frigeri (I Viceré, I demoni di San Pietroburgo) ha battuto la coppia regina delle scenografie, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Stesso destino per Paolo Buonvino (Caos calmo) outsider su Ennio Morricone e Nicola Piovani.

Al teatro Antico di Taormina saranno anche consegnati i Nastri europei 2008 alle attrici Antonia Liskova (Riparo) e Kasia Smutniak (Nelle tue mani) e i premi speciali alla carriera per Carlo Lizzani, Vittorio Storaro, Giuliano Gemma e Piero De Bernardi. Il SNGCI ricorda anche il Nastro dell’anno 2008 per Grande, Grosso e… Verdone: lo ha assegnato il Direttivo Nazionale e sarà ritirato a Taormina da Carlo Verdone, Claudia Gerini e Aurelio e Luigi De Laurentiis, produttori del film.

La 62esima edizione dei Nastri andrà in onda sabato 21 su Raiuno dopo la partita di calcio dei quarti di finale degli Europei. Presenta Andrea Osvart, regia di Cesare Pierleoni.

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Gaypride? Un'opinione da destra.

GAY PRIDE? NO GRAZIE!
(Sandrone - Gli italici) Perchè dire NO ai Gay Pride? Per molte ragioni, vediamole insieme e poi voi, cari lettori, deciderete se appoggiare o meno la nostra DIFESA DELLA NORMALITA’.
Normalità, dicevo. Sì, oggi sembra proprio che si cerchi in ogni modo di esaltare, di propagandare e pubblicizzare tutto ciò che è trasgressione, anti-morale, anti-tradizione, anti-natura. Si lascia invece in disparte tutto ciò che è conforme agli insegnamenti della Nostra Tradizione e della Natura.
In questo senso, la famiglia tradizionale (padre, madre, figlio/figli) è del tutto penalizzata. Si cerca di dipingerla come una cosa di stampo giurassico, ormai vecchia e inadeguata alla vita moderna.
MA OGGI SERVONO CERTEZZE E VALORI. E quando parlo di Valori mi riferisco a Tradizione, disciplina sociale, identitarietà, morale, etica. Tutte cose che si sta cercando di far passare in secondo piano, ANZI DI CANCELLARLE!
Per questo noi diciamo che è necessario un recupero di identità familiare.
BASTA CON L’ESALTAZIONE DELL’ANORMALITA’, DELLA DEPRAVAZIONE E DELL’ANTI-NATURA. Puntiamo a un ritorno alla centralità della famiglia, quella vera, senza che un Gay Pride insulso e offensivo nei confronti del nostro senso dell’etica e della morale possa essere per noi motivo di disonore e vergogna.
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Ndr. Lasciamo ai nostri lettori ogni commento. Sarebbe interessante un'illuminata opinione o replica da Enrico Oliari, Presidente Nazionale di GayLib e militante nella stessa formazionr politica dell'estensore di questo articolo... (Aspis)

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Pussy Power. Lesbo-rap nel nome del Signore.

Afroamericane, e per di più omosessuali, le Yo!majesty sfidano i pregiudizi in topless, incitando le donne alla masturbazione. Come i Blues Brothers, hanno una missione da compiere.
Cantano il "pussy power", incitano le donne alla masturbazione, si esibiscono in topless al ritmo di un irresistibile elettrorap. Il gruppo lesbico Yo!Majesty - formato dalle ragazzone Shunda K., Jwl B. e, recentemente, Shon B. - è il fenomeno rap del momento: adorate da Kate Moss, idolatrate dalla rocker inglese Beth Ditto (che le ha volute in apertura dei suoi concerti) e celebrate dal The New York Times, finalmente hanno inciso il loro primo cd, un mix irresistibile di elettronica e ritmi rap.

"Non abbiamo mai meditato sull'idea di parlare di omosessualità", racconta Shunda K. "Semplicemente, cantiamo quello che siamo, parliamo della nostra vita. Soprattutto per Jwl, esibirsi in topless è un'espressione di libertà. Lo fanno i nostri colleghi maschi, perché noi no? Molti artisti si creano una doppia identità. Noi invece siamo per la verità assoluta. Che è anche il messaggio del Signore".

Già, perché le giovani cantanti americane - oltre a incitare alla liberazione sessuale, a vari strofinamenti saffici e al potere del clitoride - nelle loro canzoni celebrano anche Dio e terminano ogni concerto chiedendo al pubblico: "Conoscete il Signore?". Per inciso, Shunda K. qualche anno fa si è sposata con un pastore, rinnegando per qualche mese la sua omosessualità, per poi tornare sui suoi passi, più agguerrita di prima sul fronte lesbo.

Ma come si concilia il messaggio divino con la pratica gay? "La verità è che l'85% delle persone ha tendenze omosessuali", ribatte Shunda K. "E nella Chiesa la percentuale è ancora più alta. Sta a loro decidere se andare avanti facendo finta di niente o affrontare la cosa. Io so che la mia missione consiste nel conquistare anime per la gloria di Dio. Perché dovunque noi andiamo siamo giudicate, sempre e comunque. Poi però, quando apriamo la bocca sul palco, quei motherfucker capiscono di che pasta siamo fatte". Yo, girls!
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Aids. Nel mondo circa 3milioni di persone sieropositive ricevono oggi farmaci salvavita.

La fine del 2007 ha segnato un importante passo in avanti nella storia dell’epidemia di HIV/AIDS: circa tre milioni di persone, nei paesi a basso e medio reddito, ricevono farmaci antiretrovirali.
(Salute Europa) Secondo un nuovo rapporto lanciato ieri, 2 giugno, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (UNAIDS) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) circa tre milioni di persone, nei paesi a basso e medio reddito, ricevono farmaci antiretrovirali.

Il rapporto Towards Universal Access: Scaling Up Priority HIV/AIDS Interventions in the Health Sector sottolinea ulteriori progressi. Tra questi la crescita nell’accesso ai servizi di prevenzione della trasmissione da madre a figlio dell’HIV, la maggiore diffusione dei test e dei servizi di consultorio e l’impegno dei paesi nella promozione della circoncisione maschile nelle regioni maggiormente colpite dell’Africa sub-sahariana.

“Questi elementi rappresentano una importante vittoria per la salute pubblica - ha dichiarato, Margaret Chan, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità- Ciò prova che con impegno e determinazione tutti gli ostacoli possono essere superati. Le persone che vivono in contesti poveri di risorse possono tornare ad una vita economicamente e socialmente produttiva grazie all’assunzione di questi farmaci”.

Secondo gli autori del rapporto alla fine del 2007 circa un milione in più di persone (950.000) ricevevano la terapie antiretrovirali, portando complessivamente a tre milioni le persone che hanno accesso a tali farmaci.

Il traguardo di garantire l’accesso ai farmaci antiretrovirali a tre milioni di persone sieropositive nei paesi a basso e medio reddito era stato fissato per il 2005 dall’iniziativa “3by5”. Nonostante l’obiettivo sia stato raggiunto con due anni di ritardo, si è compiuto comunque un notevole passo in avanti nel campo dell’accesso ai farmaci antiretrovirali.

Secondo il rapporto la crescita nell’accesso ai farmaci antiretrovirali può essere attribuito a diversi fattori, tra i quali:

* una maggiore disponibilità dei farmaci, dovuta in larga parte ad una riduzione dei prezzi;
* un migliore sistema di distribuzione dei farmaci che si adatta meglio ai differenti contesti nazionali. L’approccio basato sulla salute pubblica dell’OMS consiglia regimi farmacologici standardizzati e semplificati, la decentralizzazione dei servizi ed un uso appropriato del personale e delle infrastrutture;
* una maggiore domanda di farmaci antiretrovirali poiché c’è una crescita delle persone che effettuano i test e a cui viene diagnosticato l’HIV.

Gli autori del rapporto sostengono che complessivamente il 31% dei 9,7 milioni di persone che hanno bisogno dei farmaci antiretrovirali li riceveva alla fine del 2007. Questo significa che circa 6.7 milioni di persone, che ne hanno bisogno, ancora non hanno accesso ai farmaci salvavita.

“Questo rapporto evidenzia i progressi che si possono ottenere nonostante le difficoltà in cui versano i paesi e rappresenta un importante passo in avanti verso l’accesso universale alla prevenzione, trattamenti, cure e sostegno per l’HIV - ha dichiarato Peter Piot, Direttore Esecutivo di UNAIDS. - Sulla base di questi risultati, i paesi e la comunità internazionale devono lavorare insieme per rafforzare l’impegno per garantire l’accesso alla prevenzione e ai trattamenti”.

Alla fine del 2007 circa 500.000 donne avevano accesso ai farmaci antiretrovirali per prevenire la trasmissione del virus ai propri figli, nel 2006 erano 350.000. Nello stesso periodo 200.000 bambini ricevevano i farmaci antiretrovirali rispetto ai 127.000 della fine del 2006. La difficoltà di diagnosticare l’HIV nei neonati rimane l’ostacolo maggiore per i progressi.

“Si stanno ottenendo risultati incoraggianti nella prevenzione della trasmissione da madre a figlio del virus - ha dichiarato Ann Veneman, Direttore Generale dell’UNICEF - Il rapporto deve motivare tutti noi a raddoppiare i nostri interventi a favore dei bambini e delle famiglie affette da HIV”.

Altri ostacoli nella diffusione dei trattamenti includono bassi tassi di mantenimento dei pazienti nei programmi farmacologici e un considerevole numero di persone che non è consapevole della propria sieropositività, o alle quali il contagio viene diagnosticato troppo tardi per cui muoiono durante i primi sei mesi di cure.

La tubercolosi è la prima causa di morte per le persone affette da HIV nel mondo ed è in assoluto la prima causa di morte in Africa. Attualmente le cure per l’HIV e per la tubercolosi non sono sufficientemente integrate e troppe persone perdono la vita perché non sono in grado di prevenire la tubercolosi o non hanno accesso ai farmaci salvavita.

Gli autori del rapporto avvertono che la crescita nell’accesso ai farmaci antiretrovirali potrà essere rallentata a causa dei deboli sistemi sanitari nei paesi maggiormente colpiti, in particolare dalla difficoltà di formare e trattenere gli operatori sanitari. I sistemi sanitari delle regioni più colpite continuano ad essere danneggiati dalla cosiddetta “fuga dei cervelli” – la migrazione degli operatori sanitari qualificati verso altre occupazioni in altri paesi – e dall’alto tasso di mortalità dovuto all’HIV stesso.

Gli autori inoltre sottolineano la necessità di migliorare la raccolta, analisi e pubblicazione dei dati relativi alla salute pubblica. I paesi, i partner internazionali e altre fonti hanno fornito i dati presentati in questo rapporto. Nonostante alcuni limiti, queste stime sui differenti elementi della risposta dei sistemi sanitari all’HIV/AIDS sono le più aggiornate.

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Niente sesso siamo atleti.

(Daniela Condorelli - L'Espresso) La rivoluzione si fa adesso. Con fatti concreti. Che cambiano le cose. Parola di Chris Carlsson, padre nobile del movimento Anche i simboli più eclatanti della forza maschia e della tribalità maori riversata sui palcoscenici internazionali dello sport, hanno ceduto alla castità. Fino a farne un urlo di vittoria: 'All Blacks, no sex': la Nuova Zelanda del rugby ha affrontato i Mondiali di Francia in piena astinenza sessuale: decisa per potenziare la concentrazione. E irrobustire lo spirito di squadra. Si tratta di un fenomeno non nuovo per lo sport, cui Elisabeth Abbott dedica un intero capitolo, dagli satleti greci agli 'Atleti per la vita' di oggi: movimenti di atleti professionisti che fanno voto di verginità e di purezza morale.

"Muhammad Alì cercava sempre di rimanere casto per sei settimane prima di ogni combattimento, spiegando che quando non fai sesso per un bel pezzo ti arrabbi e diventi cattivo, il che fa di te un grande guerriero", ricorda la Abbott. Che include nella carrellata lottatori indiani, giocatori di football americano, perfino nazionali di calcio, come quella del Perù. Ancora oggi i tifosi peruviani ritengono che se il Perù perse i Mondiali del 1982 (5 a 1 per la Polonia), fu colpa di quei giocatori che violarono il tabù del sesso la notte prima della partita.

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GayLib "cinguetta" con la Carfagna ma molti ne prendono le distanze.

GAYLIB: BENE MINISTRO CARFAGNA PER UNA LEGGE CONTRO DISCRIMINAZIONE. MA BISOGNA RICONOSCERE LE COPPIE GAY.
(Prima) "E' dolce musica svegliarsi al mattino ed ascoltare Mara Carfagna che parla della sua intenzione di arrivare ad una legge contro la violenza e la discriminazione di gay e lesbiche: che si stia aprendo lo spiraglio per un dialogo costruttivo?". Lo afferma in una nota Enrico Oliari, presidente di GayLib (gay di centro-destra), il quale ha continuato dicendo che "è tuttavia necessaria un'azione concreta per ovviare non solo alla discriminazione attiva, ma anche a quella passiva ovvero a quel tremendo vuoto di leggi che non dà ragione alle coppie formate da persone dello stesso sesso". Alberto Ruggin, referente di GayLib per il Veneto, ha ripreso il ragionamento di Oliari: "Il ministro Carfagna si era precedentemernte detta indisposta a valutare il riconoscimento delle coppie gay, ma noi di GayLib speriamo poterle sottoporre la nostra proposta del riconoscimento dei diritti delle coppie omoaffettive, un'alternativa a quelle delle sinistre che darebbe ragione e dignità agli omosessuali italiani". "Si tratta – ha poi concluso Oliari – di diritti che sono realtà nel resto dell'Unione Europea e trovo assurdo che la classe politica giustifichi la condivisibile istituzione del reato di clandestinità col fatto che esso è presente anche negli altri Paesi europei, ma poi si dimentichino le Risoluzioni e le realtà che sono a nostro favore".
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Tanto non ci dividi.
(Puta a queer invader) La mattina di oggi si apre con una promessa - vedremo se e come mantenuta - da parte del Ministro Carfagna di presentare al prossimo Consiglio dei Ministri un disegno di legge sullo stalking. Il primo dato che va fatto presente è che viene spezzato il lavoro compiuto dalla precedente legislatura. Invece di approvare un unico testo di legge contro lo stalking e l’omofobia, si privilegia il primo, nel tentativo di dividere l’unione tra il movimento delle donne e quello lgbtq. Credo si possa giudicare favorevolmente come un passo in avanti la presentazione del ddl sullo stalking e la promessa - velata di minacce: “Gay, non fate polemiche!” - di presentarne uno in seguito - “attualmente allo studio” - sull’omofobia. E’ necessario altresì aggiungere che questa manovra da dividi et impera è destinata a fallire. Le analisi, le lotte, i punti programmatici in comune tra il movimento di liberazione lgbtq e il movimento delle donne sono tali e tanti che non verranno spezzati e divisi. Anzi, lavoriamo ogni giorno assieme con la convinzione comune che il raggiungimento dei risultati per uno apre la strada al raggiungimento dei risultati per l’altro. E viceversa.

Una nota a margine merita la dichiarazione di Enrico Oliari per GayLib. Fa bene l’esponente di punta dello sparuto gruppo dei gay di destra a incalzare il Ministro sulla questione del riconoscimento delle coppie gay. Assolutamente fuori luogo e razzista è però l’accostamento delle unioni civili all’introduzione del reato di clandestinità. La sua paura per i i migranti Oliari se la tenga per sé: già soffiano forti i venti xenofobi in Italia. Davvero non si sente il bisogno di sapere se è più sfortunato un omosessuale che non può sposarsi pur desiderandolo o un immigrato scappato per fame e povertà dal suo paese d’origine e incarcerato per diciotto mesi solo perché senza un documento. Sono i fatti che contano. E i fatti sono che delegazioni di migranti di varie nazionalità parteciperanno al Pride. Vicino allo spezzone di GayLib.

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Shania Twain: divorzio dal marito perchè amo una donna.


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E' di poche settimane fà la notizia che 'Shania Twain', 42anni (popolare cantante country-rock) e suo marito il produttore rock 'Mutt Lange' 59, avevano chiesto il divorzio dopo 14 anni di matrimonio per sopraggiunte incompatibilità caratteriali. Ora a distanza di qualche settimana, i veri retroscena della vicenda prendono una nuova verità: pare infatti che la Twain avesse segretamente e da tempo, una relazione con la sua segretaria; Ann Marie Thiebaud.

Quindi la causa della rottura sarebbe riconducibile a questa signora (vedi foto sotto) che si difende dichiarando; non sono io la causa della rottura tra Mutt e Shania!! Loro avevano altri problemi.

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Vaticano. Netta presa di posizione contro il sacerdozio femminile.

(Uaar) Il Vaticano ha pubblicato, giovedì 29 maggio, un decreto che minaccia di scomunica immediata chiunque ordini una donna come sacerdote. Questa misura riguarda, allo stesso modo, ogni donna ordinata sacerdote.

Il decreto della Congregazione per la dottrina della fede, pubblicato sul giornale vaticano, L’Osservatore Romano, indica che: “colui che si arrischierà ad attribuire l’ordinazione sacra ad una donna, come la donna che avrà osato ricevere l’ordinazione sacra, rischia la scomunica latae sententiae“, ovvero “immediata”, in latino.

L’ordinazione sacerdotale delle donne fa parlare di sè regolarmente. Nel 2002, sette donne cattoliche - tedesche, austriache, americane - erano state ordinate all’interno di una comunità fondata nel 1975, a Buenos Aires, da un ex prete cattolico, Romulo Antonio Braschi. La Santa Sede le aveva scomunicate qualche settimana più tardi, ritenendo che avessero commesso “un delitto grave contro la costituzione divina della Chiesa”.

Giovanni Paolo II, predecessore di Benedetto XVI, aveva riaffermato nel 1994 la posizione della Chiesa cattolica, spiegando che non aveva il potere di ordinare delle donne come sacerdoti. La questione continua ad essere per Roma una causa di divisione con la Chiesa anglicana che autorizza, da parte sua, le donne a diventare sacerdoti.

Il lancio è tratto dal sito di Le Monde, ulteriori informazioni dalla Reuters.

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Jonas Brothers: niente sesso, niente droga, solo un po’ di rock.

Jonas Brothers

(Panorama) Figli di un pastore protestante americano, Nick, 16, Kevin, 19 e Joe, 18, sono diventati davvero famosi dopo una dichiarazione piuttosto singolare: “Tutti e tre portiamo un anello di castità. Dove? State tranquilli: l’anello l’abbiamo al dito della mano destra. La nostra è una promessa solenne: niente sesso prima del matrimonio. Le droghe? Mai fumato nemmeno una sigaretta”. Tutto questo nonostante gli sciami di groupie impazzite che prendono d’assalto i loro camerini. “Siamo Cristiani e la nostra fede è davvero importante per noi. È una presenza in tutto quello che facciamo”, è stato il serio commento della band (da non perdere in concerto a Milano il 13 giugno). I tre Jonas Brothers sanno che il loro momento è arrivato: il 12 agosto uscirà infatti il loro nuovo e attesissimo album, A Little Bit Longer, già candidato a dominare le classifiche di fine 2008. Il primo singolo si chiamerà Burnin’ Up, proprio come il loro prossimo tour americano. In tv, invece, i tre fanciulli saranno i protagonisti della serie tv, Camp Rock: il nuovo High School Musical, prodotto sempre dalla Disney (in onda in Italia su Disney Channel da settembre). I Jonas Brothers saranno i professori di un vero e proprio campo di addestramento per giovani teenager che sognano di diventare rockstar.
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Il videoclip dei Jonas Bothers.

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Giustizia: Carfagna, nel prossimo consiglio dei ministri presenterà un ddl su stalking.

I gay evitino le polemiche, allo studio misura contro le discriminazioni.
(Adnkronos) "Nel prossimo Consiglio dei ministri operativo presenterò un ddl sul reato di stalking". Lo annuncia il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna intervistata da Maurizio Belpietro per "Panorama del giorno" su Canale 5. Si tratta di un provvedimento contro la violenza sulle donne che potrebbe evitare altri casi come quello dell'omocidio di Maria Antonietta Multari a Sanremo, per la cui morte il fidanzato è accusato di omicidio volontario e oggi inizia l'udienza preliminare. "Ho incontrato i genitori di Antonietta - dice il ministro - e ho letto nei loro occhi una disperazione che nessuno potrà consolare".

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Cinema. "Sex and the city " ma che banale...

(Dramaqueen) Da spettatore, il senso generale che si percepisce è quello di un'operazione fatta per permettere a quattro attrici incapaci di crearsi una carriera dopo il folgorante successo della loro serie tv di ritornare alla ribalta e assicurarsi una pensione serena. Come dire, lucrare, lucrare, lucrare.
Il che non è per forza un difetto.
E certo, tutti voi potrete obiettare che il cinema esiste nel 99% dei casi unicamente per far circolare i quattrini. Ma ecco, in questo caso si vede. O meglio, non si vede altra motivazione, non sembra esistere ragione alcuna per cui valesse la pena resuscitare un concetto tanto cult quanto anni '90 come questo.
Un bel film? Forse.
Un buon film? Assolutamente no.
La prima cosa che mi ha colpito è l'estrema fedeltà alla matrice telefilmica. Non solo per la storia, ma addirittura per tutto il corollario tecnico/artistico, possiamo tranquillamente dire che Sex and the city Il Film è praticamente la settima stagione ufficiale del telefilm. Non c'è alcune re-invenzione di linguaggio, il passaggio da piccolo a grande schermo non ha comportato alcun cambiamento. E forse, a mio avviso, è questo l'errore più grave e imperdonabile della pellicola: è come se avessero pompato all'estremo una puntata da 40 minuti del serial, rendendo leggermente più patinata la fotografia, aumentando il budget, e allungandone la durata. E i titoli di testa che riassumono la storia dello show tv sono un pò tristini.
Il problema è che cambiando il media di riferimento, era necessario cambiasse anche il linguaggio utilizzato, soprattutto se ci soffermiamo sulla regia decisamente piatta e noiosa di Michael Patrick King (creatore della serie). E' brutto da dire per un film come questo, ma Sex and the city manca completamente di stile: se non fosse per le quattro protagoniste, la pellicola non ha davvero niente di speciale.
Passiamo dunque a loro, la vera raison d'être del film.
Forse è anche stupido da parte mia aspettarmi qualcosa di nuovo da quattro personaggi (e non quattro persone), e devo essere sincero con me stesso, non posso certo criticarne la bidimensionalità o la mancata evoluzione psicologica perchè non avrebbe alcun senso: sono quattro monoliti, sono quattro caratteri, quasi maschere da teatro veneziano (la complessa, la ninfomane, la frigida, la snob), ed è giusto che rimangano così. Ed effettivamente sono personaggi che reggono bene il gioco, divertono, sollevano polemiche con i loro comportamenti tanto idioti quanto umani. Amate od odiate che siano, sono identità ben sviluppate, superficiali ma del tutto godibili. Per quanto mi riguarda, ho trovato particolarmente sacrificato il personaggio di Miranda e soprattutto di Charlotte, ma del resto è così anche nel telefilm, quindi c'è poco di cui lamentarsi. Gli uomini praticamente non hanno vita, ma vabbè, tanto non c'è Aidan, quindi a me che me frega degli altri..
Punto debole della pellicola rimane la sceneggiatura estremamente sciocca e sorprendentemente superficiale. Quello che davvero colpisce è l'estrema banalizzazione, quasi volgarizzazione dei sentimenti, cosa che mai era successa nei 7 anni di trasmissione televisiva: non voglio rivelare dettagli della trama, ma le risoluzioni amorose di questo film lasciano davvero a bocca aperta per quanto sono sciocche.
Samantha è l'elemento comico del film quindi in linea di massima riderete se vi fanno ridere le sue esternazioni sessuali: personalmente non mi scompiscio per le sue battute sugli uccelli, il dentice di Dante, la foresta tra le gambe eccetera eccetera. In generale comunque la comicità del film diciamo che tende più verso Boldi e DeSica che verso Woody Allen.
Insomma, Sex and the city è tristemente un film che non ha nulla di speciale, nè particolarmente brillante, nè particolarmente brutto. Si trova lì, in quello spazio tra il mediocre e il carino. Vestiti, scarpe, borse, appartamenti da sturbo, un tripudio fashionista da frociarole impazzite, musica caruccia: sì ok, ma francamente a me non basta. Essenzialmente, manca al film un elemento fondamentale, che mai era venuto meno nelle sei stagioni televisive, quell'elemento che mi ha fatto innamorare dello show, che mi ha fatto ridere, piangere, amare New York.
Gli manca un'anima.
E questo sì, è imperdonabile.

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Aids. Dall'Australia: "Possiamo dimezzare l'epidemia".

Ecco il condom naturale anti-aids.
La scoperta in Australia: una crema a base di ormone femminile e applicata sul prepuzio crea una barriera naturale contro il virus.

(La Repubblica) Scienziati australiani ritengono di aver trovato la chiave per bloccare il contagio di Hiv, usando l'ormone femminile estrogeno per creare un "preservativo vivente" negli uomini, proteggendoli dal virus. I ricercatori Andrew Pask e Roger Short dell'università di Melbourne hanno scoperto che applicando l'estrogeno alla vulnerabile pelle interna del prepuzio viene potenziata la difesa naturale contro l'Hiv.

La crema all'estrogeno è un prodotto farmaceutico che le donne usano da una trentina d'anni contro l'atrofizzazione del dopo-menopausa. La sua prerogativa è quella di quadruplicare il sottile strato di cheratina, una proteina difensiva, presente sulla pelle. Prodotta dalle cellule epiteliali che ricoprono le superfici di tutti gli organi e particolarmente resistente, la cheratina altro non è che la componente principale di unghie e peli.

"Usando la cheratina possiamo rafforzare la difesa naturale del corpo e quindi il virus non si può fisicamente iniettare attraverso quella barriera per infettare le cellule sottostanti", scrivono gli studiosi sul giornale medico PLoS ONE, pubblicato dalla Public Library of Science. Il trattamento, affermano gli studiosi, si preannuncia come un passo cruciale verso la riduzione dell'Hiv trasmesso sessualmente, particolarmente per gli uomini non circoncisi, che sono più a rischio di infezione.

Il particolare metodo preventivo si è dimostrato efficace nei test di laboratorio e sarà sottoposto a sperimentazione clinica in Africa, che è l'epicentro dell'epidemia di Aids. Pask e Short ritengono che la scoperta abbia il potenziale di dimezzare la diffusione dell'Hiv. Si tratta infatti di una difesa semplice non costosa ed efficace contro l'Hiv, anche se non protegge da altre infezioni trasmesse sessualmente.

Il metodo si propone come la miglior terapia preventiva possibile, se non l'unica, in quelle parti del mondo dove non viene praticato il sesso sicuro, né viene praticata la circoncisione, la cui capacità di ridurre la prevalenza delle infezioni da Hiv è stata studiata e provata. La crema si applica una volta alla settimana. In futuro potrà avere un utilizzo anche nei preservativi e nei lubrificanti sessuali.

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Aids. 2007 la diffusione non diminuisce e sono in aumento i contagiati eterosessuali.

Sono 59.500 i casi di AIDS notificati in Italia dall'inizio dell'epidemia. E nel 2007 non si e' piu' registrata la tendenza al declino dell'incidenza della malattia che invece aveva caratterizzato l'ultimo decennio.
(Asca) Aggiustando per il ritardo della notifica, pero', questo numero sale a oltre 59.500. Sono i dati diffusi oggi da Gianni Rezza, direttore del reparto Epidemiologia del Dipartimento Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell'Istituto Superiore di Sanita'.

La Regione piu' colpita in assoluto risulta essere la Lombardia, ma nell'ultimo anno il tasso di incidenza piu' elevato e' quello del Lazio seguito da Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Liguria.

Nel 2007, le stime mostrano una sostanziale stabilita' nel numero di nuovi casi di AIDS rispetto all'anno precedente, segno che si e' arrestata la tendenza al declino dell'incidenza di malattia conclamata che aveva caratterizzato l'era della HAART (terapia antiretrovirale combinata). Cio' dipende dal mancato accesso precoce alla terapia (oltre il 60% dei nuovi casi non ha effettuato terapia prima della diagnosi di AIDS) e consegue a un ritardo nella esecuzione del test (oltre una persona su due scopre di essere sieropositiva al momento della diagnosi di AIDS o poco prima). La causa del ritardo risiede in una bassa percezione del rischio, soprattutto in persone che hanno acquisito l'infezione per via sessuale.

Se l'incidenza di nuovi casi di AIDS e' stabile, aumenta invece il numero totale delle persone con AIDS viventi, che sono oggi quasi 24.000. Tale effetto e' dovuto all'incremento della sopravvivenza dei malati a seguito dell'introduzione della terapia combinata con farmaci antiretrovirali..

Cambiano le caratteristiche delle persone con AIDS: aumenta l'eta', sia per gli uomini (43 anni) che per le donne (40 anni), diminuiscono i tossicodipendenti, aumentano gli stranieri (oltre il 20% dei casi segnalati nell'ultimo anno).

Diminuisce ulteriormente l'incidenza di casi di AIDS nei bambini: solo un nuovo caso pediatrico e' stato segnalato nel corso del 2007.

Oggi piu' di una persona su due scopre di essere sieropositiva al momento o poco prima della diagnosi di AIDS.

Accade sempre piu' di frequente che finche' non si manifestano i sintomi gravi della malattia non si sa di essere sieropositivi. Le caratteristiche delle persone infette o con AIDS sono cambiate rispetto all'inizio dell'epidemia: sono sempre meno i tossicodipendenti mentre aumentano le persone che prendono l'infezione per via sessuale. E il fenomeno riguarda adesso piu' gli eterosessuali che gli omosessuali. Aumenta anche l'eta' delle persone colpite che, per i casi di AIDS conclamato, ormai supera i 40 anni. Sono aumentati i cittadini stranieri colpiti dalla malattia: all'inizio dell'epidemia erano l'1% mentre ora siamo addirittura al 20% dei casi di AIDS e si arriva al 30% delle nuove diagnosi di infezione, quindi 1 persona su 4 fra i nuovi sieropositivi e' straniera. Questi i dati del nuovo rapporto epidemiologico dell'ISS presentati durante il convegno ''La ricerca italiana sfida l'HIV'' promosso da Fondazione MSD e Istituto Superiore di Sanita'.

''Purtroppo da circa tre anni stiamo assistendo ad una stabilizzazione dell'incidenza di nuovi casi di AIDS e i dati ci confermano la difficolta' di riuscire ad andare al di sotto di questa soglia - spiega Giovanni Rezza, Direttore del Reparto di Epidemiologia dell'Istituto Superiore di Sanita' (ISS) - sicuramente oggi rispetto al 1995 siamo ad un livello molto piu' basso, circa a meno della meta' dei nuovi casi per anno, ma questo dato e' ormai fermo da troppo tempo.

Questo e' dovuto al fatto che molte persone, piu' del 60% di quelle a cui oggi viene diagnosticato l'AIDS, non avevo fatto terapia antiretrovirale nella maggior parte dei casi perche' non sapevano di essere sieropositivi. Non credo che la gente non sia informata sul rischio della malattia - prosegue Rezza - ma spesso all'informazione non consegue necessariamente una percezione del rischio e neanche un'attitudine a comportamenti protetti. Inoltre oggi le campagne di informazione rispetto al passato sono molto meno visibili e il fatto di vedere meno ammalati, magari tra amici e parenti, non genera quella paura che serve da deterrente per comportamenti a rischio''.

Per quanto riguarda le nuove diagnosi di infezione da HIV, per le quali non esiste ancora un sistema di sorveglianza nazionale, i dati provenienti da alcune regioni e province italiane mostrano una sostanziale stabilizzazione che permette di stimare circa 4000 nuove infezioni l'anno nel nostro Paese (circa 11 infezioni ogni giorno).

''In conclusione - spiega Rezza - i dati in nostro possesso suggeriscono una sostanziale stabilizzazione dell'incidenza dell'AIDS e delle nuove infezioni da HIV.

Cio', congiuntamente all'aumento della sopravvivenza, comporta una tendenza all'aumento del serbatoio di infezione.

La bassa percezione del rischio della popolazione sessualmente attiva rende conto della necessita' di mettere a punto adeguati interventi di prevenzione''.

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Lindsay Lohan e un amore lesbo da un milione di dollari. E spunta un video porno.

Lindsey Lohan

(Panorama) Un milione di dollari per strillare in copertina il suo amore lesbo per la deejay Samantah Ronson. Questa l’offerta che il settimanale OK! ha fatto a Lindsay Lohan per dichiarare pubblicamente la sua love story con l’amica-amante. Per ora, però, non se ne fa niente, conferma un portavoce della protagonista di Meansgirl: “Ci hanno inviato la proposta ma abbiamo rifiutato”. Un tentativo di dissimulazione di scarso effetto visto che la natura del rapporto tra le due ragazze è parsa evidente persino durante il Cannes Film Festival, dove Lindsay e Samantah sono state sorprese in atteggiamento intimo. Tanto da spingere anche i genitori della 22enne di Los Angeles a lasciarsi andare con i media. “Il flirt è evidente a chiunque abbia un briciolo di cervello”, rivela Michael Lohan, padre dell’attrice, “Ma Lindsay è mia figlia e ci sono cose che un papà non vuole vedere e neppure sapere se sono vere o false”. Più morbida, invece è stata Dina, la madre della ragazza, “Se lei è felice, io sono felice. Questo è tutto quello che ho da dire. Samantah è grandiosa. Conosciamo lei e la sua famiglia da 10 anni”. Un consenso pieno, quindi, quello dei parenti, che tutto sommato sono felici della nuova avventura sentimentale della figlia con la stravagante DJ 30enne. Il motivo? La carriera di Lindsay è ripresa alla grande e, tornando a incassare migliaia di dollari, la ragazza non è più ricaduta nei soliti vizietti. Tipo alcol e stupefacenti vari…
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Ma la rete non sa nascondere nulla e così fa spuntare un video smaccatamente porno della bella Lyndsay che praticamente va a ruba. Per vederlo clicca qui.

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Principi in love... Pierre e Bea, un amore da favola. La Borromeo e Casiraghi insieme?

(TGCom) Tra il principe Pierre Casiraghi e la contessina Beatrice Borromeo è scoccata la scintilla. La prova? Le foto di Diva e Donna, nelle quali il rampollo di casa Grimaldi e la giovane aristocratica sono stati paparazzati in una serata condita da baci, coccole e tenerezze. Tra la conduttrice di Anno Zero e il figlio di Carolina il feeling è davvero evidente. Entrambi giovani, bocconiani e belli sembrano i protagonisti di un amore da favola.

Galeotto fu Montecarlo. Proprio nel Principato, infatti Beatrice e Pierre, hanno trascorso una serata all'insegna delle tenerezze.
Tra un ballo in pista e un cocktail la neo coppia non ha perso nemmeno un attimo per scambiarsi baci e coccole.

Ventidue anni lei, venti lui Bea e Pierre hanno davvero molto in comune. Le origini arisctocratiche certo, la bellezza, il fascino e pure gli studi. Tutti e due vivono a Milano dove frequentano la Bocconi. Giurisprudenza la Borromeo, economia il piccolo di casa Grimaldi.

Tutti ingredienti che sembrano auspicare a un amore con la A maiscola, di quelli che fanno sognare. Per ora è solo un inizio ma a vedere Beatrice e Pierre insieme la favola sembra già iniziata. Ora non ci resta ce aspettare il solito anche se scontato: "E vissero felici e contenti".

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