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domenica 18 novembre 2007

Domani a Exit: Ottava Puntata: "In fuga dalle tasse" e "La fine del mondo".

Ottavo appuntamento per Ilaria D'Amico e le inchieste della nostra redazione. Exit questa settimana ha deciso di puntare la sua lente di ingrandimento su due argomenti molto sentiti dagli italiani, le tasse e la salute del Pianeta.

IN FUGA DALLE TASSE. È sostenibile la pressione fiscale da parte delle piccole imprese? “Exit” questa settimana compierà un viaggio nelle zone industriali del Nord Est, dove la rivolta fiscale è qualcosa di più di una minaccia, mentre alcuni imprenditori stanno emigrando alla ricerca di sistemi fiscali più vantaggiosi. Contemporaneamente a Sud, come mostrerà poi un altro reportage, lo Stato sembrerebbe sprecare milioni di euro per sostenere progetti alquanto strampalati e industrie di dubbia esistenza. Ilaria D’Amico ne discuterà in studio con il ministro per lo Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani, il senatore dell’Udc Bruno Tabacci, ex Presidente della Regione Lombardia, Giuseppe Morandini, vice Presidente di Confindustria e Presidente Nazionale Piccola Industria e l’autore e giornalista Oliviero Beha.

LA FINE DEL MONDO. Qual'è lo stato di salute del nostro pianeta? Secondo gli ultimi rapporti delle agenzie dell’Onu per l’ambiente, tra cambiamenti climatici, aumento della popolazione e sfruttamento delle risorse, la terra sarebbe vicina al punto di non ritorno. Filmati e schede mostreranno il dettaglio dei rapporti dell’Onu, mentre un reportage su un eco-villaggio di Ivrea, in Piemonte, mostrerà come la tecnologia possa essere a servizio dell’ecologia. In studio con Ilaria D’amico, un parterre di ospiti divisi tra negazionisti e catastrofisti: tra i primi, direttore de “Il Giornale” Mario Giordano e il fisico Franco Battaglia; tra i secondi invece, il ministro dell’Ambiente e del Territorio Alfonso Pecoraro Scanio, e il direttore delle campagne di Greepeace Italia Giuseppe Onufrio.

Doppio appuntamento con EXIT quindi, lunedì 19 novembre alle 21.00 su LA7, sin da subito sul nostro blog.

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Torino: Inizia il corso "Islam e democrazia".

Facoltà di Scienze politiche, Università di Torino.

PROGRAMMA DEL CORSO "ISLAM E DEMOCRAZIA".
(Sistemi politici comparati, 5 crediti) di Farian Sabahi Quest’anno il corso è diviso in tre parti: 1) istituzionale con approfondimenti su temi specifici, 2) Storia dell’Iran del Novecento, 3) Islam in Europa.
ORARIO: Il corso inizia alle 12 puntuali e finisce alle 13.45.

SEDE: Via Plana 10, aula H (TORINO)
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Lunedì 19 Novembre
Presentazione del corso, parte introduttiva su Islam e diritti umani, rispetto e tutela dei diritti umani in Medio Oriente. Le origini dell’Islam. Intervento del dottorando Marco Demichelis sulle origini dell’Islam, il mutazilismo e l’uso della ragione tra le fonti dell’Islam (sul blog troverete i suoi appunti).
Martedì 20 Novembre
Islam e azione umanitaria: Hamas (intervento della dottoranda Giulia Daniele e visione dei DVD sul check-point Kalandia e sulle elezioni del 2006 a Gaza e Ramallah).
Mercoledì 21 Novembre
La resistenza nei regimi totalitari. Un confronto tra l’URSS e il mondo islamico. Intervento di Gabriele Nissim, autore di “Una bambina contro Stalin” (Mondadori 2007), sulla resistenza individuale e il senso della memoria nei totalitarismi, confronto tra Hitler/Shoah e le persecuzioni sotto Stalin.
Lunedì 26 Novembre
Il genocidio degli armeni al crepuscolo dell’impero ottomano. Intervento del Prof. Marcello Flores, direttore del Master in International Human Rights all’Università di Siena e autore del saggio “Il genocidio degli armeni” (Il Mulino 2006). Su questo tema leggere anche il romanzo “La masseria delle allodole” di Antonia Arslan (Bur, 2004) da cui è stato tratto il film diretto da Paolo e Vittorio Taviani. Vedremo parti del film “La masseria delle allodole”.
Martedì 27 Novembre
La questione arabo-israeliana: intervento di Claudio Vercelli (autore di “Israele. Storia dello Stato. Dal sogno alla realtà 1881-2007”, Giuntina, 2007). Focus sui diritti degli omosessuali in Medio Oriente (confronto tra i Paesi islamici, la legislazione in Israele, il caso dell’Iran).
Mercoledì 28 Novembre
Storia dell’Iran del Novecento: il boicottaggio del tabacco nel 1892, la rivoluzione costituzione del 1906, l’avvento dei Pahlavi, la modernizzazione degli anni Venti e Trenta, la sedentarizzazione dei nomadi.
Lunedì 3 Dicembre
La Seconda guerra mondiale e il coinvolgimento dell’Iran neutrale. Il ruolo dell’Iran nel salvare gli ebrei dall’Olocausto. Il serial televisivo “Meridiano zero” in onda sulla TV di Stato iraniana nell’autunno 2007 (mostreremo in aula delle parti).
Martedì 4 Dicembre
La nazionalizzazione del petrolio iraniano e il colpo di Stato contro Mossadeq nel 1953. La rivoluzione bianca del 1963, focus sull’Esercito del sapere (diapositive dell’epoca).
Mercoledì 5 Dicembre
La poetessa Forough Farrokhzad, il suo film “La casa è nera” (in persiano sottotitolato in francese, 20’) sul lebbrosario di Tabriz, la poesia che preannuncia l’arrivo di Khomeini, sul blog una relazione del dottorando di Cagliari Andrea Duranti sulla poetessa. La rivoluzione del 1979, il velayat-e faqih (governo del giureconsulto) e la figura di Khomeini.
Venerdì 7 Dicembre
Ore 21 Spettacolo teatrale sulla poetessa Farrokhzad: LA SOFFITTA RITROVATA
Si tratta di una piccola soffitta nella quale ritroveremo i versi di Alda Merini,Sylvia Plath, Emily Dickinson, Carmen Yanez, Aung San Suu Kyi, Sujata Bhatt, Forogh Farraokhzad. Otto donne che si inseguono fra i versi, nei loro racconti di vita, piccoli istanti musicali nei versi letti da Sylvia Plath stessa che invaderanno il teatro.
Frammenti intensificati dalla magia dell'arpa ma anche dal magistrale coro ensemble San Filippo di Torino. voce recitante PAOLA ZOPPI (poetessa, scrittrice); musiche:DANIELA VENDEMIATI (arpista ex componente dell'orchestra del teatro regio di torino) TEATRO COMUNALE Valperga (To), ingresso libero.
Lunedì 10 Dicembre
La guerra Iran-Iraq (1980-88), le presidenze di Rafsanjani e Khatami. La società civile. Il nobel all’avvocatessa Shirin Ebadi (e la sua autobiografia “Il mio Iran”).
Martedì 11 Dicembre La presidenza di Ahmadinejad: isolamento internazionale, crisi economica, razionamento benzina, i legami con Hezbollah, una società dalle molte contraddizioni.
Venerdì 14 Dicembre
Ore 22.30 Proiezione del film PERSEPOLIS tratto dai fumetti dell’iraniana Marjane Satrapi. Cinema Massimo Uno, ingresso gratuito (arrivate per tempo!)
Lunedì 17 Dicembre
Islam in Francia: il principio di laicità, la legge che vieta l’ostentazione dei simboli religiosi, problemi legati al lavoro (DVD “La schivata” di Abdellatif Kechiche”).
Martedì 18 Dicembre
Islam in Belgio: focus sulla presenza marocchina con il DVD “Kassablanka”. Islam in Olanda: l’assassinio di Theo Van Gogh, la posizione dell’ex deputata di origine somala Ayyan Hirsi Ali, il saggio “Assassinio a Amsterdam” di Ian Buruma (Einaudi, 2007).
Lunedì 7 Gennaio
Islam in Italia: la Consulta per l’Islam italiano, la carta dei valori, la formazione degli imam, cittadinanza, importanza della laicità delle istituzioni (Baruch Spinoza), DVD “Minareto mille punti” (di Farian Sabahi ed Edoardo Camurri, ideato e diretto da Pietro Raschillà).
Martedì 8 Gennaio
Islam in Europa: problematiche generali. Focus sulle mutilazioni genitali femminili: posizioni giuridiche dei vari Stati (cfr. Svezia, Italia), DVD “Moulaadé” di Ousmane Sembene.
Lunedì 14 Gennaio
Islam nel Regno Unito: multiculturalismo, focus sulla comunità yemenita di Liverpool (intervento della tesista Silvia Galandini) e sulla comunità originaria dal Bangladesh con il DVD “Every good marriage begins with tears” e il romanzo di Monica Ali “Bricklane” (Il Saggiatore).
Martedì 15 Gennaio
Islam in Germania: focus sulla presenza turca: DVD “On the outskirts” e romanzo “Salam Berlino” di Yadé Kara (e/o, 2006).
Ore 20: cena di fine corso in collaborazione con l’associazione di donne iraniane Mille e una notte

Bibliografia:

Voce I diritti umani in Medio Oriente (a cura di F. Sabahi) in “Atlante dei diritti umani”, Utet, Torino, 2007
Voce Islam e azione umanitaria (a cura di F. Sabahi) in “Dizionario dei diritti umani”, Utet, Torino, 2007
Voce Dichiarazione islamica universale dei diritti umani (a cura di F. Sabahi) in “Dizionario dei diritti umani”, Utet, Torino, 2007

QUESTE TRE VOCI SONO SUL BLOG
www.lastampa.it/sabahi
F. Sabahi, Storia dell’Iran, Bruno Mondadori, Milano, 2006 (nuova edizione aggiornata)
F. Sabahi, Un’estate a Teheran, Laterza, 2007.
F. Sabahi, Islam: l’identità inquieta dell’Europa. Viaggio tra i musulmani d’Occidente, Il Saggiatore, Milano, 2006

Ricevimento: durante il corso martedì dalle ore 11 alle 11.50 in via Giolitti 33, secondo piano. Prima e dopo il corso su appuntamento scrivendo a: farian.sabahi@unito.it

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Femministe romantiche e sicure. Con loro la coppia dura di più.

Le rivelazioni di due psicologhe della Rutgers University del New Jersey. Giovani o adulte, hanno rapporti stabili e fanno meglio sesso.

(Maria Laura Rodotà - Il Corriere della Sera) La questione non è politica. Magari è prepolitica. Più probabilmente, è post-politica: essere consapevoli dei propri diritti rende sindacalmente forti. Per cui si tratta alla pari; non si fanno concessioni dettate dall’insicurezza; e si raggiungono accordi-compromessi che portano vantaggi ad ambedue le controparti. Così va a finire che le femministe dichiarate hanno relazioni più stabili e durature, fanno sesso più soddisfacente (per ambo le parti), e si possono pure permettere di essere più romantiche. Pare una buona notizia, alla fin fine. O meglio. Per molte, specie in Italia, può essere una notizia spiazzante. Può venire da pensare «allora non sono mica femminista»; perché si hanno storie improbabili, perché il sesso non va granché, perché a fare le romantiche si rischiano delusioni. Ma la ricerca da cui sono tratte queste conclusioni — sorprendenti per il sentire comune, e anche se paragonate a indagini simili — arriva dalla Rutgers University, New Jersey, Stati Uniti.

La nazione è pragmatica, la correttezza politica lì viene spesso presa seriamente, anche nella vita personale. E così lì succede che due ricercatrici, le psicologhe Laurie Rudman e Julie Phelan, interrogano 289 adulti e 242 studenti, elaborano i dati, producono risultati che ribaltano parecchi pregiudizi. Insomma, che le femministe siano donne impossibili, che odiano gli uomini, iper-rivendicative e quindi più impegnative delle altre nelle relazioni (tipo Erica Jong, anche se lei è ri-sposata felicemente da decenni). Invece, si diceva, si rivelano ottime metà di solide e gradevoli partnership sociali. Rudman e Phelan hanno indagato sulla «percezione del proprio femminismo» in maschi e femmine; sulla «qualità delle loro relazioni personali»; sull’essere o meno d’accordo sull’uguaglianza di genere (tradotto: se l’uomo pensa che le donne siano sciacquette, se la donna si sente comunque inferiore, quella è un’altra storia); sulla stabilità della relazione; sulla soddisfazione sessuale. Morale, dicono le due, le coppie in cui lei è femminista e lui lo è abbastanza (in genere senza esagerare, siamo realistici) sono le più solide; quelle che fanno il sesso migliore (chi sa negoziare senza insicurezze riesce a chiedere e ottenere le attività preferite, si sa), e quelle che possono permettersi cenette a lume di candela per il gusto di farle, non perché lei è isterica e va placata, non perché lui si sente in colpa dopo una gita in motel con la collega del marketing. «Femminismo e romanticismo vanno mano nella mano», è l’ottimistica conclusione. Che sembra contraddire molte ricerche simili, ma a pensarci forse no. Perché nei campus americani (non solo lì) la faccenda appassiona molto. Non lontano da Rutgers, alla Columbia University, un gruppo di psicologi ed economisti ha studiato i newyorkesi che fanno speed-dating, quegli incontri per singoli dove si cambia continuamente posto e si parla con vari uomini o donne per pochi minuti. Concludendo che molti uomini «sono ancora prigionieri della camicia di forza degli stereotipi». Sono intimoriti dalla donne assertive con carriera e buon reddito, valutano (ma no) l’aspetto fisico più del resto. Mentre le donne apprezzano intelligenza e ambizione più di un paio di occhioni blu. Il caporicerca, Ray Fishman, ha detto sconsolato a Maureen Dowd del New York Times: «Noi maschi abbiamo un ego fragile, cerchiamo un bel visino e ci sentiamo minacciati da un cervello e un successo maggiore del nostro». Vero e banale, forse troppo banale. Perché forse non si tiene conto di un’altra enorme fragilità: quella delle donne intelligenti e ben riuscite che hanno paura di intimorire gli uomini.

E quando sono con loro hanno un comportamento altalenante: un po’ femmina Alfa (tosta), un po’ femmina Beta (mite). Spaventando gli insicuri, motivando i sadico-frustrati a cercare i punti deboli per massacrarle. E magari è la confusione Alfa-Beta a far preferire le Beta e a deprimere le Alfa nervose che pur di fidanzarsi o sposarsi si riducono a tappetini per poi stufarsi o farsi lasciare. Magari le donne della ricerca Rutgers sono non soddisfatte (come sono soddisfatti i loro partners che vedono arrivare un altro buono stipendio a casa, dicono le ricercatrici) solo perché si dicono femministe. Si dicono femministe senza imbarazzo perché sono donne forti a tutto tondo. Beate loro.

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Gay credenti: Vogliamo una Chiesa accogliente.

(Delia Vaccarello - L'Unità) «Sei gay o trans e ti rifiutano come testimone di nozze? Succede. Ma se non sei famoso, nessuno lo sa», dice Pasquale Quaranta credente e omosessuale. Tantissime nella comunità gay le reazioni alla vicenda che ha visto il vescovo di Foggia negare all'onorevole Luxuria il «permesso» di fare da testimone di nozze al matrimonio della cugina, per poi concederlo dopo una giornata di polemiche. C'è chi testimonia le discriminazioni subìte, chi sottolinea la distanza tra le gerarchie ecclesiastiche e la comunità dei credenti. E chi risponde invitando a non rincorrere le «concessioni». È diffusa l'aspirazione ad avere una Chiesa Cattolica del «sì» piuttosto che dei tanti «no», più vicina alle chiese cristiane. In nome dell'accoglienza verso omosex e trans si sono pronunciati l'Assemblea generale dell'Unione battista (Ucebi) e il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste. La mozione approvata di recente «confessa» il peccato delle discriminazioni, condanna le persecuzioni ai danni dei gay, invita a rispettare l'amore e le coppie omosessuali.


La Chiesa che rifiuta.«Ero presidente dell'Arcigay di Salerno quando a un gay è stato negato di fare il testimone di nozze. Ma per debolezza della vittima non è stata detto nulla», dichiara Quaranta.Gli fa eco Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, anche lui credente, che dinanzi ai tanti «no» agli omosex ha preso una decisione forte. «Conosco quante discriminazioni hanno subito molti gay e lesbiche credenti, io stesso in coerenza con la mia libertà di professare la fede nella responsabilità personale, non mi accosto ai sacramenti da ormai alcuni anni; non almeno dentro le strutture della chiesa cattolica romana. Perché la testimonianza civile è anche fatta di rinunce». Luigi, un ragazzo gay di 18 anni, scrive a Liberi tutti: «Quando ho detto in confessione di essere omosessuale mi è stata negata l'assoluzione». E Quaranta aggiunge: «Quando confessai per la prima volta a un sacerdote di sentirmi attratto eroticamente dai i ragazzi, mi disse che avrei dovuto affezionarmi a una ragazza. Lui stava seguendo altri ragazzi "come me" che si stavano "affezionando" a delle ragazze. Era un cattivo consigliere».


La Comunità è più aperta delle gerarchie.
«La vicenda ha dimostrato ancora una volta la lontananza dei vertici ecclesiastici dalla comunità cattolica, sempre più aperta e tollerante», ha dichiarato Luxuria. Davide Tolu, autore teatrale, ex trans Ftm (cioé da femmina a maschio), dichiara. «Sarà la Storia a insegnarci che ciò che fa male alla famiglia non è certo l'allargamento del suo concetto, ma i ruoli imposti, la miope intolleranza che l'istituzione chiesa rivolge all'evoluzione della propria comunità. La comunità si sta evolvendo verso valori di rispetto delle differenze. Luxuria si presenta come transgender: secondo la Chiesa cattolica le persone omosessuali possono aspirare al perdono (ma solo se rinunciano alla propria sessualità), le persone transessuali e transgender no. Per fortuna esistono diversi operatori ecclesiastici che rifiutano di sottostare alle ordinanze di esclusione. Sono loro i veri "pastori del Signore", perché seguono l'insegnamento d'amore di Cristo per i più deboli ed emarginati: e le persone omosessuali e transgender ancora oggi possono essere incluse in queste categorie». Tra questi «pastori» c'è Franco Barbero, ridotto al laicato perché celebrava patti d'amore. «A don Franco scrivono numerosi ragazzi e ragazze omosessuali - dichiara Quaranta - Ho proposto di pubblicare le loro lettere in un libro che uscirà grazie all'editore Lucia Gabrielli di Verona. Sarà l'ennesimo tentativo di far sentire la nostra voce per una chiesa più accogliente». Pasquale la notte di natale di qualche anno fa parlò in chiesa di sé. «Quando ho parlato dal pulpito a Rignano Garganico, provincia di Foggia, sono stato invitato dal parroco. Mia madre ed io abbiamo capito che potevamo portare la nostra testimonianza. Decisi di accettare l'invito convinto di farmi portavoce non solo dei miei sogni, ma anche di quelli dei tanti che mi avevano scritto ( vedi: www.p40.it )».
No alle concessioni. Perché fare da testimoni se non si crede? «Per una persona non credente fare da madrina o padrino ad un battesimo o da testimone ad un matrimonio religioso è un fatto di folclore. Per una persona credente è un fatto di fede. Sarebbe il caso di diventare effettivamente laici», commenta Darianna Saccomani, trans di Crisalide. «Un frate che ha lasciato da poco l'ordine francescano mi ha detto: la chiesa cattolica ormai è come una fortezza assediata dai propri fantasmi. È andato via perché non sopportava più il clima di chiusura - racconta Mancuso - So di ingenerare ancor di più dibattito, ma al rifiuto del vescovo io avrei opposto il mio rifiuto alla sua concessione. Avrei atteso fuori da quella chiesa sconsacrata dall'amore di Gesù, e accolto mia cugina sul sagrato, dove risplende la luce delle donne e degli uomini, fatti ad immagine e somiglianza di Dio».

Accoglienza. Le chiese cristiane hanno scelto il rispetto. Lo sottolinea Refo, la Rete evangelica fede e omosessualità (www.refo.it). La mozione siglata di recente da battisti, valdesi e metodisti è netta: afferma che «la relazione umana d'amore, vissuta in piena reciprocità e libertà» è «sostenuta dalla promessa di Dio»; «confessa il peccato della discriminazione delle persone omosessuali» e condanna «ogni violenza verbale, fisica e psicologica, ogni persecuzione»; sollecita chi crede a contribuire ad una «cultura del rispetto, dell'ascolto e del dialogo»; invita «ad accogliere le persone omosessuali» e, nell'ottica di uno stato laico, a «riconoscere i diritti civili delle persone e delle coppie discriminate sulla base dell'orientamento sessuale». Non c'è che dire: parole sante.

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Libri: "Il letto e il potere" di Filippo Ceccarelli presentato a Sanremo.

(Genovapress) Il 20 novembre nel Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo ore 16.30 Filippo Ceccarelli presenta il libro:” Il letto e il potere. Storia sessuale d’Italia da Mussolini a Vallettopoli bis”. Introduce l’autore Ito Ruscigni, curatore dei Martedì Letterari. Mai come oggi nella vita pubblica italiana c'è stato tanto sesso, o meglio mai se ne è visto e se ne continua a vedere così esibito e invasivo. Primo tentativo di ricostruire la nostra recente storia nazionale e sessuale, "Il letto e il potere" racconta venti fra le più sintomatiche storie nell'arco degli ultimi settant'anni. Vicende ricche di terremoti annunciati, cortocircuiti rosa e neri all'interno dei partiti e della RAI, scandali e scaldaletti celati nelle alcove di Stato. Dentro ci sono tutti.

Da Mussolini a Luxuria, da Togliatti a Berlusconi, da Scalfaro al Merolone passando per il caso Montesi, le schedature del SIFAR, Craxi, Cicciolina, Pannella, la Ariosto, Casini, Sgarbi, fino a Sircana e a Vallettopoli. Collezionista di ritagli emblematici e piccanti, Filippo Ceccarelli scava, approfondisce, raccorda con piglio da cronista e respiro da grande narratore. Ne viene fuori un'Italia irrequieta che rischia di sprofondare nelle sabbie mobili del più diffuso voyeurismo. Una parabola di ragguardevole intensità che mette a nudo le seduzioni di un mondo privo di ideali in cui le forme (in ogni senso) hanno preso il sopravvento sulla sostanza. Un testo gustoso e divertente e, insieme, una chiave di lettura formidabile per cogliere le più vertiginose trasformazioni del Belpaese.

Filippo Ceccarelli è nato a Roma nel 1955. Per diversi anni ha scritto di storia, cultura e attività politica su Panorama. Dal 1990 lavora come giornalista parlamentare presso la redazione romana della Stampa, e nel frattempo continua a raccogliere e a classificare articoli per il suo considerevole archivio. Ha scritto: Il letto e il potere. Storia sessuale della Prima Repubblica e Lo stomaco della Repubblica. Cibo e potere in Italia dal 1945 al 2000.

Scrive Ceccarelli:” L’idea di fondo del libro resta quella di considerare il sesso come un rivelatore dell’immaginario nella storia sociela e politica d’Italia. Utilizzarlo come uno strumento d’indagine per cogliere il clima di un’epoca, per misurarne i codici e i costumi dominanti. Per sempio la moralità e la finta moralità, altrimenti detta moralismo.
Il sesso come variabile per raccontare i personaggi e i protagonisti delle cronache che hanno fatto e a loro modo continuano a fare storia. Per comprenderli, possibilmente. Sono uomini e donne come noi: vittime, ahiloro, di fucilazioni, lapidazioni, roghi; capri espiatori o agnelli sacrificali che siano….
La seconda parte del libro si è scritta quasi da sé. Giorno per giorno, del resto, magma e lapilli eruttavano da San Pietro al Billionaire, da villa “La Certosa” ai piani alti e bassi del governo e del Parlamento. La televisione dei talk-show e delle veline ci ha messo delsuo. Le inchieste dei giudici e le intercettazioni, del loro…”
Hanno scritto sul Ceccarelli
«Filippo Ceccarelli è un bravo giornalista che racconta il Palazzo con acutezza e ironia, preferendo l’understatement all’urlo e le ambivalenze alla rigidità e, qualità non frequente, mantenendo una cura per la lingua che dà misura al discorso e al giudizio.» Ida Dominijanni, il manifesto

Roma, 31 ott. (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Venti storie per descrivere l'interesse degli italiani nei confronti del sesso. Vicende private che, in molti casi, assumono un respiro pubblico. Vicende che entrano nelle case animando il dibattito e la curiosita'. Scandali, rotture improvvise, tradimenti. Sentimenti offesi e passioni che si sviluppano segretamente ma che finiscono sulle prime pagine dei quotidiani e dei ''giornali rosa''. Sono questi gli argomenti di cui si occupa l'editorialista de 'la Repubblica' Filippo Ceccarelli nel saggio ''Il letto e il potere. Storia sessuale d'Italia da Mussolini a Vallettopoli Bis'', pubblicato dalla Longanesi.

Ceccarelli mette in luce una lunga carrellata di 'rapporti intimi' che hanno attraversato la recente storia d'Italia. Il primo personaggio che viene studiato e' il duce del Fascismo Benito Mussolini. Il suo legame clandestino con Claretta Petacci, che si e' protratto fino alla morte di entrambi, e' una storia che ha accompagnato tutto il Ventennio. La fine tragica di Claretta, sulla quale non pendevano di fatto accuse precise, offre a Ceccarelli la possibilita' di valutare i tanti amori del Duce. Relazioni spesso occasionali che inquadrano ''il Mussolini leggendario amatore, tramandato da una sonagliera memorialistica di uscieri, valletti da camera e immortalato da giornaliste straniere alla ricerca di emozioni forti''.

Ceccarelli, pero', non si dedica soltanto agli eventi che si perdono nel passato. Mano a mano, infatti, vengono ricostruite le tappe principali di un storia lunga e ricca di eventi particolari. Come dimenticarsi, ad esempio, del pudore democristiano incarnato in particolare da Oscar Luigi Scalfaro nell'estate del 1950? “

Scrive Stefano Bucci su Corriere della Sera:” IL LETTO RACCONTA. Ma, si sa, i tempi cambiano anche nel sesso e nella politca. Una volta il potere visto dall’alcova era così quello casereccio e ben poco glamour del prendisole … Oggi gli scandali erotico-statali del Belpaese hanno invece i più spudorati tratti delle eroine di Vallettopoli . Caso mai si avverte una sottile venatura di nostalgia:” un tempo il potere era supremamente lontano, circoscritto, immobile; oggi quello stesso potere è immagine, spettacolo, piacere.”

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Paola Concia: Sono entrata a far parte del Coordinamento Politico Nazionale del PD.

E’ stato nominato il Coordinamento Politico del PD. Ne faccio parte anch’io. Lì continuerò la mia battaglia per i diritti civili in questo paese. Una battaglia per costruire un paese migliore. Una battaglia “per” non “contro”. Una battaglia per riportare al centro della politica la vita vera delle donne e degli uomini. Una battaglia per rompere quel muro che divide oggi la politica dalla vita, la nostra vita. E’ una battaglia difficile, lo so. I miei genitori mi hanno insegnato che nella vita non ci si tira mai indietro. Loro, hanno contribuito a ricostruire questo paese dopo la guerra. Sento un dovere anche verso quello che loro mi hanno lasciato: la democrazia e la libertà. So che mia madre sarebbe fiera di me, e questo mi basta per cominciare. Ho bisogno, invece, per andare avanti di tutti gli sguardi di chi crede nelle cose in cui credo io. Da soli, non si va da nessuna parte.

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Ndr. Non le bastano GayLeft e l'Arcigay? Oppure ha capito che con queste compagnie farà poca strada. Comunque in bocca al lupo. Staremo a vedere.

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Margherita risponde a Panorama.

Venerdì 16 novembre abbiamo postato l'articolo di Panorama "La peggio gioventù si mette in mostra online". L'articolo ha suscitato la replica di "Margherita architetto in Milano", citata in questo modo nell'articolo di Panorama.
Diamo alla sua replica uno spazio più adeguato.
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Ciao.
Mi chiamo Margherita, 23 anni, Architetto, e vivo sola a 1500 km da casa da quando ne avevo 18. Mi sono laureata in regola, nonostante il dovermi ambientare, lutti familiari, nonostante un incidente in moto. Eppure qualcuno, la redazione di panorama, dice che io sono "la peggio gioventù", mi elenca insieme a quegli adolescenti sbandati che si diplomeranno a 24 anni a calci nel sedere, quelli che bevon (sono astemia) fumano (detesto anche l'odore), ballano (mai stata in discoteca e ho quasi 24 anni), e vestono con puri riferimenti sessuali (mi chiamano la donna-tuta per il mio modo austero ma semplice di vestire). Quindi perchè farei parte della generazione degenerata? Ecco perchè: perchè una simpatica coppia di maleducati "scopa" (da qui il nome "cronaca di una scopata dei miei vicini") giorno e notte, alle 4 di mattina o alle dodici, facendosi sentire chiaramente dalla mia stanza e quasi apposta, a maggior ragione se ho ospiti di studio, di famiglia o di lavoro. Ho approfittato del nuovo cellulare per riprenderli(si sente solo l'audio e dei buffi commenti miei) e ridere di loro, e del grosso fastidio che mi arrecano. Avevo provato di tutto, bussare, fargli il verso, frasi che manifestavano disturbo. Avevo pensato di fargli trovare davanti alla porta una salsiccia tagliata in due come "atto mafioso" per indurli a smettere.
Non credo che questo scherzo mi renda simile ai "figli di puttana" che uccidono Meredith, o che fanno stragi, o che fanno violenza o razzismo. Spero che la redazione di questa rivista ci pensi, visto che la seguivo e acquistavo....
mi hanno danneggiata visto che usando le parole "margherita architetto di milano" e inserendo un link che porta a foto e video con la mia faccia...un mio amico ha detto "strano che manchi cognome e indirizzo"....comunque se sono persone intelligenti si renderanno conto di come il mio gesto è anni luce dagli altri video citati....poi facciano loro, ognuno è libero di usare il buon senso (o cattivo gusto, in questo caso)
http://www.youtube.com/labassista
http://www.archimarghe.altervista.org

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La Vaccarello a scoppio ritardato: Addio a Massimo Consoli.

(Delia Vaccarello - L'Unità) Massimo Consoli aveva un gusto spassionato per l'ironia e una passione per le memorie e le sfide. Se i molti che lo hanno ricordato in questi giorni, dopo che ci ha lasciato nella notte di domenica 4 novembre, conoscevano la sua statura di intellettuale, archivista, fondatore del movimento gay italiano, non altrettanti forse sanno della creatura di carta a cui ha dato vita. Massimo fu ideatore, insieme a Enrico Verde che mise a disposizione la sua matira, del personaggio Frocik (nella foto. Questo e altri inediti di Massimo Consoli sono consultabili su www.fuorispazio.net). Nel 1979 Frocik" si presenta ai lettori del mensile "Ompo" come un eroe simile a Batman, a Nembo Kid, a Zorro. Ha una corporatura atletica e gli occhiali come Pier Paolo Pasolini, Dario Bellezza e naturalmente Consoli stesso. Ha un ruolo preciso: nella vita delle strisce fa il "vendicatore degli oppressi". Brandisce un gatto a nove code con cui punisce gli atti di omofobia.

E' inequivocabilmente maschile, non ammicca cioè, come voleva uno stereotipo mai del tutto tramontato, al gay effeminato. Le storie sono semplici. Nelle strisce di "Frocik" sono rappresentati l'atto di omofobia, il contesto, l'intervento dell'eroe che puntualmente impartisce la punizione a colpi di frusta. Ma già bastavano, perché l'omofobia negli anni Ottanta non era così additata così come (e non lo si fa a sufficienza) avviene oggi, e non era così automatico pensare anche dentro la comunità gay che dovesse essere combattuta. Parlare di Massimo attraverso Frocik è dolce, perché Massimo gli somiglia. Con una semplicità simile, non ha smesso di restituire dignità alle persone omosessuali nell'arco di tutta la sua vita.

Lo ha fatto non dimenticando mai. Il cimitero acattolico di Roma era tra le sue mete. "E' importante ricordare chi ha lottato ed ha sofferto e si e' sacrificato per la giustizia e contro la stupidita' umana. Altrimenti, che diavolo ci stiamo a fare?». E' quanto si chiedeva Massimo in una guida dettagliata al cimitero acattolico pubblicata nel 2002 sul mensile Aut e ripresa dall'International Herald Tribune. I personaggi piu' famosi tra i seppelliti sono i poeti romantici John Keats e Percy Bysshe Shelley. Ma Consoli sosteneva che parecchie personalita' meno note meritavano di essere individuate per il ruolo che hanno giocato nella cultura gay. Karl Wilhelm Schutting, che mori' nel 1830, il medico svedese Axel Munthe, scomparso nel 1946, e poi la scrittrice Luce D'Eramo ed il poeta beat Gregory Corso, che ci hanno lasciati nel 2001. "Non tutti i personaggi sono gay - diceva Massimo -, ma il loro contributo alla cultura, anche se solo attraverso un rapporto di amicizia, merita di essere conosciuto". Conoscendo il suo rapporto con la memoria, la sua tensione a vivere come presenti i tanti che non ci sono più, colpiscono ancor di più, oggi, che Massimo ci è stato strappato dal cancro, le parole pubblicate nel romanzo "Andata e Ritorno". Il libro contiene il resoconto di una parte della malattia e del coma seguente a uno degli interventi subiti. Narra anche del risveglio e del ritorno a casa. Nell'opera c'è tutto il vitalismo di Massimo, la sua capacità di rispondere alla sofferenza, il continuo mescolarsi di passato e presente. La conferma del suo essere uno sfidante: delle convenzioni, delle false morali, del buio della memoria di tanti. Uno sfidante dell'Oblio, che ha "sfidato" la morte o ciò che molto le somiglia. Tante volte ha superato le prove. Adesso, siamo noi, grazie anche al culto della memoria che lui ci ha trasmesso, a sfidare la nostra piccolezza per tenerlo ancora tra i suoi affetti, che vogliamo restino "speciali".

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Don di Noto indagato per falso.

(Ansa) Perquisita dalla GdF la sede di Avola dell'associazione antipedofilia Meter e indagato per falso il presidente don Fortunato di Noto. Secondo la Procura di Catania il sacerdote il 6 novembre,dopo un furto di 100 euro nella sede di Meter,avrebbe diffuso la 'falsa e tendenziosa notizia' che era stato un raid vandalico,un grave gesto intimidatorio ai danni di un'associazione fortemente esposta nella lotta contro la pedofilia.E aveva incassato immediata solidarieta' da politici e istituzioni.

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Il Cavaliere è alla frutta? Forza Italia si scioglie e confluisce nel Partito del popolo italiano delle libertà.

(Prima) Colpo di scena: Forza Italia si scioglie e confluisce nel Partito del popolo italiano delle libertà. E' l'annuncio fatto oggi a Milano da Silvio Berlusconi. "Forza Italia - ha proseguito Berlusconi - si sciogliera' nella nuova formazione politica. Forza Italia e' un nome che ha contato ma che contribuira' a dare forza alla nuova formazione politica e a renderla piu' grande". "Sono le 7 milioni di firme rccolte - ha aggiunto - che oggi stesso ci spingono a questo nuovo futuro della politica italiana. Io spero che aderiranno tutti, nessuno e' escluso. Dare vita a questa nuova creatura che sara' la protagonista di liberta' e democrazia nei prossimi decenni".
"Il popolo delle liberta' e'
- ha ancora detto Berlsconi - aperto a tutti, lo vogliono tutti i cittadini. Prova ne e' che i sette milioni che hanno firmato non erano tutti elettori di Forza Italia. Si sono recati ai gazebo per dire basta alla situazione attuale, uniti contro la frammentazione e per fronteggiare la sinistra sotto i diktat della sinistra estrema. Questo e' cio' che la gente vuole".

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Nuoto: oro per Filippi e Pellegrini.

Italia protagonista in vasca corta.

(TGCom) La tappa di Berlino della Coppa del Mondo di nuoto in vasca corta ha dato ottime indicazioni ai colori azzurri in vista dei Giochi Olimpici di Pechino. L'Italia ha infatti conquistato otto podi (3 primi posti, 3 secondi e 2 terzi) nel corso della manifestazione. Nell'ultima giornata Alessia Filippi, che aveva già vinto negli 800 sl, ha trionfato anche nei 400 misti, mentre Federica Pellegrini ha primeggiato nei 400 sl.

L'Italia lascia Berlino con ottime indicazioni in vista dei Giochi Olimpici di Pechino del prossimo anno. Anche nella giornata di domenica Alessia Filippi e Federica Pellegrini hanno recitato il ruolo di regine, mentre Federico Colbertaldo ha rappresentato sul podio la squadra maschile col secondo posto nei 1500. La Filippi ha vinto i 400 misti, campionessa europea e vicecampionessa mondiale della distanza, con il record italiano di 4'30"25, migliorando il primato di 1"33. Federica Pellegrini si è invece imposta nei 400 stile libero in 4'02"29. La vice campionessa europea e bronzo iridato della distanza disputa una gara in solitario precedendo la canadese Chanelle Charron Watson e la cinese Yang Chin Kuei.

Nella gara d'apertura della sessione pomeridiana Federico Colbertaldo (nella foto) si piazza secondo nei 1500 stile libero con il primato personale di 14'43"18. Il precedente primato personale era di 14'45"41 e risaliva al 2006. Meglio di lui solo il coreano Tae Hwan Park in 14'34"39. Non può che essere soddisfatto il ct Alberto Castagnetti: "Avevamo scelto Berlino perché sapevamo che ci sarebbe stato un livello tecnico molto elevato. Così è stato, come dimostrano i record mondiali ed europei migliorati - ha spiegato. - I ragazzi tornano a casa con entusiasmo ed ottimismo. Abbiamo aperto la stagione olimpica nel migliore dei modi. Sono molto soddisfatto e fiducioso per le prossime tappe di avvicinamento alle Olimpiadi. Lo spirito che guida il gruppo è quello giusto". Nelle altre gare tuona ancora anche Stefan Nystrand: lo svedese vince col record mondiale i 50 stile libero in 20"93, 5 centesimi in meno del precedente primato del sudafricano Roland Schoeman.

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Germania: giornalista tv fa outing.

I telespettatori tedeschi amano molto Anne Will, che conduce da ben 7 anni, in prima serata la trasmissione "Tagesthemen".

(The instatblog) Anne Will, una famosissima conduttrice della Tv tedesca, ha confessato di fare coppia fissa con una sua collega della televisione privata.

L’occasione per far sapere a tutti i suoi gusti sessuali, è stata una manifestazione a Berlino, al museo dedicato alla storia degli ebrei, si è presentata mano nella mano con la sua compagna con la quale condivide la sua vit da 5 anni.

I telespettatori tedeschi amano molto Anne Will, che conduce da ben 7 anni, in prima serata la trasmissione "Tagesthemen", e dopo tante e tante indiscrezioni sulla sua vita privata ha voluto rivelare a tutti la verità.

Il direttore dei programmi appreso la notizia ha dichiarato: "A noi interessa solamente come svolge il suo lavoro e questo lo fa splendidamente".

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Cinema: "Milano Palermo - il ritorno"...era proprio necessario!?

(Maria Antonietta Menduni - Agenzia Radicale) Dopo "Palermo Milano - Sola andata", ci hanno impiegato 11 anni per il viaggio di ritorno; ecco ora arrivare "Milano Palermo - il ritorno", in uscita nelle sale dal 23 Novembre. Ora, quello che mi chiedo, visti i risultati, era proprio necessario questo ritorno? Turi Arcangelo Leofonte, il ragioniere della mafia, dopo aver accettato di collaborare con la giustizia, facendo arrestare quasi tutto il clan Scalia, e aver scontato una pena di undici anni di carcere duro, si prepara ad uscire per raggiungere l'ultima destinazione, (all'estero) con una nuova identità, da uomo libero.

Il vecchio Scalia è morto in carcere e suo figlio Rocco venuto a conoscenza della scarcerazione di Leofonte, organizza un piano per costringerlo a restituire il denaro di suo padre, sparso nei paradisi fiscali di mezzo mondo. Rocco Scalia appartiene alla nuova mafia, quella quotata in banca che agisce nella legalità grazie alle numerose società che gestisce come imprenditore. Della squadra che portò Leofonte a Milano per testimoniare contro la cosca degli Scalia, ritroviamo: Il Vice Questore Aggiunto Nino Di Venanzio e l'Ispettore Superiore Remo Matteotti che hanno un rapporto d'amicizia consolidato nel tempo e tornano insieme in questa scorta solo ed unicamente per la scarcerazione di Turi Arcangelo Leofonte. Ricomposta la squadra del Questore, gli agenti intraprenderanno un lungo viaggio verso sud. Sbarcati sull'isola chiuderanno i conti con Scalia e col passato. "Milano Palermo - Il ritorno" più che un film per il cinema, sembra un non ben riuscito filmetto lobotomizzante per la tv, omologato perfettamente ai codici e ai canoni della tv.

Come vedere un mix tra distretto di polizia, carabinieri e la squadra. Eppure Claudio Fragasso non è sceneggiatore per la tv, anzi, la sceneggiatura è buona, è solo che gli attori/eroi dell'antimafia, provenienti un po' tutti da queste fiction, non si sforzano affatto di rendere il loro personaggio diverso da quello della tv. Che fine ha fatto la scuola by Petri, Rosi e Damiani, in cui il cinema italiano era perfettamente in grado di ricostruire magistralmente la storia partendo dalla cronaca. I personaggi in questo caso, ben poco hanno a che vedere con la realtà; sono tutte brave persone in prima linea, buoni contro i cattivi. Non fanno mai i conti con le insidie della violenza o tanto meno mai collusi con il crimine, gli agenti sono protagonisti di indagini ortodosse che rassicurano il pubblico. Le scansioni del racconto sono classiche e anche un po' monotone: attentato, paura e smarrimento, poi rabbia, tensione e infine reciproca solidarietà, perché in fondo si tratta di un film d'azione in cerca di un forte coinvolgimento emotivo, focalizzato su personaggi naturalmente ne ambivalenti, ne tanto meno estremi.

Presentato a stampa prima e pubblico poi, come film di mafia e genere poliziesco, il film di Fragasso ri-propone il tema della crisi familiare in un'Italia gravemente ferita, dove la giustizia vive confinata nella solitudine e assediata dal tradimento. Nel viaggio da da Milano a Palermo, la squadra del Vice Questore interpretato da Bova, sostiene padre e figlia, proteggendoli dai pericoli esterni, dove fanno da sfondo i loro sentimenti e le loro tensioni. E per fortuna che c'è Giancarlo Giannini a migliorare un po' le cose. Il tema della mafia e della famiglia negata, già ampiamente sviscerato nella filmografia cinematografica e televisiva italiana (un esempio per tutti, La Piovra), non aggiunge niente alla comprensione del fenomeno. Cascàmi drammatici e a tratti caricaturali, musiche empatiche, attori ordinari e sfacciatamente televisivi, fanno venire il dubbio che piuttosto che essere al cinema, si è a casa a guardare una di quelle serie televisive a puntate. Insomma questo ritorno era proprio necessario? La risposta è No! "Milano Palermo - Il ritorno".

Il cast:
Turi Leofonte Giancarlo Giannini
Remo Matteotti Ricky Memphis
Nino Di Venanzio Raoul Bova
Giorgio Ceccarelli Simone Corrente
Chiara Leofonte Romina Mondello
Regia: Claudio Fragasso

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Matrimoni gay: Una conquista per tutti.

Dire che il matrimonio gay non cambierà nulla per le coppie etero è una strategia difensiva senza alcun fondamento: in realtà cambierà tutto. E per il meglio.

(Internazionale.it) Chi si batte per i diritti delle coppie omosessuali ripete continuamente: "In che modo il matrimonio gay potrà distruggere l'istituzione matrimoniale? Come diavolo fa un matrimonio tra persone dello stesso sesso a influenzare quello di qualcun altro?".

Capisco dove vogliono arrivare. E apprezzo la buona volontà e la buona fede che stanno dietro a queste frasi. Ma non posso fare a meno di notare il loro semplicismo e la loro ingenuità. Sono convinta che il matrimonio gay avrà sempre una grande influenza su quello etero.

Naturalmente non c'è un rapporto immediato di causa ed effetto. Quando Adam e Stephen si sposano in Massachussetts, non emanano radiazioni magiche che distruggeranno il matrimonio di Alan ed Evelyn in Kansas. Ma un effetto ci sarà comunque. E il movimento per i matrimoni gay non fa un buon servizio a se stesso quando finge che non sia così.

Perché la nostra società accetti, o tolleri, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, molte idee fondamentali e ben radicate dovranno cambiare. Il modo in cui definiamo la famiglia. Il modo in cui consideriamo i generi. L'importanza del sesso e dell'appagamento sessuale. Quello che consideriamo naturale e normale, e via discorrendo.

Soluzioni preconfezionate
Accettare il matrimonio gay significa cambiare la forma stessa del matrimonio. Di qualunque tipo di matrimonio. Mettendo in dubbio le soluzioni standard e preconfezionate, chiunque potrà continuare a definire la famiglia, la mascolinità e la femminilità nei modi tradizionali. Ma sarà obbligato a rifletterci sopra e a considerarla una scelta cosciente, invece dell'unica possibile. E questo è un gran cambiamento.

La battaglia per il matrimonio gay è, naturalmente, il catalizzatore di alcuni cambiamenti sociali, ma non certo l'unico. Molte cose stavano cambiando prima che la questione delle unioni gay fosse sollevata. In realtà non si sarebbe neanche arrivati a parlarne se non ci fosse già stata aria di cambiamento. Ma sarebbe ingiusto negare i meriti del dibattito sul matrimonio gay.

Chi si oppone alle nozze tra omosessuali parla del matrimonio come se fosse un'istituzione rimasta immutata per migliaia di anni, che non può essere alterata senza rischiare di distruggerla.

È assurdo. Nel corso della storia il matrimonio è stato molte cose radicalmente diverse tra loro. Un passaggio di proprietà dal padre al marito. Un'alleanza politica e militare tra nazioni. Un mezzo per avere figli. Uno strumento per preservare una religione o una razza (pensate al divieto dei matrimoni interrazziali o interreligiosi). Un contratto per mantenere il possesso di una fattoria o un'impresa di famiglia. Un'unione romantica destinata a durare fino alla morte. Un laccio spirituale per l'eternità. E qualunque combinazione possibile tra tutti questi aspetti.

Per non parlare poi di tutte le forme che ha assunto. Dalle centinaia di mogli di re Salomone e dal passaggio di una moglie tra fratelli (descritto nella Bibbia), a un contratto inscindibile con amanti vari sullo sfondo, fino alla monogamia solo teorica che sembra il modello attuale. La pratica del matrimonio ha preso forme diversissime nei secoli e senza dubbio ne assumerà di nuove.

Quindi il fatto che stia cambiando non è certo una notizia devastante. Le persone hanno opposto resistenza ai matrimoni misti con la stessa virulenza con cui si stanno opponendo ai matrimoni gay. E per le stesse ragioni. Eppure l'istituzione ha saputo assorbire i cambiamenti e proseguire imperterrita nella sua marcia.
La nostra definizione di famiglia deve diventare più flessibile.

Ciò che consideriamo naturale deve essere più in sintonia con la realtà della natura. E più che chiederci cosa sia o non sia normale, dovremmo domandarci se la normalità sia davvero un valore in sé.

Accettando tutti il matrimonio gay daremo anche una mano a migliorare il matrimonio etero.
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Greta Christina è una scrittrice e una giornalista, specializzata nella letteratura erotica. Questo articolo è uscito sul suo blog con il titolo How gay marriage is destroying normal marriage. No, really.

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Lost, Dio della Love e Lily Allen: star su Myspace. Poi?

myspace addicted(Soundsblog) Myspace ha colpito ancora. Gli ultimi ad essere stati scoperti dalla discografia ufficiale grazie al social network sarebbero i Lost, giovane band vicentina di belle speranze (di cui abbiamo presentato poco tempo fa la loro cronistoria), di cui proprio ieri è uscito nei negozi il primo singolo “Oggi”. Dopo la “Ragazza Myspace” dei Dio della Love sarà loro il nuovo tormentone?
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La storia è sempre la stessa. Band rigorosamente giovanissime, senza casa discografica che all’improvviso, grazie alla rete di amicizia e contatti che riescono a costruirsi, sfondano trasformandosi in veri e proprio casi nazionali. Nella fattispecie i nostri sono quattro ragazzi dall’età media di 18 anni, carini e fashion quanto basta e fanno una sorta di pop punk potenzialmente scala-classifiche piuttosto orecchiabile che li ha portati a firmare un contratto per la Carosello Records, che infatti produrrà il loro primo disco previsto per il prossimo gennaio.

Ma di vero successo si tratta? Personalmente sono un po’ scettica, anche perchè, passati i primi momenti di comparsate prezzemoline un po’ dappertutto non è che si senta poi tanto la mancanza di questi gruppi, e il caso in vertiginosa discesa dell’inglesina Lily Allen (anche lei Myspace addicted) lo dimostrerebbe in pieno…Che dire, solo il tempo darà il suo verdetto.

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Grillini non è gay: è solo marketing!

(Queerway) Piccolo antefatto. Durante il Cioccoshow a Bologna la maitre chocolatier Cristina Merlin ha presentato, per il terzo anno, il suo "prodotto di punta", un fallo di cioccolato di 13 cm dal nome piuttosto eloquente: Rocco.

L'assessore al Commercio di Bologna, Maria Cristina Santandrea, a quanto pare si è indignata e scandalizzata e in nome dei soliti ragazzini che sarebbero potuti rimanere traumatizzati alla vista di un simile cioccolatino ha immediatamente fatto ritirare i "Rocco" e comminato una multa ai proprietari dello stand per offesa al pubblico pudore.

Fin qui i fatti. Evidentemente la vicenda ha dei contorni talmente ridicoli che il Corriere della Sera di Bologna ha pensato bene di trarne una bacchettata solenne a tutti i benpensanti scrivendo un articolo a dir poco esilarante che mette in parodia non la vicenda in se ma, attraverso la vita di Franco Grillini, l'intero sistema di moralisti politici che negli ultimi tempi si sono auto-eletti a paladini della fede e del pubblico pudore:

La provocazione di Franco Grillini, che ha fatto incetta di falli al cioccolato in polemica con suor Cristina Santandrea, non è che l'ultima, vergognosa impresa di un impostore della politica. Grillini infatti non è mai stato gay. È solo marketing. Com'è noto, le agenzie traboccano di dichiarazioni rilasciate da politici eterosessuali. Ma, a meno che non si tratti dell'onorevole Mele sorpreso con Pocahontas, nessuno le riprende. Basta però accostare a qualunque argomento il friccicore proibito di un bandierone iridato, ed ecco il miracolo. Il titolo di apertura. A volte persino portapporta.

Ma andiamo per ordine. Franco Grillini nasce a Pianoro il 14 marzo 1955. Segno dei pesci, ascendente patata. Sin dalle elementari si distingue per una virulenza ormonale miracolosa. A sette anni, dopo averla sedotta fumando una stecca di Nazionali senza filtro, si fidanza con la bidella Lina, conosciuta nei corridoio delle scuole «Martiri delle dichiarazioni di Fabio Garagnani». Dopo una rocambolesca fuga d'amore da Pianoro Vecchio a Pianoro Nuovo, la coppia viene separata grazie all'intervento di un'esorcista: Isabella Bertolini.

La precocità di Grillini si manifesta anche in ambito politico. A 15 anni è segretario provinciale del Pdup, che guida con mano sicura anche perché è l'unico iscritto al Pdup in tutta la regione. Quando chiede a Roma il rimborso per le spese del night, i vertici tergiversano. Deluso, Franco abbandona la politica e si trasferisce a Milano: troverà lavoro nei fumetti di Lupo Alberto interpretando la parte di Enrico La Talpa.

Nel bel mondo milanese, Grillini ha subito buone entrature. Gavino Sanna gli suggerisce l'acconciatura a Pappagone. Giorgio Strehler lo invita a calcare l'accento bolognese per sembrare più ironico. Ma è l'incontro con Franco Zeffirelli che gli cambia la vita: «Se non mi fossi finto gay - gli dice il Maestro - tutti recensirebbero i miei film per quello che sono: ridondanti vaccate. Invece . Anzi: in futuro potrei persino dire che sono di destra».

È la svolta. Grillini torna a Bologna e nel 1982 fonda il Cassero di porta Saragozza, un circolo culturale che rischia di chiudere dopo pochi mesi perché, grazie al ferreo controllo del Pci e della chiesa, in città non c'è nemmeno un omosessuale. Per riempirlo, assume dei figuranti. Il Cassero però finisce sui giornali solo perché non ha pagato la tassa sul rusco. Franco allora ingaggia dei figuranti anche per esporre striscioni sdegnati, almeno quando passa la Madonna in direzione San Luca. È il primo lancio Ansa della sua vita. Oggi ne ha prodotti talmente tanti che, accostati uno all'altro, coprirebbero tre volte la distanza dalla Terra alla Luna. O tra Cofferati e Bologna. Siccome il travestimento da omosessuale funziona, Grillini decide di calcare la mano. Non sarà solo gay, ma arci gay. Con questa etichetta fonda nel 1985 un movimento nazionale che incidentalmente tutela e rappresenta anche gli omosessuali veri.

Nonostante il presidente farlocco, l'associazione si radica. E col tempo raggiungerà obiettivi ambiziosi: il ritiro della legge Giovanardi sulle discoteche, l'inserimento dei Pacs nel programma dell'Unione, e, dopo il trasferimento alla Salara su ordine di Guazzaloca, l'aver costretto Luca Bottura a traslocare sparandogli a tutto volume Boy George in tinello fino alle sei del mattino. Nel 1992, Grillini si candida alle elezioni ma viene trombato. Lui farebbe una battuta sul fatto che la cosa gli piace molto, perché è simpatico. Noi no. Fatto sta che ci riprova nel '94 alle europee. Ma viene trombato a livello europeo. L'elezione arriva solo nel 2001, quando è Berlusconi che si tromba Occhetto, i Ds e tutta la gioiosa macchina da guerra. Oggi Grillini occupa il 90 per cento dello spazio dedicato ai gay nei rotocalchi televisivi.

Fanatico della tecnologia, ogni sera scarica un fidanzato nuovo su Internet, che poi presenta a settimanali scandalistici come Vanity Fair, Babilonia, Panorama. Recentemente è transitato dalla Quercia alla Costituente Socialista per il solo gusto di passare per uno che conosce tutte le posizioni. Ha scritto un libro con Sabelli Fioretti in cui sostiene di possedere il gaydar, radar che individua i gay: ne è risultato che Sabelli lo è e Fioretti no. Hanno detto di lui: «Non è possibile che sia gay: si veste come una cabina del telefono» (Dolce e Gabbana), «Non è possibile che sia gay: a ballare sembra un cavallo» (Brian e Garrison), «Se quello è davvero gay, allora io sono un dirigibile» (Ferdinand von Zeppelin).

L'incontro Franco Grillini ieri mattina ha portato la propria solidarietà a Cristina Merlin comprandole tutta la collezione.

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Pacchi e pacchetti di Natale, uno spreco inutile di carta.

Pacco regalo (Ecoblog) Prima di pensare a quali ecoregali potremo mettere sotto il nostro “più possibile” ecoalbero analizziamo un aspetto poco sostenibile della tradizione dello scambio dei doni natalizi: lo spreco di carta e imballaggi.Mi vengono in mente le scene di quando i bambini scartano i loro regali, forse perché è sempre un momento particolarmente delirante. Si tratta spesso di regali grandi (tipo la cucina in miniatura o la mini moto elettrica) che richiedono una grande quantità di carta per il pacchetto. E poi i bambini che strappano queste carte colorate e sgargianti che neanche vengono ammirate. E infine il pavimento trasformato in un campo di guerra con a terra carte e imballaggi lacerati e semi distrutti.

Pensando a come limitare al minimo, se non a 0, l’uso della carta per i pacchetti mi viene in mente mia nonna. Lei ha sempre scartato i suoi regali con grande cura e delicatezza. I nastrini non venivano tagliati, ma snodati. Carta e nastri venivano poi appiattiti, piegati e sistemati in un cassetto che l’anno successivo, oppure in un’altra occasione come un compleanno, sarebbero stati riutilizzati. Ai suoi tempi, quelli della guerra, comportamenti del genere erano considerati normali. Oggi si rischia di passare per tirchi, ma è un rischio che si può correre in nome dell’ambiente no? In tema di riciclo non bisogna dimenticare poi l’opzione di ricorrere alla carta di giornale, magari scegliendo qualche apertura storica o spiritosa che può essere un ricordo niente male.

Un’altra soluzione può essere quella di fare del pacchetto stesso un regalo o almeno un oggetto utile. Mi spiego meglio: si potrebbero incartare i nostri doni in foulard, shopper, scatole, bustine decorate da riutilizzare, beautycase, fazzoletti di stoffa ricamati, portaindumenti o minizainetti! Certo sempre se si tratta di un regalo di una dimensione non troppo grande!

Se invece vogliamo proprio utilizzare della carta regalo per i nostri doni natalizi c’è sempre l’opzione della carta ecologica acquistabile nei negozi o su internet.

Infine c’è lo spreco della carta degli imballaggi. Se ci regalano un profumo la prima cosa che si fa è scartare il pacchetto e gettare la carta regalo; la seconda è aprire la confezione e buttare anche questa per poi tenere in bella vista ne bagno la boccetta dell’essenza. L’ideale sarebbe scegliere oggetti, cosmetici, prodotti alimentari che non abbiano imballaggi.

In caso contrario cerchiamo di riciclarli sempre. Il Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) ha calcolato che se ogni italiano destinasse al bidone della carta almeno una confezione di profumo o la scatola vuota dei cioccolatini ricevuti a Natale, si potrebbero recuperare oltre 6.000 tonnellate di materiale; la quantità che una delle città “più verdi”come Bolzano ricicla in un intero anno!

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Berlusconi li gela: fuori dalla Cdl dove andate?

In barca sul Tevere. L'ex premier e la campagna anti Prodi.

(Corriere della Sera) «Er barcarolo solo va controcorrente... ». Mentre Berlusconi sale sul barcone Tiber II, alle tre del pomeriggio, carico di sorriso e denari, reggendo in mano un grande salvadanaio contenente 700 euro regalati da un simpatizzante, il deputato della maggioranza Roberto Giachetti lo prende in giro, ne enfatizza la solitudine, trasforma l'immagine del Cavaliere sul Tevere in metafora di crisi politica.
In effetti quando il leader di Forza Italia scende le scale che approdano sul lungofiume, di fronte al Palazzaccio, mentre un'orchestrina cerca invano di allietare l'atmosfera, la scena non comunica allegria. Non più di qualche centinaio di persone sono in attesa sulle due sponde. Il barcone salpa per una gita di appena 20 minuti: circa 300 metri di crociera, evento ad uso di fotografi.
Eppure, a dispetto di tutto e tutti, l'allegria è il Cavaliere stesso. «Io sono solo? Solo e felice, in sintonia con gli italiani». «Le riforme, gli altri trattano? E noi no, non ci sono le condizioni, non cambio strategia». «Se parlo con Veltroni? Certo, non io, ma qualcuno per me; ma non si capisce bene cosa ha proposto». «Il proporzionale? Facciano pure se credono, Forza Italia prenderebbe il 37% e faremmo una bella campagna elettorale per spiegare bene tutto...». Tutto cosa? «Tutto quello che è successo in questi cinque anni, come siamo arrivati a questa situazione, chi vuole capire...».
Distaccato, quasi atarassico. A tratti minaccioso, ma solo velatamente. Fini continua a lanciare bordate, i cronisti chiedono risposte: «Non parlo». Casini dice che lui non fa politica. Risposta: «Se è un demerito aver fatto implodere la maggioranza allora sono colpevole». Insomma nessuna parola fuori posto, almeno contro gli alleati, almeno sino a un certo punto.
Perché comunque a forza di insistere alla fine qualcosa gli scappa. Forza Italia «è il primo partito del Paese, possono fare la legge elettorale che vogliono, noi siamo incoutournable,
imprenscindibili». Ovvero nessuna alleanza o coalizione possibile «senza di noi». E se gli azzurri sono non aggirabili, gli alleati, sempre in francese, ma in questo caso maccheronico, sono « insortibles
», neologismo per dire che «non possono uscire», almeno dal centrodestra. E se la parola non esiste sul vocabolario pazienza, il concetto almeno è chiaro.
Così come è chiaro che nemmeno l'ipotesi di un governo di transizione, dopo Prodi, è in grado di coinvolgere il Cavaliere: «È un problema che non mi riguarda. Amato o Marini? Facciamo una cosa per volta». Insomma per ora l'importante è continuare a dire quello che ha sempre detto, e aiuta la raccolta delle firme per tornare a votare: «Siamo arrivati a 3 milioni e 700 mila».
Il barcone ha il motore accesso, ma è fermo sull'acqua. Al megafono il Cavaliere dice che «Prodi dovrebbe avere la dignità di dimettersi, io al suo posto l'avrei fatto». Sulla sponda ovest del fiume sventolano alcune decine di bandiere, i palloncini dei circoli di Dell'Utri, il vento gelido non contribuisce al successo dell'evento. Ma dei dettagli l'ex premier non si cura, «tanto la Finanziaria non è ancora finita, e poi c'è il welfare, la strada ancora è lunga». Intanto le firme raccolte superano i 4 milioni. Fini continua ad attaccare, Berlusconi a incassare, come se nulla fosse: «Mi accusano di aver dato pagelle. Mai fatto. E con la mia storia e i miei successi avrei potuto».

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Il teatro delle diversità: incontro con Kikò, presidente di “The Worrybeads”.

(Napoligaypress) Incontriamo per i lettori di Napoligaypress, Kikò (nome d’arte di Gaetano De Vincenzo) presidente dell’associazione Worrybeads, compagnia teatrale ed associazione di volontariato, attiva nella sensibilizzazione alle tematiche sociali. La compagnia ha un manifesto (o più “visivamente”, poster) ed è quest’anno alla seconda edizione di -Parla!- Festival di Arti applicate al Sociale, la cui scorsa edizione ebbe luogo al N.T.N. Nuovo Teatro Nuovo di Napoli.

Come nasce questa compagnia?
E’ stato formata quattro anni fa da una idea per uno spettacolo che si intitola “Follia”, un lavoro sul sociale. Al momento è composto da molti artisti, alcuni dei quali si sono formati con me.

Chi è Kikò?
Ho 29 anni, sono attore ed autore, napoletano. Mi sono diplomato all’Accademia delle Belle Arti, e faccio teatro da quando avevo 16 anni. Insegno attività circensi al Chiaradanza di Mergellina.

Quindi in ogni spettacolo che organizza ci sono acrobatiche?
Dipende dallo spettacolo. Lo spettacolo sulla follia, che si intitola “Brandelli”, aveva anche attività circensi, e fu molto apprezzato anche per questo, tanto da essere selezionato nel 2005 per la “Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo“. Lo spettacolo che abbiamo preparato per il festival invece no. Sono spettacoli che mettono insieme molte arti, sono molto “cinematografici”.

Quando penso alle attività circensi applicate al teatro mi viene da pensare al Cirque du soleil, il vostro lavoro vi si ispira?
Non proprio. Il nostro lavoro è molto ancorato alla prosa ed il testo è fondamentale, è più cinematografico, alla Peter Brook. Il movimento è naturale. Al posto delle scenografie mettiamo allestimenti di foto a tema, con quadri. E lo spettatore viene accompagnato dall’inizio alla fine, entra con gli attori già presenti, le opere e le scenografie. E siamo molto attenti ai temi sociali. Ad esempio, lavorai con un gruppo di pazienti che avevanmo problemi psichiatrici in cura presso un presidio della ASL Napoli 1. Alcuni erano in cura da tanti anni, da quando esistevano i vecchi manicomi, altri che avevano le più diverse problematiche mentali. Con un amico regista lavorammo ad un testo, e da lì mi venne in mente di scrivere uno spettacolo sulla follia. Abbiamo rappresentato anche un’opera di Oscar Wilde, ed anche uno sull’anoressia, che aveva anche contenuti autobiografici. Io stesso ho sofferto di questo problema.

Poi ha incontrato Christian Pinzarrone, presidente dell’Associazione Trans Anthias di Napoli
Ebbi il numero di Christian dalla presidentessa di Arcilesbica, ma per contrattempi non l’ho mai chiamato. Ci conoscemmo sul pullman organizzato dall’Arcigay di Napoli per andare al gay pride di Roma. Con lui abbiamo pensato di organizzare qualcosa sull’identità di genere, visto che anche io, come penso molti gay, ho attraversato un periodo in cui avevo problemi con la mia identità di genere.

Parliamo di questo. Per la prossima edizione del festival sta cercando di organizzare un laboratorio teatrale con persone transgender ed anche gay
Il laboratorio dovrebbe partire il 21 ed è finalizzato ad una performance, se viene, uno spettacolo. I ragazzi che partecipano saranno trans, omosessuali, lesbiche, chi ha problematiche di genere e di orientamento.

Immagino sia benvenuto anche non ha problematiche di accettazione
Certo, anche chi si è accettato. A me piacerebbe che non divenisse un ghetto, il tema è sull’ orientamento sessuale e la consapevolezza della propria identità di genere. Una cosa è l’orientamento ed una cosa è l’identità di genere, ma io parto anche dalla mia esperienza. C’è stato un momento in cui credevo di essere donna ma in realtà ero omosessuale. Io penso che questo momento lo vivano in molti, nella nostra società ed in una città come la nostra che non dà modelli o li dà sbagliati. Un momento in cui pensi di essere del sesso sbagliato invece sei uno che ha semplicemente un orientamento omosessuale.

Che storia racconta lo spettacolo?
I personaggi sono quattro. Un transessuale, una lesbica, un gay, ed un etero, che si incontrano per festeggiare il cambiamento di sesso di un loro amico, diventata donna. Si incontrano in un week end in cui succederanno varie cose fino ad un finale a sorpresa che non rivelo.

Puo dirci solo se è tragico?
Il finale non è completamente positivo, è una riflessione. Ma preciso che il dramma va oltre le identità dei personaggi, ovvero l’essere omosessuali o transessuali c’entra poco. Al testo stiamo lavorando molto e chi verrà a vederlo non resterà deluso. Giuro!

Gli attori che saranno scelti avranno la stessa identità sessuale dei personaggi?
Il personaggio della donna lesbica sarà fatta da una ragazza eterosessuale, io farò la parte dell’omosessuale. Per il personaggio transessuale vorrei trovare una persona transessuale, anche perché l’alternativa sarebbe una attrice bravissima che fa un lavoro pazzesco su se stessa. Ma non ci saremmo con i tempi.

Dove si svolgerà il laboratorio?
Gli incontri del laboratorio si svolgeranno all’Arcigay di Napoli, che ci ha offerto gli spazi. Gli incontri per lo spettacolo in spazi privati. Approfitto per lanciare un appello ai lettori di Napoligaypress: cerchiamo una persona transessuale per lo spettacolo.

Tutte le info sul sito theworrybeads.it

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Maldive, inferno in paradiso.

Polizia in assetto antisommossa a Male
(Stella Pende - Panorama) È un mare color del vetro quello che bagna l’isola di sabbia candida come la cipria di una dea. Le palme di cocco offrono le foglie al vento e gli uccelli sembrano angeli portatori di bellezza. Maafushi era una delle isole più belle delle Maldive. Ma oggi ha una vera originalità: i suoi turisti sono tutti cittadini maldiviani carcerati in questa che è la prigione di sicurezza tra le più segrete del mondo.

Maldive sconosciuto orrore: 1.200 atolli di sabbie candide ma anche 1.200 prigionieri che marciscono nelle galere. Maldive grande menzogna dell’Asia: il più sognato e pagato paradiso del turista si è trasformato per i suoi cittadini nell’inferno più feroce. Un inferno che il governo del paese nasconde per proteggere l’uragano di dollari (540 miliardi all’anno) che arrivano dal turismo affamato di abbronzature. Ma dietro i sogni di vacanze esotiche si consumano torture e corruzione, morti e censure. Basta una manifestazione pacifica, il sospiro di un dissidente, un articolo di giornale e sei imprigionato per anni o a vita. Maldive paradiso perduto. Dove il presidente Maumoon Abdul Gayoom, uomo piccolo e potentissimo, che pare un bulldog inglese e ne pratica la ferocia, schiavizza il paese da 30 anni. Da quando nel 1978 ha preso possesso del suo palazzo dalle mille stanze zeppe di ritratti dell’amico del cuore Saddam Hussein non ha più lasciato il suo trono d’oro. “Per chi scopre la nostra verità è ogni volta lo shock. Nessuno sa che paghiamo l’incanto del nostro mare con l’umiliazione di una dittatura infinita e crudele, con la tortura e il carcere. Con la vita”. A parlare è Ibrahim Lufty, detto il Cybercombattente (ha inventato Sandhaanu, newsletter epica fra i giovani dell’opposizione maldiviana), uno dei pochi oppositori che è riuscito a scappare dal paradiso-inferno dopo mesi di galera, dove è diventato cieco. Dai pesci pappagallo alle mucche svizzere: a Lugano lavora giorno e notte per far scoprire al mondo quale segreto nascondano le sue isole incantate e maledette. Parla sempre di un paese doppio Ibrahim. Quello surreale dei villaggi del lusso, tutti di proprietà del governo che li concede ai vari tour operator, e quello delle città, dove i turisti hanno la proibizione di mettere piede per non scoprire il marcio.

“Ma la bomba scoppiata il 29 settembre davanti al Sultan park di Male ha fatto scoprire che dietro bungalow e bikini esistono la vita e la morte di un paese di disperati”: Ahmed Naaranthy, sociologo maldiviano, ha visto il fuoco dell’esplosione. “Il presidente davanti al terrore di un turismo spaventato ha prontamente arrestato i colpevoli: sette maldiviani e tre cittadini del Bangladesh”. Moosa Inas, di anni 21, e l’amico Ahmed Naseer, di 20, ambedue dell’atollo di Laamu, sono stati scoperti, così dice il rapporto ufficiale, dalla classica telecamera mentre entravano nel Sultan park. Altri, scappati in Pakistan dopo l’esplosione, hanno subito avuto l’estradizione da Islamabad.

Si parla di una cellula di Al Qaeda, nutrita dai sauditi che dopo lo tsunami finanziano nelle isole scuole coraniche e organizzazioni musulmane di beneficenza. Il fondamentalismo wahhabita, esploso negli ultimi anni, pesca nella fame dei maldiviani e dei pescatori che, respirando i miliardi del turismo, devono sopravvivere con un solo dollaro al giorno. “I prescelti sono spediti nelle madrasse del Paskistan dove vengono allenati alla guerra santa” spiega Ahmed Naaranthy. “Il nostro è sempre stato un Islam sunnita e moderato con qualche vezzo. Alcuni fan del presidente raccontano che lui è il terzo nella santa gerarchia: prima Allah, poi Maometto e infine Gayoom, cioè Kuda Kuda Kalaan’ge, il dio piccolo piccolo. Riferito alla sua altezza, naturalmente”. Sorride il sociologo, ma rivela che da qualche tempo il burqa è atterrato nelle strade e perfino sulle spiagge di cipria. “E non pochi giovani oggi esibiscono fieri la seconda e anche la terza moglie”. Tanto che perfino una colonna dell’opposizione come Aishath Aniya ha scritto un articolo non proprio entusiastico: “Il burqa non è maldiviano, non è femminile, non è libero. È solo una museruola della religione. E avere una seconda moglie è preistoria”. Parole che sono costate a questa Salman Rushdie delle isole una condanna a morte dai wahhabiti e che l’hanno costretta a lasciare il Partito democratico maldiviano. Qualcuno vede invece questo nuovo fondamentalismo come un ottimo alibi del presidente per contrastare l’opposizione.

“È stato Gayoom a coltivare l’Islam fondamentalista per controllare i nuovi partiti che ha dovuto concedere sotto le pressioni dall’Onu” racconta a Panorama Ahmed Abbas, genio del fumetto maldiviano e spina nel fianco del presidente. “Negli ultimi due anni i fanatici fanno il bello e il cattivo tempo davanti a una polizia incredibilmente paralizzata. A Himandhoo, la più ‘talebana’ delle isole, un ufficiale è stato ammazzato dopo la chiusura di una moschea. Zero indagini. A giugno una carica di fondamentalisti ha travolto la guardia presidenziale. Non un colpevole. Vuole la verità? Il fondamentalismo religioso serve al presidente per ritardare le riforme. Aveva promesso una nuova costituzione a fine ottobre, ma oggi i wahhabiti discutono sulla sharia. Il dibattito allunga i tempi e le elezioni multipartitiche promesse nel 2008 si allontanano”. Ahmed è un eroe leggendario per il popolo degli atolli. Uomo del Partito democratico e disegnatore della moneta nazionale, ha riempito con le sue irresistibili vignette i giornali dell’opposizione e, a pioggia, i siti internet. Naturalmente il mini-dittatore maldiviano, afflitto da un testone e da orecchie canine, è il suo soggetto preferito. Finché non è stato condannato al carcere più duro nella prigione di Maafushi. Liberato a maggio scorso, non ha mai avuto processo né una vera accusa. “Una prigionia molto utile” dice ironico e commosso. “La mia avventura ha girato il mondo e oggi le Maldive non sono più solo isole belle, senza anima né dolore. In carcere ho imparato molto”. Non ce la fa a parlare di torture: “I galeotti sono stimolanti: ho passato notti intere a disegnare di nascosto con loro e per loro. Si tratta per lo più di giovani trafficanti di droga condannati alla galera a vita e poi dei cosiddetti prigionieri di coscienza: ribelli e oppositori. Affamati e torturati. Anche se Gayoom ha ristrutturato con grande fanfara le sue galere per dimostrarsi governante assai democratico”.

Ahmed racconta una sorprendente verità dell’opposizione: “Molti fra i combattenti della libertà sono donne: belle, giovani e giornaliste”. Come Jennifer Latheef, anche lei fotoreporter del quotidiano Minivan (di proprietà del leader dell’opposizione Anni Nasheed), che condannata per terrorismo il 18 ottobre 2005 finisce in galera e poi agli arresti domiciliari, per curare una spina dorsale massacrata dalle percosse dei secondini. Quando, dopo mesi, il magnanimo presidente le annuncia il suo perdono, la giornalista rifiuta la grazia. “Non sono una terrorista, ho solo manifestato pacificamente contro l’assassinio di un prigioniero torturato in carcere” ha detto. “Se volete liberarmi dichiarate la mia completa innocenza”. Un coraggio da fiera che non è solo di questa figlia di Mohamed Latheef, grande uomo dell’opposizione esiliato in Sri Lanka. Ma anche del direttore di Minivan, Aminath Najeed, signora che va e viene dalle galere con grande dignità. “Sarò processata il 15 novembre” dice con voce debole da Male, dove vive. “Forse sarò condannata per chissà quale reato, ma lei lo scriva, la prego. Voi giornalisti liberi parlate delle Maldive, non ci lasciate soli nell’indifferenza del mondo”.

Anche Aishath Velezini, direttore del settimanale Adduvas, combatte oggi contro minacce di morte e peggio ancora. La colpa è di un suo sgradito scoop sui danarosi favori accordati a ufficiali corrotti del regime e a poche elette famiglie che, con quella del presidente, comandano le isole. La verità è che oggi Gayoom, accerchiato dalle critiche di Amnesty international e delle Nazioni Unite, ha dovuto concedere la pubblicazione di pochi e veri giornali. Ma fino a ieri, in un paese dove la libertà di scrivere era peccato mortale, gli internet figthers (i lottatori nell’etere), autori di siti, chat e blog, hanno popolato di incubi i suoi sonni per anni. Mohamed Zaki, giornalista del sito Sandhaanu, e il suo collega Ahmad Didi avevano trovato un modo rapido per diffondere i loro bollettini di lotta: creavano un file facile da stampare, lo portavano criptato in Malaysia e da lì lo spedivano a migliaia di indirizzi email. È durata poco. Ma una volta scoperti le loro condanne all’ergastolo e le torture si sono dimostrate un tale boomerang per il presidente del falso paradiso da costringerlo a metterli agli arresti domiciliari.

Oltre alla galera di Maafushi e al carcere di sicurezza di Dhoonidhoo, oggi una delle prigioni più frequentate dai dissidenti è l’accademia militare di Ghirigushi, convertita in carcere. “Il nostro presidente possiede la simpatia politica di Saddam Hussein e lo spirito democratico di Augusto Pinochet” racconta un dissidente che, vivendo in patria, ci tiene a rimanere vivo dimenticando il suo nome. In realtà l’astuto imperatore delle Maldive ha cercato più volte di fare il make-up al suo governo. A settembre ha aderito al Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr), poi a quello sui diritti economici, sociali e culturali. Da due anni ha aperto agli altri partiti, prima vietati (il Mdp, il partito democratico, è il più forte nell’opposizione) e promette un processo di riforme che per ora è solo un fantasma. “Ma le parole del nostro dittatore non corrispondono sempre ai fatti” avverte Ibrahim Lufty. Di certo su queste isole lontane rimane il rapporto sulla violenza nelle carceri di Amnesty international, che riguarda soprattutto le donne. Durante gli interrogatori la presenza dell’avvocato difensore non è prevista. I giudici dipendono tutti dal presidente. Mariyam Manike, madre di Evan Naseem, ammazzato da una guardia carceraria nel settembre 2003, è stata arrestata per aver fatto conoscere il fatto. Poi picchiata a sangue, presa a calci nella vagina e nello stomaco. Finché non ha perso conoscenza. Elena Ahmed Abass, imprigionata varie volte, racconta che quando la portavano via bendata una guardia le ha messo in faccia il suo pene eretto. Le ha sputato addosso insultandola. Era solo il principio di torture sessuali inimmaginabili. Jennifer Latheef rivela che i carcerieri la sottoponevano a visite anali, che la picchiavano bendata, che era costretta a urinare davanti a loro. Oggi soffre di attacchi di panico. Fathimath Nisreen, giornalista arrestata a 24 anni, oggi, dopo tre anni di galera, non ce la fa a parlare delle violenze subite.

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La sessuofobia della chiesa ha radici antiche.

(Trotzky) Le contraddizioni che risultano dai passi del nuovo testamento che parlano di Paolo, come la folgorazione sulla via di Damasco, la sua decapitazione ordinata da Nerone o i viaggi, di cui non è rimasta traccia, fanno pensare a una fiction letteraria studiata per dare spessore storico a un personaggio inconsistente, perché a sua volta desse testimonianza di un Gesù storico.
In quanto alle epistole, permane forte il sospetto che furono utilizzate da personaggi. come Marcione, per emergere nelle acrimoniose battaglie dottrinarie che infuriavano nel secondo secolo dell'era volgare.
Sicura invece è ritenuta la sua feroce misoginia, che si suppone abbia avuto origine dallo sforzo di reprimere la sua omosessualità, che sublimò nella pretesa della castità, considerata l'unica strada percorribile per domare i sensi di colpa.
Sgraziato nel corpo, spregiatore del sesso, invidioso del successo altrui, convinse i suoi seguaci che Gesù gli aveva rivelato le norme morali che bisognava osservare per salvarsi l'anima.
Cominciò allora la sua predicazione contro le donne che non si sottomettono al marito, gli pongono domande in chiesa, venendo meno in tal modo alla regola che impone loro di tacere nei luoghi sacri, e non si vestono con la dovuta modestia (1 Timotero 2: 11-14 e 1 Corinzi 14: 34-35), giustificando le sue richieste con la povertà della loro capacità di giudizio, dimostrata dalla facilità con cui Eva si lasciò ingannare dal serpente.
Egli giudicava quindi le donne sulla base di un singolo comportamento tenuto da una singola donna. La presunta povertà di giudizio di Eva - a suo dire - doveva portare alla conclusione che tutte le donne sono povere di giudizio e vanno pertanto biasimate comunque si comportino.
Questo pregiudizio si originò in lui dal timore che le donne - con le quali aveva stabilito un rapporto simile a quello che corre tra la volpe della favola e l'uva - potessero raggiungere l'eguaglianza culturale e sociale con l'uomo.
L'atteggiamento mentale di Paolo non era diverso da quello degli uomini del suo tempo ed è lo stesso di quello della chiesa dei nostri tempi, che insiste pervicacemente nell'ostacolare il godimento dei diritti da parte di coloro che potrebbero insidiare il suo potere.
E' stato lui dunque a porre le basi della sessuofobia del clero. In venti secoli tuttavia ne è passata di acqua sotto i ponti. Le donne hanno disobbedito ancora, nutrendosi questa volta dell'albero della libertà. Il processo di liberazione dalle pastoie della religione è oramai irreversibile e si va dipanando sempre più velocemente in direzione contraria a quelli che sono gli interessi della chiesa.

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«I gay buoni genitori. Forse anch'io»

Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, non ha mai nascosto il suo desiderio di paternità, anche se «il mio desiderio si presta a essere usato come argomento di polemica».

(La Gazzetta del Mezzogiorno) «Penso che la rivendicazione del riconoscimento delle convivenze sia importante». Lo ha detto in un’intervista il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. «A me piacerebbe chiedere se la cultura della genitorialità sia adeguata a crescere i bambini - ha proseguito - I fenomeni di violenza avvengono nel 90% dei casi fra le mura domestiche. Conosco coppie gay che crescono i figli molto bene. Si tratta di coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita all’estero. Ho osservato che sono bambini educati benissimo. Penso che anche io potrei essere un buon genitore».
Mi manca molto un figlio, ha aggiunto, «adoro i bambini. Sento uno strappo dentro ogni volta che i tg raccontano di un neonato abusato o abbandonato in un cassonetto - ha dichiarato - D’istinto mi verrebbe di correre a dire: prendo io in carico questa creatura. Ma so bene che il mio desiderio di genitorialità si presta a essere usato come argomento di polemica politica».

Il politico di centrodestra che Vendola apprezza di più è Bruno Tabacci. «In genere, le persone di centrodestra - ha sottolineato - sono migliori dei personaggi. Berlusconi - ha detto Vendola - è geniale. Anzi un geniaccio. Ha saputo sconvolgere tanti alfabeti consolidati della lotta politica. Ha fatto operazioni straordinarie che abbiamo sempre capito dopo».
Sui suoi rapporti con Franco Giordano, il governatore della Puglia ha detto: «Non c'è ragione che i nostri rapporti si raffreddino. Mi sono iscritto alla Fgci a 14 anni e il mio capo si chiamava Franco Giordano. Io continuo a considerarlo il mio capo». Alla manifestazione del 20 ottobre ha detto io e Giordano «ci siamo dovuti salutare frettolosamente. Dove c'è il segretario c'è un tale assalto di mass-media - ha spiegato -. Sono disponibile a dare il mio contributo di militante al processo fondativo di un nuovo progetto politico - ha concluso - ma guardo con molta autoironia a questa storia del leader, perché mettere al primo posto la questione della leadership significa partire con il piede sbagliato».

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