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lunedì 14 luglio 2008

La sconsiderata logorrea di Ingrid Betancourt.

(Annalisa Melandri - Giornalismo partecipativo) Sono sempre più convinta che la mossa più saggia che poteva fare Ingrid Betancourt una volta liberata e che ovviamente non ha fatto, era quella di decretare un saggio e prudente silenzio stampa e godersi la sua famiglia per un mese.

Giusto il tempo di riprendersi, farsi un’idea di quanto accaduto nel frattempo, parlare con i suoi familiari della linea da seguire e poi agire di conseguenza.

Mi stupisce e mi infastidisce quest’irruenza logorroica che sta caratterizzando la sua prima settimana di libertà.

Mi stupiscono certe sue dichiarazioni che ad analisi non dettate dalla pietà e dal buonismo sembrano eccessivamente affrettate.

Tutti noi proviamo compassione per l’aspetto umano e doloroso che ha caratterizzato la sua vicenda, la lontananza dai figli, la lunga prigionia in condizioni non certo facilissime. Ovviamente consideriamo inaccettabile il sequestro come pratica di lotta rivoluzionaria.

Ma noi, che con scritti, articoli, mobilitazioni, appelli e solidarietà alle vittime silenziose e dimenticate di una guerra civile che dura ormai da mezzo secolo, noi che ci impegnamo perchè sulla Colombia non cali mai il silenzio rigorosamente imposto dalle multinazionali dell’informazione , abbiamo ora più che mai il dovere di ricordare che in Colombia vengono continuamente commessi crimini e barbarie dalla parte “legittima” del paese. La stessa che ora si fregia agli occhi del mondo come paladina delle libertà civili per aver restituito Ingrid Betancourt alla sua vita. Noi coerentemente con le nostre posizioni, per esempio non possiamo accettare che un presidente corrompa una deputata comprandogli il voto per la sua rielezione. Coerentemente con le nostre posizioni, non possiamo accettare che in una democrazia che si vanta di essere tale, a innocenti contadini metta le uniformi della guerriglia e li ammazzi per testimoniare il successo della politica governativa di sicurezza nazionale o che utilizzi i loro cadaveri come giustificativo di spesa davanti al Congresso degli Stati Uniti. Non possiamo accettare e tacere il fatto che in Colombia la Fiscalía sta indagando sulla sparizione di 15.645 persone di cui il 97% ad opera di paramilitari e agenti dello stato. Di queste, 1.259 denunce di sparizione forzata si collocano nel periodo compreso tra l’inizio del primo mandato di Uribe e la metà del 2007.

E quindi, coerentemente con le nostre posizioni, espresse sempre con forza e determinazione, proprio per questi motivi non comprendiamo come Ingrid Betancourt, che al momento del suo sequestro era in prima linea nella lotta alla corruzione in Colombia e favorevole al dialogo con la guerriglia, appena libera dichiari che “Uribe è stato un buon presidente” o che i “colombiani hanno scelto liberamente Uribe”, o il “perchè no?” che si è lasciata sfuggire commentando l’opportunità di un terzo mandato del presidente colombiano.

Sono dichiarazioni pesanti e cariche di significato politico. Che pertanto potevano attendere.

Dire che Felipe Calderón, presidente del Messico, possa essere un valido aiuto alla Colombia per la liberazione di tutti gli ostaggi è un’affermazione grave oltre che avventata. Non credo che Ingrid Betancourt non sappia nulla di quanto accaduto a Oaxaca due anni fa, non credo che Ingrid Betancourt non conosca la grave situazione di violazione dei diritti umani in Messico, tanto che perfino gli Stati Uniti hanno vincolato la concessione degli aiuti previsti al paese centroamericano nell’ambito del Plan Mérida al rispetto di tali diritti. E se Ingrid Betancour non sapeva queste cose, avrebbe comunque fatto bene a tacere e a informarsi prima. E’ difficile pensare che lei nella selva sia stata tenuta all’oscuro di quanto accadeva nel paese e fuori. Era in grado di ascoltare la radio ogni giorno ed era perfino informata sulla testata di Zidane a Materazzi, figuriamoci se non sapeva che il secondo mandato di Uribe rischia di essere giudicato illegale. Altro che il terzo. Figuriamoci se la guerriglia, se i capi della sorveglianza dei prigionieri, con uno dei quali ha ammesso di avere un rapporto intimo di amicizia, non commentavano fra loro e magari con lei gli scandali quasi quotidiani della parapolitica, con circa 70 parlamentari inquisiti e 30 in carcere per reati di vario tipo e per vincoli con il paramilitarismo.

Ora se è vero che nessuno ha il diritto di giudicare e criticare chi ha passato sei anni da prigioniera in una foresta, strappata all’affetto dei suoi cari, pensando giorno dopo giorno ai suoi figli che altri gli hanno negato la gioia di veder crescere, è pur vero che a un certo punto ci sono delle assunzioni di responsabilità ben precise che vanno rispettate quando si decide di rivestire un ruolo pubblico e politico. E Ingrid Betancourt il ruolo di paladina dei diritti del popolo colombiano lo aveva assunto prima del suo sequestro e, ipotizzando o lasciando immaginare una sua candidatura presidenziale lo assume tutt’ora. E lo assume anche e maggiormente, dichiarando di voler fare della liberazione degli altri ostaggi nelle mani della guerriglia la sua battaglia. Ma è una battaglia politica quella che dovrà condurre e non militare, anche se ha dichiarato di voler essere un soldato in più dell’esercito colombiano. Politica perchè in Colombia i prigionieri nella selva non stanno lì per giocare a mosca cieca. Il fatto che lei stessa sia stata prigioniera per sei anni, il fatto che ci siano altri ostaggi da più tempo ancora (ricordiamo il figlio del maestro Moncayo, sequestrato da 10 anni), il fatto che nelle carceri colombiane ci siono centinaia di guerriglieri in condizioni non certo migliori di quelle in cui si trovano i prigionieri delle FARC, dimostra chiaramente anche ai più ignoranti in materia, che nel paese è in corso una guerra. E per liberare gli ostaggi di una guerra o sei un soldato o sei un politico. E cosa può fare Ingrid Betancourt una volta smesso l’elmetto da soldato che le hanno infilato in testa nell’aereo che la stava riportando a casa? Una volta finito il concerto a Parigi dove canterà con Miguel Bosé, Manu Chao e Juanes, cosa potrà fare Ingrid Betancourt per tutti gli ostaggi che ancora sono prigionieri della Colombia? E ha chiaro lei che liberare gli ostaggi vuol dire anche mediare per uno scambio umanitario, trattare per una smobilitazione che non sia mandare diecimila uomini a marcire in carcere o peggio ad essere sventrati dalla rappresaglia delle motoseghe dei paramilitari? Ha chiaro Ingrid Betancourt che esiste la guerriglia perchè esiste conflitto sociale ed esiste conflitto sociale perchè c’è ingiustizia, perchè c’è povertà, perchè c’è repressione? Sembrerebbe di sì, perchè ha dichiarato che mentre Uribe concepisce il problema della Colombia legato alla sicurezza e alla violenza, lei lo concepisce come un problema legato al malessere sociale che conseguentemente produce violenza. E allora, visto che lo sa, come si fa a dire che Uribe ha fatto molto per la Colombia e che è stato un buon presidente?

Ingrid non scarta a priori l’ipotesi di candidarsi alle prossime elezioni e un suo compagno di prigionia liberato prima di lei parla anche di un programma elettorale già pronto di circa 200 punti, che lei stessa avrebbe preparato e scritto durante la sua prigionia.

Un’assunzione di responsabilità del genere implica comunque, obbligatoriamente prudenza. Chi dice di non scartare l’ipotesi di candidarsi a futuro presidente della Colombia, non può tre giorni dopo dire che per il momento non metterà piede in Colombia.

Chi si proclama leader della battaglia per la liberazione di tutti i sequestrati nelle mani della guerriglia non può dire tre giorni dopo che non andrà alla manifestazione del 20 luglio prossimo a Bogotà organizzata per le vittime dei sequestri perchè teme rappresaglie e quindi ne organizza una alternativa nella più comoda e sicura Parigi.

Chiediamolo a Iván Cepeda, a Piedad Cordoba, al maestro Moncayo, a tanti altri anonimi coraggiosi e umili difensori dei diritti umani quanta paura hanno di lottare e nonostante tutto continuano a vivere in Colombia, magari senza scorta, magari con Uribe che non li abbraccia come ha fatto con Ingrid Betancourt in questi giorni, mentre invece dalle televisioni e dai giornali li mette continuamente a rischio accusandoli di essere simpatizzanti della guerriglia.

Avremmo potuto chiederlo a John Fredy Correa Falla, membro dei Comitati Permanenti per la Difesa dei Diritti Umani di Chinchiná e di Caldas se ha avuto paura nel momento in cui sabato scorso è stato avvicinato da quattro uomini ed è stato ucciso a colpi di arma da fuoco.

Godeva di qualche misura di protezione, evidentemente insufficiente, John Fredy, perchè lui e la sua famiglia avevano ricevuto minacce di morte da alcuni paramilitari della zona.

Allora mi chiedo, come si fa a parlare di liberazione di tutti gli ostaggi colombiani nella maniera in cui lo sta facendo Ingrid Betancourt, tra un accenno ai capelli lunghi e un altro ai vestiti e i rossetti che le sono mancati, tra un viaggio a Lourdes e un’udienza papale?

Comprendiamo benissimo i timori di Ingrid e della sua famiglia legati ad evidenti motivi di sicurezza, comprendiamo che le FARC le possano sembrare quanto di peggio ci sia in Colombia e in tutto il mondo in questo momento, comprendiamo anche che se l’avesse liberata Hitler in persona lo avrebbe abbracciato come ha abbracciato il generale Montoya (controversa figura dell’esercito colombiano, vicino a gruppi paramilitari) ma la Colombia, e Ingrid Betancourt non può non saperlo, è un paese difficile, dove si muore da tutte le parti e dove la violenza di Stato supera di gran lunga quella della guerriglia e se non altro è meno accettabile. Per tutti questi motivi, forse, era auspicabile un decoroso silenzio da parte di Ingrid Betancourt. Almeno per il momento.

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Conclusa la Roma Fiction Fest.

(Sky tg24) Seri, impeccabili, i protagonisti di CSI New ork sono in trasferta nella capitale per la Roma Fiction Fest. Poca azione e lunghi dialoghi invece per due serie prossimamente in onda su Cult: Tell me you love me e In Treatment, remake una serie israeliana il cui protagonista è un marine che torna in America devastato dalla guerra in Iraq.
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Malgrado la pioggia 'Bolle & Friends' al Duomo di Milano.

L'etoile ha reso omaggio alla sua città d'adozione ballando sotto la pioggia davanti alla Madonnina.
(L'Unione sarda) L'etoile Roberto Bolle ha scoperto il fascino del Duomo di Milano a soli 11 anni e ieri ha voluto rendere omaggio alla sua città d'adozione proprio sul sagrato di quella cattedrale che tanto lo colpì da bambino, con uno spettacolo, il 'Bolle & Friends', durante il quale assieme ad altre nove stelle della danza mondiale ha volteggiato sotto la Madonnina, sfidando la pioggia e il vento.
Bolle arrivò infatti a quell'età a Milano per entrare nella Scuola di Ballo del Teatro alla Scala.
Per assistere allo spettacolo gratuito, che rientra nella rassegna 'I milanesi per il Duomo' voluta dall'Assessorato comunale al turismo, in piazza Duomo sono arrivate più di 50 mila persone, che non hanno voluto rinunciare nonostante la pioggia che cadeva a tratti, a vedere quello che non è solo uno dei più grandi ballerini al mondo, ma ormai anche un vero divo sempre più cercato per la sua bellezza dalla moda e dalla pubblicità.
Bolle l'aveva presentato come un modo per portare la danza al grande pubblico e così è stato. Gli spettatori si sono messi in fila con tanto di ombrelli e impermeabili per occupare le 5mila sedie disponibili e chi è rimasto senza si è disposto in ogni punto della piazza per osservare, anche grazie ai maxischermi, il galà. L'etoile della Scala, capace di passare nei suoi movimenti dall'eleganza alla forza, ha incantato il pubblico con l'assolo Ave Verum, che portò anni fa anche in piazza San Pietro davanti a Papa Giovanni Paolo II. Il resto dello spettacolo è stato un alternarsi di balletti classici e moderni, durante i quali Bolle ha duettato e poi lasciato il palco anche ai suoi friends, tra cui Uljana Lopatkina del Teatro di San Pietroburgo. Il pubblico ha seguito immobile e in silenzio, anche quando verso la fine la pioggia è aumentata di intensità, fino all'ovazione che ha salutato il grande danzatore.
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E sul “No Cav Day” indaga la procura di Roma.

Beppe Grillo

(Panorama) Un fascicolo processuale intestato ‘’atti relativi a'’ (quindi privo per il momento di ipotesi di reato) è stato aperto dalla procura di Roma sui fatti avvenuti l’8 luglio scorso durante la manifestazione ‘’No Cav Day'’, in piazza Navona. Al vaglio del procuratore Giovanni Ferrara ci sono già alcuni filmati degli interventi, tra gli altri, di Sabina Guzzanti e Beppe Grillo, fatti durante la manifestazione. Gli inquirenti dovranno valutare se siano configurabili ipotesi penalmente rilevanti per i riferimenti fatti nei confronti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di Benedetto XVI e del ministro Mara Carfagna. Sarà poi il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a dover autorizzare lo svolgimento delle indagini, secondo quanto previsto dall’articolo 290 del codice di procedura penale.

L’ex pm Antonio Di Pietro difende la sua scelta a favore della piazza rispetto all’aut aut di Veltroni: “Noi stiamo con la piazza e non con il potere, nell’eterna lotta fra Davide e Golia, stiamo con Davide. Faremo una, cento, mille piazze perché nelle piazze c’é la politica dell’impegno, mentre nelle stanze del potere c’è la politica dello scandalo, del compromesso e del do ut des”. Replica il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti: “Tutti pensavano che con la manifestazione di piazza Navona si fosse toccato davvero il fondo. Invece vediamo che non c’è mai limite al peggio”.

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Sidney: Giallo sull’irruzione nella residenza del Papa.

Ratzinger

(Panorama) Riposo obbligato e blindato per il Papa a Sidney in una residenza dell’Opus Dei. Ma scoppia il giallo su un tentativo di irruzione che sarebbe stato sventato dalla polizia. E si sparge la voce che Benedetto XVI avrebbe intenzione di ricevere le vittime dei sacerdoti pedofili australiani. Appena giunto in Australia, per la Giornata mondiale della gioventù, il Papa si è trasferito a Kenthurst, a 40 chilometri da Sidney (circa un’ora di macchina), con il panorama delle suggestive Montagne Blu, dove si trova il Kenthurst Study Center, la residenza dell’Opus Dei, costruita con le caratteristiche di una casa di campagna, circondata da 10 ettari di terreno, più un campo da tennis, una piscina e una cappella privata dedicata alla Nostra Signora della Famiglia.

Il Papa (81 anni) si riposerà tre giorni per recuperare la fatica del viaggio e le otto ore di differenza di fuso orario. Accanto a lui ci sono solo i suoi due segretari e il personale della casa (in tutto dodici persone). Il seguito papale, compreso il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, è alloggiato invece in un hotel in centro. Il Papa ha iniziato la giornata con una Messa in privato nella cappella, alla presenza del personale della residenza. Dopo colazione ha passeggiato nel giardino, quindi si è ritirato nello studio per rivedere gli undici discorsi che pronuncerà nei prossimi giorni. Alle tredici sono arrivati il cardinale George Pell, arcivescovo di Sidney e monsignor Anthony Fisher, vescovo coordinatore della Gmg, che hanno pranzato con il pontefice per aggiornarlo sui preparativi e i partecipanti alla Giornata. Dopo pranzo la consueta passeggiata con i segretari per la recita del rosario. Successivamente il pontefice è tornato a lavorare nello studio. Alle 17 ha assistito ad un concerto organizzato per lui nella villa, con musiche di Schumann, Mozart e Schubert, suonato da sette componenti del Sydney Symphony Fellows. Nella residenza è rimasto il pianoforte a coda utilizzato per il concerto, qualora il pontefice volesse suonare come fa nel tempo libero in Vaticano. Alle 19 Ratzinger ha cenato ed è andato a dormire.

Il portavoce del papa, padre Federico Lombardi ha tenuto a sottolineare che “il Papa si riposa e la sua salute è molto buona”. Resterà tra i boschi delle Montagne Blu fino al 16 luglio, quando si trasferirà nell’arcivescovado di Sidney per partecipare alle celebrazioni della Giornata mondiale della Gioventù. Nel frattempo è scoppiato un giallo: un poliziotto dell’Unità di Operazione Tattica, di guardia alla residenza del pontefice, la scorsa notte è stato ricoverato al Westmead Hospital di Sidney con un dito fratturato, tagli ed escoriazioni sul braccio. Ha dichiarato di essersi ferito con uno “strumento del suo equipaggiamento personale”. Ma non tutti sono convinti di questa versione dei fatti: c’è chi ipotizza che vi sia stato un tentativo di irruzione nella residenza del Papa sventato dalla Polizia. Un’ipotesi che il portavoce del Papa ha smentito. Nei giorni scorsi c’erano già state proteste in piazza della “No Pope Coalition” e il governo dello Stato di New South Wales ha promulgato una legge che punisce con l’arresto chi protesta in piazza contro il pontefice. In Australia molti attendono infine un importante gesto di riconciliazione da parte del pontefice, poiché si sono verificati diversi casi di minori abusati da sacerdoti. La Chiesa australiana sta correndo ai ripari ma nei prossimi giorni si parla di un possibile incontro tra il Papa e le vittime, come è avvenuto anche negli Stati Uniti quale gesto di riconciliazione.
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Le pari opportunità della Carfagna. Fissa incontro con l’aspirante signorino buonasera ma poi...

Max Cordeddu, aspirante signorino buonasera, incontra Simonetta Matone, capo gabinetto di Mara Carfagna.
(Televisionando) Dopo averci rilasciato addirittura un’intervista, Max Cordeddu ci ha avvisato di aver incontrato, nei giorni scorsi, Simonetta Matone, capo gabinetto di Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità cui l’aspirante signorino buonasera si era rivolto per far valere i suoi diritti.
“Tema dell’incontro, riferisce anche una nota del Ministero, l’istanza presentata il 5 giugno dallo stesso Cordeddu all’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, riguardo una violazione delle legge sulle Pari Opportunità da parte della Rai e dei maggiori gruppi televisivi italiani, nella selezione di sole donne nel ruolo di annunciatrici di programmi televisivi”.

Una copia dell’istanza era stata inviata per conoscenza al ministero delle Pari Opportunità e al Presidente della Commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, “e le richieste presentate dal signor Massimiliano Correddu, chiude la nota del ministero, saranno esaminate con particolare attenzione dai nostri uffici”. In attesa di ulteriori novità, non resta che fare a Max i nostri migliori auguri…

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Duran Duran, il ritorno in Italia e l’accusa a Madonna.

Simon le Bon

(Panorama) “Madonna ci ha copiati e non è la prima volta: l’ha fatto per anni”: sono le precise parole di John Taylor, bassista dei Duran Duran, che commenta sul tabloid britannico Daily Star Hard Candy, ultima fatica di Louise Veronica Ciccone.

Taylor dichiara che la collaborazione dell’americana con Justin Timberlake e il produttore Timbaland è l’ennesimo tentativo di imitare il sound della band di Birmingham, che ha lavorato con il medesimo team per Red Carpet Massacre, pubblicato a novembre. Ascoltate prima 4 Minutes e poi Nite-Runner, Skin Divers o Tempted e gli darete ragione.
Simon LeBon, Nick Rhodes, John Taylor e Roger Taylor – nel 2006 il chitarrista Andy Taylor ha abbandonato il quintetto dopo il Cd Astronaut e il tour trionfale che hanno visto riuniti tutti gli elementi fondatori – quest’anno festeggiano il trentesimo anniversario del gruppo, traguardo che una manciata di artisti ha eguagliato. E i Duran Duran l’hanno raggiunto senza vivere di rendita sui pezzi intramontabili - da Planet Earth a Ordinary Day - che li hanno catapultati nell’orbita dei Beatles: solo i ragazzi di Hungry Like The Wolf, infatti, sono stati gli unici degni dell’appellativo Fab Five, dopo i Fab Four di Liverpool. Invece di riproporre la ricetta perfetta degli Eighties, la band ha sempre ricercato ritmi e sonorità parecchio distanti dallo stile del quale è stata la stella, come in The Wedding Album nel 1993 e Medazzaland nel 1997, ma la reinvenzione eccellente è arrivata proprio con Red Carpet Massacre, le cui tracce hanno entusiasmato la critica (Nylon Magazine lo ha definito “un colpo di fulmine catturato in un disco, un trionfo, una meraviglia̶ per l’evoluzione stilistica dei quasi cinquant’enni Wild Boys. Spiega LeBon: “Quando abbiamo saputo che Justin era un nostro grande fan, ci è venuto spontaneo chiedergli di far parte del progetto. Credo sia il numero uno e si è rivelato determinante per aiutarci a ritrovare il fattore groove”.
I quattro Duran Duran, sul palco insieme a Dom Brown (chitarra), Simon Willescroft (sax) e Anna Ross (seconda voce), con il Red Carpet Massacre European Tour arrivano in Italia domani, feudo che non mostra cedimenti: “Viviamo una grande storia d’amore con il vostro Paese: ne abbiamo avuto conferma con il singolo Falling Down, che da voi ha riscosso successo come in nessun altro posto. Non vediamo l’ora di suonare da voi, non vi immaginate quanto”, conclude il leader.
Ecco le date: 15 luglio a Mantova, Palazzo Tè (chi acquista un biglietto extra di 2,50 euro può visitare la sale del Palazzo in notturna), 16 luglio Roma, Roma Rock Festival; Ravenna Pala De André; 19 luglio Milano, Idroscalo; 20 luglio Jesolo, Spiaggia del faro, 22 luglio Napoli, Arena Flegrea; 23 luglio Reggio Calabria, piazza Indipendenza.

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Cile, due carabineros gay chiedono il reintegro.

(Queerblog) Se anche i carabineros - gli inquietanti poliziotti in divisa tristemente noti ai tempi del generale Pinochet - aprono le porte ai gay dichiarati, allora davvero il mondo sta cambiando. La storia di due giovani cileni, Víctor Rivas e Armando Salgado, sta facendo il giro del mondo e rischia di trasformare il Cile, modificando le attitudine omofobe di una delle istituzioni custodi del machismo nazionale.

Un anno fa i due, che formano un coppia, sono stati spinti a dare le dimissioni, con la minaccia di rivelare a tutti la loro omosessualità e la loro relazione; era stata la tremenda Dipolcar (l’unità investigativa interna della polizia cilena) a raccogliere informazioni e prove su di loro, dopo la denuncia di un loro collega. Qualche mese dopo l’addio all’uniforme, però, i due si sono ribellati e Victor si è rivolto con una lettera alla Presidente del Cile, Michelle Bachelet, chiedendo giustizia.

Adesso i due, sostenuti dal supporto legale dell’associazione Movilh, hanno chiesto di essere reintegrati e hanno ricevuto l’appoggio ufficiale del governo, attraverso la sottosegretaria ai carabineros, Javiera Blanco. Certo, le loro vite sono state travolte da questa vicenda: mentre la famiglia di Armando alla fine ha accettato e accolto il figlio (compreso il vecchio nonno, carabinero in pensione), quella di Victor ha tagliato i ponti con lui. Ma la loro battaglia per la dignità non si ferma.

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Infuriano le polemiche su Life With My Sister Madonna.

(Gossipblog) Ancora non è uscito e già infuriano le polemiche. Life With My Sister Madonna, biografia gossippara scritta da Christopher Ciccone, fratello, omosessuale dichiarato, di sua maestà Madonna, sarebbe a quanto pare un concentrato di cattiverie e rivelazioni scioccanti nei confronti della regina del pop.

I fans sono sul piede di guerra, contrariati con il fratello di Madonna, che sta semplicemente lucrando sul nome della sorellina. A poche ore dall’uscita del libro, i tabloid britannici hanno dato delle piccole anticipazioni sui contenuti che si andranno a trovare al suo interno. Madonna viene etichettata dal dolce e caro fratellino come “meschina, bugiarda e interessata solo alla cabala, con un marito idiota e tendenzialmente omofobo“.

Un vero e proprio montante, capace di attirare l’attenzione su uno delle biografie più piccanti e gossippare dell’estate 2008. E questo è solo l’inizio…

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Marco Travaglio domani alla Sapienza.

Marco Travaglio (06blog) Non si sa ancora quale sarà il suo futuro in televisione: la destra lo attacca, la sinistra anche salvo qualche eccezione. Lui che fu definito da Castelli uno che nella vita “non fa altro che parlar male degli altri” non demorde e continua imperterrito le sue battaglie giuste o sbagliate che siano al di fuori dei salotti televisivi.

Può essere un comizio di piazza così come la presentazione del suo ultimo libro Se li conosci li eviti, ogni pretesto è buono per discutere del malcostume politico di oggi. Proprio domani (h.18), a distanza di pochissimi giorni dalla sua ultima apparizione a Roma, Marco Travaglio sarà presente a Piazzale Aldo Moro in occasione della rassegna Estate alla Sapienza.

Non mancheranno ulteriori parole infuocate dopo quelle della settimana appena conclusa, e non mancheranno certo le polemiche per la presenza di un personaggio così scomodo in un ambiente accademico. A proposito voi cosa ne pensate?

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Venticinque anni di lotta e si muore ancora di Aids.

(Giuliana Tambaro) Sono trascorsi ben 25 anni dall’identificazione, da parte del gruppo di Luc Montagnier, all’Institut Pasteur di Parigi, del virus Hiv che causa la sindrome di immunodeficienza acquisita, meglio conosciuta con l’acronimo di Aids. Anche se i massmedia, non ci bombardano più, come negli anni ’80, sul dilemma Aids, i casi di Hiv continuano a crescere nel mondo occidentale. L’Aids non ha smesso di essere causa di morte per milioni di esseri umani. E’ vero che la ricerca ha fatto passi da gigante, ma la malattia è trattabile, non curabile. Grazie ai progressi della ricerca, oggi, si può convivere con l’Hiv per 30 anni. Secondo quanto si credeva negli anni ’80, i più infetti erano gli omosessuali. Oggi anche questa idea è stata superata. L’immunologia, la virologia e la farmacologia sono state profondamente trasformate dall’emergenza Aids. Studiando la patogenesi dell’infezione da Hiv è stato possibile comprendere la complessità della struttura genetica e del comportamento del virus, migliorare la comprensione di numerosi processi immunologici, quali, per esempio, quelli inerenti alla funzione del timo e alla biologia delle citochine, proteine fondamentali per la comunicazione tra le cellule.

Inoltre sono state formulate molecole farmacologiche, dotate di attività antivirale. Conquiste grandiose, in tempi in cui mancano i finanziamenti per la ricerca. L’epidemia di Aids ha influenzato in maniera forte il campo artistico, basti pensare ad opere come “Angels” in America, a film come “Philadelphia” oppure “And the band played on”, oppure a musical come “Rent”, che nel tema finale apertamente riecheggia la chiusura della Bohème. La vita va amata, senza pretese. Va amata nella piena felicità, e nella solitudine assoluta. Quella solitudine, che ben conoscono, i malati di Aids. Dunque, accanto ad un grave male fisico, tamponato da farmaci con gravi effetti collaterali, la malattia della solitudine, del sentirsi soli ed abbandonati. La scienza, oggi, non è in grado di formulare un vaccino anti-Hiv, ma la scienza diviene operante attraverso l’ uomo. E questi è dotato di un sorriso che può, istantaneamente, regalare ad un ammalato di Aids.

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Guai col fisco per Simona Ventura.

Simona Ventura (Gossipblog) Non sono solo i grandi imprenditori o i campioni dello sport ad avere qualche problemino col pagamento delle tasse. Stando a quanto riporta stamattina il Corriere - notizia che ci ha prontamente segnalato un nostro lettore - Simona Ventura sarebbe finita nella “lista nera” del fisco per evasione fiscale, tra l’altro per cifre da non sottovalutare. La Guardia di Finanza di Milano avrebbe accertato che la famosa conduttrice avrebbe sottratto alle tasse redditi per 1 milione e 200 mila euro circa, tra deduzioni dalla dichiarazione dei redditi personali e della srl di cui è socia.

Ma veniamo al fatto concreto, anche se non è poi così chiaro nel dettaglio: negli anni che vanno dal 2003 al 2006, la sua dichiarazione dei redditi e quella di due srl delle quali è socia (in una è unica socia, mentre dell’altra detiene solamente un 10%) avrebbero riportato deduzioni per la cifra di cui sopra non sufficientemente documentate, legate a pagamenti personali fatti con carte di credito e per le quali non ci sarebbero le fatture. Tra le spese detratte, in realtà non legalmente detraibili, figurerebbero anche le spese per piscina e elicottero, cure termali e leasing, oltre che bicchieri, tappeti per bambini firmati Walt Disney, mobili per la cucina ed altro.

La cifre più sostanziose riguarderebbero comunque la dichiarazione dei redditi personale, mentre alle società sarebbero contestati “reati minori”. Simona Ventura, qualora la sua colpevolezza (dolosa o colposa) venisse confermata, si aggiungerebbe ad una lista di nomi vip già abbastanza corposa. Da Valentino Rossi, per citare uno dei casi più recenti e chiacchierati, fino a Luciano Pavarotti, da Lele Mora a Ornella Muti. Ce ne sono per tutti i gusti.

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Palermo. Sorpresi nudi a far sesso in strada, coppia denunciata.

(Agi) Due congiugi senza casa hanno usato un marciapiedi come alcova e sono stati denunciati dalla polizia per atti osceni. E' accaduto a Palermo, dove la notte scorsa agenti del commissariato "Zisa" sono intervenuti in viale Regione Siciliana dopo numerose telefonate al 113 che segnalavano un uomo e una donna nudi e in atteggiamenti erotici. Al loro arrivo, gli agenti hanno trovato un uomo di 55 anni, pregiudicato originario di Sciacca (Agrigento) e sue moglie, una donna palermitana di 41 anni, incensurata, impegnati in un rapporto sessuale distesi sul marciapiedi.
Invitati subito a rivestirsi, i due sono stati denunciati malgrado abbiano tentato di giustificarsi spiegando di non avere una casa ne' un altro posto dove appartarsi.

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Lindsay Lohan e Samantha Ronson si scambiano sms d'amore

lindsay-lohan-samantha-ronson 13 (Gossipblog) Lindsay Lohan e Samantha Ronson sono davvero innamorate. E io che non ci credevo. Dopo averle viste mano nella mano e scambiarsi un bacio (ma quello poteva essere frainteso vista l’angolazione), ecco arrivare un sms che non dà adito a dubbi. La rivista Life & Style ha pubblicato un messaggio spedito da Sam a LiLo: “Ti amo tesoro. Felice quarto mesiversario!”

Gira anche la voce che Samantha abbia regalato all’amata un anello tempestato di diamanti in occasione dei suoi 22 anni. That’s love!

Via: HollywoodBackWash

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Passa la mozione Vendola ma è bocciata la costituente di sinistra.

(Ansa) La mozione Vendola e' prima al congresso della federazione romana del Prc con il 48% dei voti, contro il 42,7% di quella Ferrero ma la maggioranza dell'assise vota un ordine del giorno con cui boccia la costituente di sinistra.
Questo il risultato dopo tre giorni di lavori aperti dal segretario uscente Massimiliano Smeriglio, che ha lasciato l'incarico di segretario. In seguito alle decisioni prese dalla commissione nazionale su alcuni ricorsi, come informa una nota della federazione, su un totale di 2.395 voti la mozione 1 (Acerbo-Ferrero) raggiunge il 42,7%, la 2 (Vendola) si attesta al 48%, la 3 (Pegolo) al 5%, la 4 (Bellotti) e la 5 (De Cesaris) al 2% circa.
In base alle percentuali raggiunte da ciascuna mozione, sono stati votati e decisi i 25 delegati romani e regionali che andranno al congresso nazionale di Chianciano (24-27 luglio). Tra questi Patrizia Sentinelli, Massimiliano Smeriglio e Luigi Nieri.
E' stato inoltre costituito il Comitato politico federale, formato da 110 eletti. A partire dai prossimi giorni verranno avviate le consultazioni dei nuovi organismi dirigenti per eleggere il nuovo segretario e i membri della segreteria della federazione.
Il voto dopo il congresso di Chianciano. ''La costituente di sinistra di Vendola, sostenuta dal segretario uscente Smeriglio e' stata bocciata dal congresso - ha detto il portavoce della mozione Ferrero, Alessandro Cardulli - l'ordine del giorno conclusivo approvato con 191 voti favorevoli, 187 contrari e 8 astenuti afferma che l'ipotesi politica della costituente non si e' affermata e risulta non maggioritaria''. Nel documento si sottolinea che ''l'ipotesi di superamento del Prc in una nuova formazione della sinistra non ha spazio e possibilita' ne' oggi ne' domani''.

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Roma, gaystreet. Il municipio X contro il I. “Vi ospito a Cinecittà”.

(River-blog) Ieri riferivo del probabile rifiuto del presidente del I municipio, Orlando Corsetti, di concedere la pedonalizzazione della Gay Street romana. In serata l’assessore capitolino alla Cultura, Umberto Croppi - braccio destro del sindaco Gianni Alemanno - era stato possibilista: “Nessuna chiusura culturale verso quella strada. Valuteremo la situazione, anche se le pedonalizzazioni non competono all’assessorato alla Cultura”. Oggi una nuova presa di posizione, da parte di Sandro Medici, presidente del Municipio X, ed esponente della sinistra del Prc. “Quello che mi da particolarmente fastidio, quasi mi indigna è l’atteggiamento del mio collega Corsetti - ha detto poco fa ai microfono di Radio Popolare - Abbiamo perso le elezioni per una serie di ragioni e perseveriamo con questa linea bacchettona e perbenista che chiude la porta e il dialogo alle realtà associative”. “Non scherziamo”, ha continuato, “ci prenderemmo la responsabilità di interrompere un’iniziativa serena e tranquilla? E non il sindaco Alemanno, esponente della destra, ma un presidente eletto dal centrosinistra. Io“, ha concluso Medici, “sarei disponibile a ragionare col movimento omosessuale, ma mi rendo conto che arrivare a Cinecittà non è molto agevole e poi il posto lo hanno già scelto loro”.

Da segnalare anche una piccata presa di posizione della Rosa Arcobaleno, verso l’Arci Gay Roma, che ieri ha diramato il comunicato stampa, senza aver sentito le altre associazioni romane. “Arcigay Roma ha voluto muoversi autonomamente senza interpellare le associazioni glbt e neppure i consiglieri comunali, come ad esempio Gianluca Quadrana, che l’anno scorso hanno reso possibile la prima Gay street a Roma. Una azione politica solitaria come quella di Arcigay è doppiamente lesiva perchè determina una sconfitta per tutti i gay, le lesbiche e i trans di roma, che si trovarenno senza gay street, e continua ad alimentare un clima non collaborativo tra associazioni gay“.

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Grecia, una gara di sesso orale nove prostitute arrestate.

(Reuters) Nove donne britanniche sono state accusate di prostituzione dopo essere arrestate nel fine settimana durante una gara di sesso orale nell'isola di Zacinto, secondo quanto ha riferito oggi la polizia.

Sei britannici e sei greci, tra cui due proprietari di un locale - ha detto la polizia - sono stati invece accusati di istigazione ad atti osceni, per quanto accaduto nella spiaggia di Laganas, a sud dell'isola sullo Ionio.

Le donne, in vacanza nella popolare località, sono state pagate per partecipare alla gara, registrata in un video poi immesso su Internet.

Negli ultimi anni, Laganas è diventata una delle spiagge più gettonate per le vacanze dei ventenni ed è nota per i suoi party trasgressivi.

Circa 15 milioni di persone, un terzo dei quali provenienti dalla Gran Bretagna, visitano il paese mediterraneo ogni anno, attirati dalle temperature miti, dalle acque azzurre e dalle spiagge dorate.
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La stampa inglese:

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Verona. La protesta gay blindata ma ordinata.

La domenica del secondo centro della provincia «animata» dalla manifestazione contro la discriminazione. Con musica, slogan e attacchi al Comune.
(Morello Pecchioli - L'Arena di Verona) Anche se, alla fine, non è accaduto nulla di quello che si temeva, quella di ieri non è stata una domenica come tutte le altre per Villafranca. La protesta del Circolo Pink contro il divieto dell’amministrazione Faccioli al "Sunday gay pride", la festa dell’orgoglio omosessuale prevista al circolo Arci Kroen in località Parà, nei campi oltre gli impianti sportivi, ha animato il passeggio domenicale dei villafranchesi e dirottato un gran numero di curiosi, attirati dalla musica dei Pink e dallo spiegamento delle forze dell’ordine, in via Garibaldi.

I manifestanti, una quarantina di persone, si sono piazzati davanti all’ex teatro Verdi, stendendo striscioni, poster e cartelloni sui gradini e sulla facciata dell’edificio e sugli antistanti marciapiedi. Sull’altro lato della strada, tra il municipio e il bar Garibaldi, a cavallo dell’incrocio con via Rinaldo, si sono sistemati gli uomini e i mezzi inviati dalla questura per prevenire disordini: 60 uomini tra poliziotti in tenuta antisommossa, carabinieri del battaglione mobile di Mestre, vigili urbani di Villafranca; camionette, pantere, gazzelle.

Il Circolo Pink ha affidato ai manifesti, alla musica diffusa da un impianto stereo alimentato da un generatore di corrente, e alle parole di Giovanni Zardini, presidente del circolo, i motivi della protesta. Appeso alle serrande abbassate del Verdi un grande striscione rosa recitava: «Uccisi dalle barbarie, sepolti dal silenzio. Circolo Pink Verona». Altri erano diretti contro l’amministrazione: «Non ci avete dato la festa ci prendiamo la strada» «Meglio froci che fascisti» «Meglio froci che Faccioli» «Siamo sbarcati a Villafranca grazie a Faccioli» «We love Villafranca». Nessun incidente. Un signore, transitando in macchina davanti al Verdi, ha urlato qualcosa contro i manifestanti che hanno contraccambiato con un «vaffa».

«Che venga proibita una festa è un paradosso», ha sottolineato Zardini, «il circolo Arci Kroen ha organizzato altre feste e non gli è stato detto niente. Solo la nostra è stata negata. Villafranca ha una giunta fascista. Denunciamo la presa di posizione omofoba e razzista dell’amministrazione Faccioli. Avevamo le carte in regola ma abbiamo rinunciato per non mettere nei casini il circolo che ci ospitava, l’Arci Kroen. Ma non potevamo rassegnarci a nasconderci. Ecco perchè abbiamo scelto questa manifestazione di visibilità».

«Ringraziamo il sindaco Faccioli», ha aggiunto Zardini ironicamente, «per la botta di visibilità che ci ha regalato. Guardate che spiegamento di forze dell’ordine: migliaia di euro spesi inutilmente. Se ci lasciavano fare la nostra festa in campagna non sarebbe successo niente. E invece abbiamo dovuto trasferirci qui. È triste pensare che proprio domani (oggi per chi legge) ricorre il 13° anniversario della vergognosa mozione del comune di Verona, sindaco Michela Sironi, che rigettava la risoluzione di Strasburgo che parificava i diritti degli omosessuali a quelli degli etero. Dopo 13 anni siamo ancora costretti a rivendicare i nostri diritti».

Laurella Arietti, vicepresidente trans del Circolo Pink, candidato sindaco alle ultime amministrative di Verona, aggiunge: «Il nostro è un sit-in variopinto e pacifico. Dimostriamo con la musica, i balli e i discorsi che non vogliamo mollare nè scomparire. La presa di posizione della Fiamma Tricolore che ha cercato di farci passare per gente pericolosa, era falsa. Alla festa era prevista la partecipazione di tre-quattrocento persone: omo, etero, trans. Il nostro è un circolo molto traversale».

Pochi metri più in là. seduto a un tavolino esterno del bar Brasil, il sindaco Faccioli è insieme all’assessore Riccardo Maraia. «La decisione di proibire la festa al circolo Arci Kroen è stata presa dalla giunta all’unanimità. Perchè? Questioni urbanistiche: quell’area è agricola, c’è una casa dove si è fatto un circolo privato in attesa di condono. Non sono previste manifestazioni pubbliche. In luglio erano in programma tre feste, due sono state fatte, una si farà. Questa non era in programma. L’Arci è riservato a soci, questi non lo sono. E non è vero che abbiamo minacciato il proprietario. Sì, lo so che in passato quando c’era il circolo Adrian, l’area fu concessa per feste di estrema destra, ma io non c’entro con quel passato. Sono il sindaco di adesso, rispetto le regole e le faccio rispettare. E mi dispiace che questo rispetto sia stato strumentalizzato».

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Gaystreet. A Roma tanto per cambiare Arcigay difende i propri interessi.

Concia: "non si sente il bisogno di nuovi passi indietro sul piano culturale e sociale".
(Il Corriere della Sera, edizione di Roma) Protesta dell'Arcigay per il «no» del presidente del I Municipio Orlando Corsetti (Pd, ex Margherita) che ha detto di non voler concedere l'autorizzazione per la «Gay Street», tratto di via San Giovanni in Laterano meta di ritrovo da anni della comunità gay. Il «no», in sintesi un «no» alla pedonalizzazione parziale durante le sere estive, arriva dopo che per anni il progetto era stato sostenuto da giunta Veltroni e municipio.

Per il presidente di Arcigay Roma Fabrizio Marrazzo «così si torna indietro di anni rispetto a tutte le capitali europee. Rue Sainte Croix de la Bretonnerie a Parigi e Old Compton Street a Londra sono tutelate dalle amministrazioni». Arcigay ha anche annunciato che ricorrerà allo strumento (consultivo) del referendum popolare in municipio. Il «no» di Corsetti ha suscitato critiche anche da parte della collega parlamentare Paola Concia: «Il Pd è diverso dal Pdl anche per il tipo di società che noi vogliamo costruire. O sbaglio?». Per l'assessore capitolino alla Cultura Croppi, che in Comune si occupa delle relazioni con la comunità gay, «la questione non è di competenza del mio assessorato. Ma cercherò di capire meglio l'intera vicenda. Nessuna opposizione culturale comunque».
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Un referendum per la gay street.
(Laura Mari - La Repubblica, edizione di Roma) «Riteniamo assurde - fa sapere il presidente dell´Arcigay di Roma Fabrizio Marrazzo - le accuse di Corsetti, secondo cui la Gay street sarebbe solo un modo per incrementare il business dei locali. La pedonalizzazione - prosegue Marrazzo - è un atto simbolico per dare visibilità al luogo di ritrovo della comunità omosessuale romana». E mentre l´Arcigay annuncia che avvierà una petizione nel caso in cui non venga permessa l´inaugurazione della Gay street, l´assessore alla Cultura Umberto Croppi fa sapere che oggi «esaminerà la questione, ma non è un problema culturale, perché la questione riguarda piuttosto la viabilità della zona». Il presidente del Comitato Celio, Fabio Nicolucci, sottolinea infatti che da tempo «i residenti lamentano il caos notturno provocato dalla pedonalizzazione di via San Giovanni in Laterano».
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Ndr. Ecco l'ennesima lite tra le organizzazioni gay romane perchè di questo si tratta anche se non viene esplicitato. A Roma è in funzione il Gay village organizzato dal gruppo che fa riferimento a Imma Battaglia per cui le parole di Fabrizio Marrazzo (...) " atto simbolico per dare visibilità al luogo di ritrovo della comunità omosessuale romana".(...) sono quanto mai inutili e fuori luogo. La richiesta di pedonalizzazione avanzata dal Marrazzo per dar modo per incrementare il business dei locali è talmente evidente che non merita nessuna riga in più di queste. La politica delle clientele gay portata avanti dalla giunta Veltroni ha subito una battuta d'arresto. Ancora una volta l'on.le Concia non coglie l'occasione per tacere ed evitare un'ulteriore brutta figura. L'alto tasso di gelosie e litigiosità all'interno delle associazioni gay romane stanno facendo il gioco della destra che per non scontentare nessuno, in futuro non accontenterà nessuno, evitando di patrocinare o finanziare qualsisi iniziativa promossa dai gay romani. Francamente, se fossimo al posto dell'amministrazione comunale, faremmo altrettanto. (Aspis)

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La Concia dice la sua sulla gaystreet romana.

Si trasmette la dichiarazione dell'On. Anna Paola Concia, (nella foto con Fabrizio Marrazzo, Presidente Arcigay Roma) deputata PD, sul mancato rinnovo "GayStreet" a Roma.

Invito Corsetti a riflettere sulle conseguenze (devastanti?) che la sua decisione avrà su Roma e sulle capacità di questa d’essere “città aperta” ed inclusiva, al pari delle grandi capitali europee.
È quanto afferma Anna Paola Concia, deputata PD, sul mancato rinnovo della pedonalizzazione della ormai notissima “gay street” vicino al Colosseo, a Roma da parte del presidente del Primo Municipio dell’Urbe.
Davvero, dice Concia, non si sente il bisogno di nuovi passi indietro sul piano culturale e sociale, nel nostro paese.
Il Partito Democratico è contro tutte le discriminazioni e vuole una società inclusiva: il nostro Partito è diverso dal PDL anche per il tipo di società che noi vogliamo costruire. O sbaglio, conclude Concia?

on. Anna Paola Concia, deputata PD

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