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mercoledì 27 febbraio 2008

Cardinale Tonini: Canzoni su gay offendono etero e omosessuali.

(Agi) La Chiesa si rivolge agli omosessuali con "dolcezza, carita' e misericordia". "Chi sbaglia nei confronti dei gay e' chi scrive racconti e canzonette per lucrare sulle loro disgrazie". Lo afferma il card. Ersilio Tonini, che ha trovato particolarmente di "'cattivo gusto" la presenza a Sanremo della canzone "Il mio amico", che tratta una storia tra omosessuali: "penso - dice in un'intervista a 'papanews.it' - che neppure ai gay piacerebbe e comunque non e' plausibile trasmetterla in un orario nel quale anche i bambini possono essere davanti alla tv". Tonini, che ha 93 anni, va a letto presto e non guarda il Festival, ma della canzone della Tatangelo si e' fatto un'idea precisa: "ritengo - spiega - che un tema cosi' scottante, cosi' delicato e tanto controverso come l'omosessualita' non possa essere oggetto di una canzonetta. Mi sembra assurdo, oltre che offensivo verso gli omosessuali stessi, fare di questa diversita' l'oggetto di un concorso televisivo". Secondo Tonini, la vicenda delle canzoni gay ha soprattutto motivazioni commerciali: "oggi - conclude - si sacrifica tutto sull'altare dell'audience, sia per rendere il prodotto piu' morboso, sia per riempirsi il portafogli ai danni di quella parte debole che si pretende, falsamente e con ipocrisia, di difendere".

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Famiglia Cristiana e Arcigay attaccano il Pd.

(L'Unità) «Pasticcio veltroniano in salsa pannelliana». È questo il titolo dell'editoriale di "Famiglia Cristiana" - martedì in edicola - con il quale il settimanale dei Paolini boccia l'apertura di Walter Veltroni ai radicali nel Partito democratico.

Secondo Famiglia Cristiana «i radicali hanno una concezione "confessionale" della loro identità. Ogni scelta, ogni nome ha valore simbolico. La squadra di candidati, negoziata con Walter Veltroni, ha una forte fisionomia radicale, connotata su battaglie che, come ha detto Emma Bonino, "non si interrompono affatto".

«È facile - si legge ancora nell'editoriale - dire quali siano: aborto, eutanasia, depenalizzazione della droga. E poi c'è l'abolizione del Concordato e dell'otto per mille, e sopra ogni cosa un' ideologia libertaria, in salsa pannelliana, alternativa alla storia e ai principi etici, economici e sociali di questo Paese».

E non solo: la lotta contro l'omofobia, evocata nel discorso di Walter Veltroni alla recente Assemblea nazionale del Pd, non è stata inclusa nel programma: è quanto denuncia il presidente nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso, alla luce della presentazione, questa mattina, del testo definitivo del programma elettorale del Partito Democratico.

Secondo Mancuso «è evidente che le pressioni esercitate in questi giorni dalla pattuglia teodem, che ritiene inaccettabile qualsivoglia tutela delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisex e trans, ndr) ritenendole solo malati da curare, abbiano vinto. Gli assassini, le violenze, gli assalti alle sedi delle associazioni lgbt non contano nulla».

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Sanremo. Il caso Bertè, non c'è plagio. Chiuso l'incidente.

Loredana Bertè

(Panorama) Non rischia la squalifica Loredana Bertè. Almeno, stando alle sue dichiarazioni. OAnche se “Musica e parole”, il suo brano in gara, potrebbe essere una copia di un pezzo pubblicato 20 anni fa col titolo “Ultimo segreto” e cantato da Ornella Ventura. Gli autori sono Alberto Radius e Avogadro, gli stessi del pezzo della Bertè, per un disco di 20 anni fa era prodotto da Tullio De Piscopo. Secca però arriva la risposta di Loredana: “Non c’è nessun plagio. È tutto regolare perché il brano non è mai stato depositato”. Così la cantante, intervistata da Fiorello a Viva Radiodue, ha respinto le accuse sull’irregolarità del brano che ha presentato alla 58ma edizione del Festival di Sanremo. “È vero che ho preso un pezzo di quella canzone” ha aggiunto la cantante “ma è tutto valido, il dolo non c’e’. Radius (l’autore, ndr) non l’ha nemmeno depositata. Dunque è tutto regolare. Mi piacerebbe vincere il premio della critica e mettere fine a queste voci ignoranti e cattive. Non sanno che dire. La canzone non è mai stata incisa da nessuno. Stava in un cassetto da vent’anni”.
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GF8. Lite furibonda nella casa tra Silvia e Christine e poi tutti contro tutti.

Gf8, salta la scenetta per una lite. Silvia non recita, Christine l'attacca.
(TGCom) La scenetta preparata sin dal pomeriggio di martedì da Christine e i ragazzi è saltata per un diverbio acceso che ha avuto per protagoniste appunto la bionda milanese e Silvia che, dopo aver truccato tutti gli attori, si è rifiutata di prendere parte alla recita, preferendo guardare da fuori i compagni. Christine si è offesa e ha intimato un aut aut all'amica: "O reciti, o vai fuori. Non puoi stare in salotto".

Sembrava tutto pronto per il "ciak, si gira". Christine aveva pensato a tutto: dal copione alla sceneggiatura. La storia che fratellini e sorelline avrebbero dovuto mettere in atto, vedeva per protagonisti una coppia di coniugi che ha appena acquistato una nuova casa, spaventosamente infestata dai fantasmi. All'unanimità erano stati scelti i due attori protagonisti: chi meglio di Lina e Roberto?

Silvia aveva già truccato in maniera perfetta il resto dei compagni, che avrebbero dovuto interpretare il ruolo dei fantasmi.

Ecco però scoppiare il patatrac. Silvia dichiara di non voler prendere parte alla recita, preferendo restare a guardare da fuori. Christine non la prende bene e balza su tutte le furie. La bionda veejay da un aut aut alla coinquilina: "O reciti, o vai fuori, perchè non puoi stare in salotto".

Silvia stenta a credere alle sue orecchie e prova a mantenere la calma, riuscendoci a stento. In men che non si dica, la discussione coinvolge anche il resto degli abitanti della Casa.

Tutti gli altri ragazzi prendono le parti di Silvia e condannano l'atteggiamento provocatorio e irrispettoso di Christine. Ciò che non viene accettato della bionda milanese sono i modi sgarbati con cui si è rivolta nei confronti di Silvia, modi che Teresa ha definito "agghiaccianti".

In un primo momento, Silvia ha preferito farsi da parte per non penalizzare i suoi compagni, ma successivamente ci ha ripensato decidendo di affrontare a quattr'occhi la "nemica", alla quale riesce a dire soltanto: "Vergognati!".

Interviene Roberto in difesa di Silvia e tra l'inglesina e il Cumenda riaffiorano vecchi e nuovi livori. I toni fra i due si inaspriscono. "Io me la lego al dito", dice la bionda, ma Roberto non si lascia intimidire, anzi minaccia: "Non ti conviene, con me ti è sconveniente bambola!". Roberto dichiara di aver chiuso per sempre con Christine, e lo stesso fa lei, sottolineando che loro non sono mai stati veri amici.

Alla fine, Christine ammette di aver sbagliato, ma ormai il danno è fatto.

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Intenzioni di voto. Gay.it da i numeri del suo sondaggio ma al solito sono sballati. Messe insieme le percentuali analizzate danno il 110%.

Sondaggio elettorale tra i gay: il sito gay.it bisticcia con la matematica!

(Il mio canto libero) Ci risiamo... in piena campagna elettorale fioriscono sondaggi e commenti politici.
Tra gli altri non poteva mancare quello propinato gay.it ai propri elettori. di cui oggi leggevo gli esiti sul sito di gaynews. Incuriosito da quelle che mi sembrano delle imprecisioni risalgo alla fonte che non visitavo da quando avevo lanciato il boicottaggio.
Bisogna innanzitutto precisare, cosa che il buon Daniele Nardini, direttore comunicazione di gay.it non fa, che questo sondaggio NON ha alcun valore statistico in quanto non è stato sotoposto a un campione statistico ma a un inidentificato pubblico di visitatori di un sito internet*, non in grado di rappresentare la popolazione glbt in generale.

Tra l'altro in home page, collegato in basso all'articolo sul sondaggio, si vede il titolo di un articolo, decisamente fuorviante (di cui avevo letto qualche giorno fa la caustica critica), che sostiene che il PD sarebbe favorevole al riconoscimento di coppie gay e reati omofobici, cosa non corrisponde al vero ma che avrebbe potuto per lo meno condizionare le preferenze espresse nel sondaggio del medesimo sito
Anche fatta questa premessa lasciano per lo meno perplessi l'interpretazione dei numeri per cui è meglio passare alla lettura integrale del pezzo...
"Il Partito Democratico ottiene il 50% delle preferenze di gay e lesbiche. È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Gay.it al quale hanno partecipato circa 10.000 lettori.
La Sinistra Arcobaleno, invece, raccoglie il 15% dei voti fra i nostri lettori. Buono anche il risultato ottenuto dai Socialisti di Enrico Boselli che ottengono il 5% delle preferenze. Ben altra cosa rispetto al dato nazionale che li vede al momento a 1%. Merito, sicuramente, delle posizioni sostenute da questo partito che, sui temi gay, procede senza esitazioni.
Il Popolo della Libertà di
Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini raccoglie il voto di un gay su tre. Il dato rimane sostanzialmente immutato rispetto alle intenzioni espresse dai lettori alla precedente tornata elettorale nonostante Berlusconi, durante il periodo in cui ha governato Romano Prodi, sia cresciuto a livello nazionale di 10/15 punti percentuali rispetto al centrosinistra.
I "piccoli" del centro cattolico si spartiscono uno scarso 3%: Casini è al 2%, Rosa Bianca ottiene lo 0,3%, Udeur lo 0,5%. Meno di quanto riesce a conquistare La Destra di Storace alla quale va comunque il 4% delle simpatie. Si deve accontentare del 1,6% il PCL di Ferrando".

Se facciamo due conti con le percentuali raccontateci dal volenteroso Nardini arriveremmo intorno al 110%, e capisco che quando si commentano i sondaggi qualche arrotondamento ci può stare, ma questo è un po' troppo e allora cerchiamo dei lumi nella tabella con le preferenze espresse che accompagna l'articolo...
Scopriamo, intanto, che il PD viene considerato insieme all'Italia dei Valori e raccoglie il 48,46%, ma il dato più macroscopico e che PDL+ Lega Nord+ MpA ottengono in realtà il 23,65% delle indicazioni di voto... come queste si siano traformate in "un gay su tre", pari quindi a un 33,33% è un mistero che solo un buon alchimista o Gesù Cristo, che come sappiamo moltiplicava pani e pesci, potrebbero spiegare. Ma la chicca deve ancora arrivare nel commento finale dell'articolo che vi ho conservato:
"Non sorprende vedere come, nonostante la Sinistra Arcobaleno sia più determinata del PD a portare avanti le istanze dal mondo gay, Bertinotti raccolga solo un terzo delle preferenze espresse. La comunità lgbt ha ancora fiducia nel partito di Veltroni nonostante sui temi a lei cari - DiCo, Cus, omofobia e stalking - abbia ricevuto delusioni cocenti dal precedente governo. Gay e lesbiche hanno capito che lo scontro tra laici e cattolici è una questione che non può essere portata all'estremo. Per questo Veltroni ha una grande responsabilità nei confronti della comunità lgbt che, a quanto sembra, è intenzionata a rinnovare la fiducia alla sua parte politica".
Soprassediamo sulla convinzione che i gay abbiano capito che lo scontro tra laici e cattolici non può essere portato all'estremo. Questa estremizzazione in Italia non esiste e se esistesse non sarebbe condotta e rappresentata dalla Sinistra Arcobaleno, purtroppo, come ha dimostrato, per esempio, il voto per garantire l'esenzione dell'ICI ai beni ecclesiastici.

Ad ogni modo scopriamo che il 15,46% delle preferenze destinate date alla Sinistra (prima le uniche arrotondate al ribasso come 15%) divengano adesso in conclusione "un terzo". Nel corso dell'articolo hanno fatto a tempo anche loro a moltiplicarsi, con straordinari risultati!
Consiglio a Daniele Nardini: se vuole continuare a commentari sondaggi ripassi le tabelline e le frazioni... eviterebbe inutili brutte figure e commenti velenosi come quello rilasciato da federicotm "complimenti al compilatore 23,65 = un gay su tre. Due braccia ingiustamente strappate all'agricoltura".
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Ndr. *Vogliamo aggiungere che con ogni probabilità non sono tutti gay coloro i quali hanno votato per cui non è assolutamento rappresentativo delle intenzioni di voto dei gay.

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Accusato di stupro e salvato da un video hard. Si era ripreso insieme all’ex cognata-amante che l’ha denunciato dopo essere stata lasciata.

Vigonza a luci rosse. Svelata la tresca scatta un processo per calunnia. La vendetta: «Dirò a mia sorella che mi hai violentata».

(Cristina Genesin - Il Mattino di Padova) Lui, il marito. Lei, la moglie. E l'altra, l'amante. Non un'amante qualsiasi. Ma la sorella della moglie. Storia d'amore (fra cognati) e di tradimento (fra marito e moglie e fra sorelle). Tuttavia quando l'amore - forse solo una breve storia di sesso e passione - si è esaurito, non si dà per vinta l'altra, la cognata «mollata» da lui (marito della sorella di lei) perchè - si giustifica l'uomo - il senso della famiglia alla fine prevale sempre e anche il rimorso verso la consorte e i figli («dopo la consumazione », ovviamente) vengono a galla. L'amante-cognata (B.D., 42enne di Vigonza, dipendente pubblico) prova e riprova a recuperare la relazione interrotta non per sua volont à. Niente da fare. Lui, coetaneo, pure di Vigonza, appare distante. E, anche se si è trasferito a vivere in casa della madre, ha tutta l'intenzione di riannodare il filo del legame coniugale spezzato da una (momentanea) separazione. Replica dell'amante-cognata: «Dirò a mia sorella (la moglie) che mi hai violentata». Una minaccia tradotta in una denuncia per diffamazione (non violenza sessuale come promesso) fatta nella caserma dei carabinieri di Noventa dove l'11 giugno 2007 si presenta accompagnata dal marito. Denuncia risultata del tutto infondata per la stessa ammissione della protagonista che, il successivo 18 giugno, confesserà agli uomini dell'Arma: «Ho avuto con mio cognato una relazione dal dicembre 2006 al marzo 2007... Ho avuto diversi rapporti sessuali a casa sua quando mia sorella non c'era per lavoro... Tutto ha preso una brutta piega quando lei ha cominciato a diventare gelosa, temendo che il marito avesse qualche storia». Scatta la denuncia per calunnia e l'inchiesta da parte del pubblico ministero padovano Silvia Scamurra che sollecita il giudizio a carico della donna. Richiesta accolta dal gup Claudio Marassi: il 15 aprile B.D. sarà processata (difesa dal legale Marta Michelon) davanti al giudice Sonia Bello. Lui, G.S., si è costituito parte civile, assistito dall'avvocato Giorgio Gargiulo. Storia complicata da bugie, intrecci clandestini, rapporti filmati con un pizzico di voyerismo. «Da anni ci provava - ha raccontato ai carabinieri il marito-cognato-amante con aria sfinita - Mesi fa avevo problemi con mia moglie... Mia cognata, che è sua sorella, mi invit ò a casa sua... Diceva che voleva starmi vicino moralmente ». E così tutti e due sono finiti troppo vicini. E in senso fisico. Gli incontri avvenivano a casa di lui quando moglie e figli erano fuori. Incontri a luci rosse. Incontri bollenti. Tanto era «l'entusiasmo » che i cognatini non ci hanno pensato un attimo a riprendersi nella sala giochi dei bambini con una web-cam lì installata. I dvd prodotti erano custoditi dall'amante-cognata. Tuttavia (per sua fortuna) il marito, fresco di denuncia per diffamazione ed estorsione (era accusato dall'ex di pretendere 5000 euro per ritirare la querela per calunnia contro di lei), ha scoperto che due filmini erano stati registrati nella memoria della telecamera. Immediata la consegna agli investigatori che, di fronte ai due dvd girati con tanta passione e acrobatico ardimento sessuale, si sono resi conto come fosse stata B.D. a non aver raccontato la verità.

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L'Oscar del porno? Lo vince una brasiliana.

(Maria Zuppello - Panorama) In concomitanza con l’Oscar di Los Angeles, la brasiliana Monica Mattos ha ricevuto l’Oscar del Porno. Il prezioso trofeo statunitense AVN 2008 come migliore performance straniera femminile le è, infatti, stato appena recapitato in questi giorni a casa, dato che per motivi di visto non ha potuto raggiungere gli Stati Uniti e assistere alla premiazione.
Ex receptionist in un bingo di Sao Paulo Monica è una delle pornoattrici più quotate del momento nel panorama internazionale ed è la prima attrice latinoamericana a vincere il premio. 24 anni, scura di capelli, minuta nonostante le forme, la giovane promessa del porno vive da sola e ama il suo lavoro. “Quando ti piace quello che fai tutto viene meglio”, commenta alla stampa venuta ad intervistarla da tutta l’America del Sud, aggiungendo di fare questo lavoro con passione e senza pudori. Alla celluloide Monica è approdata per caso grazie ad un altro impiego che aveva, questa volta in una discoteca. Nel curriculum la Mattos, nonostante la giovane età, vanta già qualcosa come 250 film, di cui 20 girati all’estero e, oltre a show di strip-tease, conduce anche due programmi in diretta sul canale privato Canal Adulto. La pornostar da Oscar guadagna poco più dell’equivalente di 10 mila euro al mese. Soldi con i quali, racconta soddisfatta, ha già comprato una casa alla madre, di estrazione povera come lo era lei quando ha cominciato. “Mi appoggia in tutto quello che faccio”, sorride Monica davanti ai giornalisti. E adesso, grazie al prestigioso premio statunitense i cachet cresceranno. Una speranza in più per la sua famiglia. E per lei stessa che ha già un altro sogno pronto nel cassetto. Comprare un’altra casa. Stavolta tutta per sé.

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Pescara. Verì (Fi) contro il registro comunale delle coppie di fatto.

«Nessuna forma di discriminazione nei confronti degli omosessuali, ma un fermo 'no' all'istituzione del Registro Comunale delle Coppie di fatto che rischierebbe di diventare una nuova lista di proscrizione da esporre alla pubblica gogna per chi ha scelto di vivere in modo diverso».

(Primadanoi.it) Lo ha ribadito la capogruppo di Forza Italia al Comune di Pescara, Nicoletta Verì, in vista dell'esame della delibera da parte del Consiglio comunale.
«Suscita ovvie perplessità la scelta del sindaco D'Alfonso – ha commentato la capogruppo Verì – di congelare la delibera per cinque anni, perdendola accidentalmente nei meandri del Comune ed evitando di fatto lo scontro politico in seno alla sua maggioranza, nettamente spaccata su tale argomento».
La delibera ha sicuramente una importante valenza politica: riesumarla a fine legislatura, sostiene Verì, «è chiaramente sintomo di un sindaco che si è liberato della frangia estrema della sua maggioranza, visto che ai prossimi appuntamenti elettorali Partito Democratico e lista Arcobaleno correranno divisi».
A livello personale, la Verì precisa che «da cattolica non posso condividere la formalizzazione della coppia gay: di fatto il Registro delle coppie di fatto sarebbe un primo riconoscimento del loro status, attribuendo a tali coppie gli stessi diritti della canonica famiglia come concepita dal mondo cattolico, in futuro anche il diritto all'adozione di bambini».
Ma secondo la consigliere che ha preso una chiara posizione «la maggioranza di centrosinistra continua a tentare di deviare il discorso, cercando di spostare l'attenzione sulle coppie etero-conviventi che pure andrebbero ricomprese in tale registro. Ricordo alla giunta D'Alfonso che libertà non è uguale a libertarismo».
Ma, il parere negativo della capogruppo Verì sull'istituzione del Registro delle coppie di fatto, nasce anche da un'altra considerazione: «La presenza in Comune di un tale 'albo' in cui omosessuali o conviventi dovranno iscriversi rappresenterebbe una grave violazione della privacy, generando una nuova forma di ghettizzazione, una lista di proscrizione da esporre alla pubblica gogna. Ritengo invece che tutto ciò che attiene alla sfera sessuale vada vissuta in modo personale, nel privato, sulla base delle proprie convinzioni».

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Il mondo omosessuale boccia il brano della Tatangelo ed è polemica. "Che gaffe questa canzone".

(Simona Totino - Cronaca qui) Dai malati di mente di Simone Cristicchi al mondo gay di Gigi D’Alessio cantato dalla splendida voce di Anna Tatangelo, per la quinta volta sul palco dell’Ariston. È ancora un tema sociale a tenere banco al Festival di Sanremo ma, mentre tra luoghi comuni e patetismi, il brano di Cristicchi lo scorso anno fece immediatamente breccia nel cuore di critici e giuria portandosi a casa il primo premio, oggi quello della coppia partenopea è caduto nel pieno di una polemica dai toni davvero accesi.

Non si parla d’altro da lunedì sera, da quando la giovane Tatangelo in tubino aderente e camicia strech superscollata si è lanciata nell’interpretazione della tanto attesa “Il mio amico” dedicata al suo truccatore. Una canzone melodica, in perfetto stile D’Alessio, le cui parole però hanno immediatamente attirato l’attenzione, o meglio le critiche, del mondo omosessuale.

«Mi fa schifo, ma spero che vinca - commenta in maniera provocatoria Giovanni Minerba, direttore del Torino Glbt Film Festival (ex Festival Cinema Gay) -. È una canzone vecchia che potrebbe essere stata scritta negli anni Settanta, oggi le cose non stanno più così. Gli omosessuali non sono quelli descritti nella canzone, con il trucco che cola e la solitudine, qui D’Alessio parla di stereotipi nei quali non ci riconosciamo. Nonostante questo, spero che vinca perché, anche se maldestro, è comunque un tentativo da parte di D’Alessio e della Tatangelo di avvicinare un vasto pubblico come quello di Sanremo, alle tematiche omosessuali».

A questo punto potrebbe scattare un invito alla coppia per il Festival del Cinema che si terrà dal 17 al 25 aprile a Torino? «Ci potrei pensare, vedremo (ride, nrd)».

Dello stesso parere anche Alessandro Cecchi Paone che racconta: «Ho incontrato la Tatangelo e D’Alessio in aeroporto proprio qualche giorno fa e abbiamo parlato a lungo della canzone che a mio parere dà un’immagine antica dell’omosessualità e persino disperata. È un brano vecchio con una visione negativa di una condizione che invece è diversa. Gli omosessuali oggi, per lo più non sono soli e dormono tranquillamente accanto ai loro compagni e alle loro compagne senza trucco che sbava. In ogni caso, credo che una canzone di questo tipo aiuti la causa per la quale ogni giorno io combatto».

E dalla Riviera la giovane Anna spiega: «La canzone è ispirata a Claudio, uno dei miei migliori amici e che è stato anche il mio truccatore. Lui, gay, è di Sora, il mio paese. Un giorno, in piazza, ho assistito agli scherni con cui lo trattavano un gruppo di adolescenti gridandogli “Ricchione!”. Io ero allibita, indignata, e lui ha commentato: “Sono cresciuto con questi epiteti...”. C’è ancora tanta discriminazione verso i gay: io ho molti amici tra di loro e tutti mi raccontano le stesse brutte cose. Raccontavo tutto questo al mio fidanzato Gigi D’Alessio e gli spiegavo il mio disagio. Una sera rientro a casa e Gigi mi dice: “Ascolta un po’ cosa ho scritto”. Era “Il mio amico” e devo dire che lui mi ha stupito per la sua sensibilità verso questo argomento». «Io favorita? In effetti sono un po’ emozionata - confessa ancora la Tatangelo visibilmente emozionata - e sono anche molto scaramantica. Prima di entrare in scena mi farò un bel segno della croce. In tasca porto una piccola foto di Padre Pio, lui è il mio vero protettore».

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Unioni gay: No al matrimonio, sì al divorzio. Rivoluzionaria decisione di un giudice federale di New York.

Due donne sposate in Canada otterranno l’annullamento legale, in ballo anche la custodia dei figli.
(La Stampa) A New York non si sarebbero potute sposare, ma la Grande Mela potrebbe essere il posto giusto dove ottenere il primo divorzio omosessuale d’America.

Protagoniste del caso giudiziario che promette di segnare una nuova frontiera nelle legislazione sulle unioni fra persone dello stesso sesso sono due donne che, dopo essersi sposate in Canada nel 2004, hanno intentato la causa di divorzio e custodia dei figli: lo stato di New York non ammette i matrimoni gay, ma riconosce quelli celebrati al di fuori dei suoi confini e ora, grazie all’interpretazione del giudice federale Laura Drager, si prepara a concedere alle coppie omosessuali anche il diritto di separarsi legalmente.
Per Raoul Felder, avvocato di Donna M., una delle parti in causa, Drager sta agendo “contro secoli di norme ben consolidate, con l’obiettivo di modificare le leggi dello stato”, che l’anno scorso aveva votato contro la proposta di riconoscere a livello costituzionale il diritto alle unioni omosessuali e aveva mantenuto la propria posizione ferma sul “no”. Il concretizzarsi di un diritto al divorzio è stato invece salutato come un successo da Susan Sommer dell’associazione per i diritti dei gay Lambda Legal, che rappresenta l’altra parte coinvolta, Beth R.: “Questa decisione mostra quanto sia importante, per le coppie omosessuali e per i loro figli, avere lo stesso accesso al divorzio e a tutto il processo che si svolge intorno alla fine di una relazione”, ha dichiarato Sommer.

La decisione del giudice Sanders potrebbe aprire nuovi scenari anche in un altro caso newyorkese portato alla ribalta dal Daily News: quello di Molly Caldwell, 37 anni, agente immobiliare, che sta combattendo perchè la fine della sua decennale unione di fatto con Halina Avery, 39 anni, cantante lirica ed erede di un impero industriale e commerciale, sia considerata a tutti gli effetti un divorzio, con tutti i diritti e doveri legali e patrimoniali che ne conseguono. L’unione, ribattono i legali di Avery, è stata significativa per i tempi e le modalità della convivenza, ma non può portare ad un divorzio perchè, semplicemente, non era un matrimonio: ad oggi solo il Massachusetts riconosce e celebra matrimoni gay, mentre sono diversi gli stati che consentono le unioni civili e le convivenze, che portano con sè responsabilità e opportunità simili a quelle connesse al matrimonio vero e proprio.

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Rinviata l'estradizione del ragazzo gay iraniano dall'Inghilterra.

(IMGpress) E' di ieri pomeriggio la notizia che Mehdi Kazemi, il diciannovenne gay iraniano membro del Gruppo EveryOne che rischiava l'estradizione nel Regno Unito (da cui sarebbe stato estradato dall'Olanda - con un volo che doveva partire ieri nel primo mattino dall'aeroporto di Amsterdam - si trova ancora sul territorio olandese, in custodia ad autorità di polizia. A riferirlo al Grupoo EveryOne, un funzionario dell'ambasciata britannica a Roma, che ha ricevuto rassicurazioni direttamente dall'Home Office del Regno Unito. "E' un primo risultato della campagna internazionale che abbiamo sollevato, con l'aiuto del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito e di Nessuno Tocchi Caino" affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, i leader del Gruppo EveryOne, che segue direttamente il caso ed è in contatto perenne con lo zio del ragazzo. "Tuttavia, ancora per Mehdi non esistono certezze. Lo zio ci ha contatti ieri pomeriggio dicendo di non avere alcuna notizia né relativamente allo stato di salute del ragazzo - che da giorni porta avanti uno sciopero della fame - né su dove attualmente si trovi". Mehdi non ha infatti con sé un telefono cellulare, e può comunicare con lo zio solo se le autorità glielo permettono, cosa che sembra finora non essere affatto avvenuta. Il ragazzo subisce tuttora un trattamento inumano, in contrasto con le convenzioni internazionali in materia di diritti umani e di diritto di asilo. "Da fonti vicine al parlamento inglese, ma non confermate ufficialmente, corre voce che Mehdi raggiunga il Regno Unito lunedì mattina, in attesa di essere poi ascoltato da un giudice. Ma" tengono a precisare Malini, Pegoraro e Picciau "per il momento non ci sono certezze e parlare di vittoria è ancora presto. In mattinata" concludono gli attivisti "dovremmo ricevere maggiori informazioni su dove esattamente il ragazzo sia detenuto. Se sarà necessario richiederemo oggi stesso un urgente incontro con l'Ambasciatore olandese in Italia, al fine di chiarire questa situazione e arrivare all'immediata scarcerazione del giovane."

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Sorprendente sentenza della Cassazione: Grattarsi i genitali è reato, offende pubblico decoro.

(TGCom) Per sia per mancanza di igiene, oppure per scaramanzia, è tempo di tenere le mani a posto. Grattarsi i genitali in pubblico è infatti reato. Lo ha stabilito la Terza sezione penale della Corte di Cassazione ritenendo il gesto "un atto contrario al decoro e alla decenza pubblica". Vale anche se il fine del gesto è uno scongiuro. Insomma, meglio munirsi di cornetto rosso, piuttosto che rischiare una sanzione.

A scatenare il caso, è stato un operaio 42enne di Como, condannato a 200 euro di multa e ad altri mille da destinarsi alla cassa ammende. L'uomo si era grattato le parti basse probabilmente "per sistemare la tuta indossata", ha spiegato la difesa.

Un gesto che, invece è stato equiparato dai supremi giudici a un atto contrario al decoro pubblico perché "il palpeggiamento dei genitali alla presenza di terze persone è manifestazione di mancanza di costumanza e di educazione in quel complesso concetto di regole comportamentali etico-sociali". In tale concetto di maleducazione, spiegano da Piazza Cavour, va anche intesa la cosiddetta toccata scaramantica.

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