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lunedì 8 ottobre 2007

Le "pettinatrici" di GayLib.

Riceviamo e pubblichiamo.
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Gentili redattori,
innanzi tutto i complimenti per il blog, fatto veramente bene, sciccosissimo, ben curato, con molte notizie, bravi.
E anche stavolta ci avete beccati sti culattoni di destra, invece che partecipare alla presentazione di un libro dove si parla di Gaylib, se ne stanno nelle loro casine, non casini, in quelli ci andiamo solo la sera, a far che ?
Poi presentazione di un libro, di chi ? su cosa ? noi partecipiamo solo quando ci invita la Zanicchi, l'ultimo suo di ricette e' divino.

Io mi stavo divertendo spolverando le statuine in ceramica delle mie icone gay preferite ascoltando le canzoni baraccone della Carra', il presidente, pardon Dittatore Sua Eccellenza, Oliari Gran Visir Enrico stava percuotendo schiavi al grido " Meglio froci e fascisti che etero e comunisti ", il nostro Vice Presidente. pardon Vice Dittatore, Daniele Priori, delfino servile e servizievole del capo, il piu' intellettuale del gruppo stava leggendo i libri di Bon Ton di Sora Lella.

No oggi comunicati stampa no, del resto non e' successo nulla di nuovo, nessun nuovo disco della Carra' e nemmeno film del divino Ozpeteck.
Gia' i nostro comunicati stampa, nessuno che se li fila, li manderemo sempre a voi, cosi' almeno una decina di persone al giorno li leggeranno.

Grazie di esistere
Luca Maggioni
coordinatore Gaylib Lombardia

ps. se dovete pubblicare anche la mia foto, contattate Corona ne ha alcune mie bellissime, non avendo idee sopperisco con la bellezza, ma del resto questo voi lo sapete bene.
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Caro Maggioni,

è del tutto inutile scomodare Fabrizio Corona, la sua foto c'è, è pubblica, la si trova con grande facilità sul sito di GayLib. Una precisazione: in redazione non siamo soliti scheccare come lei abbondantemente fa in questa nota. Scheccare è segno del passato, del bel tempo che fu. Tra l'altro questo suo modo di fare, a parer nostro nuoce alla visibilità dei gay.
Ne prenda nota.

Eppoi perchè scaldarsi tanto? Per quel che ci riguarda noi, lo ammettiamo, in modo polemico, abbiamo chiesto il perchè della vostra assenza (quella di GayLib, ovviamente) a questo dibattito.
Non ha risposto. L'avremo mai una risposta?,

Probabilmente non ne eravate al corrente, ecco perchè si scalda tanto. Le risulta insopportabile sapere che si parla della vostra materia e scoprire di non essere neppure stato invitato, anzi, diremo di più, interpellato.
Segno che alla fine il movimento gay che si riconosce nella sinistra neppure vi prende in considerazione e vi lascia beatamente a scrivere inutili comunicati e proclami, (che tra l'altro non pubblichiamo perchè non riceviamo) e a pettinar le bambole. Tra l'altro credo che lei debba essere un "pettinatore" fantastico visto la sua indole da "sciampista un poco isterica".

Per la Redazione
Federico Salviati


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American Gladiators, il ‘nuovo’ show della NBC.

Grandi manovre in casa NBC: la rete sta infatti perfezionando gli ultimi dettagli che consentiranno la messa in onda del remake di “American Gladiators”, programma che fu di grande successo negli anni ‘90.

A condurre il programma sarà Hulk Hogan, star del wrestling professionista per oltre vent’anni e non nuovo alle apparizioni sul piccolo e grande schermo: “Hulk Hogan è un’icona americana, per oltre 20 anni è stato simbolo di forza: la sua personalità elettrizzante ricorda quella di Ercole, e non c’è miglior presentatore per il nostro programma”, ha detto Craig Plestis, vice presidente della NBC. American Gladiators, andato in onda dal 1989 al 1997, prevede un cast fisso di atleti non famosi impegnati a sfidare le star (i gladiatori professionisti), che scenderanno in campo a rotazione, in una serie di prove di combattimento e abilità. Secondo le intenzioni della NBC, nel ‘nuovo’ programma, che dovrebbe partire nei primi mesi del 2008, ci saranno 8 gladiatori, quattro uomini e quattro donne: se mai il nuovo programma non dovesse piacere, i fan possono comunque consolarsi con le repliche trasmesse sette giorni su sette dal canale ESPN Classic.



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Teatro, Rutelli incontra Franca Valeri.

In scena alcuni dei più famosi sketch.
L'attrice domani al Teatro Valle di Roma celebrerà i 60 anni di carriera. Il ministro dei Beni Culturali: ''Una pagina meravigliosa della cultura italiana''.

(Adnkronos/ Adnkronos Cultura) - ''Una pagina meravigliosa della cultura italiana'', così il ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli ha definito i sessanta anni di carriera dell'attrice Franca Valeri che ha incontrato stamane, prima del grande debutto. Infatti, proprio domani ricorreranno sessanta anni da quando la grande attrice ha debuttato sulle scene con lo pseudonimo con cui è nota al grande pubblico.

Domani sera la compagnia 'Società per attori' metterà in scena al Teatro Valle 'I 60 anni di Franca Valeri', spettacolo allestito per l'occasione e che ripropone alcuni dei più famosi sketch come 'La storia di un nome', lettura di Patrizia Zappa Mulas; 'La signorina snob', 'Cesira la manicure', 'La signora Cecioni', 'Cecità di mamma' e 'Meno storie'. Chiuderà la serata 'Le catacombe', la prima commedia scritta da Franca Valeri, che sarà accompagnata sulla scena da Patrizia Zappa Mulas, Pino Strabioli, Urbano Barberini e Viviana Broglio.

''Una cifra tonda per una serata che penso sarà memorabile'' ha commentato il ministro, evidenziando come quello di domani sera sia il ''giusto tributo a una donna che non smette di innovare, pur rimanendo coerente con il linguaggio classico del palcoscenico''. Rutelli, inoltre, l'ha definita, una delle ''pochissime protagoniste del teatro ad essersi imposta tra le persone colte come tra il pubblico popolare''.

''Una serata che faccio con spontaneità, sono sempre felice quando mi propongono di recitare'' ha detto la Valeri, visibilmente commossa quando, durante il colloquio con il ministro, sono stati evocati i ricordi di Sordi e Manfrediche li ha definiti ''Magnifici compagni di viaggio''.

''Il Valle è un teatro al quale sono particolarmente legata -ha raccontato la Valeri- perché vi debuttai e perché lì ho recitato in numerosissimi spettacoli, compresa la mia primissima parte da protagonista. Peccato che per il tipo di programmazione scelta -ha aggiunto - non ci sia più spazio per me''.

Non una scelta, ma una ''necessità editoriale'' ha detto Giuseppe Ferrazza, presidente dell'Eti, l'Ente Teatrale Italiano che è proprietario del teatro. ''Mi auguro che, grazie anche ai nuovi indirizzi che verranno dal ministro -ha aggiunto- al Valle si dedicherà più spazio alla drammaturgia italiana''.


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Benedetto fa 500 santi tra franchisti e fascisti.

Quasi 500 nuovi martiri spagnoli per la beatificazione più numerosa della storia: Il 28 ottobre prossimo, in piazza San Pietro.

(Zenit.org) Il 28 ottobre prossimo, la Chiesa celebrerà la beatificazione più numerosa della storia elevando alla gloria degli altari quasi cinquecento martiri della persecuzione religiosa che ha avuto luogo in Spagna negli anni Trenta del secolo scorso.

Lo ha affermato venerdì pomeriggio padre Juan Antonio Martínez Camino, Segretario generale della Conferenza Episcopale Spagnola, in un atto accademico tenutosi in vista di questa beatificazione nell’Aula Magna del Pontificio Istituto Agostiniano, situato nei pressi del Vaticano.

Il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, presiederà quel giorno, in piazza San Pietro in Vaticano, la beatificazione dei 498 martiri del XX secolo in Spagna.

“Non erano mai stati beatificati tanti servi di Dio in un’unica cerimonia – ha spiegato il portavoce della Conferenza Episcopale –: è la più numerosa della storia”.

“Dal punto di vista organizzativo, è la prima volta che varie e numerose cause (23), iniziate e portate avanti dalle rispettive postulazioni, sono accolte al servizio offerto dall’Ufficio per le Cause dei Santi, creato dalla Conferenza Episcopale Spagnola, in dialogo con la Congregazione per le Cause dei Santi, per incoraggiare, accompagnare e coordinare il lavoro delle parti, rispettando sempre le competenze di queste ultime”.

“Dal punto di vista pastorale – ha aggiunto –, praticamente tutte le diocesi spagnole, per ragioni di nascita, vita apostolica o martirio dei nuovi beati, si vedono beneficiate da questa grande festa della fede e della santità”.

Il Segretario della Conferenza Episcopale ha spiegato che “una beatificazione così numerosa non è stata preparata per coltivare alcuna megalomania. La cerimonia e la festa saranno grandi perché grande è la pagina della storia della Chiesa in Spagna che in esse si riflette”.

“Sono molti i casi di martirio già riconosciuti dalla Chiesa per questo periodo degli anni Trenta del secolo scorso – ha rivelato –. Con questi nuovi beati si avvicinano già ai mille (per l’esattezza 977, tra cui 11 santi)”.

“E sono molti i casi suscettibili di essere riconosciuti in futuro – ha proseguito padre Martínez Camino –. Di circa 2.000 sono già avviati i processi. Ed è prevedibile che si continuino a proporre molti altri casi fino ad avvicinarsi, forse, alla decina di migliaia”.

“La persecuzione religiosa degli anni Trenta del XX secolo ha caratteristiche proprie in Spagna, ma non è un caso isolato né originale spagnolo. Si inserisce nella grande persecuzione subita dai cristiani di tutte le confessioni nel XX secolo nel mondo e, in particolare, in Europa”, ha chiarito.

“La Chiesa non cerca colpevoli quando beatifica i suoi martiri. Cerca solo la gloria di Dio e il bene degli uomini. Cerca di promuovere la causa di Gesù Cristo, che è la causa dell’essere umano”.

All’atto accademico è intervenuto monsignor Vicente Cárcel Ortí, studioso della Storia della Chiesa in Spagna, che ha spiegato come la persecuzione religiosa degli anni 1934 e 1936-39 sia stata l’aspetto più negativo della Seconda Repubblica Spagnola. Una pagina buia della storia che si è voluto occultare mescolandolo, confondendolo o giustificandolo con la Guerra Civile, quando in realtà è iniziato due anni prima.

Papa Pio XI, nell’enciclica “Dilectissima nobis” (3 giugno 1933), denunciò davanti al mondo la situazione di autentica persecuzione religiosa che viveva la Chiesa in Spagna, ha ricordato lo storico.

“E’ stata la più grande conosciuta nella storia della Spagna, e forse in tutta la storia della Chiesa cattolica. Ci sono stati circa 10.000 martiri per motivi religiosi”, ha osservato.



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Il maschio insospettabile, questo sconosciuto.

(Queerblog) Esiste un fenomeno di isteria di massa noto a tutti i frequentatori di chat, siti di annunci e simili. Si tratta della ricerca di una figura mitologica, sospesa tra realtà e fantasia: il tipo maschile insospettabile.

Che sia un archetipo derivato dai miti adolescenziali, dalla cultura machista o dall’immaginario collettivo, non ci è dato di sapere. Forse è un prodotto fittizio che unisce diversi modelli: c’è un po’ del padre del tuo migliore amico, un po’ del salumiere di fiducia, un po’ del professore di italiano e un po’ di Raoul Bova o Francesco Coco.

Sul web molti si definiscono - e quasi tutti cercano - tipi maschili insospettabili. Avendo difficoltà a trovarli nella realtà, speriamo (o ci illudiamo) di trovarli in rete, perché, si sa, il maschio insospettabile ama la discrezione e non frequenta locali. Poi, nell’incontro faccia a faccia, il più delle volte ci accorgiamo che il tipo di insospettabile ha solo un’obiettiva percezione di sé.

Ma, al di là di tutto, perché i gay inseguono sempre l’etero curioso, il maschietto non effeminato, il finocchio per il quale “non l’avresti mai detto”? Perché la “sospettabilità” è vista come un difetto? È solo l’apprezzamento di ciò che è raro, o c’è qualcosa di più?




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Il lato rosa delle forze armate, in un film le Soldato Jane all’italiana.

(Panorama) Vita da caserma. Da donne in caserma. Condivisa, osservata e filmata da una donna regista. Il risultato è Io giuro - Appunti di donne soldato, documentario in due puntate da 50 minuti ciascuna girato da Maria Martinelli e che verrà trasmesso da RaiTre il 9 e 10 ottobre alle 23.40.

Il lavoro, prodotto da Giusi Santoro e Kamerafilm, continua il filone preferito dalla regista 49enne dei reportage senza filtri se non quello della videocamera. All’attivo Maria Martinelli ha documentari come I bambini non lo sanno, sul bullismo giovanile, Gladiatori, sul cinema hard italiano, e Carne da macello, sull’America dei fast food. Questa volta si è chiesta perché una donna sceglie di arruolarsi nell’esercito.

Per capire il lato rosa delle forze armate, o il lato combattivo dell’universo femminile, la scorsa Maria Martinelli ha vissuto, mangiato, marciato con le cinque ragazze, tra i 18 e i 25 anni, di una delle squadre del plotone della caserma di Ascoli Piceno. Dall’alba al tramonto ogni giorno, per tutte le dieci settimane del corso di addestramento. “Il mio intento”, spiega la regista, “è di raccontare come e cosa sia possibile aggiungere, partendo dall’essere donna, al ruolo di soldato e descrivere l’universo dell’esercito visto con gli occhi delle ragazze che decidono volontariamente di intraprendere questa strada, storicamente e tipicamente maschile”. Il documentario restituisce lo stupore di chi osserva con sguardo esterno il momento in cui queste donne attraversano il confine che la scelta comporta. “L’impatto con una nuova realtà, nuove regole, una vita mai vissuta. L’allenamento intenso, l’uso delle armi, l’obbedienza e il silenzio come atteggiamento psicologico sono scogli che producono una frattura: c’è chi abbandona e chi decide di continuare la propria vita nell’esercito”.

Ha deciso così Francesca Procacci, 23enne di Gubbio, capo plotone ad Ascoli e tra le protagoniste del documentario. “Sogno di portare una divisa da quando ero bambina”, dice, “per difendere e aiutare chi è più debole. Il corso di addestramento è stato un’esperienza unica, l’occasione giusta per completare la mia formazione. Certo, è stata dura. Sono passata da un giorno all’altro da ragazza come tante a militare e mi sono confrontata con una vita che non può essere nemmeno lontanamente paragonata a quella che facevo prima. Questo mi ha messo di fronte ai miei limiti, ma ha tirato fuori anche le mie capacità. E gli autori di Io giuro hanno colto tutto, niente è stato falsato. È stato un po’ come partecipare al Grande Fratello“.

Francesca ci scherza su, ma non ha dubbi sulle possibilità delle donne che intraprendono la carriera di soldato: “Proprio perché è un lavoro considerato adatto agli uomini noi tiriamo fuori la nostra caparbietà e la voglia di riuscire. Quelle come me ci credono davvero”. La sorpresa riservata da queste ragazze a chi le ha seguite passo a passo? “Le motivazioni”, risponde Maria Martinelli. “Non immaginavo di trovare donne così sicure della scelta fatta. Sono sempre stata convinta che arruolarsi sia una grande opportunità di lavoro, ma confrontandomi con loro ho scoperto che questo aspetto è secondario. Si sono arruolate per svolgere un lavoro di grande valore da un punto di vista umano e sociale”. Alla fine del filmato però le Soldato Jane di casa nostra tornano a essere donne come tutte le altre, a fare i conti con la difficoltà di essere, un giorno, anche mamme soldato.
Il Trailer:





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Un Nobel imbarazzante, per il governo e per il Vaticano.

(Uaar) Un italiano, un americano e un britannico - tra straordinari «ingegneri del Dna» - sono stati insigniti a Stoccolma del Premio Nobel per la medicina.
Mario Renato Capecchi - che pur avendo studiato e lavorato a lungo negli Stati Uniti è nato a Verona nel 1937 - l’inglese Martin J. Evans e l’americano Oliver Smithies sono stati premiati per gli studi e le scoperte sulle cellule staminali embrionali. I loro studi hanno portato a realizzare una tecnica nota come «gene targeting», definita di «immensa importanza» nelle motivazioni addotte dal comitato scientifico del Karolinska Institute di Stoccolma, che attribuisce il prestigioso riconoscimento.
Capecchi si è diplomato in chimica e fisica all’Antioch College nel 1961 e ha maturato il Ph.D. in biofisica ad Harvard, nel 1967, con una tesi di dottorato in biologia molecolare, supervisionata dal premio Nobel James D. Watson, che verteva sull’analisi dei meccanismi di iniziazione e di terminazione della sintesi proteica.
La tecnica del «gene targeting», messa a punto dalla squadra formata dai tre scienziati (che hanno continuato a lavorare in tre laboratori distinti), ha consentito di ottenere i primi cambiamenti nel patrimonio genetico nei topi utilizzando cellule staminali embrionali. […]

Testo integrale su Corriere.it

Un uomo che per far ricerca ha dovuto studiare e vivere all’estero (ora è cittadino americano). Un uomo che per vincere il Nobel ha dovuto fare ricerca proprio sulle cellule staminali embrionali, argomento tabù per il Vaticano.



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"Kings of Rome ospiti della trasmissione Comizi D’Amore".

In onda su Discovery Real Time di SKY con intervista esclusiva a Ivan il Terribile.

(Timeles) Dopo lo straordinario successo della prima edizione riprende il programma-inchiesta condotto dalla vulcanica Carola Silvestrelli. Il titolo del programma è un esplicito riferimento al celebre film-inchiesta di Pasolini, che nel 1963 percorse tutta la Penisola, dalle grandi città alle campagne, per realizzare un’inchiesta sicuramente insolita per l’epoca, sull’erotismo e sull’amore. Proprio da questa esperienza ormai storica, trae ispirazione la moderna versione televisiva di Comizi d’amore. Si torna a parlare di sesso, o meglio, di italiani e sesso, fra interviste, battute, stralci di vita quodiana...

La prima puntata ospiterà il raffinato corteggiatore dall’aria misteriosa, il Drag King Ivan il Terribile, amante delle donne e di viaggi esotici. Racconterà la sua storia senza veli e falsi moralismi, con una irresistibile punta di ironia, per parlare di sè e non prendersi troppo sul serio.
Ogni Martedì ore 23.00 Canale 118 Discovery Real Time di SKY. www.kingsofrome.com


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Bad Boys: Il principe Harry lecca il capezzolo ad un amico.

(Queerblog) Una piccola parentesi di gossip.
Come forse ormai saprete, dato che la notizia ha già fatto il giro del mondo, il principe Harry, ovvero il figlio di Lady D più scapestrato e meno posato, è stato beccato un’altra volta durante uno dei suoi soliti festini con gli amici.
Stavolta le immagini pubblicate da News of the world lo ritraggono mentre sniffa cocaina, durante una vacanza in Namibia.
La notizia completa e le foto le trovate qui.
Ma, come potete vedere, la cosa che ci interessa è che si è lasciato andare anche a giochini omo leccando il capezzolo di uno degli amici.
Magari qualcuno la può trovare una cosa sexy… Anzi, ne siamo certi.


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Santa Madre Natura, ora pro nobis.

(Alternativa Liberale) Da quando una parte degli abitanti del nostro pianeta, sconvolti dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale, ha portato alla ribalta il tema dei diritti umani, la Chiesa cattolica ha ritenuto suo dovere farsi paladina di tali diritti: secondo Benedetto XVI, la "vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità e difeso da ogni manipolazione ideologica e da ogni arbitrio e sopruso del più forte" è un dono di Dio, non una conquista dell'evoluzione della consapevolezza umana. Continua--->>



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Rosy Bindi: Gaypride a Treviso? inutili provocazioni reciproce.

La manifestazione si terrà dopo l'invito del pro-sindaco Gentilini a fare pulizia etnica di omosessuali. L'esponente del Pd: Veltroni e Letta sbagliano se non vengono qui. «Il burqa? Va tollerato Il vero rischio è Gentilini». La Bindi a Treviso: «Qualsiasi alleato per batterlo»

(Gianni Favero -Il Corriere del Veneto) «Allo stesso modo con il quale vogliamo vedere i crocifissi appesi nelle nostre aule siamo tenuti ad essere rispettosi del velo con cui le donne islamiche si coprono il volto. Se viene liberamente portato è un segno della propria civiltà». Anche l'ultima schermaglia tra Giancarlo Gentilini e il prefetto di Treviso sulla legittimità, per le donne musulmane, a portare il burqa in luoghi pubblici è un buon elemento per Rosi Bindi per ricordare che tra il Pd e questa Lega nessuna contiguità è possibile.

Il ministro per la famiglia ha parlato ieri, a Monigo, prima di iniziare un incontro elettorale, rivolgendosi probabilmente anche a chi eventualmente avesse ancora le idee non del tutto chiare sulle rispettive posizioni, a Treviso come altrove, di centrosinistra e Carroccio. Posizioni inconciliabili in un territorio che Bindi dice di considerare «solo provvisoriamente consegnato alla Lega ed al Centrodestra». «Io non penso che le battute di Gentilini siano battute di colore. Io sono abituata a prenderle sul serio le parole e queste parole nei confronti degli immigrati e delle parti più deboli del paese non mi piacciono».

Lo Sceriffo, nella lettura dell'unico candidato alla segreteria del Pd fino ad ora giunto nella Marca, è del resto un concentrato di elementi da combattere. Al punto di interpretare in modo più che positivo - e molto cavallerescamente - le espressioni usate in tv la scorsa settimana dal suo concorrente Walter Veltroni sul modello di integrazione romano, a suo dire di gran lunga preferibile a quello che c'è nella Marca.

«Io credo che lui non si riferisse ai trevigiani ma al modo con cui qualcuno vuole governare i trevigiani e che la pensi come me, che cioè esiste un modello di integrazione vera di cui i veneti sono capaci ». Il Gay Pride annunciato a Treviso? «Beh, chi la fa l'aspetti. Mi pare evidente se Gentilini fa di questi attacchi in maniera così sconsiderata. Certo che in quanto a provocazioni reciproche stiamo messi bene...». Togliendo dalla conversazione l'ingombro del vicesindaco, non è che comunque Bindi faccia grandi concessioni al resto del centrodestra. Se la scorsa estate Pierluigi Damian e Giovanni Tonella, leader provinciali di Margherita e Ds, presentarono il Pd come uno strumento che perde di vista le vecchie categorie di destra e sinistra e che, nella competizione del 2008 per Ca' Sugana, è disponibile a qualsiasi alleanza pur di far sloggiare Gian Paolo Gobbo, il ministro rimette i puntini sulle «i».

«Su questo sono più ortodossa, la nostra identità culturale e politica ci colloca decisamente nel centrosinistra. Per questo possiamo riuscire a parlare anche all'elettorato moderato di questo paese e dare assicurazione e certezza che tutta l'alleanza del centrosinistra è un'alleanza nella quale il timone è di impostazione fortemente riformista, che è quello che mi pare voglia il Nord. Certo, una volta fatto il Pd dovremo aprire una riflessione seria e guardarci negli occhi con chiarezza con i partiti della sinistra cosiddetta radicale perché se vogliono governare davvero e governare con noi devono decidersi a deporre alcuni comportamenti».

Una sveglia, infine, alla città. «A me piacerebbe offrire ai trevigiani un'alternativa forte a Gentilini. Sono convinta che se ci fosse voterebbero centrosinistra, ed è questa alternativa che dobbiamo costruire».


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Coppia gay a "Desperate Housewives": le prime foto.

(Queerblog) Dopo una serie di stagioni d’oro, la programmazione satellitare dei telefilm per il prossimo autunno (salvo sorprese dell’ultimo minuto) sarà pressoché scialba.
Non ci resta che aspettare, ad esempio, la quarta serie di “Desperate Housewives” dove a Wisteria Lane arriverà una coppia gay interpretata da Tuc Watkins e Kevin Rahm.























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E' toscano il più bello d'Italia.

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Si chiama Andrea Bianchi, (foto a fianco) ha 21 anni e viene da Filettole in provincia di Pisa il neo eletto de Il + bello d'Italia, il più importante concorso dedicato alla bellezza al maschile, arrivato quest'anno alla sua trentesima edizione.

Il concorso ha visto nascere talenti come quelli di Gabriel Garko, Raffaello Balzo, Ettore Bassi, Giorgio Mastrota e Nicola Canonico che in questo momento partecipa all'Isola dei Famosi.

Andrea ha capelli castani e grandi occhi azzurri, è alto 1,86 m. ed ha frequentato il primo anno della facoltà di lingue di Pisa per imparare inglese e cinese. "Ora però sogno di iscrivermi ad un corso di recitazione perché fin da piccolo il mio più grande desiderio è stato quello di lavorare nel cinema come attore o regista". Il giovane "mister" è cresciuto in Brasile, dove la mamma gestisce un ristorante italiano e parla perfettamente l'italiano e il portoghese. Non è fidanzato.

La finale de Il + bello d'Italia si è tenuta domenica 7 ottobre a Fermo (Ascoli Piceno) nel teatro Dell'Aquila, davanti ad un pubblico di circa mille persone.

Quaranta i candidati mister che hanno partecipato alla selezione, e che hanno sfilato vestiti dallo stilista Rocco Barocco, presente nelle vesti di presidente della giuria. Tra di loro uno chaffeur, un capotreno, un bagnino, due giardinieri, un imprenditore edile, un laureato in economia. Il più giovane aveva 17 anni, il più vecchio 30.

La finale è stata presentata dalla show girl Ana Laura Ribas, e ha ospitato in giuria Lory De Santo. Simona Ventura si è collegata in diretta Rai due da Quelli che il calcio.

Oltre al titolo de Il + bello d'Italia 2007, il concorso ha assegnato 6 fasce:

L'uomo ideale d'Italia: a Gianmario Pellegrini, 23 anni di Taglio di Po in provincia di Rovigo, laureato.

Il volto + bello d'Italia: a Luca Biolchini, 24 anni, di Castelfranco in provincia di Modena, manager.

Il modello + bello d'Italia: a Francesco Bossa, 27 anni di Casamicciola (Ischia), bagnino.

Un bello per il cinema: a Dario Nanni, 21 anni, di Napoli, laureato.

Il talento + bello d'Italia: a Sammy, Abdel Al Hassan, 22 anni, di Roma, agente di viaggio.

Mister Web 2007, a Luca Cioffi, 24 anni di Cervinara, in provincia di Avellino, studente, che è stato votato su www.ilpiubelloditalia.it ed ha vinto con 1.150 voti su 22.500 contatti.

Sponsor della manifestazione sono: Corona Extra; Easy Living; Fresh & Clean; Vidal; Denim; Cesare Ragazzi Company; DBD Denise; Autocapital Off Road; For Planet.

La manifestazione è organizzata dalla Claudio Marastoni Communication - Copyright Rusilant di Silvio Fasano, con l'attiva partecipazione del Sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio.


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Polonia: nude alle urne.

(Anna Jannello - Panorama) Manuela Gretkowska, 43 anni, fondatrice del Partia kobiet, il partito delle donne, è la prima seduta a destra. La sua assistente Magdalena Andrzejczyk, la seconda in piedi, sempre da destra. In totale sono sette le donne “belle, nude, fiere” che posano per il manifesto elettorale più discusso in Polonia.

La foto, apparsa sul sito del partito (www.polskajestkobieta.org) il 18 settembre, è stata ripresa dai media polacchi e stranieri procurando alle protagoniste la visibilità che desideravano in vista delle elezioni anticipate del 21 ottobre.

“Non abbiamo soldi per campagne pubblicitarie e affissioni nelle strade” spiega Gretkowska a Panorama. “L’immagine non è pornografica, non ha niente a che vedere con il sesso. Le nostre facce sono intelligenti, determinate, orgogliose. È invece il simbolo dell’attuale situazione delle donne polacche, nude di fronte alla legge”.
Il programma elettorale del Partia kobiet ha obiettivi concreti: indire un referendum sull’aborto, regolamentato ora da leggi molto restrittive, battersi per la contraccezione libera e una migliore sanità, pretendere pari opportunità nel mondo del lavoro, riconoscere con una legge la possibilità di creare asili in case private. “Questo permetterebbe a un 20 per cento in più di casalinghe di avere un lavoro” precisa Manuela, che è mamma di una bimba di 6 anni, Polka.

Anticonformista e trasgressiva, la bionda leader del partito delle donne è nata a Lodz, ha studiato filosofia a Cracovia e antropologia medioevale a Parigi, dove ha esordito come scrittrice. Un passato di giornalista per Elle, è conosciuta per i suoi best-seller in cui affronta, senza falsi pudori, argomenti legati alla sessualità femminile, ancora un tabù nella patria di Radio Maryja.
Quando, lo scorso febbraio, ha fondato il Pk, le malelingue insinuarono che si trattava di una trovata promozionale per il suo ultimo romanzo. Non hanno avuto ragione.
Etichettata da destra come “marxista”, snobbata da sinistra, Gretkowska è riuscita in pochi mesi ad accattivarsi le simpatie delle donne. Nell’ultimo sondaggio del Tns Obop institute il Pk, 1.500 membri, ha ricevuto il 3 per cento di preferenze. “Non abbastanza per entrare in parlamento, dove c’è lo sbarramento al 5 per cento, ma sufficienti per accedere ai finanziamenti pubblici” calcola a Panorama Jacek Kucharczyk, direttore dell’Ipa, Institute of public affairs.
Il Partito delle donne presenterà le sue liste in 8 distretti elettorali su 41 contando soprattutto sul sostegno degli intellettuali. I 30 milioni di elettori polacchi sembrano orientati a non rinnovare la fiducia ai gemelli Kaczynski (il presidente Lech e il primo ministro Jaroslaw) e al loro partito Legge e giustizia.
“Lo scenario più probabile vede il Po, Piattaforma civica, e il Psl, partito dei contadini, moderato, guadagnare il 50 per cento dei voti” azzarda Kucharczyk. Con il sostegno del Lid, blocco dei democratici di sinistra, nato dall’unione di tre partiti e capitanato dall’ex presidente Aleksander Kwasniewski, potrebbero formare la prossima compagine governativa. Puntuale il siluro per l’ex comunista Kwasniewski: il suo nome è comparso nell’elenco dei collaborazionisti del passato regime, giusto tre giorni prima del dibattito tv con l’attuale premier. Fra gli spiati i gemelli Kaczynski, alla disperata ricerca di consensi.



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Grillini e i gay di destra.

Il trafiletto che vedete qui sopra è apparso stamani sul quotidiano "Metro".
Ciò che rende strano questo incontro è che non è presente nessun gay di destra ne tantomeno nessuno dei suoi rappresentanti.
E quelli di Gayib? si staranno domandando tutti e che tanto si strombazzano "una associazione di persone gay e lesbiche liberali e di centro-destra" dove sono?
Probabilmente a scrivere comunicati a cui nessuno presta attenzione o a pettinare bambole da un'altra parte. Certamente non all'incontro di Milano. Ehi GayLib, dove siete?

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Maurice compie 18 anni.

Il Circolo di Cultura Omosessuale Maurice di Torino, punto di riferimento storico per la comunità glbt della città, diventa maggiorenne e per celebrare questo importante traguardo organizza un convegno dedicato al carattere misto che da sempre lo contraddistingue.
Titolo di questa giornata/seminario è infatti: Maurice: 18 anni di mixitè.

Sarà sabato 13 ottobre l’appuntamento per incontrare e confrontarsi con rappresentanti di associazioni glbt italiane, storici dei movimenti, esperienze individuali di identità e di orientamento.
Solo per citare qualcuno: Francesca Polo, di Arcilesbica e fondatrice della casa editrice lesbica Il dito e la luna; Aurelio Mancuso di Arcigay; Andrea Maccarone del Circolo Mario Mieli; Patrizia Colosio della Lista lesbica Italiana; Porpora Marcasciano del MIT; Gianni Rossi Barilli, l’Assessore Pari Opportunità del Comune di Torino Marta Levi; della Provincia di Torino Aurora Tesio; della Regione Piemonte Giuliana Manica.

Appuntamento alle 9 presso la sala Consiliare di via Saccarelli 18; in serata party finale all’Hiroshoma Mon Amour, di via Bossoli, 83, a Torino.



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Il bello della Tv.

Garko eroe romantico (dopo Brass e Ronconi).
«Ora il mio vero sogno è un classico del teatro».


(Emilia Costantini - Il Corriere della sera) Rocco è un popolano, che non abbassa la testa davanti alle ingiustizie. Ha l'indole del Robin Hood, sempre pronto ad andare in soccorso di chi ne ha bisogno, ma proprio per questo finisce spesso nei guai. Bello, generoso, passionale: Gabriel Garko è Rocco, il protagonista de Il sangue e la rosa, kolossal-tv in costume. Quattro puntate da 10 milioni di euro, prodotto da Janus International per Mediaset, su Canale 5 nel 2008, regia di Salvatore Samperi. Talmente bello, Garko, da essere un ex mister Italia (1992), ovvero il più bello del reame. E una volta, una signora dell'alta borghesia gli propose di fare lo gigolò per una sera, per ingelosire il marito.

Spiega l'attore: «Intanto, precisiamo subito che io, in realtà, mister Italia non lo sono stato mai, perché rifiutai il titolo. Avevo partecipato per gioco, ma quando sono stato eletto, ho capito che era meglio lasciar perdere: già mi vedevo in tutte le trasmissioni, in slip e con la fascia, preso in giro da tutti... No, per carità, non faceva per me. Con gli organizzatori del concorso restammo chiusi in una stanza per ore: volevano convincermi ad accettare, perché ovviamente avevano grossi problemi con gli sponsor. Avrebbero voluto obbligarmi, ma non potevano perché all'epoca non si firmava, prima, nessun contratto. Ora le regole sono cambiate, grazie alla mia fuga». E l'avventura con la signora? «Voleva che, complice un paparazzo, venissi sorpreso con lei in atteggiamenti ... Naturalmente non ho accettato. Non avevo alcuna intenzione di prestarmi per far ingelosire un marito troppo distratto». Garko sta vivendo un momento magico: ha appena finito di girare, sempre per Canale 5, la fiction Io ti assolvo, dove è un sacerdote; è l'antagonista di Pieraccioni nel suo nuovo film Una moglie bellissima, è tra i protagonisti di Aspettando il sole, opera prima di Ago Panini; e medita di tornare presto in teatro, dove ha debuttato, un paio d'anni fa, con Luca Ronconi in Quel che sapeva Maisie con la Melato. Passare da Tinto Brass ( Senso 45) a Ronconi è stato difficile? Ammette: «Un bel salto. Quando sono stato scelto non ci credevo neanche io. Non solo per il grande regista, ma anche per la mia compagna di scena, la Melato, una grande attrice. Io, invece, un neofita: trattato pessimamente dalla critica al mio debutto... Ma avevano ragione. Non mi ero preparato abbastanza. Quando, in seguito, abbiamo ripreso lo spettacolo, ci ho messo dentro tutto me stesso ed è andata meglio, molto meglio. Adesso sogno un classico: la bellezza fine a se stessa, anche per un uomo, non porta da nessuna parte. Ci vuole altro per convincere il pubblico, ci vogliono i contenuti».

Ora è l'eroe del Sangue e la rosa. L'azione è ambientata nella Roma papalina di metà '800. Una favola nera, una sorta di Misteri di Parigi. E infatti, nella versione già venduta all'estero (per ora Spagna, Germania e Russia), la fiction si intitolerà I misteri di Roma. Centodieci attori, 10 mila comparse, un cast di tutto rispetto con la partecipazione di Virna Lisi, Ornella Muti, Franco Nero, Giancarlo Giannini, Alessandra Martines. In questi giorni, nel centro storico di Tivoli, sono ricostruiti i vicoli della Trastevere di due secoli fa. Rocco, in fuga dagli sgherri per aver ucciso, accidentalmente, il padrone di una cava di marmo, si rifugia in un bordello. La trama è un vasto affresco a tinte fosche che, sullo sfondo dei primi moti risorgimentali, si dipana fra intrighi di potere, dark ladies assassine, figli illegittimi che scoprono di appartenere a nobili famiglie, duelli e amori impossibili. Rocco è innamorato sin da ragazzo di Isabella (interpretata da Isabella Orsini), anche lei una popolana, figlia di un oste, però capricciosa e viziata (e di lei si scoprirà ben altro in seguito), a sua volta infatuata di Giulio (Mirco Petrini), un giovane aristocratico di animo gentile. Spiega Garko: «Il mio Rocco è un personaggio a tutto tondo: è buono, altruista, ma sa anche essere molto furbo. Si muove come un felino e, tutto sommato, sa dove vuole arrivare».

Per la Orsini, Isabella somiglia un po' alla Rossella di Via col vento: «È impetuosa, oggetto del desiderio di due contendenti, è ricca di ideali, ma è anche ambiziosa: provenendo da un'umile condizione, le piace frequentare i piani alti della scala sociale». E se Giancarlo Giannini veste i panni del cardinal Rospigliosi, personaggio realmente esistito, un'anima nera, a dispetto dell'abito che porta, la Muti è l'ambigua e affascinante baronessa Forleis, sospesa tra le ragioni del bene e del male. Virna Lisi, invece, è l'altera Lucrezia Sciarra: «Era dai tempi della Regina Margot che non recitavo in in costume. Il mio personaggio? Fiera del suo lignaggio, determinata a ottenere ciò che vuole senza lasciarsi abbattere dagli ostacoli, Lucrezia sa anche trasformarsi in una donna di infinita dolcezza, ma non posso svelare con chi: scoprirà infatti di avere una nipote».


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Lbri: Proust innamorato.

"Proust in Love" è una documentata e affascinante biografia erotica che rivela tutti i lati carnali e sentimentali della vita di un maestro del Novecento: "L'unica consolazione quando sono veramente triste è amare ed essere amato". Il giovane Proust è facile a innamorarsi, ma si consuma per la gelosia, perché sceglie amori irraggiungibili. Fin dall'adolescenza le sue passioni diventano contraddizioni: una sessualità bramata ma negata, riconosciuta ma frustrata, perversioni anche estreme celate dietro uno stile di vita socialmente rispettabile.

Uomo affamato di compagnie e di attenzione, ma con la paura di essere giudicato per la sua omosessualità, Marcel traduce le sue relazioni clandestine e suoi amori non corrisposti nelle numerose lettere scritte agli amici, per il bisogno di condividere sentimenti che il resto del mondo doveva ignorare. Il suo tormento per i giovani di cui si innamora diventa una sconsiderata dissipazione finanziaria, che lo porta a dilapidare una fortuna. I suoi fallimenti sentimentali, che hanno compromesso un equilibrio già logorato dall'impossibilità di accettarsi, si sono trasformati nelle pagine più memorabili de "Alla ricerca del tempo perduto" un'imponente epopea popolata di personaggi vivi, proprio perché animati da un fuoco vero. Così, grazie alla sua umanità imperfetta, dolorosa e ironica, Proust giunge a varcare la soglia del genio.

William C. Carter (Georgia, Usa, 1941) è professore di francese alla University of Alabama di Birmingham. Apprezzatissimo biografo di Marcel Proust, è autore di Marcel Proust: A Life (2002), e The Proustian Quest (1992) e coproduttore del film documentario Marcel Proust: A Writer’s Life.

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Proust in love
di Carter William C.
Castelvecchi Editore (collana I timoni)
pagg. 295. € 18,00


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La Piazza e il Palazzo.

(Sandro Ruotolo) Dunque, a proposito delle piazze....
Essendo rientrato a Roma, avendo letto i giornali e avendo sentito persone dopo la puntata di "Annozero" sul caso De Magistris, vorrei riflettere sulla questione centrale che, secondo me, ha posto quella piazza raccolta nell'auditorium di Catanzaro a cui noi di Annozero abbiamo dato voce. Può la società civile schierarsi e sostenere un magistrato "in vita", senza aspettare la sua morte come è accaduto con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, come ha dichiarato il fratello del giudice ucciso, Salvatore Borsellino?
E questo consenso così caloroso può danneggiare un magistrato? Certo, un magistrato non può e non deve essere legittimato dal popolo. Negli Stati Uniti d'America, il procuratore viene eletto direttamente dai cittadini. Da noi no, per fortuna. Ma non mi sembra che questo sia il caso per Luigi De Magistris. C'è stata una reazione popolare ad un'iniziativa di un ministro (figura politica) e non di un organo amministrativo come quello degli ispettori del ministero di grazia e giustizia. E' vero, c'è una novità rispetto ai tempi di Mani pulite quando la maggioranza del Paese appoggiava i magistrati del pool milanese che indagavano sulla corruzione: rispetto a 15 anni fa, questa volta non c'è il sostegno ad un ufficio che allora era rappresentato dal Procuratore Borrelli ma a un solo magistrato che, tra l'altro, è sotto inchiesta e sul cui comportamento può esprimersi (e deve esprimersi) soltanto l'organo preposto e cioè il Consiglio superiore della magistratura.

Ma vogliamo chiederci perchè quei giovani, quei cittadini calabresi, che con coraggio hanno firmato con nome e cognome la petizione in una terra che è la terra degli anonimi, hanno sentito il bisogno di pronunciarsi pro De Magistris? Luigi De Magistris sta indagando (ed è la prima volta che si chiede al Csm di trasferire cautelativamente un pm mentre conduce indagini, entrando nel merito dell'inchiesta perchè gli ispettori (organo amministrativo) hanno espresso un loro giudizio su alcuni testimoni) sull'intreccio tra affari e poteri forti, sull'utilizzo dei fondi pubblici per lo sviluppo in una Regione dove sviluppo non c’è. La richiesta "popolare" non è quella dell' assoluzione preventiva di De Magistris ma è "fategli fare le indagini e, se ha commesso delle scorrettezze, giudicatelo ma senza seguire le procedure d'urgenza che sono discrezionali del ministro il cui nome, guarda caso, compare nell'inchiesta "Why Not" dove è indagato il presidente del Consiglio, Romano Prodi".

Il magistrato si difenderà al Csm con le sue argomentazioni e non certo sfoderando il consenso popolare ricevuto. Ma se ci riflettiamo un attimo, tutte le accuse contro De Magistris sono state rese pubbliche non da lui. Il pubblico ministero sta indagando sui poteri forti e tra quei poteri forti ci sono pezzi della stessa magistratura. Che altro poteva fare? Luigi De Magistris ha denunciato il suo isolamento senza entrare nel merito delle sue inchieste. Se uno avverte pressioni e intimidazioni avrà pure il diritto-dovere di denunciarle? “Il vaso di Pandora” è stato scoperchiato, mi ha scritto Rosanna Scopelliti, la figlia 22enne del giudice Scopelliti ucciso dalla mafia e dall’ndrangheta.
“Credo molto nella reazione della società civile e ti assicuro che la gente è veramente esausta”. Vogliamo capire perché la gente è veramente esausta? Nessuna legittimazione popolare ma tante e tante domande sulle quali tutti dobbiamo interrogarci.


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Levi Poulter è il ragazzo della settimana.
Mercoledì sarà online con un servizio fotografico.
Vi aspettiamo.

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Padoa-Schioppa: «Le tasse? Bellissime».

«Restituire ai contribuenti quello che viene recuperato». Il ministro dell'Economia: «Ma se la lotta all'evasione avrà successo, sarà naturale ridurre l'Irpef».

(Il Corriere della Sera) Prima di tutto chiarisce che «è finito lo spazio per destinare il recupero dell'evasione fiscale a nuove spese». E se i conti continueranno a essere in ordine, afferma che «è naturale chiedere una diminuzione dell'Irpef». Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, parlando su Rai 3 nel programma "In mezz'ora" di Lucia Annunziata, precisa però che in merito «non c'è ancora una decisione, ma sarebbe naturale perché l’Irpef riguarda tutte le persone». Insomma, «il recupero deve continuare, solo che deve essere ormai in via pressoché esclusiva destinato a restituire ai contribuenti quello che viene recuperato». Padoa-Schioppa allarga poi il discorso: «La polemica anti tasse è irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l'istruzione e l'ambiente».

L'OPPOSIZIONE - Un'affermazione che apre una nuova polemica. «È una frase rivelatrice della cultura e della mentalità di questo governo, che vede nell'imposizione fiscale una sorta di misura salvifica rispetto al peccato commesso da chi guadagna con il suo lavoro o la sua impresa», commenta Fabrizio Cicchitto. Il vicecoordinatore di FI accusa il ministro dell'Economia di «una visione penitenziale e punitiva della vita che si combina con il paternalismo altezzoso e arrogante di chi ha appellato i giovani come dei 'bamboccioni'. È un governo i cui ministri ci riservano ogni giorno delle sorprese e delle gaffe straordinarie, delle quali, come opposizione, li ringraziamo». Poi arriva la nota di Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi: «Padoa-Schioppa sta facendo le scarpe a Prodi nella classifica dell’impopolarità. Dopo aver rovesciato una gragnuola di tasse sugli italiani definisce 'bellissime' le sue imposte».

CAPEZZONE - Anche dalla maggioranza arrivano strali per il ministro dell'Economia. Daniele Capezzone, promotore di Decidere.net e presidente della commissione Attività produttive della Camera, osserva che «dopo aver insultato qualche milione di giovani italiani trattati, grosso modo, come un branco di ragazzini che faticano a staccarsi dalla mamma, il ministro Padoa-Schioppa afferma che le tasse sono 'una cosa bellissima'. Non si sa cosa pensare: forse una gaffe, l'ennesima, forse una beffa crudele ai danni dei contribuenti, forse molto semplicemente il fatto che Tommaso Padoa-Schioppa ha perduto il contatto con la realtà del Paese che dovrebbe governare. Un ministro o un marziano a Via XX Settembre?».


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Mastella denuncia un blog.

La Polizia postale ha richiesto l’oscuramento del blog Mastellatiodio.blogspot.com, dopo la denuncia presentata dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella.
Tutto questo a pochi giorni dall’altro episodio che ha coinvolto Pierferdinando Casini costretto a denunciare alla polizia postale un fake blog che sembrava in tutto e per tutto originale.




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