banda http://blografando.splinder.com

domenica 3 agosto 2008

Catania. "Scrivi poesie, quindi sei gay". Stuprato in carcere dai boss.

Era in un penitenziario catanese: «Gli omosessuali vivono nel terrore»-
(La Stampa) «Scrivere poesie è da arruso, da finocchio, e così meriti di essere sodomizzato». Detto fatto. Un gruppo di otto mafiosi ha punito l’affiliato «scrittore di versi» con violenza di gruppo su un ragazzo, peraltro anche lui membro del clan , per il solo fatto che scriveva poesie. Il tutto è avvenuto in un carcere, Piazza Lanza a Catania, oltre due anni fa, ma solo oggi l’avvocato del giovane violentato ha deciso di renderlo pubblico davanti alle telecamere di Klauscondicio, la trasmissione di Klaus Davi su You Tube.
A parlare al massmediologo è Antonio Fiumefreddo, noto penalista, ma anche sovrintendente del Teatro Bellini di Catania. «Ho deciso di rendere pubblico il fatto dopo la denuncia del giudice Antonio Ingroia, che ha rivelato come i boss, anche solo sospettati di omosessualità, vivano in un clima di terrore. Ingroia ha ricordato il caso di Johnny D’Amato, boss mafioso usa, assassinato perchè gay. Ma non è il solo caso. Io ne so qualcosa visto che nella mia carriera ho difeso un ventenne indagato per associazione mafiosa e detenuto nel carcere catanese di Piazza Lanza. Il ragazzo - racconta Fiumefreddo - scriveva poesie e aveva modi che potremmo definire effeminati. Non so nemmeno se fosse omosessuale, ma per il suo modo di essere, per la sensibilità artistica e le sue poesie d’amore, venne ritenuto dagli altri detenuti omosessuale e venne trattato in carcere come tale. Fu violentato da un gruppo di otto detenuti, tutti in carcere per gli stessi reati, e fu costretto al ricovero in infermeria. Oggi - rivela a Klaus Davi l’avvocato Fiumefreddo - il ragazzo è ancora in carcere, ma per quell’episodio non ci fu alcuna conseguenza o punizione per i suoi aggressori».

Come è possibile, ha incalzato Davi, che simili reati restino impuniti? «Spesso - ha dichiarato Fiumefreddo - il tutto si riduce ad una segnalazione con una circolare interna al carcere. L’episodio raccontato non è l’unico, credo che sia accaduto anche molte altre volte. Di queste cose non si parla. Sono storie che si mantengono nella sfera molto intima ma che gli avvocati, i magistrati e gli operatori delle carcerari conoscono molto bene».
---

Sphere: Related Content

Censura o iposcrisia? E Palazzo Chigi «velò» il seno alla Verità svelata del Tiepolo.

La spiegazione del «ritocco»: turbava i telespettatori.
(Fabrizio Roncone - Il Corriere della Sera) Le donne, a Palazzo Chigi, preferiscono vederle vestite. E non importa se quella che esibisce un seno — piccolo, tondo, pallido — se ne sta su una copia del celebre dipinto di Giambattista Tiepolo (1696-1770): «La Verità svelata dal Tempo ». Il dipinto, che Silvio Berlusconi aveva scelto come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa, viene ritoccato. È successo. La testimonianza fotografica è inequivocabile. Prima si scorge un capezzolo. Poi il capezzolo sparisce. Coperto, si suppone, con due colpetti di pennello. La notizia è battuta dall’agenzia Italia alle 17,22. Un’ora dopo, Vittorio Sgarbi, critico d’arte di antica osservanza berlusconiana, ha la voce che quasi gli trema. «Cos’hanno fatto? Ma davvero?». Un ritocchino, professore. «Pazzi, sono dei pazzi...».

Ci vuole un bel coraggio, in effetti, a mettere le mani su un Tiepolo, sia pure in crosta. «E allora cosa dovrebbero fare con tutte quelle statue di donna sparse in decine di musei italiani dove spesso si ammirano seni da far restare senza fiato pure Pamela Anderson? ». L’arte, evidentemente, spaventa. «Oh... io spero davvero che la decisione di questo assurdo, folle, patetico, comico, inutile ritocchino sia stata presa all’insaputa del Cavaliere. Tanto più che se volevano fargli un piacere, cercando di non far associare agli italiani una tetta alla sua immagine di uomo, come dire? incline al fascino femminile, sono riusciti invece nell’esatto contrario. Ma si sa, almeno, chi è il responsabile di questa cretinata?». Non s’è capito subito, in verità. Poi il sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti ha fatto personalmente qualche telefonatina. «E allora, beh, direi che è andata molto semplicemente: diciamo che è stata un’iniziativa di coloro che, nello staff presidenziale, provvedono alla cura dell’immagine di Berlusconi ».

Bonaiuti, scusi: ma cosa li avrebbe turbati tanto? «Beh... sì, insomma: quel seno, quel capezzoluccio... Se ci fate caso, finisce esattamente dentro le inquadrature che i tg fanno in occasione delle conferenze stampa». E quindi? «E quindi hanno temuto che tale visione potesse urtare la suscettibilità di qualche telespettatore. Tutto qui». C’è da dire che in occasione delle prime inquadrature ormai risalenti alla conferenza stampa del 20 maggio scorso (con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia perfettamente centrata sotto la femminile Verità ancora scoperta) al centralino di Palazzo Chigi non risultano essere giunte particolari proteste da parte della cittadinanza italiana. Nè preoccupazioni per eventuali turbamenti vennero comunque al Cavaliere e al suo architetto di fiducia, che lo aiutò nella scelta del celebre dipinto: Mario Catalano, forse non casualmente già scenografo del memorabile programma di spogliarello televisivo «Colpo Grosso», condotto da Umberto Smaila su Italia 7 dal 1987 al 1991, con le ragazze, chiamate «mascherine», che — appunto — si facevano volar via il reggiseno cantando «Cin cin/ fruttine prelibate/ cin cin...».

Sphere: Related Content

Aids, in calo i morti nel mondo.

Rapporto dell'organizzazione mondiale della sanità. Per il secondo anno consecutivo dopo venti di crescita. Ma in Italia aumentano i sieropositivi.
(Luigi Ripamonti - Il Corriere della Sera) Il numero dei morti per Aids è in calo nel mondo per il secondo anno consecutivo, dopo essere salito per oltre vent'anni. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto di un'agenzia dell'Onu. L'Aids è ben lontano dall'essere sconfitto, ma i dati sono positivi, con un numero crescente di malati che assumono farmaci in grado di allungare le aspettative di vita e il numero di nuove infezioni che in molti Paesi è in diminuzione, spiega il rapporto di Unaids. Funzionari dell'agenzia che ha sede a Ginevra e attivisti esterni dicono che comunque molto resta da fare per sconfiggere la malattia. Secondo il dottor Paul Zeitz, direttore esecutivo di Global Aids Alliance con sede a Washington, il rapporto mostra che la forte crescita degli investimenti in programmi di prevenzione e cura nell'Africa subsahariana e altrove hanno prodotto risultati. «E' ora di aumentare al massimo i finanziamenti... Siamo sulla strada per la vittoria. Investiamo di più», ha detto Zeitz. Nel 2007 i morti da Aids sono stati circa 2 milioni nel mondo, in calo rispetto ai 2,1 milioni dell'anno precedente, secondo i dati di Unaids. Il record negativo si era registrato nel 2005, con 2,2 milioni di vittime, dopo un aumento costante da quando la malattia fu scoperta, nei primi anni Ottanta.

MAGGIOR ACCESSO AI FARMACI - «Quando si parla di dati globali dobbiamo tener conto che si tratta di stime. Nessuno conta quanti sono effettivamente i morti» spiega il professor Gianni Rezza, direttore del reparto di epidemiologia di malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, di Roma. «Le stime vengono elaborate in base a dati forniti dai singoli Paesi, che non sempre sono accurati. Tuttavia il trend segnalato dall'Unaids è plausibile perchè negli ultimi anni è aumentato l'accesso globale ai farmaci antiretrovirali, che è ormai quasi universale nei paesi occidentali e comincia a migliorare decisamente in Paesi in via di sviluppo. Rimane ancora basso in diversi Paesi africani, dove però ci sono segnali di miglioramento anche grazie agli investimenti fatti col Global Fund deciso dal G8»

AUMENTA IL SERBATOIO - «Va però sottolineato che il successo delle cure non riduce il rischio di infettività generale perchè la maggior sopravvivenza comporta anche una maggior circolazione di persone che hanno il virus, anche se questo dato è in parte bilanciato dal fatto che le persone in terapia hanno cariche virali più basse e quindi il rischio di infezione per singolo rapporto è un po' ridotto».

I SIEROPOSITIVI IN ITALIA - In Italia come sta mutando il quadro epidemiologico? «Nel nostro Paese stimiamo che ci siano circa 120 sieropositivi, di cui 60 mila sono in terapia, un'altra quota è nota ma non ancora in terapia e una terza fetta, presumibilmente di circa 40mila persone, è sieropositiva e non sa di esserlo, e infatti aumenta sempre di più la quota dei "late-test" cioè delle persone che arrivano tardi al test e accedono alla cura quando la malattia è già conclamata».

CATEGORIE A RISCHIO - «Quanto ai cambiamenti nelle categorie di trasmissione va segnalato che ormai l'infezione è per gran parte veicolata dai contatti sessuali, sia etero che omosessuali, e sempre meno dai tossicodipendenti. La maggior quota di nuove infezioni si registra fra i maschi eterosessuali e fra gli stranieri, che contano ormai per il 20-30% delle nuove infezioni in diverse regioni»

PROSTITUTE - Ultimamente si riparla spesso di regolamentazione della prostituzione, anche in relazione ai rischi per la salute, ci sono differenze di prevalenza del virus Hiv in questa popolazione? «Quella delle prostitute è una categoria difficile da studiare. Con una certa approssimazione si può dire che le prostitute africane hanno un rischio di sieroposività più alto perchè i loro Paesi di provenienza hanno una prevalenza del virus maggiore. Alta la diffusione anche fra i transessuali mentre fra le prostitue dell'est è minore la diffusione dell'Hv ma più alta quella di altre malattie, come la sifilide. Però, ripeto, si tratta di stime».

Sphere: Related Content

Mexico City. In marcia contro l'omofobia.

(Sky tg24) Si apre oggi a Città del Messico la 17esima conferenza internazionale sull'Aids, a cui parteciperanno 25mila delegati. Intanto per le strade della città migliaia di persone sfilano per dire no alle discriminazioni sessuali.
---

---
Aids: In Usa riviste stime, 56.000 nuovi casi ogni anno.
Alla vigilia dell’apertura della Conferenza mondiale sull’Aids a Città del Messico è allarme negli Stati Uniti.
(La Repubblica) Sono almeno 56.000, il 40% in più del previsto, le persone contagiate dal virus Hiv ogni anno negli Usa. È quanto emerge dalla relazione del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) di Atlantra, secondo cui la sottovalutazione dell’incidenza dell’Aids non è dovuto a un aumento del tasso di infezione, ma all’utilizzo di metodi statistici più efficaci per valutare i nuovi casi. “Le prime stime ottenute con questo sistema — si legge nel rapporto del Cdc — rivelano che l’epidemia di Hiv è, ed è stata, peggiore di quanto si pensasse. I risultati indicano che solo nel 2006 negli Stati Uniti si sono avute circa 56.300 nuove infezioni. Questa cifra supera all’incirca del 40% la stima precedente di 40.000 infezioni all’anno, basata su dati parziali e metodi meno precisi”.
---

Lo stop Negli Usa le autorità sanitarie hanno bocciato la sperimentazione del «Pave»: non è sicuro e potrebbe addirittura aumentare il rischio di infezione.
Aids, vaccini sotto accusa.
Scienziati divisi dopo gli ultimi fallimenti. Trentatré milioni di malati, metà sono donne.
(Adriana Bazzi . Il Corriere della Sera) Negli Stati Uniti le autorità sanitarie hanno appena bocciato il «piano Pave » per la sperimentazione di un vaccino preventivo contro l’Aids. Motivo: non è sicuro e potrebbe addirittura aumentare il rischio di infezione. La notizia è di qualche giorno fa e contemporaneamente è ricomparso in Italia il vaccino ideato da Barbara Ensoli, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, con l’annuncio di un nuovo studio sull’uomo. Delusione internazionale e un invito alla riflessione da una parte, un rinnovato entusiasmo e una nuova sfida, dall’altra. Il mondo scientifico sembra dividersi (c’è chi suggerisce di spendere meglio i soldi studiando altre strategie di prevenzione) e la discussione sui vaccini si preannuncia accesa alla XVII Conferenza internazionale sull’Aids che si apre domani a Città del Messico.

Una delle massime autorità mondiali nella ricerca sull’Hiv, Anthony Fauci dei National Institutes of Health americani (Nih), sulle pagine dell’ultimo numero di Science ammette che probabilmente la strada percorsa finora non è quella giusta e che servono nuove idee per arrivare a costruire un vaccino efficace. Insomma, si riparte da zero. «Non vedo però tutta questa negatività — commenta Giuseppe Pantaleo del Centre Hospitalier Universitaire Vaudois a Losanna, fra gli esperti presenti a Città del Messico —. La gente si scandalizza, ma non dobbiamo dimenticare che, dopo anni di studio, ancora non abbiamo il vaccino contro la malaria. Anche dai fallimenti possiamo imparare e, comunque, della prevenzione non si può fare a meno perché una malattia infettiva si elimina soltanto con la vaccinazione ».

La sospensione del progetto Pave (Partnership for Aids Vaccine Evaluation, un gruppo finanziato dal governo americano) è arrivata dopo che nel settembre scorso il vaccino preventivo, messo a punto dall’industria Merck e sperimentato in nove Paesi su 3.000 persone ad alto rischio di contagio con l’Hiv per valutarne l’efficacia, aveva dimostrato che i vaccinati finivano per infettarsi più degli altri. Non è il primo fallimento: qualche tempo fa un altro preparato, il Vaxgen, sperimentato in Thailandia, non aveva offerto alcuna difesa contro l’infezione. Ma nel mondo sono ancora in corso, secondo lo Iavi (International Vaccines Initiatives) almeno 35 trial dove si sperimentano vaccini in fase I e II per valutare non tanto la capacità di proteggere dalla malattia (questa attività si verifica nella fase III), ma l’assenza di effetti collaterali e la risposta immunitaria dell’organismo.

Anche in Italia, oltre a quella della Ensoli, è appena partita un’altra sperimentazione con un preparato (in sigla AT20 KLH) ideato da Arnaldo Caruso, microbiologo all’Università di Brescia: si tratta però di un vaccino pensato come cura da somministrare alle persone già infette in associazione con i farmaci, non come prevenzione dell’infezione. Nella migliore delle ipotesi, comunque, ci vorranno anni prima di arrivare a un vaccino preventivo e qualcuno suggerisce di utilizzare i fondi stanziati per queste ricerche (quelli identificati si aggirano sui 1.200 milioni di dollari e arrivano dal Nih, dalla Fondazione Gates e in piccola parte dall’Unione Europea) per trovare nuove forme di lotta all’Aids.

Ogni giorno 6.500 persone al mondo si infettano con l’Hiv, nel 2007 il numero di sieropositivi e di malati si aggirava attorno ai 33 milioni (quasi metà donne). E, sempre l’anno scorso, le morti sono state 2,1 milioni. «Per arginare questi numeri— commenta Massimo Galli, infettivologo all’Università di Milano —non c’è alternativa: è indispensabile agire sui comportamenti ». E la profilassi con i farmaci? «Alcune ricerche — continua Galli—dimostrano che la somministrazione di antivirali come il tenofovir previene l’infezione nelle persone a rischio. Ma una pillola preventiva a chi andrebbe somministrata? Alle ragazze da bar in Africa? O dovrebbe diventare una specie di "pillola del giorno prima"?»

Sphere: Related Content

Obama, leader o piacione?

Il candidato democratico alle presidenziali Usa, Barack Obama.

(Pino Buongiorno - Panorama) Con Shimon Peres è subito scattata un’istintiva simpatia. L’anziano capo di stato (85 anni) ha apprezzato il carisma del giovane Barack Obama (46 anni) e la sua visione globale dei problemi, riferisce a Panorama uno dei collaboratori del presidente israeliano. Sicuramente Peres, ma anche il ministro degli Esteri Tzipi Livni, del partito centrista Kadima, e il leader laburista, nonché ministro della Difesa, Ehud Barak si batteranno a favore del candidato nero alla presidenza degli Stati Uniti. Secondo gli ultimi sondaggi, Obama è in svantaggio di 9 punti sul rivale repubblicano John McCain fra i 250mila israeliani con passaporto americano. Nella stessa comunità ebraica, che vive e vota in America, l’attuale 65% dei consensi è considerato fra i più bassi ottenuti dagli aspiranti presidenti democratici.
In Germania Obama
ha trovato uno sponsor imprevisto: Edmund Stoiber, il presidente onorario dell’Unione cristiano-sociale, partito bavarese conservatore che sostiene la maggioranza dei cristiano-democratici di Angela Merkel. Dopo aver ascoltato il suo discorso di 35 minuti dal palcoscenico costruito vicino alla Colonna della vittoria a Berlino, Stoiber ha esclamato: “Il giovane senatore rappresenta quello che molti oggi agognano: carisma e leadership”. Ancora più entusiasta il presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha così congedato il gradito ospite sulla scalinata dell’Eliseo: “Buona fortuna, Barack, se vinci la Francia sarà contentissima”.

Barack Obama visita il Muro del pianto a Gerusalemme

Leader o piacione? Israele, Germania, Francia, ma anche Giordania, Iraq, Gran Bretagna, Afghanistan: l’Obamamania è contagiosa. Ma quante di queste solenni benedizioni internazionali alla fine si trasformeranno in voti in America? Ann Marie Jones, 40 anni, una casalinga dell’Ohio, uno degli stati ancora una volta cruciali nelle elezioni del prossimo 4 novembre, ha deciso che non voterà il candidato verso il quale nutriva fino a poco tempo fa una grande ammirazione. “John McCain si è fatto vedere al nostro convegno sul cancro, organizzato dall’università statale, e lui invece lo ha disertato” si è lamentata mentre accarezzava, fra le lacrime, il figlio di dieci anni al quale lo scorso settembre è stata diagnosticata una terribile malattia. A 3 mesi dal voto permane la domanda di fondo: chi è davvero Barack Obama? Un leader con sostanza politica o solo un formidabile oratore? Un leader o solo un “piacione”? “Non c’è dubbio che negli Usa, al contrario che in Europa, Obama viene percepito in generale come più debole di McCain come comandante in capo” risponde a Panorama Frank Newport, il direttore della Gallup Poll, uno dei sondaggisti più accreditati. “Il suo tallone di Achille è la sicurezza nazionale. Per questo ha organizzato il viaggio all’estero. I punti di forza di Obama sono invece l’economia e la politica energetica”. Sempre Newport sostiene che, al contrario, gioca a sfavore di McCain l’età (72 anni), considerata dall’elettorato americano “un problema assai più serio del colore della pelle di Obama”.

La macchina elettorale di Obama. La verità è che ancora una volta assisteremo a un risultato al cardiopalmo. Ne è convinta, per esempio, Donna Brazile, una delle veterane delle campagne elettorali del Partito democratico (fra l’altro è stata manager della campagna di Al Gore nel 2000). “Sarà un’elezione estremamente combattuta” prevede. La stessa Brazile mette in guardia dai facili ottimismi suscitati dai sondaggi nazionali, secondo i quali il senatore dell’Illinois sarebbe in vantaggio di 4-9 punti su McCain: “Tutti noi prestiamo più attenzione ai dati che provengono dai singoli stati, come Ohio, Michigan, Minnesota, Florida e Virginia, e che fanno emergere un quadro di grande incertezza. Come è già accaduto in passato, saranno in ogni caso gli elettori non legati ai partiti a determinare la vittoria”. Ecco perché Obama, anche a costo di rinnegare i temi liberal propagandati durante le primarie (riforma della sanità, nuova politica sull’immigrazione, profondo cambiamento nella politica estera), ha deciso di ricollocarsi al centro per conquistare, oltre ai democratici ancora fedeli a Hillary Clinton, quel 20-30% di elettori non schierati che si attestano a metà strada fra i liberal e i conservatori e tendono a prediligere i politici moderati. L’unica novità rispetto a 4 anni fa, spiega ancora il sondaggista Newport, è che è aumentata la fetta dei repubblicani in uscita dal partito (quasi il 10% in più). A favorire Obama in questo momento non sono solo l’eccezionale favore dei media e la capacità impareggiabile di tenere sermoni cadenzati a seconda delle platee. Lo aiuta soprattutto il livello organizzativo della sua macchina elettorale rispetto a quella dell’avversario repubblicano.

Un comizio del candidato democratico alla Casa Bianca.

“Organizzare una campagna elettorale presidenziale, che comporta trattare con i leader locali, selezionare il personale di fiducia e delegare le responsabilità, gli sta conferendo una notevole esperienza manageriale” sostiene in un’intervista a Panorama Ted Sorensen, consigliere politico che scriveva i discorsi a John Kennedy. Il mago è certamente David Axerold, che guida lo staff come un orologiaio di Ginevra. Ogni tappa della campagna appare scientificamente calibrata per costruire la figura presidenziale di Obama. Il senatore dell’Illinois non è un eroe di guerra come McCain? Nessun problema: ecco la “settimana del patriota”, nella quale Obama affronta in un crescendo di retorica i grandi temi dell’orgoglio di essere americano, della famiglia e della religione. Non sa nulla su come gira il mondo? Ecco la “settimana della politica estera”, dove ha ricevuto un sostegno inatteso da George W. Bush, che ha mandato un suo emissario ai colloqui con l’Iran (Obama ha sempre affermato che bisogna parlare direttamente con il regime di Teheran e non affidare ad altri la trattativa diplomatica). Ancora più significativo l’aiuto del premier iracheno Nouri al Maliki a proposito del ritiro programmato delle truppe americane. In entrambi i casi McCain è stato spiazzato. Ora è la volta della “settimana dell’economia”, con il candidato “del cambiamento” che va prima a Washington a consultare i grandi economisti e i guru della borsa e poi vola in Michigan, Ohio e Pennsylvania, dove più acuta è la crisi economica. Anche in questo giro Obama si porta dietro gli ultimi sondaggi, secondo i quali per oltre metà dell’elettorato americano l’economia è oggi la principale preoccupazione, mentre solo il 13% avrebbe a cuore le sorti dell’Iraq. “La sua leadership mi ricorda quella di Franklin Delano Roosevelt. Penso che Obama, come lui, se sarà eletto saprà trovare un modo inedito e coraggioso per far uscire l’America da una congiuntura economica negativa” dichiara Robert Dalleck, uno dei maggiori storici delle presidenze americane.

I dubbi dell’opinione pubblica. Una conquista della Casa Bianca fin troppo annunciata? È difficile dare oggi una risposta plausibile, anche perché gli orientamenti dell’opinione pubblica, in particolare dei non schierati, si definiranno solo dopo le candidature alla vicepresidenza e dopo le due convention: dei democratici in programma a Denver dal 25 al 28 agosto, dei repubblicani a St. Paul dall’1 al 4 settembre. McCain deve sicuramente inventare al più presto nuove formule di politica economica, andando oltre le questioni della sicurezza nazionale. Obama invece ha altri ostacoli da superare. “Potrebbe diventare uno dei presidenti che più ispirano gli americani in tempi difficili, come Kennedy e Ronald Reagan” dichiara a Panorama Larry Sabato, politologo dell’Università della Virginia. “È intelligente e ha un impressionante istinto che lo porta a prendere le decisioni giuste. Inoltre sa entusiasmare i giovani come nessuno ha fatto dai tempi di Kennedy e potrebbe essere in grado di mettere fine ai nostri infiniti dibattiti sul razzismo. Allo stesso tempo, però, Obama sarebbe uno dei presidenti con meno esperienza nella storia americana. E l’opinione pubblica comincia a infastidirsi perché percepisce nel candidato democratico un’arroganza e una sicurezza ai limiti dell’impudenza” conclude Sabato. “In definitiva trovo impossibile predire come si comporterebbe una volta eletto o se saprebbe tenere testa alle sfide da affrontare. È una gigantesca scommessa. L’incognita maggiore non sono i suoi piani per l’Iraq, l’economia o l’ambiente, ma il fatto che abbia la forza politica e l’abilità per metterli in pratica”. (hanno collaborato Elena Molinari e Oscar Puntel)

Sphere: Related Content

Lindsay Lohan al capo della polizia di Los Angeles: Se sono lesbica sono fatti miei.

Il poliziotto stava discutendo della misura anti-paparazzi a Los Angeles.
(Apcom) L'attrice americana Lindsay Lohan ha risposto a tono a un poliziotto di Los Angeles che le ha dato della lesbica: "I capi della polizia non dovrebbero occuparsi degli affari altrui quando si tratta della vita privata. E' inadeguato", ha dichiarato la star di "Mean Girls" e "Il super maggiolino.

Il poliziotto William Bratton, intervistato dal tg del canale Knbc sui problemi di Los Angeles con i paparazzi, stava spiegando perchè non appoggia le misure straordinarie proposte dalla città per combattere i fotografi divenuti troppo aggressivi: "Se fate caso, da quando Britney ha cominciato a vestirsi e a comportarsi come si deve, Paris è fuori città e non dà noia a nessuno, grazie a Dio, e evidentemente Lindsay Lohan è diventata lesbica, pare che non abbiamo molto di cui preoccuparci". Ma Lohan gli ha servito la risposta in un video postato sul sito di gossip Tmz.

Si mormora da un bel po' che l'attrice 22enne sia legata sentimentalmente alla dj trentenne Samantha Ronson, sorella del produttore britannico Mark Ronson. La portavoce di Lohan, Leslie Sloane, in precedenza ha smentito che l'attrice abbia una relazione con "Sam" Ronson, spiegando che le due sono "carissime amiche".

Sphere: Related Content

SAS ha presentato una nuova sezione all’interno del proprio sito internet dedicata alla vita gay.

SAS ha presentato una nuova sezione all’interno del proprio sito internet dedicata alla vita gay all’indirizzo www.flysas.it/gay, diventando così la prima compagnia aerea a creare un sito internet rivolto a gay, lesbiche, bisessuali e trans. Il sito offre inoltre i preziosi suggerimenti di steward, hostess e piloti per scoprire il meglio della scena gay di Stoccolma e Copenaghen.
La nuova sezione www.flysas.it/gay è stata lanciata in occasione dell’EuroPride, che si terrà a Stoccolma dal 30 luglio al 2 agosto. E il prossimo anno Copenaghen ospiterà i World Out Games 2009, uno tra i maggiori eventi dedicati alla comunità gay.
SAS, in partnership con gli enti turistici Stockholm Visitors Board e Wonderful Copenhagen, l’editore svedese QX e Gay Life di Copenaghen, offriranno le mappe, le guide gay e il calendario degli eventi, aggiornato quotidianamente, delle due città scandinave.
Per scoprire il meglio della scena gay di Copenaghen e Stoccolma, visita il sito www.flysas.it/gay

Sphere: Related Content

In ottocentomila all'Europride di Stoccolma con poliziotti e pompieri nel corteo.

Affollatissima anche la presenza degli abitanti della citta' che hanno applaudito la presenza di decine di poliziotti gay e di pompieri, sia svedesi che inglesi.
(Ansa) 'Grande successo a Stoccolma della manifestazione dell'Europride: per le vie della capitale svedese hanno sfilato 800 mila partecipanti provenienti da tutto il continente ed in particolare dai Paesi dell'Est. Affollatissima anche la presenza degli abitanti della citta' che hanno applaudito la presenza di decine di poliziotti gay e di pompieri, sia svedesi che inglesi, presenti in delegazione ufficiale con i mezzi di servizio'. Lo sottolinea - in una nota - Franco Grillini, ex parlamentare e presidente di 'Gaynet', associazione gay di informazione. 'Moltissime anche le famiglie omosex con figli e famiglie etero intervenute per solidarieta' e vicinanza con le battaglie per i diritti civili e di solidarieta' alla base delle manifestazioni dei Pride - aggiunge Grillini -: la manifestazione europea di Stoccolma corona politicamente la stagione dei Pride in Europa che e' stata caratterizzata da enormi manifestazioni in tutte le capitali'.

'In Europa le leggi rivendicate dal movimento lgbt - conclude Grillini - sono in vigore in 22 dei 27 stati che compongono l'Unione e l'Italia rischia di diventare l'unico stato europeo privo di leggi di promozione e di tutela delle persone lesbiche, gay, bisesssuali e trasgender'.

Sphere: Related Content