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domenica 27 aprile 2008

Fiction "Ugly Betty" piace ai gay, serie paladina contro la diffamazione.

Eric Mabius, il "capo" di Ugly Betty.
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Trasmissione premiata per secondo anno consecutivo.
(Apcom) Per il secondo anno consecutivo la serie televisiva "Ugly Betty" è stata premiata al Gay and Lesbian Alliance Against Defamation Media Awards, sorta di Oscar televisivo che riconosce l'impegno nella lotta contro la diffamazione degli omosessuali.

Tra i protagonisti della popolare serie, in onda sull'emittente americana Abc e che racconta le vicende di una sgraziata ma intelligente fanciulla alle prese con il mondo ultra-chic di un giornale di moda newyorkese, ci sono infatti l'editore transessuale Alexis Meade (personaggio impersonato da Rebecca Romjin) e l'assistente gay Marc St James (Michael Urie).

Durante la cerimonia al Kodak Theatre di Los Angeles sono stati premiati anche i cantanti Janet Jackson e Rufus Wainwright, l'attrice comica Kathy Griffin, protagonista del reality show "My life", la serie televisiva "Brothers & Sisters", che racconta le storie amorose dell'avvocato gay Kevin, impersonato da Matthew Rhys.

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Il Giornale e Panorama. Duri attacchi a Beppe Grillo. Parte quarta.

L’antipolitica di Beppe, business da 4 milioni.
(Filippo Facci - Il Giornale) Quest’ultima puntata è dedicata alla decodificazione di alcune balle su Beppe Grillo e di Beppe Grillo. Anzitutto delle precisazioni. Come visto, Giuseppe Piero Grillo non ha solo fruito due volte di un condono fiscale tombale, ma anche di un condono edilizio nella sua villa di Sant’Ilario. Come visto, poi, la pretesa di impedire la candidatura di chi abbia avuto delle condanne penali in giudicato (regola che non esiste in nessun Paese del mondo) precluderebbe ogni candidatura di Beppe Grillo medesimo, che è pregiudicato per omicidio colposo plurimo. A questa condanna, raccontata nella puntata di ieri, va aggiunto un patteggiamento per aver definito Rita Levi Montalcini «vecchia p...» in un suo spettacolo del 2001: dovette pagare 8400 euro e la causa civile è ancora in corso, anche perché Grillo sostenne che la scienziata ottenne il Nobel grazie a un’azienda farmaceutica. A proposito dei referendum promossi dalle piazze grillesche, invece, vediamo che anche il promotore Antonio Di Pietro invoca che un parlamentare non resti tale per più di due mandati: ma non ha detto che lui, di mandati, ne ha già collezionati cinque, per un totale di anni 11. Anche Marco Travaglio, venerdì, ha tuonato contro i finanziamenti pubblici all’editoria: ma non ha detto che il suo giornale, l’Unità, percepisce più contributi di tutti, e non «come tutti i giornali italiani» (parole sue, rivolte alla folla beona del V-day), bensì nella modalità assai più danarosa riservata alla stampa politica; dalla Rai all’Unità, insomma, Travaglio è pagato coi soldi dei contribuenti. Per chiudere con la manifestazione di venerdì: Piazza San Carlo è grande 168 per 76 metri, dunque 12.768 metri quadri che moltiplicati per 3 (tre persone ogni metro, e sono già tante) dà 38.304 persone totali, non 120mila come dal blog di Grillo: «Eravamo in 120.000. Chi era presente lo sa e anche chi può informarsi in Rete».

Il Grillo censore
Grillo non a caso riconosce solo la rete, per quanto la cosa, nel tempo, si sia configurata come un’ossessiva paura del confronto. Interviste non ne rilascia, ed è nota l’esperienza del giornalista Sandro Gilioli: nel gennaio scorso si mise d’accordo col comico per un’intervista di quattro pagine, ma poi si vide respingere le domande perché definite «offensive e indegne»: tuttavia, una volta rese pubbliche, si sono rivelate del tutto ordinarie.
Poi c’è il capitolo libri: Grillo, semplicemente, è solito bloccare qualsiasi volume che lo riguardi. Nel 2003 fece diffidare e bloccare «Grillo da ridere» di Kaos edizioni, biografia a lui favorevole: la scusa fu che conteneva un’eccedenza di testi dei suoi spettacoli. Nel 2007 invece ha diffidato e bloccato «Chi ha paura di Beppe Grillo?» di Emilio Targia, Edoardo Fleischner e Federica De Maria, scritto per Longanesi: tre studiosi che hanno seguito Grillo per anni; aggiornato due volte, Longanesi infine ha lasciato perdere per non avere grane. Il libro, dopo che per analoghi motivi era stato rifiutato da ben 23 editori, è uscito infine per Selene edizioni giusto in questi giorni. La biografia «Beppe Grillo» uscita infine per Aliberti, e scritta da Paolo Crecchi e Giorgio Rinaldi, è nelle librerie dal novembre scorso nonostante le minacce fatte recapitare da Grillo, ai due autori, a mezzo del giornalista della Stampa Ferruccio Sansa, figlio del suo dirimpettaio Adriano. Tutte le cause, infine, per risparmiare, sono promosse dallo studio legale del figlio di suo fratello Andrea. Va anche detto che l’atteggiamento di Grillo, casta di se stesso, probabilmente non è solo ascrivibile alla preservazione di un culto della propria personalità: semplicemente, vuole essere l’unico a guadagnare col proprio nome.
Il blog che non lo è Sotto questo profilo, la definizione corretta del suo celebre blog, aperto il 26 gennaio 2006, è «sito commerciale»: come tale è infatti classificato. I numeri parlano chiaro: un anno prima del blog, nel 2004, Grillo ha fatturato 2.133.720 euro; nel 2006, due anni dopo, ne ha fatturati 4.272.591. La politica del Vaffanculo sta rendendo bene. Nel citato «Chi ha paura di Beppe Grillo», i tre autori hanno monitorato il sito per tre anni osservando come Grillo, spesso con la scusa della battaglia per la democrazia e il finanziamento dei V-day, venda ogni genere di gadget: video del V-day, dvd dello spettacolo Reset, libro «Tutte le battaglie di Grillo», eccetera. Anche i circolini politici rendono: chi vuole aprire un fan club deve pagare 19 dollari per un mese (dollari, perché la piattaforma è negli Usa) che sono scontati a 72 per chi prenota un semestre. Per ora i circoli sono poco più di 500, ed è già un bel rendere.

Il moralista.
Solo alla rete e a Grillo, dunque, dovremmo affidare le verità su Grillo. Tipo questa: «Ho avuto una Ferrari, ma l’ho venduta». Fine. Salvo scoprire, certo non sulla rete, che di Ferrari ne ha avute due, più Porsche, Maserati, Chevrolet Blazer, eccetera. Oppure, sempre parole sue: «Ho due case, una a Genova e una in Toscana». Fine. Salvo scoprire, certo non sulla rete, che una in effetti è a Bibbona, Livorno, 380 metri quadri e 5.600 metri quadri di terreno; ma risulta intestato a lui anche l’appartamento di Rimini dove stava con l’ex moglie, senza contare che la Gestimar, la sua società immobiliare gestita dal fratello, possiede i tre appartamenti a Marinelledda, una villa a Porto Cervo, due locali più garage a Genova Nervi e infine un esercizio commerciale a Caselle, oltreché un garage in Val d’Aosta. Oppure, ancora: «Ho avuto la barca, ma l’ho venduta». Salvo scoprire, certo non sulla rete, che di barche ne avute diverse; una forse l’avrà anche venduta, ma il panfilo «Jao II» di 12 metri, in realtà, risulta affondato alla Maddalena il 5 agosto 1997. C’erano a bordo anche Corrado Tedeschi (che oggi odia Grillo pubblicamente) con la sua compagna Corinne. La barca finì su una secca peraltro segnalatissima, e fu salvato dalla barca dei Rusconi, gli editori. Grillo fu indagato per naufragio colposo, procedimento archiviato. Un’altra volta, il 29 maggio 2001, riuscì nell’impresa si insabbiare un gommone nel profondissimo mar Ligure, alla foce del Magra: con lui c’era Gino Paoli, fu una giornata senza fine. Del condono tombale chiesto e ottenuto per due anni e per due volte dalla citata Gestimar, dal 1997 al 2002, diamo conto velocemente. Fu certo lecito, ma non obbligatorio. Il problema è che era esattamente il genere di condono contro il quale Grillo si era scagliato più volte, e in particolare con una lettera indirizzata al direttore di Repubblica risalente al giugno 2004. Se vorrà ne riparlerà Grillo medesimo, tra un vaffanculo e l’altro.
Il nuovo Coluche Difficile scacciare l’idea che Grillo non sogni di potersi ispirare un giorno a Michel Coluche, l’attore e comico francese che peraltro ebbe l’onore di conoscere sul set del film «Scemo di guerra» di Dino Risi: «Beppe si ingelosì molto del rapporto speciale che avevo con Michel», ha detto il regista. Coluche, idolo del box office transalpino, dai suoi spettacoli metteva alla gogna i politici e un bel giorno annunciò la candidatura all’Eliseo. Si ritirò solo all’ultimo, ma i sondaggi parevano garantirgli una messe incredibile di voti.

Forse qualcuno avrebbe potuto già insospettirsi dall’esordio cinematografico di Grillo: «Cercasi Gesù», dove appunto interpretava un Cristo moderno anticipando la sindrome «Joan Lui» dell’altro aspirante santone, Adriano Celentano. Anche la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, e relativo successo, deve averlo alquanto impressionato. Come rilevato da Libero il 3 ottobre scorso, Grillo mise il suo primo bollino elettorale proprio su Berlusconi: «Sono da mandare via, da mandare via questa gente qua, da votare gli imprenditori, ecco perché sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare». E qui siamo appunto nel 1994. Nella primavera successiva, vediamo, Grillo modificò il suo giudizio e lo spruzzò di venature appena megalomani: «Candidarmi sarebbe un gioco da ragazzi, prenderei il triplo del Berlusca» disse a Curzio Maltese su Repubblica. «Mi presento in tv e dico: datemi il vostro voto che ci divertiamo, sistemo due o tre cose. Un plebiscito». Poi, nel 2003, la svolta: «Per arrivare a Berlusconi dobbiamo essere diventati parecchio stupidi». Già covava. Ma una vera discesa in campo, Giuseppe Piero Grillo, non l’ha ancora fatta. Deve ancora discuterne col commercialista.
(4.fine)

Gli altri articoli: [1] [2] [3]

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Orrore in USA: 25 aprile dedicato a Lawrence King, 15enne ucciso perchè gay. Ellen DeGeneres in lacrime.

(Tutto quello che ci interessa) T.R. Knight di Grey's Anatomy, Janet Jackson, Ashanti, Portia DeRossi di Ally McBeal e la popolarissima Ellen DeGeneres lanciano uno spot di sensibilizzazione. In America, il 25 aprile è da 12 anni il "The National Day of Silence" (il "giorno nazionale del silenzio"): si tratta di un'iniziativa a cui ha dato il via Maria Pulzetti nel 1996 per cercare di rompere il silenzio che la comunità GLBT sopporta ogni giorno. Quest'anno, il giorno del silenzio è stato dedicato a Lawrence King, un ragazzo di 15 anni ucciso il 12 febbraio scorso con un colpo di pistola alla testa a causa della sua sessualità. Tutto è successo in un liceo di Oxnard, in California: Lawrence aveva chiesto a un suo compagno di essere il suo Valentino, in occasione della festa degli innamorati, e quest'ultimo il giorno dopo gli ha sparato. Il suo assassino, Brandon McInerney - un"bullo" di 14 anni della sua scuola - è stato arrestato e incriminato per omicidio premeditato. Il Los Angeles Times ha riferito la testimonianza di un compagno di scuola tredicenne, Michael Sweeney: "Lawrence veniva a scuola con stivaletti a tacco alto, truccato, portava gioielli e si laccava le unghie. Questo faceva impazzire quei tipi. Un gruppo di loro, fra cui Brandon, il giorno prima dell'assassinio lo avevano aggredito verbalmente". Gli organi dell'adolescente ucciso, per volontà di suo padre, sono stati donati. Quelli, nessuno li ha rifiutati.

L'attrice australiana Portia De Rossi, insieme alla sua fidanzata Ellen DeGeneris, a Janet Jackson, Andre 3000 e T.R. Knight (vittima di un episodio di omofobia l'anno scorso sul set di Grey's Anatomy) sono apparsi in uno spot anti omofobia della durata di un minuto che è stato trasmesso lunedì scorso dall'emittente americana Logo, in adesione a questa campagna di sensibilizzazione nata in seguito al brutale omicidio di Lawrence King. Nello spot la De Rossi dice: "Provate ad immaginare di poter essere uccisi solo per esservi truccati e vestiti da donna. E' quel che è successo a Lawrence King". Eccolo:


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Il mese scorso, durante il suo seguitissimo show televisivo, Ellen DeGeneres (recentemente definita "la donna gay più influente d'America") ha voluto ricordare Lawrence King: "Larry non era un cittadino di seconda classe, e non lo sono neanche io. Essere gay è okay" aveva detto cercando di trattenere le lacrime. Ecco il video:

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E l’Ikea cancella la famiglia normale. Per "Il Giornale" ci sono cataloghi con gay dalle pose inequivocabili...

(Luca Doninelli - Il Giornale) Alla bella stagione non bastano più la rondine sotto il tetto o le gèmmule d’oro sul fico e sul moro. Il suo arrivo ufficiale ha un nuovo araldo: il piccolo catalogo Ikea, quello con la collezione primavera-estate. È il catalogo delle promesse, una prima sbirciatina molto primaverile sul mondo che solo il nuovo, grande catalogo ci spalancherà, a tempo debito.
Io amo i cataloghi Ikea. Li sfoglio mentre bevo il primo caffè, oppure in bagno, e perfino nelle notti insonni mi tengono compagnia. Perché i cataloghi Ikea sono pieni di comunicazioni che non si riducono alle immagini dei vari mobili, ai prezzi e alle diverse combinazioni possibili. C’è qualcosa di più.
Negli anni Ottanta si diceva che non basta vendere un prodotto: col prodotto bisogna vendere anche un’idea, un sogno, un desiderio, insomma: un’immagine. Se vendi l’immagine, il prodotto si moltiplica. Se vendi una scatola di biscotti è un conto, se vendi un mulino bianco è un altro paio di maniche.
Ma l’Ikea va oltre, perché l’Ikea ci vende il modello di una società completa, in tutte le sue possibili versioni. Non è la società vera, più rugosa e contraddittoria: non lo è da noi e credo non lo sia nemmeno in Svezia. Ma è stata immaginata così tanto da diventare più vera del vero. Iperreale. È una società pensata da scrittori, poeti, rockstar, cineasti, artisti visivi, politici, sognatori, ideologi, architetti, e piano piano è diventata credenza, libreria, piano cottura, lampada, tavolino, cucchiaio, cornice per le fotografie, pianta grassa, piumone, sedia girevole.
È una società perfetta, ecco perché non esiste. Ma può esistere da un momento all’altro perché costa poco. Una visita all’Ikea comporta un pranzo economico e abbastanza gustoso a base di aringa e salmone e lo spettacolo più imprevedibile, perché lì la società illustrata dal catalogo si materializza in carne e ossa, il modello comincia a realizzarsi. Le diverse tipologie umane presentate con rigore tassonomico nel catalogo (del resto un buon catalogo deve sempre catalogare) acquistano corpo.

Dunque: un viaggio istruttivo.
Ma il viaggio comincia sulle pagine del catalogo. Quello che ho per le mani, ad esempio, si occupa di cucine. In una casa vissuta, la cucina è la stanza più vissuta di tutte: così come, in una casa algida, niente è più algido della cucina.
Ikea sta dalla parte della vita, perciò le sue cucine sono luoghi di vita, di incontri, luoghi dove è bello stare anche senza dover mangiare o bere o cucinare. Ed è così che ci si presentano. Cucina, soprattutto, vuol dire famiglia, ed è a tutti i modelli possibili di famiglia che Ikea offre le proprie cucine.
La prima cucina, alle pagine 8 e 9, ci presenta una famiglia composta da un papà, i suoi due bambini e una donna di diversa origine etnica. I bambini pasticciano qualcosa, sembra, con delle uova. Il papà è di spalle e sta consultando un libro di ricette: segno che sarà lui a cucinare. All’Ikea, sempre all’avanguardia del politically correct, sono più spesso gli uomini alle prese con i fornelli. Quanto alla donna, che non può essere la madre dei ragazzini, se ne sta seduta al tavolo a leggere il giornale: non è, dunque, né una baby-sitter né una colf, bensì - si presume - la seconda moglie dell’uomo.
Proseguendo, dopo aver ammirato una cucina in cui quattro ragazzi compiono azioni diverse (uno sbatte le uova, uno sta al computer, due parlano di cose serie, a significare che in cucina si fa tutto), incontriamo un’altra cucina di dimensioni più ridotte, in cui un gay - la posa è inequivocabile - pranza da solo in piedi, ma è contento, perché qualcuno ha scritto con un gessetto sull’antina una frase carina, con un cuore al posto della firma.
Nella pagina successiva intorno a un piano di lavoro un uomo e una donna conversano. Qui è lei che lavora di più, lui le dà solo una mano. Siamo sicuramente a casa di lei, i due sono single - lei dopo qualche incidente - e questo è un classico incontro al buio. La felicità nasce anche così.
Più oltre, ecco due uomini e due donne indaffarati. Sono molto amici, lo si vede dal fatto che stanno preparando tutti insieme la cena, molto allegramente. Due di loro sono asiatici, due europei: ma l’immagine non ci dice quali siano i legami, del resto è bello non saperli. Sono amici, e tanto basta.

Nella pagina successiva ecco una ragazza molto salutista, forse single. Indossa una gonna leggera e una maglietta senza maniche, ma porta ai piedi scarponi da trekking. Sta sbucciando una mela (verde, è ovvio) mentre altre mele (verdi) stanno sul lavello. Le mele sono l’unica cosa commestibile: per il resto abbiamo una piantina forse di menta e del basilico appeso sopra il lavello.
Abbiamo poi:
- una madre col figlio adolescente, più un gatto che deve essere il capo-famiglia perché è il solo a non cucinare;
- un padre di colore con la figlioletta il cui visino ci racconta di una madre ispanica;
- una bella donna sola che prepara la cena in un’atmosfera calda, con penombra e vaso di fiori (sarà una cenetta a due, di sicuro);
- due giovani donne, che dal modo in cui si guardano tradiscono un legame assai forte: forse una delle due ha appena raccontato all’altra i particolari della scorsa notte, o forse le due sono fidanzate tra loro.
Nell’ultima immagine, in una cucina tutta blu immersa nel crepuscolo un uomo vestito di blu guarda una bella finestra ad arco, chiusa. Non è una tipologia sociale: non è né omo né etero, né altra cosa. È solo un uomo, un individuo, e visto che da quella finestra non si vede niente è probabile che stia - semplicemente - pensando. Pagina 53.
Come dicevo prima, il bello è che, se andate all’Ikea e guardate chi la frequenta, vi accorgerete che questo mondo esiste già: però ci vuole l’Ikea a farlo venire a galla, perché in corso Vittorio Emanuele o in piazza Duomo non ve ne accorgereste mai.
ªDimenticavo. Non so se avete notato che c’è un assente in questa carrellata: la famiglia normale, quella composta da papà, mamma e figli. Quella semplice, popolare. Dove l’hanno messa?

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Outing. Allo scoperto i gay di Conegliano Veneto. Padrini i "colonnelli" dell'Arcigay. Prime polemiche.

In città nasce "Shake", associazione apartitica: «Basta con le doppie vite, vogliamo essere liberi».
(Elisabetta Gavaz - Il Gazzettino di Venezia) Sono parecchi ma finora erano rimasti nell'ombra, spesso protetti da una doppia vita. Ora, invece, alcuni gay coneglianesi hanno deciso di fare outing dando vita, analogamente a quanto in altre realtà avviene ormai da anni, a un'associazione. A riunire gay, lesbo, bisex e trans, come recita il sito dell'associazione, sarà "Shake", "associazione apartitica", sottolinea il presidente Francesco Vian, che solo per caso ha trovato casa a Campolongo, in via Settembrini, in quella che era la sede dei Ds. Il battesimo ufficiale dell'associazione è in programma per il 10 maggio. La cerimonia d'inaugurazione, che avrà inizio alle 10.30, riunirà a Campolongo il presidente nazionale dell'Arcigay Aurelio Mancuso, il presidente regionale del sodalizio, Alessandro Zan, Umberto Lorenzoni presidente provinciale dell'Anpi, Fabio Saccà, responsabile giovani Arcigay, Damiano Pellizzari, psicoterapeuta, ed Ermanno Marogna, esperto di tematiche gay. Proprio intorno al "battesimo della nuova associazione" è subito scoppiato un "caso": tra i partecipanti alla cerimonia veniva indicato, infatti, anche il sindaco di Cappella. Peccato che Maria Rosa Barazza non ne sapesse nulla: «Non ho mai dato l'adesione per l'iniziativa, di cui ero assolutamente all'oscuro - ha precisato - . Nessuno mi ha chiesto nulla, si tratta di un evento che non ha, tra l'altro, nulla a che fare con il mio territorio: ritengo grave l'accaduto e ho subito chiesto una rettifica agli organizzatori». «Mi spiace, c'è stato un equivoco, ho inserito il sindaco di Cappella fidandomi di quanto mi aveva detto un nostro associato», ha spiegato il presidente del sodalizio, Francesco Vian, che si è scusato per l'accaduto. Al battesimo di "Shake", dunque, non interverrà nessuna autorità: «Avevamo chiesto a più riprese agli amministratori coneglianesi di intervenire ma non abbiamo raccolto alcuna adesione», sottolinea Vian. Che aggiunge: «Quella coneglianese è ancora una realtà molto difficile per gay e lesbiche. Noi abbiamo iniziato a riunirci a settembre: in questo primo periodo di attività più volte abbiamo visto persone arrivare fino alla porta della sede e poi tornare indietro, per mancanza di coraggio nel varcare l'uscio. Qui, spesso, si continua a preferire la doppia vita, sposati di giorno e gay di notte, all'outing. La mia, si badi, non è una critica, capisco che non sia facile uscire allo scoperto».Finora sono una decina le persone, per lo più uomini, che hanno iniziato a frequentare la neonata associazione: «Vogliamo diventare un punto di ritrovo, oltre che un luogo in cui trovare eventualmente aiuto - spiega Vian -. Da noi possono venire, oltre a gay e lesbiche, anche trans, bisex ed etero. Non vogliamo diventare un ghetto». L'associazione ha un proprio sito internet: shakelgbte.org, gli incontri nella sede di Campolongo si tengono il mercoledì sera.

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Gb: Ricco Lord tory organizzava party a base sesso e droga con prostitute e gigolò.

Dopo l’ex governatore Eliot Spitzer negli Stati Uniti e il bos della Formula1 Max Mosley un altro scandalo a luci rosse si abbatte sul mondo degli “happy few”.

(La Repubblica) Un ricco Lord scozzese, generoso finanziatore del partito conservatore, già sotto inchiesta per evasione fiscale, è anche un sesso-dipendente che adora organizzare gaudenti orge con prostitute e gigolò da 3.000 sterline a notte. Il tutto innaffiato da fiumi di champagne e cocaina. Protagonista dell’ennesima storiella piccante è Lord Laidlaw, 64 anni, 110.mo uomo più ricco del Regno Unito con una fortuna personale di 730 milioni di sterline, di cui 6 donati al partito di David Cameron. Secondo il domenicale popolare ‘News of the World’ Laidlaw, che risiede a Montecarlo, affitta spesso per le sue serate particolari da 27.000 sterline l’una la suite dell’hotel Ermitage, che da sola ne costa 6.000. Il resto della somma viene diviso in 4 ragazze, un gigolo’, la droga, viagra per lui e alcol. Il copione cambia vi volta in volta ma il domenica racconta che Laidlaw ami “ragazze alte con seni piccoli” e spesso si limiti a “guardare”.

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Voglia di rivincita della sinistra. I centri sociali e i collettivi al Bologna pride.

(Dire) Orfani del rave, i centri sociali bolognesi si accoderanno al corteo del Gay Pride. Lo annunciaoggi Rosario Picciolo, leader dell'ex Livello 57, presentando alla stampa le iniziative antiproibizioniste organizzate, insieme a Tpo e Xm24, per le prossime due settimane a Bologna. Il 28 giugno, dunque, insieme all'orgoglio omosessuale sfileranno per le vie della citta' anche i collettivi, al grido di "Per la liberta' di scelta". Niente da fare, invece, per lo Street rave parade che negli anni passati ha creato non poche polemiche sotto le Due Torri. "Vedremo se ci saranno possibilita' di farlo a settembre", si limita ad abbozzare Picciolo. Intanto, il percorso del corteo per il Gay Pride e' ancora allo studio delle istituzioni. "Stiamo facendo approfondimenti e verifiche perche' si svolga nel migliore dei modi", riferisce alla stampa il nuovo Prefetto, Angelo Tranfaglia. Che poi si dice d'accordo con il Questore nel chiamare in causa il primo cittadino di Bologna, Sergio Cofferati. "Il parere del sindaco e' fondamentale" per approvare il percorso, lancia il messaggio Tranfaglia.

Aspettando il Gay Pride per sfilare in citta', i centri sociali approfitteranno dopodomani della festa in ricordo della Liberazione. Il 25 aprile e' stato infatti organizzato un corteo in bicicletta che da Porta Lame, passando per la stazione, arrivera' fino in Piazza dell'Unita'. Al tema dell'antifascismo, spiegano i ragazzi dei collettivi, si unisce anche "la battaglia sui diritti", compreso quello di consumare sostanze stupefacenti. Livello 57, Xm24 e Tpo se la prendono in particolare con la legge Fini-Giovanardi, che condanna al carcere anche per l'uso di marijuana. E "con il nuovo governo prevediamo tempi ancora più grigi", scuote la testa Picciolo.

Proprio oggi, tra l'altro, in Cappella Farnese e' stato presentato un nuovo sistema a tampone per rilevare il consumo di droghe nelle persone che guidano e che sara' in dotazione alla Polizia stradale. Uno strumento che non piace per niente ai collettivi. "Il test della saliva- attacca Max Lorenzani del Livello 57- e' l'ennesimo esempio dell'ondata securitaria e proibizionista che ha investito la citta'. Questa nuova repressione avra' un effetto terroristico- insiste Lorenzani- perche' non sono stati fissati valori soglia che segnano il limite di consumo delle sostanze". Inoltre, aggiunge Picciolo, l'analisi della saliva "andra' a discapito della cannabis, che puo' rimanere in circolo anche per mesi dopo l'uso ma senza avere effetti". La lunga serie di iniziative antiproibizioniste dei centri sociali bolognesi inizia domani sera.

All'Xm24 verra' proiettato una video-inchiesta sulla morte di Aldo Bianzino, un ragazzo finito in carcere a Perugia per avere coltivato marijuana e morto dietro le sbarre. Domenica prossima, 27 aprile, sempre nel centro sociale dell'ex mercato sara' ospite Georges Lapassade, professore emerito dell'Universita' di Parigi e "precursore del '68 francese". Il 3 maggio ci si sposta invece a Roma, per la marcia in favore della legalizzazione della cannabis, mentre il 7 maggio, ancora negli spazi dell'Xm24 a Bologna, e' stato organizzato un forum pubblico su "citta', droghe e sicurezza", dedicato in particolare alla "scomparsa da Bologna delle iniziative per la riduzione del danno- attaccano i collettivi- e all'aumento della repressione". Il 9 maggio, infine, nei locali del Tpo in via Casarini si parlera' dell'esperienza dei "cannabisnsocial club" in Spagna e in Belgio.

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Gf8. Gian Filippo "Un sexy calendario? Chissà...".

(TGCom) Vuoi vedere che Gian Filippo finsice appeso su qualche calendario in versione "nature" per darsi in pasto al pubblico femminile che lo ha molto apprezzato recluso nella casa del Gieffe 8? Glielo domandiamo un po' per scherzo e lui non mette limiti alla Provvidenza."...".
In fondo già un suo illustre predecessore, il vigile del fuoco Alessandro Tersigni, ha ceduto ad alcuni scatti senza veli.

L'intervista.


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Panico in Congo. Magia nera per «far sparire» o «far rimpicciolire» il pene di diverse persone.

Forse un movente politico dietro il fenomeno.
«Ladri di pene»: panico in Congo.

Decine di «presunte vittime» di atti di stregoneria. Rischio di linciaggio per i «colpevoli».

(Il Corriere della Sera) E' panico a Kinshasa, la capitale della repubblica del Congo, per i «ladri di pene». Ben tredici persone sono state arrestate dalla polizia con l'accusa di aver usato la magia nera per «far sparire» o «far rimpicciolire» il pene di diverse persone. Gli arrestati sono stati accusati di stregoneria per aver prodotto devastanti effetti sugli rgani genitali di diverse «vittime» anche solo sedendosi accanto a loro in un taxi collettivo. La diffusione della notizia attraverso il tam-tam dei media locali ha prodotto una vera e propria ondata di panico, tanto che le forze dell'ordine hanno probabilmente fermato i presunti stregoni più per proteggerli dal pericolo di linciaggio che per le loro presunte capacità «magiche». Esponenti della polizia hanno anche fermato diverse «vittime» cercando di far notare che i loro organi genitali erano ancora al loro posto. La risposta, riferiscono fonti della polizia, sembra che sia sempre: «Il pene lì, ma è diventato più piccolo», oppure, «Non funziona più».

I RIBELLI DIETRO IL FENOMENO - Fenomeni di questo genere non sono infrequenti nell'Africa centrale , dove è ancora molto diffuso il timore per le pratiche di stregoneria. Dietro al panico per i «ladri di pene», secondo alcuni c'è però un movente politico. Abitanti di Kinshasa hanno infatti accusato una setta separatista di aver montato ad arte il caso per creare disordine e mettere in difficoltà il Governo.

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La sauna chiusa a Torino. Parlano i clienti: "Sono cose private, lo Stato cerchi criminali". I ragazzi; "Signori per bene che pagavano i libri".

Così si difende uno dei frequentatori del locale gay.

(Massimo Numa - La Stampa) Il «vecchio» professore, una volta, insegnava lettere in un liceo classico. E’ un uomo dall’aspetto giovanile, appena sopra i sessanta. Adesso si divide tra una località turistica della riviera romagnola e la casa di Torino. Fa parte, senza clamore, di un’associazione che ha come postulato due parole: «Cristiani omosessuali».

Professore, lei era un cliente dell’Antares?
«Guardi, subito non mi sono ricordato. Il nome non mi suonava nuovo ma l’indirizzo sì, lo conoscevo: via Pigafetta. Bel locale, tranquillo. Ben frequentato. Ci sono stato, in un passato recente, qualche volta. Quante? Non ricordo...Ma basta a essere criminalizzato, a diffondere il mio nome sui media. Chi ha fatto il mio nome?».

Non si preoccupi. Nessuno violerà la sua privacy. Volevamo solo capire se le accuse all’Antares sono vere...
«Anche perchè, io, in sauna ci vado per lavarmi, per rilassarmi. A casa, la sauna, io non ce l’ho. E lei?»
Neanch’io. Ma si parla di prostituzione, di ragazzi giovanissimi...
«Mai visti. Non prendiamoci in giro. Tra adulti, ognuno è libero di fare ciò che vuole. Lo Stato, se ha energie, si occupi di altro. Magari della criminalità. Quella vera».
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"Prof e signori bene mi pagavano i libri".
I ragazzi di via Pigafetta: «Sesso per sopravvivere».

(Massimo Numa - La Stampa) Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone/forse quella che sola ti può dare una lezione/quella che di giorno chiami con disprezzo "pubblica moglie"/quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie...». Son cambiati i tempi, da quando De André sgomentava le famiglie. Il «vecchio professore» è sempre un po’ vizioso ma, a quanto pare, ha cambiato bersaglio. Quelli che frequentavano la sauna gay Antares di via Pigafetta 73d, prediligevano ragazzoni robusti, dall’aria esotica: tunisini, brasiliani, marocchini, romeni e anche made in Italy. Nel caso, un ragazzino dall’aria efebica, 18 anni, compiuti da un mese. Che racconta, ai poliziotti del commissariato San Secondo che hanno sbarrato le porte della «casa», nell’elegante quartiere di Crocetta: «Sono studente, libri e tasse costano, e faccio le marchette per pagarmi i corsi. Che male c’è?».

Viaggio nelle pieghe di un’inchiesta, ora affidata al pm Monica Abbatecola, che potrebbe - se non altro - svelare qualche retroscena ancora sconosciuto sulla prostituzione maschile, alimentata senza fine dai giovani extracomunitari. E clandestini. Come i romeni dell’Antares. Ragazzi dallo sguardo duro, che non hanno voglia di parlare. Le prestazioni sessuali all’interno della sauna, per loro, servono a raccogliere denaro. Per sopravvivere, per vivere meglio. Gli habitués li coprivano di regali, anche. Vestiti e gadget, per trasformarli, secondo i loro desideri, in fidanzatini, con la speranza dell’esclusività.

Il vicequestore Silvia Governa aveva ricevuto una serie di esposti dai vicini di casa del «casotto»: «Ci hanno preoccupato, e non poco, i contenuti di quelle segnalazioni. Denunciavano la presenza di minorenni, che non abbiamo riscontrato, per fortuna, dopo mesi di controlli e di spaccio di cocaina. E anche questo aspetto è risultato inesistente, almeno per ora».

Governa, responsabile del commissariato, ci tiene a precisare che «i clienti non sono stati accusati di nulla. Non è un reato, frequentare un locale per gay. Certo, erano imbarazzati e preoccupati. Sono quasi tutti sposati, con figli. Solo uno ha provato a fare il furbo. “Sono senza documenti”, mi ha detto. Gli ho chiesto se era arrivato lì con l’auto. E la patente? Insomma, reazioni tutto sommato comprensibili. Quanto al titolare, dovrà spiegare al pm come mai, in tutti questi anni, non s’è mai accorto di cosa realmente succedeva all’interno del suo locale. I casi di prostituzione sono avvenuti, realmente. I ragazzi lo hanno confermato. Non ci sono misteri».

Muti, i dirigenti della questura, sui nomi dei vip, amanti del clima. Tutti vorrebbero sapere ma la risposta è una sola: «Lasciate perdere, le carte sono segrete». Ma tant’è, ci pensa il titolare dell’Antares a svelare il mistero. Secondo lui, là dentro, ci vanno tutti. Ovviamente, solo clienti di alto profilo sociale. La categoria più gettonata, i professori. Anche universitari, anche noti. Molto noti. E poi liberi professionisti, anche magistrati che facevano aspettare sotto al scorta. Svetta il preside di un istituto superiore della provincia, sorpreso pure lui con il pareo e le pantofole di spugna bianca. C’è incertezza sull’uso o no del perizoma. Qualcuno dice sì, che c’erano; altri smentiscono. Poi una flotta di attori, teatro e cinema, dai nomi famosissimi. In trent’anni, secondo Lo Marco, sono passati i «re» di Cinecittà, alcuni con solida fama di rubacuori e mai passati attraverso l’outing.
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Alessandro Preziosi è Il Commissario De Luca, Quattro gialli firmati da Carlo Lucarelli.

commissariodeluca01.jpg(Reality & show) Quattro film (Indagine non autorizzata, Carta bianca, Estate torbida, Via delle oche), quattro indagini, quattro periodi della nostra storia. Unico legame il protagonista: il commissario Achille De Luca, poliziotto scomodo e incorruttibile, interpretato da Alessandro Preziosi. Tratti da altrettanti romanzi di Carlo Lucarelli, con la regia di Antonio Frazzi, andranno in onda da domenica in prima serata su Raiuno (e poi lunedì, domenica 4 maggio e domenica 11).

Ambientati tra Bologna e la riviera adriatica, in un arco di anni che va dal 1938 al 1948, oltre ad essere delle appassionanti storie poliziesche perfettamente costruite, costituiscono, per la esemplare ricostruzione storica e la precisa caratterizzazione dei personaggi, un efficacissimo e spietato ritratto di un'Italia destinata nel giro di una decina d'anni a cambiare profondamente. L'unica cosa che in questi racconti sicuramente non cambia è il rapporto del commissario De Luca con il potere. Troppo bravo e troppo "pulito'" per non diventare spesso molto scomodo. Scomodo durante il fascismo e scomodo dopo. Certo, il suo carattere solitario e un po' scontroso non lo aiuta, come non lo aiuta il fatto che piacendo alle donne qualcuna a volte lo trascina nei guai.
"Alessandro Preziosi è perfetto nell'interpretazione del Commissario De Luca - ha raccontato a Tv Sorrisi & Canzoni Carlo Lucarelli, il prolifico autore di gialli e noir - Non conoscevo Alessandro ma quando l'ho visto nei panni del commissario mi è sembrato corrispondere perfettamente al mio personaggio. Ha il suo carattere, fragile, vive di paure, ha tante ossessioni. Che poi abbia la barba o i baffi, sia moro o biondo, per me non ha importanza. Sono certo che nell'interpretazione di Preziosi i lettori e i telespettatori troveranno almeno una faccia o un aspetto del protagonista dei romanzi". I romanzi sono tre. Come mai, in tv, gli episodi saranno invece quattro? "In effetti, i miei romanzi sono tre. La produzione ha poi preso Indagine non autorizzata, che apre la serie tv, e l'ha adattata. In effetti il testo, l'ambientazione, il contesto e i personaggi si prestavano molto".
"Fiction come queste, che portano in tv personaggi integerrimi che fanno il proprio dovere fino in fondo, come De Luca ma anche come Falcone e Borsellino - ha detto Alessandro Preziosi - lanciano messaggi preziosi al pubblico". Nel cast ci sono tra gli altri Raffaella Rea (la si vedrà anche in Di Vittorio), Stefano Pesce, Ana Caterina Morariu (nel Sangue dei vinti, in coppia con Preziosi), Corrado Fortuna e Kasia Smutniak.
"Ho pensato al Pasticciaccio di Germi", ha detto Max Gusberti di Rai Fiction, riferimento condiviso da Preziosi per la costruzione del personaggio De Luca, "un commissario anti eroe con l'ossessione per la verità". Per "pigrizia" o "paura" De Luca - sottolinea il regista - non prende posizione politica, "piuttosto la subisce e anzi il rischio di essere strumentalizzato dalla politica lo allontana". Così De Luca è nel '38 commissario di polizia fascista e nel '48 commissario dell'Italia Repubblicana, secondo una parabola storica comune a tanti funzionari pubblici dell'epoca.

Dopo aver presentato i primi quattro episodi agli Screenings e al Mip, la serie, coprodotta da Rai Fiction-Ager 3 verrà trasmessa in Romania, Bulgaria, Croazia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Albania, Ungheria e nell'ex Jugoslavia, mentre sono in corso trattative con altre emittenti europee, oirientali, medio orientali e sudamericane. "Il primo dato evidente - ha spiegato Carlo Nardello, amministratore delegato di Rai Trade - è quello relativo all'interesse creato intorno alle nostre produzioni di fiction di alta qualità. Il Commissario De Luca arriva dopo Montalbano, Caravaggio, Guerra e pace che hanno saputo portare il 'made in Italy' fuori dai confini nazionali". Una riscoperta del prodotto italiano che è "sempre più spesso capace di reggere la concorrenza statunitense e di lingua inglese".

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Ballottaggio a Roma. Panico Ciccio, il generone resta a Fregene.

(Claudio Siniscalchi - Libero) Prove d'estate sulla spiaggia di Fregene. Sole, vento fresco, lettini, creme a volontà. Per i romani è il primo weekend da mare della stagione. Ad una tavolata nel ristorante più esclusivo del litorale, dopo una passata di bruschette ai frutti di mare, seguita da spaghetti alle vongole e grigliata di pesce a volontà, al momento del caffè si fanno i piani per i prossimi due giorni di riposo. Sole e caldo sono garantiti. Jogging in pineta o sulla sabbia; un paio di ristoranti; una partitina a carte; discoteca; festa in casa; Chelsea-Manchester United su schermo grande? Ad un tratto un commensale, costruttore, torna alla realtà: «E Cicciobello»? Silenzio. Imbarazzo. «E chi se ne frega» risponde un altro. «Avemo votato, è annata male: io domenica nun me movo, a Roma nun ce torno». I commensali annuiscono. Tutti al mare. Cicciobello è Francesco Rutelli, che qui a Fregene va come il pane. Nella spiaggia bene di Roma spopola. Del resto ai romani chic Cicciobello piace, e non a caso lo hanno ribattezzato "er piacione". Piace come è piaciuto Veltroni. Ormai la sinistra ha cambiato casacca. È tutta camicie botton down, maglioncini di cachemire pastello tenue (così "er piacione" si è presentato al seggio due domeniche fa), campi da golf, saune e massaggi, soggiorni termali, aromaterapia. E soprattutto spiagge riservate, poca gente. Cicciobello, a dir il vero, apprezza di più l'esclusiva Capalbio, in Toscana. Tutti amici selezionati, rigorosamente intellettuali, gente dello spettacolo, grands commis de l'État. Ma la sua vera preoccupazione di queste ore, lui così favorevole alla salsedine e alla sabbia, nostrane d'estate, esotiche d'inverno, gli arriva proprio dall'arenile. Nei prossimi due giorni è dato bel tempo. Bellissimo. E se i romani stanno al mare, Cicciobello suda freddo. La desistenza marina rischia di farlo affondare. Una volta la freddezza delle urne faceva venire i brividi ai moderati. Adesso a non dormire è la sinistra. Battistoni, il re di via Condotti, ha giurato che tornerà per votare Rutelli. Anche Adriano Panatta, dalla sua amata Forte dei Marmi, ha fatto sapere che ci sarà. I circoli sul Tevere di Roma, i fitness center più esclusivi, i salotti più chic, la Roma che piace e che conta, hanno tutti garantito la loro presenza in sostengo del candidato sindaco della sinistra. Ma Cicciobello è nervoso, non si fida. Quelli devono aprire le case, dare la prima festa, invitare gli amici. Se stanno a casa è fregato. A Fregene il pranzo è finito. La tavolata sta per sciogliersi. Passa un ritratto vivente del macellaio di "Compagni di scuola" di Carlo Verdone. Si capisce che per una battuta si farebbe tagliare una mano. E non si risparmia: «A votatori de Grillini, a froci, domenica Alemanno ve fa un... così». Forse è l'unico che possa convincerli ad andare a votare.

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Esami pagati in natura o con mazzette. Studentesse pronte a tutto. 110 sesso e lode.

E un dossier segreto rivela come una cupola con docenti e politici si spartiva cattedre e concorsi nell’ateneo di Bari.

(L'Espresso) È un «mosaico, una tessera che va ad incastrarsi con l'altra, perché là non esiste una persona indipendente... tutti quanti fanno parte di un ingranaggio perverso, tutti! Voglio essere molto buono, il 30 per cento delle persone che si sono laureate nell'ultimo decennio non sarebbero più laureate». Ecco che cos'è stata per anni l'Università di Bari (nella foto), e in particolare la facoltà di Economia, secondo Massimo Del Vecchio, 46 anni, professore o, meglio, "cultore della materia" a Matematica.
Per la Procura di Bari Del Vecchio è la tesserina magica nel sistema della compravendita degli esami universitari. Una rete organizzata a cellule: gli studenti avvicinano i bidelli, i bidelli avvicinano chi di dovere e l'esame si supera. C'è un tariffario, si arriva fino a 2 mila euro. Ci sono i filmati che dimostrano i passaggi di denaro da una mano all'altra, due mazzette prese in flagrante. Ci sono anche le intercettazioni che raccontano favori sessuali. Centinaia di pagine che hanno spinto il sostituto procuratore Francesca Pirrelli a chiedere e ottenere l'arresto di sei persone: due dipendenti dell'università, due bidelli e due professori, uno dei quali è appunto Del Vecchio. Altri quattro docenti rischiano l'interdizione, compresa la presidente del corso di laurea. El'inchiesta potrebbe presto allargarsi ancora. Da qualche giorno, sotto gli occhi del comandante provinciale dei carabinieri, Gianfranco Cavallo, c'è un particolare in più.

La tessera che chiuderebbe il mosaico: al momento dell'arresto a casa di Del Vecchio sono state trovate una dozzina di pagine, scritte in corsivo, fitte di nomi e cognomi, episodi, riferimenti, intrecci, nuove rivelazioni. Un memoriale - che ora viene valutato dagli uomini del tenente Michele Cataneo - che svelerebbe tutti i segreti della facoltà e dell'università, dove una cupola gestirebbe le elezioni del preside, del rettore e i concorsi universitari. Ci sono nomi di alcuni tra i più noti professori della città e quello di un parlamentare del Pdl. Appunti che non sorprendono, perché confermano il quadro delle registrazioni telefoniche. Nelle quali Del Vecchio spiegava: «Qui ci sono tre-quattro famiglie importanti: non è che loro determinano soltanto il nuovo preside, ma determinano chi si deve mettere alle cattedre. Perché al preside dicono: "Noi abbiamo la possibilità di farti preside, però dopo che ti abbiamo fatto preside tu...". Alla prossima tornata sono ancora più forte di prima e dirò a un altro preside: "Vedi che se non vengo io, tu non vieni nominato". Allora tu verrai da me e mi dirai: "Cosa vuoi da me?". Due parenti falli entrare... Così il mio potere aumenterà sempre». Al professore i carabinieri hanno sequestrato «copioso materiale cartaceo» con numeri di telefono «abbinati a giovani donne», nonché «voluminoso dossier fotografico dall'esplicito contenuto erotico, ritraente giovani donne, molte delle quali verosimilmente studentesse ». Il docente era proprio al telefono con una studentessa, il 12 aprile 2006.
Del Vecchio: «Tu, ti devi aprire, ti devi aprire proprio... perché se ti apri a metà poi... ti metti in una situazione di tranquillità locale, perché se vedo che tu anziché aprirti ti copri, mi copro anche io... Se non ti sbottoni... io non ti posso fare niente».

Studentessa: «Professore, se lei mi dice ho la soluzione al tuo problema, io domani stesso sto qua... Io, professore, le sto dimi viene in mente».

Del Vecchio: «Io non intendevo sbottonati in senso figurato, io intendo in un altro senso...».

Studentessa
: «Io, professore domani le porto i soldi». Del Vecchio: «Non intendevo nemmeno in senso economico... Va bè andiamo avanti».
Secondo Del Vecchio però il baratto sessuale non è un'abitudine isolata alla facoltà di Economia e Commercio. Lo fanno i professori ma anche i bidelli. Parla per cognizione di causa perché in tanti si rivolgevano poi a lui per fare superare l'esame di matematica. Così racconta a un amico.

Del Vecchio: «Nicola (ndr, un bidello) si è fatto le studentesse greche in facoltà nell'Aula magna».

Amico: «Davvero?».

Del Vecchio: «Sì, nell'aula magna dove si riuniscono per decidere... là non ci sono nemmeno le finestre, capito?... Una ragazza di Bitonto era stata con Nicola che voleva alcuni giochetti... orali. Questa si è rifiutata e ha detto, giochiamo in questo modo... Io l'ho saputo perché questa doveva fare matematica, Nicola su matematica non poteva fare niente».

Amico: «Era cosa vostra».
Anche l'11 gennaio 2006 Del Vecchio parla con una studentessa. E allude - scrivono i carabinieri - a «rapporti sessuali intrattenuti tra studentesse, docenti e addetti alle aule allo scopo di superare gli esami».

Del Vecchio: «Tu, non ti devi spaventare, perché certe cose esistono a Bari... Io te lo dico sapendo che sei una persona che rimane qua...». E indica i nomi di alcuni docenti, non indagati. Poi prosegue: «Lui se li porta in quell'albergo; proprio ti posso dire anche il numero della stanza dove va, perché là è amico del proprietario... Una volta fu sgamato dalla moglie, si separarono pure... Poi si fanno anche i bidelli le ragazze. I bidelli non belli, quelli proprio che una dice: "Madonna, neanche se stessi in punto di morte..."».
Il 21 gennaio, invece, sempre Del Vecchio «illustra alla candidata le modalità di superamento dell'esame di inglese mediante il versamento di una mazzetta di 1.500 euro ». Ma come al solito il discorso cade anche sul sesso:

Del Vecchio: «Se puoi essere interessata dopo all'inglese, l'altro te lo posso far fare con molto poco... Per tutte e due le lingue... 1.500 euro». Poi ride. E spiega come funziona nelle altre facoltà.

Del Vecchio: «A Giurisprudenza non solo si comprano, ma bisogna vedere anche con quale metodo si comprano: se in euro o in natura. Io là conosco ragazze che si vendono proprio. Oh Dio, stanno anche a Economia... Hanno una storia con il professore che fa diritto ed è una storia che si chiude dopo la verbalizzazione sul libretto, poi hanno una storia con quell'altro... Ti dico che sono molto belle queste si vogliono solo... divertire. Cose che succedono anche da noi ma a Giurisprudenza, succede ancora di più perché il numero di cultori della materia è maggiore...».
La ragazza non sembra stupirsi. Laconica infatti commenta: «Sì, è logico». Accanto alla compravendita degli esami c'è quella delle tesi. C'è il caso per esempio di «una tesi procurata da Vincenzo Milillo (il bidello al centro dell'inchiesta, ndr) e approntata dal docente Giorgio Cusatelli», in cambio di un assegno da 2.500 euro. «Il professore - si rassicurano al telefono gli indagati - ha detto che se la vedeva tutta lui... Nicola si deve mettere d'accordo con il professore... Si segnasse tutto quello che gli dice, è il professore che sta dirigendo tutto... La tesi si fa allo scanner, non c'è bisogno di scriverla due volte. Viene nel computer, già. Si va sopra e si cambiano solo le frasi dove ha cambiato quello... e se no dobbiamo scrivere tutto di nuovo. E che siamo, fessi?». No, fessi no. Ma almeno riconoscenti: «Avevo appuntamento con il professor Cusatelli gli ho portato il vino, dieci litri di vino proprio buono».

Nell'inchiesta emerge poi una fitta rete di raccomandazioni su alcuni esami, al centro della quale si troverebbe il professore ordinario di Diritto del Lavoro, Antonio De Feo. Presidente del Circolo tennis, De Feo è un uomo di fiducia del parlamentare della Cdl ed ex governatore pugliese, Raffaele Fitto: il docente anni fa è stato arrestato con l'accusa di aver favorito un amico e parente dell'onorevole nella vendita di una società di cui era curatore fallimentare.
Fitto viene più volte nominato da De Feo anche in questa inchiesta. Il professore si premura per esempio con la sua segretaria di preparare «una cartellina dei raccomandati... perché poi farò una lettera se appoggiano Fitto». Il 15 febbraio del 2005 lo chiama invece il capo di gabinetto dell'allora governatore pugliese, Mario De Donatis che gli aveva chiesto una raccomandazione per una studentessa.

De Donatis: «L'ha fatta?».

De Feo: «Già fatta... già fatta...».

De Donatis: «Quanto?».

De Feo: «Io mi scrivo tutti ricordati...».

De Donatis: «Dammi un giorno del mese... ».

De Feo: «Un giorno del mese vuoi tu... (ride)... Aspetta, aspetta un attimo, sto facendomi dare il verbale.... Giorno trenta!».

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