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sabato 22 marzo 2008

Un campione dei diritti Glbt nell'Udc. Ci dobbiamo credere?

Ufficializzata la candidatura del cantante-regista Maximo De Marco al comune di Roma al fianco di Casini per Ciocchetti sindaco.

(Comunicato stampa) Il discusso "cantante ribelle", nonche' pluripremiato regista del film "Petali di Rosa", interpretato da Claudia Koll e che ha iniziato da qualche anno, come la stessa attrice, un cammino di conversione, ha accettato la candidatura per portare alla "citta' eterna" , nel caso venisse eletto, una ventata di internazionalita' e di rinnovamento, non solo per il mondo artistico,ma sopratutto per valorizzare il talento e le capacita' dei giovani, in una citta' che e' ricca di Arte e di cultura da sempre.

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Amsterdam a luci rosse. Un distretto con 142 bordelli, con in tutto 500 vetrine, più night-club, topless-bar, sex-shops.

(Enrico Franceschini - La Repubblica) Passo un week-end ad Amsterdam, dove ero stato di passaggio solo una volta, brevemente, trent’anni fa. Barconi e house-boats sui canali, caffè strapieni, parcheggi con migliaia di biciclette, poche auto per strada, gabbiani, raggi di sole inframezzati a pioggia, tanti turisti, tanti giovani, jeans, stivaloni, baveri rialzati, birra, un’atmosfera casual, un’aria sorridente, che uno sarebbe tentato di definire “di sinistra”. Ci arrivo nei giorni un cui un nuovo regolamento municipale prescrive che, da quest’estate, nei parchi cittadini saranno consentiti gli atti sessuali in pubblico, tra eterosessuali e tra omosessuali, a patto che avvengano di sera, che sia usato il preservativo e che quest’ultimo sia poi gettato via accuratamente negli appositi bidoncini della spazzatura. “Perchè dovremmo vietare qualcosa che è impossibile vietare, che causa minimo disturbo al prossimo e che è fonte di grande piacere per alcuni?”, si è chiesto il sindaco nell’approvare il provvedimento. Tutti contenti, tranne i proprietari dei cani, i quali fanno notare che nel nuovo regolamento su quello che si può e non può fare nei parchi continua a rimanere in vigore l’obbligo di portare i cani al guinzaglio. “Sondaggi e richerche indicano che molta gente ha paura dei cani senza guinzaglio”, replica il sindaco. Per cui, come titolano i giornali di qui, “nei parchi di Amsterdam si può fare l’amore ma si deve tenere il cane al guinzaglio”.

Buffo, no? Strana città. Simpatica città. Con al suo centro, circondata da cattedrali e shopping-center, il famoso quartiere a luci rosse, un fazzoletto di strade e canali nei quali la prostituzione e le droghe leggeri sono legali, con le ragazze seminude in vetrina che mostrano la mercanzia ai passanti e le botteghe di semi di marijuana, funghi allucinogeni e pipe di ogni dimensione. Il sesso del quartiere (142 bordelli, con in tutto 500 vetrine, più night-club, topless-bar, sex-shops) produce un giro d’affari da 70 milioni di euro l’anno. Anche qui, però, c’è qualche novità. Nonostante sporadiche pressioni di movimenti femministi e associazioni religiose, il “red lights district” ha finora resistito a ogni regolamentazione. Bordelli e prostitute, tuttavia, non sono più quelli di una volta. Le meretrici in pensione che un tempo dirigevano i locali del sesso sono state rimpiazzate in tempi recenti da gangster dell’Europa orientale, russi, bulgari, rumeni. Le donne che vi lavorano includono ora parecchie ragazze slave. La polizia sospetta traffici di riciclaggio di denaro o peggio. Ma la possibilità di un cambiamento del quartiere non viene dalle forze dell’ordine: viene dal denaro. Il quartiere a luci rosse, infatti, è il centro geografico della città. Include sette antiche chiese e decine di edifici di valore architettonico. Investitori e speculatori immobiliari ci hanno messo gli occhi addosso, da quando il boom del mattone ha portato alle stelle il prezzo delle case anche qui: affittare un appartamentino di 60 metri quadri, affacciato a un canale, costa 2000-2500 euro al mese. Così, tra le vetrine delle ragazze in reggiseno e mutandine, stanno cominciando ad aprire boutique, ristoranti alla moda, alberghi di lusso, gallerie d’arte; le casette sopra i bordelli vengono restaurate; e un nuovo genere di pubblico si trasferisce a viverci. In gergo, si chiama “gentrificazione”, e succede in tante parti del mondo, il risanamento di una zona povera, depressa o malfamata, invasa poco per volta dalla classe media. E’ già accaduto a un altro celebre “red light district” che era al centro di una città: Times Square e la 42esima strada, a New York. Piano piano, potrebbe accadere anche ad Amsterdam, forse senza eliminare del tutto le vetrine con le ragazze in mostra, che rappresentano anch’esse, a modo loro, una delle attrattive e particolari caratteristiche di questa Venezia del nord. Di questa buffa, strana, affascinante città sull’acqua.

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Milano. "Sei stilista, quindi gay non ti do in affitto la casa".

Milano, incredibile rifiuto a Coveri jr."E io non sono omosessuale".

(Paolo Berizzi - La Repubblica) Al netto dell'equazione "se lei è stilista allora è gay", si è sentito dire: "Ci dispiace, la casa non gliela possiamo affittare". Francesco Martini Coveri pensava di essere caduto in un tranello di Scherzi a Parte. Ha guardato stupito con un sorriso d'incredulità. Poi, quando ha capito che il tono dell'agente immobiliare era tutt'altro che ironico, il giovane stilista ha proseguito altrove la ricerca di una casa nel Quadrilatero della moda.

Di argomenti, volendo, ne avrebbe pure avuti, Coveri jr - che ha preso le redini dello zio Enrico (morto nel '90) e guida, assieme alla madre Silvana, la Maison Coveri - visto che, "pur essendo stilista", non è omosessuale. Ma per fortuna non è nemmeno omofobo, ed essendo allergico ai pregiudizi ha pensato bene di girare i tacchi e andarsene.

"Una roba pazzesca", ha subito commentato con la fidanzata Michela, "ma siamo nel 2008 o nel medioevo...?", è sbottato. Quell'appartamento in via del Gesù, una delle strade più eleganti del centro di Milano, se lo erano già immaginato arredato. Lo stilista non aveva battuto ciglio nemmeno di fronte al canone d'affitto, non proprio popolare (12 mila euro al mese) ma comunque congruo, vista la zona, per un pentavani di oltre 200 metri quadrati dalle finiture eleganti. Ma tant'è. Nell'annuncio dell'agenzia - una delle più referenziate di Milano e che tratta, manco a dirlo, immobili di fascia alta - non figurava nessuna richiesta sull'orientamento sessuale del cliente (ce n'è una on line, gettonatissima, www. affitto. it che in una scheda facoltativa chiede ai privati di precisare scegliendo tra tre opzioni: eterosessuale, gay, bisessuale).

L'affare sembrava dunque avviato sulla buona strada. Sarebbe anche andato in porto - racconta Martini Coveri - "ma quando ho sentito quella frase assurda non ne ho più voluto sapere. Non è importante il fatto che io non sia gay, il punto è un altro: è inspiegabile che, nel terzo millennio, nella Milano della moda, ci sia qualcuno che pone come discriminante per l'affitto di una casa i gusti sessuali di chi vuole andarci a abitare". Non è dato sapere se il veto sia stato posto dall'agenzia o, più probabilmente, dal proprietario dell'abitazione.

C'erano una volta i cartelli con su scritto "non si affitta ai meridionali": erano gli anni Sessanta, migliaia di uomini arrivavano al Nord dalle regioni del Sud inseguendo il boom economico-industriale. Trovavano subito lavoro, gli immigrati, ma spesso sbattevano contro l'ostilità razzista, che si esprimeva anche attraverso quei non benevoli avvisi. Correvano gli anni Settanta quando un giovane stilista fiorentino di nome Enrico Coveri faceva le sue prime apparizioni sulla scena del pret-à-porter parigino, guadagnandosi il titolo di enfant prodige della moda italiana. Da lì in poi il marchio Coveri ha iniziato a imporsi sulla scena internazionale. Sei anni dopo la prematura scomparsa del fondatore, a soli 22 anni in passerella ha debuttato il nipote Francesco, che ha dato continuità al talento creativo tutto colore e paillettes dello zio.

Francesco Martini Coveri, 34 anni, due metri d'altezza, è allergico alla mondanità e alla vita notturna. Tra le sue passioni, oltre ai viaggi "non banali", il basket e la musica (è anche produttore), c'è il modellismo e in particolare le macchinine radiocomandate (fa gare e campionati in Italia e all'estero). Da buon collezionista dice: "La casa dove abito adesso scoppia da tanta roba c'è, per questo ne cerco una più grande". L'aveva trovata. Peccato sia stilista, che per la proprietà transitiva, per qualcuno, vuol dire gay. "Magari - scherza Coveri - fosse stata solo colpa delle macchinine".

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I 70 anni di Nureyev. Biografia del genio rivoluzionario del balletto.

(Giuseppe Distefano - Il sole 24ore) Rudolf Hametovic Nureyev nasce il 17 marzo del 1938. Dopo una formazione a Ufa con l'insegnante Anna Udeltsova, passa un'audizione a Mosca, ma rifiuta l'ammissione alla scuola del Bolshoi per entrare, a 17 anni, all'Accademia Vaganova di Leningrado. Vincitore assoluto al Concorso nazionale di Mosca accede, nel 1955, nella prestigiosa scuola di ballo del Kirov di Leningrado. E l'anno dopo entra nella compagnia con la quale danza alcuni balletti del repertorio quali "Il lago dei Cigni", "Esmeralda", "Il papavero rosso". Qui è protagonista insieme con partners famose quali Natalia Dudinskaya, Alla Shelest Irina Kolpakova, Alla Sizova nei balletti "Don Chischiotte", "La Bayadère", "Raimonda". E, nel 1959, per la prima volta in "Giselle".
Ben presto il suo nome sarà conosciuto in tutto il mondo dopo che il 17 giugno del 1961, in tournée a Parigi col Kirov, invece di rientrare in Russia scappa dall'aeroporto e chiede asilo politico in Francia. Inizia così la sua carriera in Occidente. Subito dopo alcuni giorni si esibisce ne "La Bella Addormentata" allestito dall'International Ballet del Marquis De Cuevas, danzando in seguito anche "La Sylphide" e "Infiorata a Genzano" di Auguste Bournonville. A Parigi dà vita successivamente a un piccolo gruppo di ballerini formato da Erik Bruhn, Rosella Hightower e Sonia Arova, col quale ben presto ottengono grande successo e un invito a New York. Lo stesso anno viene insignito del Premio Nijinsky.
Dopo Copenaghen, dove studia con Vera Volkova, debutta a Londra nel "Cigno nero"; si esibisce nel 1962 negli Stati Uniti con il Chicago Opera Ballet; e, su invito di Margot Fonteyn, danza con il Royal Ballet "Poème Tragique", "Antigone" di John Cranko, "Giselle", "Il Principe lgor", "Il Lago dei Cigni". Da lì in avanti, a 24 anni, diventa principale "guest artist" della prestigiosa compagnia inglese e, soprattutto, formerà con la Fonteyn la leggendaria coppia per cui numerosi coreografi, tra i quali Frederic Ashton, Kenneth MacMillan, Martha Graham, creano nuovi ruoli. Debutta negli Stati Uniti con il Chicago Opera Ballet, e partecipa allo spettacolo "The bell telephone hour" per la televisione tedesca.
Oltre che grande danzatore classico Nureyev fu anche coreografo per quella voglia di sperimentare che lo ha sempre animato. Crea così, nel 1963, la sua versione di "La Bayadère, e lo stesso anno è a Spoleto, dove, su commissione del Festival dei Due Mondi cura la ripresa coreografica di "Raymonda". L'anno dopo è la volta del suo "Il lago dei cigni" che allestisce e interpreta allo Staatsoper di Vienna insieme a Margot Fonteyen. Successivamente sarà la volta della coreografia "Tancredi", sempre per l'Opera di Stato di Vienna, e de "La Bella Addormentata" per il Teatro alla Scala di Milano.
Ma Nureyev volle cimentarsi anche con altri stili e coreografi innovativi. Il primo a creare su di lui fu Roland Petit che realizza "Paradise Lost" con accanto Margot Fonteyn, e "L'estasi". L'anno dopo, nel 1970, sarà Rudy van Dantzig a creare per lui "The ropes of time", cui seguiranno "Dances at a gathering" di Jerome Robbins, "Big Berta" di Paul Taylor, "Chant du compagnon errant" e "Le Sacre du Printemps" di Béjart, "Field figures" di Glen Tetley , "Aftermoon of a faune" di Robbins, "Sideshow" di MacMillan, "Laborintus" di Paul Taylor.
Nei primi anni Settanta danza ne "Il Figliol Prodigo" di Balanchine e "La Pavana del Moro" di Josè Limon, il "Don Giovanni" di John Neumeier, e , per la prima volta, con Natalia Makarova – anche lei fuggita dal Kirov di Leningrado - ne "La Bella Addormentata". Non si contano i numerosi premi e riconoscimenti. I primi importanti furono, nel 1973, il Dance Magazine Award a New York e il Prix Marius Petipa a Parigi.
Continuano, nel 1974, le sue incursioni nella danza moderna, ed eccolo a fianco di Carolyn Carlson in "Tristano" di Glen Tetley, e in "Lucifero" con la Martha Graham Dance Company. Continua anche la furia creativa, ed ecco nascere "La Bella Addormentata" per il London Festival Ballet, e un'altra nuova coreografia di "Romeo e Giulietta".
Nel 1977 nasce, con sedi a New York e Londra, un "Comitato per sostenere Nureyev" con lo scopo di promuovere delle petizioni che sollecitino le autorità sovietiche a dare un permesso alla famiglia del grande ballerino per lasciare l'URSS. L'anno dopo forma una propria compagnia chiamata "Nureyev and Friends" con la quale si esibisce in Europa con coreografie prevalentemente moderne. Nutrendo una grande passione per il cinema, non resiste al fascino della Settima Arte, e debutta sul grande schermo interpretando la parte di Rodolfo Valentino nel film "Valentino" con la regia di Ken Russell. A questo faranno seguito, nel 1981, un film per la televisione "Venezia, carnevale, un amore" di Mario Lanfranchi, accanto a Carla Fracci; e il ruolo di violinista in un film drammatico dal titolo "Exposed" di James Tobak accanto a Natassja Kinsky. Approdò anche nel musical americano "The King and I", nel 1989, in coppia con Liz Robertson. Tra i partners celebri c'è ancora da segnalare Mikhail Baryshnikov col quale danza nel 1981 in "From the sea to shining sea" di Paul Taylor.
Dopo essere diventato cittadino austriaco nel 1982, l'anno successivo viene nominato direttore artistico della Compagnia di Balletto dell'Opéra di Parigi, che guiderà fino al 1987. Nei fruttuosi anni della sua direzione rimonterà e creerà molti balletti fra cui "Washington Square" e "Cendrillon".

Data storica è il suo ritorno in Russia nel 1987, che avverrà grazie a Michail Gorbaciov e alla sua glasnost, per poter riabbracciare la madre morente. Successivamente, nel 1989, invitato dal governo russo, tornerà a danzare sul palcoscenico del Kirov ne "La Sylphide".
La Francia gli tributa varie onorificenze quali la nomina di Cavaliere della Légion d'Honneur dal Presidente della Repubblica Mitterand nel 1989, e due anni dopo il titolo di "Commandeur de l'Ordre des Arts et des Lettres". Nonostante la malattia, la sua inesauribile curiosità lo vedrà cimentarsi con la direzione d'orchestra. Alla fine del 1990 inizia a studiare per poi deuttare sul podio come direttore a Vienna, Ravello, Atene, Budapest. Fino ad arrivare al Metropolitan di New York, nel 1992, con la bacchetta in mano per "Romeo e Giulietta". E, due mesi dopo, a San Francisco. Fu il suo ultimo concerto. A cui seguì l'ultima apparizione, trasportato su una poltrona, all'Opèra di Parigi per la quale aveva creato la sua versione finale dell'intero balletto "La Bayadère".
Muore di Aids il 6 gennaio del 1993. Il suo corpo è sepolto nel piccolo cimitero russo di Saint Gènevieve Des Bois a Parigi.

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L’amoralità di Dolce & Gabbana.

Mi invitate a sparare di nuovo sulla croce rossa, alias Giuliano Ferrara. Troppo facile, e poi provvede definitivamente il pamphlet di Adriano Sofri (”Contro Giuliano”, edizioni Sellerio) che raccomando per la sua profondità. Preferisco denunciare pubblicamente il comportamento indecente di un altro potere milanese assai pervasivo: la talentuosa coppia Dolce & Gabbana. Dico talentuosa senza ironia, perchè so bene che la loro omosessualità culturale ha contribuito a farne dei creativi notevoli nell’esaltazione della femminilità contemporanea. Hanno idealizzato femmine perfette nell’offrirsi ai maschi, con ciò inventando una nuova forma di eleganza. Bravi, hanno venduto molto e quindi hanno comprato molto in quel di Milano. Col piccolo difetto che, nonostante i soldi gli uscissero pure dalle orecchie -nè loro mancavano di farcelo notare- ugualmente hanno provato l’impulso irrefrenabile di fotterci, evadendo il fisco. Grazie all’azione meritoria dell’Agenzia delle entrate, sono stati beccati. Hanno cercato di patteggiare offrendo al fisco la somma riparatoria di 90 milioni di euro, ma era l’ennesima furbata: gli euro evasi sono molti, molti di più. Fatto sta che quando “Repubblica” ha rivelato queste notizie, vere e dunque non smentibili, cosa hanno fatto i nostri amici modaioli? Hanno pensato bene di interrompere tutti i contratti pubblicitari col gruppo “L’Espresso”. Come dire: i giornali ci vanno bene solo quando leccano il culo agli stilisti e magnificano le loro sfilate. Ma se dicono verità scomode, boicottaggio! Più che la prepotenza mi colpisce l’amoralità di una coppia geniale, che immagino viva con spavanderia, come una rivincita contro il mondo, il suo successo. Totale irresponsabilità culturale nella città di Milano, totale menefreghismo rispetto al dovere civico. Vedo in Dolce & Gabbana l’opposto di Giuliano Ferrara, accomunati però dal medesimo spirito reazionario.

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Pdl. Dopo la pornostar il produttore di film hard candidato a Parigi.

Verde, primo in basso a sinistra, con attori e attrici di una produzione hard.

Dopo la Zarri una new entry nel Pdl. Andrea Verde in corsa a Parigi per la circoscrizione Europa. Il mondo dei blogger ha aperto la caccia alle sue produzioni hard.
Il candidato Pdl tra film porno e fede. "Sono un contabile, non un regista".

(Alessandra Longo - La Repubblica) Era uno dei tanti candidati berlusconiani alla Camera, forse uno dei più anonimi. Avevate mai sentito parlare in passato di Andrea Verde, in corsa per la circoscrizione estero, ripartizione Europa, sede Parigi? Probabilmente no. Provate a cercarlo adesso sul web. E vedrete come il suo nome sia legato alla regia di "Sotto il vestito la sorca", film ambientato nell'alta moda, la cui trama toglie ogni residua sorpresa: "Bellissime, elegantissime, puttanissime. Ammirate e in... ate". Andrea Verde viene citato anche come "production manager" di un'altra pellicola di impegno: "Papà, ti scopo tua moglie".

Il Sole 24ore gli ha dedicato un trafiletto e lui non ha avuto più pace. Il mondo dei blogger l'ha puntato. Sono andati in cerca delle sue produzioni hard, hanno ironizzato sul suo programma elettorale che parla di "solidarietà e valori cristiani", di cui la società avrebbe tanto bisogno.

A nulla è valsa la precisazione sul quotidiano economico: "Io non sono regista di film porno, ho lavorato solo come contabile alla Unimat che, in effetti, produce anche audiovisivi per un pubblico adulto...". Sarà. I blogger, per natura diffidenti, mantengono il loro scetticismo.

Perché mai se il candidato Verde è solo un esperto in contabilità (in effetti è stato commentatore economico de La Prealpina di Varese, e ha lavorato in Enichem France, settore controllo gestione) la sua società lo associa a "Sotto il vestito la sorca" e lo manda addirittura a ritirare un premio al festival pornografico "Venus Paris"? Eccolo là, in prima fila, accucciato col trofeo in mano, alle spalle una prorompente dama, seno open air. Lui insiste: "Ho la fedina penale pulita, ho fatto della solidarietà il mio principale significato di vita".

Che sia di carattere gioviale questo inedito candidato Pdl per l'Europa è evidente dalla gratitudine che gli portano i suoi amici, dalle spensierate feste cui partecipa, visibili sul blog di Mike Meglio. Feste piene di "belles jeunes femmes" come Cynthia Lavigne, che accoglie in guepière nera i suoi web estimatori. "Dal 2000 opero nel settore comunicazione", si legge nella biografia di Verde che, curiosamente, tralascia di esibire l'austera attività di contabile. Nel suo sito fa sapere di porre "un accento speciale sulla cultura" e di voler "potenziare e riqualificare i contenuti del palinsesto di Rai International".

Quelle carogne di blogger sono andati alla ricerca di dichiarazioni politiche. Ne hanno trovata una, pare, sull'Alitalia, in cui il candidato Pdl si preoccupa della "penetrazione prorompente delle compagnie low cost".

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La Santanchè e la destra del fare non prevedono unioni civili. Meglio la Cortellesi, più vera di quella vera.

(Diacoblog) Giochiamo, e pensiamo per un attimo che la Santanchè diventi il prossimo Presidente del Consiglio.
Le prime tre cose da fare?

“Prima cosa bisogna intervenire sul mutuo per la casa, poi cacciare a calci nel sedere i clandestini irregolari e terzo occuparsi del controllo dei prezzi”.
Ai gay che voteranno per lei cosa propone?
“Sono disponibile a difendere i loro diritti individuali, ma nessun pacs e nessun dico, sia chiaro”
C’è un accordo sottobanco con il Cavaliere?
“Nessun accordo con Berlusconi. Prima voglio vincere le elezioni e superare il 4%, poi mi siedo al tavolo con lui. Ma, lo scriva, con pari dignità”.
Idee per contrastare la logica della Casta?
“Proporrò che lo stipendio dei parlamentari sia equiparato a quello dello stipendio medio degli italiani: 1.200 euro al mese. Del resto è evidente che il 50% dei parlamentari se non facesse politica avrebbe molto difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro”.
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Michael Lucas. Il magnate del pornogay invitato a parlare tra mille contestazioni all'università di Stanford.

(Christian Rocca - Il foglio) La scelta di invitare un magnate dei film porno omosessuali a parlare di salute sessuale all’Università di Stanford è stata duramente contestata da una parte degli studenti californiani, ma non per il primo dei motivi che viene in mente. La storia è questa: il 15 febbraio scorso il principe dell’industria pornografica gay americana, Michael Lucas, è stato invitato da un’associazione di studenti di Stanford a parlare all’università.
L’argomento di discussione a Stanford era il sesso e la salute. Lucas è il più famoso attore, regista e produttore di film omosessuali, vincitore di vari premi di categoria, tra cui un Oscar, anche per il suo remake della “Dolce Vita” [1] [2]che pare sia stato il film porno più costoso di tutti i tempi. La scelta degli studenti di puntare su Lucas, ha scritto New Republic, era allo stesso tempo provocatoria e divertente, in piena linea con la tradizione progressista, libertaria e di sinistra dell’università californiana. Lucas è un ovvio esperto del tema, anche perché è un convinto sostenitore dell’idea di promuovere il sesso sicuro e uno dei pochi registi di film gay che durante le riprese impone ai suoi attori di usare il condom.
L’incontro era stato ben organizzato, la sala bloccata, Lucas arruolato e tutto quanto, senonché sul giornale universitario, The Stanford Daily, alcuni studenti hanno sentito il bisogno di esprimere tutto il loro disappunto per la decisione e l’opportunità di invitare Lucas. Gli organizzatori si sono dovuti difendere, lo stesso Lucas ha scritto sulle colonne del quotidiano, ma la polemica non s’è placata. L’incontro alla fine si è fatto, con soltanto cinquanta persone ad ascoltare l’ospite d’onore.
A scatenare la protesta non è stato il ruolo di Lucas nel mondo della pornografia, men che mai il suo essere un militante omosessuale. Gli studenti hanno invece scoperto che Lucas è un fervente sostenitore di Israele e un altrettanto feroce critico dell’islamismo militante, al punto da aver definito il Corano “il nuovo Mein Kampf” per l’omofobia e l’antisemitismo che ispira: “Non riesco proprio a capire – si legge su New Republic – come sia possibile che i gay possano stare al fianco dei musulmani portatori di burka, urlatori del jihad e innamorati del Corano”.
Queste sue opinioni non sono piaciute al collettivo degli studenti, che ha cominciato ad accusarlo di essere un razzista. Lucas ha replicato, sottolineando di non aver mai detto una parola contro gli arabi o i musulmani, ma di avercela soltanto contro l’ideologia islamista. E, a riprova, ha citato i suoi eroi intellettuali, musulmani laici e anti islamisti come Wafa Sultan, Ayaan Hirsi Ali e Salman Rushdie.

La passione per Lee Harris e Oriana Fallaci.
Trentaseienne, ebreo russo, trasferitosi a Berlino, Lucas è arrivato negli Stati Uniti nel 1997 dove ha fondato la sua casa di produzione di pornocinema. “Se stessi con la bocca chiusa la mia situazione finanziaria sarebbe nettamente migliore”, ha detto Lucas. Sul suo blog, infatti, accanto alle immancabili immagini spinte, c’è la sua visione del mondo, molto simile a quella di un neoconservatore, un neoporn gay circondato da attrezzi sessuali, ma che cita Bernard Lewis e regala agli amici i libri del filosofo Lee Harris, l’autore di “Suicide of Reason: Radical Islam’s threat to the west”, spesso citato e intervistato su queste colonne.
Abbonato fin dal suo arrivo in America a New Republic, la rivista filo israeliana, neoliberal e di confine tra i democratici e i neoconservatori, Lucas è un fan del commentatore del New York Times David Brooks, di Oriana Fallaci, anche se a quest’ultima imputa una certa omofobia, e di Nicolas Sarkozy. Il porno mogul ha opinioni su tutto, contro quel “fottuto venditore di noccioline” di Jimmy Carter, contro la guerra in Iraq perché l’America ha colpito l’obiettivo sbagliato, ma soprattutto contro i giornali troppo soft nei confronti del terrorismo islamico: “Mi dà davvero fastidio che non facciano vedere alla gente le teste tagliate”. Lucas ce l’ha con i fondamentalisti e i parrucconi del Partito repubblicano, ma soprattutto con i liberal anti israeliani e che giustificano il maltrattamento delle donne professato dall’islamismo.
Lucas ha accusato gli studenti di Stanford di “terrorismo intellettuale” e di “dogmatismo”, scrivendo sul loro giornale che la sua speranza invece era che l’università non rovinasse ulteriormente il significato della parola “liberalismo” come già hanno fatto per esempio Michael Moore e Noam Chomsky: “Non riesco a capire come la sinistra progressista possa difendere l’ideologia più arretrata e reazionaria della terra”.
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Esce in dvd “Altromondo”: essere omosessuali in Italia.

(Sentieri selvaggi) Esce direttamente in dvd a partire al mese di Aprile, ma sarà presentato prossimamente anche a festival e rassegne Altromondo, film sperimentale che si pone a cavallo tra opera teatrale e documentario e promette di affrontare in modo diretto e scomodo il tema dell’omosessualità in Italia, raccontando la posizione omofobica della Chiesa e le sue strategie terroristiche e oscurantiste nei confronti degli omosessuali “attraversando gli stereotipi, i pregiudizi, i fantasmi, le ossessioni e le diverse realtà sommerse per arrivare alla formazione e accettazione di un’identità e di un’anima omosessuale pienamente espressa” e riflettendo senza ipocrisie né pudori voci ed esperienze di cui il cinema italiano si occupa ben poco. Il regista è Fabiomassimo Lozzi, che ha studiato regia, sceneggiatura e scrittura teatrale con Robert McKee, Nikita Michalkov, Aldo Nicolaj e Sofia Scandurra prima di trasferirsi a Londra, dove ha seguito i corsi di regia del Panico Workshop, la scuola di cinema fondata dai membri dei Monty Python. Nel 2004 Lozzi ha formato il gruppo di protesta Gruppo 16-12, autori di opere prime e seconde, con cui ha realizzato il documentario Nuovo Cinema Paradosso, presentato al Festival di Venezia 2005 nella sezione delle Giornate degli Autori. Il film, prodotto da Ferdinando Vicentini Orgnani per Alba Produzioni, è interamente composto da monologhi, liberamente ispirati alle interviste di Antonio Veneziani e Riccardo Reim (contenute nei libri Pornocuore e I Mignotti). Nel cast Francesco Apolloni, Salvio Simeoli, Simone Montedoro, Davide Ricci e diversi attori dell’Actor’s Center di Roma. “Non ha la pretesa di essere un lavoro esaustivo sull’omosessualità maschile italiana - anzi. Non è un ritratto dell’omosessualità risolta e consapevole che sempre più spesso si vede e si fa sentire e che finalmente reclama ed esige pari diritti e doveri all’interno della società. E’ un viaggio personale attraverso tutto ciò che ha portato a questo, la nostra storia, il nostro passato recente e che però sussiste tuttora”. Qui sito ufficiale e trailer.

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Arrivano i nostri. Scamarcio pittore. Vaporidis becchino. Mastandrea rockettaro. Servillo camorrista. I protagonisti della prossima stagione.

(Alessandra Mammì - L'Espresso) Sono gli uomini a guidare lo star system in Italia. Le ragazze anche di talento si somigliano tutte. Gli attor giovani no. Ci sono i cattivi e i buoni, i sex symbol e i fidanzatini, i troppo belli e i brutti bravi. Più una diaspora di attori dal teatro che fortifica la squadra. E nella prossima stagione scenderanno in campo tutti. Ecco i mattatori degli schermi della prossima primavera.

ELIO GERMANO È l'antidivo per eccellenza: viaggia in autobus, vive nella periferia di Roma, abita una casa di 40 metri quadri, è schivo e riservato. Ma è anche uno degli attori giovani più sensibili e duttili del nostro cinema. Merito, secondo le agiografie, delle sue origini molisane, terra fertile di attori a cominciare da Robert De Niro. Dopo il David vinto in qualità di fratellino fascista di Riccardo Scamarcio in 'Mio fratello è figlio unico', Germano si conferma ecletticamente bravo sia come venditore sfigato di frullatori in 'Tutta la vita davanti' di Paolo Virzì (in uscita ad aprile), sia come psicopatico nel non memorabile 'Nessuna qualità agli eroi' di Paolo Franchi (fine marzo), film salito agli onori delle cronache soprattutto per il nudo integrale del povero Elio. Che fa la sua figura persino come ossessivo giocatore nel noiosetto 'Il mattino ha l'oro in bocca', il recente biopic di Francesco Patierno sulla vita di Marco Baldini quando la celebre 'spalla' preferiva puntare sui cavalli piuttosto che su Fiorello.
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'Nessuna qualità agli eroi'.

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VALERIO MASTANDREA Chi l'avrebbe detto che dal 'Maurizio Costanzo Show' potesse venir fuori un attore così? Un duro malinconico che si divide (bene) fra teatro e cinema, che riesce anche nei ruoli comici, che persino canta e balla in un musical (il 'Rugantino' con Sabrina Ferilli, ben 253 repliche). In più, onore al merito, Mastandrea è anche socialmente impegnato come dimostra il cortometraggio 'Trevirgolasette' sulle morti bianche e la recente nomina alla direzione del teatro di Tor Bella Monaca nella periferia di Roma. Sugli schermi lo rivedremo nel film di Virzì come sindacalista pesce fuor d'acqua in un mondo di precari, e poi nella commedia (opera seconda di Alessandro Valori) 'Chi nasce tondo' (maggio). Ci regala però il meglio di sé nel film di Gianni Zanasi 'Non pensarci' (aprile), storia di un rockettaro frastornato che torna a casa in una provincia emiliana più frastornata di lui. Un ruolo alla Bill Murray, dove la sua aria triste, afasica, involontariamente ironica e irresistibilmente comica regala ancor più grazia a un film che già nasce aggraziato.
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'Tutta la vita davanti'.

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TONI SERVILLO È lui il Grande Attore Teatrale prestato al cinema. Di quelli a cui basta muovere un sopracciglio che hanno già vinto un David. Certo il cinema lo ha scoperto tardi (soprattutto per 'Le conseguenze dell'amore' di Sorrentino), ma da allora lo ha sfruttato molto. Eccolo infatti protagonista di due film in uscita ed entrambi in odore di Cannes: 'Gomorra' di Matteo Garrone (aprile), dove interpreta un camorrista, e il 'Divo' di Sorrentino dove incarna Giulio Andreotti alla vigilia del processo di Palermo. Il che è quasi un ritorno allo origini, quando esordì sugli schermi nei panni di un Bassolino sul vulcano che arranca con fascia tricolore interrogandosi sulla crisi della sinistra nei 'Vesuviani' di Mario Martone.
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'Le conseguenze dell'amore'.

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LUCA ZINGARETTI È il calvo più sexy del cinema italiano (ma i concorrenti sono Bisio, Boldi e Banfi). Un buon attore, con forte presenza, ottima formazione alle spalle e un grande problema: far dimenticare Montalbano al pubblico in sala. Ci riuscirà con buone probabilità nel prossimo atteso film di Marco Tullio Giordana 'Sangue Pazzo' (in sala il 28 maggio), dove si narra la storia artistica e umana di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida (Monica Bellucci), le due fascistissime star del cinema del Ventennio fucilate dai partigiani dopo la Liberazione.
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Uno spezzone del girato di 'Sangue pazzo'.

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RAOUL BOVA È un bello, atletico poco aggressivo. Quindi un perfetto sex symbol all'italiana che alle sue coetanee suscita anche senso materno. Funziona bene come duro dal cuore tenero ereditando ruoli che furono di Franco Nero. Reduce dal successo di quarantenne giovanile in 'Scusa ma ti chiamo amore' di Moccia - nonostante il marmoreo e attonito stupore fisso sul volto per ben due ore - lo ritroviamo in un noir corale di Ago Panini. In 'Aspettando il sole' (maggio) Bova è chiuso in un albergo a condividere un destino horror con Claudio Santamaria, Gabriel Garko e 12 colleghi.
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'Aspettando il sole'.

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RAZ DEGAN Era la bellezza virile della Milano da bere anni Ottanta, un duro Jägermeister specializzato in ruoli da seduttore. Ma Ermanno Olmi nei 'Cento chiodi' lo riscatta in un ruolo cristologico, dichiarando che "Degan non è più un bellone da spot, ma l'attore giusto per il mio film sulla spiritualità". Non sappiamo quanto rimarrà spirituale in 'Albakiara' di Michele Salvati, cult giovanile e trasgressivo ispirato al brano di Vasco dove da protocollo si mescola sesso droga e rock'n'roll.
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Raz Degan a 'Markette' per il film 'I cento chiodi'.

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RICCARDO SCAMARCIO Sguardo azzurro e maledetto all'ombra dei ricci. Un'aria da sciupafemmine latino. Ecco finalmente, dopo anni, una teen star italiana che fa strillare le ragazzine come era riuscito solo DiCaprio ai tempi di 'Titanic'. Scamarcio è una garanzia per gli incassi dai tempi di '3MSC' (acronimo di 'Tre metri sopra il cielo' per sms e graffiti da liceo). Ora Abel Ferrara gli concede un cameo in 'Go Go Tales' (maggio), mentre Sergio Rubini in 'Colpo d'occhio' (20 marzo) lo trasforma in artista post-romantico, ossessionato dal demone creativo che vive in case nobiliari ed è disposto a tutto per il successo. Lui, un po' fuori parte, traduce tormento ed estasi in broncio e occhiaia.
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'Colpo d'occhio'.

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NICOLAS VAPORIDIS È l'anti-Scamarcio. Il fidanzatino d'Italia con gli occhi buoni che piace alle mamme. Soprattutto quando fa lo studente di tutti i licei con ansia da maturità nei blockbuster che lo hanno lanciato, 'Notte prima degli esami' numero uno e numero due. Con 'Questa notte è ancora nostra' di Paolo Genovese (19 marzo) il ragazzo cresce, ma non troppo, e affronta il vasto mondo del precariato: fa il becchino nell'impresa di pompe funebri del padre, ma sogna Sanremo con la sua piccola band. Per la gioia delle fan qui Vaporidis esordisce come cantante, interpretando nel film due brani di Daniele Silvestri scritti apposta per lui. È già pronta la suoneria da scaricare da Internet.
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'Questa notte è ancora nostra'.

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MARCO FOSCHI Figlio d'arte (il padre Massimo è celebre attore ronconiano e lo zio è Roberto Herlitzka), il giovane Foschi ha il merito di avere una solida formazione teatrale alle spalle (premio Ubu come miglior attor giovane) e tanta naturalezza sullo schermo. Con il suo volto forte ma spontaneo dà corpo all'incertezza contemporanea dei nostri confusi ragazzi in due buoni film in uscita 'Nelle tue mani' di Peter Del Monte, già in sala, e 'Riprendimi' di Anna Negri (11 aprile). Una vera promessa.
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'Nelle tue mani'.

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'Riprendimi'.

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FLAVIO PARENTI Ha all'attivo solo due film. Era il ricco e viziato Tancredi in 'Parlami d'amore' di Silvio Muccino, è l'artista tossico e ribelle amico di Scamarcio in 'Colpo d'occhio'. Ma il buon giorno si vede dal mattino, così come si vede la preparazione che come per Foschi arriva da un training di teatro. Essere belli non basta più.
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'Parlami d'amore'.

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FILIPPO TIMI E anche qui si vede che il teatro non è acqua e che la cultura premia. Timi è anche scrittore e ha un curriculum che include la Compagna della Val D'Oca, Giorgio Barberio Corsetti, Pippo Del Bono e Robert Wilson. Più personaggi che spaziano da Orfeo a Danton, da Perceval a Satana. Se a tutto questo si aggiunge un talento naturale, ecco uno dei più profondi e sensibili volti nuovi del cinema italiano. Lo ha dimostrato con 'In memoria di me' di Saverio Costanzo e nella 'Signorina Effe' di Wilma Labate, lo sta per riconfermare nei 'Demoni di San Pietroburgo' di Giuliano Montaldo (aprile).
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'Signorina Effe'.

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CLAUDIO BISIO Star Mediaset campione della comicità nazional-popolare, cantante, cabarettista, doppiatore, presentatore. Insomma un fantasista che è riuscito anche a vincere l'Oscar con Salvatores e tutta la squadra di 'Mediterraneo'. Ora in 'Amore, bugie e calcetto' di Luca Lucini (il regista del succitato blockbuster 'Tre metri sopra il cielo') è un tipico cinquantenne con paura di invecchiare e amante giovane, che scopre di aver ancora bisogno della solita vecchia moglie (Angela Finocchiaro). Insomma un italiano vero.
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'Amore, bugie e calcetto'.

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PIERFRANCESCO FAVINO È motivo di italico orgoglio. Uno dei pochi che sono riusciti a sbarcare a Hollywood. Va bene che in 'Una notte al museo' interpretava la statua di Cristoforo Colombo tutto tinto di bronzo che neanche si riconosceva, però adesso nelle 'Cronache di Narnia - Il principe Caspian'(agosto) dovrebbe avere un ruolo un po' più significativo nei panni del Lord Glozelle. E poi è nel cast di 'Miracolo italiano' di Spike Lee, in uscita nel 2009. In patria Favino ha più che dimostrato di essere ottimo attore dal David per 'Romanzo criminale', all'interpretazione del gay protagonista di 'Saturno contro', fino al Bartali televisivo. E con quella faccia dark che si ritrova, c'è chi lo definisce il nostro Benicio del Toro.
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'Saturno contro'.

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CLAUDIO SANTAMARIA Per essere riuscito a rendere credibile il Rino Gaetano televisivo merita ben più che la Grolla d'oro per la fiction che ha vinto a Saint Vincent. Perché con quello sguardo freddo e magnetico rischiava la trappola degli eterni ruoli da cattivo perverso. Soprattutto dopo la sua apparizione in '007 Casinò Royale', dove non dice neanche una parola, ma resta in scena quasi dieci minuti di film (scusate se è poco). Invece Santamaria è attore completo e canta pure: ne dà prova con voce vissuta in un brano del nuovo cd degli Equ 'Liquido'. Ora lo rivedremo come uno dei 15 sequestrati dell'hotel di 'Aspettando il sole', ma soprattutto nei panni del fazendero protagonista di 'Birdwatchers' dell'ottimo Marco Bechis. Film poetico e politico sugli indios del Mato Grosso do Sul che forse lo porterà alla Montè de Marches di Cannes.
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'Il quarto sesso' Jesus vs Apollonio con Luca Argentero.

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