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giovedì 6 marzo 2008

In Iran è condannato a morte. Estradizione gay, si mobilita l'Independent.

(Tiscali notizie) L'Independent si mobilita sul caso di Mehdi Kazemi, il 19enne gay iraniano che rischia l'estradizione nel Regno Unito per essere deportato in Iran e, quasi sicuramente, giustiziato per "sodomia". Il quotidiano britannico, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti umani - da lì è partito il recente appello internazionale per salvare dalla condanna a morte il giornalista afgano Kambakhsh - dedica la prima pagina a quella che viene giudicata "una decisione di vita o di morte". Il titolo è in bella mostra sullo sfondo rosso sangue e la foto di un giovane con gli occhi bendati, in attesa dell'impiccagione: "Un giovane gay ha chiesto asilo in Inghilterra dopo che il suo fidanzato è stato giustiziato per omosessualità - si legge - allora perché il governo britannico è così determinato a rispedirlo a Teheran, dove rischia con ogni probabilità l'esecuzione?".

Il quotidiano ripercorre la vicenda di Kazemi, - Il giovane è "arrivato a Londra per imparare l'inglese nel 2004 e ha poi scoperto che il suo fidanzato era stato arrestato dalla polizia iraniana, accusato di sodomia e impiccato". In una telefonata con il padre rimasto in Iran, Kazemi apprende che prima dell'impiccagione nell'aprile 2006, il suo fidanzato sotto interrogatorio fece il suo nome fra i partner con cui aveva avuto rapporti. Temendo per la sua incolumità, Kazemi richiede quindi asilo nel Regno Unito, asilo che gli viene negato alla fine del 2007.

Si è rifugiato in Olanda ma è stato arrestato - "Terrorizzato dalla prospettiva di deportazione, il giovane iraniano ha fatto un tentativo disperato di evitare l'estradizione e ha lasciato il Regno Unito per l'Olanda, dov'è attualmente detenuto fra le proteste degli attivisti in difesa dei diritti umani" scrive l'Independent. Ieri, riferisce il giornale, Kazemi è apparso in tribunale per chiedere alle autorità dei Paesi Bassi di non estradarlo nel Regno Unito, da cui quasi di certo sarà rimpatriato in Iran.

Kazemi ha scritto al ministro dell'Interno, Jacqui Smith - "Non sono venuto nel Regno Unito per chiedere asilo. Ero venuto per studiare e poi fare ritorno nel mio paese. Ma negli ultimi mesi la mia situazione è cambiata. Le autorità iraniane hanno scoperto che sono omosessuale e mi stanno dando la caccia". "Non posso frenare la mia attrazione nei confronti degli uomini - ha sostenuto nella lettera - E' qualcosa con cui dovrò convivere per il resto della mia esistenza. Sono nato con queste emozioni, e non le posso cambiare, ma sfortunatamente non posso esprimere le mie emozioni in Iran. Se ci torno sarò condannato e giustiziato, proprio come il mio ex".

Il destino del giovane è ora appeso al verdetto della corte olandese - Stabilirà se dargli il permesso di chiedere asilo nei Paesi bassi o estradarlo nel Regno Unito. Il suo caso ha già scatenato le proteste dei principali gruppi internazionali per i diritti gay, e non solo. In Italia si sono mobilitati, in particolare, il Gruppo EveryOne e i Radicali. Stando alle ong iraniane sui diritti umani, oltre 4mila fra gay e lesbiche sono stati giustiziati dalla Rivoluzione islamica del 1979. L'ultimo caso di pena di morte imposta a un omosessuale ha riguardato un 21enne, Makwan Moloudzadeh, impiccato in dicembre dopo la condanna per sodomia, o 'lavat', che è una pena capitale per la legge iraniana. Dall'Home Office, denuncia l'Independent, ammettono che in Iran ci sono state esecuzioni di omosessuali ma, "senza motivo respingono l'accusa di una sistematica repressione di gay e lesbiche".

Il parere del governo britannico - Al momento nessuna dichiarazione ufficiale sui singoli casi, ma si limita a sottolineare il suo "impegno a fornire protezione agli individui per cui è dimostrabile un bisogno reale, in accordo con gli impegni derivanti dal diritto internazionale. Se la richiesta d'asilo è respinta, esiste il diritto di appello a un giudice indipendente, e il rimpatrio è previsto soltanto per coloro che, in base al processo di richiesta di asilo e ai tribunali indipendenti, non risultano avere bisogno della protezione internazionale".

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Arcigay scaricata da tutti i partiti. La Sinistra Arcobaleno, esclude Zan. Sempre più evidente la disastrosa gestione di Aurelio Mancuso.

Bene le candidature De Simone e Luxuria, le sosterremo.
(Apcom) "Siamo molto dispiaciuti per l'esclusione di Alessandro Zan, presidente veneto e della segreteria nazionale di Arcigay, dalle liste di Sinistra Arcobaleno". E' quanto dichiara in una nota Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, ricordando che "i partiti padovani dell'alleanza avevano sottoscritto un documento a sostegno della sua candidatura, e tutte le realtà territoriali venete di Arcigay avevano chiesto un segnale positivo".

Continua su Il voto gay.

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Addio a Enrico Job il "settebellezze" della scenografia.

Il grande scenografo e costumista è morto a 74 anni. Marito della Wertmüller, ha lavorato anche nei suoi film.
(Masolino D'Amico - La Stampa) Mentre metteva in crisi l’Arte con la maiuscola contestandone i linguaggi (via il figurativo, via l’armonia, via la prosa elaborata), il Novecento recuperava le arti con la minuscola, ossia quelle cosiddette minori, regalando attenzione e dignità al cosiddetto artigianato: così oggi un piattino di Sèvres o un mantello da sera di Worth entrano nei musei, e i loro autori un tempo anonimi sono sacrosantamente additati all’ammirazione. E’ dunque ormai perfettamente lecito salutare in Enrico Job, che rinunciò a essere pittore, un grande artista del nostro tempo per la sua attività di costumista e scenografo teatrale e cinematografico, anche se egli stesso raccontava di averla intrapresa per ripiego.

Job era nato nel 1934 a Napoli, dove il padre, veneto e importatore di frutta nella Germania di Hitler, si era trasferito in fretta a causa del cognome di apparente origine ebraica; aveva trascorso l’infanzia a Napoli, e poi l’adolescenza a Milano. Precocemente divorato da una passione per il disegno, si era educato da sé copiando i maestri antichi dalle cartoline, fino a quando il padre rinunciò a fare di lui un geometra e lo iscrisse a Brera.

Voleva fare il pittore, ma entrò in una crisi profonda quando, ormai ventisettenne, si rese conto che il mercato non aveva molto da offrire a un anomalo come lui, appassionato di Beccafumi, del Parmigianino, e insomma della fredda sensualità dei Manieristi. Così con una decisione caratteristica della sua incapacità di compromesso, nel ’61 disse addio per sempre ai pennelli (in seguito avrebbe commentato a suo modo la moderna contestazione dell’arte tradizionale, con esposizioni di un elegantissimo neonichilismo inquietante e beffardo). Sul momento la rinuncia non fu liberatoria, anzi, ne seguirono anni di profonda infelicità se non addirittura di depressione. Non sapendo fare altro che disegnare, comunque, Job pensò al teatro, e cominciò a mostrare in giro bozzetti per costumi di spettacolo, così personali da risultare invendibili, almeno fino a quando non capitarono in mano allo scenografo e costumista Luciano Damiani. Riconoscendo un talento, questi invitò il giovane a lavorare con lui, e in seguito lo sfruttò, sia pure in un simpatico clima di bottega, per diversi anni. Come costumista in proprio Job debuttò alla Scala con una Semiramide di Rossini (1962), regista Margherita Wallmann, e continuò lavorando prevalentemente per il Piccolo di Milano, dove collaborò anche a celeberrimi spettacoli di Strehler come Galileo e Il gioco dei potenti nonché, in seguito, I giganti della montagna.

Due incontri successivi segnarono il decollo della sua personalità nel mestiere che ormai si era scelto. Il primo fu col coetaneo Luca Ronconi - vedi i costumi del 1968 per Riccardo III con Gassman e per Il candelaio, e quelli (con l’impianto scenografico) per Orestea di Eschilo (1972). Il secondo fu con la regista Lina Wertmüller, da subito sua compagna per tutta la vita. Il sodalizio con quest’ultima produsse scenografie per la prosa, per la lirica, e soprattutto per il cinema, dove Job aveva debuttato in punta di piedi (Spara forte... più forte... non capisco di Eduardo De Filippo, 1974) ma dove poi avrebbe dato corpo ad alcune delle immagini più indimenticabili dello schermo italiano di ogni tempo (alla rinfusa: il bordello di Storia d’amore e d’anarchia, 1973; il lager di Pasqualino Settebellezze, 1975; la cucina napoletana maiolicata di Sabato, domenica e lunedì, 1990).

Con la moglie, Job avrebbe firmato più di venti pellicole, nelle quali la sua presenza è così determinante da giustificare l’interrogativo sull’importanza della scenografia in uno spettacolo. Qui la risposta naturalmente non può che essere, «dipende dallo spettacolo». E’ vero tuttavia che in una famosa intervista Job stesso, rievocando la sua nutritissima attività - più di cento titoli tra prosa, lirica, grande e piccolo schermo -, disse di avere smesso di considerarla solo come un modo di sbarcare il lunario quando capì di potersi considerare coautore, alla pari col regista. In effetti, alcune sue concezioni sarebbero sembrate prepotenti - il lussuoso salotto da cinema americano anni trenta per la famigliola ebraica di Brooklyn in Vetri rotti, regia di Mario Missiroli, 1995; il grandioso repertorio di quadri e mobili antichi per il miserabile deposito di arredi da noleggio concepito da Eduardo per Le voci di dentro, regia di Francesco Rosi, 2004); in ogni caso, però, comunicavano una festosa, irresistibile felicità di invenzione.

Con alcuni registi, Lina a parte, Job ebbe un rapporto particolarmente costante e fecondo, in primis Mario Missiroli, da Verso Damasco, 1978 a Medea di Euripide (1996), ma poi anche con Mina Mezzadri, Francesco Rosi, lo stesso Eduardo. In un paio di occasioni curò egli stesso anche la regia dello spettacolo (le opere liriche Il trovatore, 1990, e Elisabetta regina d’Inghihlterra (1991). Da vero uomo del Rinascimento, infine - colto, curioso, disincantato, segretamente appassionato, umile verso il lavoro e orgogliosissimo della propria competenza - fu anche scrittore, di tre romanzi diversamente autobiografici, il più recente dei quali, Il cavallo a dondolo, è recentissimo (2006).

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Fisco&Gabbana. Quando gli stilisti sono evasori con poco stile.

Quell'evasore ha stile. Due milioni di multa a Dolce e Gabbana. Venti contestati a Ferragamo. I big della moda nel mirino degli 007 delle tasse.

(Paolo Biondani ed Emiliano Fittipaldi - L'Espresso) Era il 1994, ma sembra un secolo fa. Di Pietro era ancora pm, Berlusconi aveva formato il suo primo governo e in Procura a Milano cominciavano a sfilare gli stilisti. L'inchiesta - una delle ultime di Mani pulite - coinvolse quasi tutti i marchi più famosi del made in Italy, per chiudersi con pochi patteggiamenti, molte prescrizioni e alcune clamorose assoluzioni. Ora il fisco ha deciso di tornare in passerella. Con nuove accuse di evasione a due gruppi tricolori di fama internazionale: Dolce&Gabbana e Ferragamo.

Fisco&Gabbana
La prima accusa riguarda l'anno 2002: in quei 12 mesi, secondo il fisco, per Dolce&Gabbana era di moda il nero. A documentarlo è una sentenza del 21 febbraio scorso, che conferma i sospetti degli ispettori tributari su uno dei settori più controversi dello stratificato mercato della moda: i rapporti economici tra gli stilisti e le ditte-satellite che comprano i loro prodotti esclusivi e li rivendono perlopiù ad altri distributori commerciali, chiamati in gergo "stockisti". Al centro del caso c'è un processo tributario da 2 milioni di euro che riguarda la Sto.Tex srl, controllata all'80 per cento dalla Dolce&Gabbana Industria spa. Dopo una verifica in azienda, gli uomini dell'Agenzia delle entrate di Legnano contestano alla società "gravi omissioni" nella quantificazione delle "giacenze di magazzino": per gli accertatori la Sto.Tex non ha dichiarato nei libri contabili di aver rivenduto ben 126.679 prodotti di abbigliamento con il marchio D&G, che aveva in precedenza acquistato dalla casa-madre. Tutta quella merce che sembra sparita dai depositi, in realtà sarebbe stata rivenduta agli stockisti rigorosamente in nero. Un giro d'affari clandestino che avrebbe permesso alla Sto.Tex di nascondere redditi per 2 milioni e 445 mila euro. Per evitare una multa di quasi 2 milioni di euro (tra imposta evasa e sanzioni), la società presenta ricorso attraverso gli avvocati Dario Romagnoli e Giancarlo Zoppini, che fanno parte di uno dei più prestigiosi studi di commercialisti milanesi, quello fondato e tuttora guidato dall'ex ministro Giulio Tremonti.

Durante il processo, il 21 novembre 2007 i difensori chiedono un rinvio e tentano una conciliazione: la Sto.Tex accetta di aumentare le vendite dichiarate, ma solo per 28 mila prodotti, che corrisponderebbero a maggiori profitti per 342 mila euro. La società, inoltre, rinuncia a contestare di aver esposto costi per 97 mila euro in verità "indeducibili". L'Agenzia di Legnano, però, rifiuta di patteggiare: la verifica fiscale sulle effettive rimanenze di magazzino ha accertato lacune tanto "gravi" da far risultare "inattendibile tutta la contabilità aziendale". Quindi la Sto.Tex resta chiamata a pagare l'intera multa, senza sconti: a conti fatti, un milione e 940 mila euro. Il 30 gennaio 2008 i due professionisti dello studio Tremonti presentano una corposa memoria difensiva che addebita agli ispettori del fisco una presunta catena di errori clamorosi: l'agenzia avrebbe fatto confusione tra "capi" e "pezzi", calcolando come prodotti destinati alla vendita, ad esempio, ben 27 mila "accessori interni per abiti", che secondo l'azienda sarebbero "semplici etichette dei vestiti".

Il 13 febbraio i giudici dell'ottava Commissione provinciale di Milano (presidente Mario Piscitello) si ritirano in camera di consiglio: la sentenza dà completamente ragione al fisco. Le motivazioni spiegano che, "di fronte alla sussistenza e all'importanza delle criticità" denunciate dagli ispettori, la difesa della Sto.Tex "si limita ad affermazioni di principio non supportate da alcun elemento documentale". "Appare singolare", rimarca la sentenza, il fatto che che la Sto.Tex abbia "sottratto alla conoscenza di questo giudice tutti i documenti contabili ed extracontabili in suo possesso, su cui pure fonda in parte la sua difesa". Altrettanto strana sembra ai giudici la scelta di citare, nella "scrupolosa memoria" difensiva, solo alcuni "allegati", senza invece depositare l'intero verbale d'accusa. In conclusione, la sentenza riconferma l'intera multa e condanna la Sto.Tex a pagare anche le spese del processo. Ora la società controllata da Dolce e Gabbana può impugnare il verdetto in appello davanti alla Commissione tributaria regionale di Milano.

Ferragamo l'olandese
Dolce e Gabbana sono in buona compagnia. Anche la casa di moda Ferragamo, infatti, è finita nel mirino degli ispettori di Visco, che ipotizzano un'evasione fiscale - sanzioni comprese - superiore ai 20 milioni di euro. Il caso è intricato e registra sentenze contrastanti. Ma l'ultima puntata è stata sfavorevole al gruppo fiorentino. La sentenza negativa è firmata dalla Commissione tributaria provinciale di Firenze, ma è probabile che l'esito finale della complessa vertenza sarà deciso solo in Cassazione. L'accusa ipotizza la cosiddetta "esterovestizione". Per uno stilista italiano sembra il colmo, ma si tratta di un sistema diffuso per eludere le tasse: una o più società riconducibili allo stesso soggetto economico dichiarano di avere la sede centrale fuori del territorio italiano, in modo da sfruttare tassazioni agevolate di altri paesi. Nel caso di Ferragamo, la holding è localizzata in Olanda. Il fenomeno degenera in illecito fiscale, cioè in esterovestizione, se il fisco riesce a dimostrare che all'estero in realtà c'è solo una sede formale, una facciata legale, mentre l'attività economica viene di fatto gestita, amministrata e diretta dall'Italia.

L'inchiesta sul gruppo Ferragamo era stata aperta dalla Guardia di Finanza di Firenze quando a dirigerla era il generale Andrea De Gennaro, da poco divenuto comandante provinciale a Roma. La holding di Ferragamo viene inizialmente messa sotto accusa per gli anni fiscali 1996-1999, ma i giudici fiorentini, in una prima pronuncia dell'ottobre 2005, senza entrare nel merito della vicenda, sottolineano vizi procedurali e dichiarano la nullità della notifica. Gli ispettori però non si arrendono, e ripetono l'identica accusa per il periodo 2000-2001. Stavolta la commissione, composta da altri giudici, entra nel merito e dà ragione agli esattori: la sede effettiva del gruppo non è in Olanda, ma nel nostro Paese, visto che perfino i più semplici ordini di amministrazione interna (come l'acquisto di toner e stampanti) vengono decisi da Ferragamo Italia. Riportando la residenza della holding al di qua delle Alpi, l'Agenzia delle entrate ora chiede non solo di versare in Italia tutte le imposte sul reddito complessivo della "esterovestita" (che pagava le tasse solo ad Amsterdam), ma anche di cancellare altri vantaggi ritenuti illegittimi: quando incassava i dividendi prodotti dalla società olandese la casa madre fiorentina pagava aliquote più basse di quelle italiane.

Se il caso Ferragamo è un classico esempio di giurisprudenza discordante (con la stessa commissione che prima nega e poi conferma l'accusa di evasione), ancora più vistoso è un caso di presunta frode dell'Iva che chiama in causa un gruppo imprenditoriale di Prato, presieduto da Paolo Sarti, l'ex leader degli industriali della città toscana. Nonostante non sia a capo di un impero finanziario, l'imprenditore (che opera nel tessile, nell'alimentare - la sua Food Italia è tra i leader nelle vendite di pizze surgelate - e nell'immobiliare) è sotto inchiesta per una cifra-monstre, ben 22 milioni di euro: Iva detratta indebitamente o richiesta a rimborso senza averne titolo. L'indagine, nata all'inizio del 2007, ha coinvolto decine di persone: sei sono finiti in carcere. Gli inquirenti ipotizzano un giro di compravendite fasulle: prodotti come filati, macchinari, persino imbarcazioni, figurano venduti da una società all'altra, ma in realtà tornano al proprietario iniziale addirittura prima del calar del sole. Il presunto cervello della frode fiscale, il commercialista riminese Giampaolo Corabi, che si presentava come consulente dell'autorevole studio Sutti di Milano, ha patteggiato lo scorso ottobre una pena di tre anni e due mesi.

Tra vip della moda, imprenditori e campioni dello sport, l'Agenzia delle entrate della gestione Visco sta sparando le ultime, pesantissime cartucce. Ma le elezioni sono vicine e pochi ispettori scommettono che la lotta all'evasione fiscale continuerà, soprattutto in caso di vittoria del centrodestra, con la stessa lena degli ultimi mesi. I vertici dell'Agenzia sono pronti a fare le valigie, nonostante rivendichino di aver fatto il possibile per dimostrare che la legge è uguale per tutti. Più dei versamenti imposti a tante celebrità di sport e cinema (da Valentino Rossi a Ornella Muti, da Mario Cipollini a Marco Van Basten), tra i successi della squadra guidata da Massimo Romano spiccano i casi della Bell e le verifiche fiscali su Telecom Italia (solo l'accertamento per la fusione con Blu vale oltre un miliardo). E mentre l'Agenzia si prepara a chiudere le indagini sull lista dei presunti evasori di Vaduz, continuano anche altri accertamenti a otto zeri. Un nome per tutti: Stefano Ricucci. La sua Magiste international ha già restituito oltre 25 milioni di euro, ma il confronto tra Agenzia e la società Magiste Real Estate, attualmente in concordato fallimentare, non è terminato. Gli ispettori contestano plusvalenze da capogiro e tra un mesetto dovrebbero formulare l'accusa finale: si parla di circa 50 milioni tra imposte evase e sanzioni.

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GF8. Per colpa di Raffaella è rottura tra Christine e Francesco. Ora si odiano!

Gf8, Chris rompe con Fra. Il romano crede a Raffaella.
(TGCom) Questa volta tra Christine e Francesco è davvero finita. La rottura tra i due appare insanabile. Tutto è nato da una "confessione" infelice di Raffaella. La bimba di casa infatti ha raccontato a tutti gli altri componenti della Casa che la bionda milanese avrebbe definito "finto" il matrimonio tra Benedetta e Thiago. La ricciola napoletana arricchisce il racconto di ulteriori particolari, che si riveleranno falsi.

Christine non ci sta, si sente diffamata dalle parole di Raffaella e afferma davanti a tutti che le parole della bella napoletana sono false. "Io ho soltanto detto che Benedetta e Thiago sono troppo cicici, sempre a farsi coccole e non litigano mai", rivela la veejay milanese. Tuttavia Francesco non crede che le parole di Christine siano state esattamente quelle da lei rivelate e tende a credere a Raffaella: "Non credo neanche a mio padre e mia madre, per quale motivo dovrei credere a te?", chiede con tono arrogante Francesco.

Christine rimane allibita. Non crede alle sue orecchie e reagisce malissimo alle parole del ragazzo: "Tu solo con Raffaella potevi stare. In due non fate mezzo cervello!", inveisce la bionda milanese contro Francesco.
Inutili i tentativi del ragazzo di recuperare la gaffe commessa, Chris non ne vuole sapere e urla con gli occhi fuori dalle orbite: "Questa me la paghi!". La ragazza è ferita e non vuole chiarire. Confidandosi con Lina afferma: "Lo strangolo!".

Lina, vedendo l'amica a pezzi, decide di andare a parlare lei stessa con Francesco. Dopo averlo definito "un bambino di cinque anni e mezzo", passa all'attacco: "Dovevi appoggiarla", gli ripete incessantemente. "Possibile che tu hai dubbi su Christine?", chiede ancora la Dottoressa. "Ancora devo capire che ha detto", risponde lui, subito delucidato da una pronta Lina: "Non ha detto niente di quello che ha riferito Raffaella". Lina ce la mette tutta ma alla fine, dopo la lunga discussione, la conclusione è drastica: "Sei fregato!", sentenzia Lina che conosce bene il carattere tenace dell'amica.

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Ragazzino adescato per foto a luci rosse. Adolescenti avvicinati con l’inganno e indotti a farsi riprendere in pose hard.

La Procura indaga su un giro di pornografia minorile nella Marca. Scattate le prime perquisizioni: due persone nel mirino, sequestrati i cellulari.
(La Tribuna di Treviso) Un ragazzino trevigiano convinto con l’inganno a farsi riprendere in posizioni pornografiche da parte di adulti nei confronti dei quali sono ora in corso le perquisizioni. Almeno due, fino a questo momento, le persone finite nel mirino degli inquirenti e alle quali sono stati contestati i reati di pedopornografia e di sostituzione di persona. In un caso gli investigatori hanno sequestrato i cellulari che proverebbero i contatti tra gli adulti e il minore. Gli accertamenti della Procura, che coordina l’attività della polizia postale, sono ancora all’inizio.
Un giro di pedopornografi che si scambiano immagini di ragazzini ripresi in pose hard: è l’ipotesi a cui sta lavorando la Procura di Treviso che ha disposto una serie di perquisizioni nei confronti di alcuni adulti residenti in città e nei centri vicini. Il sospetto è che un adolescente trevigiano sia stato contattato e convinto con l’inganno a farsi fotografare in atteggiamenti e posizioni a luci rosse. Le immagini così ottenute sarebbero state scambiate tra gli organizzatori del giro. Gli investigatori stanno ora cercando quelle immagini. Per questo sono state disposte una serie di perquisizioni a carico di svariate persone residenti nella Marca. Tra loro anche M.V., un giovane già finito nei guai per violenza sessuale nei confronti di una minore con la quale si era spacciato per carabiniere. L’uomo, difeso dall’avvocato Alessandra Nava, si trova attualmente in cella. Nel caso a cui sta lavorando in queste ore la polizia postale, il reato contestato, oltre a quello di pornografia minorile (il 600 ter: chiunque sfrutta minori al fine di realizzare esibizioni pornografiche o di produrre materiale pornografico è punito con la reclusione da 6 a 12 anni), è anche quello di sostituzione di persona. Chi ha contattato il tredicenne, insomma, lo ha fatto usando un’identità e una professione fasulla: con l’inganno lo avrebbe convinto ad accettare qualcosa della cui gravità il ragazzino non si è reso conto. I fatti si sarebbero verificati la scorsa estate, tra luglio e agosto, ma il caso è venuto alla luce solo in questi giorni e la Procura ha disposto immediatamente le perquisizioni. Sotto sequestro sono finiti alcuni cellulari che proverebbero l’avvenuto contatto col minore.

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Dossier Tatangelo. Tra Sanremo, critiche gay, ritocchi, tapiri e gravidanze sempre più certe.

Anna Tatangelo attapirata. Per il secondo posto a Sanremo.
(TGCom) Raggiunta a Milano dal Valerio Staffelli, Anna Tatangelo ha ricevuto il tapiro d'oro dopo il secondo posto a Sanremo e per i fischi ricevuti e il vestito indossato alla finale, identico a quello della velina Melissa Satta alla serata dei Telegatti. "Che ho fatto di male? - chiede la cantante -è per il vestito? Ho seguito la replica di Striscia ma ho chiamato la persona e mi ha assicurato che sono addirittura due tessuti diversi".

E quando Staffelli le domanda come mai sia arrivata seconda al festival la Tatangelo risponde: "Sono antipatica forse alla giuria, sono arrivata seconda grazie al pubblico e lo ringraziamo. Il tapiro l'ho sempre desiderato, lo metterò in camera da letto, lo faccio mangiare, bere, lo tratterò bene". E poi: "Alti e bassi tra me e Gigi D'Alessio? Non lo sapevo! Durante Sanremo ho esternato tramite un ringraziamento, ho detto una parolina, ti amo, e i fotografi si sono un pochino inquietati. La crisi? Sono i giornalisti che dicono, non c'è nessuna crisi, non c'è mai stata, ci sono alti e bassi ma va tutto benissimo".

Infine, Staffelli invita la Tatangelo a sfruttare la telecamera del tg satirico per rilanciare il suo messaggio a Gigi D'Alessio. Proposta accolta ma con un invito da parte della cantante: "Dovete andare anche da lui. Non sono solo le donne che devono per forza esternare ma anche gli uomini! Amore mio - conclude Anna - con Staffelli e con questo bel animaletto, ti amo". E scattano fischi sonori da parte del tapiroforo.
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La ex di Gigi: "Anna doveva tacere". Tatangelo incinta ma non lo dice?
(TGCom) Anna Tatangelo dal palco dell'Ariston ha gridato "Ti amo Gigi" provocando i fischi della platea, i commenti del pubblico e soprattutto le critiche della ex moglie di D'Alessio. "Non se la poteva risparmiare quella frase? Non poteva prender il premio e stare zitta?" dice Carmela Barbato a Novella Duemila. Intanto si vocifera che la cantante sia incinta. Lei ha smentito, ma secondo i bene informati lo avrebbe confessato agli amici.

“Non ho seguito il Festival, ma a un certo punto tutti hanno cominciato a chiamarmi sul cellulare…” spiega la Barbato.

“Con quei fischi hai vinto tu” le avrebbero detto amici e parenti ragigungendola al telefonino dopo la finale di Sanremo. “Quello che è successo è vergognoso – commenta la ex moglie di Gigi – Non è mica fidanzata con ragazzo di vent’anni lei! Non lo sa che c’è una famiglia, una figlia di 16 anni a casa che soffre?”.

Intanto si rincorrono le voci di una possibile dolce attesa della cantante di Sora. Già un mese fa se n’era parlato e D’Alessio aveva prontamente smentito. Poi dal palco dell’Ariston Pippo Baudo ha scherzato con la Tatangelo sull’argomento e lei ha nuovamente negato, ma restano i dubbi. Secondo Novella Solange, sensitivo amico di molte star, avrebbe ricevuto la confessione di Anna che gli avrebbe rivelato la lieta novella. A riprova ci sarebbe anche un decolletè più florido dell’artista che non sarebbe frutto di un ritocchino.
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Denuncia della Bbc sulle scene di sesso non protetto nei video porno gay: 4 attori su otto sieropositivi.

(Gay.tv) Newsnight, una sorta di Report inglese della BBC, ha trasmesso una cruda inchiesta sulle case di produzione di porno e sulla tendenza del mercato a favorire le scene di bareback a scapito del sesso sicuro. Questo ha portato a un netto incremento di infezioni da Hiv tra i lavoratori del porno. Indagata principale, la Icecream, importante casa di produzione inglese.
La casa si è difesa dicendo che gli attori vengono testati ogni 28 giorni, ma questo evidentemente non è bastato a favorire la diffusione di malattie a trasmissione sessuale tra gli stessi attori. Icecream, secondo quanto riportato dalla BBC, recluta i suoi attori attraverso il sito di incontri gaydar, tanto che un suo dipendente è stato condannato per aver utilizzato un minore in scene di sesso.
La BBC ha rivelato come, nelle settimane successive alla produzione di un film porno, 4 su 8 degli attori presenti siano risultati sieropositivi. Uno di loro, Clyde, era stato reclutato su gaydar ed è stata proprio la sua testimonianza a rivelare come nella realtà gli attori non venissero seriamente controllati e su quali fossero le condizioni di lavoro sul set.
Clyde veniva pagato 100 sterline a scena di sesso ed ha raccontato come la principale ragione a spingerlo verso il porno fosse stata la scarsa stima di se. Diventare una star del porno lo avrebbe reso famoso e rispettato, ma un giorno la clinica lo aveva chiamato per informarlo di essere hiv+. Clyde ha così deciso di denunciare alla BBC la realtà dell'industria pornografica ed ora la Icecream ha dichiarato di aver abbandonato la produzione di porno bareback.
Il porno bareback rappresenta tuttora il 60% delle vendite in Gran Bretagna: uno su 20 omosessuali inglesi è sieropositivo, percentuale che sale a uno su 10 a Londra.

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Padova. Ragazzini e sesso su Scuolabus in cambio di ricariche telefoniche.

(Agi) Una incredibile vicenda scuote Campodarsego, piccolo centro del Padovano: al sindaco del paese Paola Candiotto e' arrivata la notizia che alcuni ragazzini delle scuole medie, nel corso dell'anno passato, avevano avviato un proficuo traffico fatto di favori sessuali in cambio di ricariche per telefoni cellulari. La notizia era nell'aria, ma solo adesso e' arrivata sul tavolo del primo cittadino, che si e' detta allibita ma ha subito avviato delle contromisure per rimettere a posto la situazione. Secondo quanto riferito da "Il Mattino di Padova", ragazzini tra i 10 e i 14 anni convincevano le loro coetanee a prestarsi per fugaci incontri sessuali che avvenivano nelle ultime file di sedili dello scuolabus. Niente di grave, a quanto sembra, solo palpeggiamenti e poco altro, in cambio di ricariche telefoniche di 10, al massimo 15 euro. Tutti consenzienti, tutti d'accordo, ma la faccenda e' arrivata alle orecchie degli adulti e fino al sindaco, che ora ha deciso di munire i 300 circa ragazzini delle medie del paese di una tesserina con le proprie generalita' e di destinare a ogni alunno a un posto fisso nello scuolabus, per evitare promiscuita' imbarazzanti. Avvertite anche le famiglie. Piu' che il fatto in se', resta ora la sorpresa per una vicenda che si ha difficolta' a chiarire con gli stessi interessati.

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Parigi, gay diciannovenne seviziato e violentato.

(Christian Poccia - Babilonia) Lo hanno prima sequestrato, rinchiuso in un appartamento e ammanettato. Poi gli hanno scritto sopra il viso “sporco ebreo” e “sporca checca”. Infine l’hanno seviziato, picchiato, violentato sessualmente e insultato.

Vittima del terrificante episodio, accaduto lo scorso 22 febbraio in una banlieu di Parigi, è un ragazzo di 19 anni. I suoi carnefici sono sei giovani di età compresa tra i 17 e i 25 anni.

Il ragazzo, ricoverato in ospedale, ha denunciato quanto avvenuto agli inquirenti. I sei aguzzini dovranno ora rispondere di “violenza di gruppo, atti di tortura e di barbarie, furto aggravato, estorsione e minacce in ragione dell'appartenenza reale o supposta ad una razza o religione e in ragione dell'orientamento sessuale”.

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Pestaggio organizzato nel Monte Ceneri (Canton Ticino). Sarebbe stato un attacco omofobo.

Inquietanti retroscena nell’aggressione di un 40enne nell’area di sosta del M. Ceneri da parte di sei giovani.

(La Regione Ticino) Dietro il pestaggio di un 40enne ticinese da parte di sei giovani del Luganese nell’area di sosta sull’A2 del Monte Ceneri vi sarebbe stato un attacco omofobo in piena regola. I sei giovani (tra cui un minorenne in procinto di compiere i 18 anni) non sarebbero giunti sul posto poco prima della mezzanotte di sabato per caso. Ma per aggredire i frequentatori dell’area, noto luogo di incontri tra omosessuali e scambisti. Un inquietante retroscena che emerge da quanto siamo riusciti ad apprendere ieri. Per il momento polizia e magistratura non confermano né rilasciano alcuna informazione sull’inchiesta che vede i sei (cinque sarebbero ancora in detenzione) accusati di aggressione ai danni del 40enne che se l’è cavata con ferite non gravi alla testa e altre parti del corpo.

Stando a quanto abbiamo appreso il 40enne, appena giunto nell’area di sosta, si sarebbe reso conto dello strano comportamento del gruppo di giovani. Dapprima li avrebbe notati aggirarsi con fare sospetto attorno alle automobili ferme e in seguito avrebbe assistito ad una prima aggressione ai danni di uno dei diversi presenti. Vistasi a malpartito la vittima si sarebbe data alla fuga inseguita dai giovani che brandivano le cinture urlando insulti contro i gay. A quel punto il 40enne sarebbe intervenuto in difesa dell’aggredito riuscendo a consentirgli di fuggire, ma suscitando la reazione del sestetto. Quattro di loro avrebbero partecipato direttamente al pestaggio a suon di calci e pugni mentre gli altri due si sarebbero fermati poco distante per osservare la scena. Pur ferito il 40enne dopo essere riuscito a sfuggire al gruppo è risalito nella sua auto allontanandosi. Poco dopo l’entrata autostradale si è però fermato vedendo sfilare i due veicoli a bordo dei quali si trovavano i sei giovani che in seguito sono stati fermati dalla polizia.

Gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo sulle indagini in corso e anche il Ministero pubblico non rilascia alcuna informazione né sulla dinamica né sui possibili moventi dell’aggressione. Per tutta la giornata di ieri abbiamo invano tentanto di raggiungere il procuratore pubblico Luca Maghetti che ha chiesto all’ufficio dei Giudici per le indagini e l’arresto la conferma della detenzione per i giovani autori dell’aggressione. Un fattaccio che, se quanto emerso dovesse trovare conferma, ricorda da vicino il pestaggio di due ragazzi avvenuto all’uscita dell’allora Garage Music di Castione un sabato notte alla fine dell’agosto di due anni fa. Due giovani erano stati stati percossi e feriti da uno sconosciuto in ragione della loro omosessualità mentre si allontanavano dal locale dopo aver partecipato a una festa organizzata da Imbarco immediato, l’associazione ticinese di gay e lesbiche.

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Manuel Casellla risponde ad Amanda Lear con un poco convinto "torna".

(Gossipblog) Non che non lo sapessimo già, ma arriva oggi la notizia ufficiale della separazione della “da sempre poco convincente” coppia composta da Amanda Lear e dall’attore e modello Manuel Casella. Al settimanale “Tu” Manuel dichiara:

“Ho lasciato aperto uno spiraglio, ma non voglio parlarne in pubblico. Rispetto Amanda, i suo sentimenti e le sue scelte. C’è un momento di grande distacco e questo è innegabile. Non so se ci rimetteremo insieme anche questa volta”.

I cattivi (come me?) hanno pensato da sempre che fosse una coppia costruita a tavolino come un puzzle della Disney da 8 pezzi. Ma da queste parole il ragazzone sembra essere piuttosto cottarello. Torneranno assieme? Ma soprattutto: lo sono mai stati?

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Foto hard della ex fidanzata in rete: condannato a due anni e quattro mesi.

(02blog) Ok, non tutti si vendicano con stile come Rachel Marsden, la ex fidanzata di Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia. La giornalista, una volta terminata la relazione con il benefattore dell’umanità e dei liberi saperi, ha messo all’asta una sua t-shirt: arrivata, durante l’asta su ebay, a superare i duemila dollari. Qualcun altro però, ha molta meno classe.

Come il trentaduenne recentemente condannato dal Tribunale di Milano, per aver diffuso in internet foto hard della ex ragazza. L’uomo si è giustificato dicendo che chiunque nella sua situazione avrebbe fatto lo stesso; bè insomma, non lo so. Non proprio tutti tutti. Il giudice ha stabilito una pena di due anni e quattro mesi e ad una provvisionale di cinquemila euro. Trovate qualche altra informazione qui, su Corriere.it.

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Reggiseni in metrò a Milano per Californication.

Californication David Duchovny(Tvblog) Se siete di Milano o vi capitasse di andare nel capoluogo lombardo nei prossimi giorni, non fatevi strane idee sulle abitudini dei milanesi quando vedrete mezza città addobbatta con reggiseni di tutti i tipi: è “solo” l’innovativo modo di pubblicizzare la serie tv “Californication”, in arrivo su Jimmy (Sky, canale 140) dal 6 marzo alle 21.00.

Chi sarà rimasto incuriosito dalle immagini che il video vi propone, o chi ha avuto una reazione divertita dall’incontro ravvicinato del terzo tipo con uno delle centinaia di indumenti intimi appesi su tram, autobus e metrò della città, allora non deve perdersi questo telefilm, articolato in dodici episodi da mezz’ora l’uno, che oltreoceano hanno già fatto discutere ed appassionare.

Discutere perchè la trama, fin dal pilot, lascia poca possibilità di affezionarsi ai telespettatori più morigerati ad una serie del genere, in cui le ipocrisie sono bandite. Appassionare perchè tale schiettezza, sia nelle imagini che nei dialoghi, si riflette nei personaggi, tra tutti il protagonista Hank Moody, il noto David Duchovny. E proprio sull’attore famoso per il cult “X-files” che gioca la campagna pubblicitaria, usando slogan come “Da X-files a xxx-files”, o al più esplicito “Non ne poteva più di farsela con gli alieni”.

La serie narra la crisi creativa di uno scrittore che, nel tentativo di trovare l’ispirazione, si perde in una spirale fatta di dipendenza da droga, alcool e sesso. Ogni sera una donna diversa, ogni sera un’amante inaspettata: non solo semplici donne sole, incontrate per caso in un negozio, ma anche suore e minorenni -e non restateci male se vedrete l’ex bimba de “La Tata” cresciutella e consapevole di come nascono i bambini-.

Non è la prima volta, comunque, che la metrò milanese diventa protagonista di provocazioni: l’anno scorso era toccato alla lap dancer, poi rivelatasi una sickgirl, che si era diletattata a far spettacolo proprio nella MM2 di Milano. Insomma, trovata originale sì, ma non proprio unica nel suo genere.

La campagna pubblicitaria, che andrà avanti fino a fine mese, sta però centrando il suo obiettivo, e in giro si vocifera parecchio sia dell’iniziativa ma anche della serie. Che di pubblicità così originali, in fondo, non ne aveva un gran bisogno: basta il primo episodio per far parlare di sé.
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L'invasione dei reggiseni a Mlano.


Caricato da james_milan

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Cercasi collaudatori di preservativi col pene piccolo.

In India necessità di testare profilattici in un paese di grandi numeri e ''piccoli'' calibri.
(La manica tagliata) Eccitante come offerta di lavoro. Almeno così pare. L'India cerca collaudatori di profilattici. la notizia è riportata tra il serio e il faceto dal sito tetu.com. Pare infatti che gli uomini indiani abbiano dimensini ridotte di circa due centimentri e mezzo rispetto agli standard internazionali. Non è finita, il 30% degli indiani è a meno cinque centimetri. da qui la necessità di rivedere gli standard internazionali di produzione e adattarli alle misure degli uomini indiani. Attualmente si stima che i contagiati dall'HIV nello sterminato paese asiatico oscillino tra i due e i tre milioni e mezzo di persone.

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Con il Corriere alla scoperta delle canzoni più gay della storia. Vota anche tu.

Un sito australiano lancia la classifica mondiale della «gayest song», la canzone più omosex al mondo.

(Raffaele Mastrolonardo - Il Corriere della Sera) É Dancing Queen del gruppo svedese degli ABBA la canzone più gay della storia. A proclamarla regina dell'immaginario canoro omosessuale sono stati gli utenti del sito SameSame, rivolto alla comunità gay australiana, chiamata a stilare la speciale classifica in occasione del 30esimo anniversario del carnevale gay e lesbico di Sydney. Il motivo - che descrive le sensazioni di una diciassettenne alla ricerca di se stessa nelle danze scatenate del venerdì sera - precede altri due classici della disco music anni '70 e del pantheon melodico omo: I Will Survive di Gloria Gaynor e YMCA dei Village People.

MUSICA DA BALLARE - Ma è tutta la classifica, nel suo complesso, a mostrare una predilezione per la musica da ballare e per i testi che inneggiano alla libera espressione della propria personalità. Nella la top ten trovano posto sempreverdi dance come It’s Raining Men delle Weathergirls (quarta), Your Disco Needs you di Kylie Minogue (quinta) e I love the nightlife (decima), il successo di Alicia Bridges che sarebbe stato poi riproposto vent'anni più tardi nella colonna sonora del film The last days of disco. Al nono posto c'è Vogue di Madonna e al sesto Go West, nella versione primi anni '90 dei Pet Shop Boys. L'originale, manco a dirlo, è dei Village People, gruppo che ha sempre giocato esplicitamente con la «diversità» e che ricorre spesso nella classifica. Gli utenti di SameSame li hanno apprezzati anche per In the Navy (diciottesimo posto) e per l'ironica Macho Man (sedicesimo). La lista delle note gay per eccellenza stilata dal sito australiano comprende anche I Want To Break Free dei Queen (ventunesimo), brano che sprona alla liberazione da tutte le forme di schiavitù sociali e sentimentali e che nel videoclip originale rappresentava Freddie Mercury nei panni di una casalinga disperata ante litteram. Mentre un altro brano dal carattere liberatorio come Girls Just Wanna Have Fun di Cindy Lauper si piazza diciottesima e Strong Enough di Cher, un invito a non lasciarsi abbattere dalle delusioni amorose e dai tradimenti, arriva al numero 45 (la stessa Cher fa meglio con Believe, dodicesima).

VALORI GAY E NON SOLO - Amore, dunque, ballo e libertà di espressione: questo i tratti più presenti nella classifica. Se poi siano aspetti intrinsecamente gay, resta da vedere. Le vie della musica e della cultura popolare, si sa, sono complesse e danno vita ad incroci inaspettati. Tanto che due canzoni presenti in classifica – Relax, Frankie Goes To Hollywood (diciassette) e I Feel Love di Donna Summer (trentasei) – trovano posto anche nella compilation che il pornoattore più famoso del mondo, Rocco Siffredi, presenterà domani.

IL SONDAGGIO DEL CORRIERE
Qual è secondo voi la canzone più "gay"?

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Dancing Queen.

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I Will Survive.

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Monty Python tribute - YMCA.

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Milano. Teatro: 'Sex addict', sesso in scena.

Fabrizio Caruso indaga su coppia dedita a esperienze estreme.
(Ansa) 'Sex addict', spettacolo che promette di portare 'il sesso a teatro', debutta il 14 e 15 marzo al Barrio's di Milano.La locandina mostra una donna vestita solo di un paio di stivali rossi, appoggiata a un mobile, che cinge con le gambe un uomo a torso nudo e la piece racconta la storia di una coppia coinvolta in una spirale di esperienze estreme, spingendo il limite sempre piu' in la'. Diretta da Anna Gallo Selva, la piece e' stata scritta da Fabrizio Caruso.

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Un corso per i preti che devono confessare gli omosessuali.

Vaticano, crisi profonda per le confessioni. Correre ai ripari con nuovi corsi di formazione per i preti?
(Sienanews) Il prete in confessionale? Inutile per la maggior parte dei fedeli assidui frequentatori delle chiese italiane. Il problema viene sottolineato dal vescovo reggente della Penitenziaria apostolica Gianfranco Girotti, tanto che l'istituzione è corsa ai ripari organizzando un corso per "sacerdoti ministri della riconciliazione" allo scopo di irrobustirne la formazione. L'Oservatore Romano inoltre. pubblicando quello che definisce "il grido d'allarme" di Girotti, ricorda che il 30% dei fedeli non ritiene necessaria la presenza dei sacerdoti nei confessionali, il 10% la ritiene anzi un impedimento per il dialogo diretto con il Signore, mentre un 20% riferisce difficoltà nel parlare con un'altra persona dei propri peccati. Altri poi si lamentano del modo di confessare di alcuni sacerdoti o delle loro incapacità di penetrare nel mistero delle coscienze. Monsignor Girotti ha dunque organizzato, a partire dal 3 marzo appena scorso, un nuovo corso per confessori, nel quale vengono approfondite con particolare cura i modi e le accortezze da usare in confessione con particolari categorie di persone come i divorziati, le coppie irregolari e gli omosessuali. Siete d'accordo anche voi che corsi del genere possano riuscire ad avvicinare il fedele al proprio prete confessore? Giusta l'idea di Monsignor Girotti per prevenire la crisi moderna del confessionale?

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Si accoltellano dopo sette giorni di convivenza. I due amici sono in gravi condizioni all’ospedale. La polizia adesso indaga.

(Adriano Agatti - La Provincia pavese) Da una settimana vivevano insieme in un appartamento alla Scala. Ma nella tarda serata di sabato hanno litigato furiosamente. Misu Gugu, un romeno di 23 anni, è stato ferito con diverse coltellate mentre l’amico italiano, Emanuele Spadone, 34 anni, è stato ricoverato nel reparto di otorino con la mandibola fratturata da un pugno violentissimo.
Gli agenti della squadra mobile hanno aperto un’inchiesta ed hanno cercato di ricostruire cosa è realmente avvenuto all’interno dell’appartamento di via Scala 6/A. I litiganti sono stati segnalati alla magistratura con l’accusa di lesioni gravi. I due guariranno in circa quaranta giorni ed il coltello è stato sequestrato. La vicenda avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi.
La parte finale è avvenuta poco prima della mezzanotte tra sabato e domenica. Emanuele Spadone e l’amico romeno hanno iniziato a litigare. Il motivo della discussione non è stato ancora chiarito ma, in breve tempo, dalle parole e dagli insulti i due sono passati alle vie di fatto. Emanuele Spadone sarebbe stato colpito con alcuni pugni al volto dalla persona che aveva accolto nel suo piccolo appartamento. L’italiano, forse per difendersi, ha afferrato un coltello da cucina ed ha colpito più volte il romeno alla schiena, alle spalle ed alle braccia. L’appartamento si è ben presto trasformato in un lago di sangue.
Il ferito è riuscito a trascinarsi in strada dove è stramazzato sull’asfalto. Intanto qualcuno ha chiamato il 113 della sala operativa della questura. «Venite subito alla Scala - ha detto - hanno accoltellato un uomo». I poliziotti si sono precipitati sul posto ed hanno visto la sagoma di un uomo steso a terra con alcune persone intorno. Sono intervenuti anche il medico e gli infermieri del 118. Gli agenti sono saliti nella stanza dell’accoltellamento dove hanno trovato Emanuele Spadone che aveva ancora in mano il coltello sporco di sangue.
L’appartamento era a soqquadro: i segni del violentissimo litigio erano molto evidenti. L’italiano aveva il volto tumefatto e anche lui è stato trasportato al Pronto soccorso. I due, ormai ex amici, sono stati ricoverati rispettivamente nei reparti di otorino e di traumatologia.
Gli agenti della squadra mobile stanno cercando di capire cosa sia successo tra i due, un compito non facile perchè non ci sono testimoni. Da indiscrezioni sembra cha i primi racconto non coincidano. L’italiano avrebbe raccontato di aver strappato il coltello dalle mani del romeno e di aver perso la testa colpendolo più volte. L’avversario ha invece spiegato che il padrone di casa avrebbe afferrato il coltello e gli ha vibrato alcuni colpi. Mistero sempre fittissimo sul motivo che ha scatenato il litigio.

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Hot glass. Trasparenze da leccare.

(Queerblog) Sembra di entrare in una cattedrale sconsacrata, di quelle colorate dai riverberi di tinte primarie e forti. Diego Tolomelli aka Iko, presenta una selezione di opere nella mostra personale “Hot glass. Trasparenze da leccare”, curata da Francesco Paolo Del Re e Antonio David Fiore e ospitata nello spazio espositivo del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli dal 2 al 16 marzo.

E’ con una tecnica classica di lavorazione del vetro, mosaico di vetri legati a piombo con pittura a grisalia cotta in forno, che Tolomelli racconta l’erotismo omosessuale. L’estrema cura del dettaglio resa con linee e ombre che circoscrivono colori brillanti, tatuaggi, accessori sadomaso e baci delicati, anatomie plastiche con cui l’artista esprime la viva intimità dell’eros. Erotismo illuminato da led che richiamano certi linguaggi di tavole underground prodotte dai grandi illustratori americani.

Il curatore Francesco Paolo Del Re “La forma del lightbox retroilluminato delle creazioni di Tolomelli regala al vetro le possibilità di un vero e proprio schermo, vibrante e languido, che si lascia non solo guardare, ma sembra porsi allo spettatore in un modo quasi interattivo, in un invito totale a toccare con occhi-lingue e con tutto il corpo eretto”.

“La mia è una vera e propria missione - racconta Diego Tolomelli - il salvataggio della vetrata artistica. Questa forma d’arte per secoli è stata limitata a particolari usi e stili, quelli religiosi, e sembra destinata a sparire. La vetrata non dovrebbe essere solo un abbellimento per chiese e templi, ma può spaziare in varie direzioni. Con il mio lavoro sto ottenendo il risultato positivo di avvicinare tantissime persone a una forma d’arte normalmente poco apprezzata”.

Via | Arte Go

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La soubrette e il professore ovvero il caso Carlucci. La deputata che non sa la differenza tra il premio Nobel e il telegatto

(Klochov) Ecco un piccolo riassunto della vicenda Maiani-Carlucci: i commenti li lascio a voi dopo che avrete gustato i preziosi interventi dell'onorevole Supergabry.

Antefatto: perché si parla di Maiani
In occasione del dibattito sull'opportunità di una visita del Papa alla Sapienza il Prof. Marcello Cini, contrario a questo invito, il 14 Novembre 2007, si rivolse al rettore con una lettera pubblicata anche sul Manifesto. Il 20 Novembre, a sostegno della posizione di Cini, più di 60 docenti scrissero una seconda lettera, che sembrava destinata esclusivamente al dibattito interno all'ateneo.
Ma dopo due mesi, ovvero 5 giorni prima della visita prevista per il 17 Gennaio, la lettera dei docenti finì improvvisamente sui giornali; gli studenti promisero contestazioni e il Papa, denunciando un clima d'intolleranza, decise di non presentarsi alla Sapienza.
Tra i firmatari della lettera al rettore c'erano molti docenti di fisica, e tra essi il Prof. Maiani, già proposto dal Ministro Mussi per la nomina a presidente del CNR.

La Commissione e la Cultura
In seguito a questo episodio, durante la discussione della nomina di Maiani (31 Gennaio 2008) la Commissione Cultura della Camera si è divisa tra favorevoli e contrari, in una votazione che in altre circostanze sarebbe scivolata via senza problemi. Invece il resoconto della seduta merita una lettura approfondita, con particolare riguardo all'intervento di Gabriella Carlucci.
La frase che preferisco è la seguente: "dal sito Google scholar risulta che il professor Maiani non ha avuto pubblicazioni dal 1994". Be', Google Scholar non è certo l'unico strumento per valutare le pubblicazioni di un docente, ma a saperlo usare, escono anche i dati successivi al 1994...

Prima che canti il gallo, sarete smentiti 3 volte...
1 - Il 5 Febbraio Libero pubblica un articolo contro Maiani, basato su un blog diffamatorio attribuito al Prof.Cline della UCLA. Cline ha rapidamento smentito la titolarità del blog (prontamente rimosso) e delle dichiarazioni contro Maiani, chiedendo una smentita a Libero, che dovrebbe averla pubblicata (purtroppo non è stata resa disponibile in rete dal giornale...).

2 -
Ma Gabriella Carlucci non demorde, e scrive a Romano Prodi, citando questa volta il Prof.Glashow, premio Nobel per la Fisica nel 1979, che avrebbe accusato Maiani di "non aver capito una teoria di cui era autore".
Il Prof. Glashow, chiamato in causa, scrive a sua volta a Prodi per smentire le dichiarazioni della Carlucci, definendo quelle accuse "wholly untrue and malicious" e aggiunge che il Prof.Maiani e i suoi colleghi "are leading luminaries and indeed may be regarded as heirs to Fermi’"
Gabriella Carlucci, a questo punto, arriva a toccare vette inedite di arrampicamento sugli specchi, e risponde a Glashow chiedendogli perché se sono luminari stellari (sic!), questi scienziati italiani non hanno mai vinto il premio Nobel. (caldeggio la lettura della lettera orginale, sia in inglese che in italiano, e auspico che qualcuno spieghi a quella donna la differenza tra il Premio Nobel e il Telegatto)
Glashow risponde di nuovo, direttamente alla Carlucci, questa volta con tono un po' più aspro ("I am outraged that you have tarnished my own reputation by such a false and invidious allegation").
Conclude dicendo che: Italy should be very proud of its many scientific heroes, and not malign them.

3 - Ma la Carlucci insiste ad occuparsi di fisica delle particelle e viene di nuovo smentita da Alvaro de Rujula del CERN, direttamente nei commenti del suo blog. Inoltre scrive ai giornali per puntualizzare che ha condotto ben due Festival di Sanremo e altre amenità...

Sembra che la farsa debba continuare... A me, che non capisco niente di fisica, basterebbe che ci venissero risparmiate queste figure atroci con il resto del mondo.

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Notizia shock da Hollywood. Patrick Swayze in fin di vita.

La notizia data dalla Fox, gira da poche ore e speriamo di doverla smentire: Patrick Swayze, 55 anni (nella foto con la moglie), indimenticata star di Dirty Dancing, Donnie Darko e Point Break, icona cinematografica della fine degli anni 80, avrebbe un cancro al pancreas e gli sarebbero state diagnosticate 5 settimane di vita.

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Tel Aviv, gay palestinesi ed ebrei uniti contro i tabu'.

(Giorgio Raccah - Ansa) C'e' una occasione, ed e' la piu' insolita di tutte, in cui palestinesi ed ebrei si ritrovano a ballare, scherzare e a parlare insieme d'amore.
Ogni due mesi circa, di venerdi', un piccolo ritrovo notturno in un popolare quartiere a sud di Tel Aviv, diviene teatro di una festa riservata a un pubblico particolare: quello dei gay, dei transessuali e dei bisessuali palestinesi. Solitamente si tratta di un paio di centinaia di persone, che vengono un po' da tutto il paese, per godere di una serata in liberta', senza pressioni e tabu' comunitari e sociali, approfittando del clima piu' tollerante di una citta' laica e godereccia come Tel Aviv.

Tra il pubblico, dove l'arabo e' la lingua corrente e dove arabe sono le canzoni - spesso a carattere politico e fortemente nazionalista - cantate da coloratissime 'drag queen' palestinesi, non mancano le coppie di ebrei. Omosessuali israeliani di entrambi i sessi qui sono ben accetti, anche se si sottolinea con evidenza che si tratta di una festa palestinese.
Le feste sono organizzate da Al-Qaws (l'arcobaleno), ''un'associazione - dice all'ANSA la direttrice Hanin Maikey, palestinese originaria di un villaggio della Galilea - che e' sorta come iniziativa della Jerusalem Open House (''Joh'', associazione dei gay, bi e transessuali israeliani) per rispondere alla necessita' di fare qualcosa per la comunità omosessuale palestinese di Gerusalemme est che la Joh non era capace di soddisfare per motivi diversi, linguistici, culturali e altro''. Col passare del tempo poi questa comunita' si e' estesa ad altre parti del paese.

Al-Qaws, afferma Hanin, e' un'associazione indipendente, rivolta a un pubblico 'omolesbico' interamente palestinese col fine di operare a favore di questa comunita', con iniziative diverse che vengono esercitate tramite comitati locali. Al fianco di Al-Qaws opera anche Aswat (voci), organizzazione formata da lesbiche palestinesi, che l'anno scorso e' incorsa nelle ire del Movimento Islamico per aver cercato di indire a Haifa un convegno femminista.
Tra le organizzazioni dei gay israeliani e palestinesi ci sono vaste aree di collaborazione, ad esempio per la lotta contro le discriminazioni, i pregiudizi e i tabu' sociali (forti per entrambi i popoli), anche se non mancano grandi differenze.
La realta' di vita per un gay palestinese e' piu' dura di quella di un ebreo israeliano con le stesse preferenze sessuali, che sicuramente gode di una maggiore liberta' e indipendenza.
''Molti membri della nostra comunita' - testimonia Hanin - parlano di doppia marginalizzazione: come omosessuali e lesbiche sono emarginati dalla societa' palestinese e in quanto arabi da quella israeliana''.

''Puo' succedere - prosegue - che un ragazzo ebreo esca con un ragazzo arabo e che a un certo punto quello ebreo faccia un'osservazione ostile nei confronti degli arabi, come se non capisse che anche il suo compagno e' arabo''.
Ma le discriminazioni piu' forti giungono dai propri connazionali: ''Molti palestinesi preferiscono cambiare il loro nome e inserirsi nella societa' israeliana tagliando i contatti con altri palestinesi - denuncia Hanin - per non rischiare di incontrare un parente o un vicino di casa del villaggio''.
A tutti, inclusi quelli che cercano di celare la loro identita', conclude Hanin, ''il messaggio che noi vogliamo dare e' che se e' lecito essere palestinese, e' altrettanto lecito essere trans e palestinese al tempo stesso''.

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Johnny Depp avrebbe lasciato Vanessa Paradis. Ma Johnny certe cose non le fa. Spero...

(Selvaggia Lucarelli) Facciamo un patto.
Io vi dico una cosa e se la cosa è vera da domani mi incoronate regina incontrastata dei blog, del gossip, della cronaca, dell'informazione e del cazzeggio mondiale. Se la faccenda risulterà essere una bufala colossale voi farete gli gnorri e quando qualcuno vi domanderà : "Ma Selvaggia non aveva scritto sul blog che quel tizio ha lasciato quella tizia per quell'altra tizia mentre quei due continuano a stare insieme felici e contenti?" voi giurerete sulle autoreggenti della Brambilla che non avete mai letto nulla del genere su questo blog e che al massimo certe bufale le può dire Sandro Mayer.
Allora. Le cose stanno così.
Johnny Depp avrebbe lasciato Vanessa Paradis per Keira Knightley. Ripeto: Johnny Depp avrebbe lasciato Vanessa Paradis per Keira Knightley.
Sì lo so che vi starete chiedendo "E mo' questa come lo sa? Cesare Lanza ha un ruolo ne "I pirati dei Caraibi 4" e divenuto confidente del sor Johnny ha spifferato tutto a Selvaggia dietro le quinte dell'ultima puntata di Buona domenica?".

No. Diciamo che è una fonte casuale che per il suo lavoro e il suo grado di affidabilità potrebbe pure dire la verità.
E comunque mettiamola così: nonostante se fosse vero potrei raccontare ai miei nipotini che l'ho detto prima io del "The sun" e de "La vita in diretta", la titolare spera vivamente che la notizia sia una bufala, che Johnny non abbia mollato Vanessa per quella tizia sciapetta (che per la verità è sciapetta e rinsecchita come la moglie e tutte le sue ex per cui è tutto molto credibile), che Johnny sia ancora nella sua casetta in provenza con Vanessa e prole a raccogliere margherite, che Johnny sia sempre il pirata con le pantole, il maledetto affidabile, quell'uomo ideale che tutte sogniamo. ( e se così fosse mi toccherebbe pure ritoccare la mia personale classifica degli uomini più belli del mondo stilata lo scorso anno per il mensile "Max" in cui Johnny occupava il primo posto per le motivazioni che potete andarvi a rileggere).

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